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Autore: SoyunCasiAngel    29/06/2016    0 recensioni
Lali è una ragazza dalla bellezza molto particolare,ha scuola va bene e ha una relazione con Gaston che va a gonfie vele,tuttavia nella sua vita c'è una persona che sembra far di tutto per darle fastidio e farla innervosire non poco anzi,parecchio.Il ragazzo in questione è Peter il tipico bello ma scemo con cui litiga tutto il tempo ma che guarda caso è proprio il fratellino del suo attuale ragazzo.
ps, storia non mia,ripubblicata con permesso autrice
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marianella, Rama, Tefi, Thiago
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quel pomeriggio meraviglioso passato in compagnia di Poli, mi recai più sollevata a casa. Lo adoravo, si, mi piaceva stare con lui. Mi sentivo protetta e stranamente me stessa. Non dovevo fingere, a lui piacevo così com'ero. Con Peter la scintilla era scattata, solo per una stupida scommessa. Non ne ero uscita illesa, ma di certo con l'aiuto del mio amico, sarei riuscita a superare quel brutto periodo. Era mattina presto dovevo andare a scuola, così con una leggera tisana alle erbe mi diressi calma al mio istituto. Stranamente l'aria invernale che si doveva percepire, non mi sferzò il viso. Con una musica ritmata di Avril Lavigne nelle orecchie, percorsi gli ultimi isolati. Mi guardai intorno, di solito all'entrata Cande mi aspettava e insieme entravamo in aula. Come volevasi dimostrare, di lei nessuna traccia. Dopo il suono della campanella, segno che quella lunga giornata era iniziata, vidi la mia ex migliore amica varcare la classe in compagnia di quella bionda ossigenata, alias Euge, la mia acerrima nemica. Non mi ero accorta della loro ''amicizia'' se così si poteva chiamare, forse ero troppo occupata a deprimermi per Peter, che per vedere come si riduceva la mia vecchia amica. Era davvero cambiata, prima di tutto nell'aspetto. La osservai a lungo e poi sgranai gli occhi, impossibile.
La vecchia Cande, non avrebbe mai indossato una gonna così corta. Per non parlare del top così succinto e aderente. E quello cos'era.. trucco? Lei non si riempiva mai di quegli intrugli proprio perchè la sua, era una bellezza al naturale.
E vederla davanti a me, così cambiata e diversa, mi fece male. Male perchè non la riconobbi più. Male perchè non vedevo più quell'amica che divise con me i dolcetti di Halloween in seconda elementare. Male perchè era diventata superficiale e finta proprio come quella stupida Barbie ossigenata al suo fianco. E poi quel video mi balenò in mente, un ennesimo colpo che mi fece male. La seguii con lo sguardo, mentre camminava seducente tra i banchi sorridendo a destra e a manca. Poi la vidi avvicinarsi velocemente sulla soglia dell'aula e appiccicarsi come una sanguisuga ad un ragazzo moro. E quello chi era? Mi ritrovai a pensare. Un ennesimo punto da assegnare a quella ragazza che per me era divenuta un'estranea. Dove era finito tutto quell'amore versoVico? Non riuscendo più a sopportare quella situazione, la scansai in malo modo per uscire fuori dall'aula e sentii in lontananza Euge che domandò:
- Come hai fatto a frequentare quella sfigata ? -
- Non lo so nemmeno io - rispose ridendo. Si proprio lei, Cande.
Lacrime veloci presero spazio sul mio viso, ormai vedevo sfocato mentre girovagavo senza meta fra le diverse aule.
Finchè un foglio affisso sulla porta di una classe, attirò la mia attenzione.
Cari alunni della scuola Rockland, una delle attività extracurricolari che dispone il nostro istituto, è la possibilità di intraprendere un viaggio all'insegna di approfondire una determinata lingua. Quest'anno tutti gli alunni del terzo anno potranno partecipare a questo progetto 'Un viaggio a Londra' semplicemente mettendo il proprio nome negli spazi che troverete in fondo all'avviso. Ovviamente se vi sentite pronti e saprete come gestire la lingua, potrete tranquillamente partecipare. Inoltre tutti i costi sia dell'aereo e dell'hotel saranno pagati direttamente dalla scuola. Le altre attività al di fuori dei fini didattici , dovranno essere effettuati a vostre spese. I musei e monumenti saranno controllati con la supervisione del vostro docente di inglese. Anche quest'attività sarà pagata dalla scuola. Affrettatevi a partecipare a questo progetto, perchè scadrà il 30 gennaio. Distinti saluti e grazie della lettura, il vostro preside.
Finito di leggere, decisi che forse quell' avventura poteva distaccarmi un momento dalla mia vita complicata e disastrosa.
Così prendendo la penna appesa al fianco del foglio, decisi di scrivere il mio nome e cognome e solo dopo vidi una firma conosciuta. Juan Pedro Lanzani Vargas, sgranai gli occhi per lo stupore. Anche lui voleva entrare in quel progetto? Beh, probabilmente voleva vedere se le ragazze londinesi scopavano bene come quelle americane, pensai disgustata.
- Non dovresti essere a quest'ora nel corridoio - una voce maschile mi fece sobbalzare per lo spavento.
Lo riconobbi subito, ovviamente era lui.
- E tu come mai sei fuori ? - gli chiesi di rimando.
- Lo sai vero, che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda ? - replicò.
- Touchè - risposi guardandolo- Comunque, non sono affari tuoi - posai la penna, accanto al foglio.
- tu sei un'affar mio - commentò lisciandosi il ciuffo castano che ribelle gli ricadde in viso.
- Mm, non credo - sussurrai cercando di distrarmi dalla visione di quelle meravigliose e invitanti labbra. Dopo tutto quel che avevo passato a causa sua, mi faceva sempre lo stesso effetto, pensai indignata.
- Anche io ho messo la firma - indicò l'avviso affisso sulla porta, dove cinque secondi prima avevo scritto il mio nome.
- Già. Forse non hai capito che a quel progetto parteciperanno persone capaci e brillanti nell'inglese, sarai un intruso Lanzani - lo vidi sorridere, aggrottai le sopracciglia, che cosa aveva quel maniaco da sorridere inebetito ?
- Finalmente, adoravo quando mi trattavi male - mi riservò un'occhiata intensa, e io, non sopportando quella tensione distolsi lo sguardo guardando a terra, trovando interessante quel pavimento appiccicoso.
- Dovrei rientrare - mi diressi a passo svelto verso la mia classe, ma una sua mano mi afferrò la vita. Mi girai fino a scontrarmi con il suo viso, e incontrando quegli occhi così belli che per notti intere non mi facevano riposare.
- Peter.. - provai ad oppormi, ma in realtà volevo solo restare lì fra le sue braccia e respirare quell' odore familiare che era in grado di farmi uscire fuori di testa.
La sua stretta sui miei fianchi, si intensificò e poi non capii più niente. Rimasi immobile assaporando quel momento,mentre lui, ingordo, mi baciava il collo e lasciava baci focosi lungo tutta la spalla lasciata fuori dalla maglietta che portavo.
- Pet -ter - riprovai a chiamarlo, ma la mia voce non risultò molto credibile, anzi lo spinse a torturarmi ancora di più. Dovevo essere più convincente, mi dissi in mente. Così ci riprovai.
- Peter ! - esclamai cercando di divincolarmi dalla sua morsa.
- Mmh? - mugugnò mentre mi sfiorava con la lingua il lobo sinistro.
- Lasciami, ti prego - sussurrai stanca. Lui come se avessi detto la parola d'ordine, mi lasciò immediatamente, come risvegliatosi da uno stato di trance.
- Scusami. Non so cosa mi abbia preso - si giustificò il moro davanti a me.
- Non fa niente - gli dissi, poi staccandomi dal suo corpo rovente, mi diressi in classe.
Erano passati ben due giorni, da quell'incontro ravvicinato in corridoio con il mio ormai ex nemico. Per fortuna, non si era più avvicinato, aveva capito pienamente che mi serviva tempo.
Con Cande sempre al solito punto morto. Non aveva provato nemmeno a giustificarsi per quello schifoso comportamento e quell'atto orribile nei miei confronti. Forse per lei, era stato bene.
Raccattai tutta la mia roba dalla mia camera. Poi feci un resoconto.
Vestiti c'erano.
Scarpe c'erano
Ipod e Iphone c'erano.
Macchina Nikon c'era.
Trucchi, creme e balsami c'erano.
Spazzola e piastra c'erano.
Ok, ero pronta per quel viaggio meraviglioso a Londra. Però diciamo che quella città non era proprio l'ideale, era un pò pallosa. Pioveva sempre e il cielo era costantemente cupo e grigio.
Ah ecco.
Presi di corsa il mio ombrello dall'armadio.
Ombrello c'era.
Ora ero veramente pronta.
Velocemente salutai mia madre e si, anche quella palla al piede di mia sorella.
Poi con la mia unica valigia (strano ma vero, c'era entrato tutto lì dentro) salì al bordo del pullman che era parcheggiato davanti la scuola. Notai con mio grande piacere che c'erano alcune mie amiche di altre classi e che sopratutto non c'erano quelle due sorelle stonate alias: Cande ed Euge.
C'erano anche molti ragazzi, ero meravigliata, ero proprio convinta che saremmo state solo noi di sesso femminile a partecipare a quel progetto. E ovviamente fra la grande folla, incontrai gli unici occhi così belli e intensi, quelli di Lanzani. Lo vidi agitare la mano e salutarmi sorridendo, ricambiai il saluto con un cenno della testa. Camminai nel pullman e mi sedetti proprio accanto a lui. Non penserete mica a male? Erano finiti i posti disponibili.
Presi l' iphone che avevo accuratamente depositato nella tascha posteriore dei jeans, proprio perchè sapevo che mi sarebbe servito, e mandai un messaggio a Poli.
'Ehy sono già nel pullman. Appeno arrivo là ti chiamo. Manda un bacio a Daki, e dille che mi manca. A presto.' inviai il messaggio e poi rimisi il telefono a posto.
- Chi è il tuo ragazzo ? - mi domandò curioso il vicino al mio fianco.
- Peter no - sbottai esasperata. Possibile che doveva sempre impicciarsi dei fatti miei ?
- Ok scusa tanto, gentilezza - replicò ironico.
Sbuffando irritata, presi l'ipod e mi deposi le mie comode cuffie nelle orecchie e la musica veloce di Only girl di Rihanna mi rimbombò nella testa.
Dopo mezz'ora di traffico e tentati palpeggiamenti   arrivammo finalmente all'areoporto di Buenos Aires. Dire che era immenso era un eufemismo. Di rado da piccola prendevo l'areoporto, di solito la mia famiglia preferiva usare un elicottero privato. Ok potevo sembrare viziata e altezzosa, ma non lo ero affatto. Si forse avevo più soldi rispetto agli altri, ma assolutamente ero una ragazza umile, non adoravo vantarmi e stare al centro dell'attenzione. Con il mio trolley che trascinavo grazie a delle rotelle sottostanti, ci dirigemmo tutti dove erano previsti i controlli.
Il preside, ci fece avanzare velocemente e depositare la nostra roba sul nastro trasportatore mentre un poliziotto con la divisa ci controllava accuratamente uno per uno con il metal detector. Una volta passati tutti quei noiosi controlli una voce metallica ci avvisò che l' areo era atterrato ma non riuscii a sentire quale gate dovevamo prendere. In un batter d'occhio, persi di vista il gruppo di viaggio e un senso di terrore incominciò ad invadermi. Mi sono persa cazzo, pensai frustata guardandomi attorno. Poi scorsi Peter vicino alla sua valigia, che tentava invano di chiuderla, ero sollevata. Almeno non ero l'unica che aveva perso di vista il gruppo. Gli andai vicino seguita a ruota dal mio trolley che strusciava sul pavimento.
- Peter hai sentito quale gate dobbiamo prendere ? - chiesi speranzosa.
- Ehm, mi pare di aver sentito il gate 13 -costatò grattandosi la nuca.
- Ok muoviamoci - esclamai tirandolo per il bavero della camicia.
Una volta davanti alle porte del gate un hostess ci controllò i passaporti e poi ci sedemmo comodamente nei sedili dell'aereo.
Una voce metallica ci diede il benvenuto.
' Benvenuti cari passeggeri al bordo di Aerolineas Argentinas, vi auguro un viaggio sereno e tranquillo. Fra pochi minuti delle hostess passeranno per mettervi le cinture di sicurezza. Qualunque bisogno o necessità verrà sicuramente risolto. Fra poco partiremo e saranno previsti 9 ore per l'arrivo a New York.' 
Avevo sentito bene o ero pazza? New York? Ci doveva essere un'errore, io e quel troglodita seduto al mio fianco,dovevamo andare a Londra.
Un hostess ci passò di fianco per dirci di allacciare le cinture, la chiamai.
- Scusi ci deve essere stato un errore io e il mio amico, dovevamo prendere il gate per Londra. Potremmo scendere ? - chiesi speranzosa.
- Scusi signorina, ma l'aereo e già stato chiuso. Quando atterrerete a New York, poi potrete andare a Londra e per favore ora decolliamo, metta la cintura - finì indicandomi quei insopportabili intrecci neri.
- Peter - bisbigliai preoccupata- abbiamo perso gli altri - il moro affianco a me, mi guardò rassicurandomi.
- Tranquilla appena atterreremo proveremo a chiamare e a raggiungerli - peccato che era impossibile. 
Una volta atterrati, dopo 9 ore estenuanti di aereo, scendemmo sfiniti accompagnati dai nostri trolley.
Subito presi l'iphone dalla tasca e composi il numero del preside, c'e l'aveva affidato proprio per queste tipo di emergenze.
Irragiungibile. Cazzo.
- E' irraggiungibile, ho provato 3 volte - esclamai esasperata.
- ascoltami, ora andremo al gate che ci porterà a Londra - mi disse Peter. Annuii preoccupata e lo seguii.
Davanti al bancone delle informazioni, una donna pressocchè sulla cinquantina, puntò il suo sguardo rigido su di noi.
- Prego, in cosa posso esservi utile ? - ci domandò con aria annoiata, mentre sfogliava una rivista.
Probabilmente ripeteva le stesse cose ogni giorno. 
-Ehm, vorremmo sapere se è disponibile un viaggio entro stasera per Londra - disse prontamente Peter.
- E io vorrei un unicorno - disse ironica - ragazzo tutti i voli sono stati cancellati per via della bufera che ha colpito la grande mela, non vedi ? - e indicò un finestrone dal quale si vedeva un tempo orrendo, cielo grigio dal quale piovevano grandi palle di neve e pioggia mischiata insieme.
Oh cazzo, pensai disperata guardando quel cielo chiuso, che mi ricordava la irragiungibile Londra.
   
 
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