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Autore: Ruffo123    02/07/2016    1 recensioni
L’arco narrativo preso in esame da questa storia si svolge poco tempo dopo la battaglia delle dodici case e parla di un ipotetica battaglia dei cavalieri alternativa ad asgard e nettuno. La storia quindi è basata sugli eventi delle dodici case, narrate partendo però dal cartone non dal manga, quindi il punto di vista è leggermente differente. Non tengo conto degli oav, perché sono di difficile inserimento nella storia cronologica dei cavalieri. i protagonisti come vedrete fin dalle prime battute non saranno solo i cavalieri di bronzo della trama principale, ma anche i cavalieri d’oro e altri che introdurrò lungo la trama. L’unico cosa dell’anime che evito sono i cavalieri d’acciaio che mi sono sempre sembrati troppo fuori contesto. leggendo vi accorgerete che ho mescolato i nomi dei colpi e dei personaggi fra manga e cartone, arbitrariamente mi sono preso questa comodità dettata semplicemente dal gusto personale. I cavalieri dovranno vedersela con i terribili pericoli del labirinto di creta, mitico luogo in cui sono stati rinchiuse divinità maligne, non anticipo altro. Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Gold Saints, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1- La sconfitta dell’eroe

 

Regna il silenzio nelle sale dell’ospedale. Una figura avvolta nelle ombre siede ormai ogni sera al capezzale di quattro giovani.

L’uomo avvolto in un armatura dorata, appare con la schiena Inarcata, come piagata da una grande fatica, ferita o dispiacere, nonostante ciò ha un aspetto regale ma lo sguardo è perennemente triste, dolorosamente consapevole di non potere nulla. Ogni tanto pare borbottare e guardare mestamente il soffitto.

Non riesce a pensare ad altro che a una certezza: è colpa sua se quei giovani sono li.

L’uomo alzandosi, da voce ai suoi pensieri “ Vi ho tradito ragazzi, se solo fossi stato più attento e forte, avrei risolto io la situazione al santuario e voi non avreste dovuto rischiare la vita. Ah quanto ci è costato questo mio errore, quante vite si sono spente a causa mia, sono stato cieco una volta di troppo, io che dovrei essere uno dei cavalieri più saggi del grande tempio, non sono capace di vedere la verità nemmeno se si presenta davanti ai miei occhi.” Il giovane è amareggiato, i prodi guerrieri, suoi fratelli d’arme ancor più giovani di lui, giacciono in coma da più di un mese ormai ed egli non può far altro che vegliare e piangere per loro.

Una voce di donna risuona soave all’improvviso, dolce e serena rischiara la stanza riempiendola come di luce dorata, la sua sola presenza scaccia le tenebre scese sul cavaliere e al suo cospetto l’uomo si inginocchia e non può far altro che adorarla, la sua figura leggiadra e fragile, nasconde una forza insospettata, in grado di sostenere un uomo anche nei suoi momenti più cupi. Guardandola il suo cuor di cavaliere ebbe un singulto, come quello di un giovane al primo amore, ma d’altronde quale uomo d’arme non avrebbe amato la giustizia, Lui che ne era il cavaliere non poteva far altro che guardarla col cuor di uomo ammirato che per lei avrebbe gettato senza esito la vita. “Ioria,non temere”, disse la donna, “come è vero che sono Atena dea della giustizia, io so che tu non hai nulla da rimproverarti, anche tu come tanti valorosi sei caduto vittima dell’inganno, ma grazie a questi giovani quel tempo è passato. Ora sta a noi ricambiare il loro eroismo proteggendoli, nel momento del bisogno.” Sentendo la voce della donna, Ioria si alza di scatto, la sua figura muscolosa rivela un agilità inaspettata, degna della costellazione del leone che egli rappresenta e rivolgendosi verso la pallida fanciulla, gli risponde con voce incerta: “ Voi avete ragione mia signora, ma non posso far a meno di sentirmi colpevole.” “Il tempo dei rimpianti deve finire mio buon cavaliere, presto arriverà il momento della lotta” disse la bella fanciulla “purtroppo temo ormai sia vicino un nuovo pericolo.” A sentir queste parole la fanciulla si sarebbe aspetta che la stanza venisse invasa dallo spirito combattivo del leone dorato, dalla figura di Ioria si sarebbe espanso velocemente un aura dorata dal cui eco pareva di sentire il ruggito di una vera e poderosa fiera, ma l’uomo ormai fermo da tempo nel proprio compatirsi, non aveva più lo spirito combattivo della fiera, la morte di Cassios per propria mano aveva incrinato la sua volontà guerriera più di ogni cosa. Col suo sacrificio Cassios aveva dato ai cavalieri un prova di corraggio e onore ma il suo uccisore, per quanto incolpevole, perché la sua mente era comandata da altri, era moralmente morto con lui. Ioria rispose : “Dunque Shaka ha scoperto qualcosa?”. Era passato ormai un mese dalla partenza del cavaliere dello scorpione dal santuario, l’amico di Ioria non aveva lasciato passare che pochi giorni dalla battaglia delle dodici case, prima di partire in missione. Il maestro dei 5 picchi in quell’occasione, telepaticamente, aveva riunito i Cavalieri d’oro e aveva comunicato loro di aver sentito un energia minacciosa ergersi dalle isole dell’egeo. Ioria e Shaka si erano offerti entrambi per poter andare in missione, ma alla fine il maestro dei cinque picchi, che dopo la scomparsa del grande sacerdote ad opera del tradimento di Saga e la sconfitta di quest’ultimo, occupava la carica di grande sacerdote scelse Shaka causando in Ioria un profondo senso di tristezza, convinto in cuor suo di non esser più degno di considerazione. Perchè il maestro non lo aveva scelto? Tempo addietro era sempre stato lui il primo fra i cavalieri d’oro ad occuparsi dei problemi del grande tempio. Atena si era accorta dei sentimenti che agitavano il leone d’oro, e come a far eco ai suoi pensieri gli rispose “ Ioria, in quel momento Shaka era molto più freddo e quindi più pronto di te, la tua abilità nella lotta ci sarà più utile ora. Attraverso il suo cosmo il cavaliere della vergine mi ha fatto sapere che un energia profondamente malvagia si è risvegliata dai resti del labirinto di Creta, dall’antica reggia di Minosse qualcosa si è diretto verso il santuario, Shaka non ha potuto fare altro che avvisarci, perché ha percepito che solo una parte di questo male si è mossa dalle rovine per raggiungerci. Egli, sotto mio consiglio, ha ponderato che sia più saggio rimanere nella zona e continuare a informarci degli spostamenti dei nostri nemici, guerrieri di cui ancora purtroppo non sa nulla, perché celati dietro una grande tenebra raccolta dai loro cosmi aggressivi. “ Il leone sospirò con decisione, e poi disse “ Che vengano allora, li attenderò.” Simili parole non erano da Ioria, attendere il nemico non era cosa adatta al suo temperamento ma la battaglia del santuario, le rivelazioni sul fratello Ailos, la morte di Cassios e infine combattere contro il proprio amico Seya, avevano cambiato profondamente il giusto e coraggioso Ioria, un tempo era un cavaliere che con le sue gesta era entrato nella bocca e nel cuore di tutti come un guerriero, onesto, garbato e invincibile. Ora la tristezza e il rancore verso sè trasparivano dai suoi gesti, del giovane cosi simile al fratello per saggezza e audacia ora rimaneva solo un ombra, perennemente in pena. Isabel, vero nome dell’incarnazione di Atena, si sentiva ormai a disagio in sua presenza il cosmo dell’uomo una volta pervaso dalla giustizia, se pur rimasto fedele ad essa, ora era pervasa da una tenebra scura e minacciosa, e lei che se pur nelle sembianze di dea era in realtà una dolce quanto indifesa fanciulla, si sentiva a disagio in sua presenza. Non era solo questo particolare ad inquietarla. Il recente risveglio del potere di Atena aveva scombussolato la mente della giovane, la dea era l’incarnazione di un potere che esisteva dall’alba dei tempi: La giustizia. La coscienza e la volontà della dea erano cosi diverse da quelle Isabel, eppure anche esse erano sue perché Isabel non era altro che Atena e Atena era sempre stata Isabel. Ma spesso la giovane si sentiva sospesa come su due poli opposti. Anche il trovarsi davanti a Ioria la faceva sentire turbata per questo motivo. Da un lato Isabel, la ragazza, voleva aiutare il giovane guerriero, accogliere il suo patimento e scioglierlo, dall’altra parte Atena, sapeva che non vi era tempo per tentennare e men che meno per provare sentimenti di compassione ma bisognava agire e preparare le difese, davanti a un attacco ormai imminente. Le due consapevolezze tirando da una parte e dall’altra la giovane crearono un momento di silenzio inquietante. Poi la luce dell’ospedale si spense, le macchine che tenevano in vita Seya e gli altri, iniziarono a suonare come impazzite. Se vi era stato un calo di potenza perché il generatore di emergenza non entrava in funzione? Si era forse rotto anche quello? Ioria sprigionò il proprio cosmo, attraverso il sacro Leo, egli era in grado di comandare l’energia elettrica, nel giro di un istante si rese conto che qualcosa aveva rubato tutta l’energia non solo dell’impianto principale che alimentava l’intera città, ma anche quella del reattore d’emergenza dell’ospedale. Doveva intervenire subito, consumando una parte della propria energia, creò una fonte di elettricità, col compito di alimentare gli impianti ospedalieri. Le macchine ripresero a funzionare. Lady Isabel tirò un sospiro di sollievo e si precipitò a controllare la salute dei cavalieri di bronzo. La situazione non era cambiata, i giovani erano sempre nel loro coma appesi alla vita per un soffio scandito da un battito ogni tanto. Lo sguardo della donna corse verso Seiya, il giovane era anch’egli inerte come gli altri, ma il particolare sentimento che la ragazza nutriva nei suoi confronti aveva sempre avuto il potere di tranquillizzare Isabel, ma distolse subito lo sguardo, Atena, la volontà millenaria non poteva accettare che la giovane donna avesse un infatuazione per un cosi semplice giovane. Fu a quel punto che la stanza fu inondata da una consapevolezza aliena, un energia oscura che subito mise sull’allarme Ioria, il giovane percepì chiaramente che la fonte della consapevolezza era fuori città. Ioria non poteva allontanarsi e lasciare la dea senza una protezione. In virtù di questo si liberò istantaneamente dell’armatura che si scompose e ricompose nelle sembianze di un leone dorato, addosso gli rimaserò solo alcuni rinforzi di cuoio che indossava per rendere più confortevole il portare un armatura spesso. Pur priva del suo proprietario, l’armatura non era inerte, conservava una propria volontà e poteva proteggere la dea e i cavalieri feriti. Fatto ciò Ioria si diresse con grande velocità al di fuori della città. Balzò fuori dall’ospedale e fra un edificio e l’altro con l’agilità e la grazia di una grande fiera e una velocità non comune raggiunse una radura dal quale si percepiva un cosmo scuro, maestoso e terribilmente funesto. Isabel era rimasta indietro, da una parte lei voleva intervenire in favore del giovane, dall’altro la dea voleva saggiamente aspettare per capire chi fosse il loro nemico e poi colpire, la volontà divina si dimostrò per il momento dunque più forte.

La pressante minaccia, al centro di una radura, era un uomo gigantesco, superiore ai due metri d’altezza, la pelle Bluastra riluceva al chiaro di luna e il fisico possente non lasciava dubbi sulle sue intenzioni minacciose, la sua figura era avvolta da scariche elettriche rossastre e i suoi capelli neri si drizzavano mentre venivano scossi da un energia elettrica che superava il milione di volt. La figura assunse una posa di combattimento non appena vide Ioria e flettendo i muscoli gli occhi neri sembrarono sporgersi innaturalmente dalle orbite, mentre il suo cosmo raggiungeva dimensioni colossali. Raramente Ioria si era trovato davanti a un avversario cosi potente, e stimolato dalla sfida anche egli rispose con il proprio cosmo, un aura dorata avvolse il suo corpo, ma nonostante ciò lo sguardo non era feroce come un tempo, vedendolo chiunque conoscesse Ioria avrebbe capito che il guerriero non poteva esprimere il massimo del suo potenziale. Ioria a gran voce parlò “ Sei tu dunque, nemico della giustizia e di Atena, sei venuto qui per combattere e morire lontano da casa, dalle terre di Creta?”

“Stolto.” rispose la creatura, “ nemmeno ti rendi conto di chi hai davanti? I giapponesi, in passato mi venerarono come un dio, io sono Rajin, il dio del tuono, sono venuto a reclamare per me, l’anima della dea Atena, colpevole come gli altri dei greci di avermi rinchiuso nel labirinto. Posso percepire che tu sei il cavaliere d’oro Ioria del Leone, poco importa che tu sia in cima alla gerarchia del grande tempio, potresti anche essere Zeus in persona, ma ora morirai per primo. “ Il guerriero non si fece attendere e colpi l’aria rivolto verso il giovane, dal suo pugno scaturi un potente fulmine rossastro che corse verso Ioria, in un istante egli rispose con un altro fulmine, stavolta dorato che si infranse contro la saetta nemica generando uno scoppio d’oro rosso che respinse il giovane indietro di alcuni passi. Il dio invece rimase fermo nella sua posizione, immobile, anzi, la sua mano fece un gesto verso l’eroe, invitandolo a colpire ancora. Ioria non si tirò di certo indietro e correndo verso il nemico scagliò diverse volte il sacro Leo, saturando l’aria di elettricità e saette, ma il suo nemico senza indietreggiare respinse colpo su colpo e alla fine quando i due furono vicini, vibrò un potente calcio verso il volto del cavaliere, ferendolo sulla fronte. Mai nessuno aveva respinto con tale facilità il fulmine di Ioria, il giovane si preparò dunque a cambiare strategia. Indietreggiando prese il tempo di un sospiro e lanciò il lighting plasma un attacco che permetteva di lanciare più attacchi in contemporanea che fendevano l’aria, finora vi era stato un reciproco scambio di attacchi Ioria cercava di mettere l’avversario sulla difensiva e di approfittare di una sua svista, di un suo cedimento. Il risultato fu nullo. Prima che la tecnica colpisse, con un insospettabile velocità per un corpo cosi gigantesco, il suo nemico lo colpì nuovamente alla testa, dimostrando ancora la sua superiorità, ferendolo esattamente nello stesso punto di prima, e costringendolo sulla difensiva. “ Vedi uomo, la superiorità di un dio è palese in ogni suo gesto, e poi tu che sei anche privo della tua armatura sei una preda cosi semplice per me. Indubbiamente hai le capacità di un grande guerriero, ma davanti a una creatura che come me vive dagli inizi del tempo difetti di esperienza, potenza e velocità.” Ioria non poteva accettare un simile affronto, era sicuro che il suo fulmine avrebbe colpito se lo avesse caricato con la massima potenza. E cosi fece, il suo spirito combattivo si gonfiò a dismisurà, mentre il suo pugno raccoglieva tutto il suo potere, poi gridando con tutte le sue forze: “ Per il sacro Leo!” scagliò un fulmine che non aveva nulla a che vedere coi precedenti, l’aria si estinse in una gigantesca fiammata mentre la terra si sbriciolava al suo passaggio, ma nonostante la grande potenza e velocità, non colpì mai. Il fulmine raggiunse solo il vuoto dove un tempo vi era la figura gigantesca del dio, e dopo poco si innalzò verso il cielo. Raijin era scomparso e in un istante si era portato alle spalle di Ioria e con un altro calcio poderoso, lo colpì alla testa facendolo cadere a terra, poi appoggiando l’enorme piede sul torace dell’uomo lo sbeffeggiò: “ Vedi, ora puoi capire quanto ti stavo dicendo, il tuo fulmine era preciso e potente, ma per raccogliere un simile potere hai perso tempo e velocità, nessuno, nemmeno i cavalieri d’oro, raggiungono sempre la velocità della luce nei loro attacchi, la differenza di esperienza fra noi però fa si che io possa raggiungerla più facilmente di te, ideando contrattacchi più veloci. Inoltre noi dei non perdiamo mai potere la nostra energia e sempre al suo apice e mai ci stanchiamo! Continuerò a colpirti fino a che di te non rimarrà altro che polvere, uomo!” Il gigante batte più volte il piede sulla schiena di Ioria facendogli sputare sangue. “Se solo avessi la mia armatura”, pensò inerte l’eroe, ma non sarebbe cambiato nulla, nemmeno il suo nemico ne vestiva una, eppure cosi forte era il suo cosmo. Era forse perché aveva consumato energia all’ospedale? No, doveva ammetterlo era doloroso, ma i suoi giorni da invincibile cavaliere d’oro erano finiti. Cosi amaro era il calice della sconfitta. E il nemico rideva e la sua risata, squarciava il cielo. No! Non poteva finire cosi! Ioria concentrò ogni goccia del potere rimasto verso la schiena e il dio venne colpito da un improvvisa scarica elettrica al volto, poi facendo leva sulle sue braccia Ioria riuscì ansante a tirarsi in piedi, il volto era una maschera di sangue, il passo incerto, ma doveva fare qualcosa. “ Avresti fatto meglio a rimanere a mangiare la polvere, cavaliere! Te ne pentirai”, Il gigante alzò la mano possente per abbatterla su Ioria, il suo grido di guerra era potente come una montagna che frana a valle, travolgendo ogni cosa. Ioria non poteva più fare nulla, si era rialzato in piedi, ma il suo spirito vacillava ancora più delle sue gambe. Una luce dorata però fermò il colpo del dio e lo fece indietreggiare, davanti allo spossato Ioria era comparsa la Dea Atena, armata dello scettro di Nike, dea della vittoria e del suo scudo, Isabel ora investita di tutto il suo potere divino, pareva pronta a combattere al posto del leone d’oro. Ma il suo corpo in realtà non si muoveva, la ragazza era confusa, prima voleva raggiungere Ioria ma non le era stato possibile seguirlo, ora invece si trovava davanti a lui senza sapere come, e solo grazie all’invincibile scudo della dea, era riuscita a parare il colpo. Raijin, che già prima aveva dimostrato doti intuitive superiori si accorse subito dello stato confusionale della sua nuova nemica e lanciando un grido fortissimo richiamò di nuovo a se il fulmine rosso. La saetta, si mosse stavolta non utilizzando la forza bruta, ma strisciando come un serpente, questo perché anche il dio sapeva che con un attacco frontale si sarebbe trovato davanti l’insuperabile muraglia dello scudo della dea. Ma un improvviso lampo dorato fermò il fulmine rosso, l’armatura di Ioria era giunta sul campò di battaglia e le sacre vestigia intercettarono il colpo nemico, assorbendolo e vanificandolo, poi vestirono il loro possessore. Raccogliendo nuova forza dalla sua armatura, Ioria si alzò. Raramente si era trovato in una situazione tanto assurda, aveva subito alcune ferite e bruciato molto cosmo, ma sapeva che non era quello il problema. Ansimava non solo per lo sforzo ma anche per la paura, la sua mente rifiutava la paura ma il suo corpo tremava anche ora che aveva la sua armatura, la sua inferiorità gli era cosi palese! Nonostante ciò raccolse le sue forze e si mise davanti alla Dea per difenderla “Atena andatevene!” disse: “questa è la mia battaglia, potrò anche perderla ma voi siete troppo importante, anche se il mio corpo e il mio spirito verranno spezzati, io continuerò la lotta, andate via!” Ioria mosse il pugno, raccogliendo tutto lo spirito combattivo che gli rimaneva, ma non successe nulla, il fulmine non arrivo al suo richiamo, il sacro Leo non rispose, stupefatto il guerriero vibrò un colpo verso il suo nemico, il fulmine avrebbe dovuto scaturire dal suo attacco e raggiungere il bersaglio e invece… nulla! Che cosa stava succedendo? Raijin, il possente dio dalla pelle scura, guardò Ioria scosso da un irrefrenabile risata: “ AH AH AH, non ho mai visto una scena tanto patetica cavaliere del leone, non capisci? Noi guerrieri che usiamo armi come il tuono e i lampi in battaglia, raccogliamo l’energia elettrostatica non solo dal nostro corpo e cosmo, ma anche dall’ambiente che ci circonda, ma ora il tuo corpo e ferito, il tuo cosmo vacilla e io ho il pieno controllo dell’energia di questo ambiente. Non hai più accesso al tuo potere perché sei un debole! Sei senza le tue zanne cavaliere del Leone, e senza di quelle non sei più il re di nessuna foresta, ma solo un gattino spelacchiato! Le tue sacre vestigia sono giunte in tuo soccorso solo per vederti perire per mano mia! Nemmeno la tua dea potrà salvarti stavolta state per morire assieme! Vieni a me, Fulmine Rosso!”

Il dio venne centrato in pieno dal proprio stesso fulmine! Ma questo purtroppo non era un colpo inaspettato ma semplicemente un modo per caricare un colpo ancora più potente dei precedenti, Raijin alzò le mani verso il cielo, congiungendole, mentre il suo corpo si gonfiava caricato dal tuono devastante che ora percorreva il suo corpo, poi l’energia si concentrò nelle sue mani e scaturì verso Ioria e la dea, Isabel era spaventata a morte e non riusciva concentrarsi sul potere della dea e anche Ioria non poteva fare nulla, il suo cuore colmo di paura gli impediva sia di contrattaccare che di cercare di salvare se stesso e la ragazza. Poi un aura dorata comparve davanti ai due, più che la figura di un uomo sembrava che un immensa muraglia si fosse frapposta fra loro e l’attacco, un grido potente quanto la voce di un titano, gridò : “Great horn!” la voce possente squarciò completamente la vallata mentre una possente luce dorata disperdeva l’attacco di Raijin e distruggeva qualunque cosa sul suo cammino, anche il dio parve sparire come inghiottitò dall’immenso bagliore. La radura della battaglia si trasformò in un immenso cratere, come se avessero bombardato la zona, alzando un polverone gigantesco. Dopo alcuni istanti che sembrarono lunghissimi Ioria vide davanti a se l’amico Aldebaran, il cavaliere d’oro del Toro. Il gigantesco uomo gli dava le spalle stando a braccia conserte. Ioria stava per dire qualcosa, ma l’amico parlò prima di lui: “Silenzio, il nostro nemico è ancora qui”, Non si sbagliava. Nonostante la radura fosse stata polverizzata, Raijin era stato spinto indietro solo di pochi metri. “Non solo è stato respinto di poco, ma ha anche cambiato posizione di combattimento, piegando le gambe e allargando le braccia ha valutato la forza del mio colpo, forse è addirittura indietreggiato volontariamente per capirlo meglio, se colpirò allo stesso modo il mio prossimo attacco sarà dunque inefficace!”, questo fu il pensiero del Toro, ma non era la sua unica preoccupazione, il fulmine rosso che credeva aver annientato lo aveva in realtà colpito, intorpidendogli il braccio destro. Il toro dispiegò le sue immense braccia assumendo una posizione di combattimento, significava che riconosceva la forza del nemico ed era pronto a combattere anche lui alla massima potenza, succedeva di rado, solitamente combatteva mantenendo le braccia conserte, erano pochi i nemici che potevano qualcosa contro la sua immensa forza. Isabel tremava visibilmente e d’impulso si nascose approfittando della distrazione creata dal Toro, una parte di lei tirò un sospiro di sollievo, mentre un altra urlava che come dea della guerra aveva il potere e il dovere di sconfiggere qualsiasi nemico, ma la voce della dea, rimase inascoltata, perché in quel momento Raijin si mise a ridere e disse: “Ecco un altro stolto che vuole provare a sconfiggere un dio, ma devo ammettere che il tuo cuore è diverso dall’altro cavaliere, la tua armatura porta un corno spuntato, ma non lo è il tuo spirito. Verrai infranto allora e cosi anche il tuo corpo”. Aldebaran era possente fisicamente quasi quanto il dio, e alzando le braccia, si fece avanti per ingaggiarlo in una prova di forza ma dallo scettro di Atena partì un fascio di luce che divise i contendenti, più per la sorpresa che per la sua effettiva potenza. Isabel non era sempre in grado di richiamare il potere della dea, anche stavolta le era mancata l’effettivo coraggio, la ragazza era troppo spaventa, non solo dal dio che aveva di fronte, ma anche dalla voglia di combattere che provava dentro di se, impeto divino che era frenato dall’eccessiva ma comprensibile paura della ragazza. Raijin sorrise: “ Vedo che anche voi volete dire la vostra Lady Atena, Bene! Ho già sconfitto il leone d’oro se sconfiggerò anche voi, i miei padroni saranno molto contenti!” “La battaglia termina qui!” Una voce calma e posata infranse lo spirito combattivo che animava l’aria, un uomo dai lunghi capelli color viola comparve dal nulla, cosi come era comparso il toro, la sua armatura d’oro non lasciava dubbi, egli era il grande Mur, cavaliere dell’Ariete, al contrario del Toro d’oro, egli non possedeva grandi membra per combattere e al contrario di Ioria non possedeva nemmeno uno spirito indomabile, ma la sua apparente calma nascondeva in realtà un animo affilato come una katana. Raijin ritirò la sua posizione di combattimento, ed alzando il capo disse: “ Hai ragione cavaliere dell’Ariete, nemmeno io posso combattere contro cosi tanti nemici, ma me ne andrò da vincitore, il cavaliere del leone con questa sconfitta ha perso le sue zanne e senza di esse è come se fosse morto, il disegno dei miei padroni si fa sempre più completo”, detto questo il dio si ferì lievemente un braccio procurandosi un lieve taglio, e sfruttando il sangue che ne sgorgava pronunciò uno strano rituale, i cavalieri rimaserò a guardarlo come incatenati dalle arcane parole senza significato, poi con termini umani disse “meno uno cavalieri, la prossima volta toccherà al Toro, e poi all’Ariete, infine morirete tutti, e vi porgerò in sacrificio ai signori del labirinto!” Detto questo scomparve nel nulla, lasciando i cavalieri cupi nei loro pensieri. Non era stata la scomparsa del nemico a colpirli, in fondo anche Mur fra i cavalieri d’oro era in grado di farlo, infatti era grazie al potere del Ariete che Aldebaran e lui stesso erano giunti sul campo di battaglia, nemmeno l’immensa forza del nemico era così impressionante, era piuttosto l’idea che un dio potesse rivolgersi a qualcun altro chiamandolo “padrone”, questo sembrava sconvolgente perché questo voleva solo dire una cosa, esistevano altri nemici e Raijin non era il più potente ma solo un servitore. Un grido improvviso di Ioria scosse Atena e i suoi amici, il guerriero cadde a terra privo di sensi. Aldebaran e gli altri si mosserò verso di lui troppo tardi per aiutarlo...

   
 
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