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Autore: Varekai    18/04/2009    2 recensioni
Le memorie che Severus Snape non ha voluto condividere con Harry Potter: altri ricordi e altri pensieri, suoi e di Lily, per completare una storia che mi è parsa incompleta.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gnossienne n° 2

Gnossienne n° 2

 

6 Dicembre 1976

 

Il dormitorio maschile di Serpeverde, quando rimaneva illuminato solo dalle deboli luci delle bacchette degli studenti, aveva un che di tetro. Severus si era sempre chiesto se anche gli altri dormitori erano così bui e così vagamente opprimenti.

Di certo non lo era quello di Grifondoro, che sapeva stare in una torre ben illuminata e non sotto il lago.

Nella sala comune, altri studenti, come lui erano svegli. I suoi compagni parlavano dei soliti argomenti, non molto variati, in realtà, ma che riscuotevano sempre successo.

“...anche Malfoy si è unito alla causa. E Macnair ieri mi ha mostrato il Marchio. Dovreste diventare Mangiamorte anche voi, il Signore Oscuro sta reclutando moltissima gente…”

“Credevo che volesse solo maghi e streghe diplomati…”

“No, mio caro Yaxley. Cosa credi che importi al Signore Oscuro di un pezzo di carta? Lui richiede solo la più cieca fedeltà! E il sangue puro, ovviamente!”

Severus non ascoltava attentamente i discorsi, impegnato con il suo amato libro di Pozioni.

Proprio quel pomeriggio aveva trovato un modo più facile per distillare l’Amortentia, senza dover tagliare in quel modo indecoroso le radici di leucanto con il rischio di pesanti bruciature, e lo stava appuntando al lato del libro.

“Ehi Snape… SNAPE!”

Severus si girò, non avendo sentito fino ad allora Avery che lo chiamava.

“Severus, non puoi stare tutto questo tempo a studiare…”

Severus non rispose.

“Cosa ne pensi della questione dei mezzosangue? In parte il loro sangue è puro, ma uno dei due genitori è così dannatamente sporco…”

Sapeva perfettamente dove Avery voleva andare a parare. Aveva detto ai suoi compagni di essere purosangue, ma poiché il suo cognome non rientrava tra quelli delle più famose famiglie purosangue, non era riuscito a negare che suo padre doveva avere origini babbane. In realtà, non aveva solo origini babbane. Era un babbano.

La cosa disgustava anche lui, per la verità. Ma quando era sicuro di aver raggiunto il massimo del disgusto per i Babbani, quando credeva di pensare - come Avery, come Mulciber, come Yaxley e tutti gli altri - che i Nati-Babbani erano solo feccia, ecco il viso di lei gli compariva davanti.

“Io credo che è ora per tutti di smettere di interrompermi, è grazie a queste ore notturne che i miei voti sono eccellenti mentre i vostri sono appena mediocri.”

Avery emise un suono di disapprovazione, ma non disse altro.

Severus tornò al suo libro: Pozioni era la sua materia preferita da quando… da quando…

Emise un breve sospiro.

Le lezioni di Pozioni ancora lo legavano a Lily Evans. Lei non riusciva più a capire le sue scelte, gli anni stavano passando e si stavano allontanando. Non l’aveva mai perdonato per averle dato del Sanguesporco. Ciò nonostante, durante le ore di Pozioni, lei gli si sedeva accanto.

Lui le faceva vedere le sue indicazioni, scritte a mano al bordo del libro di testo, che lei eseguiva in silenzio.

In brevi momenti riusciva a sentire l’alchimia di un tempo, si ricreava quella perfetta intesa che per lunghi anni era stata la base della loro amicizia.

Lo faceva per lei, quello studio extra, di notte, faticando a leggere a causa della luce troppo fioca. Lo faceva per lei, perché finché lui appuntava procedimenti più facili sui bordi della pagina, lei si sarebbe seduta vicino a lui. Finché continuava a scrivere formule e semplificazioni, lei avrebbe avuto un motivo per stargli accanto, almeno per qualche ora alla settimana; finché lui l’aiutava in Pozioni, lei non poteva biasimarlo totalmente.

Lei avrebbe pensato a lui come un ragazzo intelligente e studioso, e generoso con lei.

Severus chiuse gli occhi. Il pensiero di lei accanto, che a bassa voce gli chiedeva gli ingredienti, lo fece rabbrividire per un istante. I loro occhi si erano incontrati, alla lezione del giorno prima.

Lui le stava passando il suo mestolo e i loro occhi si erano incontrati per un lungo istante.

Il desiderio di toccarla o di baciarla era stato forte, ma aveva dovuto sopprimerlo.

Aveva abbassato lui per primo lo sguardo. Lei era sempre così fiera, sempre.

Riaprì gli occhi, ma decise che era ora di andare a dormire. Non poteva continuare a pensare a Lily.

Chiuse il grosso libro, che finì inavvertitamente sulla retrocopertina.

“Questo libro è proprietà del Principe Mezzosangue”.

Con un dito toccò la parola “Mezzosangue”, quasi accarezzandola.

Odiava il suo stato di nascita. Né Purosangue, né Natobabbano.

Se fosse stato Purosangue, sarebbe stato come un aristocratico, accettato dai suoi compagni di Casa e rispettato dagli altri – mai nessuno aveva attaccato alle spalle un Malfoy, come Potter e la sua gang facevano con lui.

Se fosse stato Natobabbano, non avrebbe mai conosciuto tutte quelle persone che l’avevano allontanato da Lily, forse avrebbe potuto stare accanto a lei come nel profondo del suo cuore desiderava ardentemente.

Forse...

Ma non era stato.

Con un gesto brusco, buttò il libro per terra, si girò da una parte e si mise a dormire.

 

 

 

 

 

 

  
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