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Autore: nikita82roma    26/06/2016    2 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Kate si mordeva nervosamente le labbra mentre erano seduti in attesa del loro turno. Castle le press la mano e lei si voltò a guardarlo non riuscendo a nascondere la sua preoccupazione. Rick le diede un bacio imponendole di interrompere quella tortura. 
- Preferirei che lasciassi farlo a me. 
- Cosa Castle?
- Torturare le tue labbra. Conosco metodi molto più piacevoli.
- Rick... Non mi pare nè il luogo nè il momento...
- Quindi in un altro luogo e in un altro momento...
- Lo so cosa vuoi fare Castle, vuoi farmi arrabbiare per farmi pensare ad altro. 
- Funziona? - Le chiese speranzoso
- No. - rispose infastidita
Castle sbuffò. Il ginecologo di Kate aveva avuto un'emergenza ed erano lì in attesa da più di mezz'ora. Castle tra i due era quello che solitamente sopportava meno le attese, ma Kate era veramente insofferente e preoccupata. 

In realtà lo era già da un paio di giorni, da quando lui aveva cominciato a fare i preparativi per andare negli Hamptons e a ricordarle della visita. Aveva insistito poi ad andare con lei il pomeriggio prima della visita di controllo a fare shopping perché per lui era indispensabile che Kate rinnovasse il suo guardaroba con vestiti più comodi e leggeri, visto quanto le dava fastidio il caldo e che il bambino sarebbe inesorabilmente cresciuto ed anche lei. A Rick sembrò di non aver detto nulla di particolare ma da quella frase Kate si incupì ed il suo umore, già non buono perché non aveva voglia di fare shopping, peggiorò. Non valse a nulla fare per tutto il tempo il buffone ricordandole più volte come fosse l'unica donna che non si divertiva ad andare in giro a spendere i soldi della sua carta di credito in vestiti. Alla fine comprarono comunque molte più cose di quante Kate avrebbe immaginato, visto che Castle diceva che avrebbero preso ogni cosa che lei provava senza nemmeno darle tempo di scegliere. Beckett riuscì solo ad imporsi, minacciandolo con un ritrovato piglio autoritario, per non comprare nulla per il bambino.
Quando tornarono a casa Kate era molto stanca e Rick si pentì di averla sottoposta a quel pomeriggio controvoglia. Martha vivacizzò la serata mostrandosi, al contrario, entusiasta per tutte le cose che avevano comprato e strappando al figlio la promessa di darle la carta di credito per fare shopping prima che andassero negli Hamptons. Prima di andare a dormire Castle passò a dare la buonanotte a Kate che invece di salutarlo lo raggelò con una domanda inaspettata.
- E se non cresce Castle? 
Era seduta appoggiata alla spalliera del letto, rannicchiata come si metteva sempre quando era turbata. Lui si sedette sul bordo vicino a lei.
- Perché questi pensieri ora? Sei stata male e non mi hai detto nulla?
Negò convinta e non aveva motivo di non crederle.
- Allora cosa c'è Kate?
- Sono preoccupata. Ti ricordi cosa avevano detto l'altra volta? Era piccolo.
- Sì, ma avevano anche detto che era normale che lo fosse e che stava bene.
- Alcune volte quasi mi dimentico di essere incinta, mi sembra impossibile. Poi quando ci penso come adesso mi prende il panico che qualcosa possa andare storto. Non è normale comportarsi così Rick! Dovrei essere sempre euforica di aspettare questo bambino ed invece ogni volta che ci penso ho solo terrore. Che di non essere pronta, di non essere in grado... Che qualcosa vada storto, che non stia bene.
- Kate, sei normalissima. Sei solo preoccupata, come chiunque lo sarebbe nella tua situazione.
- Allora sono preoccupata di essere sempre preoccupata.
- Non ti aiuterà saperlo, ma da ora in poi sarai sempre preoccupata per lui. Per qualsiasi cosa e passeranno gli anni ma non passeranno mai le preoccupazioni, solo cambieranno in base alla sua età.
- No Castle. Non sei decisamente d'aiuto. 
- Però ti assicuro ci preoccuperemo sempre insieme. Staremo le notti svegli a guardarlo dormire quando sarà piccolo e poi ad aspettarlo rientrare quando sarà grande.
Kate sorrise della sua voglia di infonderle sempre e comunque positività. Rick prima di andarsene le diede una bacio sui capelli, ma lei si aggrappò alle sue spalle, facendolo abbassare per baciarlo, Rick si sedette di nuovo e si sporse su di lei per poterlo fare più agevolmente imponendosi mentalmente di contenersi, perchè essere lì, insieme, nel loro letto non lo aiutava per niente.
Kate combatté tutto il tempo per non chiedergli di rimanere con lei e Rick sperò che arrivasse quella richiesta fino a quando non so chiuse la porta alle spalle dopo averla salutata ancora con altri baci e la sua solita promessa: a domani.

Quando Kate sentì finalmente chiamare il suo nome dall'assistente del dottor Yedlin si alzò come una molla e raggiunse a grandi falcate lo studio. Sembrò ritenere le domande del medico solo un'inutile perdita di tempo, alle quali rispose nel modo più sbrigativo possibile. Il dottor Yedlin sorrise comprendendo la sua situazione evidentemente non era la prima a comportarsi così.
- Andiamo a vedere come sta il bambino, così sarà più tranquilla.
A quelle parole sorrise anche Kate imbarazzata per essere stata così facilmente scoperta. Doveva rivedere qualcosa nelle proprie capacità di non lasciar trasparire le proprie emozioni, ma diede tutta la colpa agli ormoni della gravidanza. 
Mentre era sdraiata ed aspettava afferrò la mano di Rick e la strinse talmente forte da fargli quasi male, ma lui indossò la sua migliore faccia da poker e le sorrise. 
Kate allentò la presa e si rilassò concedendosi finalmente un sorriso sincero solo quando sul monitor comparve il suo minuscolo bambino che si muoveva ed il dottore le disse le parole che più aspettava: "sta bene" e a conferma fece sentire loro ancora una volta il battito veloce del suo piccolo cuore. Rick si lasciò definitivamente vincere dalla commozione quando Kate allungò una mano verso l'immagine sullo schermo regalando uno dei suoi sorrisi speciali al loro bambino, di quelli dove le ridevano anche gli occhi ed il suo viso si illuminava di una luce speciale. Sentì di non averla mai amata tanto come in quel momento, ma sapeva che ci sarebbero stati da lì a pochi mesi altri momenti in cui le avrebbe detto la stessa cosa, eppure gli sembrava impossibile poterla amare di più, avrebbe voluto solo che lei lo capisse per rendere tutto perfetto come era perfetto quell'esserino che era sullo schermo.
Rick pensò che se vederlo la rendeva così felice, avrebbe potuto comprare uno di quei macchinari ed assumere un tecnico per i prossimi mesi, così poteva farlo quando voleva, ma sapeva che se glielo avesse proposto lei lo avrebbe come minimo minacciato di sparargli, anche se non aveva più una pistola.
Kate poi, più tranquilla dopo essersi accertata che andava realmente tutto bene, aver avuto le prove, riempì il dottore di tutte le domande che le passavano per la testa, rispondendo ora sì al dottore in modo più accondiscendente.
Il bambino stava bene e cresceva, era questa l'unica cosa importante per loro, anche se i consigli per Kate erano sempre gli stessi, era sempre convalescente e non doveva stancarsi troppo, pur potendo fare una vita pressoché normale.
Uscirono dallo studio e Castle fu bloccato dal direttore dell'ospedale che voleva parlargli solo qualche minuto. Kate preferì rimanere ad aspettarlo fuori e Rick non si accorse di una presenza nel corridoio che l'avrebbe fatto desistere dall'andarsene per parlare con chiunque o, almeno, avrebbe obbligato Kate a seguirlo. Ma non fu così.

Quando Castle tornò e li vide parlare si precipitò come una furia verso di loro.
- Dai Kate andiamo. 
Il tono di Rick era asciutto, non era una domanda e non le diede nemmeno tempo di rispondere che la prese avvinghiandola con un braccio sul fianco, portandola via cogliendola di sorpresa e non dandole modo di reagire. 
- Castle ma si può sapere cosa ti prende?
Kate era furiosa, odiava essere trattata così senza motivo, non era una bambina che doveva essere portata via.
- Che stavi facendo Kate?
- Cosa ti sembrava stessi facendo? Parlavo con una persona che mi ha salutato, presumo che lo conoscessi prima. 
- Già lo conoscevi. Lo conoscevi Kate. Non te l'ha detto chi è?
- No, mi stava chiedendo come stavo, non credo che tu normalmente ti presenti alle persone che conosci, cosa dici?
- Lo hai visto come ti guardava?
- No Castle, non l'ho visto. Mi puoi dire gentilmente chi è?
- Sono Josh, Kate. Il dottor Josh Davidson. Quello che ti ha soccorso quando per colpa sua ti hanno sparato e che al tempo era anche il tuo fidanzato. - il dottore li aveva seguiti ed era nel corridoio proprio dietro Kate.
- Vattene Josh, non sono affari che ti riguardano. - Rick si parò davanti a Kate, coprendola quasi totalmente con la sua stazza, togliendola dalla vista di Josh.
- Finiscila scrittore. Hai ottenuto quello che volevi, no? Quello che hai sempre voluto anche se sei la cosa più dannosa per lei. Non ti bastava l'altra volta vero? Ancora giochi con lei a fare il poliziotto...
- Non c'è Jim questa volta e non mi lascio insultare da te. 
- Non è necessario che io ti insulti, Castle. I fatti parlano per me. - Rick si avventò su Josh prendendolo per il bavero del camice sbattendolo al muro. Lui non si scompose, lo guardava e rideva sardonico.
- Cosa vuoi fare scrittore? Mi vuoi picchiare? Non è con me che te la devi prendere.
Kate si avvicinò guardando i due uomini, mise una mano sul braccio di Castle che teneva Josh contro il muro e poi fissò il dottore che le regalò un sorriso. Il gesto non sfuggì a Rick che si voltò a guardare sua moglie. 
Lasciò la presa sull'altro uomo e andò velocemente verso l'ascensore, tanto che Kate quando si accorse che se n’era andato così di fretta non riuscì a tenere il suo passo, lo chiamò inutilmente e arrivò davanti alle porte che si erano già chiuse.
- Il tuo scrittore è geloso, lo è sempre stato. - Le disse Josh avvicinandosi mentre si sistemava il camice.
- Scusami, io non mi ricordo… - Kate tentava di giustificarsi ed odiava farlo. Odiava scusarsi ogni volta con le persone dicendo che non si ricordava di loro o di qualcosa che avevano condiviso. Si sentiva stupida e questa situazione le faceva rabbia. Chiamò nervosamente l’ascensore per andarsene il prima possibile.
- So tutto, non ti preoccupare, non c’è bisogno che ti scusi, non è colpa tua. È strano sai? Pensavo che quando ti avrei rivista ti avrei chiesto delle spiegazioni sul perchè mi hai lasciato così, ma adesso credo che non sapresti darmele e comunque non ce ne sarebbe bisogno vista la situazione. C’è sempre stato lui nel tuo cuore, eh… so che ora non mi puoi rispondere, ma non è necessario Kate… Tanti auguri per il bambino.
- Josh, mi dispiace, non so cosa è successo, però scusami.
Entrò rapidamente in ascensore, premendo il tasto del piano terra compulsivamente. Voleva andarsene da lì. Voleva delle spiegazioni e Castle avrebbe dovuto dargliele quando l’avrebbe trovato.

Rick era fuori dall’ospedale appoggiato al muro vicino la porta d’ingresso.
- Non lo fare mai più Castle! - Gli urlò contro
- Tranquilla Beckett non lo tocco più il tuo dottore.
- Non è il mio dottore, non so nemmeno chi sia.
- Beh, io lo so chi è ed ho visto come lo guardavi!
- Come lo guardavo? Ma cosa stai dicendo? 
- Cosa volevi fare, volevi provare a baciare anche lui per vedere se ricordavi qualcosa?
Castle non si accorse di quello che aveva detto e non si accorse nemmeno della mano di Kate, fino a quando non si stampò sonoramente sul suo volto.
- Non ti permettere mai più di dire una cosa del genere Castle. Mai più. - Il tono di Kate era basso e calmo. Contrastava con il suo respiro agitato che preoccupò Rick. Il caldo di quel luglio era soffocante e l’afa che opprimeva New York era pesante da sopportare per chiunque.
- Stai bene Kate? - Castle cambiò immediatamente atteggiamento verso di lei, quello schiaffò sembrò averlo tirato fuori da quella coltre di gelosia che lo aveva ottenebrato.
- Ti importa come sto? Fino a poco fa non sembrava.
- Non dire così Kate.
- Non dirmi cosa devo dire. Non dirmi nulla.
- Kate, possiamo parlarne in un altro posto?
- Non dobbiamo dirci nulla adesso Castle.
- Non è vero. Andiamo dai... 
- Dove andiamo Rick? A casa a discutere davanti tua madre e tua figlia? Non mi pare una grandissima idea. 
- Andiamo.
Rick condusse Kate all'auto dove il loro autista li aspettava. La fece entrare e subito si sentì meglio con l'aria condizionata a darle refrigerio.
Rick diede istruzioni e poi entrò anche lui.
- Parliamo girando in auto? - chiese lei sarcastica
- No
- Allora?
- Aspetta.

Arrivarono all'entrata del Four Season e Castle andò a parlare con la reception, poi tornò fuori a prendere Kate.
- Andiamo
- Non sono una di quelle che ti porti in una camera di un hotel per fare pace
- Non ti porto qui per fare pace, ti porto qui così possiamo discutere indisturbati, dai scendi.
Kate scese dall'auto e le veniva quasi da ridere per quella situazione paradossale, che divenne ancora di più tale quando arrivarono all'ultimo piano accompagnati da Bob e vide la camera che aveva preso Castle per discutere.
- Quindi tu mi porti in una suite da qualche migliaio di dollari a notte per discutere?
- Esatto. Così possiamo urlare quanto vogliamo e non ci sente nessuno. È insonorizzata.
- Sei megalomane Castle.
- Lo so. Allora? Dai sfogati, urlami quello che volevi dire prima.
- Non stavo urlando Castle.
- All'inizio sì
- E poi non è che una persona può litigare, smettere e ricominciare a comando. - disse esasperata dal suo atteggiamento. Rick senza scomporsi si andò a sdraiare sul divano cominciando a spilluzzicare l'uva dal vassoio di frutta fresca che dovevano aver portato mentre loro stavano arrivando.
- Va bene. Quando vuoi ti aspetto qui. Se cominci ad urlare tanto ti sento.
- Mi viene da vomitare. - Accompagnò la sua frase con un’espressione disgustata del volto.
- Non dovrebbero passare le nausee a questo punto? - Castle era seriamente preoccupato del suo stato di salute ma quella frase aveva un tono troppo ironico che servì solo ad indispettire di più sua moglie.
- Non lo so, ora è in senso metaforico. - Specificò Beckett rimanendo appoggiata allo stipite della porta della sala da pranzo della suite.
- Pensi di sederti o rimani lì in piedi tutto il tempo?
- Quanto dobbiamo stare qui? - Chiese Kate senza muoversi.
- Fino a che non abbiamo discusso o anche di più come vuoi.
- Voglio andare via.
- No, dobbiamo discutere prima.
- Non sei divertente Castle.
- Non voglio esserlo. E non voglio nemmeno far finta di nulla o essere accondiscendente. Quindi vieni a sederti e discutiamo. - Rick assunse una posizione più composta
La situazione per Kate era paradossale. Stavano discutendo della possibilità di discutere in quel momento o meno. Si sedette nel divano davanti a lui.
- Eccomi Castle. Allora, discutiamo, forza. - Aveva quell’atteggiamento tipico di quando era nella sala interrogatori, mancava solo il finto specchio alle spalle. - Perchè mi ha lasciato lì, così, con quello?
- Da come lo stavi guardando mi pareva evidente che volevi approfondire la conoscenza.
- Lo guardavo come una persona che non conosco, preoccupata per quello che stavi facendo. Se invece che insinuare che volessi fare chissà cosa mi lasciavi spiegare lo avresti saputo anche tu, invece che evincere cose inesistenti e offensive.
- Offensive?
- Sì, offensive. Dire che volevo baciarlo come se fossi una che va in giro a baciare tutte le persone delle quali non si ricorda non è un gran complimento Castle.
- Scusami.
- Le scuse non servono. Questo è l’esatto motivo per il quale non volevo diventare dipendente da te, perchè non volevo lasciarmi andare e affidarmi a qualcuno. È bastato che mi vedessi parlare con una persona, hai tirato le tue conclusioni e non mi hai nemmeno fatto spiegare e mi hai lasciato lì, da sola, ad umiliarmi nello spiegare a qualcuno che mi dispiaceva ma non sapevo chi fosse nè cosa fosse successo, mentre lui mi faceva discorsi sulla mia vita che io non conoscevo!
Kate si alzò ed andò verso la grande finestra del soggiorno. Guardava fuori le macchine passare sotto di loro, ipnotizzata dal movimento per rilassarsi e non pensare. Castle la raggiunse e rimase un passo indietro a lei.
- L’ultima volta che avevo visto Josh, tu mi avevi detto che non volevi vedermi per un po’ e sono diventati mesi. Mesi nei quali ho sempre pensato che tu stessi con lui. Eri in ospedale, dopo che ti avevano sparato al funerale di Montgomery. Mentre ti operavano Josh mi ha aggredito, dicendo che era colpa mia se tu rischiavi di morire, perchè ti avevo spinto io ad indagare sull’omicidio di tua madre. Ci ha diviso tuo padre, ma lui aveva ragione. Ed ha ragione a dire che ero geloso di lui, perchè voi stavate insieme ma lui non c’era mai quando tu avevi bisogno di lui ed io non lo sopportavo. 
Kate a braccia conserte ascoltava, senza parlare, quel racconto un po' sconclusionato di Castle che non riusciva nemmeno a raccontare quanto era accaduto in modo lineare e coerente, segno di quanto quegli eventi lo avessero colpito e quanto a distanza di anni fosse ancora difficile per lui parlarne.
- Lui ti piaceva, me l’hai detto, anche dopo che vi eravate lasciati. Quando ti ho visto parlare con lui e poi…
- Quindi ogni volta che mi vedrai parlare con qualcuno del mio passato che non ti era simpatico reagirai così? - Kate gli parlava continuando a guardare fuori, vedeva sul vetro il riflesso di un Rick teso ed immobile dietro di lei. - Non è questo che voglio Castle. Non posso vivere così.
- Non è facile nemmeno per me tutto questo Kate. 
- Se lo avessimo incontrato qualche mese fa ti saresti comportato così?
- No Kate! Ovvio che no! Ma tu probabilmente lo avresti solo salutato e te ne saresti andata e poi io sapevo cosa c’era tra noi. Ora non lo so e non sono sicuro di niente di quello che ti riguarda. Tu non sai cosa provi per me, lo hai detto tu, non ti devo chiedere di più. Potresti incontrare qualcuno, avere un colpo di fulmine, innamorarti, andare via e…  - Kate si voltò
- E?
- E non mi rimarrebbe più nulla.
Castle pareva sconsolato nel dire quelle parole, mentre Kate dal momento stesso in cui si era voltata e aveva incontrato i suoi occhi aveva perso tutta la decisione che si era imposta di avere.
- Lo guardavo così Castle? Lo guardavo come sto guardando te?
Castle scosse la testa e si diede da solo dello stupido. Aveva smesso di ragionare dal momento stesso in cui li aveva visti parlare. Lei avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa, lui non avrebbe comunque sentito era totalmente preso da quella scena che da non sentire ragioni. Gli buttò le braccia al collo e si avvicinò a lui. Lo baciò intensamente, con passione, sentendosi quasi in dovere di rispondere così ai suoi dubbi, in modo istintivo, lasciandosi trasportare da quell'irrazionalità che aveva guidato ogni sua decisione che riguardava Castle. Rick la cinse con il suo abbraccio protettivo e quando le loro labbra si separarono cominciò a sussurrarle le sue scuse tra altri baci e altri ancora. 
Imparare ad amarsi è sempre difficile. Lo è ancora di più quando chi deve farlo viaggia a due velocità diverse, quando uno è già innamorato e l’altra non lo sa nulla di lui. Anche tenersi per mano risulta difficile, perchè chi è davanti rischia di correre e lasciare che le dita di lei scivolino via dalla sua stretta. Castle temeva questo ogni giorno. Aveva paura di correre troppo, di lasciarla indietro, sola. E lo aveva fatto quando meno avrebbe voluto e quando meno avrebbe dovuto. Non lo aveva fatto nel loro nuovo rapporto, lo aveva fatto fisicamente. Era corso via e la aveva lasciata indietro, aveva lasciato che le sue paure fossero più grandi di quelle di lei. Doveva essere il suo appoggio e invece l’aveva lasciata sola e barcollante mentre lui se ne andava via e poi l’aveva anche accusata. Si sentiva come il peggior uomo sulla terra.
La trascinò letteralmente sul divano facendola sedere sulle sue gambe. Kate faceva scorrere le sue dita sul suo volto. Sulla guancia il segno rosato dello schiaffo che gli aveva dato prima era ancora visibile, lo percorreva segnandone in contorni e sorridendo. Per quel che si ricordava non aveva mai fatto così con un suo ragazzo in vita sua. Un suo ragazzo. Era quello che pensava fosse Rick per lei? Una cotta adolescenziale scattata tra due adulti? Erano gli ormoni della gravidanza che le provocavano queste sensazioni così diverse da quella che era abituata a provare di solito? Così senza pensarci era passata da accarezzare a baciare il segno della sua mano, avvicinandosi sempre di più alla bocca di lui, per poi prenderla di nuovo tra le sue labbra e lasciandosi andare di nuovo. 
- Non mi lasciare più sola con persone di cui non ricordo nulla. - Fu tutto quello che gli disse ancora di quella giornata, ottenendo da lui ogni tipo di rassicurazione che non lo avrebbe fatto mai più. Lei non voleva più parlarne. Diceva a se stessa che un rapporto si costruiva anche attraverso situazioni di criticità come quelle, ma non ne aveva proprio bisogno. Quella mattina gli avevano detto che il loro bambino stava bene e non avevano nemmeno fatto in tempo ad essere sollevati per quella notizia che avevano subito discusso. Andava tutto bene, avevano appuntamento dopo tre settimane, potevano partire. Non avevano parlato di nulla, ma fu Rick che sembrò leggere i suoi pensieri e anticiparla.
- Partiamo tra due giorni, va bene? Domani devo andare a parlare con la mia casa editrice, poi possiamo partire. 
La sua risposta fu baciarlo di nuovo e si preoccupò di essere diventata dipendente non solo da lui, ma anche dalle sue labbra.

   
 
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