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Autore: Jamin_a    27/06/2016    1 recensioni
"Tranquilla zucchero" Si alzò dalla poltrona e, avvicinandosi a lei, la sovrastò con la sua altezza.
"Non sarò di certo io a infrangere i tuoi sogni di gloria da stupida capitolina"
Disse aspramente, fissandola negli occhi e facendosi serio.
[...]
"Ma tu ..." Continuò l'uomo sfiorandole le dita con cui lei teneva ancora stretto il collo della bottiglia.
".. Devi tenere giù le mani dal mio alcol" concluse secco, rubandole l'oggetto dalle mani.
Haymitch fece un passo indietro, sorridendo soddisfatto.
Effie rimase immobile a guardarlo andar via.
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piccola raccolta di momenti Hayffie
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“Ho sentito dire che dopo più di vent’anni nel ruolo di mentore finalmente Haymitch Abernathy ci degna della sua presenza” Disse sarcastica, chiedendosi anche lei cosa avesse spinto il mentore ad essere presente quella sera. Forse era riuscito a capire quanto fosse da maleducati non presentarsi mai a quella festa, ma non sembrava molto da Haymitch fare una cosa del genere, anzi, era molto più probabile che fosse talmente ubriaco da aver preso il treno ed essersi trovato a Capitol City per sbaglio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buooooongiorno a tutti
Si _Gia , la 72 era l’edizione di Annie :-* (almeno, così mi pare, se così non fosse, chiedo umilmente perdono a tutti )
Ah, per chi volesse aggiungermi, mi sono fatta facebook :D https://www.facebook.com/profile.php?id=100012558765847
Cooome al solito grazie infinito a chi segue questa piccola e umile storiella e mi accompagna nei miei scleri da fangirl hahah
Allora, ci tengo a precisare che quelli in corsivo sono i pensieri diretti dei personaggi, mi pare di aver già provato a utilizzare qualche frase così nei capitoli scorsi, ma sempre meglio precisare, in particolare in questo capitolo sono i pensieri di Haymitch
Scusate, ci ho messo una citazione di Grey’s anatomy, ma la descrizione ci stava a pennello ahaha chi la trova vince.. nulla perché siamo poveracci.
Spero veramente che questo capitolo vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me scriverlo.
Dal prossimo, salvo eventuali idee dell’ultimo minuto,  arrivano Katniss e Peta  ^.^
Come al solito vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura
 
 
 
Haymitch si diede dell’idiota e bevve un altro sorso di whiskey mentre cercava di farsi il nodo alla cravatta.  Odiava Capitol City, odiava il loro schifoso modo di fare, il loro schifoso modo di vestire, che odio sto cazzo di cravatta, le loro schifose feste, cosa cazzo ci fai qui lo sai solo tu oh, con quelle cazzo di persone, è la volta buona che tiro un pugno a qualcuna di quelle schifose facce oggi. Odiava i loro schifosi Hunger Games, quella di sei mesi fa era stata la settantatreesima edizione, e i suoi tributi erano morti entrambi immediatamente. Non odiava il loro alcol, questo doveva ammetterlo. Fanculo. Lasciò perdere la cravatta. Fece un altro sorso dalla bottiglia e andò a sedersi sconsolato sul bordo del letto di quella lussuosissima stanza d’albergo, chiedendosi per l’ennesima volta che cosa gli fosse saltato in testa.
Ogni anno arrivava per posta l’invito al banchetto presidenziale che concludeva il tour della vittoria a Capitol City, prima che il vincitore tornasse per festeggiare nel proprio distretto, e ogni anno lui ovviamente non ci andava.
E invece quest’anno sei qui come un povero coglione.
Qualcuno bussò alla porta e Haymitch imprecò andando ad aprire e davanti alla porta trovò l’accompagnatrice del distretto dodici
“Ho sentito dire che dopo più di vent’anni nel ruolo di mentore finalmente Haymitch Abernathy ci degna della sua presenza" Disse sarcastica, chiedendosi anche lei cosa avesse spinto il mentore ad essere presente quella sera, forse era riuscito a capire quanto fosse da maleducati non presentarsi mai a quella festa, ma non sembrava molto da Haymitch fare una cosa del genere, anzi, era molto più probabile che fosse talmente ubriaco da aver preso il treno ed essersi trovato a Capitol City per sbaglio.
Indossava un vestito rosso scuro, corto, con la gonna che sembrava ricoperta di rose, abbinate a delle piccole rose applicate sulla parrucca.  La pelle chiara faceva risaltare il rossetto che richiamava il colore del vestito. Haymitch la osservò per qualche secondo e immediatamente si ricordò perché era li. Dio quanto mi sei mancata zucchero.
“Volevo vedere fino a che punto si potevano ricoprire di ridicolo i capitolini” Disse spostandosi dalla porta per farla entrare. Effie si diresse verso la sedia, spostò schifata la bottiglia mezza vuota che il mentore aveva abbandonato li, e si sedette con la sua solita aria composta. Haymitch sbattè la porta dietro di sé e andò davanti allo specchio nel tentativo di sistemarsi la cravatta.
“Allora perché sei venuto?” chiese la ragazza. “Per l’alcol” Rispose secco il mentore armeggiando con i lembi “Ma perché le fate così ste cose che si arrotolano su sé stesse!” Si lamentò sbuffando. Effie sospirò. “Lascia stare faccio io” Si alzò in piedi e si piazzò tra l o specchio e Haymitch, sfilandogli la cravatta dalle mani. “La tua grazia la stava distruggendo” Disse ridendo. Lui la osservò con attenzione mentre muoveva le mani veloci e sicure. Lei alzò gli occhi a incrociare i suoi “Cosa c’è?” Sorrise “Mai visto fare un nodo decente?” Aggiunse, con una lieve risata. Gli sistemò il colletto della camicia. “Ecco, ora sei presentabile” Disse infine. Lo trovava estremamente affascinante quando si vestiva elegante. “Solo presentabile? È riduttivo dai” Disse lui sarcastico “Aspetta il tocco di classe” Disse piano, si sfilò una delle rose incastrate tra i capelli e gliela mise all’occhiello. “Ora sei perfetto” Concluse sorridendo lei.
Erano a pochi centimetri di distanza e Effie credette che il suo cuore potesse schizzarle fuori dal petto dal tanto batteva veloce. “Dovremmo andare” Sospirò lei, senza però riuscire a fare un passo per spostarsi. Era come se il suo corpo intero si rifiutasse di allontanarsi dal mentore, in piedi davanti a lei, che la guardava come se non avesse mai visto nulla di più bello al mondo. “Si dovremmo” Sussurrò lui prima di annullare ogni distanza e di fare finalmente quello che avrebbe dovuto fare molto tempo prima. Le prese il viso tra le mani e poggiò le labbra sulle sue. Fu sorpreso quando la ragazza, dopo un primo momento di stupore, ricambio il bacio. Haymitch finalmente si sentì come se dopo ventitré anni avesse finalmente ripreso a respirare, lei era ossigeno puro, stava annegando e lei lo aveva salvato.  Effie aprì leggermente le labbra come a voler dare il permesso ad Haymitch di approfondire il bacio. Lui fece scendere le mani andandole ad accarezzare la schiena mentre lei gli allacciò le braccia dietro al collo.
Di colpo il telefono squillò e i due furono costretti a interrompere il bacio “Dovresti rispondere” Disse Effie quando vide che il mentore non si era mosso di un centimetro. “Si dovrei” Commentò lui continuando a fissarla negli occhi e accarezzandole il viso con una mano. Effie sbuffò quando vide che lui non accennava a muoversi e si spostò verso il telefono. “Si?” Chiese lei tirando su la cornetta. “Ok, grazie, lo informo subito” Disse riattaccando, poi si voltò verso di lui. “Dicono che è arrivata la tua auto” Disse lei guardandolo. “Allora è il caso di andare” Aggiunse lui. “Io ho detto a Portia che ci sarei andata con lei” Disse la ragazza con aria triste “Certo, ci vediamo la allora” Si avvicinò a lei indeciso su come salutarla. Allora fu lei che questa volta sporse il viso verso quello di lui e gli diede un bacio veloce sulle labbra. “Ci vediamo la” disse poi prima di uscire dalla stanza.
 
Nessuno notò nulla alla festa, Effie rimase tutto il tempo a chiacchierare con altre accompagnatrici e con gli stilisti, Haymitch invece si sedette con Chaff accanto al tavolo dei liquori, si comportarono normalmente, tranne per qualche sguardo furtivo lanciato durante la serata. 
Quando fu quasi ora di andare il mentore salutò l’amico e raggiunse Effie.
“Oh Haymitch! Ti presento Cinna! Lui è il nuovo stilista del nostro distretto” Haymitch lo guardò con aria sospetta, niente parrucche strane, niente abiti stravaganti, sembrava uno a posto. Pensò che forse poteva dargli una possibilità. Gli sorrise cordiale “Piacere” Disse stringendogli la mano “Piacere mio” rispose lui. “Sono certissima che ci troveremo bene a lavorare assieme” Il mentore sorrise “Certo” poi si voltò verso la ragazza. “È scortese se ti chiedo un ballo?” Effie sorrise sorpresa “Assolutamente no” Disse.
Salutarono Cinna e si avviarono verso la pista da ballo. “Sei stato gentile con Cinna” Constatò la ragazza in tono sorpreso “Mh, lo dici come se io fossi uno stronzo di solito” Disse lui prendendole una mano e mettendole l’altra dietro la schiena “Oh, ma lo sei” Sorrise lei, seguendo i passi del mentore “Si hai ragione” Rise lui, facendola volteggiare “Ma Cinna sembra uno a posto, magari si salva” Accennò, facendola ridere. 
“Non sapevo che sapessi ballare” Disse lei, rendendosi conto che lui la stava guidando con molta agilità. “Sono un uomo dalle mille risorse” Sorrise lui, beccandosi un occhiataccia divertita dalla ragazza. Continuarono a ballare per tutto il resto della canzone, fino a quando la musica cessò e una voce invitò tutti a spostarsi dall’altro lato del palazzo per assistere ai fuochi d’artificio.
“E adesso?” Chiese Effie con aria preoccupata. Sapeva di non poter andare nel distretto dodici senza motivo, e tantomeno Haymitch poteva venire a Capitol City a trovarla. “E adesso ci salutiamo Zucchero, come ogni volta” Effie sorrise amaramente “Ormai siamo abituati. Non sarà più difficile delle altre volte” Continuò lui. “Si invece” Lo contraddì la ragazza. I due si fissarono per qualche istante, come se in quel momento ci fossero solamente loro. Una voce li portò alla realtà “Oh eccoti Effie!” Esclamo Octavia vedendo l’amica da lontano, se ne stavano andando tutti “Haymitch!” Lo salutò Portia. Haymitch rispose con un cenno, poi si rivolse a Effie “Ora dovresti andare” Disse amaramente. “Ci vediamo tra sei mesi” Aggiunse infine, come fosse una promessa, prima di veder la ragazza andar via. Si salutarono così quella volta, niente sarcasmo, niente battutine. Haymitch la guardò allontanarsi prima di voltarsi nella direzione opposta alla folla e lasciare la festa in anticipo.  Sorrise andando via, pensando a quanto odiasse quella città, odiava il loro modo di fare, odiava il loro modo di vestire, odiava le loro feste e i loro Hunger Games. Si fermò un secondo, guardò intorno come per assicurarsi che non lo stesse vedendo nessuno e rubò una bottiglia di vino dalla tavola che abilmente nascose verso la giacca prima di passare indisturbato all’uscita. Forse non odiava proprio tutto di quella città, non odiava il loro alcol, e sicuramente, al cento per cento, era certo di non odiare Effie Trinket.

 
  
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