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Autore: Alessandreadz    30/06/2016    0 recensioni
Quando non puoi sfuggire al destino, quando trovi la persona che completa il tuo animo, quando l'amore è molto più di qualsiasi cosa terrena, quando non bastano e non necessitano baci o carezze per esprimerlo, perché c'è ben altro che riesce a collegare, come una resistente corda che collega due anime così diverse e indefinite tra loro, ma così pure, come il bianco e il nero, come il Sole e la Luna, come lo Yin e lo Yang.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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                          Snow
 
 
 
Così improbabile, come volete definirlo, strano, assurdo o pazzesco. 
 
Adoravo passeggiare per quei piccoli viali, con quei grandi alberi di ciliegi, petali rosa nel vento, l'aria profumata dal polline, lontano dalle rumorose strade di città. Altrettanto incoerente per il fatto che prima mi piacevano tantissimo le città confusionarie, rumorose, piene di gente.
Così pensavo, camminando a passo lento tra quelle stradine vuote, a ciò che mi passava tempo prima per la testa rendendomi conto di quanti cambiamenti avessi attraversato nell'arco della mia vita. Un tempo volevo a tutti i costi essere libera di andare nei grandi locali festosi notturni, uscire e viaggiare dove solo io volevo, decidere sempre per me stessa, insomma, Margaret e Jossian avevano passato davvero dei momenti distastrosi a causa delle mie indecisioni frequenti, dei miei assurdi pensieri, ma d'altro canto ogni adolescente attraversa queste fasi. 
Margaret è americana, ha vissuto nella sua enorme città di Washington, sempre impegnata a viaggiare per vari Paesi, magari fu proprio questo a farle incontrare Jossian. Jossian, che dire, uno di quei uomini sempre silenziosi che acconsentono, annuiscono, di poche parole; non ho mai visto nulla di speciale in lui. Eppure ancor'oggi vedo quelle due piccole scintille negli occhi di Margaret ogni qual volta lo guarda. Non mi è mai neppure interessato ciò che c'è tra di loro, si conoscono da tantissimo tempo, sembrano amarsi, anche se io sono ignorante su questo campo. Non ho idea di che cosa significhi amare, ho letto così tanti libri d'amore, tutti gli stessi, tutte le stesse cose, che poi puntano sempre lì, a quei contatti fisici. Parlandone con gli altri, mi dicono che troverò anch'io un giorno la persona che vorrà stare sempre al mio fianco, che mi coccolerà, che non mi farà sentire sola. Mi importa veramente? Sarò mai all'altezza per affrontarlo?
Sospirai lentamente, chiudendo le palpebre per annusare l'aria fresca primaverile, un buon modo per smettere di pensare. Anche se fu ben altro a farmi smettere di pensare. Un gatto. Un gatto? 
Mi abbassai piegando le ginocchia, rimasi in quella posizione per osservarlo meglio. Bianco, grande, peloso, occhi grandi e gialli come i petali di un girasole, dei lunghi baffi perfettamente paralleli. Sorrisi e allungai una mano per accarezzarlo. Lui si spostò e zampettò verso una via a sinistra, se non altro non ho potuto non rincorrerlo. Freneticamente cercai di tenere il suo stesso passo, finchè arrivai in una collina con un grande albero secolare, con i sottili rami mossi dal vento e le foglie cadute sulle sue radici. 
Il gatto si avvicinò all'albero e si distese al di sotto. Solo poco dopo potei osservare il luogo circostante, notando i caldi colori del cielo pronto a trasformarsi in un viola intenso, fino al blu. Le nuvole sparpagliate, distese quasi come delle scie, il sole basso. Una casa proprio vicino all'albero, grande e di legno colorato. Notai poi qualcuno. Mi venne spontaneo chiedere riguardo al gatto. 
"Scusi, è suo il gatto?" 
Era un ragazzo seduto sui gradini al di sotto della porta della casa, picchiettava una mano sulla testa ricoperta da bianchi capelli lisci, e con il volto abbassato. Solo dopo mi resi conto che portava gli auricolari alle orecchie, subito mi sentii pervasa da una sensazione di imbarazzo, come se fossi stata inopportuna, così voltai i tacchi e con passo fermo iniziai a tornare per la mia strada. 
"Sì." sentii poco dopo. O almeno percepii di averlo sentito. Mi voltai di scatto, guardandolo e cercando il suo sguardo. Alzò il capo e mi guardò dal basso verso l'alto ispezionandomi. Mi sentii veramente a disagio, ma chi era? 
"E' Neige, passa le sue giornate ad oziare per i viali portando persone qui interessate grazie alla sua aria misteriosa e alla sua corporatura tenera."mi informò. Aveva un tono di voce basso, si mischiava con il rumore del vento che soffiava più diretto verso quella collina. Ma riuscii ugualmente ad udire e comprendere ciò che aveva appena detto. 
"E' molto bello." ammisi guardandomi ancora intorno. 
"Già, ha un proprio un bel pelo." rispose. 
"Mi riferivo a questo posto, è molto bello, vivi qui?" chiesi improvvisamente forse entrando troppo sul personale. Sin da bambina sono sempre stata curiosa, mi distruggeva l'incompetenza, volevo sempre saper tutto e indagare al meglio per ricavarne ciò che volevo. Magari adesso non sono più così indagatrice, però continuo a fare domande pur di sapere.
Scorsi quasi un sorriso dovuto alla mia affermazione su quel posto. Si alzò dai gradini e si avvicinò, poi mi allungò la mano come gesto di presentazione. 
"Teur, tu come ti chiami?" mi chiese stringendomi delicatamente la mano. 
"Emi..." risposi imbarazzata. Non credevo che si arrivasse ad una presentazione. I suoi grandi occhi castani mi guardavano con aria sicura, traspariva sicurezza, quel semplice gesto provocò  in me  una sensazione così inspiegabile e strana che mi fece ritirare subito la stretta e indietreggiare.  
"Credo che io adesso debba andare, è stato un piacere conoscerti ehm Teur?" ammiccai velocemente allontanandomi sempre di più.
"Tornerai?"
"Non lo so..." risposi girando le spalle. 
"Ho fatto qualcosa che ti ha spaventata?" chiese subito.
Trattenni il fiato per un attimo prima di rispondere, non potevo essere scoperta così velocemente. 
"Ma no, è solo che devo andare, si sta facendo tardi." 
Annuì e abbassò lo sguardo per poi farmi un cenno di saluto con la mano, ritornando alla sua postazione.
D'altronde lui non aveva nessuna colpa, pensai tra me e me durante il percorso per arrivare a casa. Sono stata io a distaccarmi senza un buon motivo, solo per una stupida sensazione. Ero perlopiù spaventata, non mi era mai capitata una cosa del genere. Lui era così strano, quei capelli così bianchi, quei occhi così grandi e scuri, sembrava un essere mitologico fin troppo perfetto. Troppo diverso da me, tutto il contrario da ciò che sono io fisicamente. Capelli lunghi e neri corvini, occhi verdi quasi a mandorla, il naso un po' irregolare, labbra troppo sottili per i miei gusti.
Quando arrivai a casa mi buttai subito sul letto cercando di eliminare tutti quei pensieri collegati a Teur. Teur, avevo già imparato quel nome strano. Che nome è Teur? Mai sentito. Qui non ci sono nomi così strani e poco usati. 
Qualsiasi cosa continuava a farmi pensare a quello strano ragazzo, dovevo smetterla. 
Chiusi gli occhi e cercai di dimenticare tutto, cadendo in un sonno profondo. 
   
 
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