Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: scriveremibasta    27/06/2016    1 recensioni
Inuyasha e Kagome hanno avuto il loro "lieto fine"...ma cosa potrebbe accadere dopo? Siamo sicuri che sia finito tutto lì? O c'è dell'altro?
Per ora, unica certezza: la sfera, non sembra essere scomparsa così facilmente.
Tratto dal primo capitolo:
"L'uomo lo guardò con la coda dell'occhio, mentre i ricordi raffioravano nella sua mente: corpi senza vita, lacrime, grida, bambini che correvano, orde di demoni, i suoi genitori...tutto era impresso nella sua mente come fosse accaduto ieri...e, invece, erano passati più di dieci anni. Quando l'aveva vissuto, gli era sembrato tutto così reale...era stato solo un bambino a quel tempo...e la perdita dei genitori l'aveva scosso molto...ma, ancora di più, ciò che aveva visto l'aveva segnato fin nel profondo: occhi inniettati di sangue, una furia accecata dalla follia che aveva raso al suolo un intero villaggio; l'aveva guardato solo per pochi secondi ma non avrebbe mai potuto dimenticare quello sguardo, così rabbioso, ferito...disperato. La follia per un amore perduto."
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Mammina!- attaccato alla gonna dello sfarzoso vestito, Keiichi, sorrideva alla madre. Una donna dai profondi occhi blu e i capelli castano chiaro lunghi e mossi, rispondeva al sorriso del figlio con il proprio.
-Keiichi, tesoro mio!- lo chiamò, tra il tenero e il felice, quella; poi lo prese in braccio. Il piccolo rise, della classica risata dei bambini...quella che viene dal profondo del cuore ed esce dalla boccuccia con un campanellio, per poi sbocciare in un "lasciarsi andare" gioioso e genuino.
-Mamma, mamma!- chiamò ancora il bimbo, attaccato al collo della donna -Mi sei mancata!- fece poi, scoccandole un bacio sulla guancia -E sei mancata anche a papà!- finì, sempre più contento.
-Non mi dire!- esclamò la donna, anch'essa contagiata dall'allegria del bambino; poi un'altra figura arrivò nell'ingresso.
-Sachiko, tesoro!- esclamò sorpreso quello che si rivelò essere un uomo, capelli neri ed occhi color carbone -Perchè non mi hai chiamato? Ti sarei venuto a prendere all'aeroporto!- le disse, avvicinandosi e banciandole le labbra. Keiichi arrossì; era dell'idea che, se volevano fare queste smancierie, si sarebbero dovuti allontanare da lui o, ancora meglio, non le avrebbero dovute fare proprio.
-Keiichi, insomma!- venne richiamato dal padre -La mamma è appena arrivata e già la fai stancare! Scendi dalle braccia! Sei un ometto, ormai non ne hai più bisogno!- lo sgridò, infatti, quello. Non c'era, però, rabbia nella sua voce. E...come ci sarebbe potuta essere? Era impossibile arrabbiarsi quando la persona che ami ritorna...è impossibile rimpiazzare quella gioiosa felicità con una mera rabbia. Il piccolo lo capì subito e, infatti,  rispose giocosamente con una linguaccia; poi si divincolò dalla stretta della mamma e trotterellò verso camera sua. I due genitori lo guardarono con tenerezza, un sorriso stampato nei loro volti.
-Cresce ogni giorno di più- sussurrò la donna, quasi commossa. L'altro annuì, poi si voltò verso la moglie: ora poteva dargli il benvenuto come si deve.
-Tutto okay il viaggio?- le chiese premuroso, cingendole la vita e baciandole la fronte. L'altra annuì, sorridendo al marito e appoggiandosi al suo petto.
-Mi siete mancati- mormorò , stavolta, piangendo davvero -È stata molto dura...-
L'altro annuì -Anche tu ci sei mancata- fece, cullandola nel suo abbraccio; sapeva come la vita di Sachiko fosse complicata...sia per il lavoro da violinista, che le portava via tanto tempo...sia per...
"Maledizione!" pensò frustato, stringendo i denti. Era possibile che non ci fosse nulla da fare? Vederla ogni giorno più stanca lo faceva morire, era disperato...i medici avevano parlato chiaro, su quella che sarebbe stata la sua vita...su quello che avrebbero dovuto affrontare...sulla sua malattia...
E lui? Lui stava morendo a poco a poco...ogni giorno di più...
Perchè quando la tua metà, la parte che ti completa, sta per morire...beh, tu non puoi fare altro che rassegnarti e andare insieme a lei.

Keiichi sbadigliò sonoramente, la testa poggiata sul banco e gli occhi che si chiudevano ogni qual volta provasse ad aprirli. Era tornato appena in tempo per non essere scoperto, ieri. E, grazie ai kami, l'intervallo pareva essere arrivato in poco tempo; dopo essere entrato a scuola. Le prime ore gli erano scivolate addosso come nulla, per la maggior parte del tempo aveva pensato, suo malgrado, a tutto quello che gli era accaduto dall'altra parte del pozzo; finendo in una specie di coma che lo vedeva ad osservare la bocca del professore senza sentire realmente cosa stesse dicendo. E...era normale, no? Gli era accaduto soltanto qualche faticosa ora fa, avrebbe soltanto dovuto aspettare e il meglio sarebbe...no.
Proprio no.
Non si sarebbe liberato tanto facilmente di quella storia, lo sapeva. E non era nemmeno normale, accidenti! Si era mostrato strafottente quando se n'era andato ed ora ci stava ancora a pensare? Era stupido o che? Aveva qualche mania da suicida uscito fuori di testa per caso? O forse era diventato masochista tutto d'un tratto?! Nemmeno lui lo sapeva. E, onestamente, non voleva nemmeno farlo. Assolutamente. Era ancora troppo giovane per morire, in fondo. O per impazzire. Quindi si doveva stare calmo. Doveva evitare di pensare a cose e, magari, anche pentirsi di aver abbandonato gente bisognosa. Si, avrebbe fatto certamente così.
-Ehi, Higurashi-kun!-
Se prima non si fosse suicidato, ovvio.
Osservò il compagno di classe che aveva di fronte: faccia da schiaffi, sorrisetto impertinente e modi un po' troppo confidenziali...gli ricordava qualcuno. Poi sorrise, nascondendo il suo umore che, a definire pessimo, era poco -Cosa ti serve, Nishimura-san?- disse, con finta cortesia. E, non per cattiveria...era sempre stato molto amichevole coi suoi coetanei...ma non era mica colpa sua se questo qua era arrivato nel momento meno opportuno! (altro senso di dèjà-vu).
-Ecco mi chiedevo se fossi libero pomeriggio...sai, io ed altri miei amici vorremmo andare al Karaoke dopo la scuola- gli sorrise il ragazzo di fronte, con le mani in tasca e dondolandosi sulle punte. "Perfetto, compagnia quando non voglio nemmeno essere guardato in faccia!" pensò sarcasticamente Keiichi. Aveva l'allegria di un bradipo morto...non avrebbe mica voluto contagiare anche gli altri ragazzi no?
Sarebbe stato un così grande peccato...
Okay no, era un pessimo attore persino con sè stesso. Al diavolo i ragazzi.
-Quindi? Ci sarai?- chiese ancora quello che stava per diventare un cadavere. Keiichi lo guardò con un sorriso tra il nervoso e il "tra poco ti uccido"; ed era esattamente quello che avrebbe fatto di lì a poco ma l'idea di passare per un pazzo psicopatico a quindici anni non lo allettava affatto e, quindi, per stavolta, si sarebbe trattenuto. "Userò le buone maniere" sospirò; e buone maniere furono.
-No, ascolta Nishimura-san...- iniziò, usando la tattica del "fare il timido per intenerire le persone" -Io...ecco...ho un impegno oggi pomeriggio- terminò, poi, grattandosi nervosamente la nuca e l'altro parve capire.
-Ah, capisco- fece, infatti -Che peccato...vabbè sarà per la prossima volta- continuò, sorridendogli. Poi, dopo un breve saluto, Keiichi potè rimanere solo.
Finalmente.
Osservò l'ambiente che lo circondava, accorgendosi solo ora di come il banco del suo amico Eiji fosse vuoto e spiegandosi, quindi, il perchè non fosse venuto a chiacchierare con lui durante l'intervallo. Lui era un tipetto vispo, di quelli che ti contagiano quando sono allegri o ridono; era un po' svogliato in fatto di scuola, come Keiichi d'altronde e, forse per questo, erano andati d'accordo fin dal primo momento che si erano conosciuti. Ammetteva che gli mancava quel suo modo di fare...l'avrebbe tirato di sicuro su con tutte le sue battute e le sue frecciatine...già, Eiji era davvero un buon amico..."Magari quando torno a casa lo chiamo" pensò, facendo il primo vero sorriso della giornata.
Forse, ora, gli sarebbe venuta meno pesante da affrontare...forse.
-Mettetevi seduti e prendete il libro- fece il professore ad intervallo finito, la solita espressione e voce severa. Keiichi sospirò, gli sarebbe servito un miracolo...nelle prime ore, oltre a pensare a...vabbè si sa, era anche riuscito a dormire qualche minuto...okay, forse anche tanti minuti...ma, comunque, non si era per niente riposato; visto il sogno che aveva fatto.
E, accidenti, se c'era qualcos'altro che si facesse pure vedere! Tanto ormai la giornata era rovinata...
Sospirò, per chissà quale volta in quella mattina, cercando di non ricordare cosa avesse sognato. Anche se, a dirla tutta, lo ricordava fin troppo bene. "Santi Kami, Keiichi...tirati su!" pensò frustato, combattendo con le lacrime che cercavano di sfuggire al suo controllo.
"Non piangere...non piangere".
Osservò il professore, cercando invano di distrarsi ma nulla...nulla, cavolo, nulla! La bocca si muoveva ma lui non riusciva ad ascoltare, troppo preso dal sorriso della mamma e da come gli ricordasse sempre di essere forte. E cavolo, diamine, mannaia, maledizione...lui non poteva assolutamente piangere.  Se suo padre l'avrebbe venuto a sapere sarebbe scoppiato anche lui...e, tutto quello che avevano fatto sarebbe stato vano! E poi, si riusciva ad immaginare la scena? Il prof che chiamava suo padre e diceva "Salve signor Higurashi, suo figlio sta piangendo e non sappiamo perchè, lei ne sa qualcosa?" si certo come no!
Sarebbe diventato lo zimbello della scuola, diamine! Quindi, non doveva piangere.

-Stai andando via?-
Keiichi osservò la ragazza di fronte a lui, fattasi più seria dopo l'affermazione di prima. Sembrava come se volesse chiedergli qualcosa...per non parlare della sua aria inavvicinabile...era sparita...sembrava...come dire?
Più umana, ecco. Lo guardava intensamente, come se si aspettasse una risposta in particolare, come se si aspettasse qualcosa da lui. Era quasi carina e...

NO, NO, NO! Al diavolo i flashback...
In nome della sua sanità mentale, non avrebbe pensato ad altro!
Cosa più importante, però...che diavolo c'entrava ora quella lunatica di Kaori?! Perchè la sua testa (o subconscio, che dir si voglia) continuava a torturarlo con quella là?! Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?!
"Dev'essere per quelle tre vecchiette che ho quasi invenstito..." riflettè, assottigliando gli occhi "O forse per quella volta che ho detto a mamma e papà una bugia per farli riappacificare...".
Ridacchiò: ripensandoci, era stata davvero una genialata...dire a papà che mamma stava per andarsene di casa e fare lo stesso con quest'ultima...poi i due si erano incontrati all'aeroporto, visto che, secondo quanto raccontato dal piccolo (e pestifero) Keiichi,  la meta del loro viaggio era New York. "Persino l'ojiisan ha approvato la mia idea..." si ricordò "Poi, però, è stato sgridato anche lui..." gli venne da ridere, attirando l'attenzione della classe.
-Higurashi- chiamò l'insegnante -Ti senti bene?- chiese, poi, fermandosi dallo scrivere alla lavagna col gesso. L'alunno lo guardò sorridente.
-Mai stato meglio!- esclamò e gli altri fecero spallucce, ritornando alla lezione.
Forse, Kaori, serviva in fondo a qualcosa...

-Sono a casa!- urlò e, una volta entrato, iniziò a guardarsi intorno. Non che non conoscesse casa sua...il punto era che, non solo nessuno gli aveva risposto ma pareva non esserci anima viva lì dentro...che fosse successo qualcosa? "Si, certo Keiichi...magari è entrato un ladro in casa e..."
-Che diamine ci fai tu qui?!-
Voleva morire. Anzi, doveva morire. No, sarebbe morto. Non gli importava come, dove o quando...lui doveva morire. Anche un attentato sarebbe stato perfetto...bastava solo scomparire.
Scomparire più in fretta possibile.
Poi, che sapeva? Anche essere risucchiato dal pavimento sarebbe andato bene...oppure, diamine..."Kami, controllati...la giornata è già storta di suo...controllati, Keiichi" sospirò, facendo appello a tutta la sua pazienza; poi, finalmente, puntò lo sguardo sulla figura che aveva davanti.
-Kaori...- sibilò, stringendo contemporaneamente denti e pugni.
Voleva morire, essere risucchiato dal pavimento o diventare vittima di un attentato...voleva tutto, tutto...tranne questo.
-Riformulo la domanda iniziale...che ci fai qui?- fece, battendo un piede per terra, piuttosto spazientito dal silenzio della ragazza. Per quella, fu come se non avesse parlato: girò la testa da una parte e gonfiò le guance; da brava bambina qual'era (a parer di Keiichi). Il moro aprì la bocca per dire altro, forse per sgridarla...ma venne interrotto dal rumore della porta di casa: qualcuno era appena tornato.
A quel punto, successe tutto in un attimo: il tempo di impallidire, di prendere per il polso Kaori e di trascinarla di peso ignorando le sue proteste che Keiichi si ritrovò chiuso in camera sua con la ragazza.
Un solo pensiero in mente: Non. Farla. Vedere. Assolutamente.
Chiunque fosse entrato da quella porta, non doveva essere coinvolto.
"Perfetto" pensò "Chiuso in camera con una ragazza immatura che non spiccica una parola..." osservò per la seconda volta in quella giornata la "ragazza immatura" citata sopra; trovandola come l'aveva lasciata: con quella strana veste rossa, quel suo insopportabile comportamento e quella sua dannatamente carina faccia da schiaffi.
Si, forse avrebbe dovuto togliere il "dannatamente carina" ma, che ci poteva fare? Era veramente carina, in fondo...cioè, molto infondo...ma molto, molto infondo...no, anzi, non lo era proprio okay? Così la maggior parte di sè sarebbe stata contenta.
-Ehi, Keiichi sei a casa?- solo in quel momento il ragazzo si ricordò della terza persona presente oltre a loro due che, da quanto sentiva, si era fatta molto ma molto più vicina rispetto a prima.
"È dietro la porta, ci vincerei soldi" ironizzò, alzando gli occhi al cielo. E...una cosa alla volta no?
-Ascolta- si voltò verso Kaori -Non c'è tempo, infilati qua dentro- le disse svelto, indicandole l'armadio. Quella lo osservò sbattendo più volte le palpebre, poi parlò.
-Eh?- fece, a bocca aperta, un artiglio ad indicarla. Keiichi annuì gravemente, poi, non attendendo risposta, la prese per un polso e la trascinò dentro il mobile. O, almeno, era quello che avrebbe voluto fare...
-Che diamine ti prende idiota? Vuoi farci scoprire?!- le sussurrò il moro, tirandole il polso invano. Cavolo, se suo padre lo scopriva chissà che avrebbe fatto! Perchè non era stata la voce del nonno, che aveva sentito?
-Ehiii Kaori!- la supplicò, gettando il suo orgoglio nell'immondizia. Quella lo guardò seria.
-No, prima ascolta quello che ti devo dire!- esclamò, senza misurare la voce. Keiichi imprecò in ogni lingua che conoscesse, poi la osservò serio.
 -Ascoltami tu, se entri lì- cercò di dire ma venne interrotto dalla voce dietro la porta. (Keiichi non riusciva ancora a capire per quale strano miracolo suo padre non fosse entrato).
-Ehi, mi senti?- fece ancora quello, stavolta un po' preoccupato.
Per la seconda volta Keiichi impallidì, guardò Kaori e, con grande sorpresa, lei capì.
Beh, in parte.
-Baka che non sei altro, ti pare il caso di trascinare dentro anche me?- sussurrò, schiacciato tra la ragazza e la parete in legno del guardaroba, il polso che prima era stato afferrato, ora, era alzato, ancora sotto la presa ferrea dell'altra.
-Ssh- lo zittì Kaori, lo sguardo rivolto alle ante chiuse del mobile e le orecchiette dritte; pronte a captare il minimo rumore. Keiichi deglutì, osservando il volto della ragazza, qualche centimetro più alto del suo e pregando che a suo padre non venisse la brillante idea di aprire l'armadio.
Stettero per qualche secondo in quella posizione, poi, l'uomo, dopo un "Ero certo che fosse qui" uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.
Il moro sospirò, erano salvi.
-Ora possiamo- cercò di dire ma si bloccò quando, nell'alzare la testa per osservare Kaori, si ritrovò il volto di questa a pochi centimetri di distanza dal suo.
Era forse una di quelle scene romantiche che vedeva spesso nei film? No, per niente, si rifiutava di crederci...e poi, che similitudine gli era venuta in mente? E perchè? Diamine...quella sembrava tutto tranne che una scena romantica...e lui, nemmeno voleva che lo fosse in fondo.
Giusto? Giusto.
Quindi, ora, si sarebbe staccato da Kaori e sarebbe uscito da quella trappola mortale. Forse.

"Okay, problema risolto" sospirò Keiichi, chiudendo le imposte della finestra. Dopo essere finito in quella situazione, si era letteralmente precipitato fuori dall'armadio e, infine, era riuscito a mandare via quella rompiscatole di Kaori ignorando pienamente le sue proteste. Insomma ma non lo capiva che non voleva avere nulla a che fare con quella storia?! Perchè era venuta a cercarlo? E come diamine aveva fatto ad introdursi in casa sua?!!
"Bah, non ci capisco niente!" pensò, sconfitto dalla miriade di domande che gli giravano in testa. Più ci pensava e più non capiva nulla di quello che gli era successo...ed era anche meglio così, infondo...se non capiva nulla, non vedeva il motivo di ritornare in quell'epoca!
E poi, anche volendo, lui non c'entrava nulla! Solo perchè aveva un'ipotetica sfera nel suo corpo, non poteva gettare la sua vita nell'immondizia! Alias, si poteva anche stare a casa.
Che gli altri lo volessero o meno.
-Papà!- esclamò, una volta uscito dalla stanza. Tutto poteva pensare, tranne di ritrovarsi suo padre dietro la porta con un'espressione tra lo stupito e il preoccupato; vestito nella sua giacca e cravatta, i soliti capelli neri mai pettinati e gli occhi color carbone che aveva sempre visto colmi d'amore per la mamma, ora erano due pozze ombrose e stanche che si illuminavano solo alla vista del figlio.
Keiichi abbassò la testa, colto da una profonda e strana soggezione. Voleva bene a suo padre ma...sapere che cosa potesse chiedergli e che lui avrebbe dovuto mentirgli gli procurava un profondo senso di malessere...come se fosse sbagliato tenerlo allo scuro di tutto quello che gli era accaduto la notte precedente."Certo che è sbagliato idiota!" Ma...non c'era nulla da fare, giusto?
-Keiichi, figlio mio, dove sei stato ieri notte?- chiese l'uomo, guardando la testa scura del figlio. Nessuna nota di rabbia tradiva il suo tono di voce apparentemente calmo; in contrasto col figlio che, invece, si era fatto prendere completamente dall'agitazione dopo l'ultima affermazione del padre. E, accidenti, ce l'aveva il sospetto che potesse porgli quella domanda...ma quante porbabilità c'erano che lo facesse davvero?! Cavolo, per lui era stato un pugno diretto in pieno viso che l'aveva messo k.o...e, pugilato a parte, cosa poteva rispondergli?
Alzò la testa, incontrando gli occhi del padre e percependone tutta la loro eloquenza.
Perfetto, era fottuto.
Aprì la bocca per dire qualcosa più e più volte ma nessun suono ne usciva fuori, era bloccato. Completamente bloccato dallo sguardo dell'uomo e dalla paura di ferirlo, di perderlo mentendogli. Distolse lo sguardo in una maniera che odiò profondamente e, per stavolta, Chihiro capì che non c'era bisogno di andare oltre.
-Bene- esordì -Sappi che se avessi bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono- continuò, di seguito, con lo stesso tono calmo di prima.
Il moro sgranò gli occhi, chiedendosi silenziosamente perchè. Ma anche come e cosa si erano già fatti strada nel groviglio di pensieri che occupava in quel momento la sua mente. Tutti i quesiti vennero, però, annullati quando, nel vedere l'espressione dell'altro, Keiichi sorrise dal profondo del suo cuore.
Aveva un padre fantastico.
-Accidenti- sospirò con la schiena appoggiata alla porta. Suo padre era veramente un osso duro! Ma, d'altronde, gli piaceva questo suo lato, quindi andava anche bene. Perchè se non fosse stato l'uomo che era adesso, di sicuro anche lui non sarebbe stato il ragazzo che era ora. E poi, aveva preso tutto da suo padre...sia l'aspetto da "osso duro" che lo aveva portato a non mollare mai, che quello da romanticone. Ma, forse, questo avrebbe preferito non averlo.
Comunque, ora si sarebbe fatto una doccia, poi avrebbe chiamato il suo amico Eiji e, infine-
-Ehi, insomma, non mi hai ancora ascoltato!-
E infine nulla. Come aveva anche solo potuto pensare di potersi rilassare? Ma, cosa più importante, cosa diamine, cavolo, diavolo, e tant'altro ci faceva lei qui?! Non l'aveva mandata via?!
"Evidentemente no, se è li davanti ai tuoi occhi"
Già, evidentemente no.
-Kami santi, si può sapere che cosa vuoi da me?!- sbottò, avvicinandolesi a passo spedito. Ora basta, avrebbe ascoltato quello che voleva dirgli e poi l'avrebbe rimandata in quella strana epoca medievale. Sicuramente.
-Stai tranquillo, non sono io a volere qualcosa da te, ma quel sacerdote da strapazzo- fece con noncuranza, Kaori, comodamente seduta sulla finestra spalancata.
-Q-quel sacerdote da strapa...ah! Parli del signor Daichi!- esclamò il ragazzo, mentre le immagini di quello che aveva passato in compagnia dell'uomo gli ritornavano in mente.
-Si, si come si chiama...- mosse fastidiosamente una mano la ragazza, la solita espressione infastidita e altezzosa -Mi ha detto di dirti che devi tornare subito dall'altra parte- continuò, guardando Keiichi.
-Cos..?! Perchè mai dovrei tornarci?!- sbottò, quello. L'altra fece spallucce.
-Ed io che ne so?- fece, alzandosi -Se vuoi saperlo dovrai attraversare quel vecchio pozzo!- uscì, poi, dalla stanza. Keiichi rimase lì, da solo e impalato, i denti stretti e il corpo che tremava dalla rabbia.
"Quella Kaori!" pensò, portandosi un pugno tremante di rabbia davanti alla faccia "Prima o poi gliela farò pagare! A costo di tornare dall'altra parte solo per questo! Parola di Keiichi Higurashi!".

-Di' un po' Keiichi...com'era il mondo dall'altra parte?-
Il moro impallidì alla domanda del nonno, gli occhi sgranati e le gambe tremanti -Cosa intendi?- chiese, cercando di fare il finto tonto. Possibile che la sua fuga segreta fosse stata un fallimento? Prima suo padre ed ora anche il nonno...come diamine avevano fatto a scoprire che volesse andare dall'altra parte?
-Avanti, non fingere...sappiamo entrambi che cosa hai fatto ieri sera...- fece ancora il vecchio, il solito sorriso ad incorniciargli il volto rugoso. Keiichi lo guardò con un sorriso nervoso, ancora immobbilizzato sul posto. E, cavolo, non poteva aspettare tipo altri cent'anni suo nonno? Era appena uscito dal bagno e stava finalmente per andare a riposarsi, chiudendo questo strampalato e dannatamente indesiderato capitolo della sua vita che gli aveva provocato non pochi problemi...era troppo desiderare che nessun'altro ne facesse accenni?!
Sospirò, ad ogni modo ora doveva vedersela col nonno...avrebbe dovuto mentire anche a lui o...? "No, no!" pensò, scuotendo la testa "Il nonno sa già di questa storia e se provassi a mentirgli non me lo perdonerebbe mai!" quindi, gli avrebbe detto tutta la verità, si!
-Ecco nonno, ascolta...- iniziò; e mai come allora gli venne facile raccontare un episodio della sua vita. Era così semplice parlare con l'ojiisan...gli trasmetteva una profonda fiducia...e, per lui, questo, era perfetto. In un periodo dove ogni cosa gli ricordava sua madre, avere qualcuno con cui sfogarsi era un vero toccasana.
-Capisco...quindi Kaori è cresciuta...- riflette il nonno a racconto finito.
-Eh?- chiese, invece, l'altro. Non capiva cosa c'entrasse ora Kaori ma non si stupì troppo...lei c'entrava sempre in fondo...la cosa che lo stranì fu, quindi, come il nonno la conoscesse...era impossibile una cosa del genere!
-No niente- rispose quello, ridestandolo dai suoi pensieri -Ora, però, devi dirmi una cosa importante, Keiichi- continuò, poi -Cosa vuoi fare?-
Il nipote sgranò gli occhi -Come? Che...che intendi?- chiese, in cerca di spiegazioni. In che senso cosa voleva fare? Era logico! Lui...non poteva mica tornare là! "Si, ma non puoi nemmeno rifiutare una richiesta d'aiuto...pensa alla mamma, cosa direbbe se ti vedesse così?"
-Keiichi, nipotino mio...devi capire che sei arrivato ad un bivio- iniziò il vecchio Souta, con voce profonda -Devi scegliere- spiegò, in poche parole -Devi scegliere se chiudere gli occhi e continuare con la tua normale vita o seguire il destino che la sfera ha scelto per te- finì, aprendo gli occhi che prima aveva chiuso e guardando il nipote. Quello aggrottò le sopracciglia, non capendo cosa l'altro volesse dirgli.
-Io...devo scegliere?- chiese e, all'annuire di quello, si guardò i piedi. Non valeva così, cavolo...l'aveva messo con le spalle al muro...era...era sleale, ecco!
 Lui non voleva in alcun modo...e tutta quella storia era una sciocchezza alla fin fine! Quindi, perchè avrebbe dovuto...
-Che sciocchezze...-  mormorò, con voce scettica e cattiva -I-io ho già scelto!- esclamò, alzando la testa e guardando il vecchio di fronte a lui -Resterò qui! Questa è la mia scelta!- alzò la voce, gli occhi di profondo blu notte puntati su quelli neri del nonno avevano una scintilla di determinazione; e, forse, fu quella che convinse Souta a desistere.
-Sicuro?- chiese soltanto e l'altro annuì -Allora va bene- finì, facendogli un ultimo, gioioso sorriso. Poi se ne andò, lasciando Keiichi da solo coi suoi pensieri.
Okay, aveva fatto la sua scelta...ne era arci-convinto...ma...
E se avesse ragione?

-Immagino che non verrà vista l'ora...- Kaori osservò il cielo notturno zeppo di stelle non ascoltando realmente l'affermazione del sacerdote.
-Vuoi ancora parlare di quel ragazzino?- fece, sistemandosi meglio tra le braccia del giovane uomo, le mani nascoste tra le maniche dell'haori e gli occhi chiusi. Non le importava veramente di quello là, era solo stata mandata da Daichi...allora perchè ci stava a pensare così tanto da quando era tornata? Se non le importava nulla, non avrebbe mica dovuto pensarci...no?
-Sei pessima- rise il giovane uomo, seduto comodamente su un ramo con la schiena appoggiata contro il tronco dell'albero -E sai che dovrai ritornarci lì, no?- le sussurrò dolcemente, stringendola maggiormente a sè.
Quella aprì un occhio, assumendo la stessa espressione di un gufo.
-Che ci torno a fare? L'ha già data la sua risposta no?- domandò, con tono di voce annoiato. Tornare da quel ragazzino non la metteva per niente di buon umore: era così fastidiosamente acuto e curioso! Non avrebbe retto un secondo di più con lui, era meglio starsene comodamente seduti su un ramo...magari con il suo Daichi, si.
-Avanti! Non badare solamente a quello! Sono certo che cederà...- si rilassò il sacerdote, poggiando la testa contro la corteccia del Goshinboku e giocando con una ciocca argentea dei capelli della ragazza -Io...sai...lo capisco- le confidò, guardando in modo rilassato il ciuffo, l'altra si voltò cercando il suo sguardò -È una decisione difficile da prendere, anch'io ci sono passato- finì, invece, il giovane uomo. Da parte sua, Kaori, mormorò soltanto un "già", rilassandosi completamente e appoggiandosi al petto di Daichi che sorrise. Era così indifesa quando si rilassava...così indifesa che gli veniva voglia di strapazzarla tutta e di difenderla da ogni male...si limitò, però, ad accarezzarle la testa e le orecchiette; assicurandosi che nessuno potesse disturbarle il sonno.
Non poteva assolutamente lasciare agire Inuyasha indisturbato...doveva fermarlo, con o senza il ragazzo. Anche se, ora come ora, lui rappresentava l'unica speranza...la chiave di quella storia, si poteva dire.

Forse, anche la chiave che avrebbe aperto un cuore gelido e ferito...

Angolino piccino picciò 2- la vendetta <33
Hola a todos amigos! Como estas?
Si okay, non so lo spagnolo.
Comunqueeeeee xDDD i tempi di aggiornamento sono stati più corti rispetto al primo cap...e, onestamente, non mi convince molto...l'ho scritto di getto, prendendo le idee che più mi sembravano convincenti e questo è il risultato.
Sono partita un po' troppo presto con le emozioni?
Cioè, Keiichi piange solo al secondo capitolo... xDDD
Ma, capitelo, ha perso la madre e come vedrete in seguito gli è molto attaccato.
A proposito, quando si ricorda di ciò che gli ha detto Kaori prima di andarsene dall'epoca Sengoku, ho messo dei pensieri che non avevo scritto nel primo capitolo perchè quel ricordo è come un'approfondimento. E, indovinate? Mi servirà in seguito.
Mi scuso per aver messo una parola un po' forte ma era l'unica che potesse descrivere al meglio quello che volessi sctivere xD E poi, andiamo, Keiichi è un maschietto! E i maschietti sono sempre volgari :33

Poi, andando avanti, ho messo flashback anche qui e credo compariranno in ogni capitolo... ho dato più spazio ai familiari, introducendo il padre che nel primo aveva solo un accenno e riprendendo il nonno. Un personaggio importante è quest'ultimo, credo lo vedrete spesso. Il padre, invece, avrà anche lui uno spazietto ma non so nè quando nè se sarà SOLO uno spazietto. Comunque, se non l'aveste capito, lui si chiama Chihiro.
La madre, poi, avrà un ruolo molto importante nella storia...a lei ho dato il nome Sachiko che significa "Felicità" ma ero indecisa con Yume (sogno). Alla fine, però, ho preso entrambi, Sachiko per la madre e Yume per...chissà ;)
Anche Kaori e Daichi hanno un loro spazietto...come vi è sembrato?
Ho scritto troppo? xD
Passando ad altro...ho usato anche la più scontata delle espressioni giapponesi, si..."Baka"... che significa idiota/stupido. Ma questo credo si sappia xD.
Poi, ci sono cose che non ho spiegato del primo capitolo...sono spiacente >-<
Hokora= praticamente l'abitacolo dove si trova il pozzo
Haori= è un kimono simile alla veste di Inu, solo più corto che arriva un po' più sopra della metà coscia. Avete presente il vestito di Kagome nell'episodio "Succede tutto nella notte di utopia"? ecco, in quel modo, solo con le maniche del normale kimono.
A dir la verità, l'haori non potrebbe essere usato senza una veste sotto...nè pantaloni...ma spiegherò anche questo nella storia. Portate pazienza.
Haori-homi= il laccio che tiene l'haori, legato alla vita di Kaori con un fiocco. Ecco, questo fiocco è laterale, non dritto come quello del nostro mezzo-demone preferito.
L'onorifico "kun" viene usato per rivolgersi ad un coetaneo. Ad esempio, quando Hojo chiama Kagome, la dovrebbe chiamare "Higurashi-kun".
Spero di non essermi dimenticata nulla xD.
E, un'altra cosa, il terzo cap ce l'ho già in mente quindi credo dovrebbe uscire presto...sempre che io non cambi parti xD
Bah, si vedrà...
Spero che il cap vi sia piaciuto.
Grazie per aver letto :DDD
Al prossimo aggiornamento!
Holaaaaa <333
   
 
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