Capitolo
2
“Buongiorno” una voce roca
accompagnata da una mano sulla guancia mi svegliarono, “buongiorno” mi
stiracchiai, “sei bellissima quando dormi lo sai?” mi guardò sorridendo
e mi
baciò la fronte, mi lasciai viziare dalle sue carezze, “dormito bene?”
chiesi,
“Nicki… non ho dormito affatto” disse accarezzandomi il braccio, “come
mai?”
chiesi preoccupata, “perché c’eri tu che dormivi così bene che non
volevo
addormentarmi per non fare rumore, per non svegliarti” disse dolce, ma
tutta
questa dolcezza da dove la stava tirando fuori questa mattina? “Chris…
perché
russi?” chiesi corrugando la fronte, “non ne ho idea, ma se anche
fosse?”
chiese ridendo, “sfumerebbe l’ideale di uomo perfetto che mi ero creata
su di
te” dissi guardandolo, era compiaciuto, “ah sì?” chiese ridendo, “sì”
risposi
seria, cominciò a farmi il solletico che si trasformò in lotta “vado a
fare la
doccia Rambo” disse alzandosi dal letto, “no” dissi scattando, mi misi
a
correre e lo sperai, “vado prima io” urlai, “la port…” presi in pieno
la porta
del bagno chiusa, sbottò a ridere e non si fermò più, e io lo seguii,
“ti sei
fatta male?” chiese ridendo con le lacrime, “no” dissi fingendomi
offesa, “in
tal caso allora scusami… vado prima io” mi scansò e aprì la porta
chiudendosela
alle sue spalle, farfugliai qualcosa di incomprensibile anche per me e
andai in
cucina, “Chrisssss” urlai, “che ma che cavolo urli sempre” spuntò dal
nulla
dietro di me, saltai, “dobbiamo lavorare sul passo felpato” dissi
affannosa,
“perché mi hai chiamato?” chiese, inutile, me lo dimenticai, era lì
davanti a
me bagnato con le goccioline su tutto il corpo e solo l’asciugamano in
vita,
“allora?” chiese impaziente, “aaah sì ecco… mi prendi quel barattolo lì
sopra?”
chiesi indicando una dispensa piena di barattoli, lui mi guardò confuso
e
annuì, “non so se te ne sei accorta ma… è pieno di barattoli” rise,
“oddio
quello di marmellata” risposi, “certamente hai ristretto il campo
tesoro” disse
ridendo, “aaah vatti a vestire faccio da sola” presi la sedia e la misi
affianco
alla dispensa, “ah ah ah no… non ci sali sulla sedia” disse
bloccandomi, “e
perché?” chiesi, “perché ti fai male… e neanche prepari la colazione si
va a al
bar” disse autoritario. “Hail Hydra” risposi avvicinandomi a lui,
“vatti a fare
la doccia idiota” disse dandomi uno spinta piano, andai in bagno e
trovai il
suo cellulare, “Chris… il telefono” dissi portandoglielo, “speravo
vivamente
che non te ne accorgessi per entrare mentre facevi la doccia” scherzò,
“fagiano” risposi andando in bagno, aprii l’acqua e entrai.
“Preso tutto?” chiese,
“sì”
risposi prendendo la borsa, “andiamo…” sorrise e chiuse la porta con le
chiavi.
“Due caffè, li portiamo
via” ordinò, “cazzo… sono in ritardo di dieci minuti” dissi guardando
l’ora,
“ora ci sbrighiamo” disse prendendo i caffè e pagando, “per pranzo sei
libera?”
chiese porgendomi il mio caffè, “sì” risposi dolcemente, “allora per
pranzo ci
vediamo” decise, annuii.
“Scusa Grace ho fatto
tardissimo” dissi entrando, “colpa mia” ammise Chris, “voi due non me
la
raccontate per niente giusta sapete?” chiese Grace ruffiana, “ehm no…
non è
quello che pensi tu… è che sta mattina abbiamo fatto la lotta per la
doccia” e
mi resi conto di quanto poteva sembrare esattamente ciò che stava
pensando,
“certo certo” disse sistemando i jeans nei scaffali, “allora a dopo”
disse
dandomi un bacio sulla guancia, “a dopo” sussurrai, lui se ne andò e
cominciai
a lavorare. “Allora come era questa lotta alla doccia?” chiese
maliziosa,
“fidati era seriamente una lotta per la doccia, per fino preso una
porta chiusa
in faccia” dissi ridendo, “cioè fammi capire vi siete svegliati insieme
e ne
ieri ne oggi avete fatto niente?” chiese stupita, “esatto” ammisi, “e
allora
siete proprio senza speranze… cioè… non ho parole” disse mettendosi le
mani fra
i capelli. “Buongiorno” l’ennesimo cliente, giuro che tutti questi
uomini mi
stavano stressando, “buongiorno” risposi, “serve aiuto?” chiesi, “si
grazie, mi
servirebbe un completo elegante per una cerimonia” disse convinto, “mi
segua
sono di là” dissi indicando il lato del negozio con i capi eleganti.
“Nicole…
se vuoi lo seguo io il ragazzo tu vai a sistemare il retro” disse
facendomi
l’occhiolino, non capii ma andai, scatoloni, una marea di scatoloni, li
tirai
tutti giù e li aprii, li misi in ordine di prezzo e di categoria e li
portai
sul bancone per metterli a posto, “allora la ringrazio signora, tornerò
sicuramente” disse sorridendo il ragazzo, “ti ho mandata di là perché
credevo
fosse qualche ragazzo che volesse infastidirti” disse accarezzandomi i
capelli,
“Grace… sai, da un po’ ti comporti molto da mamma con me” dissi
confusa, “non
ho figlie femmine, e tu sei ciò che ci si avvicina di più, e forse sei
anche
ciò che avrei voluto di più come figlia femmina” disse dolcemente, la
abbracciai di getto e lei ricambiò, un abbraccio che sapeva di
famiglia, “e
adesso muoversi, scattare, lavorare… pausa con Chris?” chiese
sciogliendosi
dall’abbraccio, “sì” risposi, “cos’è questo faccino triste?” chiese
scrutandomi, “mi parla sempre di una ragazza… poi questa mattina dolce
e non so
che caspita fare” ammisi, “tesoro” disse mettendo le mani giunte, “ti
prego…
non cadere nella terribile trappola di mi piace una ragazza… lo fa per
ingelosirti no?” disse rassicurandomi, “non credo” dissi scuotendo la
testa.
Lo vidi attraversare la
strada, entrò e Grace lo fulminò con lo sguardo, “Vado in bagno”
annunciò
allontanandosi, “senti a pranzo ci sarà anche lei” disse ansioso,
“cosa?”
chiesi confusa, “lei” disse “lei chi?” chiesi con il cuore a mille,
“Zoe”
rispose isterico, “dovrei sapere chi è?” mi si bloccò il cuore, lei
esisteva,
“la ragazza che ti dicevo ieri sera” disse sorridendo, “aaaah lei”
dissi
sorridendo, ovviamente finsi. Volevo morire. “Allora chiedo a Grace se
posso
venire” annunciai allontanandomi, cercai Grace per tutto il negozio e
poi la
trovai. “Zoe… si chiama Zoe” annunciai, “Santo cielo, che ti aspetti da
una che
si chiama Zoe” disse ridendo, “lo trovi divertente? Lei esiste… lo devi
vedere
tutto pimpante, gioioso… lo odio, lo sento lo odio, odio lei e odio
anche me,
te e tutto il mondo” dissi poggiando le mani su un tavolo, “senti vai
lì, fatti
vedere indifferente, anzi felice per loro e lascialo con un palmo di
naso”
consigliò, “Ah no… non ci vado. Tu dirai che devo finire di fare un
inventario
o qualcosa di simile” dissi camminando nervosamente, “non dirò proprio
nulla,
così fai il suo gioco” disse afferrandomi per le spalle, camminò e io
la
seguii, “se non vuoi più stare lì mi fai uno squillo, ti chiamo e tu
dici di
venire da me perché ti sto rompendo le scatole per qualcosa ok?”
chiese, “ok”
acconsentii, “vai” mi spinse e presi la borsa, “andiamo” annunciai.
“Ti piacerà, sai ho
seguito
il tuo consiglio, le ho detto quello che provo e lei ricambia, ora
stiamo
insieme, grazie Nicks” disse poggiandomi la mano sul ginocchio,
“figurati”
risposi fredda. Arrivammo al ristorante e c’era solo una bionda tamarra
che
sembrava uscita da Jersey Shore o qualche programma simile, “tu devi
essere
Nicole” squittì, “già… tu?” chiesi acida, “Zoe… non ti ha parlato di
me?”
chiese triste, “scherzavo…” dissi fingendo una risata, “lui è
fantastico vero?”
chiese abbracciandolo, cioè avvinghiandolo nei suoi artigli gialli
fluo, “già”
risposi.
Il pranzo trascorse tra
baci, coccoline di vario genere e fusa, squittiii e risate da oca,
seriamente
erano questi i suoi standard? Se sì, da quando? Io le uniche fusa le
scambiavo
con il vino rosso, “sai sono innamoratissima di lui” squittì, “oh
immagino”
sorrisi e sorseggiai il vino, “sentite… devo riattaccare tra poco, è
stato un
piacere conoscerti Zoe, spero che durerai molto più delle altre” dissi
alzandomi, “ti accompagno” Chris si alzò e mi sorrise, “no, vado a
piedi, tu
stai con Zoe” squittii, si rimise seduto e io cominciai a camminare
nervosamente, chiamai Maya ma non rispose, provai con Amanda, “pronto”
la sua
voce mi fece uscire le lacrime trattenute, “pronto” farfugliai, “oddio
che
succede Nicole… dove sei? Tutto bene? Ti raggiungo, mandami la tua
posizione.
Oi rispondi che succede?” si agitò e la sentii prendere le chiavi della
macchina,
“te la mando… sono ubriaca” dissi piangendo, “oddio Nicole… arrivo
subito” era
preoccupata, tremando le mandai la posizione, “arrivo” attaccò e io mi
bloccai,
mi sedetti su un vaso e la aspettai, in lacrime.
“Nicki che succede?”
chiese
abbracciandomi, “Zoe, si chiama Zoe” annunciai lasciandomi abbracciare,
“senti
andiamo via ok? Non mi va che ti vede così… tantomeno se c’è lei” disse
tirandomi,
salii in macchina e le spiegai tutto, o meglio tra il vino e le lacrime
ci
provai. “piccola… certo che è caduto in basso eh” disse asciugandomi
una
lacrima, “è Maya… rispondi tu” dissi porgendole il mio telefono, le
spiegò la
situazione e si precipitò anche lei.
“Ora io vado lì, e la vado
a vedere, Nicole… La uccido, se tu vuoi io la uccido” scherzò, “va
bene” sorrisi,
“vado, la uccido e torno, se mi cerca la polizia io non esisto” disse
muovendosi teatralmente nel suo vestito rosa antico, la sua carnagione
mulatta
spiccava decisamente e la guardai dirigersi verso il ristorante, “non
ci credo,
ci sta parlando… fantastica” disse Amanda, “devo vomitare” dissi
aprendo lo
sportello, “ehm… non posso aiutarti” rispose Amanda, cominciai a
inspirare e
espirare “sì, questa fa Yoga, quell’altra si va a presentare, ma con
chi esco
io” Amanda rise, “senti non è il suo tipo… finirà in men che non si
dica,
comunque stava parlando male di te” disse Maya, “e non l’hai uccisa?”
chiese
Amanda, Maya scosse la testa, “come 007 non vali nulla…” finse
delusione,
“troppi testimoni, e poi Chris sembrava abbastanza incazzato” disse
accarezzandomi
i capelli, “io li odio” farfugliai, “Nicole… abbassati” mi spinse
sotto, “Ciao
Amanda, ci sei anche tu” Chris, che faccia da culo, “Sì, l’ho
accompagnata”
rispose prontamente indicando Maya, “avete incontrato Nicole?” chiese,
“no…
perché era qui?” Maya, che attrice nata, che genio, “era a pranzo con
noi, ma
poi se ne è andata, è stata strana per tutto il pranzo, sapete cos’ha?”
chiese
preoccupato, “è pazza” squittì quella…. Mamma mia la odio, “senti
cosetta, hai
tutto il rispetto perché sei diventata la ragazza di Chris e quello che
vuoi,
ma Nicole è la nostra migliore amica, e parla di nuovo di lei così e ti
stacco
le exstension ok?” Amanda la minacciò, “Chris ma mi minaccia” squittì
di nuovo,
“ha ragione” Chris, allora sei in parte ancora tu… se ne andarono e io
tornai
su, “ok ora anche io la odio, e decisamente non è il suo tipo, c’è
qualcosa
sotto” disse asciugando le nuove lacrime del mio volto, “piccola…” mi
abbracciarono, erano le migliori, avevano lasciato tutto per venire da
me,
“senti chiamo Grace e gli dico che ti sei sentita male e non puoi
andare ok?”
disse Maya prendendo il mio telefono, annuii, spiegò tutto anche a
Grace e lei
capì.
“Ora mettiti a letto e
fatti una dormita, stasera stiamo con te…” disse Amanda, “no ragazze
andate a
casa, io mi faccio una dormita e poi starò meglio” dissi sdraiandomi a
letto,
“sicura?” chiesero, “sì, andate è meglio se sto sola” dissi, “no, non
sto
tranquilla, ti lasciamo sola, ma stasera ceniamo insieme, andiamo a
mangiare un
panino ok?” chiese Maya, “c’è modo per dirti di no?” chiesi, “mmm no”
rispose,
“ok allora va bene” dissi sorridendo, “dormi… e chiamaci quando ti
svegli ok?”
Amanda si raccomandò, “e se si va vedere Chris invia un messaggio”
disse Maya,
“ok, ora, via.” Dissi congedandole, “vi voglio bene” continuai, “anche
noi”
risposero in coro, spensero la luce e se ne andarono, il cellulare
cominciò a
squillare, CHRIS, non risposi, un messaggio “Nicole, che succede Grace
mi ha
detto che non stavi bene, sto arrivando a casa tua” lo lessi e buttai
il telefono
a terra. Mi addormentai profondamente fra le lacrime e i giramenti di
testa.
Una mano delicata mi
spostava i capelli dal viso, e mi dava baci sul viso, aprii gli occhi e
vidi
Chris, “che ci fai qui?” chiesi, “perché ti sei ubriacata?” chiese,
“l’ho fatta
prima io la domanda” dissi ferma nel volere risposte, “perché sei
andata via
così, e poi sono venuto da Grace per sapere come mai, e lei mi ha detto
che eri
qui che non ti eri sentita bene e Dio solo lo sa che cosa mi è volato
per la
mente, non lo fare mai più” disse accarezzandomi, “pensavo di reggere
il vino”
risposi fredda, “ti ho fatto qualcosa Nicole?” chiese colpevole, “no…”
risposi
girandomi dall’altra parte, “sì… che ti ho fatto?” chiese cercando i
miei
occhi, “lasciami in pace” risposi mettendomi il cuscino in testa,
“Nicole…” mi
accarezzò la schiena, e lasciai uscire nuove lacrime, “per Alex?”
chiese,
“Alex, Alex… ma chi se ne frega di Alex. Chris tu sei un coglione”
dissi
alzandomi di scatto, ovviamente caddi, “sono un coglione? E perché?”
chiese,
“perché Zoe… Zoe… sembra uscita da Jersey Shore e poi dai non è il tuo
tipo… e
poi… è maleducata, è scortese… è…” mi interruppe, “non sei tu” disse
accarezzandomi il viso, “non c’entra niente che non sono io cazzo”
urlai,
“calmati” sussurrò, “no, se non urlo ti strangolo, perciò urlo perché
il
carcere per un coglione non me lo faccio” urlai, “richiamami coglione e
me ne
vado” minacciò, “coglione, coglione, coglione” urlai, “Nicole… la
gelosia è
brutta” sussurrò, “ma quale gelosia, di te? Se è quello il tuo pubblico
sono
fiera di non essere in platea fidati” mi girai di spalle, “senti
ceniamo
insieme? Così chiariamo!” chiese calmo, “non c’è da chiarire nulla, è
solo che…
mi hai deluso tutto qui, credevo ti piacessero con un certo tipo di
spessore” risposi
con tono piatto, “se ti ho deluso scusami, ma per favore non fare così…
Zoe non
è niente! Te lo spiego se vuoi ma tu non avercela con me” mi prese la
mano e mi
girò verso di lui prendendomi per il mento, “non è niente? Perciò tutte
bugie,
sono innamorato gne gne gne, con lei gne gne gne” lo scimmiottai, “no…
cioè in
parte… ti dico tutto ma non odiarmi” mi implorò, “no basta Chris, non
voglio
avere nulla a che fare con te per un po’” sbottai, “per favore,
parliamo” mi
implorò di nuovo, “lasciami in pace ti ho detto, non voglio vederti,
sentirti o
parlarti” dissi indicando la porta, “domani mattina sarò qui, davanti
la tua
porta, se vuoi parlarmi sarò qui” promise andandosene, “non ti aprirò”
sussurrai,
“io sarò qui, se vorrai… ci proverò a farmi perdonare” disse
accarezzandomi,
“non mi toccare” sussurrai fra le lacrime, “per favore” sussurrò, “vai
via”
farfugliai, uscì fuori dalla porta e la chiusi. Non avevo proprio le
forze per
poter uscire con le ragazze, mandai un messaggio a entrambe scrivendo
che era
venuto Chris e che avevamo litigato, non mi sarei mossa di casa.
“Eccoci” urlarono
entrando,
“ragazze ero seria quando ho detto che non volevo vedere nessuno” dissi
dal
divano, “Nicki, Chris mi ha chiamata, non ti dirò ciò che mi ha detto
di dirti,
e non farò ciò che mi ha chiesto di fare, ma a me è sembrato sincero,
piangeva,
provaci a parlare” Amanda, la ragazza dagli occhi color ambra, così
pura,
“Amanda, è un attore, certo che piangeva e che ti ha convinta nel
sembrare
sincero” dissi girandomi con la faccia nel cuscino, “posso leggerti un
messaggio?” chiese Maya, “no” risposi, “ok allora prepariamo la cena e
mangeremo qui con te ok?” chiese, “no” risposi, “lo prendo come un
certo fai
come se fossi a casa tua” disse Amanda.
Cenammo in silenzio e tra
sclerate,
crisi di pianto e voglia di uccidere tutti la serata proseguì. “Lo
accompagnerai lo stesso agli Oscar?” chiese maya, “per forza ormai ha
dato il
mio nome” feci spallucce, “e non hai intenzione di parlarci fino a quel
giorno?” chiese Amanda, “sì… mi ha pressa in giro, mi ha praticamente
detto una
marea di bugie per fare cosa? Per perdermi? Se mi voleva perdere ecco…
c’è
riuscito benissimo… e adesso non mi cercasse mai più” dissi tutto d’un
fiato,
io non credo ti volesse perdere, io credo che voglia solo dirti che ama
te, non
c’è riuscito e ha fatto una prova per vedere se anche tu lo amavi.”
Scrollò le
spalle Maya e mi sorrise, “e per te questo è giusto? Se fosse stato
così
bastava dirmi Nicole ti amo, che tu per caso ricambi?” sbottai, “cosa
avresti
risposto?” chiese Amanda, “Sì” abbassai la testa e loro si sorrisero,
“che c’è
anche voi eravate d’accordo con lui?” chiesi fissandole entrambe, “no…
ma
sapevamo da sempre di quanto lui fosse innamorato di te, e non ti sei
chiesta
neanche come facevamo a sapere che lo avresti accompagnato agli Oscar”
rispose
Maya, “come lo sapevate?” chiesi, “ce lo ha detto lui ieri, era
felicissimo che
tu avessi detto di sì, e gli brillavano gli occhi” disse Amanda, “non è
innamorato è solo felice di avere una che gli fa da cane, che cretina”
scossi
la testa e lasciai le lacrime scendere, “Nicole…” Amanda mi abbracciò,
“lui è
pazzo di te, non lo vuoi accettare forse per paura ma è così… Rifletti
a tutto
ciò che fa per te, come si comporta con te” disse cercando di farmi
ragionare,
“ora vedo solo che mi ha mentito” dissi fredda, “senti ma parliamoci
chiaramente, se non eri innamorata persa di lui, l’avresti capito che
non era
affatto lei la ragazza di cui ti parlava!” Amanda mi strillò, “certo
che sì, ma
non è quello il punto mi ha mentito, e non mi fido più di lui” risposi
secca,
“possiamo capire ma… dagliela un’occasione, per dirti quello che l’ha
spinto a
farlo.” Disse Maya, “non lo so” risposi.
La serata passò in consigli e chiacchiere fra donne. “Buonanotte Nicki” disse Amanda, “Ti prego prima di andare a dormire guardati allo specchio mi sembri uscita da un manicomio criminale” rise Maya, “già” sussurrai, “notte piccola killer” mi scompigliò ancora di più i capelli e mi diede un bacio sulla guancia, “ehi, qualsiasi cosa chiama ok?” chiese Amanda, “va bene, notte” dissi salutandole, si allontanarono e chiusi la porta. Mi misi a letto e mi addormentai.