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Autore: S_Austen    02/07/2016    7 recensioni
Bella è una ragazza come tante a cui piace divertirsi con le amiche e che è perdutamente innamorata di un su compagno di scuola: Mike Newton. Una sera le amiche le propongono un nuovo “gioco”: fare un patto col diavolo per conquistare il cuore di Mike. Ma si sa, un cuore per un cuore. Così Bella si troverà a ripagare il proprio debito col diavolo diventando la sposa di un demone e verrà catapultata in un mondo completamente differente da quello che aveva sempre conosciuto, a metà tra una vita sovrannaturale e la sua umanità.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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5 – I Doni dei Sette

L’intera sala esplose in urla, ruggiti e applausi di gioia.
Ero stordita e mi girava la testa in tutta quella confusione e il mio nuovo cuore batteva a mille, forse per il cambiamento improvviso o per quel bacio appassionato che Edward mi aveva rubato … e cavolo! Non avevo mai baciato così un uomo!
Edward mi sorrise felice e prendendomi per mano mi ricondusse sul trono, di nuovo seduta sulle sue ginocchia.
Siobhan rimise Makenna nel fodero e le sue ancelle d’acqua raccolsero il resto e montando in sella al suo orso riattraverò la sala, ma prima che varcasse le grandi porte in mogano per andarsene della festa, si voltò verso di noi e, ne ero sicura, sorrise con affetto ad Edward e quando mi voltai verso di lui ricambiò il sorriso come a ringraziarla.
Appena si accorse del mio sgurdo su di lui mi sorrise raggiante, poi battendo le mani ed aprendo le braccia verso il pubblico esclamò: < Signore e Signori è il momento dei regali!>
Risate e gridolini emozionati invasero la sala e tutti gli invitati si affrettarono di fronte al trono così da poter offrire a me e ad Edward il loro regalo.
La prima ad avvicinarsi fu una donna dei Sette, quella vestita di seta e piume di pavone, all’estremità della fila di troni alla mia sinistra.
Ci porse un grossa scatola di velluto bordeaux guardandoci con un sorriso accattivante.
Con un colpetto alla schiena Edward mi incitò ad aprire la scatola. Alzai lentamente il coperchio e quello che mi ritrovai davanti fu uno specchio con la cornice e il manico di oro bianco finemente decorato con minuscoli e minuziosi disegni floreali.
Lo misi all’altezza del mio volto e mi riflessi, ma la giovane donna nello specchio non ero io: sembrava molto più giovane di me, intono ai diciassette anni, e i suoi occhi inquietantemente profondi e misteriosi erano sbarrati, quasi terrorizzati e le occhiaie, come di chi ha dormito troppo, le scurivano lo sguardo e poi una lunga e profonda cicatrice le solcava il volto da parte a parte, ma lei restava impassibile e terrorizzata.
Quella non ero io, ma allora chi era? Era identica a me, eppure … non potevo essere io.
Sconvolta e confusa inclinai lo specchi in direzione di Edward e quello che vidi mi terrorizzò. Un vecchio orribile, col volto scuoiato e solcato da migliaia di cicatrici, la bocca tirata in un ringhio mostrava denti aguzzi e poi quegli occhi che risaltavano sulla carne viva e sanguinolenta della faccia col loro verde più intenso che mai, quasi fosforescente.
Con un o strillo lasciai lo specchio che ricadde sulle mie ginocchia.
< Cos’era quello?> ansimai sconvolta.
< Questo è lo specchio della verità,> mi rispose Cassandra < Per quanto tu possa essere bella nell'aspetto, questo specchio rivelerà come sei dentro.> sorrise.
Abbassai lo sguardo sullo specchio e di nuovo la ragazza con la cicatrice mi fissò con i suoi occhi inquieti.
biascicai non sapendo che altro dire.
< Grazie Cassandra apprezziamo molto questo tuo dono > disse Edward, ma da uno degli scranni potei chiaramente sentire una stizzita voce da ragazzina mormorare: < Cassandra ha portato quello specchio maledetto in dono solo perché non sopportava più di constatare la sua reale bruttezza.>
La testa di Cassandra scatto in direzione del demone sibilando come un serpente pronto ad attaccare, ma Marcus rimase impassibile, anzi indifferente alla minaccia. Nella sala era calato il silenzio, Cassandra Pride si ricompose, si sistemò l’abito e l’acconciatura e tornò a sedersi.
La seconda ad alzarsi fu la donna seduta all’estremità dei troni a destra. Era una donna di mezza età paffutella e dall’aspetto gentile, era vestita di un sontuoso abito rosa confetto che la faceva assomigliare a una grande meringa rosa e le dava un aspetto ancora più goffa nei movimenti, i capelli color caramello erano legati un una coda alta che ricadeva in morbidi boccoli sulla spalla cicciottella.
Arrivata al nostro cospetto si inchinò e ci porse una scatola in mogano intagliato con particolareggiati arabeschi orientali. Un po’ titubante dopo l’esperienza avuto poco prima col dono precedente, presi la scatola e l’aprii. Al suo interno, avvolto da velluto blu c’era uno strano frutto, era rosso fuoco con le estremità verde-gialle, sembrava l’incrocio tra un mango e un’arancia dall’insolito colore.
Dietro di me sentii Edward trattenere il fiato e una parte del mio cuore ebbe un sussulto.
< Questo, mia signora, è un frutto colto dall’albero della sapienza, il frutto del bene e del male. Ho sentito che anche voi sulla terra ne avete sentito parlare, chiamandolo “frutto proibito” di cui una donna ed un uomo se ne cibarono tentati dal Grande Male. Ed io, che possiedo uno dei tre alberi esistenti nel nostro mondo, ho deciso di farvene dono per la vostra unione.>
Ci fu un attimo di silenzi teso prima che Edward sospirasse estasiato < Esme cara … tu ci fai dono di un bene inestimabile. Ti saremo sempre grati.>
Richiusi la scatola e la diedi ad un domestico fantasma che la prese e scomparve.
< Di niente Caro Edward, lo sai bene come ti ho sempre voluto bene e non potevo essere più lieta di celebrare il giorno del tuo matrimonio!>
E dadogli un affettuoso buffetto sulla guacia la donna se ne andò.
< Sei in buoni rapporti con Esme.> constatai.
< Si senza dubbio… per me lei è qualcosa di molto simile ad una madre per voi umani. Penso che sia l’unica davvero degna di stima in mezzo a queste sette vipere.>
< Credevo che foste tutti… come dire… fratelli.>
< In realtà...> Non fece tempo ad incominciare la frase che fu interrotto dall’arrivo di un altro dei Sette.
Era un’uomo di media altezza, con lunghi e lisci capelli color pece ad incorniciare un pallidissimo volto dal’ambigua bellezza. Non era uno di quegli uomini che avrei considerato belli secondo i mei gusti estetici, ma in un certo qualmodo mi attirava ed accendeva i miei sensi in una maniera inquietante.
Sentii le braccia di Edward irrigidirsi attorno a me e l’accenno ad un ringhio ribbollirgli nel petto.
< Buonasera miei giovani spasi! Che splendore che siete!>
< Ti ringrazio Aro, io e la mia Isabella siamo davvero contenti che tu sia vunuto qui stasera.> rispose Edward in tono laconico.
< Come potevo mancare ad assistere a cotanta bellezza! Ma ordunque bando alle ciance, è il momento dei regali!> e ci mostrò un elegante scatola in legno che mi diede e che io aprii incuriosita.
Era una bottiglia di quel che mi sembrava uno strano vino. < Questa un pregatissimo Luxurs invecchiato nelle mie cantine per quasi un secolo. Sono sicuro che saprete apprezzarlo.> disse con un sorrisetto strano.
< La ringrazio Aro...> risposi titubante.
Non ero un’esperta di vini ne tanto meno ero una gran degustatrice, ma potevo immaginare che quello che cia aveva donato Aro fosse un vino davvero pregiatissimo. Inoltre era il primo regalo di matrimonio normale che avevo ricevuto fin’ora.
< Stappiamo la bottiglia per festeggiare?> proposi, per sembrare almeno un pochino entusiasta della festa.
I due si scambiarono un’occhiata eloquente per poi mettersi a ridacchiare.
< Lascia stare Bella, potremo gustarela più tardi solo noi due, è un vino talmente pregiato che non voglio correre il rischio di sprecarlo col resto dei nostri ospiti.> disse con quel tono che usano i genitori quando provano a spiegare ai bambini come faceva Babbo Natale a fare il giro del mondo in una notte per portare i regali.
Non me la stava raccontando giusta, ma preferii non indagare.
Nel frattempo si era avvicinato un’altro uomo, anch’esso coi lunghi capelli scuri e il volto ceruleo, ma questo anziché avere uno sguardo gioioso sembrava afflitto, come se fosse appassito. Il volto era solcato di centinaia di piccole rughe che stonavano col volto non poi così vecchio e le sue occhiaie celavano due occhi grigi screziati di verde scuro che ormai non avevano più luce.
Si parò di fronte a noi accennando ad un sorriso con le labbra sottili.
< Salve… Edward...> chinò la testa verso di lui in un gesto rapido e ancor più velocemente ripetè il gesto con me.
< Salve a voi Marcus! È tanto che non prendi parte alle mie feste!>
Per tutta risposta l’uomo strinse le labbra e fece un cenno col capo, poi estrasse da una tasca interna alla larga manica della sua tunica una scatolina piatta e rotonda che, aprendola davanti a me, conteneva una collana dall’inestimabile valore. La sottile catenina d’oro bianco reggeva uno zaffiro grande quanto una noce a forma di goccia e contornato di diamanti.
< Oh …wow… questo è … wow!> ero letteralmente senza parole. Probabilmente neanche se avessi venduto un rene o un occhio al mercato nero mi sarei potuta permettere un gioiello simile.
Addirittuera Edward era rimasto senza parole e questo era davvero un miracolo!
< Marcus … questa collana è … >
< Credo che sia arrivato il momento di lasciarci il passato alle spalle Edward … e questa credo sia giusto donarla alla tua compagna come un tempo è appartenuta … alla mia.> e quelle ultime parole furono pronunciate con una difficoltà e un dolore sconvolgenti. Si riprese subito dopo e con un respiro profondo e un mezzo sorriso malinconico aggiunse: < Sono sicuro che donerà in altrettanto modo alla tua Isabella.>
Mi voltai verso Edward nel tentativo di copire cosa stesse succedendo ma quando lo vidi in faccia la sua era una maschera di pietra, fredda e inespressiva, ma infondo a quegl’occhi verdi scorgevo un antico dolore. <
Ne sono certo.> rispose rigido, ma poco prima che il demone si voltasse e tornasse al suo scranno lui lo fermò.
< E…grazie… di tutto, Marcus.> Lui sorrise, un sorriso sincero stavolta, un sorriso tenero e compassionevole, e senza dire una parola se ne andò.
< Cosa… cosa è successo tra te e Marcus?> mormorai.
Lo sentii sospirare stancamente < Ogni cosa a suo tempo Bella… non sono sicuro di volertene ancora parlare.>
E così non aggiunsi altro, troppo intimorita a toccare quello che pareva essere un tasto dolente.
Intanto da uno degli scranni si era alzata una ragazzina dai capelli biondi stretti in una rigidissima crocchia e gli occhi rossi fiammeggianti e si stava avvicinando a noi. Quando ci fu davanti schioccò le dita e tutto trafelatto un essere umanoide, alto e magro con la pelle blu tigrata e gli occhi gialli, le arrivò alle spalle ed inginocchindosi ai piedi della ragazzina, che non doveva avere più di quindici anni, le porse un fodero contenente quella che doveva essere un enorme spada.
< Che il cielo non mi caschi sulla testa Jane! Quella è la spada di Auhgan!>
< Esattamente. Si chiama Orcrist, nella lingua demoniaca significa letteramente “fendi orchi” così ribattezzata dopo che uccise l’orco Igurg il Distruttore. Guarda…> ed estraendo solennemente la pesantissima spada e porgendola ad Edward gli indicò l’elsa < Nella battaglia la spada venne distrutta epoi venne riforgiata l’elsa con le ossa del Distruttore e sul pomolo> ed indicò un l’estremità dell’elza su cui c’era una cosa a forma conoidale fatta di avorio e screziata d’oro < una sua zanna.>
< Incredibile… io non posso accettare Jane! È un’arma dall’inestimabile valore e potere!>
< Prendila, è tua. Sono sicura che ne farai buon uso, ridarai a questa magnifica spada il suo splendore.>
< Accetto questo dono con grande onore.> disse Edward in tono solenne e con estrema attenzione prese la spada e la ripose al suo fianco.
< Orchi… elfi… spade magiche… sono entrata nel “Lo Hobbit”!> borbottai.
< Che centrano gli Hobbit adesso?> chiese Edward dubbuioso ed io non potei fare a meno di schiaffarmi la mano in fronte.
< Lasciamo perdere… >
Nel frattempo s’era avvicinato a noi un uomo alto e longilineo, i capelli biondissimi e gli occhi giallo acido.
Aveva un soriso inquietante, era esageratamente smagliante, sembrava più un ghigno perfido.
< Salve Caius! È un piacere avervi qui!>
< Oh il piacere è tutto mio!>
< Vi divertite alla festa?>
< È senza dubbio una delle feste più belle che abbia mai visto! Spero che il mio dono possa essere all’altezza degli altri… diciamo che è un po' particolare.> e all’ultima parola il suo ghigno si accentuò.
< In tal caso sono davvero curioso di vederlo!>
< Allora… Edward, Isabella… ecco a voi il mio dono!> e con uno schiocco di dita un turbine verde conparve alle sue spalle e quando la nube verdastra si disperse lasciò al suo posto un fagotto rannicchiato su se stesso e appena l’uomo alzò il volto emaciato verso di noi ed i suoi occhi incontrarono i miei non potei trattenermi.
Il mio urlo disperato spezzò l’allegro vociare dell sala.
Quello di fronte a me era Mike.
Era pallido e magro e tremava tutto.
Senza esitazione, ignorando la folla che mi osservava ammutolita corsi da lui abbracciandolo.
< Mike… Mike… sono io Bella! Mi riconosci Mike?>
Alzò gli occhi terrorizzati su di me e una lacrima gli rigò il volto < Bella… sei tu… cosa ci fai qui?>
< CHE CAZZO SIGNIFICA QUESTO CAIUS?!> sbraitò Edward alzandosi in piedi con un ruggito.
< È il mio dono di nozze ovviamente, caro Edward… non mi pare che alla tua mogliettina dispiaccia… > rise beffardo ed Edward ringhiò ancora più forte.
< IL TUO È UN ATTO SPREGEVOLE! IO. TI. UCCIDO!> Al suo urlo di collera le pareti della sala tremarono.
< Uccidermi?! E perché mai? Io vi ho solo dato un giocattolino con cui divertirvi… se proprio devi sfogarti fallo con quell’umano, vendicati per tutti gli anni in cui è stato con la tua compagna… o forse preferiresti vendicarti proprio su di lei? Gurdala!Neanchè un’ora dal vostro Rito e ti sta già tradendo!> rise e con lui il resto degli ospiti.
Mike mi guardò, ora con una nuova luce di consapevolezza negli occhi, abbassò lo sgurdo sui miei vestiti e un improvviso lampo di collera gli attraversò il volto.
< Tu stai con loro!> sibilo schifato e con uno spintone si allontanò da me.
< No… No Mike! Ti sbagli! Sono anch’io una vittima quanto te! Io non sto con questi mostri io sono un essere umano… io sto con te Mike… > le lacrime cominciarono a rigarmi il volto incontrollate mentre il petto si faceva vuoto, freddo, mentre l’altra metà del mio nuovo cuore accellerava i battiti a tal punto che mi sembrava che stesse per scoppiare da un momento all’altro.
Un urto con una forza disumana mi scaraventò a terra a qualche metro di distanza.
< STAI ZITTA ISABELLA! IO E TE CE LA VEDREMO PIÙ TARDI!> sbraitò Edward che torreggiava su di me e quando lo guradai mi parve davvero il re degli Inferi.
Lui si voltò verso il secondo Demone < CAIUS QUESTO È UN AFFRONTO NON SOLO A ME E ALLA MIA COMPAGNA, MA È UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA A TUTTA LA CASATA AVARICE!>
I portoni della sala si aprirono di scatto con un boato ed il ruggito di un orso proruppe nella sala.
< HAL! HAL!>* la Sacerdotessa Sacra entrò con irruenza nella sala in groppa al suo orso bianco che correva verso di noi scansando gli ospiti che scappavano al suo passaggio.
Quando si ritrovò a metà della scalinata che portava ai troni dei Sette scese dal suo destriero per correre vorso di noi e accasciarsi ai piedi di Edward < Ru no shalun rethon wreas! Sith Mundis er ruyar ecalum nor evivrus! Eselh, ru no mitoks et ames lapse ruf en akihya!> **
< Irgra***… d’accordo! Allora, se non ci sarà una guerra io e te ci sfideremo ad una lotta corpo a corpo… Y dren ru****, Caius.>
<Irgra, Y asseth et ophrad.>*****

 

*Fermi! Fermi!

**Non scatenare un altra guerra! Questo mondo e il suo popolo non sopravviverebbero! Ti prego, non fare lo stesso errore per una donna.

*** D’accordo…

**** Io ti sfido

***** D’accordo, accetto la sfida.

  
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