Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Marilia__88    27/06/2016    3 recensioni
Una nuova storia che come "Ti brucerò il cuore" riparte dal presunto ritorno di Moriarty e dallo stesso momento. Un'altra versione della quarta stagione con nuove teorie e nuove congetture completamente diverse.
Dalla storia:
“Sherlock, aspetta, spiegami… Moriarty è vivo allora?” chiese John, mentre cercava di tenere il passo dell’amico.
“Non ho detto che è vivo, ho detto che è tornato” rispose Sherlock, fermandosi e voltandosi verso di lui.
“Quindi è morto?” intervenne Mary nel tentativo di capirci qualcosa.
“Certo che è morto! Gli è esploso il cervello, nessuno sopravvivrebbe!” esclamò Sherlock con il suo solito tono di chi deve spiegare qualcosa di ovvio “…Mi sono quasi sparato un’overdose per dimostrarlo!”
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                   Miss me?








                                       Don't leave me






… In quel momento John non riuscì più a trattenersi. Poggiò il bicchiere sulla scrivania e si mise le mani sul volto, mentre alcune lacrime iniziarono a scendere senza controllo. “Non posso perderlo, Greg…non di nuovo…non adesso che noi…”.
Greg gli passò una mano sulle spalle per fargli sentire la sua vicinanza. “Lo so, John…mi dispiace…vorrei tanto poter fare qualcosa…”.
 
 





Dopo essersi sfogato, John ritornò a Baker Street. Appena entrò nel soggiorno fece cenno alla signora Hudson di lasciarli soli. Doveva dare la notizia a Sherlock e non sapeva come fare.
Il detective, però, riuscì a leggere nel suo sguardo tutto ciò che c’era da sapere e cercò di mostrare un’espressione fredda e impassibile. “Non c’è bisogno che dici niente, John…hanno confermato la mia partenza per venerdì…”.
Il medico annuì con lo sguardo basso. “L’hanno confermata, ma hanno anticipato la partenza a domani mattina…” rispose con voce rotta.
“Ok…” disse Sherlock, alzandosi e fermandosi a guardare fuori dalla finestra.
“Ok?... Sai dire solo questo?” sbottò John irritato.
“E cosa vuoi che dica, John?” urlò il detective, voltandosi di scatto.
“Non lo so…andrebbe bene qualsiasi reazione, invece di fingere che non ti importi!” ribatté il medico.
“Vuoi una reazione, John?... È questo che vuoi?” gridò Sherlock furioso “…Ti accontento subito, allora…” aggiunse, iniziando a prendere tutti gli oggetti che aveva a portata di mano e lanciandoli ferocemente contro il muro. “Questa reazione ti soddisfa, John?” continuò, urlando sempre più forte e continuando la sua opera distruttiva.
John non sapeva cosa dire. Venne assalito nuovamente dall’angoscia e si mise le mani sul volto, nel tentativo di nascondere alcune lacrime che gli rigavano il viso.
Appena il detective si accorse delle sue lacrime, però, si fermò con un libro ancora in mano e lo fissò per qualche istante. Poi lasciò cadere il libro a terra, si precipitò verso di lui e lo abbracciò con forza. “M-mi dispiace…” disse con voce tremante.
Rimasero stretti in quell’abbraccio per alcuni minuti senza dire niente. Subito dopo fu il medico a rompere quel silenzio. “Vengo anche io con te…” disse, guardandolo dritto negli occhi.
Sherlock rise nervosamente e si staccò da lui. “Non se ne parla, John!”
“Perché no?... Qualsiasi cosa dovrai affrontare in quel posto, la affronteremo insieme come abbiamo sempre fatto!... Ricordi? Noi due da soli contro il resto del mondo…” ribatté prontamente John.
Il detective, abbassò lo sguardo “Non questa volta…”.
“Ma Sherlock…” provò di nuovo il medico, ma venne interrotto.
“Smettila, John!” urlò Sherlock all’improvviso. Poi sospirò pesantemente e si voltò di scatto, recandosi in camera sua.
 


Il consulente investigativo passò il resto della giornata da solo nella sua stanza. Sapeva che John era testardo e sapeva che non si sarebbe mai arreso. Lo avrebbe seguito lo stesso e non ci sarebbe stato niente che avesse potuto dire o fare, per farlo demordere. D’altra parte era anche terrorizzato all’idea di tornare in quei posti e di subire nuovamente quegli orribili trattamenti. Doveva farsi venire un’idea e doveva farlo più velocemente possibile. Dopo ore passate seduto sul letto a pensare, immerso nel suo palazzo mentale, trovò la soluzione che stava cercando: una soluzione rapida e indolore, che avrebbe posto fine alle sue sofferenze e, allo stesso tempo, avrebbe anche salvato John. In quel momento il suo sguardo si spostò verso la finestra e si accorse che era già sera. Quella sarebbe stata l’ultima notte che avrebbe passato a Baker Street, l’ultima notte che avrebbe passato con John. Questi ultimi pensieri lo travolsero all’improvviso, facendogli provare una profonda angoscia. Si sdraiò completamente sul letto e sospirò, passandosi nervosamente le mani nei capelli.
 

Il medico era rimasto per tutta la giornata in soggiorno. Non aveva avuto la forza di occuparsi di Victoria, perciò aveva spiegato la situazione alla signora Hudson, pregandola di tenerla fino all’indomani mattina. Verso il pomeriggio si recò in cucina e si preparò una tazza di tè. Era così tentato di andare da Sherlock, nella sua stanza. In fondo quello era l’ultimo giorno che avrebbero passato insieme, ma se il suo migliore amico non era uscito da lì, voleva dire che non desiderava la sua compagnia e preferiva restare da solo. Appena il tè fu pronto, si andò a sedere con sconforto sulla sua poltrona e rimase lì con la tazza in mano e lo sguardo perso nel vuoto.
Arrivò sera e John iniziò a diventare irrequieto. Il fatto che non si sentissero rumori provenire dalla camera del detective, lo inquietava parecchio. Mentre pensava sul da farsi, però, sentì pronunciare il suo nome. Sherlock lo stava chiamando dalla sua stanza. 
Il medico si alzò di scatto dalla poltrona e si precipitò preoccupato da lui. Lo trovò disteso sul letto, abbracciato alle lenzuola bianche. “Che succede?” chiese allarmato.
“John…i-io…” provò a dire il detective, ma si bloccò ed abbassò lo sguardo. Dopo alcuni secondi, sospirò pesantemente e riprese. “…i-io non voglio restare solo…questa notte…” rispose il detective con le lacrime agli occhi.
John lo guardò e gli sorrise. Poi si sdraiò accanto a lui e continuò a fissarlo.
Sherlock parve riflettere qualche istante, con aria combattuta, su quello che stava per fare. Subito dopo si avvicinò a lui ed iniziò a baciarlo, attirandolo maggiormente a sé, in modo da far aderire i loro corpi.
Il medico non si oppose. Si lasciò andare a quel bacio con trasporto e desiderio.
Il detective con le mani tremanti e i movimenti un po' impacciati, iniziò a spogliarlo e lo stesso fece John con lui.
Quella notte fecero l’amore con tutto il desiderio e tutta la passione che riuscirono a provare. Si concessero l’uno a l’altro come se non ci fosse un domani, dimenticando per qualche istante ciò che sarebbe accaduto la mattina seguente.
Appena tutto finì, si abbandonarono sul letto esausti e soddisfatti.
 
Mentre si trovavano stretti in un dolce abbraccio, Sherlock si schiarì la voce e sospirò “M-mi dispiace di non aver avuto mai il coraggio di dirtelo, John…ma io…io ti amo…e credo di averti sempre amato dal primo istante in cui ti ho visto… da quel giorno in cui sei venuto con Mike al laboratorio del Bart’s…”.  
Il cuore di John perse un battito nel sentire quelle parole. Si voltò a guardarlo con un’espressione sorpresa e sorrise. “Anche io ti amo, Sherlock…”.
“John, voglio che tu mi faccia una promessa…” disse il detective con uno sguardo triste.
“Cosa?” chiese il medico confuso.
“Voglio che tu mi prometta che, qualunque cosa accada, tu sarai forte e andrai avanti con la tua vita…” rispose Sherlock.
“Sembra che tu mi stia dicendo addio, Sherlock…e la cosa non mi piace…sai che non ti lascerò mai partire da solo, vero? Sai bene che qualunque cosa tu possa dire o fare, non riuscirai ad impedirmi di seguirti!” esclamò John deciso.
“Si, lo so…” rispose semplicemente il detective. Poi poggiò il viso sulla spalla del medico e si lasciò cullare da quel tenero abbraccio.
Dopo una ventina di minuti, John crollò in un sonno profondo. Sherlock era rimasto immobile con gli occhi chiusi in attesa che il suo migliore amico si fosse addormentato. Si alzò lentamente dal letto, facendo attenzione a non svegliarlo e si vestì. Prima di uscire dalla stanza, però, si fermò un attimo a guardarlo. Era così bello, mentre dormiva tranquillo nel suo letto. Non avrebbe mai voluto lasciarlo, ma non aveva altra scelta. “Addio, John…” disse. Poi si voltò e si recò velocemente fuori dall’appartamento.
Appena si trovò sul marciapiede davanti al 221B, si fermò qualche istante a riflettere su ciò che stava per fare. Era convinto che fosse la scelta giusta, ma stranamente sentiva un peso sul cuore che lo rendeva insicuro. Fece un profondo respiro per farsi coraggio e si incamminò.
Arrivò nel solito vicolo malfamato, si addentrò fino al punto in cui si trovava lo spacciatore ed acquistò tutto ciò che aveva. Dopo aver comprato tutti i tipi di droghe di cui disponeva l’uomo, iniziò a pensare ad un posto dove andare. Alla fine optò per la villa di suo fratello. Non sapeva perché avesse scelto proprio quel luogo, ma in quel momento era l’unico che gli veniva in mente. Afferrò dalla tasca la copia delle chiavi che portava sempre con sé e prese un taxi.
 
 

John si svegliò di soprassalto. Cercò di mettere bene a fuoco la stanza e guardò l’orologio: erano le 3.00. Si voltò di lato e cercò con la mano il corpo di Sherlock alla sua sinistra, ma ben presto si accorse che non c’era. Si alzò di scatto, accese la luce e si guardò intorno confuso. “Sherlock?” lo chiamò con la voce ancora impastata di sonno. Si vestì velocemente ed andò in soggiorno, convinto di trovarlo lì. “Sherlock?” provò di nuovo. Un’ondata di panico lo travolse quando si accorse che l’appartamento era vuoto. Sherlock era ancora agli arresti domiciliari e non sarebbe potuto uscire. Dov’era andato alle tre di notte? Cercando di mantenere la calma prese il cellulare e provò a chiamarlo. Il telefono, però, risultava spento. Si passò nervosamente una mano sul viso e digitò il numero di Greg.
“John?” rispose Lestrade con la voce assonnata.
“Sherlock è scappato!” esclamò John con il respiro corto.
“Che vuol dire che è scappato?” chiese l’ispettore allarmato.
“Mi sono svegliato e non l’ho trovato in casa…ho provato a chiamarlo, ma ha il cellulare spento!... Greg, i-io…io ho paura che possa fare qualcosa di avventato…” disse il medico disperato.
Greg sospirò pesantemente. “Stai tranquillo, John…vengo subito a prenderti ed andiamo a cercarlo…”.
 



Sherlock scese dal taxi e si avviò velocemente dentro la villa di Mycroft. Voleva fare tutto più in fretta possibile, perché sapeva che se avesse avuto il tempo di pensarci ancora su, non ne avrebbe avuto più il coraggio. Entrò nel soggiorno e una strana angoscia lo travolse. Solo in quel momento si ricordò che da quando suo fratello era morto, non si era ancora mai recato in quella casa. Si fermò ad osservare la sua poltrona davanti al camino. Se chiudeva gli occhi poteva ancora vederlo lì seduto, con un bicchiere in mano, intento a sorseggiare del brandy. Non riusciva a credere che potesse mancargli così tanto. Non riusciva a credere che pensare a lui gli provocasse un dolore così intenso. Per un momento gli parve di sentire la sua voce che lo rimproverava per ciò che stava per fare. Si ricordò di quel giorno sull’aereo, si ricordò le sue parole: “…Sono stato qui per te, sono qui per te e sarò sempre qui per te…”. Eppure adesso che aveva bisogno di lui non c’era. Adesso che aveva bisogno di essere salvato, non era lì con lui. Sospirò pesantemente e si sedette a terra, vicino alla poltrona di Mycroft. Tirò fuori tutte le fiale e le pillole dal sacchetto e con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, iniziò a prenderle.
 
 


Dopo venti minuti Lestade arrivò a Baker Street. John lo stava già aspettando fuori davanti alla porta del 221B.
Il medico salì velocemente in macchina e, lui e Greg partirono alla ricerca di Sherlock.
Lo cercarono in tutti i nascondigli preferiti dal detective, ma non ottennero risultati. Avevano passato più di un’ora a setacciare la città ed avevano fallito miseramente nella loro impresa.
“Hai qualche altra idea?” chiese Greg con sconforto.
Il medico si mise le mani sul volto e negò con il capo. Non gli veniva in mente nessun’altro posto dove andare a cercarlo. “Dove diamine sei, Sherlock?” si chiese disperato tra sé e sé. In quel momento, però, un’idea attraversò la sua mente come un lampo improvviso. “Greg, c’è ancora un posto che non abbiamo controllato!”.
“Quale?” domandò l’ispettore.
“Casa di Mycroft!” rispose con certezza “…Una volta Sherlock mi ha detto di avere le chiavi di casa di suo fratello…potrebbe essere lì!”.
Lestrade annuì, anche lui convinto da quella teoria e si diresse velocemente verso la villa del politico.
 
Arrivati a casa di Mycroft si precipitarono verso l’ingresso e si accorsero che la porta era socchiusa. Qualcuno era entrato lì e, quel qualcuno, poteva essere Sherlock.
John corse dentro e cominciò a guardarsi intorno. “Sherlock!” urlò preoccupato.
Greg, intanto, si recò nel soggiorno e dopo aver ispezionato la stanza con cura, qualcosa sul pavimento, vicino al camino, attirò la sua attenzione. Si avvicinò e lo vide. Sherlock giaceva a terra immobile. Intorno a lui c’erano flaconi di pillole, fiale e tutto l’occorrente per le iniezioni. “Cristo Santo, Sherlock!” esclamò terrorizzato, inginocchiandosi vicino a lui. “John! Corri, l’ho trovato!”.
Il medico sentì la voce di Lestrade che lo chiamava e il suo cuore perse un battito. Quel tono d’urgenza non prometteva niente di buono. Appena entrò nel soggiorno e lo vide, si sentì mancare l’aria. Si precipitò a terra vicino a lui ed iniziò a scuoterlo con forza. “Sherlock, mi senti?” provò a chiamarlo. Il detective, però, non dava nessun segno di ripresa. “Chiama subito un’ambulanza, presto!” gridò verso Greg. Poi gli prese il polso tra le mani per controllare il battito: il battito era irregolare, la temperatura corporea era decisamente alta e respirava con molta fatica. Cercando di non farsi prendere dal panico, provò a tirargli alcuni colpetti sul viso, nel tentativo di fargli riprendere conoscenza. “Ti prego, Sherlock…svegliati” lo pregò disperato e con le lacrime agli occhi.
Dopo alcuni istanti Sherlock aprì lentamente gli occhi ed incontrò lo sguardo del medico. Poi si voltò di lato ed iniziò a contorcersi dal dolore, tossendo convulsivamente.
Greg, dopo aver chiamato i soccorsi, ritornò da loro. “Stanno arrivando…”.
“Sherlock, guardami…devi rimanere sveglio, va bene?... L’ambulanza sarà qui tra poco…” disse il medico.
“Mycroft…” sibilò il detective con un filo di voce.
John rimase di sasso nel sentire quel nome. “No, Sherlock…s-sono John!” rispose titubante.
Sherlock continuò a contorcersi dal dolore ed un gemito sfuggì dalle sue labbra. “Mycroft…mi dispiace…” disse tra le lacrime.
Il medico si scambiò uno sguardo perplesso con l’ispettore. Era sicuramente in stato confusionale e non riusciva a distinguere la realtà dalla finzione. Fu allora che capì, che in quel momento ricordargli la morte di suo fratello, non sarebbe servito a niente. Non rimaneva che assecondarlo in attesa dei soccorsi. “Non fa niente, Sherlock…va tutto bene…”.
“I-io non ho…fatto una lista…” continuò Sherlock con voce rotta.
John gli passò una mano tra i capelli con dolcezza. “Non fa niente, ma devi resistere…non lasciarti andare…”.
Il detective negò con il capo e trattenne una smorfia di dolore. “Ormai non ha più senso…”.
“Certo che ha senso…devi farlo per le persone che ti vogliono bene, per me…e per John…” disse il medico con voce tremante.
“Tanto morirò…lo stesso…tanto vale…anticipare le cose…” rispose Sherlock, ansimando pesantemente. Non riusciva più a respirare ed il dolore diffuso per tutto il corpo era diventato ingestibile. Chiuse gli occhi e si raggomitolò su sé stesso, mentre alcuni gemiti gli sfuggivano dalle labbra.
Fu allora che John non poté più mantenere il suo autocontrollo. Non poté più fingere di essere Mycroft ed iniziò a piangere disperato. “Ti prego, Sherlock…non lasciarmi…” lo supplicò tra le lacrime.
Lestrade, intanto, era ancora immobile vicino a loro. Era pietrificato dalla paura e non riusciva a dire niente.
Nel sentire i singhiozzi di John il detective parve ritornare momentaneamente in sé. Aprì di nuovo gli occhi e voltò lo sguardo stanco verso il suo migliore amico, fissandolo con aria confusa “John…?”.
“Si…sono qui!” esclamò il medico, accennando un lieve sorriso. Poi gli prese la mano tra le sue e la strinse con forza per fargli sentire la sua presenza. “Dannazione, Sherlock…perché l’hai fatto?”.
“N-non potevo…partire, John…ed affrontare…tutto di nuovo…” rispose Sherlock con voce flebile.
“Ma sarei venuto con te! Non ti avrei mai lasciato andare da solo, lo sai!” ribatté John.
Con un po' di fatica il detective alzò una mano ed accarezzò la guancia del medico. “Ed i-io…n-non ti avrei…mai messo…in pericolo…lo sai…” disse, sorridendo appena. Dopo alcuni istanti una forte fitta lo travolse all’improvviso. Un gemito sfuggì dalle sue labbra e strinse i denti nel vano tentativo di non farsi sopraffare dal dolore. Subito dopo, però, non riuscì più a resistere; chiuse gli occhi e smise di respirare. 











Angolo dell'autrice:
Salve! Eccovi il ventiduesimo capitolo! Beh, è un pò drammatico ed abbiamo anche un maggiore contatto tra John e Sherlock. Il nostro detective sapendo che era l'ultima notte che avrebbe passato con il suo John, ha preso coraggio e si è fatto avanti sia fisicamente, che nel dichiarare esplicitamente i suoi sentimenti. 

Sherlock non solo non voleva partire e ritornare in quei posti, ma sapeva anche che se fosse partito John lo avrebbe seguito e naturalmente avrebbe rischiato anche lui la vita...e non poteva permetterlo! Per questo l'overdose gli è sembrata di nuovo l'unica soluzione.

Il fatto che scelga proprio la villa di suo fratello e che pensi a lui prima di fare quel gesto mi è sembrata una cosa carina...spero vi sia piaciuta...

La fine di Sherlock comunque la scoprirete nel prossimo capitolo, anche il finale di questo non fa prevedere niente di buono! 

Grazie a chi continua a seguire la storia e a chi vuole lasciare un commento...Alla prossima ;)



 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Marilia__88