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Autore: Ipox_017    02/07/2016    0 recensioni
"Prima o poi succederà qualcosa in questo mondo. Qualcosa di grosso, qualcosa di incredibilmente bello o, incredibilmente brutto. In entrambi i casi voglio vivere la mia vita senza costrizioni, senza scappare perché dopo la vita non c'è nient'altro a parte il ricordo di te in questo mondo."
Gwen, una ragazza di 25 anni sopravvissuta ad una epidemia che ha contagiato l'itero globo in pochi giorni, si ritrova a andare città dopo città e a combattere contro delle persone che si sono trasformate in vaganti, mangiatori di uomini. Credendo ormai di essere l'unico essere umano rimasto in vita tira avanti giorno dopo giorno fin quando, per puro caso non incontra un gruppo con il quale condividerà le sofferenze e le gioie di questo nuovo mondo.
Genere: Avventura, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora! Eccoci arrivati all'ultimo capitolo della prima stagione. A breve vi prometto che comincerò anche la seconda, perchè le avventure di Gwen non si fermano qui. Spero che, anche se corta vi sia piaciuta. Ho detto tutto quindi buona lettura!

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CAPITOLO SEI. UNA SCELTA.

 

L’acqua calda scivola dolcemente sul mio corpo ripulendolo dalla terra, dal sangue, dai ricordi delle brutte giornate affrontate in questi giorni. Esco dalla doccia e avvolgo il mio intero corpo in un accappatoio avana. Vado verso lo specchio appannato. Vi passo una mano per togliere quello strato di acqua e mi guardo. È da più di un mese che non mi guardo a uno specchio, le sopracciglia sono cresciute e sono costretta a sistemarle con una pinzetta trovata per pura fortuna in uno dei cassetti. Mi asciugo i capelli e non appena tolgo l’accappatoio dal mio corpo mi odoro la spalla.
Profumo di vaniglia.
Dal mio borsone esco i vestiti puliti, li indosso. Prima di uscire vado per prendere l’arco, sorrido nel ricordarmi che non ce ne bisogno. Quando esco dalla mia camera mi trovo davanti Andrea. Anche lei si è sistemata e adesso ha un aspetto leggermente migliore.
Sta provando a riprendersi e non ce la fa.
<< Stai meglio? >> le chiedo sorridendole.
<< Più o meno. È solo che mi manca da morire >> risponde lei abbassando lo sguardo.
<< Lo so. Per qualsiasi cosa io sono qui, okay? >> lei annuisce e mi accenna un sorriso.
Io le do una piccola pacca sulla spalla e poi comincio a percorrere il corridoio. Da una delle porte alla mia sinistra spunta Daryl. È strano per me vederlo così pulito, e devo pure ammettere che senza tutta quella sporcizia è pure carino.
<< Ci sono dei capelli, dunque sotto tutta quella terra e fango…e odori pure di pulito >>
<< Prendimi pure in giro, vedrai come ti finisce >> dice lui con la sua espressione seria, anche se il tono della sua voce è più giocoso.
<< Mi lanci addosso una delle tue freccioline? >>
<< L’idea non mi dispiace per niente >>
Finito il corridoio giriamo a sinistra e passiamo una grande porta per poi ritrovarci tutti nella sala pranzo. Sembra quasi una festa, anche se la stanza è spoglia e grigia e nemmeno tanto grande. C’è un solo tavolo al centro rettangolare già pieno di tante cose buone da mangiare. Una volta seduti cominciamo a scherzare, bere vino, mangiare ogni sorta di pietanza. Si ride, si raccontano storie, ricordi…sembra che tutto quello che abbiamo passato sia solo un brutto sogno, e invece è la fuori che ci aspetta, ci aspetterà sempre.
Ad un certo punto, non so come ci siamo arrivati a questo argomento, cominciamo a parlare di età. Dale, come sospettavo ha 60 anni, Andrea 39, pensavo fosse più grande sinceramente, Daryl ne ha 31, Rick ha 36 anni, e Lori 32, Carl invece 10, che tenero, e Glenn 26, un anno in più di me.
<< E tu Gwen? Quanti anni hai? >> mi chiede Lori.
<< Venticinque >>
<< Sembravi più piccola a dire il vero >> dice Andrea.
<< Perché ho meno rughe di Daryl >> dico guardando il diretto interessato.
Tutti ridono e lui mi guarda severamente, ma comunque non smetto di ridere. Prende un pezzetto di pollo e me lo tira addosso.
<< Ne riparliamo tra qualche anno >> dice incrociando le braccia.
<< Ne avrò sempre meno di te >> dico, e lui fa un timido sorriso.
Dopo cena ci salutiamo tutti e ritorniamo nelle nostre stanze. Prendo il mio borsone e comincio a uscire i vestiti pieni di fango e sangue. Mi ricordo che Edwin quando ci ha fatto fare il giro ci ha mostrato una lavanderia. Dovrei ricordare la strada da qui, perciò prendo tutto e mi incammino. Giro un paio di volte a destra, e altrettante volte a sinistra finché non vedo un cartello che indica “lavanderia”. Entro e mi avvicino a una delle lavatrici. Ce ne sono venti in tutto e nessuna di loro è in funzione. Una la usa per l’intimo, una per le magliette, e una per i pantaloni. Nessuno si offenderà, credo. Non torno subito in camera mia, non ho sonno e vorrei tanto fare un giro da sola dell’edificio, quindi invece di girare a sinistra, verso le stanze, giro a destra verso la biblioteca. Vado per superare quest’ultima, ma un rumore e delle voci mi bloccano. Torno indietro e mi metto vicino alla porta a origliare. Dentro ci sono Lori e Shane, stanno litigando. La porta non è del tutto chiusa così mi avvicino e guardo. Shane cerca di avvicinarsi a Lori, ma lei lo respinge. Lui non sembra in sé, forse è ubriaco.
<< No Shane, è finita. Devi andare via, devi stare lontano da me e da Carl! Siamo una famiglia con Rick. Per quante volte ho dubitato di lui, ci ha portato qui e adesso siamo al sicuro. Non voglio rivederti più >> sento dei passi così corro dietro l’angolo e appoggio la schiena al muro. Lori gira e i nostri sguardi si incrociano.
<< Stai bene? >> le chiedo.
Lei mi guarda terrorizzata.
<< Tu hai…visto… >> balbetta sotto voce.
<< Si. Dovresti dirlo a Rick, Lori. Potrebbe risolvere tutto… >>
<< No Gwen, Rick non deve sapere niente okay? Ti prego dimmi che non gli dirai nulla >>
<< Io non gli dirò niente perché spetta a te farlo. Io ti consiglio di parlarne con lui. È tuo marito e ti ama >>
La sorpasso lanciandola lì e mi allontano ancora un po’ scossa da quello che ho visto e sentito. Avevo un sospetto su loro due e adesso ne sono certa.
Continuo a camminare e finisco per sbaglio nella sala di controllo, una sala enorme con file e file di scrivanie e computer, con un grande schermo al centro.
La attraverserò e ritornerò indietro da lì”
, penso vedendo una porta di fronte a me, dall’altro lato della stanza.
Non appena metto avanti il primo piede sento la voce di Rick. È strascicata e fa alti e bassi, anche lui non è del tutto lucido. Allungo il collo e insieme a lui vedo Edwin. Mi abbasso e ascolto.
<< Io…non penso di poterli salvare tutti. Non sono capace di tenerli tutti al sicuro…ho paura di fallire. Sono mia responsabilità io devo…assicurarmi che siano salvi, devo assicurarmi che Lori e a Carl stiano bene e al sicuro, loro sono tutto ciò che mi spinge ad andare avanti. Però…alle volte penso che forse è meglio che moriamo tutti, così da non soffrire >>
I miei occhi sono aperti il doppio del normale, le mie labbra schiuse, il mio cuore ha rallentato e sembra che l’aria cominci a mancare.
“Non puoi arrenderti così Rick. Non te lo permetto”.
Trovo la forza per mettermi in piedi e non appena vedo Edwin che se ne va vado da Rick.
<< Rick >>
Lui si gira.
<< Gwen, che cosa ci fai qui? >>
<< Stavo facendo un giro prima di tornare nella mia stanza. Ti ho sentito >>
<< Ah si? >> ride con amarezza.
<< E quindi? Vuoi rimproverarmi per questo? Vuoi dirmi che mi sbaglio? Che vivremo tutti felici e contenti? >> continua.
Mi avvicino e lo afferro dalle spalle.
<< Rick ascoltami tu sei forte e determinato. Ci hai portato fin qui, in un posto sicuro dove abbiamo trovato un letto e un pasto caldo. Queste persone sono pronte a seguirti dovunque e anche se non riuscirai a proteggerli tutti, ci avrai provato, perché è questo che conta, provarci >>
Lui non dice niente.
Mi guarda a mala pena, gli occhi umidi e leggermente rossi. Dopo un po’ comincia ad annuire ripetitivamente.
<< Grazie Gwen >> dice abbracciandomi.
Rimango in mobile con gli occhi fissi alla parete di fronte a me. Poi mi sciolgo un po’ e stringo le mie braccia in torno a lui. È più forte e in più in carne di quando l’ho trovato quel girono all’ospedale. Sorrido tra me e me e poi mi stacco da lui facendo un passo in dietro.
<< Adesso va da tua moglie e da tuo figlio. Entrambi ti stanno aspettando >>
Rick non aggiunge altro e se ne va. Io sospiro mentre lo guardo andare via e poi raggiungo la mia stanza concedendo al mio corpo un po’ di riposo.
Oggi è un nuovo giorno, e forse sono io, ma penso che stiano accadendo cose strane. Fino a ieri tutti i condizionatori, le luci, l’acqua funzionavano. Stamattina però ho notato che scorre meno acqua nel lavandino. Il mio condizionatore non funziona più, e la luce del bagno si è messa a lampeggiare un paio di volte.
Una volta pronta esco dalla mia camera, vado nella lavanderia dove i miei vestiti, oltre che lavati sono pure asciugati. Avrei anche il tempo di stirarli, ma qualcosa mi dice che è meglio evitare, quindi li riporto in camera mia dove li piego e li poso nel borsone insieme a tutte le altre mie cose.
A colazione parlo con Lori, e anche lei mi ha detto che ha notato le stesse cose che ho notato io, cioè i mal funzionamenti. Poi come se niente fosse, è passata ad un altro argomento. Rick.
<< Riguardo a ieri…non hai detto niente a Rick di quello che hai visto, vero? >> mi chiede a voce così bassa che stento a sentirla.
<< No, perché? >> le chiedo io a mia volta.
<< Ieri sera, quando è tornato, sembrava strano. Aveva gli occhi un po’ gonfi e vacui >>
<< Lori, te l’ho detto. Devi essere tu a parlare con Rick di Shane. Io non ci centro niente. Sono passata di lì per puro caso, e anche se Rick è mio amico non farei mai la spia >>
Lori non è del tutto convinta delle mie parole. Ancora pensa che io abbia parlato con Rick, e l’ho fatto, ma non di lei e di Shane. Lei pensa hai suoi problemi e non vede quelli del marito.
Dopo colazione, che non è stata così abbondante dato il gran cenone di ieri sera, Edwin ci ha portato in quella enorme sala di ieri in cui ho parlato con Rick. Si è messo davanti a uno dei tanti computer ed ha accesso il monitor. Sul grande schermo è comparsa la radiografia di una testa vista lateralmente. Si vedono tutte le funzioni del cervello, però alcune parti sembrano danneggiate.
<< Questo è il cervello di una mia collega che si è offerta per i test dopo essere stata infettata. Queste sono tutte le funzioni che piano piano si stanno degradando. In pratica, sta morendo >>
Edwin, fa una pausa. Poi sospira e riprende.
<< In questo momento il cervello muore, ed ecco che comincia la trasformazione >>
Ad un certo punto nella radiografia il cervello si spegne, ma poi una luce rossa inizia a comparire dal cervelletto. Si ramifica come un rampicante, ma non arriva a coprire tutto il cervello.
<< La malattia prende solo le funzioni più importanti, e cioè il movimento e l’azione di nutrirsi. Non sentono dolore. E per fermarli bisogna colpire la radice del problema >> Quando finisce di parlare si vede un qualcosa che attraversa in diagonale il cervello e la creatura muore.
<< Nonostante tutti se ne fossero andati, io dovevo continuare le ricerche, e sono arrivato a buon punto, stavo per scoprire la causa di tutto questo se solo le mie scoperte non si fossero autodistrutte >>
<< Perché dovevi rimanere qui? Perché non sei andato via? >> chiede Shane.
<< Mia moglie era al comando del CCM. Era lei quella della radiografia. Ha messo anima e corpo per questa ricerca, e poi…anche la sua vita. Ma adesso non c’è più niente da fare, le mie scoperte sono andate perdute e non c’è più tempo >>
<< Ti sbagli. Di tempo ce ne ancora. Dicci cosa ti serve, campioni di quei corpi morti, te ne porteremo se vuoi. Potrai continuare le tue ricerche e… >> dice Rick, ma Edwin lo blocca.
<< No, no, no tu non capisci. È tutto inutile, anche se avessi i campioni non avrei il materiale per studiarlo >>
<< Hai questo posto >> dico io.
<< Questo posto si distruggerà a breve. Le risorse sono finite e ormai è avviato il countdown >>
<< Che cosa significa il countdown? Cosa ci stai nascondendo? >> chiede Lori mentre tiene stretto Carl.
<< Prendete le vostre cose! Adesso! Ce ne andiamo! >> urla Rick.
Io corro, come tutti gli altri nella mia stanza e prendo il mio borsone. Quando torno nella sala vedo Daryl che sta cercando di aprire la porta per andare via, ma senza successo.
<< Apri la porta! >> urla quest’ultimo.
<< È inutile è finita >>
<< No, non è finita. Bisogna provare, bisogna andare avanti >> gli dice Rick.
<< Lasciaci andare >> piange Carol abbracciando sua figlia.
<< Ma non capite? Vi sto facendo un favore. Non c’è speranza lì fuori. Morirete tutti >>
<< Moriremo provandoci. Adesso apri la porta Edwin. La scelta è la nostra >> dico con voce pacata.
Non so cosa ho sbloccato in quell’uomo, ad ogni modo preme un pulsante e la porta si apre.
<< Buona fortuna >> dice mentre noi già stiamo correndo via.
Lo guardo per l’ultima volta e poi continuo a correre.
Attraversiamo il lungo corridoio che abbiamo percorso quando siamo arrivati qui. L’unica differenza è che adesso è totalmente al buio.
Sento qualcuno respirare pesantemente vicino a me, ma non riesco a capire chi sia.
Quando arriviamo all’ingresso…
<< Cazzo! La porta è chiusa! >> dice Daryl battendo un pugno sull’inferriata.
<< Rompiamo una finestra >> suggerisco io.
Rick mi guarda, poi annuisce.
<< State tutti indietro! >> urla.
Noi lo ascoltiamo, poi lui esce una granata dal borsone delle armi, la sblocca e la lancia. Una delle due grandi finestre si rompe.
Sento un forte fischio nel mio orecchio destro, quello che era più esposto al rumore dell’esplosione.
Mi alzo annaspando, un po’ come tutti gli altri.
Vedo un po’ sfocato, ma comunque riesco a raggiungere uno dei furgoni abbandonati dei militari che è rovesciato su un fianco. Glenn è vicino a me. Mi stringo a lui e lui stringe me e insieme aspettiamo. Mi guardo intorno per vedere se ci siamo tutti.
<< Un momento dove sono…? >> non ho il tempo di dire altro che sento una forte esplosione alle mie spalle.
Glenn mi stringe ancora di più e mi copre la testa con la sua e io stringo la sua giacca. Quando tutto quel caos è finito mi alzo e guardo. Un intero edificio fortificato è stato distrutto da un paio di bombe. Guardo la fontana rimasta ancora tutta intera e lì davanti vedo Andrea e Dale abbracciati. Sorrido.
“Sono vivi.”
Ma poi mi accorgo che manca Jacqui. Guardo T-dog e lui fa “no” con la testa.
<< Ha fatto la sua scelta >> dico abbracciandolo. Lui annuisce.
<< E adesso cosa facciamo? >> chiede Carol disperata.
Sono tutti di fronte a Rick, lo guardano in attesa di una risposta. Vedo Lori che lo guarda speranzosa. Io lo affianco e lui annuisce capendo le mie intenzioni. Li guardo tutti, uno per uno e poi dico:
<< Adesso…si va avanti >> 

 
 
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