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Autore: Ruffo123    05/07/2016    0 recensioni
L’arco narrativo preso in esame da questa storia si svolge poco tempo dopo la battaglia delle dodici case e parla di un ipotetica battaglia dei cavalieri alternativa ad asgard e nettuno. La storia quindi è basata sugli eventi delle dodici case, narrate partendo però dal cartone non dal manga, quindi il punto di vista è leggermente differente. Non tengo conto degli oav, perché sono di difficile inserimento nella storia cronologica dei cavalieri. i protagonisti come vedrete fin dalle prime battute non saranno solo i cavalieri di bronzo della trama principale, ma anche i cavalieri d’oro e altri che introdurrò lungo la trama. L’unico cosa dell’anime che evito sono i cavalieri d’acciaio che mi sono sempre sembrati troppo fuori contesto. leggendo vi accorgerete che ho mescolato i nomi dei colpi e dei personaggi fra manga e cartone, arbitrariamente mi sono preso questa comodità dettata semplicemente dal gusto personale. I cavalieri dovranno vedersela con i terribili pericoli del labirinto di creta, mitico luogo in cui sono stati rinchiuse divinità maligne, non anticipo altro. Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Gold Saints, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All’inizio il buio, poi una luce sconcertante si fece strada nella sua testa, mentre apriva gli occhi, si accorse di essere su di un letto,tutto era sfocato, mentre una serie di luci e di voci concitate vorticavano nella testa del cavaliere del leone, uno strano sibilo di sottofondo lo teneva dolorosamente sveglio, ma non riusciva a focalizzare la vista e la sua attenzione su nulla. Nella stanza accanto alcune voci familiari discutevano, per alcuni minuti Ioria non riuscì a capire nulla di quello che le voci dicevano, poi tutto si fece più intenso e finalmente le parole furono chiare e taglienti come lucida spada “… dunque riassumendo Ioria sta bene, ed è crollato per il grande stress accumulato nell’ultimo periodo e acutizzato dalla battaglia, dico bene?” era la voce di Aldebaran, il cavaliere del toro, che chiedeva spiegazioni ad un dottore, “ Esattamente signore, vede benchè voi cavalieri siate capaci di fare cose incredibili e siate persone allenate fino al massimo livello, il vostro corpo rimane quello di un uomo, e può succedere anche ai migliori atleti di cadere per colpa di un grande stress. Il mio consiglio è di lasciar riposare il paziente per alcuni giorni, dovrebbe rimettersi a breve.” un altra voce molto calma e posata disse: “ Per quanto riguarda i ragazzi della sala 203? Stanno bene?” “Si ...” rispose il medico: “ per quanto possa stare bene una persona in coma da più di un mese. Per fortuna la perdita di potenza del generatore cittadino e durata molto poco, non hanno riportato danni. Per essere in coma da cosi tanto tempo, i loro fisici non paiono averne risentito in maniera degenerativa come capita a molti pazienti. Sta di fatto però che ancora non si svegliano, nonostante in questo periodo le loro ferite siano migliorate. Siamo molto preoccupati per la loro salute, le ferite riportate e le menomazioni subite a molti organi di senso potrebbero renderli simili a vegetali quando si risveglieranno, ma già il fatto che siano vivi è un miracolo, e quindi speriamo di essere ancora una volta stupiti dalla vitalità di questi giovani.” A questo commento il grande Mur sospirò e disse “Dottore la ringrazio, ora la prego di scusarci, ma devo discutere di alcune cose coi miei compagni.” Il medico rispose : “Come desidera, chiamatemi se avrete bisogno di altre spiegazioni mediche.” Rimasti soli, i cavalieri iniziarono a parlare fra loro a bassa voce, Ioria fece un certo sforzo per capire ciò che dicevano, “Bene direi che possiamo aspettare un paio di giorni, poi insieme a Ioria, andare al labirinto e macellare un po' di quelle creature li rinchiuse, mi sembra l’unica cosa saggia in questo momento, sono sicuro che anche Ioria lo vorrebbe, faremo pagare un conto salato a Raijin e ai suoi seguaci.” Gli rispose una voce nuova, squillante e penetrante come un punteruolo al contrario, simile a quella di un animale predatore: “ Abbiamo poche informazioni sui nostri nemici e Raijin per quanto forte non è probabilmente il nemico più potente che dovremo affrontare.” Ioria ebbe un breve momento di smarrimento, ben poche persone nella sua vita gli erano sembrate potenti come colui che lo aveva umiliato e sconfitto, finora pensò era sempre riuscito a combattere i suoi nemici, magari non aveva sempre trionfato ma almeno poteva dire di aver avuto con loro una battaglia onorevole. Non era più cosi, e l’amara consapevolezza lo spinse ancora di più sul baratro, era chiaro ormai che i suoi poteri erano svaniti e difficilmente sarebbero tornati come un tempo. Sprofondato nel cupo dei suoi pensieri si accorse solo dopo che i cavalieri erano andati avanti a parlare e di aver perso un pezzo del discorso, per fortuna la potente voce del toro lo allontanò per un attimo dai sui cupi pensieri. “Cosà? Vuoi lasciare qui Ioria? Ma sei pazzo? Senza uno di noi e con almeno un altro qui a difendere la dea Atena, saremo solo in tre in terra nemica!” “Ora Ioria sarebbe solo un peso per noi.” la voce carica di significato di Milo aveva sentenziato una realtà cosi penetrante, che Ioria si sentì mancare il fiato. Si alzò di scatto e staccandosi velocemente le apparecchiature di dosso se ne andò dalla stanza. A grandi passi scese le scale della struttura ospedaliera e senza dire nulla se ne andò. Doveva fare qualcosa, il suo orgoglio ferito non poteva rimanere immobile, mentre altri sentenziavano la sua fine come guerriero. Eppure i suoi amici avevano ragione. Il leone non ruggiva più, e privo delle sue zanne, senza più la sua forza era inutile. Sforzandosi, si recò a grandi passi fuori dalla città, arrivò nella radura dove si era svolta la precedente battaglia con Raijin. Tutto era uguale a come se lo ricordava, una landa devastata dalle esplosioni provacate da uno scontro fra titani, uno scontro che lo aveva visto volgere al mal partito in pochi e significativi attimi. Preso dallo sconforto e dalla rabbia richiamò tutto il suo potere ma non successe nulla. Ecco la dolorosa conferma, il leone d’oro non esisteva più, rimaneva al suo posto solo un uomo disperato.

****

 

Nel frattempo, in ospedale i cavalieri d’oro, troppo impegnati a parlar fra loro non si erano accorti della sua partenza e continuarono a discutere. “Devi capire Aldebaran che Ioria ha perso i suoi poteri in quella battaglia, ora potrebbe non essere più in grado di richiamare il suo cosmo, in fondo come tu ben sai, un cavaliere ha bisogno della massima armonia fra corpo, spirito e cosmo per poter utilizzare al meglio le proprie tecniche. Gli avvenimenti recenti hanno privato il leone di questa armonia. Non possiamo avere pesi in battaglia e non possiamo non proteggere Atena. Nemmeno possiamo chiedere l’aiuto del cavaliere della bilancia, oramai troppo anziano per adempiere ad altri compiti che non siano quelli di nostra guida spirituale e guardiano dei cinque picchi. I cavalieri di bronzo e argento rimasti non sono in grado di aiutarci in una missione cosi difficile, l’umanità può contare solo su noi cavalieri d’oro qui presenti. Eppure sappiamo che ce la possiamo fare, anche se armati solo di noi stessi, la nostra fede in Atena è più salda che mai, trionferemo.” Il discorso di Milo era fatto più per convincere se stesso che gli altri pensò Aldebaran, comunque lui non aveva alcuna paura, stava per dire qualcosa, quando una voce imperiosa parlò direttamente nella loro testa: “ Cavalieri d’oro, Amazzoni, guerrieri del sole e servitori dell’unico e potenze Zeus, io Themis, veggente appartenente all’ordine della corona solare, per l’autorità conferitami dal dio Apollo, porto a voi la sua volontà. Desidero organizzare con voi un incontro, nelle sale che furono della grande veggente Pizia a Delfi, fatevi trovare li fra un giorno, quando il sole giungerà al suo apice. Che la volontà dei nostri dei Apollo e Atena siano con voi.”

I cavalieri d’oro rimasero per un momento senza fiato, La terra negli ultimi secoli era sempre stata difesa dai cavalieri di Atena. Le leggende parlavano anche di altri guerrieri che servivano le altre divinità greche ma le loro tracce si erano perse nei meandri del tempo. Mai negli ultimi secoli si erano fatti avanti altri protettori della pace sulla terra, se ora erano giunti, voleva dire che la situazione era veramente grave e che serviva la forza di tutti. Molte rivalità nei secoli avevano messo di fronte Atena e Apollo, ma le due divinità erano comunque fratello e sorella. I cavalieri decisero di chiedere consiglio alla dea Atena, quest’ultima riposava in una sala dell’ospedale a parte, non era ferita ne malata, semplicemente stanca. La ragazza dormiva e nei suoi sogni riviveva la terribile battaglia con Raijin, in questo sogno però il finale era diverso, era lei a salvare Ioria e alla fine il bel cavaliere, la guardava con passione, la ragazza ricambiava lo sguardo agitata mentre una parte di lei pensava a Seiya ma… Quando sentì entrare i cavalieri d’oro, Atena si alzò di soprassalto, rossa in viso e aspettandosi di vedere Ioria si preparò mentalmente una scusa per celare il suo rossore, trasse quasi un sospirò di sollievo quando non lo vide. La volontà di Atena, scacciò via questo pensiero poco consono, facendo irrigidire Isabel alla vista dei suoi cavalieri. Mur, zelante come sempre spiegò alla dea il messaggio che avevano ricevuto poc’anzi e chiese alla ragazza che cosa dovevano fare. La volontà divina suggerì ad Isabel una linea più difensiva, mandare un solo cavaliere d’oro, mentre gli altri aspettavano in zona vicini e sopratutto mandarlo dopo una perlustrazione della zona, non aveva completa fiducia nel fratello che in passato le era stato sia alleato ma anche nemico in più di un frangente. Isabel però non tollerava molto queste intromissioni della dea cosi disse: “Molto bene, se l’emissario di mio fratello desidera parlare con voi cavalieri, andremo insieme da lui tutti quanti.” La volontà di Atena non fu molto contenta di questa decisione presa dalla sua controparte umana, però non forzò Isabel, pensando di avere un alleato nella saggezza del grande Mur. Mur però rispose in maniera inaspettata: “ Mia signora sono d’accordo con voi ma suggerirei di portare con noi le nostre armature, ovviamente la chiamata non riguarderà il grande dokho e desiderei che voi rimaneste a casa scortata da Milo e Ioria, i cavalieri della vergine e del leone sapranno difendervi in nostra assenza e se le cose dovessero mettersi male potrete contattarmi per fare in modo che io e gli altri torniamo qui in un lampo. Ho già richiesto di far spostare i cavalieri di bronzo in una struttura preparata apposta nei pressi del grande tempio, in questo modo voi e loro sarete più difendibili, i cavalieri d’argento e bronzo rimasti sono stati da me avvisati e vi aspettano là.” Mentalmente comunicò agli altri cavalieri d’oro presenti: “non è necessario dire che Ioria non è in grado di combattere, preoccuperemmo la dea inutilmente, Milo, se ci sarà qualche problema contattaci subito.” “Va bene, ma non pensare che ce ne sarà bisogno, io non sono uno smidollato” rispose mentalmente il cavaliere della vergine. Mur era famoso per la sua saggezza, ma la sua scaltrezza e la sua capacità di capire l’animo umano non erano da meno, egli percepiva bene quanto Isabel fosse combattuta e risentita ogni volta che un cavaliere si faceva male per lei. Ma non era onniveggente. Quando provò a contattare Ioria per dirgli il suo piano, Ioria gli rispose semplicemente che per il suo bene e per quello degli altri partiva per un viaggio, e chiuse bruscamente la chiamata, a un successivo tentativo di richiamo mentale, Mur non trovò più la mente di Ioria, che conoscendo l’abilità dell’amico aveva fatto in modo di abbassare la propria aura cosmica in modo da non essere più rintracciabile da alcun potere mentale. “Mia signora, Ioria ci informa di essere partito per un viaggio importante ma che presto tornerà da voi, io confido nelle sue parole” Mur rimase in silenzio, aveva intuito che le sue parole potevano turbare il delicato equilibrio della dea. Infatti Isabel non prese bene le parole del cavaliere, ma la dea Atena approfittando del suo turbamento prese il sopravvento: “Ioria tornerà. più importante di questo è ora che ci prepariamo all’incontro con gli altri rappresentati degli dei, sono sicura che il leone d’oro, tornerà e se non lo farà… vorrà dire che anche Atena, dea della giustizia, può sbagliare nel valutare un uomo.” Mur rimase sorpreso, però solo per un istante, dalla freddezza della ragazza, questo perché lui sapeva del problema che agitava la donna dall’interno, il grande Mur infatti possedeva un empatia e un intuito degne di uno stratega e queste doti erano affinate dai suoi poteri mentali, per queste capacità e per la sua dote di riparatore di armature, in molti si appellavano a lui col titolo di “grande”. Mur, per rispetto non si sarebbe mai azzardato a leggere la mente della dea, ma con il suo naturale intuito spesso era come se lo facesse, solo che in maniera più discreta. “Mia signora, permettete a noi cavalieri d’oro di rappresentarvi, sarete più al sicuro qui, sotto la scorta di Milo, uomo a voi vicino.” La dea riflettè un istante e poi disse: “ E’ sia, la vostra saggezza è pari alla vostra forza e ascolterò il tuo consiglio mio fedele cavaliere, ma prestate attenzione agli uomini di mio fratello Apollo, il dio che li guida è molto intelligente, e severo, ma allo stesso tempo anche scaltro e capace di ogni cosa pur di ottenere ciò che vuole.” “Non vi preoccupate, saremo in grado di gestirlo, io e Aldebaran” rispose Mur.

 

Il giorno dopo Mur e Aldebaran si teletrasportarono precisamente nelle rovine del grande tempio di Delfi. Fuori dalla città sono ancora visibili alcune testimonianze del Tempio che ospitava il famoso oracolo, in realtà tutto questo è uno spettacolo costruito per attirare i turisti e i ricercatori. Il vero tempio, protetto dalla volontà dello stesso Apollo, è spostato di qualche chilometro dalla sua sede originale ed è nascosto dal potere stesso del dio. Il tempio non è affatto in rovina, ma è un tempio conservato esattamente come era migliaia di anni prima, non è però la costante opera dell’uomo ad aver preservato tale meraviglia, ma la volontà millenaria di un dio che gli antichi consideravano quasi pari allo stesso Zeus suo padre, signore del cielo e della terra. Il tempio è immenso, costituito da un gigantesco colonnato, in stile misto con collone che non richiamano un solo momento della storia greca, ma che l’attraversano, molti sovrani infatti edificarono nuove colonne e stanze da aggiungere alla struttura originaria. Questo finché il dio non nascose ai mortali quest’opera grandiosa. I cavalieri d’oro trovandosi improvvisamente davanti all’edificio, grazie al teletrasporto, non possono fare a meno di rimanere affascinati da tale opera. Le colonne sono in marmo bianchissimo sormontate da finimenti dorati e una grande statua di Apollo che guida un carro contenente il sole accoglie subito le persone che entrano all’interno del tempio. Il grande Mur non fece in tempo ad annunciarsi che subito vide che un uomo in lontananza, dall’interno dell’edificio, si stava dirigendo verso loro. Giunto a loro vicino, l’uomo disse: “ Vi stavamo aspettando” Il guardiano dell’entrata che aveva loro rivolto parola, non aveva l’aspetto ne di un servitore, ne tanto meno di un guerriero, era un giovane di bell’aspetto, dai capelli biondi e gli occhi azzurri, si muoveva con passo deciso e senza proferir parola accompagnò i due cavalieri lungo l’immenso colonnato. Aldebaran rimase estasiato dall’edificio, ogni tre colonne vi era una statua che raffigurava una delle gesta che nel mito erano state compiute da Apollo, ad esempio quando il dio colpì Patroclo uno degli eroi greci, fraterno amico di Achille, durante la guerra di troia. Un altra statua raffigurava il dio mentre correva dietro una donna di rara bellezza. Le statue, quarantadue in tutto, raffiguravano ogni momento delle gesta del dio, dai miti di grandezza, alle storie più ignominose, mostrando ogni aspetto del dio, da una parte il letterato ispiratore di scrittore e poeti, da un altro l’uomo che più cupamente progettava come sottomettere i suoi nemici, da un altra un dio che con la sua forza donava la vita e da un altra invece dispensava la morte sul campo di battaglia. Aldebaran conosceva molto bene le storie del mito ma alcune erano dimenticate dalla notte dei tempi e non pote fare a meno di condividere alcuni dubbi col suo amico ma nemmeno un uomo di pensiero come il grande Mur poteva dissipare e conoscere certe cose che non erano più nella memoria degli uomini da millenni.

 

Dopo una camminata che sembrò durare ore, ma in realtà erano passati solo otto minuti, l’uomo guardò un orologio che portava al polso e toccò con precisione una delle colonne. Che sosteneva un muro e quest’ultimo si apri, mostrando una grande nicchia segreta. All’interno, un grandioso tavolo in mogano, la cui grande forma ottagonale, ospitava sedute diverse figure, “molto probabilmente” pensò il grande Mur “ queste devono essere i rappresentati delle divinità sulla terra, percepisco diversi poteri, per alcuni di loro anche di origine diversa dal cosmo, ma sicuramente sono tutti molto potenti.”

Il giovane fece ai cavalieri cenno di sedere, poi prese posto come capotavola e disse: “benvenuti cavalieri, il mio nome è Themis, profetessa del dio Apollo.” poi vi fù silenzio. Aldebaran rimase un po' sorpreso, era molto difficile intuire che il giovane davanti a loro, quasi un bambino, fosse in realtà un profeta, donna per giunta e credere poi che rappresentasse anche il dio Apollo in terra, era qualcosa per l’uomo difficile da digerire. Però tutto aveva un senso, il tavolo ottagonale, aveva un angolo per ogni fase che i greci attribuivano al sole, le tre colonne rappresentano un numero che indica un sole al mattino presto, ancora giovane ma al pieno delle sue forze, mentre il quarantadue rappresenta la donna, ogni cosa che avevano visto aveva una correlazione con la profetessa prescelta dal dio. “Numerologia”, sussurò Mur, “antica scienza che permette di prevedere il futuro attraverso i numeri.” Tutti erano in silenzio, intorno al tavolo vi erano ventitre persone contò Mur, numero dal grande significato mistico che rivelava un altro aspetto della figura femminile: la sconosciuta. Prima che il cavaliere potesse proseguire nel suo ragionamento, la piccola fanciulla parlò ai presenti: “Come vi ho detto prima, benvenuti prodi guerrieri, rappresentanti e servitori delle divinità sulla terra. In qualità di profetessa di Apollo vi ho qui riunito per parlarvi del tremendo pericolo che incombe sulla nostra amata terra. Il grande Apollo mio signore ha richiesto la vostra presenza perché purtroppo il momento tanto temuto è arrivato, il labirinto, da sempre prigione utilizzata per rinchiudere coloro che nel tempo si sono rivoltate contro Zeus sta perdendo la sua efficacia. Prima che ciò accada dobbiamo fare in modo di sigillarlo nuovamente per evitare che vomiti sulla terra tutta la malvagità che i saggi e potenti dei greci vi riversarono dentro. Prima di proseguire il mio racconto vorrei che i cavalieri d’oro qui presenti ci narrino ciò che hanno recentemente affrontato. Vi aiuterà a rendervi conto meglio delle terribili prove che si scaglieranno su di noi se dovremo fallire.” Mur si alzò in piedi, la sua figura pur non essendo quella di un guerriero, irradiava una certa maestosità, in parte per via della splendida armatura d’oro che ricopriva il suo corpo, armatura fra le più resistenti, le cui spalle erano sormontante da grandi corna dorate su cui era appuntato un mantello color marrone chiaro. l’elmo d’oro sulla testa dava una maggiore regalità alla sua figura, la voce salda e sicura di se, contribuiva a fare il resto: “ Dovete sapere che poco tempo fa ci siamo confrontati con Raijin, demone giapponese che comanda i fulmini, un dio al pari di Atena e Apollo, egli però non è l’unico da temere, all’interno del labirinto vi sono quelli che lui ha chiamato “suoi signori”. Uno dei nostri è stato sconfitto. Ora avrete certamente capito che …. “ Non è certo un impresa sconfiggere un cavaliere d’oro” lo interruppe una voce squillante di donna “ anche i vostri ranghi inferiori, sono capaci di tale “impresa”, direi che rispetto al valore di noi amazzoni, le vostre gesta raccontate nei miti sono solo fandonie.” A tali parole Aldebaran si alzò di scatto, e guardò verso il luogo dove venivano le parole di scherno. Vicino a un angolo del tavolo stava una donna in armatura. Il volto scoperto, una cosa strana agli occhi di un cavaliere di Atena, faceva intravedere un viso di una donna molto bella, nonostante una cicatrice le solcasse il viso. La forma della cicatrice era particolare, sembrava il disegno di una cometa ed era solo parzialmente coperta dai lunghi capelli corvini. La donna aveva lineamenti affilati come spade, cosi come lo erano le sue armi. Completamente protetta da capo a a piedi da un armatura di colore grigio, al suo fianco vi era una corta spada, riposta in un fodero di colore rosso finamente lavorato, poi sulla schiena vi era uno scudo dorato, una lancia e appoggiati vicino a lei vi erano un arco e una faretra piene di frecce. Aldebaran era visibilmente arrabbiato, il volto serrato in una morsa di sfida, il grande toro stava per sfidare la giovane, ma Mur che intuiva bene cosa voleva fare l’amico lo fermò parlandogli mentalmente “ stai calmo, ricorda dove siamo.” La donna che si era messa in piedi, non degnava di nessun rispetto la sala e si avvicinò ai due guerrieri dorati e provocandoli disse “ che c’è bel faccino, vuoi fermare il tuo amico bestione? Hai paura che non sia abbastanza uomo da battermi? Dai fatemi vedere di che pasta siete voi guerrieri dorati, oppure con una donna ve la fate sotto?” “Ora basta!” tuonò una voce di uomo ferma e decisa, “Siamo al cospetto di una grande profetessa e alla volontà del dio Apollo, le Amazzoni che servono la Dea Artemide non hanno nessun diritto qui dentro, solo Apollo può giudicare chi sia degno di stare a questo tavolo.” L’uomo che aveva parlato era chiaramente un guerriero, il fisico temprato dalle battaglie, non era particolarmente alto o robusto, ma era dotato di quella muscolatura nervosa tipica dei grandi combattenti, sempre pronti a scattare, sempre pronti a colpire. Non portava un armatura o armi, come invece facevano altri in sala, ma il suo corpo stesso era un arma sufficiente a scoraggiare qualsiasi nemico. I capelli folti con striature bianche non riuscivano a nascondere le cicatrici grige che ne solcavano la nuca e il volto, i vestiti erano ben curati e suggerivano un origine mediorientale, confermato da un colore di pelle scuro, ma non nero come la pece, piuttosto tipico di zone come l’Arabia ove il sole colpisce più forte della spada e dove l’acqua conta più della vita; “Avete parlato bene prode Maharib (guerriero in arabo), seppur straniero avete accettato di servire saggiamente la volontà di Apollo come suo odigós tou ochímatos(**guidatore del carro).” L’uomo fece un cenno col capo, il suo aspetto affilato e temprato e la sua voce forte e vigorosa avevano riportato l’ordine, anche se Aldebaran era ancora visivamente adirato, seduto, ma con lo sguardo di chi non vede l’ora di vendicare il torto subito. Mur guardando l’amico prese la parola: “ Parlando della questione e spiegando la situazione a chi la ignora, posso solo dire che i cavalieri di bronzo lottarono contro di noi loro superiori guidati dalla giustizia che ormai aveva da quattordici anni abbandonato il santuario, a loro il merito di averla riportata fra noi e di aver ridestato nei nostri cuori la luce che essa porta. E’ anche vero però che se tutti i cavalieri d’oro fossero stati dalla parte del male e avessero combattuto contro i cavalieri di bronzo al loro massimo e senza alcun dubbio nel cuore, ecco io affermo che loro sarebbero stati sconfitti e che tutti voi ora dovreste armarvi contro di noi per fermarci. Ciò per fortuna non è accaduto e io sono pronto a testimoniare con la mia vita la fedeltà dei cavalieri alla dea Atena e la loro forza che da essa scaturisce.” ci fu un momento di silenzio, la calma che scaturiva dalle parole del grande Mur era segno della loro potenza. La giovane fanciulla però dopo poco disse: “ Parole interessanti le vostre cavaliere, vorrei vedere di persona quanto voi affermate, anche per dissipare i dubbi che ora attenagliano i nostri cuori, abbiamo bisogno di sapere se i cavalieri d’oro rimasti sono effettivamente forti, nello spirito, nel corpo e nelle motivazioni come voi affermate e inoltre spero vivamente che diate una lezione all’amazzone che ha osato interrompere la mia voce di oracolo. Per questo voglio che combattiate, per mostrare il vostro onore di cavaliere contro di lei.” Aldebaran guardò Mur e la ragazzina adirato e facendo fatica a contenersi disse: “ Non potete chiedere a un uomo di mostrare la sua forza come guerriero nei confronti di una donna, per quanto questa sia rozza e priva di ogni concetto di educazione.” “Questo andrà a giudizio del vostro amico messere, ma se rifiuterà, credo che il discorso andrà avanti senza voi cavalieri d’oro, questo tavolo ha bisogno di guerrieri, non di codardi.” Beh io accetto senz’altro la sfida!” disse la donna compiendo un balzo acrobatico dalla sedia, “E tu bel cavaliere che ne pensi? Vuoi cedermi la strada come vorrebbe il tuo onore di cavaliere o preferisci rispondere alla voce di guerriero che è dentro di te e lottare contro questa “indifesa fanciulla”, dai grande uomo, fatti sotto!” Il grande Mur si alzò in piedi e con serafica calma disse: “ portateci in un luogo ove possiamo combattere, non è una donna ciò che vedo dinnanzi a me ma piuttosto un bevitore della peggior birra. In rispetto a questo tempio le darò una lezione trattandola alla stregua di un uomo” L’amazzone si trattenne a stento mentre Aldebaran e altri guerrieri nella stanza ridevano alle parole del cavaliere.

La giovane Themis battè le mani e la stanza cambiò di forma ampliandosi, la tavola ottagonale sparì, e si trovarono tutti in un istante in una parte del tempio sostenuta da quattro colonne, qui era possibile osservare il cielo per via della mancanza di mura e di una parte del tetto, il sole entrava alla sua massima forza. Il cosmo della bambina, ora era quello del dio Apollo che attraverso lei parlava e irradiando la stanza disse: “Ora potete combattere la mia presenza assicurerà che nessuno si faccia del male e che nulla possa turbare il mio sacro tempio.” La sensazione opprimente del cosmo di Apollo svanì, ma la sua grandezza ora permeava la struttura del tempio e proteggeva i presenti, esclusi i due contendenti, con una solida energia dorata veramente simile e pari a quella del sole. La donna si mise subito in posizione di combattimento, estraendo l’arco e incoccando con grande maestria una freccia. Mur invece chiuse gli occhi, le sue braccia ricaddero lungo il suo corpo senza assumere una posizione di combattimento. La donna girò lentamente attorno al suo nemico mantenendo una posizione di combattimento. Ochìmatos, il guerriero arabo approfittò di questo momento di stallo per avvicinarsi ad Aldebaran che stava in piedi ad osservare il combattimento con grande concentrazione. Fra i due vi era una certa disparita di stazza, ma messi uno di fianco all’altro incuotevano in egual modo una certa aura guerriera, che solo i grandi combattenti hanno. Ochìmatos disse: “ Il vostro compagno pare sottovalutare il suo nemico, le amazzoni sono grandi guerriere, questo potrebbe portarlo a subire una grave sconfitta” Il toro lo guardò incuriosito poi rispose: “ Si vede che non conoscete Mur. Quella che vedete non è una posizione di rilassamento, egli in realtà si sta concentrando sulla battaglia e anzi ha già lanciato una delle sue tecniche decisive. Io lo so perché insieme ci siamo allenati numerose volte e vi assicuro che non è un avversario facile.” In questo istante la donna scagliò una freccia, ma questa si fermò a mezz’aria prima di colpire il bersaglio e tornando indietro a gran velocità sfiorò il volto della guerriera provocandole un lieve taglio e passando come una cannonata fra le colonne senza fare danni, ma facendo fischiare le orecchie degli “spettatori”. La donna non si scompose, riprendendo a girare intorno al suo bersaglio con maggiore velocità, lanciò diverse frecce, una vera e propria raffica, la sua mano di arciera esperta era quasi invisibile mentre prendeva con grande destrezza una freccia dalla faretra, la incoccava e tirava contro il grande Mur. Quest’ultimo non si muoveva di un millimetro, ogni attacco veniva respinto verso il mittente, che però sempre schivava all’ultimo minuto. Molte delle frecce avrebberò potuto ferire i presenti, per fortuna l’aura di Apollo con efficacia li proteggeva, anche se ad ogni impatto si sentiva un fragore simile al rumore di una cannonata che si infrange contro un muro. La miriade di attacchi che la donna lanciò in pochi istante portò alla luce il muro di invisibile cristallo che proteggeva il grande Mur che ora stimolato dagli attacchi del nemico, riluceva d’oro, ma era intatto e lo avvolgeva completamente. La donna si fermò un momento e disse: “ Valida difesa la vostra, ma un guerriero che non attacca dovrebbe lasciar tale nome.” Mur rispose: “costringetemi a farlo, non vedo minaccia nei vostri attacchi per ora, perché dovrei attaccarvi quindi?” La donna lanciò un grido, si capiva che era molto facile all’ira, ma il suo sguardo determinato lasciava intuire che era anche arrivata a comprendere il suo nemico e ad elaborare una strategia per superare una difesa apparentemente insuperabile. La donna iniziò a saltare da una parte all’altra dell’area di combattimento, rimanendo sempre davanti al cavaliere, sparando una raffica di frecce incredibile, la sua faretra evidentemente non aveva fine e ad ogni freccia, subito un altra ne prendeva il posto. Le frecce questa volta miravano tutte a un punto preciso della barriera di cristallo del cavaliere d’oro, L’uomo intuendo l’idea della sua nemica scandì il nome della tecnica, per rafforzarla, concentrando maggiore energia difensiva ed aprendo gli occhi, assumendo una posizione di maggiore attenzione: “Muro di cristallo!” la barriera divenne più vivida e si dispose come un muro davanti al grande guerriero. Ogni colpo lanciato veniva rispedito al mittente, che però con sorpredente velocità e precisione schivava ogni attacco che indietro le tornava. La sua strategia era semplice, colpire lo stesso puntò più volte in continuazione, come l’acqua del fiume che scava la terrà prima o poi un attacco cosi potente, preciso e ripetuto avrebbe infranto anche il muro di cristallo. Ma prima che ciò avvenisse, il grande Mur scomparve e riapparve dietro la donna, nessuno vide il suo spostamento, nemmeno la sua nemica che con grande sorpresa sentì semplicemente la mano del suo nemico che le toccava la spalla, intorpidendo l’arto nonostante la protezione dell’armatura. “ sei una grande guerriera, ritirati non voglio infierire su di te. Come nemico sarò testimone del tuo valore.” la donna fece un balzo all’indietro voltandosi in aria, dimostrando eccellenti doti atletiche. Nonostante ciò nel suo volto vi era ora sorpresa e rabbia.“Come ha fatto con un semplice tocco a causare un danno alla spalla del suo nemico?” chiese ad Ochìmatos ad Aldebaran mentre i due guerrieri impegnati nel combattimento si stavano studiando. Aldebaran rispose: “ Mur conosce bene i punti deboli di ogni armatura, in quanto unico uomo al grande tempio in grado di ripararle, inoltre egli conosce anche i segreti del corpo umano, ha colpito un punto segreto dell’amazzone in cui fluisce l’energia spirituale del cosmo. La donna non potrà più usare l’arco con precisione e nemmeno la lancia perché richiede la piena forza delle due braccia per essere usata con efficacia. In una sola mossa le sue possibilità di attacco sono state notevolmente ridotte. E’ chiaro che ora sia turbata. Ma credo che la sua abilità con la spada e lo scudo, siano ancora vivide e pronte a sorprenderci.” La donna fece un certò sforzo per alzare lo scudo davanti a se, questo a causa della spalla ancora intorpidita. Poi alzo il braccio con la spada e lo posiziono fra il volto e lo scudo. Fondamentalmente il braccio con lo scudo doveva formare una muraglia per parare i colpi e sostenere il braccio con la spada, mentre questi affondava. Una tecnica antica e letale, “ l’unica che mi rimane finché non riuscirò a muovere il braccio con lo scudo come voglio” pensò la donna. La donna avanzava e affondava il colpo con grande perizia, a volte eseguiva anche delle finte prima di colpire, i suoi movimenti erano aggraziati, precisi e mortali, ma ogni volta, Mur si teletrasportava all’ultimo istante. Alcuni degli spettatori pensavano che lui fosse in deciso vantaggio ora. In realtà non era così, l’attacco incessante della ragazza gli impediva di fare altro che schivare col teletrasporto, non gli permetteva nemmeno di erigere un altra protezione di cristallo. La guerriera era molto abile nel mantenere sotto pressione il bersaglio e trovarsi in difficoltà l’aveva resa più lucida e decisa, facendole abbandonare la facile spacconeria precedente. Ora si stava battendo come un vero guerriero. Anche gli spettatori erano molto concentrati per seguire i movimenti di questi due grandi combattenti. Improvvisamente però la donna si fermò come paralizzata. A uno sguardo attento il suo corpo era ora ricoperto da una ragnatela di fili di cristallo. L’amazzone tirava con tutte le proprie forze per cercare di liberarsi, ma la fitta rete che l’avvolgeva si stringeva sempre più Trovandosi in difficoltà, Mur aveva modulato il proprio cosmo sotto la forma di filo invisibile e teletrasportandosi e muovendosi continuamente aveva fatto in modo di bloccare la sua nemica. “ Rete di cristallo! Ora prima che finisca questa battaglia, voglio sapere il tuo nome. Sei stata una valida avversaria.” “ Il mio nome lo saprai se mi sconfiggerai cavaliere non ti ho ancora mostrato tutte le mie armi!” Mur, non potè far a meno di sorridere “ Onorerò il tuo spirito di guerriera con il colpo più potente del sacro Ariete d’oro, La rivoluzione stellare! Ti auguro di sopravvivere e di non disperderti come polvere nello spazio!” Il grande Mur commise un errore parlando, regalò preziosi secondi alla sua nemica, secondi che ella impiegò per capire il segreto della rete di cristallo che l’avvolgeva, non era con la forza che poteva liberarsi da essa, ma facendo vibrare il suo cosmo alla massima potenza come se fosse scosso da un terremoto, e cosi fece, mentre Mur liberava il terribile potere che estingue e polverizza le stelle. Centinaia e centinaia di fasci di luce partirono dalle sue mani e si riversarono sulla donna come una pioggia di morte. La donna però in posizione di difesa, respinse quasi tutti gli attacchi, in parte con la spada e in parte con lo scudo, quest’ultimo però era troppo lento a causa del danno subito alla spalla, venne perciò raggiunta da tre luci allo stomaco e questo le tolse via il fiato, ma fieramente anche se le gambe volevano cedere rimase in piedi. Lo spirito indomito della donna la sosteneva e in molti la guardavano con rispetto, mentre riprendeva la posizione di attacco, e seppur con passo incerto avanzava verso il nemico. Mur non voleva continuare. Era la prima volta che qualcuno rimaneva in piedi dopo il suo micidiale attacco, continuare ora avrebbe voluto dire uccidere una donna tanto abile e valorosa, quella donna era come una spada senza fodero, se la tieni al tuo fianco prima o poi ti ferirà, ma non puoi andare in battaglia senza lei, finiresti per perderti. Per sua fortuna la voce della sacerdotessa di Apollo risuonò e pose fine alla battaglia, la sua voce ora era quella del dio: “Prode cavaliere e coraggiosa amazzone, ora basta, avete dimostrato a me, Apollo, che vi parlo e vi vedo tramite questa fanciulla, il vostro valore. Sarete entrambi utili alla futura missione che ci attende.” Il cosmo del dio non lasciava dubbi, la battaglia doveva terminare ora. Entrambi tornarono vicini ai rispettivi compagni. Ochìmatos che si era affiancato ad Aldebaran lasciò il posto a Mur e si complimento con lui, con un cenno del capo, mentre la stanza tornava quella di prima grazie al potere del dio, approfittando di quel momento Aldebaran parò mentalmente con Mur in tono sarcastico: “Bravo! Ti sei impegnato molto in un combattimento con una donna, la prossima volta mi domando però se ce la farai, hai fatto vedere quasi tutte le tue mosse, meno male che non dovrai batterti con i presenti!” Mur rispose sorridendo all’amico “Al contrario di te, non sottovaluto mai il nemico, anche se è una donna, l’amazzone è pur sempre un guerriero, se mi fossi trattenuto troppo, avrei offeso il suo onore. Tu invece con Seiya hai usato una sola delle tue tecniche, spero che nel prossimo combattimento vorrai impegnarti più seriamente...” Il toro guardò l’amico con fare risentito e sempre mentalmente disse: “Mmmm… lo sai perché non ho combattuto seriamente quella volta, già dubitavo del grande sacerdote e a ragion veduta direi. Comunque temo che vedrai presto cosa succede quando non mi risparmio.”

La stanza tornò esattamente com’era precedentemente, l’amazzone si sedette al suo posto guardando Mur da lontano, accigliata, mentre anche gli altri presenti guardavano entrambi. La forza del cavaliere e dell’amazzone aveva stupito tutti, per un motivo o per l’altro.

Dopo qualche istante la sacerdotessa di Apollo parlò: “Io Themis, occhi e parola del dio sole, ho riflettuto molto sul pericolo che incombe su di noi e sulla terra tutta. Il Labirinto è un luogo sia spirituale che fisico, al suo interno il grande Zeus rinchiuse in passato coloro che si ribellarono alla sua volontà, esso non è la semplice prigione del Minotauro, ma un luogo sospeso fra tempo e spazio dove la realtà è diversa da ciò che conosciamo, collegato a questo mondo e all’ade, giunge fino al Tartaro, prigione dei Titani e di Kronos loro signore. Decine di finti dei e innumerevoli creature malvagie sono rinchiuse al suo interno. Per ora il sigillo interno che preserva i suoi confini resiste, ma se non interverremo esso riverserà sulla terra tutto il male che al suo interno è custodito. Nella sua infinita bontà il grande Zeus non ha mai voluto sterminare queste creature. Ma se dovrete confrontarvi con loro non dovrete avere pietà alcuna, perché loro non ve ne mostreranno. Dobbiamo restaurare i sigilli che stanno cedendo per questo i guerrieri di Zeus qui presenti hanno portato l’arma che ci permetterà di ripristinare i sigilli al loro massimo potere. Quest’arma altro non è che uno dei fulmini dell’altissimo.” Quando la fanciulla finì il suo discorso, un uomo entrò nella stanza. Bardato di un argentea armatura quando entrò nella stanza tutti capirono che non poteva essere un uomo qualsiasi. Alto quanto il gigantesco Aldebaran, ma meno possente l’uomo aveva dei lunghissimi capelli grigi e neri, sembravano cenere ma non di un fuoco spento, era un grigio e un nero accesi come le braci di un fuoco ancora attivo, gli occhi invece erano azzurri come il mare in tempesta, guardandoli si aveva l’impressione di perdere se stessi, al suo fianco vi era un immensa spada senza fodero, la cui lama vibrava circondata da scariche elettriche. Il suo cosmo era percepibile istantaneamente e si innalzava a vette spaventose. Aldebaran non aveva interrotto il suo contatto telepatico con Mur:“ Quest’uomo ha un cosmo spaventoso, praticamente pari a quello dell’incarnazione di Atena, quando mostra il suo massimo potere. Credo che fra gli uomini che io abbia mai conosciuto solo Saga potesse paragonarvisi per potenza, anzi forse è anche più potente di lui.” Anche Mur che di solito era calmo e saldo come una roccia sembrava preoccupato. Pure gli altri ospiti erano sconcertati dalla presenza schiacciante del guerriero appena entrato, l’unica persona apparentemente calma era Ochìmatos. L’uomo parlò con una voce che non aveva nulla di umano: “Io sono Zoratrax guerriero della Folgore, servo del divino Zeus, la sua spada pregna di fulmini è l’arma che incatenerà nuovamente il male all’interno del labirinto.” A quel punto Themis disse: “ Per fortuna solo alcune creature sono ora libere e capaci di difendere il sigillo da noi, gli altri non potranno nulla contro di voi perché il labirinto gli impedirà di manifestarsi, la volontà del divino Zeus vi aiuterà in questa missione. Il mio signore Apollo, che parla per volontà del padre mi ordina di scegliere un gruppo fra i presenti, questi avranno il compito di portare la spada e utilizzarla per rivitalizzare il sigillo.” poi la voce di Themis trasfigurò in quella maestosa di Apollo ancora una volta: “Io, il sole implacabile, scelgo Mur dell’ariete, Aldebaran del Toro cavalieri di mia sorella Atena, Ochìmatos, conduttore del carro solare mio fedele servitore, Zoratrax della folgore, portatore della spada del dio, Daiana amazzone di Artemide e la mia sacerdotessa Themis. In voi risieda la mia benedizione e il potere di sigillare il labirinto per sempre. Cosi io dico e cosi sarà.” Nella sala caddè il silenzio. I Ventitre presenti parlarono poi sommessamente fra loro. Le amazzoni che erano giunte in tre si complimentarono con la loro compagna che però le ignorò guardando Mur con fare di sfida, evidentemente la battaglia di prima per lei era più importante della missione. I sei prescelti si riunirono, mentre gli altri lasciavano la sala. Aldebaran disse: “dovremmo contattare Shaka, e informarlo di quanto sta succedendo, il tuo potere mentale è più sviluppato del mio, Mur, puoi raggiungerlo?” Mur si concentrò un attimo, poi disse: “ Posso sentirlo, sta bene, ma non vuole rispondermi, forse ha qualche problema, direi di raggiungerlo il più velocemente possibile. Se non vi dispiace, la fondazione della nostra signora Atena potrà fornirci i mezzi per viaggiare. Direi di trovarci per la partenza all’aeroporto di Atene domani. Noi cavalieri dobbiamo preparare le difese per la nostra signora e anche voi immagino abbiate da sbrigare alcune cose per la partenza. Ochìmatos disse: “ Per me può andare bene in qualità di conduttore del carro celeste io appartengo a un elite di guerrieri che ha il compito di guidare e difendere il carro che porta il sommo Apollo insieme al sole lungo la volta celeste. Mio dovere è portare il risultato di questo incontro ai miei pari. Dopo questa incombenza sarò a vostra completa disposizione.” Con voce in falsetto, l’amazzone disse: “ Bla bla bla, io invece in qualità di Amazzone non devo fare rapporto a nessuno ci penseranno le mie sorelle. Mi recherò oggi stesso ad Atene e li rimarrò ad aspettare i vostri comodi, fate con calma non vi preoccupate, il labirinto ha solo deciso di vomitare tutto il suo sudiciume contro l’umanità, ma va tutto bene. Ah bellezza con l’armatura d’oro, ma tu non ci puoi teletrasportare? No così per comodità, sai.” Anche per una persona calma come il grande Mur la risposta richiesta un istante di concentrazione: “ Non posso teletrasportarvi li perché alcuni di voi hanno un cosmo che respinge una manipolazione esterna come la mia, parlo di Zoratrax e della sacerdotessa Themis, probabilmente è l’influenza delle rispettive divinità protettrici. Con i mezzi della fondazione comunque non ci vorranno che poche ore e io non consumerò forze prima della battaglia.” Aldebaran decise che era meglio non dir nulla, avrebbe sistemato durante il viaggio questa fin troppo saccente donna, pensò fra se e se. Zoratrax della folgore non disse niente, fece semplicemente un cenno col capo e uscì dalla stanza, sconcertante come quando era entrato. La sacerdotessa di Apollo parlò con voce divina: “ I vostri piani umani si adegueranno ai miei, io Apollo stabilisco che la partenza sia fra tre giorni!” la presenza imponente del dio non lasciava addito a scuse, i presenti fecerò un cenno di assenso col capo accettando il divino comando, poi la volonta del diò abbandonò la ragazzina che pareva ora una semplice fanciulla, sembrava essere nient’altro che una ragazza spaurita, l’aura divina si era completamente dileguata, e la regalità faceva posto ad un apparente ingenuità: “ ehm… posso venire con voi cavalieri d’oro? Mi hanno detto che lady Atena è bellissima e ci terrei a vederla...” Mur la guardò con un sorriso: “ Certo piccola saremo da lei in un batter d’occhio.” Detto questo, lui e Aldebaran salutarono i presenti e usciti dal meraviglio tempo svanirono nel nulla grazie al teletrasporto. Quando ricomparvero nei pressi del grande tempio, nulla di bello e confortante c’era ad aspettarli...

   
 
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