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Autore: Stellalontana    18/04/2009    1 recensioni
________Postato l'ultimo capitolo_________ Siamo giunti alla fine.
-Capisco- replicò Briseide. [...]-Allora è meglio se per questa volta sono io ad occuparmi di te- ridacchiò lei, baciandogli la fronte -sei d’accordo?-
-Come potrei non esserlo?- chiese allora Will, cercando di non perdere la presa sulla realtà.
Ma poi, non riuscendoci, la lasciò andare, e scoprì che in quel momento non importava poi così tanto.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 13

Capitolo tredici



Will si svegliò all’alba, quando il primo raggio del sole gli piovve sul volto. Aprì gli occhi, ritrovando con sollievo la familiare disposizione dei mobili della sua camera a Desra. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma ogni volta che apriva gli occhi e si trovava in quella camera si sentiva a casa. Si alzò e si vestì, allacciandosi il mantello al collo. Aprì la finestra e uscì sul piccolo terrazzo. Il cielo era tinto di rosa e azzurro pallido all’orizzonte, alla sua destra, mentre alla sua sinistra le tenebre ancora dominavano la terra silenziosa. Abbassò lo sguardo verso il cortile. Due figure ammantate di scuro camminavano tranquillamente. Will sorrise. Astro e Fedric avevano molto di cui parlare e lui si sentiva un po’ geloso, ma come non essere felice quando ogni giorno poteva stare in compagnia di Briseide? Il suo sorriso si fece più largo, pensando che aveva molto tempo per poter parlare con lei, per poter di nuovo essere felice. Tutto era andato per il meglio, Guy era stato spedito nelle Steppe, Seth era stato catturato al fronte con l’Aschart da una colonna di soldati, il Governatore di Salazard sarebbe arrivato tra circa un mese a Desra. Tutto andava bene. Tutto tranne Ashat. Will s’incupì. Doveva trovare il modo per toglierselo di torno, ma finché non fosse stato incoronato, il soleano rimaneva il Primo Ministro di suo zio. Tornò nella camera chiudendosi la finestra alle spalle. L’autunno era ormai alle porte e i campi cominciavano ad ingiallire. La guerra sarebbe finita, Lyone aveva ordinato alle truppe di ritirarsi e i generali non avevano aspettato un solo minuto di più a dichiarare la tregua. Sembrava che tutto si stesse facendo più calmo e ricominciasse il lento scorrere delle cose. E non era una cattiva notizia. Will scese dabbasso. Mentre percorreva il corridoio, una porta si aprì e ne uscì Briseide, sbadigliando. Will sorrise. -Buongiorno-
La ragazza si guardò un momento intorno, poi lo vide e il suo volto si aprì in un sorriso.
-Buongiorno, Will- gli si avvicinò -Dormito bene?-
-Benissimo, grazie. Tu?- si avviarono sulla strada per le cucine insieme. Briseide alzò le spalle.
-Bene. Non è il mio letto, ma è sempre meglio della dura terra- sorrise amara. Will aggrottò la fronte.
-Mi dispiace per tutto quello che hai passato Briseide-
-Non devi- la ragazza scosse la testa, i capelli intrecciati che le cadevano sulla spalla -Non ne vale la pena. È stato un... brutto periodo- sospirò -ma è passato e ciò che è meglio- lo guardò, sorridendo -è che sono insieme a te adesso-
Will le prese la mano e la baciò. -Bene-
Uscirono in giardino, mentre una delle cuoche li rimproverava per non aver aspettato che portassero loro la colazione. Will non si era mai sentito così bene come quel giorno. Sembrava che tutto andasse per il meglio, non c’era niente che non andava. Niente, a parte Ashat naturalmente.
-Ci sono dei colori bellissimi- la voce di Briseide lo distolse per un momento dai suoi pensieri. Stava guardando un nocciolo, con i suoi frutti non ancora maturi, che stendeva i suoi rami verso un cespuglio di rose, ormai sfiorite.
-Sì, hai ragione- Will le prese le mani, attirandola a sé. -Ho avuto paura... di non rivederti mai più-
La sentì sospirare sul proprio petto, mentre gli cingeva la vita con le braccia. -Anche io. Ho avuto paura di morire. Ho passato così tanto tempo chiedendomi che cosa stessi facendo, dove fossi... con chi fossi-
Will la sentì irrigidirsi nel suo abbraccio. La scostò così da poterla guardare negli occhi. -Ti riferisci ad Astro?- chiese, abbassando la voce ad un sussurro, come se non volesse che nemmeno gli alberi sentissero. Briseide annuì, distogliendo lo sguardo da quello di Will. Lui sospirò.
-Astro è una ragazza forte- cominciò, accarezzando la treccia di Briseide -ma non la amo- sorrise, vedendo la sua espressione -perché era questo, quello che volevi sapere non è vero?-
Briseide distolse di nuovo lo sguardo dai suoi occhi. -Io... credevo che tu mi avessi salvata soltanto per il nostro debito... e adesso noi...-
-Siamo pari?- chiese Will ridacchiando -No, non siamo pari. Hai ragione, tu hai salvato la mia vita, ed io ho salvato la tua. Ma c’è una cosa che non ti ho detto. Una cosa che ho chiesto a tuo padre e che lui mi ha concesso se ti avessi salvato-
-Che cosa?- Briseide lo guardò sospettosa, fermando la sua mano, che era scesa sopra il proprio braccio. Will sorrise.
-La tua mano- sentì la ragazza trattenere il respiro.
-La mia... vuoi dire... io... Will...- balbettò lei, senza sapere che cosa dire.
-Oh, finiscila!- la schernì lui -Quando tuo padre arriverà dall’Aschart, sarà già tutto pronto per il nostro matrimonio- Will l’abbracciò di nuovo, tenendola stretta contro di sé. I suoi capelli avevano il profumo dei fiori, e riusciva a sentire il suo cuore battere contro il proprio. Era una bella sensazione. Briseide sospirò, sul suo petto.
-C’è qualcosa che non va?- chiese Will, scostandosi da lei. Le alzò il mento con le dita e vide i suoi occhi pieni di lacrime. Will la lasciò andare, tenendola per le spalle. -Che cosa c’è? Perché piangi?-
-Io... io... oh Will...- le sue parole divennero un singhiozzo, e lei si coprì il volto con le mani. -Io... non me lo merito!- singhiozzò.
-Ma che cosa stai dicendo?- chiese lui, prendendole le mani e scostandogliele dal viso. Lei voltò la testa, per non essere costretta a guardarlo negli occhi. -Non piangere... ti prego... dimmi che cosa c’è che non va- la prese di nuovo per le spalle, facendola voltare verso di lui. Gli occhi ambra della ragazza lo guardarono.
-Io ti amo! Will, io ti amo...- replicò lei, la voce contratta dal pianto -ma io... Seth lui ha...-
-Seth?- s’infervorò Will, il ricordo dello sprezzante del brigante ancora impresso nella memoria. Lasciò andare le braccia di Briseide, come se si fosse scottato -Che cosa ha a che fare questa storia con quel brigante?-
La vide sollevare con cautela le maniche del vestito. Sugli avambracci portava i segni inconfutabili di una violenza. I lividi erano diventati ombre giallognole sulla sua pelle candida.
-Ti ha picchiato?- chiese Will, quasi soffocato dalla rabbia e dall’ansia. Briseide non rispose. Annuì, dopo un minuto che a Will parve interminabile. -E tu hai anche avuto il coraggio di dirmi che non meritava di morire?- gridò dandole le spalle. -Ho rischiato la mia vita, quella di Fedric, per liberarti. Avrei dovuto ucciderlo per quello che ha fatto... ma tu, proprio tu hai fermato la mia spada-
Il silenzio che seguì fu rotto solamente dai loro respiri. Quello alterato dalla rabbia di Will e quello intermittente, di Briseide. La ragazza scivolò a terra, coprendosi il volto con le mani. Will fremeva dalla rabbia. Come poteva un uomo anche solo poter pensare di picchiare una donna? Anche solo pensare di fare del male a quella creatura? Dio, quanto avrebbe voluto trovare quel brigante e ucciderlo con le sue stesse mani. Avrebbe voluto strappargli quel sorrisetto beffardo dalle labbra, e guardarlo chiedere scusa, implorare il perdono. Ma a cosa sarebbe servito? La vendetta adesso non sarebbe servita a niente. Si voltò ancora tremando dalla rabbia, per tornare a guardare Briseide. Si abbracciava il corpo, come cercando protezione. Il vestito rosso porpora metteva in risalto la sua figura snella. Will si accucciò davanti a lei. Non sapeva che cosa dire, perciò la tirò verso di sé, abbracciandola. La sentì irrigidirsi nel suo abbraccio, poi divincolarsi, per poi guardarlo negli occhi. L’ambra liquida delle sue iridi gli fece male al cuore. Una fitta di dolore, come se gli avessero conficcato una lama incandescente nel petto. Tutto il dolore rinchiuso in quegli occhi sembrava non avere tregua.
-Perdonami, Will- sussurrò Briseide -perdonami. Avrei dovuto lasciarti fare. Avresti dovuto ucciderlo. Ma non è la mia vendetta che è importante. Non pensavo a quello in quel momento. Pensavo alla tua coscienza- chiuse per un attimo gli occhi, poi tornò a fissarlo -non volevo che tu avessi anche la sua squallida vita sulla coscienza-
-È tanto tempo ormai, che la mia coscienza ha smesso di parlarmi, Briseide- ribatté lui, duro.
-Non sei un assassino, Will. Nemmeno in guerra lo eri o sbaglio?- chiese allora Briseide, appoggiando una mano sul suo torace. Lui la prese e se la portò alle labbra.
-Vedi questa mano?- le chiese, facendo combaciare le loro dita. La mano di Briseide era piccola in confronto alla sua, e bianca. Le cicatrici sorridevano maligne sulla pelle abbronzata di Will e sembravano ricordargli ogni singolo giorno passato sotto le armi. -Questa è la mano di un assassino, un disertore, un ricercato, un...-
-Re- lo interruppe Briseide -sei re, Will, il futuro re della Solea- abbassò la testa -E un re non può permettersi di seguire la propria vendetta-
Will incrociò le dita con quelle della ragazza, cercando il suo sguardo. Rimase in silenzio, finché non fu lei a parlare di nuovo, la voce bassa.
-E questa mano- proseguì, facendosi rossa in volto, evitando accuratamente di guardarlo -mi metterà l’anello al dito, e mi condurrà verso le nostre notti, Will- sorrise imbarazza da quello che stava dicendo -e saranno queste mani- prese anche l’altra mano di Will fra le sue -che mi abbracceranno, che mi scalderanno, e che stringeranno i nostri figli-
-Briseide io...-, ma Will fu interrotto da uno dei numerosi ciambellani, consiglieri o paggetti che lo chiamavano in continuazione. Il paggetto in questione poteva avere sì e no dodici anni, e vestiva di un corpetto giallo sopra la camicia vermiglia, in coordinazione con i pantaloni a sbuffo e il gilet lungo fino alle ginocchia. Le scarpette dorate con la punta arrotondata battevano impazienti sulle lastre del vialetto.
-Il Primo Ministro Ashat vuole vedervi, principe- ripeté per la seconda volta.
-Va bene, adesso arrivo- si rivolse di nuovo a Briseide, alzandosi -Stavo...-
-Immediatamente, principe- lo interruppe di nuovo il ragazzino, impaziente. -Ha detto che dovete andare subito nella sala del trono-
-Uff!- esclamò Will, prendendo per mano Briseide -D’accordo, eccomi-
Tornarono dentro, e s’incamminarono verso la sala del trono. Quando il paggetto li ebbe annunciati, cosa che infastidiva enormemente Will, entrarono nella sala. Suo zio era seduto sul trono, e sul suo volto c’era un’ombra di rabbia, mentre Ashat sembrava estremamente compiaciuto.
-C’è qualcosa che non va?- chiese Will, alzando un sopracciglio. Ashat si avvicinò. Indossava la solita tunica che gli nascondeva perfino gli stivali, e un’alta fascia nera in vita. Quella veste lo faceva sembrare ancora più magro di quanto già non fosse.
-Mio principe, ho saputo soltanto oggi che siete intenzionato a sposare questa fanciulla- cominciò Ashat, la voce stridula impregnata di autocompiacimento -E in quanto consigliere reale devo avvertirvi degli inconvenienti del caso-
-Quali inconvenienti, Ashat?- Will incrociò le braccia sul petto. Il Ministro si sfregò le mani in un gesto compiaciuto.
-Beh, mio principe, la legge della Solea è chiara su questo punto: la sposa del principe deve avere nobili natali sia di padre sia di madre, ma non deve essere superiore in grado al principe, deve esprimersi correttamente in entrambi i dialetti della Solea, e...-
-E... e che cosa Ashat? Ancora “deve” e “deve”?- chiese infastidito Will -Ho letto anche io la legge. Briseide è la nipote del re dell’Aschart, figlia del governatore di Salazard e della Contessa di Oscura. Non mi è superiore in grado poiché esclusa dalla corona del proprio paese. Può imparare il secondo dialetto dopo il matrimonio e...-
-Beh, sire, ovviamente non deve essere stata sposata prima di sposare voi-
-Infatti- ringhiò Will, spostando il peso da un piede all’altro con risentimento. Prese la mano di Briseide.
-So dove volete arrivare, Primo Ministro- disse la ragazza, cogliendo per un momento Ashat in contropiede. -Voi volete sapere se io sia vergine o meno. Perché nella legge della Solea vi è scritto che solo una sposa vergine potrà salire al trono- la voce di Briseide vibrava di rabbia repressa. -Ebbene, Primo Ministro, lo sono. Siete contento adesso?-
-Come potete dimostrarlo, mia signora?- chiese mellifluo Ashat -In tempi più antichi era il Primo Ministro a scegliere la sposa per il re...-
-Ashat- il ringhio di Lyone scosse l’uomo, che si allontanò di un passo da Will -la tua fedeltà non ha vacillato un solo giorno- scese dal trono, lisciando piano le pieghe della tunica rossa -sei stato un uomo di talento, un uomo molto dotato...-
-Voi mi lusingate sire- sorrise compiaciuto il Ministro.
-... nel perseguire i tuoi affari. Crudele e spietato quando si trattava di “nemici della corona”. Ma non erano i miei nemici a preoccuparti, bensì i tuoi. Perché tu sapevi chi era William, non è vero? Sei stato tu il primo a riconoscere mia sorella nei tratti di mio nipote, non è così? E hai cercato di ucciderlo, di convincermi a mandarlo al patibolo- Lyone sospirò -Ma sfortunatamente per te, io sapevo già tutto, dalle lettere di mia sorella. Oh- esclamò compiaciuto -vedo che questo tassello ti mancava. Beh, come vedi non sono uno sprovveduto come può sembrare. Ho trovato il tuo messaggero cioè- schioccò le dita e due guardie entrarono trascinando un soldato ferito lievemente ad una gamba -lo hanno trovato le mie guardie, che tentava di consegnare un falso messaggio ai miei generali. E indovina un po’ di chi è la firma?-
Will vide il volto di Ashat trasformarsi in una smorfia irritata. -Mio sire, io credo...-
-Tu credi che cosa, Ashat?- Lyone si avvicinò al Primo Ministro, le mani intrecciate dietro la schiena -Sono stato fin troppo indulgente nei tuoi confronti, come lo è stato mio padre-
-Vostro padre era un uomo migliore di quanto crediate- balbettò Ashat, rosso in volto. -Lui non mi avrebbe condannato per un messaggio, per quanto...- Ashat chiuse la bocca un secondo dopo essersi reso conto di ciò che aveva detto. Lyone scoppiò in una risata stridula.
-Certo! Ti riferisci forse al fatto che tollerava le tue incursioni nel suo letto?- alzò una mano frenando le deboli proteste di Ashat -Ad ogni modo, da adesso in poi i tuoi servigi non sono più richiesti-
Ashat si guardò intorno, cercando un appiglio. Quando il suo sguardo di fermò su Will, e lui sorrise, sprezzante. -Sei stato tu... piccolo impudente... è stato tutto un...-
-Silenzio!- tuonò suo zio, facendo un segno alle guardie. -Portatelo via-
Ashat continuò a gridare improperi diretti a Will, che rimasero tutti senza risposta.
-Finalmente- sussurrò Lyone, passandosi una mano sul volto -è finita-
-Già- convenne Will, aggrottando la fronte -è stato un miracolo-
-No- lo interruppe suo zio, con un lieve sorriso -è stato un inganno- il sorriso si aprì -E se non sbaglio è stata una tua idea, quella del messaggero-
-Ashat mi è sempre stato antipatico- borbottò Will arrossendo. Briseide, che per tutto il colloquio era rimasta in silenzio, scoppiò in una risata. -Che c’è?-
-Oh, Will, sei proprio crudele!- il ragazzo le cinse la vita con un braccio.
-Sì- convenne con un sorrisetto -ed è per questo che mi ami-




SPAZIO AUTRICE
^^capitoletto corto, ma spero carino^^

Araluna: Ciao carissima! Grazie per la tua bella recensione! Hai proprio ragione, sul duello. Prima avevo l'intenzione di farli sfidare davanti a tutta Desra, ma la poi non so... Insomma, mi piaceva di più così! In quanto alla sorte di Briseide, sìsì, puoi stare tranquilla. Ti anticipo soltanto che le cose per Seth non si mettono molto bene^^ (si lo so, per sadicismo ho preso da TE!!)
Un bacione e alla prossima
Stellalontana*






   
 
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