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Autore: CMeli    01/07/2016    2 recensioni
[–Ei Ruka, da quando te esci con delle femmine ahaha?- facendo finta di essere offeso mi diede una sberla sulla schiena e mi disse –ci hanno invitato, hanno detto che gli piacerebbe molto, ti prego vieni con me- mi scrollò pregandomi di andare con lui. Ci riflettei per un po’, non sono fidanzato, per cui, perché no? –e dimmi, sono fighe?- ]
Questo era solo un assaggio di quello che c'è :3
E' la mia prima fanfic, siate cauti per favore. Credo che mi capiteranno degli SPOILER un pò ovunque sorry c:
Genere: Demenziale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XI            La “Mission Impossible”

Ma la tua ragazza l’hai lasciata dove esattamente?- aveva ragione, non avevo ancora visto Mikan –Si ma tanto poi ce ne andiamo, se la saluto così ci resterebbe peggio- dissi guardandolo con la coda dell’occhio. Lui annuì. Ci godemmo quel piccolo fratto di secondo di libertà –Tsubasa, Natsume! E’ ora- disse sbucando dal nulla Persona. Lo seguimmo immediatamente senza opporci,  o ci avrebbe cazziati sicuramente –so che siete ansiosi di sapere chi è il vostro terzo compagno- disse continuando a guardare davanti a sé –se ci dici chi è, magari ci fai un favore- disse Tsubasa con nonchalance. Ci portò all’uscita di quei cancelli, era bellissimo da un certo lato sapere che stavo per uscire da quel postaccio, che ogni giorno che passavo mi sembrava di essere un carcerato in prigione, ma purtroppo sapevo che uscivo solo per scopi personali del preside. Ci disse Persona che doveva andare a prendere la macchina e che a momenti sarebbe dovuto venire il nostro compagno. Io e Tsubasa ci guardammo –chi sa chi è, spero solo che sia simpatico- disse grattandosi la testa –no, l’importante è che sia utile quanto noi- dissi serio –quanto sei serio!- ci guardammo intorno per assicurarci che arrivasse costui, ma non arrivava nessuno, anzi, sembrava ci fossimo solo noi. Ci fu un silenzio di tomba, per circa qualche minuto, quando suonò il clacson di una macchina nera, tipo Peugeot. Senza aspettare nessun’altro, Tsubasa entrò in auto –oh, ma guarda chi c’è- disse emozionato. Entrai in auto, vidi chi doveva venire con noi in missione, altro che emozione, mi salì totalmente il vomito, era lei, Nanami –Ei ciao Natsume!♥- disse facendo una smorfiosetta, sapevo che non si era ancora arresa. Quello stronzo sfacciato di Persona si mise a ridere, forse sapeva della nostra “simpatia” –bene ragazzi, facciamo il punto della situazione. Dove stiamo andando? Vi sarete chiesti. Beh, noi stiamo andando in una fabbrica di dinamite- disse scherzoso. Mi venne quasi un infarto, non avevo ancora realizzato che sarei potuto saltare in aria in qualsiasi momento –perché stiamo andando lì?- chiese Nanami sistemandosi nel sedile –perché dobbiamo sapere di più su un ragazzino che nasconde l’organizzazione Zeta, per quanto ne sappiamo ha un potere celestiale che a noi potrebbe essere utilissimo, il proprietario di questa fabbrica è suo padre. Se troviamo suo padre chiedendo a lui, ci sarebbe tutto più semplice- disse premendo l’acceleratore. Bambini, sempre bambini. Ultimamente le mie missioni erano solo scoprire qualcosa in più su dei bambini che venivano protetti e se li scovavo dovevo addirittura rapirli, di mano mia. Alcune volte facevo finta di fallire, per non dover catturarli seriamente o si sarebbero trovati in un mare di guai. Pensando a tutto ciò, mi venne in mente a quand’ero ancora un bambino, che avevo paura che mettessero a rischio la mia famiglia, così mi consegnai, assieme a Ruka. Di mia sorella, non vidi più nemmeno una traccia, da quel giorno, per me, era diventata inesistente nella mia vita. A momenti non mi ricordavo il suo viso, o una sua espressione, da talmente tanto tempo che non la vedevo -mettetevi comodi che il viaggio è lungo- disse Persona ironicamente, cioè, non gliene importava niente di come eravamo messi, in realtà eravamo tutti ammassati, non ci stavamo in tre in quell’unica fila di sedili. Intanto, per passare il tempo, pensavo a Mikan, pensavo a quando si sarebbe accorta della mia partenza e pensai subito alla sua reazione, nel mio “sogno” la vidi piangere disperatamente gridando “ancora! Ha tradito la mia fiducia!” avrei tanto voluto tornare indietro almeno per salutarla, ma mi avrebbe salutato in modo triste e preoccupato e le avrei senz’altro rovinato la giornata. Mentre chiudevo gli occhi, sentivo quei due che parlavano, di ogni argomento, dal cibo, alle scarpe, dalla manicure alle ragazze, dalle ragazze ai ragazzi e venne fuori anche la storia della serata “speciale” , quella della pizzata –non ti sei divertita quel giorno?- le chiese Tsubasa. Avrei voluto rispondere io –ma certo! Anche tanto! Ma non sono l’unica ad essermi divertita sai?- disse probabilmente riferendosi a me, infatti mi guardò in malo modo. Non l’avrei mai ringraziata per una sciocchezza simile –Ma davvero?-  rispose Tsubasa ridendo –Ah, Tsubasa! Ti volevo dire che Yuri ha accettato volentieri la tua proposta- disse applaudendo –di quale proposta state parlando?- mi intromisi –beh, ho chiesto a Yuri se voleva essere la mia ragazza- rimasi di sasso –davvero? beh, complimenti- dissi allibito, non credevo fosse così troia a tal punto. Ci pensai su, con tutti i complimenti che le aveva fatto….”ei Natsume, non ti sembra sexy Yuri?! Guardala, ha un culo meraviglioso” . Mi sarei aspettato di meglio da Tsubasa sinceramente –siamo quasi arrivati mi spiace dirvelo- disse il dark. Guardai fuori dal finestrino, mi serviva un binocolo per vedere qualcosa in quella nebbia fitta che era calata. Non si riusciva a vedere niente. ad un certo punto si sentì uno scoppio improvviso –abbiamo bucato ragazzi- disse Persona scendendo dall’auto –eh?- dicemmo in coro basiti. Scendemmo tutti dall’auto sconfitti, dovevamo spingerla ancora per qualche metro –spingiamo questa macchina!- disse Tsubasa facendo il macho, anche se purtroppo quando provò a muoverla, la verità fu quella che mi aspettavo, non avanzava nemmeno di un centimetro. Lo aiutammo, anche se Persona aveva intenzione di starsene da parte e contemplare le nuvole.
Arrivati a quella maledetta fabbrica, un po’ sudati, ci disse cosa dovevamo fare: fermare ad ogni costo il proprietario, quando usciva dalla fabbrica dopo lavoro, per torturarlo e fargli delle domande. Poteva servire benissimo Tsubasa, che gli bloccò l’ombra. Subito dopo uscimmo allo scoperto e ci rivelammo per quelli che eravamo –cosa volete da me?- chiese impaurito –tuo figlio, Hinata, lo vogliamo- disse Persona –Nanami, legalo a quel palo! Natsume, adesso tocca a te!- disse. Avevo capito che voleva usare il mio potere su di lui, per spingerlo a dirgli la verità –dimmi dove si trova- il proprietario negò –Natsume procedi, procedi ogni volta che non risponde ad una domanda- partì senza preavviso, iniziai con un qualcosa di leggero, piccole fiamme ai piedi, caldine –dimmi dove si trova!- gridò di nuovo –no mai! Sono al corrente di quanto sia importante l’alice di mio figlio, per questo non vi rivelerò dove lo teniamo nascosto!- mi faceva una pena incredibile quel signore, alla fine non faceva nulla di sbagliato, proteggeva suo figlio Hinata, un po’ lo capivo, avrei fatto la stessa cosa anch’io se ne avessi avuto la necessità –ah si? Allora preparati a diventare un arrosto- ordinò Persona indicandomi, come per dire “vai”. Mi disse di alzare la fiamma sempre di più per riuscire a fargli del male, era chiaro che non gridava per non sembrare un debole, ma dopo poco iniziarono i suoi lamenti di dolore –devi solo rispondere ad una domanda per non sentire più dolore. Una sola. Dove si trova il ragazzino?- chiese di nuovo. L’uomo si rifiutò nuovamente, ma aveva un espressione addolorante per cui cercai di essere più delicato possibile per riuscire a non ucciderlo subito. Persona si avvicinò  e mi minacciò nel vero senso della parola –insomma Natsume! Si un po’ più rude!- eppure non ci riuscivo, ma lui era lì pronto per toccarmi nel caso io sbagliassi di nuovo. Nella mia testa pensavo se era più  importante la mia di vita, o a sua. Beh, mi spiace signore, ma io devo continuare a vivere per proteggere una persona che mi sta a cuore, non posso permettermi di morire ora. Alzai quindi quella dannata fiamma fino a farla arrivare al bacino –Hinata……- sospirò l’uomo –Hinata scusami……se non sono riuscito….a….proteggerti…….- disse di nuovo. Mi attirò l’attenzione di Nanami che stava per piangere, aveva gli occhi lucidissimi, e Tsubasa che lo osservava con uno sguardo serio e compiaciuto –non è lontano….da…qui. Ma ce l’ha già in pugno…lei…- disse l’uomo. Lei chi? Mi chiesi. Le fiamme stavano per arrivare alla bocca –Natsume abbassale- ordinò Persona. Feci come chiesto e rimasi a guardarlo, Persona si era accovacciato davanti all’uomo e ci parlava a bassa voce, così da non farci sentire –ho capito. Ormai è in mano sua- sentì dire da Persona. Quindi, dato che il bambino era finito in mano al nemico, avevamo perso. Eravamo forse arrivati troppo tardi –Uccidilo- disse –Oramai non ci serve più e comunque non potrebbe curarsi, soffrirebbe e basta. Uccidilo- mi disse nuovamente allontanandosi dal luogo in cui eravamo, Nanami mi guardò perplessa, Tsubasa mi si avvicinò chiedendomi cosa volevo fare. Non sapevo nemmeno io cosa fare, in un certo senso Persona aveva ragione, avrebbe sofferto comunque, ma forse poteva essere salvato –Natsume cosa aspetti? Fai il tuo dovere- disse Persona da lontano. E così alzai le fiamme, chiusi gli occhi per non dover vedere quell’uomo mentre bruciava vivo. Gridava come un forsennato quando le fiamme gli squarciarono la pelle, perforandolo dappertutto, sciogliendogli gli organi e la pelle in se. La pozza di sangue era inevitabile. Aprì gli occhi, l’uomo era disintegrato ma continuava a bruciare, era diventato si una pozza di sangue, quello fu la prima persona che uccisi in tutta la mia vita.
Dopo quest’accaduto, le urla dell’uomo avevano raggiunto anche gli interni della fabbrica, dove uscirono parecchi uomini ammassati –credo sia meglio tagliare la corda- disse Tsubasa –già- dissi preparandomi a correre. Raggiungemmo l’auto, Persona era riuscito a cambiare la gomma rubandola dalla macchina del padre di Hinata, ecco spiegato il motivo per cui si era allontanato, mise l’acceleratore, ma ci stavano comunque alle calcagna anche in macchina. Non riuscivamo a sfuggirli, non sembravano dei semplici operai –Nanami, credo che tocchi a te- disse Persona. In quel momento pensai che io non avevo mai visto l’alice di Nanami e che mi sarebbe piaciuto capire quale fosse da essere classificato pericoloso nelle missioni. Mentre correvamo in strada sentimmo come delle scosse, ma sottoterra, sentimmo il terremoto. Era Nanami che tentava di avere controllo della terra. Mentre guardava indietro, fece alzare un pezzo di terra che fece schiantare contro le auto che ci inseguivano, troppo forte –e così tu hai l’alice…..- iniziò Tsubasa allibito –dello spostamento della terra o conosciuto come alice sismico- disse Nanami quasi orgogliosa. Ci rimasi parecchio di sasso, non me l’aspettavo in un certo senso.
_MY COMMENTc:_
Finalmente un altro capitolo u.u scusate se ci ho messo tanto, ma credeteci o no mi sono ammalata, l’unica a riuscire a prendere la febbre sono io -___- lo so che sono sfigata ahahaha. Comunque al prossimo capitolo, spero vi sia piaciuto abbastanza questo. 

 
   
 
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