Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Seekerofdreams_    30/06/2016    3 recensioni
Anne è una ragazza piena di ambizioni e sogni, si trasferisce a Manchester per raggiungere suo fratello e continuare gli studi per diventare una stilista di successo. Si tiene a distanza di sicurezza dall'amore e dai coinvolgimenti emotivi che potrebbero intralciare il suo cammino e tutto sembra andare per il verso giusto: frequenta le lezioni tutti i giorni, conosce nuove persone e instaura amicizie che è sicura dureranno in eterno. Si sente al pieno delle sue forze, lavora duramente, ma ben presto si ritroverà a fare i conti con il suo cuore e con il rapporto con il coinquilino di suo fratello. Imparerà che le tragedie possono accadere, che alla vita non importa quanti anni tu abbia o quali siano i tuoi sogni per colpire, bisogna essere grati per quel che si ha ogni giorno. Imparerà soprattutto che conta il modo in cui decidi di alzarti e intraprendere una nuova strada per far si che si possa ricominciare a vivere la vita in un modo completamente diverso senza dover rinunciare a niente.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ci sono volte in cui vivere la vita è come entrare a mani tese in un cespuglio spinoso di fiori. Dopo ti senti tremendamente graffiato ma pieno di luce.
(Fabrizio Caramagna)

 

*

 

“Penna? C'è! Foglio d'iscrizione? Anche!”

Controllo di aver preso tutto l'occorrente e sistemo la tracolla blu sulle spalle. Osservo il mio riflesso allo specchio posto accanto all'ingresso per valutare se cambiarmi o meno. Liscio la camicia bianca e sistemo i capelli prima di controllare l'ora e decidermi di stare abbastanza bene ed uscire. Caitlin è andata via un'ora fa da casa, dopo avermi augurato buona fortuna per il test si è preoccupata di lasciarmi la colazione pronta sul tavolo con un biglietto di incoraggiamento. Il fatidico giorno è davvero arrivato! Alcune volte un evento sembra più lontano di quel che realmente è, lo aspettiamo con ansia per poi vederlo sfumare in un paio di ore davanti ai nostri occhi. Mi chiudo la porta di casa alle spalle e faccio qualche passo per suonare il campanello della porta accanto. Tengo le mani strette attorno alla borsa, in attesa. Sento dei rumori provenire dall'appartamento, poi Chris mi sorride dall'altra parte: “Buongiorno sorellina, pronta?”.

Mi faccio abbracciare da lui, rilasso le spalle e lascio uscire un po' di tensione.

“Ho paura!” confesso.

“Non devi averne, io so chi sei e sei la migliore!” dice scostandosi per guardarmi negli occhi. Ha le mani ferme sulle mie spalle e un sorriso d'incoraggiamento sulle labbra. Annuisco cercando di fidarmi di lui come sempre e ripeto a me stessa che posso farcela.

“Aspettami in centro dopo, mangiamo qualcosa fuori, che ne pensi?”

“Va bene. Non so come andrà, ma in qualsiasi caso avrò bisogno di cibo!” dico sorridendo.

“Ovviamente!” Ride. “Matt dorme ancora, ma ieri sera mi ha detto di augurarti buona fortuna!” continua poi e il mio sorriso si fa più grande. Lo saluto in fretta per non fare ritardo e automaticamente, prima che la porta si chiuda, butto uno sguardo furtivo all'interno. Lo stomaco si chiude all'improvviso, ma non indago oltre, attribuisco il fastidio all'agitazione.

Scendo le scale di corsa ed esco dal palazzo dirigendomi alla fermata dell'autobus. Le cuffie nelle orecchie risuonano la playlist delle mie canzoni preferite, facendomi compagnia. Mi guardo attorno per tutto il viaggio, studiando i volti degli altri passeggeri, cercando di capire se tra di loro si nasconde qualcuno che sta vivendo la mia stessa situazione. Picchietto il piede a terra nervosa, per distrarmi mi concentro sul modo di vestire delle altre persone. Lo faccio da quando ero bambina: osservo e ricreo. Mi piace provare ad immaginare come un semplice vestito con un taglio diverso, una scarpa diversa, potrebbe essere molto più interessante. Per me è sempre stato un bel gioco e un po' ammetto di aver paura di farne un lavoro, nonostante sia la cosa che più amo fare al mondo. L'abitudine può diventare un mostro pericoloso se non troviamo il tempo di ricordarci perché abbiamo scelto una determinata strada. Quando l'autobus si ferma, scendo in fretta, accodandomi poco dopo alla fila di persone davanti all'ingresso. Mi alzo sulle punte cercando di capire cosa succede all'inizio della fila. Sulla porta della scuola sono affissi dei fogli, un po' alla volta si avvicinano per dare un'occhiata e poi entrare. Aspetto pazientemente il mio turno e quando sono abbastanza vicina per leggere osservo attentamente, alla ricerca del mio nome. Per fortuna sono in ordine alfabetico così impiego meno del previsto a trovarlo, seguo con il dito la riga fino a conoscere il numero dell'aula in cui sosterrò l'esame. Non so con che criterio ci abbiano divisi, ma quando entro la mia unica preoccupazione è dove trovare l'aula. Mi avvio lungo un corridoio osservando la numerazione delle classi, fino a quando, nelle vicinanze delle scale, dei cartelli mi suggeriscono che l'aula che sto cercando si trova al terzo piano. Salgo in fretta, facendo attenzione a non scontrarmi con le persone che scendono. Tanti ragazzi parlano a gruppetti, qualcuno sembra essersi appena conosciuto, altri devono essere amici da una vita dal modo in cui si abbracciano. Dopo qualche altro giro riesco a trovare l'aula. C'è un uomo sulla porta che sta chiamando ad uno ad uno le persone della lista, tiro fuori i documenti da consegnare e aspetto in attesa di sentire il mio nome. Quando mi indica il posto dove sedermi mi avvio agitata. Sorrido al ragazzo entrato prima di me, tiro giù la sedia di legno chiaro e mi accomodo, come indicato, due posti dopo di lui. L'aula è enorme e dalle finestre filtra la luce solare. I banchi sono bianchi e stranamente puliti. Tiro fuori la penna, l'appoggio sul banco e strofino i palmi delle mani sulle ginocchia, nervosa. Davanti ad ognuno di noi c'è un foglio rivolto verso il basso, quando tutti sono al proprio posto ci danno il via per girarlo e iniziare il test. Leggo in fretta le prime domande rispondendo a quelle che so con certezza e rimandando quelle in dubbio. Il mondo attorno a me sembra scomparso e quando rialzo la testa dal foglio devo sbattere le palpebre più volte per mettere a fuoco quello che mi circonda.

“Quando avete finito consegnate i fogli in silenzio, dopodiché in gruppi da sette verrete chiamati per la prova d'ammissione pratica!” spiega una professoressa dall'aria seriosa. Annuisco per poi tornare a concentrarmi. Ho sempre odiato consegnare un compito per prima, così una volta arrivata alla fine ripasso da capo le risposte date in attesa che qualcuno si alzi. Torno sulle domande su cui ho qualche dubbio, ma so che se continuerò a leggerle finirò per cambiare anche le risposte giuste. “Scusa, posso uscire?”

Sposto lo sguardo verso l'alto sul ragazzo seduto due posti più in là che, con il foglio in mano, aspetta che io mi alzi per uscire dalla fila. Annuisco facendogli spazio e lo seguo fino a quando appoggia il test sulla scrivania. Prende un bel respiro e dopo un ultimo sguardo mi alzo anche io. Vedo altri imitarci, ma cerco di sbrigarmi per essere nel primo gruppo dei sette per poi appoggiarmi al muro in attesa.

“Com'è andata?” chiedo ad una ragazza.

Si gira a guardarmi curiosa, mi studia per qualche secondo, poi mi sorride.

“Spero bene! Ho risposto a tutto quello che sapevo, alcune le ho lasciate bianche, ma tutto sommato è andata bene. A te?”

Mantengo un tono di voce basso mentre rispondo quasi allo stesso modo. Altri ragazzi ci raggiungono e lo stesso uomo che prima ci ha fatto entrare in aula, ora ci fa uscire. Insieme a me e Vivian, come scopro chiamarsi quando lasciamo il nostro nominativo, ci sono due ragazze e tre ragazzi. Ci accompagnano in un laboratorio e ci lasciano sedere, ben distanziati tra noi, dietro tavoli quadrati e grandi. In totale sono ventiquattro, disposti in tre file. Per ogni postazione una macchina da cucire. Vivian si sistema davanti a me e mi sorride prima di voltarsi e prestare attenzione all'insegnante.

“Benvenuti a tutti! Io sono il Professor Martin e lui e Leen, il nostro modello. Su ogni postazione potete trovare un foglio carta modello, un metro e una squadra da sarta, la macchina da cucire per oggi non servirà. Tutti voi avete fatto domanda per il corso di moda e quello che vi chiediamo di realizzare oggi è un modellino su carta di un gilet da uomo. Potete servirvi di Leen per le misurazioni reali per poi trascrivere sul blocco, misure e bozzetti. Siete in tanti come avete visto, l'esercizio è tra i più semplici e avete a disposizione quindici minuti, a partire da...” dice osservando l'orologio sul polso. “Adesso!”

Guardo gli altri muoversi immediatamente verso il ragazzo, io sistemo la carta modello sul tavolo, piegandola a metà, per poi aspettare il mio turno e prendere le misure. Prendo quelle del torace andando a riportarle subito ad un angolo del foglio. Continuando poi con la larghezza delle spalle, la lunghezza fino al punto vita e la lunghezza totale del gilet. Quando finisco torno alla mia postazione e impugno la squadra. Calcolo la taglia iniziano a misurare il giro collo, la lunghezza delle spalle. Unisco con la matita i diversi punti, calcolo il riporto della stoffa sotto le ascelle e sistemo la lunghezza totale. A mano libera rifinisco il tutto per poi passare a disegnare il dietro. Giro la squadra nel verso adeguato continuando a riportare le misure giuste. Sento vociferare, ma non me ne curo e cerco di portare a termine tutto nel minor tempo possibile. Non è la prima volta che disegno un modellino di questo genere, ma la mano trema ugualmente per l'agitazione. Rilascio la tensione scrollando le spalle e firmo il foglio nell'angolo in basso velocemente prima di sentire uno “Stop!” autoritario.

Un rumore di matite a contatto con il legno dei tavoli risuona nella stanza. Qualcuno sorride, altri si lamentano insoddisfatti.

“Bene, grazie a tutti! Potete andare, passando lasciate i bozzetti sulla cattedra. Come sapete i risultati usciranno la prossima settimana, buona fortuna e beh, con qualcuno di voi sono sicuro ci rivedremo a lezione!” dice sorridente. Ringrazio educatamente, recuperando poi la tracolla da terra. Impilo anche il mio lavoro sugli altri e mi dirigo fuori a passo svelto. Saluto Vivian con la mano e mi precipito giù dalle scale per uscire. Non riesco a trattenere un sorriso felice, sono totalmente persa nei miei pensieri e quasi cado quando un flash mi acceca. Mi copro gli occhi con la mano e quando riesco a focalizzare la persona davanti a me, alzo un sopracciglio confusa.

“Scusa se ti ho spaventata! Avevi un sorriso così luminoso, io sono Grant!” dice un ragazzo castano. Tra le mani nivee stringe una macchina fotografica professionale. Il suo sorriso allegro e gli occhi verdi accesi mi fanno rilassare. Stringo la mano che mi sta porgendo presentandomi a mia volta.

“Che bel nome!” dice subito.

“Ehm, grazie!” ribatto imbarazzata. Lui ride ancora, scattando poi un'altra foto a caso.

“Sei qui per il test a quale corso?” chiede curioso non lasciandomi l'opportunità di svincolarmi e andare.

“Moda, ho appena finito. Tu per fotografia immagino!”

Annuisce entusiasta. “Esatto! Ora devo andare, ci vedremo da queste parti!” dice sorridendo e sembra così sicuro di se stesso che finisco per crederci anche io alla buona riuscita di questo test.

Lo saluto con la mano per poi allontanarmi scuotendo la testa. La gente è strana!

Mando un messaggio a Chris avvisandolo di aver finito prima del previsto, è ancora presto e il sole continua a splendere in cielo nonostante le temperature siano sempre fresche. Leggo la risposta di mio fratello e cerco sul navigatore del telefono la piazza in cui mi ha dato appuntamento. Mi avvio mantenendo il sorriso sul volto. Mi concedo di guardare le vetrine dei negozi, butto uno sguardo ai ristoranti lungo la via e osservo le persone camminare a testa bassa e i bambini ridere. Regalo un sorriso a tutti anche quando qualcuno mi guarda in malo modo, da quando sorridere per strada è diventato sintomo di pazzia? Continuo a camminare e quando mi ritrovo nelle vicinanze della piazzetta sposto lo sguardo alla ricerca di mio fratello.

“Anne! Anne!”

Mi sento chiamare così mi giro verso destra. Matt è in piedi su una panchina di marmo chiaro, sventola una mano per farsi vedere mentre Chris e Tyler sono seduti tranquilli. Rallento il passo stringendo la presa sulla mia borsa, poi mi stampo un sorriso in viso e ricambio il saluto. Mi avvicino stringendo subito mio fratello in un abbraccio, Matt si unisce a noi scherzando e scoppiamo a ridere. Quando mi scosto incrocio lo sguardo di Tyler. Mi guarda attento, il suo viso sembra sempre apatico eppure per un secondo quel sorriso, appena accennato, lo vedo.

“Allora, dicci tutto! Com'è andata?” chiede Chris alzandosi e iniziando ad entrare in una tavola calda. Lo seguiamo tutti e tre mentre racconto a grandi linee quello che è successo.

“Mi hanno chiesto di fare un bozzetto, penso sia andata bene. Devo aspettare una settimana per i risultati, mi hanno dato il sito e un codice di accesso per controllare!”

“Un giorno rifarai il guardaroba di Matt, per favore!” dice Chris scoppiando a ridere.

“Ehi! Smettetela, ho un mio stile!” borbotta il diretto interessato.

“Uno stile un po' strano, ma sempre il tuo!” risponde Ty sorprendendoci tutti. Matt passa le mani sulle bretelle e gli sorride senza rispondere oltre. Ordiniamo qualcosa da mangiare, optando per carne e patate. Quando metto in bocca il primo boccone non riesco a trattenere un verso di approvazione, la carne è morbida e gustosa. Un retrogusto di limone mi lascia addosso una sensazione agrodolce che mi fa rabbrividire. Gli altri non sembrano essersene accorti, continuano a chiacchierare tranquillamente tra loro. Cerco di seguire il discorso, ma ben presto mi perdo nei miei pensieri quando mi accorgo che stanno parlando di derivate e funzioni matematiche. Alzo gli occhi al cielo e solo ora mi rendo conto di non sapere cosa studia Tyler. Alzo lo sguardo verso di lui, è seduto davanti a me, ma non mi guarda, è concentrato sul cibo. Anche lui sembra non prestare attenzione ai discorsi degli altri due, ma in realtà non l'ho mai visto attento in qualche conversazione. Non posso evitare di ammettere a me stessa che ho voglia di scoprire cosa si nasconde sotto il suo sguardo smarrito eppure una sensazione, forse il famoso sesto senso, mi dice che di tempo dovrà passarne parecchio prima di capirci qualcosa.

“Anne? Ci stai ascoltando?”

Mi volto di scatto verso Chris stralunata: “Scusate!”.

“Sei sempre distratta ultimamente, si può sapere cos'hai?”

“Niente! Va tutto bene, davvero. Stavo solo ripensando ad oggi!” Mento.

Mio fratello sospira, le ciglia aggrottate segno che non si è bevuto la mia scusa, ma lascio correre e ricomincio a mangiare.

“Quindi? Di cosa stavate parlando?” chiedo.

Chris scuote la testa prima di borbottare qualcosa a tono basso, riesco a cogliere soltanto uno “...stralunati!”. Faccio finta di niente e presto attenzione alle parole di Matthew.

“Stavo chiedendo a Chris quando devi andare via, possiamo organizzare qualcosa tutti insieme! Tipo una cena, o andare al cinema!” dice entusiasta. “Ti va? Puoi dirlo anche alla tua coinquilina così ci conosciamo meglio tutti!”

Annuisco. Mi sembra davvero un'ottima idea, possiamo passare una bella serata tutti insieme, ne sono sicura. Potrei anche cogliere l'occasione di uscire per fare qualche modifica al look di Matthew!

“Ne parlerò anche a Caitlin, per me comunque va benissimo” dico facendomi coinvolgere dalla sua allegria. Mi sorride sincero, iniziando poi ad elencare tutte le possibili cose da fare. Sto quasi per rispondere che io a bowling non ci ho mai giocato quando mi sento richiamare da una voce sconosciuta: “Anne!”.

Mi giro insieme ai ragazzi spostando lo sguardo tra i vari tavoli. In piedi, pochi metri lontano dai noi, Grant sventola una mano in segno di saluto. Lo guardo sorpresa prima di alzare timidamente la mano.

“Chi è?” chiede subito Chris.

“L'ho conosciuto oggi, dopo il test!” ribatto senza aggiungere che un po' mi fa paura. Sarà perché io non sono così aperta con gli altri, ma quando vedo qualcuno così estroverso mi faccio mille domande. Grant sorride tornando a sedersi composto insieme ad altre persone, la sua famiglia immagino, e io mi rigiro alzando le spalle.

“C'è gente strana in giro!” commenta mio fratello.

“Ha fatto il test per fotografia, non credo sia una cattiva persona, ma ha dei modi un po' particolari di fare amicizia... o almeno penso sia questo il suo intento!”

“Tu stai attenta lo stesso”. Freddo e diretto l'intervento di Tyler ci fa ammutolire tutti.

“So badare a me stessa” dico piccata. Non riesco a trattenermi dal rispondere alterata, ma mi mordo il labbro subito dopo quando Chris mi guarda in malo modo.

“Fa un po' come ti pare!” continua facendo l'indifferente. Sistema il tovagliolo di stoffa sul tavolo, controlla l'ora sul cellulare e poi si alza. “Io devo andare”.

“Resta ancora qualche minuto, dai Ty! Prendiamo qualcos'altro!” dice Chris cercando di convincerlo.

“Non ho più fame, grazie!” dice rivolto a mio fratello. “Tu prendi un dolce, magari contrasta quell'acidità che ti ritrovi!”

Ci metto qualche secondo per capire che si sta riferendo a me. Devo avere il viso in fiamme perché Matt appoggia una mano sul mio braccio per non farmi alzare. Non riesco a formulare una frase di senso compiuto e finisco per prendere la borsa ai miei piedi, tirare fuori qualche banconota e passarle mio fratello.

“Tolgo il disturbo io, non ti preoccupare. Vado a cercare Caitlin, ci sentiamo dopo!” dico alternando lo sguardo tra Chris e Matt.

“Ragazzi, non fate così! Siamo in un ristorante...” prova a dire Chris, ma non riesco a sentire la parte finale del discorso perché mi avvio verso l'uscita. Alzo la mano verso Grant quando passo accanto al suo tavolo e dal suo sguardo incerto capisco che ha assistito alla scenata. Mi chiudo la porta del locale alle spalle e torno a respirare. Sento le lacrime risalire agli occhi per l'agitazione, ma mi costringo a respirare e darmi una regolata. Oggi è una bella giornata e non me la farò rovinare da un tipo qualunque!

Tiro fuori il telefono dalla borsa mentre imbocco una stradina secondaria, e cerco in rubrica il numero della mia coinquilina. Mi guardo attorno aspettando una sua risposta. Non sono mai stata in questa parte della città, così cerco di prendere qualche punto di riferimento tipo il negozio di fiori con l'insegna verde, o il pub con le bandiere irlandesi fuori.

“Ehi Anne!”

“Ciao coinquilina! Che fai?”

“Sono in biblioteca a studiare per dopodomani! Ci ho messo tempo a rispondere perché sono dovuta uscire! Tu?” chiede.

“Ho pranzato con mio fratello e i suoi coinquilini, ma ora sono andata via! Volevo fare un giro con te, ma hai da fare immagino!”

“Scusami, ma io devo ancora sostenere il test, beata te che hai finito oggi! Sono qui con altri ragazzi che ho conosciuto e ci stiamo confrontando”.

“Capisco, tranquilla! Ci vediamo più tardi allora!” dico prima di chiudere la chiamata e avviarmi alla fermata dell'autobus. Il telefono vibra facendomi notare la presenza di un messaggio di mio fratello. Vuole sapere come sto e dove sono, gli dico solo che sto bene senza rivelare che sto tornando a casa. Seguo passivamente il solito percorso con il bus, non è molto pieno a quest'ora così riesco a trovare un posto dove sedermi accanto al finestrino. Conto le fermate fino ad intravedere il piccolo parco del mio quartiere. Prenoto la fermata avvicinandomi alle porte centrali e mi accodo agli altri passeggeri per scendere. Il giardino sembra pieno di persone, tanti hanno una coperta stesa a terra. Dei bambini giocano, così decido di approfittare della bella giornata anche io. Torno a casa per poggiare la tracolla e apro tutti gli armadi alla ricerca di qualcosa da poter usare come coperta da poggiare sull'erba. Ne trovo una rossa non troppo pesante e opto per prendere quella. La metto in borsa insieme a un blocco da disegno e ad alcune matite colorate. Controllo di avere le cuffie per la musica e chiudo la porta della mia stanza. Passando in corridoio recupero una bottiglia d'acqua dal ripostiglio che funge da dispensa. Non è una stanza enorme, ma c'è uno scaffale a testa per la spesa, uno a destra e uno a sinistra. Il mio è quello a sinistra, non è molto pieno, ci sono cibi in scatola e cose per la casa, mentre dall'altro lato Caitlin sembra aver fatto spesa per un esercito intero. Ha scorte di qualsiasi tipo, da dentifrici a tovaglioli di carta, tonno in scatola e legumi. Infilo la bottiglia nella borsa e mi dirigo verso la porta d'ingresso. Prende le chiavi di casa, a cui dovrò comprare un portachiavi per riconoscerle nella borsa, e esco.

Ripercorro la strada all'indietro, infilando già le cuffie nelle orecchie. Imbocco l'inizio del viale in discesa che mi porterà al giardino, gli alberi altri creano una specie di soffitto alla strada fino alla fine. Guardo la distesa verde aprirsi davanti a me e ringrazio mentalmente che ci sia questo spazio naturale in mezzo al caos della città, può sembrare banale, ma per me è importante avere un contatto con la natura. Cerco uno spazio libero dove posizionarmi e stendo la coperta prima di allungarmi. Prima di tirare fuori il blocco da disegno, sistemo la borsa sotto la testa e mi stendo in posizione supina, concedendomi di guardare il cielo azzurro e rilassarmi. Prende un respiro di aria fresca, le voci dei bambini che giocano a rincorrersi mi arriva chiara e distinta. Li seguo con gli occhi e viene da ridere anche a me quando li vedo sfidarsi sull'altalena. Ci sono diversi giochi, tutti occupati e molti di loro sono in attesa del loro turno sullo scivolo più bello. Una bambina cade, alcuni ridono, ma altri si avvicinano a tenderle una mano. Mi fermo a guardarli e mi rendo conto di quante cose potrebbe insegnare un bambino ad un adulto. Ognuno ha una sua storia alle spalle, ma tendiamo a dimenticare troppe volte che un semplice gesto d'aiuto potrebbe cambiare la vita di un altro proprio come qualcuno ha fatto con noi. Se esiste una flebile scintilla di luce, le tenebre non possono vincere.

Chiudo nuovamente gli occhi e uno strano senso di pace mi pervade il corpo. Mi sento rilassata, per un momento dimentico il test, la scuola di moda, di dover tornare a casa. Ci sono solo io e il vento fresco che soffia tra gli alberi regalando a tutti un brivido piacevole. Prima di rischiare di addormentarmi, mi giro a pancia in giù e tiro fuori il blocco e le matite. Sfoglio le pagine occupate dai diversi modellini e ne cerco una vuota. Inizio a tracciare leggermente i contorni della modella su cui disegnerò l'abito che ho in mente. Non mi concentro sui particolari del viso, traccio invece i contorni di una camicetta, uno scollo a v, le maniche lunghe che terminano leggermente a palloncino. Proseguo disegnando i contorni di una gonna a pantalone che parte dalla vita fin sopra il ginocchio. Una cintura sottile e nera a dividere il vestito. Con l'aiuto dei colori disegno dei pois rossi e blu di piccole dimensioni, dando poi con il grigio le sfumature d'ombra giuste alle pieghe dovute al movimento delle gambe. Rifinisco i contorni, disegno i capelli fin sopra le spalle alla modella, un paio di scarpe blu con il cinturino rosso e osservo il risultato finale. Con il colore nero continuo a marcare alcuni dettagli e alla fine mi ritengo piuttosto soddisfatta del risultato. Su un nuovo foglio, ripropongo lo stesso modello cambiando qualche particolare, trasformo la gonna-pantalone in una gonna a pieghe. Mantengo la lunghezza, coloro quasi tutto di rosso, senza schiacciare troppo in modo che la tonalità sia più leggera. Metto in evidenza, con il bianco, due strisce orizzontali sull'orlo della gonna e alla fine delle maniche. Mentre la punta del colore lascia traccia del suo passaggio, muovo i piedi a ritmo di musica. Disegnare mi ha sempre fatto vivere con il sorriso sulle labbra ed è questo il punto di tutto, trovare quella attività che ci concede un briciolo di libertà dal mondo esterno. Continuo a disegnare ancora per un'ora, mi fermo ogni tanto per bere acqua e osservare i passanti. Quando decido di sistemare tutto e tornare a casa, lo faccio solo perché lo stomaco brontola ed ho fame. È tardo pomeriggio, risalgo la strada verso casa, ripromettendomi di tornare presto. Passeggio tranquilla, mentre un profumo delicato di dolci appena sfornati invade l'aria. Mi guardo attorno, non ci sono pasticcerie da queste parti, forse qualcuno in casa ha sfornato una torta. Lo stomaco brontola ancora e mi costringo ad accelerare il passo. Rientro nel condominio e prendo l'ascensore fino al mio piano. Quando apro le porte, un piccolo pacco davanti alla porta attira la mia attenzione. È una scatola bianca, con sopra un biglietto piegato in malo modo. Quando lo prendo non so se ridere, o arrabbiarmi. “Per Miss acidità”, c'è scritto in una grafia disordinata. “Alla fine il dolce non l'hai mangiato!”.

Quando apro la scatola un pezzo di crostata alla marmellata scura, probabilmente alla ciliegia, è poggiato in un piattino. Lo stringo tra le mani, guardando verso la porta dall'altro lato del pianerottolo. Sorrido istintivamente, prima di entrare in casa. È silenziosa, segno che sono sola, così entro in salotto. Poggio la borsa sul divano, recupero un pezzo di carta dal blocco da disegno e scarabocchio qualche frase. Sorrido uscendo sul balcone, cerco qualcosa per tenere fermo il foglio di carta e recupero una pietra levigata in uno dei vasi di fiori portati dai nonni di Caitlin. Il balcone non è circondato da una ringhiera in ferro, ma da un muretto che mi arriva poco più su della vita. Poggio il foglio sulle mattonelle rossicce che ricoprono la parte superiore e mi allungo per posizionarlo dal lato della camera di Ty, poggio la pietra e sorrido divertita immaginando una sua possibile reazione a quello che ho scritto: “Per la prossima volta, io amo le marmellate chiare!”.

________________________________________________________

Nda.

Buon pomeriggio dolcezze! Eccoci qui con il quarto capitolo di questa storia, come vi sembra fino ad ora? Spero vi stia incuriosendo almeno un pochino. In questo capitolo Anne ha finalmente fatto il test di ingresso e conosciamo subito un nuovo personaggio: Grant! Che mi dite di lui? Siete curiose di sapere come si evolverà il loro rapporto?

Anne per il momento non se ne cura, è un po' impegnata a rispondere acidamente al povero Ty!

Spero vi sia piaciuto, vi ringrazio per aver letto, fatemi sapere il vostro pensiero. Sia positivo che negativo, ovviamente!

A presto,

Serena.

 

P.S. Spero mi aiuterete a condividere la storia per farla conoscere su Twitter, potete usare l'hashtag #UnAltraVitaAty (Dove l'aty finale è per Anne e Tyler) ! Grazie di cuore a tutti!

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Seekerofdreams_