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Autore: scrittrice_sbagliata    30/06/2016    0 recensioni
La vita è piena di sbagli, sbagli che a volte vorremmo non aver mai fatto. Ma le scelte giuste vengono dall'esperienza, e l'esperienza viene dalle scelte sbagliate.
Amare non è facile, a volte bisogna scegliere tra il nostro bene e quello della persona amata e se è amore vero tenderemo sempre a sacrificare la nostra vita per proteggere gli altri, anche se non sempre è la scelta giusta.
Kaithleen ha scelto di proteggere le persone a lei più care e questo la porterà a vivere una vita non del tutto piena. Ma alla fine quello che deve succedere, accade. Le anime gemelle si ritrovano senza aver bisogno di cercare l'altra.
«A cosa non avevi pensato? Che magari preferivo scegliere io cosa fare della mia vita? Tu hai scelto per me, cazzo!»
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Kath non voleva davvero crederci, non l'aveva sognato. Non era una stupida allucinazione della sua testolina malata,era davvero Dominic. Il grande Dominic Walsh. Era davvero diventato ciò che lui e i suoi genitori desideravano: uno dei migliori attaccanti del mondo. Era davvero cambiato, pensò osservando le foto che aveva trovato digitando il suo nome su google immagini. I lineamenti dolci del suo volto erano diventati piú maturi, la barbetta gli dava un aria più grande e molto sexy. Che diavolo! Kath non doveva proprio pensare che fosse sexy, così ricacciò quel pensiero dalla sua testolina malata. Chiuse il computer di getto e lo lasciò sul letto, poi si accorse della scatola rossa. Doveva averla lasciata li la sera prima quando ricevette la chiamata di Julianne e nella furia e nella preoccupazione doveva averla dimenticata. Ringraziò il Signore che nessuno l'avesse trovata e decise di lasciarla nell'armadio, in fondo dove teneva i vestiti che non indossava quasi mai. In questo modo nessuno l'avrebbe trovata.
Si diede una sistemata prima di ritornare al lavoro per il turno pomeridiano e poi ritornò dai ragazzi.

«Grazie, Nate, sei davvero un buon amico» Caitlin non poté che sorridere al volto arrossito del moro e lo salutò con un soffice bacio sulla guancia destra. «Grazie a te, è stato veramente un piacere» si stava maledicendo per l'impacciataggine che aveva ogni qualvolta si trovasse con lei, maledicò suo padre e tutto l'albero genialogico della sua famiglia per avergli affibbiato questo stupido vizio e ricambiò il bacio sulla guancia diventando sempre più rosso.
Kathleen sorrise alla visione di quella scena «Nate vuoi un passaggio?» chiese afferrando le chiavi della macchina, tanto sarebbe dovuta tornare al Palazzo Ferrer. «No, grazie mille, mio zio è di passaggio» sorrise, quando la suoneria del suo telefono partì fece notare la chiamata dello zio.
Kath annuí, prese il cappotto dall'appendiabiti e se lo abbottonò «Caitlin mi raccomando fai la brava e stasera davvero» si abbottonò l'ultimo bottone «dobbiamo parlare» prese la borsa dopo di essersi assicurata che la figlia avesse capito bene di cosa stesse parlando. «Prego Nate» invitò il ragazzo ad uscire, poi uscì anche lei salutando Caitlin e richiuse la porta.
«Quella è la macchina di mio zio» il ragazzo indicò una macchina nera lungo il viale. Il finestrino era abbassato e si poteva benissimo vedere l'uomo al suo interno. Kath spalancò gli occhi incredula «Lucian?». Era un uomo abbastanza alto, capelli biondi lunghi raccolti in una specie di coda strana. Gli occhi neri e profondi risaltavano sui suoi capelli chiari. L'uomo sorpreso replicò «Kathleen?» aprì lo sportello e scese dalla macchina «cosa?..tu cosa ci fai qua?» poi guardò suo nipote Nate cercando di mettere insieme le due cose per trovare una soluzione sensata. Nate non capiva bene come i due si conoscessero così cercò un attimo di capire la situazione. «Ci abito» rispose ironica e poi si girò verso la porta di casa quando si accorse che Caitlin stava venendo loro incontro «Lei è mia figlia, Caitlin» indicò la ragazza dalla chioma bionda che stava correndo nella loro direzione. Lucian notò la ragazza che correva verso di loro. Aveva la stessa freschezza che aveva la madre da giovane, e poteva notare qualche lineamento che ricordava Kath. Si assomigliavano molto, ma avevano qualcosa di diverso «Oh ti somiglia» sorrise e allungò la mano verso Cat «piacere Lucian» la ragazza afferrò la mano dell'uomo dicendo il suo nome, «sono lo zio» disse indicando Nate. Lucian era perplesso c'era qualcosa che gli ronzava in testa e non riusciva a capire. «Lucian, stai bene?» Kathleen vedendo il viso dell'uomo sbiancare si preoccupò. L'uomo si risvegliò dai suoi pensieri passandosi una mano tra i capelli piú volte «Scusa, non pensavo fossi sposata» sospirò «È da tanto che non ti vedo e mi ha fatto un certo effetto» poi notò che ciò che stava dicendo stava prendendo una brutta piega «cioè..poi tua figlia..» prima che potesse finire la frase Nate lo bloccò. «Zio è tardi andiamo» guardò l'orologio facendo finta di avere degli impegni molto urgenti «faremo tardi». Lucian non capì molto bene la reazione del nipote, sapeva che non aveva niente di urgente. Ma forse era meglio così doveva un attimo riflettere sulla situazione e poi il suo discorso non era stato uno dei migliori.
«Hai ragione» guardò anche lui l'orologio «dobbiamo proprio andare». Kathleen annuí «mi ha fatto piacere vederti» salutarono Nate e Lucian «magari ci vediamo un giorno di questi» propose l'uomo mentre saliva sul sedile della macchina, «con piacere» rispose.

Kathleen salì in quel rottame della sua auto, era ancora un po' sorpresa di aver rivisto Lucian. Era cambiato molto dall'ultima volta che lo aveva visto. Scosse la testa per non pensarci più, girò la chiave, spinse la frizione e partì. Il palazzo Ferrer non era molto vicino alla loro casa, daltronde come poteva un palazzo così lussuoso essere vicino ad un quartiere povero come quello di Kathleen? 
Quando arrivò salutò Natalie che le venne incontro con uno dei suoi sorrisi smaglianti, l'abbracciò saltellando come una dodicenne al concerto di una di quelle band che fanno impazzire le ragazzine. «Come mai tanta felicità, Nat?» rise alla visione della collega. Natalie si scostò dalla bionda e ritornò verso il bancone della reception «Dominic Walsh» a quel nome Kath le si gelò il sangue «Hai visto che bel bocconcino? Insomma sarà un piacere adesso venire a lavoro, meglio del vecchio pedofilo del primo piano» sbuffò facendo uno smorfia «che non fa altro che molestarci, ogni fottuto giorno.» Kath ridette dell'espressione della mora e sorrise. Sorrise perchè Natalie spruzzava felicità e allegria da tutti i pori della sua bellissima pelle e le faceva dimenticare tutti i fottuti problemi, i fottuti sbagli che Kathleen aveva. Era una specie di medicina psicologica. «Comunque ti occupi tu oggi del primo piano?» si erano divise i giorni in cui dovevano pulire il primo piano perchè la vista e il contatto con quel vecchio maniaco le terrorizzava e per questo se lo erano divise per subire meno le manacce di quel depravato. Kath alzò gli occhi al cielo al solo pensiero di quel vecchio «Oddio, prega per me» la mora poggiò una mano sulla spalla della collega «Lo farò, contaci». Kath si fece coraggio, afferrò il carrello con i lenzuoli e cuscini puliti e qualche prodotto per pulire pavimenti e mobili. Entrò nell'ascensore con il carrello e premette il pulsante 1, le porte si chiusero e l'ascensore iniziò a salire.

Julianne aveva avvertito Caitlin che sarebbe arrivata presto a casa sua. Era ormai diventata un abitudine per entrambe, non potevano stare un giorno senza vedersi. Erano diventate inseparabili. Caitlin stava appendendo i vestiti puliti dalla lavatrice allo stendipanni fuori dal terrazzo quando il campanellò suonò «Arrivo» urlò la bionda mentre metteva una molletta su un maglione che aveva appena appeso sullo stendipanni. Poi corse verso la porta di casa e aprì «Certo che ce ne hai messo per aprire» la prese in giro l'amica. Julianne era una ragazza abbastanza bassa per la sua età, ma aveva qualcosa di attraente che faceva cadere quasi tutti i ragazzi ai suoi piedi. Forse era per i suoi capelli biondo cenere ricci e ribelli che le davano quell'impressione selvaggia o le sue labbra carnose. «La prossima volta ti lascio fuori» Cait la prese in giro e chiuse la porta. Julianne come era d'abitudine si buttò sul divano senza chiedere il permesso, ormai era diventata come casa sua. «Complimemti per ieri sera » applaudì la ragazza prendendola in giro, poi si fece più seria «com'è andata la ramanzina di tua madre?» si tolse le scarpe e appoggiò i piedi sul divano. Caitlin la raggiunse «in realtá ancora non mi ha detto niente», a quell'affermazione Julianne spalancò gli occhi dallo stupore «Cosa?». La bionda non tardò a spiegare «vedi quando é tornata, c'era Nate e sai che davanti alle persone non mi sgriderebbe mai». L'amica saltò dal divano «cosa,cosa,cosa?!» si calmò un attimo e quando riuscì a riprendersi «Nate era qua?!» la bionda annuì «che stai aspettando a raccontarmi? Muoviti» ordinò e Caitlin scoppiò a ridere. «Niente di che, Nate mi ha chiamato stamani dice che era di passaggio, era preoccupato per me e voleva vedere come stavo» Julianne stava sorridendo con quella scintilla negli occhi e Cait sapeva cosa stava succedendo nella sua testa e non le piaceva per niente. «Certo Cat "era di passaggio"» scoppiò in una fragorosa risata «È palese che il ragazzo è cotto marcio». Caitlin arrossí, afferrò uno dei cuscini che erano dietro di lei e glielo lanciò in viso all'amica «Idiota, è solo un buon amico!». Julianne afferrò il cuscino e lo spostò dalla faccia guardando la ragazza davanti a lei con uno sguardo provocatorio «povera e ingenua Caitlin» e scoppiò a ridere.

Aveva spolverato tutti i mobilo dell'appartamento di quel depravato, passato lo straccio su tutto il pavimento e cambiato le lenzuola e le fodere sporche, così riposizionò tutta l'attrezzatura sul carrello. Aprì la porta e uscì, quando sentì due mani tozze cingerle la vita. Kath sussultò terrorizzata a quel tocco e so girò di scatto per vedere chi fosse. Non voleva crederci o meglio sperava che fosse un incubo appena lo vide con quella pelle raggrinzita e quel ghigno malizioso da depravato. «Che piacere vederti» sorrise mentre stringeva ancora di più il fianco della bionda. «Signor August» sorrise falsamente, non vedeva l'ora di andarsene «il lavoro mi chiama» disse indicando le altre stanze del palazzo. Il vecchio però le afferrò il polso con la mano e con l'altra scese dal fianco al fondoschiena «Dai su entra un attimo, ci divertiamo». Al solo pensiero sentiva la pasta del pranzo ritornarle in su «No, grazie» disse cercando di sgusciare dalle mani grinzose del vecchio che continuava ad approfittarne palpando tutto ciò che gli capitava sotto mano.

Sentì altre due braccia, stavolta però muscolose e lisce e si ritrovò a due passi dal vecchio che improvvisamente si era calmato. Probabilmente stava guardando la persona che si trovava dietro la bionda. «Ha detto no» Kath si girò, conosceva bene quella voce anche se era maturata e lo vide. Indossava una canottiera bianca attillata che mostrava leggermente i suoi addominali, e dei pantaloni della tuta blu. «Tutto bene?» Dominic la guardò con uno sguardo freddo «si,si..grazie» prese il carrello e ritornò dentro l'ascensore prima che la situazione si facesse più imbarazzante di quello che era già. «Aspetta» la fermò Dominic «devo scendere anche io» ed entrò nell'ascensore prima che le porte si potessero chiudere.
Erano rimasti soli e poteva anche scatenarsi l'inferno.



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