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Autore: Claire Penny    02/07/2016    2 recensioni
[REVISIONATA]
C'era una volta una principessa.
Ora non più.
A sostituire la dolce, graziosa e bellissima fanciulla di sangue blu, adesso c'è un'anonima, goffa ed ingenua adolescente, con un'incredibile propensione a ficcarsi nei guai e desiderosa di darsi alla ribellione tipica della gioventù.
C'era una volta il principe azzurro.
Un nobile rampollo, alto, gnocco e affascinante, sempre pronto a salvare la vita alla bella di turno in sella al fedele destriero? Seh, una volta, forse.
Al suo posto ora c'è un misterioso, solitario ed asociale studente dal fascino tenebroso, circondato da un'aura che emana pericolo.
Ah, dimenticavo di aggiungere che è perennemente assetato di sangue, preferibilmente quello della sopracitata giovane donna. Contemporaneamente però, scopre di esserne innamorato.
Ora, chi di voi ragazze non ha mai sognato di vivere in una "fiaba moderna" con questi presupposti? Sembra tutto incredibilmente romantico, non è vero? Bene, vi posso assicurare che di romantico qui c'è ben poco.
Come lo so? Beh, perchè io, Serena Dale, e le mie amiche, ci siamo passate.
E credetemi, le nostre storie vi faranno sicuramente cambiare idea sui moderni principi azzurri.
Genere: Satirico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante non avesse mai guardato con particolare interesse Matt-Reid-Quello-Della-Classe-Di-Storia, Clare si stava divertendo molto in sua compagnia e, dal momento che quella su cui stavano ballando era la quinta canzone di seguito, la ragazza poteva dirsi abbastanza sicura che per lui fosse lo stesso.
Poco distante da loro, Serena si era appena ributtata in pista con le sue vecchie amiche cheerleader ed in quel momento si stava scatenando come se fosse l’ultima festa della sua vita. Clare non ricordava di averla mai vista ridere e divertirsi in quel modo, da quando si conoscevano.
A bordo pista, dal lato opposto della sala, era possibile scorgere tra la folla di studenti Em e Dave, che in quel momento stavano rappresentando perfettamente l’immaginario collettivo dei due timidi imbranati che tentano di portare avanti una conversazione cercando di non far trasparire il loro nervosismo, ma ottenendo in questo modo l’effetto esattamente contrario.
Era un peccato pensare che quella che aveva tutte le potenzialità per essere una festa memorabile sotto molti aspetti, per loro non fosse altro che una farsa. Dopo tutto quello che avevano passato negli ultimi tempi, Clare era del parere che una serata in cui non pensare ad altro che a ballare e divertirsi senza preoccuparsi di nient’altro l’avrebbero meritata tutta. Invece, proprio in quel momento, lo sguardo di Clare scivolò involontariamente di nuovo su Elijah e Kelly, che continuavano a starsene in un angolo, il più lontano possibile dalle luci colorate della sala. Il vampiro stava sussurrando qualcosa all’orecchio della sua dama, la quale ascoltava con aria incantata.
-Qualcosa non va?- chiese Matt, notando l’improvviso cambiamento di umore di Clare.
A quelle parole, la ragazza riportò la sua attenzione sul ragazzo e scosse leggermente la testa in risposta, più per cercare di liberarsi da quel pensiero che per negare, dopodiché gli rivolse il suo sorriso più spontaneo.
-Scusa, mi è solo tornata in mente una cosa…niente di importante comunque- mentì.
In quel momento il dj cambiò nuovamente canzone, scegliendo un pezzo R’n’B dal ritmo più rilassato rispetto ai precedenti e, a quel punto, il ragazzo si avvicinò un po’ di più a Clare per poi cingerle la vita ed attirarla verso di lui. Di fronte a quel gesto, la reazione istintiva della ragazza consistette nell’avvampare all’istante ed irrigidirsi, cosa di cui Matt si accorse quasi subito.
-Ehi, rilassati- le suggerì lui a quel punto, sorridendole rassicurante.
Clare però in quella situazione cominciava a non sentirsi più così a suo agio e decise quindi di mettere in chiaro le cose con quello che stava diventando il suo cavaliere non-ufficiale, allontanandosi dalla sua presa.
-Matt, non voglio che tu fraintenda. Ho accettato di ballare con te ma…come posso dirlo in modo gentile?- si chiese, facendo appello al suo lato “delicato”. Di certo non il punto di forza del suo carattere. Dopo qualche secondo di riflessione si arrese ed espresse ciò che voleva dire nell’unico modo che conosceva, ossia senza mezzi termini. -Non ho nessuna intenzione di fare da rimpiazzo last-minute di Courtney, quindi togliti dalla testa qualunque genere di…aspettativa tu avessi su di lei perché io non l’asseconderò-.
Il ragazzo rivolse a Clare uno sguardo a metà tra il perplesso e il divertito, dopodiché fece l’ultima delle cose che la ragazza si sarebbe aspettata: iniziò a ridere.
-Puoi stare tranquilla Taylor, non ti ho chiesto di ballare solo perché mi serviva un “rimpiazzo”. Ad essere sincero, avevo chiesto a Courtney di accompagnarmi solo perché Chris e Justin, gli amici con cui sono venuto, sono entrambi fidanzati e non volevo metterli a disagio- confessò Matt. –Col senno di poi, credo che sarebbe stato meglio fare il quinto incomodo. Courtney ha passato le ultime due settimane a parlarmi dei colori del vestito e degli accessori che avrebbe indossato. Voleva assicurarsi che mi sarei attenuto al suo tema. Una rottura infinita-.
Clare rise a sua volta. -È il rischio incluso negli inviti last-minute. Il tempismo è fondamentale in questi casi, altrimenti ti rimane la scelta tra quelle che la maggior parte dei ragazzi considera le “difettate”: le grasse, le problematiche, quelle con qualche difetto fisico evidente, quelle che hanno fatto voto di castità fino al matrimonio, quelle che hanno appena rotto con i loro fidanzati e che quindi passerebbero tutta la serata a parlare del loro ex, le sfigate in generale, eccetera- spiegò sarcastica.
-Non mi sembra che tu corrisponda ad una di queste categorie- affermò Matt. –A meno che tu non mi stia nascondendo qualcosa-.
-Tutti nascondono qualcosa- disse Clare. –E se questo voleva essere un complimento, ti consiglio di lavorarci un po’ su-
-Ehi, sto cercando di improvvisare, cerca di apprezzare il mio notevole sforzo di essere un bravo cavaliere- si difese il ragazzo.
Per un momento entrambi si guardarono negli occhi senza dire una parola, dopodiché scoppiarono a ridere nello stesso momento e continuarono a ballare.
Qualche istante dopo però, accadde qualcosa che attirò l’attenzione di Clare e che la riportò alla vera ragione per cui si trovava lì. Vide infatti Aly irrompere nella sala correndo a piedi nudi con le proprie scarpe in mano. La ragazza, dopo aver percorso diversi metri e attirato l’attenzione di più di qualche studente, si decise a rallentare fingendosi calma.
Clare la seguì con lo sguardo e si accorse che si stava dirigendo verso la postazione del dj. Prima ancora che la sua amica facesse la richiesta, capì due cose: quale sarebbe stata la canzone successiva e che quel momento di spensieratezza in compagnia di Matt stava per volgere al termine.
A conferma dei suoi timori, vide Aly scambiare poche parole con il ragazzo alla consolle, quest’ultimo che annuiva e subito dopo prendeva possesso del microfono.
-Ehi, ehi, ehi, ragazzi! Vi state divertendo?- chiese. In risposta ottenne urla e gridolini entusiasti degli studenti. –Molto bene, perché la festa è appena entrata nel vivo! La prossima canzone è stata scelta da Aly e la dedica alle sue amiche!-
Subito dopo le note di “Beauty and a beat” si diffusero nella sala, dividendo i presenti in tre categorie: i prevenuti nei confronti di Justin Bieber, che iniziarono a lamentarsi e a lasciare la pista, le ragazzine – in particolare un gruppetto di matricole – che apprezzarono la scelta del brano e gli indifferenti, i quali si adattarono alla canzone senza fare tante scene.
Clare riportò lo sguardo su Matt, il quale non fece una piega nonostante poco pima avesse confessato di non apprezzare molto il cantante la cui voce in quel momento sovrastava quelle di tutti i presenti, anzi, ricambiò il suo sguardo e le sorrise complice. In quel momento, la ragazza capì come doveva esseri sentita Cenerentola nell’istante in cui aveva udito i primi rintocchi scandire la mezzanotte e ricordarle che l’incantesimo che le aveva permesso di partecipare al ballo del principe stava per esaurire il proprio effetto facendola tornare la povera disgraziata che in realtà era.
Oltre la spalla di Matt, Clare notò Aly dirigersi verso i bagni e guardarsi intorno alla ricerca del suo volto e di quello di chiunque altro conoscesse il vero significato della dedica della canzone e capì quindi di dover campare in fretta una scusa per lasciare Matt, nonostante ogni cellula del suo corpo cercasse di dissuaderla.
-Matt- lo chiamò infine.
-Uhm?-
-Scusami ma…devo andare-
-Andare dove?- chiese lui, confuso. –Sono appena le dieci e mezza-
Clare percepì una stretta all’altezza dello stomaco. –Aly…mi ha appena fatto un cenno che nel codice delle ragazze significa “ho bisogno di te adesso”. Non posso ignorarla, ha appena rotto con James, è un po’ instabile stasera-.
Matt lasciò la presa con cui le aveva cinto la vita durante le ultime canzoni che avevano ballato insieme e per lei fu come venire improvvisamente privata di una coperta che la riparava dal freddo circostante.
-Oh, d’accordo- si limitò a dire lui in tono inaspettatamente serio e distaccato, evitando di guardarla direttamente negli occhi e arretrando di un passo, come per ristabilire una formale distanza di sicurezza. Fu come se tutta la confidenza che si era creata tra loro in quei momenti fosse improvvisamente svanita.
Quando la ragazza comprese che quell’improvvisa freddezza era dovuta al fatto che lui doveva aver frainteso le sue parole convincendosi che Clare stesse solo cercando una scusa abbastanza credibile per scaricarlo, la morsa sullo stomaco strinse un po’ di più.
-Davvero, scusami, mi farò perdonare- disse, dopodiché si voltò e, facendosi largo tra i suoi compagni, le ingombranti gonne delle sue compagne, si diresse verso gli spogliatoi della palestra dove si trovavano i bagni in cui, come prestabilito, si sarebbe dovuta svolgere la seconda parte del piano. Il tutto, sforzandosi di non pensare a Matt Reid lasciato solo nel bel mezzo del ballo per la seconda volta nella stessa sera.
 
***
 
Quando Em raggiunse il bagno, trovò le altre ragazze già riunite lì, ma le bastarono pochi istanti per capire che  doveva essere successo qualcosa che le aveva costrette a cambiare il piano originale: Violet era lì con loro anziché fuori a vedersela con Eli, non c’era traccia di Kelly ed inoltre tutte le presenti stavano discutendo a animatamente, anche se cercavano di mantenere basso il tono di voce generale.
La ragazza comprese allora di trovarsi davanti ad un imprevisto, probabilmente solo il primo di una lunga serie, quella sera.
-Per quale motivo lo hai fatto?- stava chiedendo Serena ad Aly, in tono più aggressivo che perplesso. –Kelly è ancora nelle grinfie di Elijah, non ho nemmeno avuto il tempo di avvicinarla!-
-Scusami, ma non potevo aspettare- si giustificò Aly. -Dovevo mettervi subito al corrente di quello che è appena successo-
-Beh, spero per te che sia una questione di vita o di morte, perché ogni secondo che Kelly trascorre in compagnia di quell’infame è un secondo in più in cui rischia la vita- la avvertì Serena in tono tagliente.
-Ehi, Serena, cerca di stare calma, siamo tutte qui per lo stesso motivo. E comunque non mi sembravi molto concentrata sul tuo compito mentre ti davi ai balli di gruppo con le cheerleader, due minuti fa- la rimproverò Clare, pronunciando la parola “cheerleader” come fosse un insulto, cosa di cui Serena si accorse e a cui ribatté prontamente.
-Aspettate, ma la persona che ha appena parlato non è forse la stessa che ha passato metà serata appiccicata allo scarto di Courtney Dawson mentre gli faceva lo sguardo da triglia lessa?-
Come prevedibile, l’accusa di Serena scatenò le ire di Clare, la quale le lanciò uno sguardo omicida talmente intenso che avrebbe convinto chiunque a rimangiarsi le parole appena pronunciate. Peccato che, in quanto ad orgoglio e testardaggine, Serena non fosse seconda praticamente a nessuno e sostenne l’occhiata furiosa di Clare fino a quando Violet comprese che erano pericolosamente vicine al punto di cominciare a darsele e decise di intervenire prima che una delle due avesse modo di far avverare la sua previsione.
-Fino ad ora eravate quasi riuscite a farmi dimenticare che ho a che fare con ragazzine delle superiori ma, grazie a questo diplomatico scambio di opinioni per niente immaturo, siete riuscite a riportarmi alla realtà, vi ringrazio profondamente- commentò l’ibrido con abbondante sarcasmo. –E per inciso, tutte voi vi siete lasciate un po’ andare, questa sera. Confondersi con gli altri studenti faceva parte del piano e vi siete fatte prendere dalla situazione. Non ve ne faccio una colpa, ma se davvero tenete alla vita di Kelly, ora state zitte e ascoltate quello che ha da dire Aly-.
Secondo Em c’era qualcosa di vagamente comico nel fatto che a pronunciare quelle parole di rimprovero fosse stata una ragazza che fisicamente dimostrava almeno tre o quattro anni meno di loro la cui voce sembrava non aver ancora subìto fino in fondo gli effetti della pubertà, tuttavia il suo tono risultò abbastanza risoluto da convincere sia Clare che Serena a non replicare e portare nuovamente Aly al centro dell’attenzione.
Successivamente quest’ultima iniziò a raccontare nel modo più breve e conciso possibile dell’inaspettato incontro tra lei e Rachel avvenuto solo pochi minuti prima e condivise con le altre presenti le rivelazioni che l’ex affiliata del gruppo le aveva fatto riguardo ad Eli, la sua presunta capacità di soggiogare altri vampiri, il coinvolgimento di Will, il doppio gioco di Rachel, la scoperta di tutto quel perverso meccanismo da parte di Elise e la decisione i quest’ultima di “sacrificarsi” facendosi cacciare dal club per cercare di fermare tutto ciò.
Tutte le altre ascoltarono senza mai interrompere il riassunto di quanto accaduto e, alla conclusione della descrizione dell’episodio, seguì un lungo momento di silenzio durante il quale le ragazze si scambiarono sguardi preoccupati e confusi.
-Hai pensato che potrebbe essere stata lei stessa sotto l’influenza di Eli?- chiese Serena, dopo aver ragionato qualche istante su quanto aveva appena appreso.
-Non mostrava nessun sintomo tipico della soggiogazione- rispose prontamente Aly. –Era davvero in preda ai sensi di colpa, credetemi, ne so qualcosa- aggiunse, stringendosi nelle braccia e fissando il pavimento con aria colpevole.
-Tutto questo sa di trappola- commentò Clare. –Rachel potrà anche avere ammesso di aver fatto il doppio gioco ma, se anche tutto questo fosse vero, chi ci può assicurare che non stia facendo anche il triplo gioco? Secondo me è un tentativo di distrarci-
-Non è questo il punto- intervenne Violet. –Credo che ciò che preoccupa Aly sia la  possibilità che Will possa non essere l’unica vittima delle presunte capacità di Elijah, non è vero?-
La ragazza annuì. –Potrebbe aver soggiogato Tristan, Xavier, Evelyn…-
-O Max- completò Serena, lanciando un’occhiata a Clare, che prontamente prese la parola.
-Questa storia è assurda- si affrettò a commentare, dopo l’insinuazione sulla lealtà del suo ex. –Scommetto quello che volete che è tutta una trovata di Elijah, che è stato proprio lui a soggiogare Rachel per costringerla a rivelarci questo “grande piano segreto” così da confonderci e farci perdere tempo. La prova di tutto questo sta nel fatto che noi ora siamo qui a discutere anziché essere di là a tentare di salvare la vita a Kelly. Gli stiamo solo regalando tempo prezioso-.
-Di là ci sono Max e Cameron, la coppietta felice è sotto controllo- le ricordò Serena.
-E se invece Aly avesse ragione?- ipotizzò Em, che era sempre più propensa a credere a ciò che sosteneva Aly. Del resto nessuno meglio di lei sapeva che Eli sarebbe stato capace di tutto. Non sarebbe stata per nulla sorpresa nello scoprire che lui fosse già a conoscenza di tutte le mosse che Max e Violet avevano pianificato per riuscire a catturarlo e stesse usando quelle stesse strategie contro di loro.
-Se quello che ha detto Rachel fosse vero, potremmo aver lasciato Kelly in balìa del nemico, o meglio, con la sola protezione di Cameron, che però è ignaro di tutto e non abbastanza forte da tenere testa ad Eli e Max contemporaneamente-.
L’ipotesi di Em, tanto terribile quanto plausibile, mise le ragazze di fronte all’unica certezza di quel momento: la situazione si stava rivelando molto più complessa di quanto pronosticato inizialmente.
Em si sentì stupida per essere arrivata al ballo con la convinzione che tutta quella dannata vicenda si sarebbe risolta nel giro di un paio d’ore, che il piano avrebbe funzionato alla perfezione, che non ci sarebbero stati intoppi, che dell’incubo rappresentato da Elijah dopo quella sera sarebbero rimasti solo un cumulo di brutti ricordi che lei avrebbe prontamente confinato nell’angolo più remoto della sua memoria per non doverli mai più rivivere.
A causa delle sue aspettative troppo alte e fantsiose, aveva smesso di guardare la situazione da un punto di vista realistico. Da lì sarebbe stato semplice accorgersi che sognare un nuovo inizio senza Eli era praticamente un’utopia: il suo ex aveva trascorso un intero anno a tessere intorno ad Em una complessa ragnatela fatta di terrore, minacce e torture psicologiche di vario tipo. Non si sarebbe arreso di fronte al piano – nemmeno troppo elaborato – di un gruppo di ragazzine, di una Guardiana forse un po’ troppo giovane e di un vampiro che facevano affidamento principalmente sull’effetto sorpresa sperando e pregando di coglierlo impreparato.
-Torniamo in palestra, c’è un solo modo per fare chiarezza su questa cosa- stava dicendo Violet, quando Em ricominciò ad ascoltare. -Il siero della verità-.
-Il siero della verità? Intendi come quello di Harry Potter?- chiese Serena, leggermente scettica.
-Diciamo di sì. Qualche goccia di quella roba e qualunque creatura senziente risponderà ad ogni domanda che gli verrà posta nella più totale onestà. Sapremo subito se uno dei vampiri è stato vittima delle presunte capacità di Elijah, anche nel caso quest’ultimo abbia imposto loro di dimenticare: il siero agisce sia sulla parte conscia che inconscia della mente- spiegò l’ibrido, incamminandosi verso l’ingresso della palestra con tutto il gruppo al seguito. –Però ci sono delle limitazioni: non ne ho molto, posso ricavarne al massimo quattro o cinque dosi molto esigue, quindi dovremmo porre le domande giuste poiché il suo effetto durerà qualche minuto al massimo. Inoltre sarò costretta a far saltare la mia copertura per poter interrogare i vampiri-
-Ma questo vorrebbe dire mettere a rischio tutto il piano e anche la vita di Kelly!- esclamò Serena.
-Lo so, ma purtroppo questo è l’unica possibilità che abbiamo per capire se quello che ha detto Rachel è vero e come sicario non posso ignorare questo potenziale pericolo- replicò Violet.
L’ibrido aveva preso la sua decisione ed i membri del club avevano ormai imparato che l’unico modo per far sì che le cose non diventassero più complicate di quanto non fossero già era quello di dare ascolto a chi ne sapeva più di loro e rimanere unite.
Non restava quindi che scoprire se qualcuno dei vampiri stesse facendo involontariamente il doppio gioco a favore di Eli.
 
***
 
-Inviare una mezzosangue che sembra appena uscita dalle elementari a catturare uno dei vampiri più ricercati dell’Oltremondo. La Fratellanza ha sempre avuto uno strano senso dell’umorismo-.
Nonostante il commento di Evelyn, accompagnato dal suo mezzo sorriso beffardo che riusciva ad essere irritante e seducente allo stesso tempo, Violet rimase impassibile e porse alla vampira la fialetta contenente il siero della verità.
-Voi ci avete convissuto per anni senza mai scoprire la sua vera identità- fu la risposta del sicario, che pronunciò quelle parole con una calma disarmante.
Serena si trattenne par miracolo dallo scoppiare a ridere mentre la vampira, stizzita, lanciava a Violet uno sguardo in tralice.
Evelyn, Xavier, Tristan e Max si trovavano in piedi davanti alla Guardiana, ciascuno con in mano una fialetta riempita per un terzo del liquido ambrato che, stando a quanto aveva detto l’ibrido, avrebbe obbligato i quattro vampiri a rispondere a qualunque domanda venisse loro posta nella più totale onestà.
Serena lanciò un’occhiata oltre l’angolo seminascosto del cortile in cui si trovavano, oltre il parcheggio, verso la palestra in cui Cameron, Em e Clare erano rimasti a sorvegliare Kelly ed Elijah i quali, per quanto ne sapeva, fino a quel momento si erano comportati da normale coppietta al ballo, completamente presi l’uno dall’altra.
Per l’ennesima volta la ragazza si chiese cosa stesse tramando Eli, come progettava di agire e se davvero avrebbe provato ad uccidere Kelly entro quella sera. Del resto, ogni mossa pianificata e messa in atto fino a quel momento era basata su ipotesi, supposizioni e indizi che lei e gli altri avevano raccolto in pochi giorni e forse troppo in fretta, senza avere il tempo di verificare fino in fondo le teorie basate sui loro sospetti.
Non che avessero avuto molta scelta, considerato che la situazione in cui erano invischiate si era evoluta in modo troppo precipitoso.
L’ultima mossa azzardata era stata proprio quella di lasciare che Violet girasse per la sala della festa mostrando ai vampiri, ovviamente escludendo Max, il marchio che la identificava come Guardiana della Fratellanza – un piccolo tatuaggio sul polso sinistro che assomigliava ad una “x” scritta in un particolare carattere corsivo che né Serena, né le altre avevano mai notato – e chiedere loro di seguirla.
In seguito l’ibrido aveva chiesto ad Aly e Serena di accompagnarla, senza però specificarne il motivo. L’unica cosa che disse loro fu che sarebbero dovute rimanere in disparte e in silenzio fino a quando non fossero state interpellate ed entrambe avevano annuito, nonostante la leggera perplessità.
-Bevi- ordinò il sicario fissando Evelyn dritta negli occhi. Quest’ultima, spaventosamente bella nell’abito a sirena viola scuro che avvolgeva perfettamente le linee sinuose del suo corpo e con i liscissimi capelli corvini che le incorniciavano il viso, sostenne lo sguardo di Violet e trangugiò il siero in un sorso.
Per qualche istante l’unico rumore che si udì fu quello del vento che soffiava tra i rami degli alberi, portando con sé le foglie ormai indebolite dal clima sempre più freddo.
Serena notò lo sguardo di Evelyn farsi leggermente più assente e la sua aria di sfida per lasciare posto ad una non meglio decifrabile.
-Evelyn, dimmi il tuo nome completo, dove sei nata, chi ti ha trasformata e quando- disse Violet.
La risposta di quest’ultima non si fece attendere.
-Mi chiamo Evelyn Temperance Carver, sono nata a New Castle, Inghilterra nel 1783, sono stata trasformata quando avevo diciassette anni da Xavier Moran-.
Temperance? Mary Annabelle imparerebbe ad apprezzare il suo nome se sapesse qual è il secondo di Evelyn. pensò Serena mentre si mordeva il labbro inferiore per reprimere il sorriso che stava per affiorare.
-Sei consapevole del fatto di dare a chiunque ti stia accanto per più di cinque secondi l’impressione di essere un’emerita stronza?- fu la domanda successiva, che lasciò interdetti tutti i presenti, in particolar modo Aly e Serena.
-Ehi! Non provare ad insultarla!- protestò Tristan, ma Xavier gli scoccò un’occhiata pregna della soggezione che solo lui sapeva esprimere, zittendolo all’istante e rimettendolo al suo posto.
-Sì, lo sono- fu la calma e spiazzante risposta della vampira, che non sembrava essere minimamente stata toccata dall’insulto appena rivoltole.
-E come mai ti comporti così?- continuò Violet.
-Perché non voglio passare per debole. Vivo con un clan di soli maschi cresciuti nelle epoche più misogine della Storia. Ho paura che mi considerino debole solo perché sono una femmina- ammise Evelyn. –Invece con gli umani lo sono perché mi irritano terribilmente. Per me non sono altro che un gregge di pecore senza un briciolo di intelligenza-.
Se nella prima parte della risposta Serena era quasi riuscita a provare empatia verso quella che ormai aveva ribattezzato tra sé “Temperance”, nella seconda parte quest’ultima era tornata a riflettere il cliché del vampiro fermamente convinto di appartenere ad una razza migliore e superiore sotto ogni punto di vista, il quale considera tutti gli umani come degli stupidi esseri utili solo ai fini della propria sopravvivenza, annullando in Serena qualunque sensazione positiva avesse percepito nei confronti dell’altra.
Ad un tratto, Aly si chinò verso l’altra ragazza e, sottovoce, le chiese per quale motivo secondo lei Violet avesse posto quelle domande.
-Credo si tratti di una prova. Vuole capire se il siero sta facendo effetto- ipotizzò Serena.
Nel frattempo, il sicario era passato ad interrogare Evelyn in merito al vero argomento per cui aveva convocato quasi l’intero clan.
-Che rapporto hai con Elijah, il membro del clan a cui appartieni?- chiese, precisa e diretta.
-Molto superficiale. Negli anni in cui ha fatto parte del nostro clan non ha mai dato la possibilità di conoscerlo più a fondo a nessuno di noi. Di conseguenza non mi ha mai ispirato molta fiducia-.
-Avevi mai avuto il sospetto che praticasse attività contrarie al Codice?-
-Vista la sua riservatezza avevo immaginato che avesse avuto qualche problema con la Fratellanza ma non credevo che la situazione potesse essere così grave-.
A quel punto, Violet passò all’ultima domanda, quella più importante.
-Sei mai stata soggiogata o hai subito tentativi di soggiogazione da parte di Elijah?-
A quelle parole, Xavier, Tristan e Max si scambiarono occhiate perplesse appena percettibili che però non sfuggirono all’occhio allenato di Serena.
-No, non mi è mai successo- rispose la vampira, escludendosi in questo modo dalla lista dei potenziali soggiogati da Eli.
Violet scrutò Evelyn per qualche altro istante, esaminandone lo sguardo che apparentemente ricambiava quello del sicario ma che invece, se osservato con più attenzione, lasciava intravedere la vacuità dovuta all’effetto del siero.
A quel punto le attenzioni della ragazza si spostarono su Tristan, il quale aveva preventivamente impresso sul suo volto un’espressione beffarda incorniciata dallo stesso mezzo sorriso che Serena un tempo aveva trovato irresistibilmente affascinante, ma che ora le sembrava solo un irritante e patetico tentativo di fare lo spavaldo di fronte a ciò che lo attendeva.
-Ciao bella fatina- esordì, in tono quasi canzonatorio.
-Bevi- ordinò Violet, con voce atona e aria indecifrabile.
Serena si chiese se imparare ad avere a che fare con atteggiamenti del genere fosse incluso nell’addestramento da sicario o se i nervi saldi della ragazza fossero una dote naturale. In ogni caso, le stava invidiando parecchio quella capacità.
Il vampiro obbedì e bevve  il liquido tutto d’un fiato, per poi puntare nuovamente i suoi occhi in quelli di Violet, la quale sostenne quell’occhiata senza tradire alcuna emozione.
Com’era successo poco prima per Evelyn, di lì a poco anche lo sguardo di Tristan si fece più assente, come se fosse sotto ipnosi, e a quel punto l’interrogatorio ebbe inizio.
-Dimmi il tuo nome completo, dove e quando sei nato, chi e quando ti ha creato- intimò la mezza fata.
-Stanislav Dmytrus, sono nato a San Pietroburgo intorno al 1670 e sono diventato un vampiro all’età di diciannove anni per mano di Xavier Moran. Ho iniziato a farmi chiamare “Tristan” dopo il mio trasferimento in Inghilterra.
Ci sono un russo, un’inglese e un francese…sembra l’inizio di una barzelletta che non fa ridere. Pensò Serena, mentre si chiedeva quale quesito scomodo avrebbe posto Violet per testare l’effettiva efficacia del siero.
A quel punto però, quest’ultima si voltò proprio verso Serena, le rivolse uno strano sorrisetto e le pose l’ultima delle domande che si sarebbe aspettata in quel momento: -Serena, hai qualcosa da chiedere a Tristan?-
La ragazza, di fronte a quell’inaspettata richiesta rimase interdetta e lanciò un’occhiata confusa prima a Tristan e poi al sicario. Sia lei che Aly erano entrambe convinte che la loro presenza al fianco di Violet fosse dovuta ad una precauzione presa da quest’ultima in caso si fosse presentato qualche inconveniente che avesse richiesto il loro aiuto. Non erano certo preparate alla possibilità di intervenire nell’interrogatorio.
-Tipo cosa?- chiese Serena, spiazzata.
-Qualunque cosa- fu la risposta, sempre accompagnata da quel sorriso appena accennato ma eloquente che fece finalmente intuire alla ragazza le reali intenzioni di Violet: le stava dando l’opportunità di ottenere almeno una delle risposte che aveva disperatamente cercato di strappare a Tristan sin dal momento in cui lui aveva deciso di mettere fine alla loro storia.
Colma di gratitudine verso la ragazza dai capelli viola/azzurri, Serena lanciò un’occhiata verso il suo ex e fece un passo verso di lui, mentre le miriadi di domande accumulate nel tempo che avrebbe voluto rivolgergli si dissolvevano in quello stesso momento, dopo aver affollato la sua mente per oltre un anno e provocandole numerose emicranee.
Tra tutte le questioni in sospeso, tra tutti gli interrogativi che avevano compromesso in modo fin troppo significativo la vita di Serena nell’ultimo anno e senza le cui risposte era sempre stata certa che non sarebbe mai stata capace di voltare definitivamente pagina, solo uno sopravvisse. Proprio quello che considerava il più banale, patetico e scontato. Quello che, esternandolo, era convinta l’avrebbe fatta apparire come la ragazzina debole e frignona che aveva fatto di tutto per smettere di essere, soprattutto agli occhi di Tristan.
Eppure era l’unica domanda ancora lì, in attesa di essere espressa e Serena, nonostante la sua riluttanza, sapeva bene il perché. Perché era l’unico interrogativo della cui risposta le importava davvero.
-Ehm…allora- esordì, incerta.
Lo stato semi-ipnotico in cui il siero sembrava aver fatto cadere Tristan avrebbe potuto rendere quella situazione molto più facile, se non fosse stato per gli sguardi attenti e probabilmente più curiosi di quanto volessero dare a vedere di Aly, Violet, Xavier e Max che Serena avvertiva su di sé
-Tu mi hai…- ricominciò, dopo un lungo sospiro. –Insomma, tu mi hai mai…cioè…mi amavi davvero quando stavamo assieme?-
Tristan la fissò in silenzio per qualche secondo, attimi durante i quali Serena trattenne involontariamente il respiro.
-Non lo so- rispose infine il vampiro.
Per Serena, che si era aspettata un “no” secco che chiudesse per sempre la questione, quella risposta fu spiazzante.
-In che senso?- chiese.
-Nel senso che non l’ho mai capito- spiegò Tristan. -Quando sono stato trasformato avevo diciotto anni, m’infatuavo di una ragazza diversa ogni giorno, bastava che mi rivolgesse un sorriso, una parola gentile…il fatto di provenire da una famiglia facoltosa e di essere di bell’aspetto mi ha sempre garantito numerose ammiratrici, tuttavia non credo di aver mai provato quello che gli altri definiscono “amore”, quello vero, profondo, che instupidisce chi lo vive-.
Dopo quella risposta, Serena fissò per qualche istante il vampiro con uno sguardo che agli altri parve indecifrabile.
-Quindi mi stai dicendo che tu non hai mai imparato ad amare qualcuno. Non in questo senso almeno- concluse. –“Uno degli effetti collaterali più significativi della trasformazione riguarda la capacità di apprendimento, la quale viene gravemente compromessa nella maggior parte dei casi. Per tale motivo, nel 1527 nel Codice venne introdotto il divieto assoluto di creare nuovi vampiri che non avessero ancora raggiunto il quindicesimo anno di età. Dure sanzioni sono previste per chiunque trasgredirà a tale legge”-.
Le parole riportate nell’Enciclopedia Completa del Vampiro, nonostante la loro formale oggettività, risuonarono nella memoria di Serena, mettendola finalmente di fronte alla spiegazione la cui ricerca per tanto tempo l’aveva tormentata: no, Tristan non l’aveva mai amata. O meglio, forse l’aveva fatto al meglio delle sue possibilità ma quello che lui aveva provato per lei e per ogni altra ragazza sin da quando Xavier l’aveva creato non era nemmeno lontanamente paragonabile al sentimento che Serena aveva nutrito nei suoi confronti, convinta di essere ricambiata.
Quello che lui sentiva, quello che lui aveva più volte chiamato “amore” in realtà non era altro che una potente infatuazione mista ad attrazione.
Improvvisamente, tutta la rabbia, il risentimento, il dolore e qualunque altra emozione si ostinasse a tenere Serena legata a Tristan si dissolse come per magia, lasciando nella ragazza il posto ad un sentimento per lei totalmente nuovo: la pena.
In quel momento e per la prima volta, Serena realizzò che la loro relazione si era trovata su un binario morto sin dal primo giorno. Lei stava crescendo sia fisicamente, che emotivamente, presto sarebbe diventata una donna, mentre lui sarebbe rimasto per sempre giovane e avvenente, certo, ma anche immaturo e totalmente incapace di evolversi, come un bruco destinato a rimanere per sempre tale e non divenire mai la bellissima farfalla che sarebbe potuto essere.
In un certo senso, tutta quella strana situazione aveva un che di ironico: un tempo il desiderio di Serena di rimanere per sempre fissata nella sua bellezza adolescenziale era secondo solo a quello di trascorrere l’eternità assieme a Tristan come sua “sposa”. Mai avrebbe potuto immaginare che proprio la condanna del vampiro all’eterna giovinezza sarebbe stata la ragione che l’avrebbe definitivamente allontanata da lui.
A quel punto la ragazza lanciò un’occhiata a Violet, come a darle il permesso di procedere con il suo interrogatorio, per poi farsi nuovamente da parte, ascoltando distrattamente il resto della conversazione fino a quando capì che la sua presenza lì era ormai completamente inutile e decise di tornare nella palestra. Le risposte che voleva lei, tanto, le aveva già ottenute.



*NdA: credo sia abbastanza inutile, arrivati a questo punto, continuare a scusarsi per i miei lentissimi aggiornamenti. Vi basti sapere che non ho dimenticato questa storia (non potrei mai, sono quattro anni che ci lavoro) ma purtroppo il mio tempo libero e l'ispirazione non coincidono praticamente mai (chi come me ha la passione per la scrittura sa di cosa parlo). Al momento sto progettando gli ultimi capitoli e lo spin-off che riguarderà Violet e il suo lavoro come sicario di un mondo soprannaturale decisamente diverso da quello dell'immaginario collettivo. Titolo: "Guida di sopravvivenza alle eroine del mondo soprannaturale". Spero gradiate quest'idea :)*
   
 
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