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Autore: Kya_63    28/06/2016    1 recensioni
Percy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare.
Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i suoi amici e il mondo maglico, ma qualcosa stava cambiando.
Due mondi diversi, due eroi diversi e un pericolo in comune che minaccia di distruggere il mondo. Questa è la storia che nessuno ha il coraggio di raccontare, che nessun poeta o scrittore conosce veramente sino in fondo e che non ha mai trascritto. Questa è la storia che pure gli Dei hanno paura a narrare.
(Spoiler di Eroi dell'Olimpo, la saga di Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo e Harry Potter. Non tiene conto di TOA)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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DIVINITA’ MINORI
Annabeth era felicissima di tornare al Campo Mezzosangue per svariati motivi. Il primo era Percy, il figlio di Poseidone, per il quale Annabeth aveva una cotta da quando avevano dodici anni. Ovviamente Percy c’era arrivato solo quando lei lo aveva baciato durante la sera del suo sedicesimo compleanno. Naturalmente la figlia di Atena aveva provato a farglielo capire prima di allora ma il ragazzo era una Testa d’Alghe. Il secondo motivo erano i suoi amici: Hazel, Piper, Jason, Calipso, Leo, Frank, Nico e Will. Erano la sua famiglia. Aveva viaggiato con loro dal Campo Mezzosangue alla Grecia e avevano rischiato tutti insieme la pelle per un centinaio di volte. Erano la famiglia che Annabeth non aveva mai avuto. Il terzo era l’allontanarsi da suo padre. I primi giorni erano andati a gonfie vele e sembrava che avessero risolto tutto, ma poi erano incominciati gli attacchi e la matrigna di Annabeth l’aveva sgridata mentre suo padre non aveva fatto nulla per impedirle di andarsene. Annabeth aveva passato la sua infanzia a scappare, quindi era abituata. Questa volta però, si era fermata al Campo Giove per qualche giorno con Piper, Hazel, Frank e Reyna. Aveva passato le migliori settimane della sua vita. Mentre andava con Percy alla Cabina 3, gli raccontò tutto quello che aveva passato da quando era andata a San Francisco. Lui pendeva dalle sue labbra e di questo lei era contenta. -Allora Testa d’Alghe, tu che mi racconti?- domandò non appena ebbe finito di parlare. -Niente di particolare- rispose lui- Qualche attacco qua e là e basta. Entrarono nella Cabina 3 e Annabeth appoggiò le valigie, poi s’avvicinò al ragazzo e chiese:-Non te ne andrai questa volta, vero? -Nel caso ti porto via con me- scherzò il figlio di Poseidone, afferrandola per i fianchi- Non mi separerò più da te. Qualunque cosa accada. Annabeth non fece in tempo a sorridere che Percy la baciò. Alla figlia di Atena erano mancati i suoi baci, quelli teneri, quelli che le facevano dimenticare il dolore che aveva dentro. -Mi sei mancata- disse Percy fermandosi per riprendere fiato. -Anche tu- rispose Annabeth per poi iniziare a disfare le valigie Il pomeriggio sembrava interminabile. Annabeth era passata per la Cabina 6, quella di sua madre, a vedere se andava tutto bene. Nonostante vivesse nella Cabina 3, Annabeth era rimasta comunque la capo-cabina della 6. Malcom, suo fratello, le aveva sempre detto che lì c’era un letto sempre libero per lei. La figlia di Atena aveva sempre risposto che nella Cabina 3 stava bene e che magari il letto poteva servire a qualcun altro. Passò alla Casa Grande, per salutare il Signor D, il direttore del Campo Mezzosangue. Quando ebbe finito, andò al Pino di Talia. Appoggiò una mano alla corteccia dell’albero e pensò a quando Talia era stata trasformata in quel pino. Si mise a terra a rimuginare sugli anni passati. Le immagini di Luke Castellan, Roma, il Tartaro e la Grecia, le passarono nella mente. Si mise inconsciamente a piangere. Sentì qualcuno avvicinarsi e lei stava per mandarlo via, chiunque fosse, ma quel qualcuno l’abbracciò tra le sue braccia. Avrebbe riconosciuto quel profumo di brezza marina tra mille altri: era Percy. -Ti ho cercato dappertutto, Sapientona- la rimproverò Percy- Non uscire mai da sola. Annabeth affondò il viso nel suo petto, ma si staccò quando sentì dei rumori. Probabilmente provenivano dalla base della collina. Proprio là, c’era il Minotauro, un toro- uomo appartenente alla mitologia greca che Percy e Annabeth conoscevano fin troppo bene. Questo stava attaccando un satiro e due ragazzi, probabilmente semidei. -Te la senti di combattere?- domandò Percy. Annabeth annuì e, alzandosi, prese la sua spada di osso di drago; l’aveva ricevuta nel Tartaro da un gigante, figlio di Gea e dello stesso Tartaro. Il suo nome era Damaseno. S’affrettarono a scendere dalla collina e , molto velocemente, colpirono ripetutamente il Minotauro, che però era un osso duro. Intanto, il satiro, che Annabeth aveva riconosciuto come Grover Underwood, e i due ragazzi erano arrivati alla barriera e l’avevano oltrepassata. Con un affondo Percy riuscì a distruggere il Minotauro, che diventò polvere d’oro. Correndo, risalirono la Collina Mezzosangue. Entrambi abbracciarono il loro amico satiro, con il quale avevano affrontato le imprese prima del ritorno di Gea. I due che avevano visto prima con Grover, erano una ragazza e un ragazzo della stessa età. La ragazza, però, era quella che incuriosiva di più Annabeth. Avrà avuto tredici anni ma ne dimostrava quindici. Era alta e magra, con gli occhi azzurri come il ghiaccio e i capelli candidi come la neve, tranne le punte che erano lilla. Aveva una giacca bianca, macchiata qua e là di terra, dei jeans e degli anfibi neri: era estremamente particolare quella ragazza. Il ragazzo stava accarezzando Peleo. Aveva capelli biondi come il miele e occhi verdi come il prato estivo. Sembrava il figlio di una qualche divinità della natura. -Ciao- salutò Percy- Benvenuti al Campo Mezzosangue. Io sono Percy, la ragazza qui accanto a me è Annabeth. -Io mi chiamo Valentina, Vale per gli amici. Che cos’è il Campo Mezzosangue? Così, il buon vecchio trio fece fare il giro del campo ai due ragazzi nuovi. Durante il tour, entrambi vennero riconosciuti. Vale era la figlia di Chione, l’unica in tutto il campo. Chione non era una delle dee più favorite al Campo Mezzosangue e al Campo Giove. Era stata dalla parte di Gea durante la battaglia contro i giganti. Vale, però, ammise che non aveva nulla a che fare con la dea della neve. Il ragazzo, Rick, era un figlio di Eolo. Esisteva una figlia di Borea al campo, che era arrivata ad ottobre e che si era sistemata nella cabina delle divinità del vento. Li lasciarono alla Cabina 21, una delle cabine costruite dopo la battaglia con Crono e andarono alla mensa dove i loro amici stavano bevendo la cioccolata calda. Si sederono al tavolo e davanti a loro comparve della cioccolata calda con biscotti appena sfornati. La cioccolata era buona e i biscotti sembravano dalla cucina di Sally Jackson. -È successo un casino negli Inferi- commentò Hazel. La ragazza non voleva rovinare la giornata, ma dalle loro facce, sembrò che l’avesse appena fatto. Leo sputò la cioccolata calda addosso a Percy che con un movimento della mano bloccò il liquido a mezz’aria. -Per tutti i pesciolini!- esclamò Percy-Che ti è saltato in mente. -Scusa, momento di panico- si scusò il figlio di Efesto. Il primo si trattenne dall’uccidere l’amico per averlo quasi ustionato. -Che genere di casino?- domandò Piper mentre addentava un biscotto. Hazel e Nico si lanciarono un’occhiata. La figlia di Plutone sospirò poi fece cenno al fratello di continuare. -Non sappiamo esattamente, cosa stia succedendo- spiegò Nico- Sono tutti in subbuglio. Nei Campi delle Pene, le Furie hanno incominciato ad essere più rigide. Papà dice che è tutto okay, che è tutto sotto controllo e che non ci dobbiamo preoccupare. Ma nessuno dei due ci crede. -Pensiamo- continuò Hazel- che papà stia liberando delle persone per dare loro una seconda possibilità. -Non è contro la legge?- chiese Jason. Jason adorava la legge, soprattutto quando veniva rispettata. Non c’era da stupirsi che suo padre fosse Giove. Nonostante questo, però, adorava il Campo Mezzosangue. -Credo che solo nel pericolo massimo si possano riportare in vita persone morte- commentò Annabeth fissando il liquido marrone nella sua tazza. -Dobbiamo attendere- finì Frank- Aspettare e vedere cosa accade. Tutti annuirono in consenso. Finirono di mangiare per poi tornare alle rispettive attività, anche se non si poteva fare molto con la neve. Mentre andavano alla spiaggia, Percy e Annabeth incontrarono tutti i loro amici, da Clarisse La Rue ai nuovi arrivati. C’erano ragazzi che provenivano da tutta l’America. La spiaggia era deserta. Si sedettero vicino al mare e guardarono il cielo. Ad un certo punto, Annabeth fece una cosa che Percy non si sarebbe mai aspettato: prese una palla di neve e gliela lanciò, centrandolo in testa. Poi fece un’altra palla di neve e lo colpì dritto in faccia. Rise divertita, nel vedere il suo fidanzato che cercava di scrollarsi la neve di dosso. Per tutta risposta, fece anche lui una palla di neve e la lanciò, ma lei riuscì a schivarla. -Come osi lanciarmi una palla di neve?! -Sei tu che hai incominciato!- ribattè Percy. Annabeth gli lanciò le braccia al collo e posò le labbra sulle sue. A confronto a quello che pensava, erano calde e sapevano di cioccolato. Erano buone, in poche parole. Percy si spinse in avanti e Annabeth finì per terra con lui sopra. Le accarezzò la guancia con un dito e le vennero i brividi. -Perché non vi prendete una camera? Lo sapete che la spiaggia è di tutti?! Annabeth s’alzò a malincuore, aiutata da Percy. Davanti a loro c’era una ragazza alta con occhi e capelli neri. Il volto era coperto di trucco che solo gli abitanti della Cabina 10 sapevano nominare e applicare. Nonostante fosse inverno, la ragazza aveva la giacca sbottonata, la maglietta corta e una gonna decisamente troppo corta. -Scusa- disse Annabeth- Io sono Annabeth, piacere di conoscerti. Mi dispiace. -Non m’interessa chi sei, biondina- ribatté lei- A parte questo, sono Giuly, figlia di Ebe. -Piacere Giuly!- esclamò Percy impedendo così ad Annabeth di strangolarla- Io sono Percy. Se non ti dispiace, noi ce ne andremo. Detto ciò riuscì a trascinare Annabeth lontana dalla faccia sorpresa della figlia di Ebe. Percy, sotto i baffi, rideva per il comportamento della sua ragazza. Aveva appena scoperto che era gelosa, nonostante lui con quella ragazza ci avesse rivolto appena la parola. Ovviamente anche lui sarebbe stato geloso se la sua ragazza avesse parlato con un ragazzo che non conosceva. Annabeth lo fermò davanti alla Cabina 3. Era stanca di essere trascinata per il campo senza sapere dove, il suo ragazzo, la stesse portando. -Cosa hai Percy?- gli domandò avvicinandosi. -Voglio passare ogni minuto di queste vacanze con te- le sussurrò tra i capelli biondi e soffici. Annabeth sorrise. Tirò una folata di vento. Annabeth, in quel momento, vide qualcosa che non andava, ma tornò a concentrarsi su Percy.
   
 
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