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Autore: Alice95_    02/07/2016    5 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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“Richard?” Martha chiamò suo figlio che lo vide attraversare di fretta il soggiorno per poi andare nel suo ufficio.

Tirò fuori un calendario e cominciò a contare, contare e ancora contare. Girava pagina e ricominciava, avanti e indietro, senza fermarsi.

“Cosa stai…”, sua madre non riuscì a domandare oltre, prima che il figlio la interruppe.

“40 settimane, giusto?”.

“40 settimane cosa?” Martha lo guardò confusa e un po' preoccupata ai suoi tentativi frenetici di capire qualcosa nel suo calendario.

“Gravidanza, 40 settimane di gravidanza”, mormorò tra sé e sé, infine lasciò che le sue dita si posassero sul nove gennaio e sul primo di ottobre.

“Richard? Mi stai preoccupando”, gli disse la madre avvicinandosi alla sua scrivania. 

“Cosa sta succedendo?”.

“Lei è mia”, disse finalmente sconvolto.

“Chi?”.

“Jamie, la figlia di Kate”, fece una pausa prima di dire la verità ad alta voce, “Sono suo padre”, dichiarò fissando la madre con gli occhi spalancati. Tutto improvvisamente gli tornò.

“Non essere sciocco. Come lo puoi sapere?” Martha scosse la testa, incapace di credere a quello che aveva appena detto suo figlio.

“Madre, 40 settimane. E’ nata il primo di ottobre. Me lo ha detto la sua tata. 40 settimane dalla notte che abbiamo passato insieme. 40 settimane.” Si passò una mano sul viso senza saper come procedere dopo quella rivelazione.

“Lei potrebbe avere…”, iniziò Marthà, ma lui la interruppe ancora una volta.

“No, non è così”, scosse la testa con veemenza.

“Richard”. Il suo tono stava cambiando. “Non conosci quella donna. Hai trascorso una notte insieme a lei almeno quasi tre anni fa. Non puoi sapere come è fatta. Devi almeno affrontare la possibilità che magari non è esattamente come te la sei creata nelle tue fantasie”.

“Non hai visto la bambina mamma. Non hai visto i suoi occhi. I miei occhi. Ha i miei occhi. So che è così, deve essere mia figlia”.

“Allora perchè non te l’ha detto? Se la bambina è tua figlia perchè non è venuta a dirtelo?” Martha lo fissò.

Lo guardò di nuovo, vedendo che la sua determinazione stava vacillando, “Non lo so ma lei prima di oggi conosceva solo il mio nome e come mi hai sempre ripetuto più di una volta io non sono il centro dell’universo e non tutti hanno letto i miei libri”, le diede uno sguardo convinto, “quindi forse semplicemente non mi ha trovato”. Passò la mano sul suo viso, “In ogni caso, non importa. Non cambia il fatto che Jamie è mia figlia”. La sua voce era sicura quando disse nuovamente questa frase.

Martha sospirò, appoggiata alla sua scrivania pensò a tutto quello che aveva appena sentito e dopo un lungo minuto di silenzio lo guardò, “Ne sei assolutamente sicuro?”.

Rick annuì. Sapeva che era vero. Era stato infastidito da qualcosa per tutto il giorno e finalmente aveva capito. Finalmente riuscì a rimettere insieme tutti i pezzi.

“Quindi cosa vuoi fare adesso?” dichiarò Martha, sedendosi in una delle sedie di pelle, aspettando che suo figlio si unisse a lei.

Rick prese un profondo respiro, sedendosi accanto a lei, “Non lo so. Questo è così inaspettato”.

Si era perso nei suoi pensieri per un attimo prima di continuare, “Credo che andrò a trovarla domani al distretto, parlerò con lei”. Si strinse nelle spalle.

Martha scosse la testa, “Io non lo farei”.

“Perché no?”.

“Se hai ragione, lei lo sa sicuramente. Almeno dalle un giorno o due per capire, per riavvolgere il nastro, prima che la sua vita cambi da un giorno a un altro. Le hai dato il tuo numero, ti chiamerà quando sarà pronta”.

Sapeva che aveva un senso, ma la sua di vita? Anche la sua vita sarebbe cambiata, “E se non chiama?”.

“Se non chiama puoi sempre andare a trovarla”. Martha gli prese la mano dandogli una leggera stretta. “Richard ti conosco. Non si tratta di dare i soldi alla bambina. Lo posso vedere dai tuoi occhi, già tieni al lei. Vuoi che entri a far parte della tua vita e so che vorresti aver pianificato già tutto ma credimi, se pressi la madre troppo presto potresti perdere la tua occasione. Mi hai detto che è una donna molto giovane e posso solo provare ad immaginare cosa questi due anni e mezzo siano stati per lei. Devi darle un po' di tempo”.

Lui annuì, assorbendo tutto quello che gli era stato appena detto. Sua madre aveva ragione.

“Non ti conosce, non sa che uomo sei, non conosce le tue intenzioni. Entrambi avete bisogno di un paio di giorni per venire a patti con tutto questo, capire come agire, prima di immergervi totalmente”.

“Hai ragione”, Rick finalmente sospirò, “Hai ragione”.

Rimasero seduti in silenzio per un po’, entrambi persi nei loro pensieri, entrambi provando a capire cosa quella rivelazione avrebbe comportato per il loro futuro.

“Cosa dirò ad Alexis?” la sua voce ruppe il silenzio che avevano creato intorno a loro. Questo non era probabilmente quello che intendeva quando poco prima aveva parlato di avere fratelli.

“Quando arriverà il momento le dirai la verità. Come hai sempre fatto”.

 

—————————————————————————-

 

Kate non riusciva a dormire. Si era rigirata per più di un’ora. Era così stanca che poche ore prima non vedeva l’ora di lasciare il distretto per andare a prendere Jamie e tornare a casa.

Dopo aver trascorso un po' di tempo con sua figlia e averla messa a letto, si fece una doccia. Non riuscì a calmar i nervi però. Desiderava un bagno, un lungo bagno caldo, ma nel suo nuovo appartamento avendo due camere da letto non poteva permettersi anche una vasca da bagno. Non si lamentava però, aveva trovato una casa abbastanza comoda e conveniente nonostante lo stipendio da poliziotto. Avrebbero sempre potuto traslocare una volta che sarebbe diventata detective, ma per ora andava bene così.

Kate continuava a fissare il soffitto, la sua mente non riusciva a fermarsi. Aveva veramente incontrato Richard Castle oggi? L’uomo che non riusciva a dimenticare perchè tutte le volte che guardava sua figlia vedeva lui? I suoi occhi blu che ancora le tormentavano i suoi sogni.

Non è che non ci aveva mai pensato, alla sensazione che avrebbe avuto quando l’avrebbe visto di nuovo, ma era sempre arrivata alla conclusione che probabilmente lui non l’avrebbe riconosciuta dopo tutto questo tempo. L’aveva tenuto d’occhio, aveva letto di molte donne nella sua vita. Sembravano cambiare più spesso di quanto una persona normale possa cambiare la sua banchieria intima. La prima di un film con una bionda, un evento di beneficienza con una mora, la lista sembrava non finire mai.

Però nemmeno nei suoi sogni più selvaggi avrebbe mai immaginato che l’avrebbe riconosciuta, o che sarebbe stato sorpreso dal loro incontro come lo sarebbe stata lei. Forse lui aveva tormentato i suoi sogni tanto quanto lei i suoi? Respinse questo pensiero, non sapeva nemmeno perchè aveva una speranza del genere dentro di lei. Speranza di cosa? Di una famiglia? Non sarebbe caduta in questa illusione. Lei e Jamie stavano bene. Ognuna aveva l’altra e si erano sempre bastate. Non voleva fare del male a sua figlia. Non più.

Eppure, lui le aveva dato il suo biglietto da visita, voleva che lo chiamasse e più che ci provava più non riusciva a mandare via questo pensiero. Non riusciva a capire del perchè di tutta questa speranza. Non lo conosceva nemmeno, oppure si? Sicuramente conosceva il suo lavoro, aveva letto tutti i suoi libri, l’ultimo giaceva accanto a lei sul comodino. Ma quello era Richard Castle l’autore, che le aveva dato conforto negli ultimi due anni. Rick Castle l’uomo, sembrava essere un playboy arrogante. E non aveva bisogno di questo nella sua vita, nella sua e quella di Jamie.

Infine quando chiuse gli occhi, prese la sua decisione.

 

———————————————————


Non aveva chiamato. Quattro giorni dopo Rick si trovava ad un altro incontro noioso con la sua agente Paula e la sua nuova editrice Gina trovandosi in difficoltà nel concentrarsi in tutto quello che stava succedendo intorno a lui. 

Perché non aveva chiamato?

“Ricky?” la voce stridula di Paula lo tirò fuori dai suoi pensieri.

“Eh?” Guardò da una donna all’altra. “Scusate, di cosa stiamo parlando?”.

“Della data di uscita del prossimo libro di Derrick Storm”, disse Gina, con quello sguardo che significava sempre guai quando era diretto da lei. Stava cercando di provarci con lui. Che donna pericolosa. 

“Abbiamo rilasciato l’ultimo soltanto tre settimane fa, non potete almeno darmi una pausa dopo tutte le presentazioni dei libri? Per riprendere fiato?” Seriamente che cos’era? Una macchina?.

“Ricky”, Paula si spostò con la sedia vicino a lui, mettendo il suo naso prominente proprio davanti ai suoi occhi. “Sai quanto è importante mantenere i fans soddisfatti. Devi almeno dargli un libro di Derrick Storm all’anno”.

“Lo so questo”, rispose irritato, “Ma non potete darmi almeno un mese? Non ho nemmeno cominciato il nuovo libro ancora”.

“Abbiamo già fatto compromessi per il tuo book tour” rispose acida. “Ti stiamo solo chiedendo fare il tuo lavoro”.

“Te l’ho detto, non voglio stare lontano da Alexis mentre va a scuola”, per difendere se stesso si spostò con la sedia indietro, lontano da Paula. Odiava mettere Alexis in queste discussioni. Non doveva essere costretto a combattere solo perché era un papà.

“Beh, non può rimanere con sua madre?” con questa risposta si arrabbiò ancora di più.

“Sua madre è in California, la scuola di Alexis è qui. Sei ben consapevole di questo”, disse a denti stretti.

Paula alzò le mani in segno di resa, “Ti sto solo dando un suggerimento”.

“Beh io non ho bisogno dei tuoi suggerimenti”.

“Quindi cosa facciamo?” Gina li interrupe prima che le cose potessero sfuggire di mano, “Perché non mettiamo la data di uscita intorno alla stessa data di quest’anno?”.

Rick annuì, “Ok va bene per me”.

Gina guardò Paula, “Paula? In questo modo tutti potranno essere soddisfatti”.

L’agente di Rick annuì e guardando verso di lui aggiunse, “Quanto puoi essere noioso”.

“Ti assicuro Paula, il sentimento è reciproco. Credo che abbiamo finito qui”. Con questo si alzò, salutando, sapendo che lui e Paula erano sempre così, era il loro modo di approcciarsi con l’altro.

Era arrivato quasi all’ascensore quando sentì il rumore di un paio di tacchi a spillo correre verso di lui.

“Rick!”.

Lui sussultò quando sentì Gina chiamare il suo nome, sapendo quello che gli stava per chiedere.

“Gina” si voltò con un sorriso falso sul volto, “Ho dimenticato qualcosa?”.

“No” rise in modo falso, accarezzandogli il braccio. A lui non piaceva. Non era nel mood per flirtare o per svolgere il ruolo che tutti si aspettavano svolgesse.

Facendo un passo indietro, alzò un sopracciglio, “Cosa posso fare per te allora?” cercando di essere sempre cordiale.

“Mi chiedevo se vorresti venire a pranzo con me”, lo disse con un tono suggestivo e affascinante. E in circostanze diverse probabilmente avrebbe accettato, ma oggi doveva andare in un altro posto.

“Mi dispiace Gina. Ho già dei piani”, le sorrise prima di girarsi e andare via.

“Magari un’altra volta?”  disse quasi urlando.

“Può essere”.


————————————————————

 

“Sto andando al distretto” Rick guardò a sinistra prima di attraversare la strada, dirigendosi verso la stazione della metropolitana. “Puoi stare con Alexis un po' di più?”.

“Richard, quello che stai facendo pensi sia la cosa giusta da fare?” Sua madre chiuse la porta del salotto cercando di fare silenzio mentre Alexis stava leggendo un libro.

“Che altro dovrei fare? Ho aspettato quattro giorni. Penso sia ovvio che non vuole parlare con me”.

Martha spostò il telefono dalla mano sinistra a quella destra, appoggiandosi al bancone della cucina, “Hai quel tono di voce”.

“Che tono?”.

“Quel tono che mi dice che ti stai per cacciare nei guai e stai per fare cose che poi rimpiangerai di aver fatto”. Sospirò. “Senti perché non chiami il distretto prima di andare?”.

“E dire loro che cosa? Voglio parlare con Kate perché sono il padre di sua figlia della quale non mi ha voluta informare?”.

“Eccolo di nuovo quel tono di voce”. Sottolineò Martha. Poteva immaginare l’espressione del suo viso in questo momento.

“Mamma puoi stare con Alexis si o no?” stava per scendere le scale che portavano alla linea rossa mentre cominciò a battere il piede con impazienza.

“Certo, però Richard…”, non riuscì a finire la frase che aveva già riagganciato.

Il distretto era pieno di gente; prostitute, ubriachi, persone normali, bambini in lacrime. Normalmente avrebbe inglobato tutto questo come una spugna, avrebbe creato una scena nella sua testa per il suo prossimo libro ma adesso era troppo impegnato a squadrare la stanza, troppo impegnato a cercarla per poter notare tutto quello.

“Posso aiutarti?” un giovane ufficiale di polizia che non poteva avere più di 20 anni, chiese gentilmente.

“Sto cercando Kate” rispose Rick, cercando di apparire meno sospetto possibile.

“Beckett?”.

Annuì, “U-huh, lei”.

“Royce! C’è Beckett da queste parti?” il poliziotto urlò cercandola in mezzo a tutta quella gente.

“I ragazzi del Vice l’hanno portata fuori, perchè?” Rick guardò l’uomo, Royce, si avvicinò e cominciò a sentirsi un po' giudicato. “Chi è questo?”.

Rick tese la mano, “Rick Castle. Sono un amico di Kate”. 

“Rick Castle?” Royce lo studiò. “Non ho mai sentito parlare di te”.

“Si, sono una specie di nuovo amico” aveva bisogno di un piano molto velocemente perchè questo Royce non stava sicuramente credendo alla sua storia.

“Ci siamo incontrati al parco. Ho una figlia e abbiamo incontrato Kate e Jamie al parco”. Stava balbettando. Stava andando malissimo.

“Conosci Jamie?”.

“Si, bellissima bambina con dei meravigliosi occhi blu. Mia figlia Alexis e Jamie vanno molto d’accordo. Conosci i bambini. Voglio solo sapere se siamo ancora d’accordo per domani”. Cosa stava facendo? Sua madre aveva ragione, si stava mettendo nei guai.

“Tornerà presto. La puoi aspettare lì”. Royce indicò un gruppo di sedie, davanti alla sala ristoro.

Rick annuì, “Grazie, è stato molto gentile”. Sedendosi in una di quelle sedie prese un respiro profondo, forse non sarebbe andata così male, dopo tutto.

Prese solo un sorso dal caffè che gli aveva gentilmente portato Miller perchè sapeva di pipì acida di scimmia e stava cercando un modo per liberarsene quando la vide entrare nella stanza attraverso una delle porte laterali. Il suo cuore perse un battito.

La vide parlare con Royce che stava indicando nella sua direzione e ovviamente dicendole tutto quello che gli era stato riferito. Vedendo i suoi lineamenti da rilassati a tesi si stava preparando a quello che stava per avvenire.

Kate Beckett, in piedi nell’altro lato della stanza voleva fare solo una cosa, fuggire. Ma non poteva farlo con Royce lì davanti che la guardava, così raccolse tutto il suo coraggio e si incamminò verso di lui, decisa a cacciarlo e a fare in modo di non farlo tornare più nella sua vita.

   
 
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