Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Maty66    01/07/2016    1 recensioni
Tutti sull'Enterprise sanno che il comandante Spock ed il dottor McCoy si detestano. Ma tutti sanno anche che entrambi farebbero qualsiasi cosa per il loro capitano. Storia di come Spock e Bones imparano, non senza difficoltà, ad essere amici per amore di Jim. Solo che non è il Jim che tutti conosciamo.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IL DONO

Capitolo 6
La storia di Jimmy

“Finito” annunciò Jimmy restituendo il PADD a McCoy.
“Ma hai iniziato meno di cinque minuti fa” si meravigliò il medico, riprendendo il PADD e guardando il puzzle perfettamente ricomposto.
“Era facile” fece con indifferenza il bambino.
McCoy sospirò: era un gioco progettato per bambini dai dodici anni in su.
“Sarai bravissimo a scuola” chiese curioso.
“Invece sto sempre in punizione” disse il piccolo guardando curioso in giro.
Logico, pensò il medico.
“Perché ti annoi?” chiese sorridendo.
Jimmy lo guardò con interesse, come se finalmente avesse trovato qualcuno che lo capiva.
“Quando la maestra assegna i compiti io li finisco in cinque minuti e poi non so che fare…” ammise.
McCoy si trovò ancora una volta a sospirare e a rimpiangere l’enorme potenziale sprecato in quel bambino.
“Chi è?” chiese Jimmy indicando la holofoto di McCoy e Johanna che il medico teneva sulla scrivania.
“Mia figlia Joanna”
“E dov’è?”
“Sulla Terra, vive con la madre”
“E non la vedi?”
“Non spesso come vorrei” rispose triste il medico
“Mio papà è morto. Era un eroe sai…” replicò il bambino.
A McCoy si strinse il cuore. Jimmy aveva lo stesso identico tono del Jim adulto quando parlava del padre.
La conversazione fu interrotta dall’arrivo di Spock e Nyota

“Dal punto di vista biologico i Betariani hanno enormi capacità psichiche. Suppongo che la regnante appartenga ad un gruppo etnico ancor più potente. L’ipotesi più plausibile è che le loro capacità di far crescere gli elementi organici possa funzionare anche all’incontrario” ragionò Spock.
I tre stavano parlando nell’ufficio di McCoy e guardavano dalla porta a vetri Jimmy giocare con il PADD nell’infermeria: le dita del piccolo si muovevano velocissime per comporre un altro puzzle.
“E non si può trovare un modo per sbarazzarsi di questo dono??” McCoy era sempre più irascibile e disperato.
“Proverò a studiare l’anatomia dei Betariani ed i dati in nostro possesso, ma per ora temo che non ci sia niente da fare”
McCoy imprecò più volte.
“Dovremo avvertire la Flotta?” chiese Uhura.
“E’ inevitabile. Anche se impiegheremo non meno di due settimane per rientrare…” confermò il vulcaniano.
“Dobbiamo trovare una soluzione. Se, quando arriviamo sulla Terra, Jim non sarà tornato normale sai bene che lo faranno sbarcare. E lui non ha nessuno…” fece McCoy triste.
Spock annuì.
“Davvero non riesco a capire cosa volesse dire la regina. Non trovo spiegazione logica alla circostanza che il dono l’abbia fatto tornare all’infanzia” ragionò. 

Proprio in quel momento si udì uno strillo acuto.
Tutti si voltarono di scatto verso l’infermeria per capire cosa fosse successo.
Le infermiere erano chinate sotto il bioletto, dove evidentemente si era rifugiato Jimmy.
“Ma cosa…” chiese McCoy precipitandosi fuori dall’ufficio.
“Mi spiace dottore. Io non volevo spaventarlo. L’ho visto sul lettino e volevo solo parlargli” fece subito il tenente Hendorff, gigantesco capo della sicurezza, che Jim aveva soprannominato “Cupcake” il giorno del loro mitico primo incontro nel bar di Riverside.
IL gigantesco ufficiale si era ritirato contro una parete e aveva sulla faccia uno sguardo dispiaciuto.
McCoy non gli badò, troppo occupato a cercare di raggiungere Jimmy.
“Ehi piccolo, che ci fai qui sotto?” chiese, raggiungendo con fatica il bambino che nel frattempo si era raggomitolato a palla sotto il letto.
Nessuna risposta.
“E’ successo qualcosa? Il tenente Hendorff non voleva spaventarti. E’ il nostro capo della sicurezza…”
“No, è amico di Frank!!” urlò Jimmy.
“Non è amico di Frank… è solo grosso. Qui Frank non c’è… e nessuno ti farà del male”
Jimmy alzò un po’ la testa.
“Ehi… sai come chiamiamo il tenente Hendorff? Cupcake!” McCoy provò ad alleggerire l’atmosfera.
Anche da sotto il letto si udì forte il grugnito di disapprovazione dell’uomo.
Jimmy ridacchiò.
“Cupcake, cioè pasticcino? Perché su questa nave avete tutti soprannomi stupidi?” chiese sorridendo.
“Dovresti chiederlo al nostro capitano…”
“A Spock?”
“No… poi ti spiego. Che ne dici di uscire? Sono vecchio sai e se resto ancora qui piegato mi sa che devono usare un carrello gravitazionale per tirarmi fuori”


Jimmy uscì da sotto il letto, seguito da un dolorante McCoy, guardando un po’ intimorito verso Hendorff. “Scusa” fece debolmente.
Poi inaspettatamente tese le braccia verso il medico per essere preso in braccio, immediatamente accontentato.
Mentre Jimmy nascondeva il viso sulla spalla del medico, il gigantesco capo della sicurezza si avvicinò.
“Non ti preoccupare. Io mi chiamo John Hendorff. Ma tu, e solo tu, puoi chiamarmi Cupcake” sorrise.

“Volevi capire la logica del dono? Ci vediamo fra mezz’ora in sala tattica” concluse McCoy avviandosi con il bambino appeso al collo verso la sua cabina.


Quando McCoy entrò nella sala tattica, accanto al ponte di comando, tutto l’equipaggio di comando stava già aspettando”
“Ma com’è? Voglio dire…” chiese Scotty, l’unico a non aver ancora visto il bambino
“E’ Jim… una versione mini di Jim, insomma” rispose Uhura con un mezzo sorriso.
“Signori un attimo di attenzione per favore. Sapete tutti cosa è successo nelle ultime ore al capitano Kirk. La logica ci impone di ritenere che si tratti di una situazione passeggera e reversibile, ma allo stato attuale non abbiamo soluzioni percorribili. Nel frattempo il dottor McCoy deve informarci di alcune circostanze…”
Il medico si schiarì brevemente la voce prima di iniziare a parlare.
“Beh… non sono tipo da convenevoli e se sto per condividere questo con voi è solo perché non sappiamo quanto durerà questa cosa e quindi dovete sapere come rapportarvi con lui… con Jimmy. Ovviamente confido che quanto dirò ora resterà fra i presenti”
Tutti annuirono seri.
“Dunque… come sapete Jim è nato nello spazio e subito dopo… la distruzione della Kelvin sua madre tornò a vivere in Iowa con il bambino ed il figlio maggiore George Samuel”
“Il capitano ha un fratello?” chiese Uhura stupita.
“Sì… ha sei anni più di Jim e tutti lo hanno sempre chiamato Sam dopo la morte del padre”
McCoy si fermò un attimo in cerca delle parole giuste.
“Quando Jim aveva tre anni, Winona si risposò con un agricoltore di Riverside, tale Frank Jennis. Subito dopo il matrimonio iniziò a viaggiare fuori dal pianeta accettando vari incarichi come ingegnere della Flotta. Tornava raramente sul pianeta e i bambini furono affidati al patrigno”
McCoy si bloccò di nuovo.
“Ho saputo quello che sto per dirvi solo per caso, consultando le schede mediche di Jim e durante alcune conversazioni in cui… lui non era molto sobrio. Beh, per farla breve… diciamo che Frank non è stato un tipo paterno. Ha spedito Jim in ospedale varie volte…”
Sul gruppo calò il gelo.
“Vuol dire che il capitano è stato picchiato dal patrigno?” chiese con un filo di voce Sulu.
“Varie volte purtroppo. Il bambino ha sempre rifiutato di denunciarlo. L’ultima volta però l’ha picchiato talmente forte che Jim è stato in coma per due mesi per una massiva emorragia celebrale. E’ vivo per miracolo”
“Dottore… non capisco. Su Vulcano, nonostante l’educazione rigida, i bambini sono considerati sacri, degni del massimo rispetto e protezione” fece Spock con voce calma
“Purtroppo sulla Terra non è sempre così”
“E’ per questo che ha quei segni sul corpo? Perché li aveva a cinque anni?” chiese ancora Spock, la voce sempre più incrinata.
“Suppongo di sì”
Nella sala calò di nuovo il silenzio.
“Cosa ne è stato del fratello e di questo Frank?” chiese Scotty con occhi fiammeggianti d’ira.
“Sam appena compiuti diciotto anni scappò dalla casa di Frank, lasciando Jim con il patrigno”
“Cosa?” balbettò Chekov incredulo.
“Per la disperazione Jim prese la vecchia Corvette del padre, che Frank stava per vendere, e la lanciò da una scogliera. E’ stato allora che Frank l’ha colpito talmente forte da spedirlo in coma. L’uomo poi è stato accusato di tentato omicidio e credo stia ancora scontando la pena in prigione”
Uhura aveva le lacrime agli occhi.
“E la madre?”
“Jim non la vede da quando aveva dodici anni. E nonna Rose è morta quando Jim aveva undici anni”
Nessuno dei presenti chiese cosa era successo al loro capitano dopo, conoscevano già la storia di Tarsus.
Nessuno osava più parlare.
“Ora… non sappiamo per quanto tempo il capitano resterà in questa condizione. Ma Jimmy è un bambino che mostra evidenti segni di trascuratezza emotiva e perciò è diffidente e ostile con gli adulti. A cinque anni l’unico referente emotivo che aveva era il fratello maggiore, che ovviamente non è qui. Non gridate mai con lui, non fate movimenti bruschi, siate gentili, ma non condiscendenti. E’ molto, molto intelligente come tutti sapete, con QI assolutamente al di sopra della media. Insomma… cerchiamo di farlo stare bene” concluse McCoy.
“Quindi è questo quello che manca al capitano… una infanzia felice. Ciò che il dono cerca di ridargli” ragionò il vulcaniano.
“Certo che faremo tutto quanto in nostro potere… potrei portarlo a fare un giro in ingegneria” propose subito Scotty.
“Ed io potrei mostrargli la serra…” propose Sulu.
“Calma, non vi eccitate troppo… speriamo che la cosa duri poco; tutti ci auguriamo che Spock capisca come farlo tornare il nostro capitano…” si imbronciò McCoy.
“Farò tutto il possibile” concordò Spock.

Star Trek non mi appartiene. Grazie sempre a tutti.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Maty66