Fanfic su attori > Chris Evans
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Autore: Eve79    26/06/2016    1 recensioni
"Sai che ti dico Chris?" chiesi arrabbiata, "puoi fingere che non sia così, puoi mettere su i muscoli che vuoi ed avere costantemente l'aria da eroe nazionale. Aldilà di questo sei palloncino che se non vieni tenuto saldamente da chi ti ama rischi di volare via e perderti" proseguii, "perciò non avrei carattere" trasse le sue conclusioni, "Bhè vedo che ci arrivi... Chris hai due minuti di tempo per volatilizzarti" dissi indicando la porta, "sai che ti dico io a te? Che sei una fifona, una vera fifona, non accetti i sentimenti e li nascondi, perfino il tuo modo di essere è una maschera per paura che possano ferirti, sai però io di armi per ferirti ne avrei, e forse dovrei usarle per ripagarti della tua stessa moneta. Non lo farò per l'amicizia e l'affetto che mi lega a te. Nicole mi dispiace averti detto delle bugie, ma non avresti avuto mai l'intenzione di capire." disse prendendomi il braccio, "Chris per favore vattene non voglio vederti" dissi fra le lacrime. "Io credo che questa sia il momento più brutto di tutta la mia vita, guardarti piangere e pensare che sia per me" sussurò.
[Dal capitolo 3]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

“Buongiorno” una voce roca accompagnata da una mano sulla guancia mi svegliarono, “buongiorno” mi stiracchiai, “sei bellissima quando dormi lo sai?” mi guardò sorridendo e mi baciò la fronte, mi lasciai viziare dalle sue carezze, “dormito bene?” chiesi, “Nicki… non ho dormito affatto” disse accarezzandomi il braccio, “come mai?” chiesi preoccupata, “perché c’eri tu che dormivi così bene che non volevo addormentarmi per non fare rumore, per non svegliarti” disse dolce, ma tutta questa dolcezza da dove la stava tirando fuori questa mattina? “Chris… perché russi?” chiesi corrugando la fronte, “non ne ho idea, ma se anche fosse?” chiese ridendo, “sfumerebbe l’ideale di uomo perfetto che mi ero creata su di te” dissi guardandolo, era compiaciuto, “ah sì?” chiese ridendo, “sì” risposi seria, cominciò a farmi il solletico che si trasformò in lotta “vado a fare la doccia Rambo” disse alzandosi dal letto, “no” dissi scattando, mi misi a correre e lo sperai, “vado prima io” urlai, “la port…” presi in pieno la porta del bagno chiusa, sbottò a ridere e non si fermò più, e io lo seguii, “ti sei fatta male?” chiese ridendo con le lacrime, “no” dissi fingendomi offesa, “in tal caso allora scusami… vado prima io” mi scansò e aprì la porta chiudendosela alle sue spalle, farfugliai qualcosa di incomprensibile anche per me e andai in cucina, “Chrisssss” urlai, “che ma che cavolo urli sempre” spuntò dal nulla dietro di me, saltai, “dobbiamo lavorare sul passo felpato” dissi affannosa, “perché mi hai chiamato?” chiese, inutile, me lo dimenticai, era lì davanti a me bagnato con le goccioline su tutto il corpo e solo l’asciugamano in vita, “allora?” chiese impaziente, “aaah sì ecco… mi prendi quel barattolo lì sopra?” chiesi indicando una dispensa piena di barattoli, lui mi guardò confuso e annuì, “non so se te ne sei accorta ma… è pieno di barattoli” rise, “oddio quello di marmellata” risposi, “certamente hai ristretto il campo tesoro” disse ridendo, “aaah vatti a vestire faccio da sola” presi la sedia e la misi affianco alla dispensa, “ah ah ah no… non ci sali sulla sedia” disse bloccandomi, “e perché?” chiesi, “perché ti fai male… e neanche prepari la colazione si va a al bar” disse autoritario. “Hail Hydra” risposi avvicinandomi a lui, “vatti a fare la doccia idiota” disse dandomi uno spinta piano, andai in bagno e trovai il suo cellulare, “Chris… il telefono” dissi portandoglielo, “speravo vivamente che non te ne accorgessi per entrare mentre facevi la doccia” scherzò, “fagiano” risposi andando in bagno, aprii l’acqua e entrai.

“Preso tutto?” chiese, “sì” risposi prendendo la borsa, “andiamo…” sorrise e chiuse la porta con le chiavi.

“Due caffè, li portiamo via” ordinò, “cazzo… sono in ritardo di dieci minuti” dissi guardando l’ora, “ora ci sbrighiamo” disse prendendo i caffè e pagando, “per pranzo sei libera?” chiese porgendomi il mio caffè, “sì” risposi dolcemente, “allora per pranzo ci vediamo” decise, annuii.

“Scusa Grace ho fatto tardissimo” dissi entrando, “colpa mia” ammise Chris, “voi due non me la raccontate per niente giusta sapete?” chiese Grace ruffiana, “ehm no… non è quello che pensi tu… è che sta mattina abbiamo fatto la lotta per la doccia” e mi resi conto di quanto poteva sembrare esattamente ciò che stava pensando, “certo certo” disse sistemando i jeans nei scaffali, “allora a dopo” disse dandomi un bacio sulla guancia, “a dopo” sussurrai, lui se ne andò e cominciai a lavorare. “Allora come era questa lotta alla doccia?” chiese maliziosa, “fidati era seriamente una lotta per la doccia, per fino preso una porta chiusa in faccia” dissi ridendo, “cioè fammi capire vi siete svegliati insieme e ne ieri ne oggi avete fatto niente?” chiese stupita, “esatto” ammisi, “e allora siete proprio senza speranze… cioè… non ho parole” disse mettendosi le mani fra i capelli. “Buongiorno” l’ennesimo cliente, giuro che tutti questi uomini mi stavano stressando, “buongiorno” risposi, “serve aiuto?” chiesi, “si grazie, mi servirebbe un completo elegante per una cerimonia” disse convinto, “mi segua sono di là” dissi indicando il lato del negozio con i capi eleganti. “Nicole… se vuoi lo seguo io il ragazzo tu vai a sistemare il retro” disse facendomi l’occhiolino, non capii ma andai, scatoloni, una marea di scatoloni, li tirai tutti giù e li aprii, li misi in ordine di prezzo e di categoria e li portai sul bancone per metterli a posto, “allora la ringrazio signora, tornerò sicuramente” disse sorridendo il ragazzo, “ti ho mandata di là perché credevo fosse qualche ragazzo che volesse infastidirti” disse accarezzandomi i capelli, “Grace… sai, da un po’ ti comporti molto da mamma con me” dissi confusa, “non ho figlie femmine, e tu sei ciò che ci si avvicina di più, e forse sei anche ciò che avrei voluto di più come figlia femmina” disse dolcemente, la abbracciai di getto e lei ricambiò, un abbraccio che sapeva di famiglia, “e adesso muoversi, scattare, lavorare… pausa con Chris?” chiese sciogliendosi dall’abbraccio, “sì” risposi, “cos’è questo faccino triste?” chiese scrutandomi, “mi parla sempre di una ragazza… poi questa mattina dolce e non so che caspita fare” ammisi, “tesoro” disse mettendo le mani giunte, “ti prego… non cadere nella terribile trappola di mi piace una ragazza… lo fa per ingelosirti no?” disse rassicurandomi, “non credo” dissi scuotendo la testa.

Lo vidi attraversare la strada, entrò e Grace lo fulminò con lo sguardo, “Vado in bagno” annunciò allontanandosi, “senti a pranzo ci sarà anche lei” disse ansioso, “cosa?” chiesi confusa, “lei” disse “lei chi?” chiesi con il cuore a mille, “Zoe” rispose isterico, “dovrei sapere chi è?” mi si bloccò il cuore, lei esisteva, “la ragazza che ti dicevo ieri sera” disse sorridendo, “aaaah lei” dissi sorridendo, ovviamente finsi. Volevo morire. “Allora chiedo a Grace se posso venire” annunciai allontanandomi, cercai Grace per tutto il negozio e poi la trovai. “Zoe… si chiama Zoe” annunciai, “Santo cielo, che ti aspetti da una che si chiama Zoe” disse ridendo, “lo trovi divertente? Lei esiste… lo devi vedere tutto pimpante, gioioso… lo odio, lo sento lo odio, odio lei e odio anche me, te e tutto il mondo” dissi poggiando le mani su un tavolo, “senti vai lì, fatti vedere indifferente, anzi felice per loro e lascialo con un palmo di naso” consigliò, “Ah no… non ci vado. Tu dirai che devo finire di fare un inventario o qualcosa di simile” dissi camminando nervosamente, “non dirò proprio nulla, così fai il suo gioco” disse afferrandomi per le spalle, camminò e io la seguii, “se non vuoi più stare lì mi fai uno squillo, ti chiamo e tu dici di venire da me perché ti sto rompendo le scatole per qualcosa ok?” chiese, “ok” acconsentii, “vai” mi spinse e presi la borsa, “andiamo” annunciai.

“Ti piacerà, sai ho seguito il tuo consiglio, le ho detto quello che provo e lei ricambia, ora stiamo insieme, grazie Nicks” disse poggiandomi la mano sul ginocchio, “figurati” risposi fredda. Arrivammo al ristorante e c’era solo una bionda tamarra che sembrava uscita da Jersey Shore o qualche programma simile, “tu devi essere Nicole” squittì, “già… tu?” chiesi acida, “Zoe… non ti ha parlato di me?” chiese triste, “scherzavo…” dissi fingendo una risata, “lui è fantastico vero?” chiese abbracciandolo, cioè avvinghiandolo nei suoi artigli gialli fluo, “già” risposi.

Il pranzo trascorse tra baci, coccoline di vario genere e fusa, squittiii e risate da oca, seriamente erano questi i suoi standard? Se sì, da quando? Io le uniche fusa le scambiavo con il vino rosso, “sai sono innamoratissima di lui” squittì, “oh immagino” sorrisi e sorseggiai il vino, “sentite… devo riattaccare tra poco, è stato un piacere conoscerti Zoe, spero che durerai molto più delle altre” dissi alzandomi, “ti accompagno” Chris si alzò e mi sorrise, “no, vado a piedi, tu stai con Zoe” squittii, si rimise seduto e io cominciai a camminare nervosamente, chiamai Maya ma non rispose, provai con Amanda, “pronto” la sua voce mi fece uscire le lacrime trattenute, “pronto” farfugliai, “oddio che succede Nicole… dove sei? Tutto bene? Ti raggiungo, mandami la tua posizione. Oi rispondi che succede?” si agitò e la sentii prendere le chiavi della macchina, “te la mando… sono ubriaca” dissi piangendo, “oddio Nicole… arrivo subito” era preoccupata, tremando le mandai la posizione, “arrivo” attaccò e io mi bloccai, mi sedetti su un vaso e la aspettai, in lacrime.

“Nicki che succede?” chiese abbracciandomi, “Zoe, si chiama Zoe” annunciai lasciandomi abbracciare, “senti andiamo via ok? Non mi va che ti vede così… tantomeno se c’è lei” disse tirandomi, salii in macchina e le spiegai tutto, o meglio tra il vino e le lacrime ci provai. “piccola… certo che è caduto in basso eh” disse asciugandomi una lacrima, “è Maya… rispondi tu” dissi porgendole il mio telefono, le spiegò la situazione e si precipitò anche lei.

“Ora io vado lì, e la vado a vedere, Nicole… La uccido, se tu vuoi io la uccido” scherzò, “va bene” sorrisi, “vado, la uccido e torno, se mi cerca la polizia io non esisto” disse muovendosi teatralmente nel suo vestito rosa antico, la sua carnagione mulatta spiccava decisamente e la guardai dirigersi verso il ristorante, “non ci credo, ci sta parlando… fantastica” disse Amanda, “devo vomitare” dissi aprendo lo sportello, “ehm… non posso aiutarti” rispose Amanda, cominciai a inspirare e espirare “sì, questa fa Yoga, quell’altra si va a presentare, ma con chi esco io” Amanda rise, “senti non è il suo tipo… finirà in men che non si dica, comunque stava parlando male di te” disse Maya, “e non l’hai uccisa?” chiese Amanda, Maya scosse la testa, “come 007 non vali nulla…” finse delusione, “troppi testimoni, e poi Chris sembrava abbastanza incazzato” disse accarezzandomi i capelli, “io li odio” farfugliai, “Nicole… abbassati” mi spinse sotto, “Ciao Amanda, ci sei anche tu” Chris, che faccia da culo, “Sì, l’ho accompagnata” rispose prontamente indicando Maya, “avete incontrato Nicole?” chiese, “no… perché era qui?” Maya, che attrice nata, che genio, “era a pranzo con noi, ma poi se ne è andata, è stata strana per tutto il pranzo, sapete cos’ha?” chiese preoccupato, “è pazza” squittì quella…. Mamma mia la odio, “senti cosetta, hai tutto il rispetto perché sei diventata la ragazza di Chris e quello che vuoi, ma Nicole è la nostra migliore amica, e parla di nuovo di lei così e ti stacco le exstension ok?” Amanda la minacciò, “Chris ma mi minaccia” squittì di nuovo, “ha ragione” Chris, allora sei in parte ancora tu… se ne andarono e io tornai su, “ok ora anche io la odio, e decisamente non è il suo tipo, c’è qualcosa sotto” disse asciugando le nuove lacrime del mio volto, “piccola…” mi abbracciarono, erano le migliori, avevano lasciato tutto per venire da me, “senti chiamo Grace e gli dico che ti sei sentita male e non puoi andare ok?” disse Maya prendendo il mio telefono, annuii, spiegò tutto anche a Grace e lei capì.

“Ora mettiti a letto e fatti una dormita, stasera stiamo con te…” disse Amanda, “no ragazze andate a casa, io mi faccio una dormita e poi starò meglio” dissi sdraiandomi a letto, “sicura?” chiesero, “sì, andate è meglio se sto sola” dissi, “no, non sto tranquilla, ti lasciamo sola, ma stasera ceniamo insieme, andiamo a mangiare un panino ok?” chiese Maya, “c’è modo per dirti di no?” chiesi, “mmm no” rispose, “ok allora va bene” dissi sorridendo, “dormi… e chiamaci quando ti svegli ok?” Amanda si raccomandò, “e se si va vedere Chris invia un messaggio” disse Maya, “ok, ora, via.” Dissi congedandole, “vi voglio bene” continuai, “anche noi” risposero in coro, spensero la luce e se ne andarono, il cellulare cominciò a squillare, CHRIS, non risposi, un messaggio “Nicole, che succede Grace mi ha detto che non stavi bene, sto arrivando a casa tua” lo lessi e buttai il telefono a terra. Mi addormentai profondamente fra le lacrime e i giramenti di testa.

Una mano delicata mi spostava i capelli dal viso, e mi dava baci sul viso, aprii gli occhi e vidi Chris, “che ci fai qui?” chiesi, “perché ti sei ubriacata?” chiese, “l’ho fatta prima io la domanda” dissi ferma nel volere risposte, “perché sei andata via così, e poi sono venuto da Grace per sapere come mai, e lei mi ha detto che eri qui che non ti eri sentita bene e Dio solo lo sa che cosa mi è volato per la mente, non lo fare mai più” disse accarezzandomi, “pensavo di reggere il vino” risposi fredda, “ti ho fatto qualcosa Nicole?” chiese colpevole, “no…” risposi girandomi dall’altra parte, “sì… che ti ho fatto?” chiese cercando i miei occhi, “lasciami in pace” risposi mettendomi il cuscino in testa, “Nicole…” mi accarezzò la schiena, e lasciai uscire nuove lacrime, “per Alex?” chiese, “Alex, Alex… ma chi se ne frega di Alex. Chris tu sei un coglione” dissi alzandomi di scatto, ovviamente caddi, “sono un coglione? E perché?” chiese, “perché Zoe… Zoe… sembra uscita da Jersey Shore e poi dai non è il tuo tipo… e poi… è maleducata, è scortese… è…” mi interruppe, “non sei tu” disse accarezzandomi il viso, “non c’entra niente che non sono io cazzo” urlai, “calmati” sussurrò, “no, se non urlo ti strangolo, perciò urlo perché il carcere per un coglione non me lo faccio” urlai, “richiamami coglione e me ne vado” minacciò, “coglione, coglione, coglione” urlai, “Nicole… la gelosia è brutta” sussurrò, “ma quale gelosia, di te? Se è quello il tuo pubblico sono fiera di non essere in platea fidati” mi girai di spalle, “senti ceniamo insieme? Così chiariamo!” chiese calmo, “non c’è da chiarire nulla, è solo che… mi hai deluso tutto qui, credevo ti piacessero con un certo tipo di spessore” risposi con tono piatto, “se ti ho deluso scusami, ma per favore non fare così… Zoe non è niente! Te lo spiego se vuoi ma tu non avercela con me” mi prese la mano e mi girò verso di lui prendendomi per il mento, “non è niente? Perciò tutte bugie, sono innamorato gne gne gne, con lei gne gne gne” lo scimmiottai, “no… cioè in parte… ti dico tutto ma non odiarmi” mi implorò, “no basta Chris, non voglio avere nulla a che fare con te per un po’” sbottai, “per favore, parliamo” mi implorò di nuovo, “lasciami in pace ti ho detto, non voglio vederti, sentirti o parlarti” dissi indicando la porta, “domani mattina sarò qui, davanti la tua porta, se vuoi parlarmi sarò qui” promise andandosene, “non ti aprirò” sussurrai, “io sarò qui, se vorrai… ci proverò a farmi perdonare” disse accarezzandomi, “non mi toccare” sussurrai fra le lacrime, “per favore” sussurrò, “vai via” farfugliai, uscì fuori dalla porta e la chiusi. Non avevo proprio le forze per poter uscire con le ragazze, mandai un messaggio a entrambe scrivendo che era venuto Chris e che avevamo litigato, non mi sarei mossa di casa.

“Eccoci” urlarono entrando, “ragazze ero seria quando ho detto che non volevo vedere nessuno” dissi dal divano, “Nicki, Chris mi ha chiamata, non ti dirò ciò che mi ha detto di dirti, e non farò ciò che mi ha chiesto di fare, ma a me è sembrato sincero, piangeva, provaci a parlare” Amanda, la ragazza dagli occhi color ambra, così pura, “Amanda, è un attore, certo che piangeva e che ti ha convinta nel sembrare sincero” dissi girandomi con la faccia nel cuscino, “posso leggerti un messaggio?” chiese Maya, “no” risposi, “ok allora prepariamo la cena e mangeremo qui con te ok?” chiese, “no” risposi, “lo prendo come un certo fai come se fossi a casa tua” disse Amanda.

Cenammo in silenzio e tra sclerate, crisi di pianto e voglia di uccidere tutti la serata proseguì. “Lo accompagnerai lo stesso agli Oscar?” chiese maya, “per forza ormai ha dato il mio nome” feci spallucce, “e non hai intenzione di parlarci fino a quel giorno?” chiese Amanda, “sì… mi ha pressa in giro, mi ha praticamente detto una marea di bugie per fare cosa? Per perdermi? Se mi voleva perdere ecco… c’è riuscito benissimo… e adesso non mi cercasse mai più” dissi tutto d’un fiato, io non credo ti volesse perdere, io credo che voglia solo dirti che ama te, non c’è riuscito e ha fatto una prova per vedere se anche tu lo amavi.” Scrollò le spalle Maya e mi sorrise, “e per te questo è giusto? Se fosse stato così bastava dirmi Nicole ti amo, che tu per caso ricambi?” sbottai, “cosa avresti risposto?” chiese Amanda, “Sì” abbassai la testa e loro si sorrisero, “che c’è anche voi eravate d’accordo con lui?” chiesi fissandole entrambe, “no… ma sapevamo da sempre di quanto lui fosse innamorato di te, e non ti sei chiesta neanche come facevamo a sapere che lo avresti accompagnato agli Oscar” rispose Maya, “come lo sapevate?” chiesi, “ce lo ha detto lui ieri, era felicissimo che tu avessi detto di sì, e gli brillavano gli occhi” disse Amanda, “non è innamorato è solo felice di avere una che gli fa da cane, che cretina” scossi la testa e lasciai le lacrime scendere, “Nicole…” Amanda mi abbracciò, “lui è pazzo di te, non lo vuoi accettare forse per paura ma è così… Rifletti a tutto ciò che fa per te, come si comporta con te” disse cercando di farmi ragionare, “ora vedo solo che mi ha mentito” dissi fredda, “senti ma parliamoci chiaramente, se non eri innamorata persa di lui, l’avresti capito che non era affatto lei la ragazza di cui ti parlava!” Amanda mi strillò, “certo che sì, ma non è quello il punto mi ha mentito, e non mi fido più di lui” risposi secca, “possiamo capire ma… dagliela un’occasione, per dirti quello che l’ha spinto a farlo.” Disse Maya, “non lo so” risposi.

La serata passò in consigli e chiacchiere fra donne. “Buonanotte Nicki” disse Amanda, “Ti prego prima di andare a dormire guardati allo specchio mi sembri uscita da un manicomio criminale” rise Maya, “già” sussurrai, “notte piccola killer” mi scompigliò ancora di più i capelli e mi diede un bacio sulla guancia, “ehi, qualsiasi cosa chiama ok?” chiese Amanda, “va bene, notte” dissi salutandole, si allontanarono e chiusi la porta. Mi misi a letto e mi addormentai.

  
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