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Autore: kiku_san    27/06/2016    2 recensioni
La vita di Itachi raccontata da alcuni personaggi che hanno condiviso un tratto di strada con lui, amandolo, ammirandolo, invidiandolo, odiandolo.
Ognuno ne racconta un frammento di cui è stato testimone, ognuno dà di Itachi un ritratto diverso, perchè Itachi è luce e ombre, verità e menzogna.
Raccolta di one-shot, liberamente ispirate allo spin-off "La storia di Itachi: luce e oscurità".
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Itachi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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5.Orochimaru: la vita nasce...la vita muore.


La caverna era ampia e profonda e le torce accese palpitavano nella penombra, tanto che sembrava di essere nello stomaco di un grosso animale che respirava.
Pain ci aveva convocati per presentarci un nuovo membro dell’organizzazione.
“Questo è Itachi Uchiha del Villaggio della Foglia, da ora in poi sarà un nostro compagno”
Mi sono avvicinato per poterlo osservare da vicino.
“Itachi Uchiha lo sterminatore del suo clan, sono molto felice che tu sia qui con noi” ho detto per rompere il ghiaccio.
Lui ha piegato la testa con grazia.
“Sarà un piacere parlare con te, abbiamo molte cose in comune noi due” ho proseguito e mentre parlavo lo scrutavo con attenzione, cercando di capire come era fatto sotto l’ampia veste, quanto fosse forte e prestante.
Gli ho posato la mano su un braccio con molta delicatezza e con modi chiaramente amichevoli, poi l’ho condotto un po’ in disparte, per poter discutere con più agio.
“Quando me ne sono andato dal villaggio eri solo un ragazzino, non avrei mai pensato di poterti ritovare un giorno come alleato”
“Si ricorda di me?”
Ho notato con piacere estremo che mi si era rivolto con rispetto, concetto che in quel luogo sembrava essere sconosciuto, circondato com’ero da psicopatici strafottenti e sanguinari.
“Vagamente, ricordo che eri molto talentuoso..”
In realtà di Itachi Uchiha mi ricordavo molto bene, lo avevo adocchiato già da quando bambino sembrava un piccolo adulto, con negli occhi una serietà, nonostante la sua età, che mi aveva colpito.
A quel tempo ero molto attratto dai bambini, li stavo ad osservare da lontano mentre erano intenti ai loro giochi o quando si allenavano all’Accademia.
Li osservavo e pensavo a come potevano diventare, a come io li avrei potuti far diventare.
Lo confesso, avevo un debole per i bambini, mi piacevano, erano i soggetti che preferivo, le cavie perfette per i miei esperimenti.
Avevo fatto un pensierino anche su Itachi ma poi avevo scartato l’idea, rapire un Uchiha, il figlio del Capitano della Polizia, sarebbe stato troppo avventato anche per me, che sicuramente non ero tipo da fermarmi davanti al primo ostacolo.
Meglio usare bambini che nessuno sarebbe venuto a reclamare, bambini rimasti orfani, bambini sperduti, ce n’erano in abbondanza, le guerre non mancavano!
Da ragazzino poi Itachi era diventato se possibile ancora più stuzzicante. Un giorno ero entrato di soppiatto nella palestra di addestramento ed ero rimasto a bocca aperta nel vederlo allenarsi tutto solo, in modo assolutamente pericoloso e disumano, non ero riuscito ad intervenire in tempo per fermarlo ed ero rimasto a guardarlo schivare decine e decine di shuriken, con una agilità e precisione che avevano del prodigioso.
Era stata una rivelazione, il suo corpo snello, flessibile, forte e il suo sharingan meraviglioso, erano un boccone così appetitoso che, solo osservandolo, mi era venuta l’acquolina in bocca.
“Io mi ricordo di lei invece” ha risposto lui riportandomi alla realtà.
“Ah sì?”
“Il giorno dei funerali delle vittime della Volpe a Nove Code, al termine del discorso del Terzo Hogake lei era in disparte accanto alle lapidi, lontano da tutti... io mi sono avvicinato, avrò avuto quattro o cinque anni e le ho chiesto qual’era lo scopo della vita, ricorda?”
“No mi dispiace... strana domanda per un bambino così piccolo”
“Già, a quel tempo ero ossessionato dal senso della vita..dal senso della morte. Comunque lei mi ha risposto che la vita non aveva nessuno scopo, a meno che non fosse eterna”
“Confermo, c'è una sola legge che la mia vita riconosce... quella dell'immortalità!”
“E’ riuscito nel suo intento?”
Ho sorriso, il ragazzo era perspicace e diretto.
“Ci sto lavorando”
Mi sono staccato da lui con fatica, un’attrazione così forte non l’avevo mai provata per nessuno, il pensiero mi correva veloce, il pensiero di cosa avrei potuto fare con lui.
Con un profondo respiro ho cercato di riacquistare il mio sangue freddo, la mia compostezza e, anche se a fatica, ho ripreso posto accanto al mio compagno di squadra: Sasori della Sabbia Rossa, uno che aveva trovato una strada alternativa all’immortalità, rinunciando al suo corpo di carne e ossa e trasferendo la sua personalità all’interno di un simulacro di se stesso, fatto di legno.
Con Sasori ci sopportavamo a mala a pena, nulla era più lontano da me di quell’individuo irrigidito nella sua arte. Della sua immortalità non me ne facevo niente, quello che desideravo io era cambiare pelle in continuazione, rimanendo sempre vivo e giovane e potente, perchè se è vero che la vita è probabilmente priva di significato, ciò non toglie che le esperienze e gli stimoli che offre vanno goduti pienamente, senza nessuna riserva.
Quando è arrivato Itachi, Sasori mi è divenuto ancora più insopportabile, era l’ostacolo che impediva che io e lui potessimo formare una squadra.
Pain prima lo ha accoppiato con Juzu Biwa, uno psicopatico seriale e poi, quando Juzo ha avuto la brillante idea di farsi uccidere, a quello scherzo della natura di Kisame Hoshigaki. Che spreco!
Ho cercato di brigare affinchè qualcuno avesse il buon senso di capire che io e lui saremmo stati la coppia perfetta, ho cercato di far capire a Sasori che se si fosse levato dai piedi e avesse cercato qualcun'altro con cui fare squadra, non mi sarei offeso per niente, ma è stato tutto inutile.


Il tempo passava e non c’era modo per me di poter avere contatti con Itachi, lui era spesso in missione con Kisame e io da qualche altra parte del mondo, a compiere azioni nefaste in compagnia di Sasori.
Una sera, dopo aver compiuto la nostra cattiva azione quotidiana, ci eravamo accampati in un rifugio di fortuna e io stavo cercando di prendere sonno accanto al fuoco.
Le fiamme guizzavano vivaci e non riuscivo a distoglierne gli occhi, pensavo... pensavo come al solito ad Itachi.
Lo immaginavo accanto a me, lo spogliavo con la fantasia e osservavo il suo corpo svelarsi da sotto la veste: era il corpo di un ragazzo, carne morbida e soda, muscoli delineati dai lunghi allenamenti, pelle diafana e perfetta, era un corpo forte e nel pieno vigore della sua giovinezza, proprio quello che stavo cercando da così tanto tempo...
Stavo per impazzire dal desiderio di possederlo, di farlo mio; dovevo trovare il modo di avvicinarlo, di creare un legame con lui, di convincerlo che con me la sua vita sarebbe stata diversa, che avrebbe avuto un senso e un valore.
Avrei dovuto sfoggiare tutta la mia arte seduttiva, le mie capacità di manipolazione, la mia abilità a convincere le persone ad aiutarmi nella mia causa, riempiendo il vuoto delle loro vite con la lealtà nei miei confronti.
Era facile, avevo sempre avuto questa capacità di infiammare gli animi; mentre per me gli altri erano solo delle pedine atte a soddisfare i miei desideri, essi spesso mi consideravano un maestro, una guida, una luce che dava senso alla loro nullità; in cambio del mio assoluto disprezzo per la loro sorte, ricevevo spesso ammirazione e abnegazione senza limite.
Sapevo che Itachi non era certo da sottovalutare, anche se così giovane aveva dato prova di essere senza cuore e senza pietà, di non farsi piegare da sentimentalismi inutili, con lui non sarebbe stato così facile come con altri miei adepti, ma ero sicuro di non fallire, era solo necessario riuscire a stargli vicino per un po’, conoscerlo meglio, carpirgli le sue confidenze e anche Itachi sarebbe crollato sotto le mie lusinghe.


Finalmente un giorno di primavera una coincidenza fortunata rese possibile un nostro nuovo incontro.
Io mi trovavo al Villaggio dell’Erba per completare alcuni esperimenti, che in quel periodo mi stavano dando molta soddisfazione.
Dopo una giornata trascorsa su antichi libri e tra le provette e gli alambicchi di un mio piccolo laboratorio segreto, stavo passeggiando lungo un viale godendomi il sopraggiungere della sera, quando all’improvviso l’ho visto comparire da sotto le piante, anche lui lì solo come me.
“Itachi, cosa ci fai qui?”
“Potrei chiederle la stessa cosa, in realtà”
“Sono qui per completare alcuni studi”
“Io sono venuto a fare un sopraluogo, mi piace conoscere con accuratezza il terreno dello scontro”
“Sei in missione per Alba?” ho sussurrato.
“Proprio così, ho appuntamento con Kisame domani, ma ho preferito venire un po’ prima”
“Che strana coincidenza.. trovarci qui...noi due..lontani da tutti gli altri..Mi piacerebbe parlare un po’ con te, in fondo siamo entrambi di Konoha e sono sicuro che avremo molte cose da dirci”
“Crede?”
“Ne sono assolutamente certo. Possiamo cenare insieme?”
“Come vuole, ma voglio evitare di farmi vedere al villaggio, non voglio imprevisti che possano nuocere alla missione”
“Vedo che prendi le cose molto seriamente, mi piace il tuo modo di lavorare, è anche il mio; agire d’istinto, buttarsi nella mischia senza riflettere non sono nel mio stile, anch’io amo pianificare e studiare i particolari. Più ti conosco, più mi accorgo di quanto siamo simili. Vieni con me, conosco un posto dove nessuno ci disturberà, anch’io come te amo muovermi nell’anonimato e prendo tutte le mie precauzioni per garantirmelo”
Nella piccola stanza privata, ci siamo accomodati e abbiamo cenato.
“Sono rimasto molto colpito da ciò che hai fatto al tuo clan sai? Ho capito che anche tu, come me, consideri i legami con il villaggio, con il clan, con i compagni solo un peso di cui è necessario sbarazzarsi, se si vuole poter seguire il proprio destino. L’unica cosa che non ho capito è perchè hai lasciato in vita tuo fratello”
“Spero che Sasuke diventi come me, così in caso di necessità potrei rubargli gli occhi”
Ho riso di cuore, quella risposta aveva fugato ogni mio eventuale dubbio sulla sua perfetta immoralità.
“Mi piaci sempre di più Itachi, in te non vedo nessuna debolezza, come succede invece negli esseri umani sempre così deboli e fragili. Non si rendono conto che passano la vita a nascondere la forza che ognuno di loro ha dentro di sé... se soltanto sapessero come sfruttarla! Ma sai perchè non lo fanno?”
Ho aspettato una sua risposta che non è arrivata, solo un accenno di sorriso sulle labbra e il suo sguardo impenetrabile che non mi lasciava un attimo, così ho continuato.
“Per paura. Gli esseri umani hanno paura di spingersi troppo in là, di rompere ogni legame.. perchè così facendo sarebbero soli. Essere soli, essere reietti, abbandonati da tutti..è questo ciò che spaventa gli uomini. Anche gli individui peggiori creano alleanze con i propri simili, l’Organizzazione Alba ne è la dimostrazione pratica non trovi?”
“Non so nulla di ciò che spaventa gli esseri umani, ma so per certo che io sono solo e ho accettato questa condizione in piena consapevolezza, è la mia strada e intendo percorrerla senza cedimenti”
“E così è anche per me, noi due abbiamo oltrepassato un limite invalicabile senza ritorno, non ci sarà mai perdono per noi, mai pietà, solo disprezzo e odio, ma questa solitudine anzichè indebolirci è ciò che ci rende forti, non abbiamo bisogno di nulla, bastiamo a noi stessi. Itachi, io e te insieme siamo destinati a grandi cose, io ti potrò dare tutte le risposte che cerchi, lascia l’Alba e vieni con me e ti prometto che ti farò conoscere cose che neppure immagini”
Mi ha guardato fissamente e ha allargato impercettibilmente il suo sorriso.
“Fin da bambino ho una sola domanda in mente: la vita nasce...la vita muore...che senso ha tutto questo...perchè è necessario tutto questo...Lei potrebbe darmi una risposta?”
“Tu non sai che trovare una risposta alla tua domanda è il compito che mi sono assunto nella vita. Se c’è qualcuno che può risponderti, quello sono io!”
“Penserò alla sua proposta” ha detto alzandosi “ora devo andare”


Ho aspettato e aspettato e ancora aspettato, sicuro che Itachi sarebbe venuto da me implorandomi di poter restare al mio fianco, ma nulla...
Alla fine ho deciso che non avrei più potuto aspettare, avevo troppo bisogno di lui, il mio desiderio non aveva più ragione di essere trattenuto.
Pensavo continuamente al giorno in cui lo avrei posseduto, bramavo averlo, farlo mio.
Mi immaginavo il momento in cui lui avrebbe ceduto, in cui si sarebbe lasciato prendere senza opporre resistenza, anzi felice di poter offrirsi per soddisfare ogni mia fantasia. Lo vedevo nudo davanti a me, con il suo sguardo triste e fiero e quell’espressione severa sulle labbra.
Lo dovevo avere, avevo aspettato anche troppo, sia che lui volesse oppure no sarebbe stato mio!
Così l’ho spiato e l’ho seguito, ho aspettato il momento giusto per agire e sulla scalinata che porta al Tempio della Pioggia l’ho affrontato, tra i petali bianchi dei ciliegi in fiore che il vento faceva volteggiare come una nevicata fuori stagione.
“Orochimaru che strana coincidenza” mi ha sussurrato con evidente ironia.
“Ti aspettavo e non sei venuto, questo mi ha costretto a prendere l’iniziativa”
“Ho riflettuto sulla tua proposta e non mi interessa”
Con fastidio ho notato che mi aveva apostrofato dandomi del tu, dove era andato a finire il suo rispetto?
“Ti ho sopravalutato, sei solo uno sciocco” ho risposto pronto ad agire.
“Orochimaru il tuo problema è l’avarizia”
“Avarizia?”
“Sì, vuoi tutto per te, ingoi tutto quello che ti circonda senza rispetto per nessuno, gli altri ti interessano solo se utili ai i tuoi scopi, sei rivoltante”
Ho riso di rabbia e mi sono gettato su di lui, non gli avrei permesso di dire più niente, quello che volevo da lui me lo sarei preso anche senza il suo beneplacito.
All’improvviso mi sono ritovato immobilizzato in un'illusione, ho abbassato gli occhi e ho visto una pozza di sangue che si allargava ai miei piedi e la mia mano che si contorceva a terra, come un serpente moribondo.
“Orochimaru, hai commesso un errore, pensavi di ingoiarmi come fai con tutti quelli ti capitano a tiro, ma non hai calcolato che io sono un boccone troppo grosso per te. Puoi provare pure tutti le tue tecniche su di me, ma i miei occhi possono vedere attraverso tutte quante.”
Il dolore per la mano recisa non era nulla in confronto alla frustrazione che provavo, come avevo potuto farmi battere in quel modo ignominoso da un ragazzino insolente?
“Ho capito da subito cosa vuoi da me, vuoi il mio corpo, ti serve per i tuoi ributtanti esperimenti di immortalità, non è così?”
L’ho guardato fisso in quegli occhi dove lo Sharingan Ipnotico rosseggiava come brace ardente, cercando di pensare al modo per uscire da quella situazione.
“Hai indovinato, ho bisogno del tuo corpo, del tuo sharingan, insieme potremo diventare immortali, insieme potremo imparare tutte le tecniche ninja del mondo e diventare l’essere più potente sulla faccia della terra..pensaci Itachi, la vita..la morte.. non avranno più senso per noi, ci sarà solo l’immortalità”
“Insieme? Tu non sai cosa significa insieme, sarai tu ad essere immortale con il mio corpo non certo io.. e in ogni caso l’immortalità non m’interessa. La vita nasce..la vita muore..questo è il mistero con cui ognuno di noi deve fare i conti e non sarai tu a risolverlo, non in quel tuo modo abbietto.”
E’ stato in quell’attimo che la sua illusione si è allentata e io sono riuscito a liberarmene. Sono scomparso con il mio moncherino sanguinante e la rabbia che mi corrodeva come un acido.
Dovevo sparire, mettere la distanza maggiore possibile tra me, Itachi e l’Organizzazione Alba, dovevo trovare un rifugio sicuro e guarire le mie ferite.
Dovevo rinascere e cambiare ancora una volta pelle.


Quello che oggi posso dire è che Itachi Uchiha è riuscito ad ingannare tutti, persino me, che mi vanto di essere un profondo conoscitore e manipolatore dell’animo umano.
Pensavo fosse un sociopatico completamente privo di empatia e incapace di ogni senso di colpa e invece, da bravo scienziato quale sono, avrei dovuto capire che l’ipotesi più evidente per spiegare un fenomeno, quasi mai è quella vera. La verità va ricercata rovistando nel fondo, se si rimane in superficie si rischia di farsi abbagliare dalla luce, la verità va ricercata nell’oscurità delle cose e degli animi.
Itachi Uchiha non era ciò che voleva che tutti pensassero fosse, chi era però non mi è ancora ben chiaro e forse non lo era neppure a lui.
Forse uno spirito dilaniato tra il dovere e l’amore, tra il clan e il villaggio, tra l’essere uno shinobi e un uomo, tra il dare la vita e il dare la morte.
Di sicuro aveva un’anima limpida e oscura, che racchiudeva molti segreti, l’ultimo dei quali, la Spada di Totsuka del suo Susanoo, che io avevo cercato per tutta la vita e che aveva sempre avuto lui, mi è stato fatale.
  
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