In
finale!
Ichihara
Vs. Kanagawa
Ayako,
che aveva
avuto la brillantissima idea di preparare la colazione per tutti, si
stava già
maledicendo visto i tir di roba che quelli ingurgitavano già
alle sei del
mattino. Probabilmente doveva essere precipitata al suolo, battendo
sonoramente
la testa, per pensare di essere solo vagamente gentile con quegli
zotici.
- Chi è che non
ti ha fatto dormire stanotte, Aya? – Ghignò il
solito Teppista depravato, che
neanche a quell’ora faceva il sacrosanto piacere di tapparsi
quel forno e
Miyagi quasi lo centrò col coltello del pane in piena fronte.
- Probabilmente
tutti voi imbecilli che cianciavate come vecchie carampane alle tre di
notte –
se ne uscì Akagi, brandendo il giornale davanti la naso,
manco fosse uno
schermo protettivo contro le stronzate dei suoi compagni.
Kiyota, accanto
al Teppista, sbuffò – Voglio ricordarti, Gorilla,
che tu ti sei messo a sbraitare
come una cornacchia nel bel mezzo del corridoio!
A quel punto,
potevano anche allegramente dire di aver perso la Scimmia,
perché il Capitano
sembrava pronto a svitargli la testa dal collo. Fu l’entrata
del gelo a
bloccare tutti.
Ad un certo punto,
Teppista e Tappo pensarono che il Gorilla fosse stato attaccato da una
semi-paresi facciale, invece era solo la Volpe. Non che questo
spiegasse
qualcosa, comunque.
- Che schifo!
Anche i bambini sanno che non si parla a bocca piena, cretino!
– Sbottò Ayako,
rifilandogli un cazzotto in testa e affrettandosi a dare la colazione a
quel
morto vivente.
- Tieeeni –
trillò, piazzandogli sotto al naso la colazione e facendo
sputare le loro a
quei due decerebrati.
- Ma che cazzo… -
cominciò a sacramentare Miyagi, con l’improvvisa
voglia di rasare a zero quel
ghiacciolo umano dei suoi stivali. Inutile dire, intanto, Mitsui dovete
mantenersi per non rotolare dallo sgabello e schiantarsi al suolo dal
ridere.
Il problema non era la faccia sconvolta di quella pover’anima
del Tappetto, ne
la droga che probabilmente si era tirata su Ayako quella mattina, ma lo
sguardo
perplesso di Rukawa; sembrava un pelo sconvolto. Guardò la
tazza, come se
dovesse essere avvelenata, poi fissò Ayako – Sei
caduta dal letto? – Gli
domandò, con inflessione lievemente preoccupata.
Ayako sbuffò – Ma
che rompipalle che siete! Per una volta che voglio essere
gentile… - e giù a
smadonnare contro tutti i caproni di quel dannato Tempio, mentre Rukawa
scrollava le spalle e si sedeva. Come se lui non l’avesse
capita quell’arpia
della loro manager: era un subdolo metodo per convincerlo a restare. E
a quanto
pare era vero che nessun altro sapeva qualcosa, visto che Miyagi
sembrava
pronto a cavargli gli occhi e Mitsui a buttarsi a terra e ridere senza
ritegno.
Solo
Akagi lo
fissava; e in modo tutt’altro che amichevole. Qualcosa gli
fece vagamente
intuire che se non giocava di squadra quel giorno, gli sarebbe passato
addosso
come un rullo compressore.
- Bene! Io farò
finta di aver capito! – Se ne uscì Kiyota, mentre
il gruppetto se ne usciva con
un suono a metà tra lo sbuffo e il gemito.
- Guarda,
Scimmia, che nessuno aveva dubbi sul fatto che non capissi una cippa di
niente!
– Sbottò Mitsui, tralasciando il piccolissimo
dettaglio che manco lui aveva
capito niente dei tre secondi precedenti.
- Ma va al
diavolo, che manco tu hai capito Teppista!
Appunto.
Cominciarono a guardarsi in cagnesco e a mandarsi messaggi criptati,
tipo “sei
morto bastardo”, quando Ayako entrò nel loro campo
visivo con un ghigno da
sadica – Provateci a buttare tutto all’aria e vi
costringo a ripulire con la
lingua! – Minacciò soavemente.
Chissà perché,
dopo quelle del Gorilla, solo le minacce di Ayako avevano
l’effetto di calmare
i bollenti spiriti. I due psicotici si sedettero buoni, buoni, cercando
di
lanciarsi forchettate di nascosto.
A quel punto
Akagi grugnì, chiudendo il giornale di scatto, e tutti
ebbero l’impressione che
dovesse fare una sentenza delle sue; e, visto che guardava la Volpe,
poteva
essere una buona scusa per capire che accidente stavano combinando quei
due.
Peccato
che
quegl’altri scegliessero sempre il momento più
adatto per rompere i coglioni;
quando Sendo e Jin entrarono, sparando un buongiorno a mille mila
denti, gli
altri tre repressero il desiderio di menarli e cacciarli sotto
l’acqua fredda
che magari avrebbe rinfrescato i due neuroni che si ritrovavano in
comunità.
- Che palle, non
potevate aspettare tre
secondi? – Se ne uscì Mitsui, mentre Akagi lo
guardava come se fosse più
imbecille del solito.
- Che? –
Chiese educatamente Jin, battendo le
palpebre e prendendo il posto di Kiyota.
Con uno così
maledettamente gentile, il Teppista si sentiva sempre l’orco
cattivo della
situazione; rimase un attimino perplesso, poi mugugnò
– ‘iente.
- Bene! – Rispose
allegramente Jin, che manco per l’anticamera del cervello si
era fatto passare
il dubbio che il Teppista fosse ironico, ammesso che sapesse cosa fosse
l’ironia. Come a leggere nella mente bacata di Mitsui, Kiyota
sospirò – Jin, tu
sei una cosa incredibile – e dopo quella perla di saggezza,
che il protagonista
non capì manco di striscio, si trascinò verso il
piano di sopra.
Quando poi il
ragazzo abbagliò Ayako, belando un
“graaazie”, lei prese in seria
considerazione di scambiare qualche parolina con Maki; poteva sempre
dargli
quei quattro mentecatti, in cambio di Jin. Glieli regalava a vita e
poteva pure
pagarlo. Cercò di inviare mentalmente i suoi pensieri a quei
tre psicolabili,
riuniti intorno alla tavola, ma niente. Probabilmente i neuroni
dovevano essere
scivolati via nel sonno. Erano zampettati dal cuscino, via per nuove
avventure;
alla ricerca di materia grigia.
Ayako sospirò,
portando la colazione a Sendo e decidendo nel secondo successivo di
sbattersene
allegramente, alla faccia di Mitsui che sbatteva gli occhioni per una
nuova
fetta di torta. Cominciarono a menarsela, mente Jin sembrava indeciso
se
accorrere in aiuto o meno; di chi poi, era un dettaglio.
- Hn… Ayako se la
cava da sola – mugugnò Rukawa, decisamente troppo
poco stupito della cosa.
Dopotutto in una palestra di scimmioni come la loro, una ragazza un
filo
normale non sarebbe sopravvissuta.
Jin sembrò
pensarci seriamente, poi quando vide Mitsui spetesciarsi al suolo per
un
calcio, decise per la sua incolumità e rimase al suo posto.
- Allora, come
va? – Chiese a Rukawa, che sembrava più sbattuto
del solito.
- Hn – fece lui.
La parola universale che significava tutto e niente.
Jin sorrise – Hai
riperso le parole, Kaede?
La Volpe sbuffò –
Si può andare meglio – rivelò allora,
giusto perché Jin la metà delle volte non
gli fracassava i coglioni.
- Problemi con
Akagi? – Domandò allora quello.
Ecco, ora poteva
seriamente pensare che tutto il mondo sapesse. Se anche Jin, che viveva
in un
Universo tutto suo, era sceso tra i comuni mortali a capire quella
cosa, allora
tutti dovevano sapere. Ovviamente tranne Teppista, Miyagi e Scimmia, ma
loro
erano una specie a parte.
Rukawa mandò
un’occhiata al Capitano, che era avvolto da una vaga aura di
incazzatura, e
sospirò – Già.
Un’altra cosa
veramente buona di quello là, era che non si sbatteva
più di tanto. Quando
aveva deciso qual’era la soglia di domande che uno poteva
sopportare, la
piantava lì. Anche quella volta, infatti, Jin decise che
Rukawa aveva avuto la
sua dose di confessioni.
Peccato che
qualcun altro non la pensasse così; la Volpe non doveva
neanche girarsi per
capire di essere sotto assedio di uno psicotico drogato che lo stava
aspettando
al varco. Infatti erano passati nientemeno che due giorni in cui non
gli aveva
rotto le palle e non sia mai che gli lasciasse un altro giorno di
libertà.
Con quell’allegra
considerazione, si alzò sbuffando –
‘azie – mugugnò ad Ayako, che intanto
aveva
rispedito Mitsui dal cantuccio dal quale era venuto, e si
strascicò per inerzia
al bagno.
Tutto ciò mentre
Maki aveva deciso, per la primissima volta, di mostrare i muscoli
allenandosi
nel campetto all’aperto. Con Heiji e Fujima e Hanagata.
Come a dire che
le stranezze non erano mai troppe in quel luogo.
Alla fine, sia il
Quattr’occhi che l’Ubriacone di casa decisero di
salvarsi la pelle, mentre quei
due si menavano allegramente con la scusa di prendere la palla. Non che
si
sbattessero in urla e roba varia, però: a vederli sembravano
due monaci
buddhisti, di quelli belli rilassati e tranquilli, poi quasi
sfracellavano il
canestro che soffriva ai loro tiri missilistici.
- A che s-stanno?
– Chiese sbadigliando Sendo a un Kiyota in “fan
mode”.
- Cinque a
quattro per Maki, ovvio – rispose quello, mortalmente
indignato dal fatto che
si potesse solo vagamente pensare che il suo Capitano stesse perdendo.
Sendo ghignò –
Non fare quel espressione, Fujima è bravo quasi quanto
lui…
- Aha! Ma anche
no! – Fece sprezzante la Scimmia.
E, naturalmente,
il secondo dopo Fujima segno da due, strozzandogli le parole in gola.
- Tu porti sfiga,
Porcospino – mugugnò, mentre quello se la rideva.
Alla fine, si
teletrasportarono in campo anche i soliti due rompicoglioni e tanti
saluti alla
partita one to one. Per buona pace di Kiyota che già si
faceva girare le palle
come eliche, Sendo trotterellò in campo, al fianco di
Mitsui, mentre Maki e
Miyagi decidevano di sotterrare l’ascia di guerra per
dedicarsi ai loro cari
compagni. Fujima si immolò, al solito,
all’arbitraggio e Hanagata pensò bene di
piantarli in asso e occupare il bagno, finché era in tempo,
e rubarsi tutta
l’acqua calda.
E
se sotto si
svolgeva una partita, al piano di sopra era la lotta libera la favorita
di quel
giorno. O per meglio dire il bowling, quando Akagi lanciò
contro la Solita
Scimmia rossa imbecille, la sua palla da basket, mandandolo a
fracassarsi come
un birillo.
- Gorillaaaa! –
Stava ululando come un coyote ferito, mentre quello gli sbatteva la
porta del
bagno sul naso.
A Hanagata bastò
questo per fare dietrofront e migrare verso oasi più felici,
tipo il bagno
dall’altra parte del mondo.
- Maledettissimo ipocrita dei miei stivali… - stava
borbottando il
rosso. – Dillo che usi la tua stazza da elefante per
malmenare noi povere
anime! – Cominciò a gracchiare, svegliando
l’intera popolazione del Giappone.
- Ma la vuoi piantare, mi stai trivellando un timpano!
Ecco, gli aveva tolto le parole di bocca. Rukawa, che per buona pace
comune aveva deciso di non intervenire, guardò Eiko Hisae
che sembrava essere
posseduta dallo spirito di Ayako. O, molto più
probabilmente, si era rotta i
coglioni di quel decerebrato che gridava dalla sera precedente.
Eppure, nonostante per una volta lui davvero non avesse fiatato, la
Scimmia Rossa gli lanciò un’occhiataccia, per poi
infilarsi nella sua camera,
sbattendosela dietro.
Rukawa sbuffò: manco i bambini si comportavano
così. E poi, era lui
quello che doveva sentirsi offeso, visto che lo aveva menato come un
sacco di
patate.
- Al diavolo, idiota… - mugugnò, infilandosi
nella sua stanza.
Eiko, che pover’anima non aveva capito un accidente, si
limitò a
borbottare qualcosa sugli ospiti deficienti e si avviò a
dare una mano alla
“povera martire di Kanagawa”.
Che lo squilibrio
mentale facesse parte del suo DNA, lo sapevano più o meno
tutti, ma non a
livello di parlare da solo come uno psicopatico allo stadio terminale.
- Dannata Volpe…
– mugugnò per la milionesima volta dal giorno
prima, lanciando per la stanza i
vestiti, della Scimmia ovviamente. Ora, dopo aver ridotto la stanza ad
un
macello, dopo aver fracassato i coglioni a tutta la gentaglia di quel
Tempio,
gli venne un’idea. L’idea di rompere la palle al
nonnino che manco a chilometri
di distanza poteva vivere in pace. Al nonnino che, già
infartato per conto suo,
non aveva bisogno di Sakuragi forza dieci per tirare le cuoia.
Ma questo
ovviamente non poteva interessare al Tensai del Basket. Spese giusto
qualche
millimetro della sua preziosa materia grigia per rendersi conto che,
semmai lo
avesse scoperto, il Gorilla sarebbe stato capace di mandarlo a fare
compagnia
ai pesci del lago Kaoro, poi si avviò gioioso alla ricerca
di Jin e del suo
cellulare.
Nel
frattempo a
poche pareti di distanza, Rukawa mise fuori il nasino alla ricerca di
via libera.
Con un sospiro, uscì dalla camera e si avviò
mooolto lentamente al piano di
sotto dove, a quanto pareva, era in corso la terza guerra mondiale. Si
diede la
pena di dare un’occhiata a quei quattro che si sbattevano per
il campo, poi
sprofondò in orizzontale sul divano.
Ayako sistemò,
finalmente, l’ultimo dei tremila bicchieri, manco avesse
mangiato un intero
reggimento militare, e lo fissò – Rukawa! Hai da
fare ora?
La Volpe non alzò
nemmeno la testa e figurarti se gli veniva in mente di rispondere
“no”.
Purtroppo tra le grandi capacità di Ayako c’era
anche quella di leggere nel
pensiero, quindi lo capì da sola e se lo trascinò
per i capelli alla porta –
Bene, quindi vieni con me a fare due compere…
- La partita… -
provò a lamentarsi Rukawa, peccato che lei sapesse che la
partita era di sera.
Aveva ad occhio e croce dodici ore per farsi sballottare in giro per
Chiba.
Nel frattempo
Akagi aveva pensato bene di farli muovere un po’, quel branco
di bufali, giusto
per far finta di lavorare un po’; li divise in due squadre da
quattro,
appioppandosi con Jin, Miyagi e la Scimmia, mentre mandò a
Maki e ad Hanagata,
il Teppista e Sendo. Decise di non contemplare manco di striscio quei
due
psicopatici che avevano avuto la brillante idea di menarsi davanti ad
un mucchio
di gente. Già, alla fine Sendo aveva deciso di farglielo
sapere, giusto per non
fargli venire un infarto fulminante. A quanto pareva, al ritorno doveva
occuparsi di un paio di cosette; sperava quasi quasi che davvero se ne
andasse
quel decerebrato, così almeno cominciava a fare un
po’ di pulizia! E per
quell’idiota… beh, lui poteva anche spedirlo da
qualche parte. Tipo Al Kainan,
così faceva compagnia all’altra Scimmia.
- Jin! – Si sgolò
per la quindicesima volta. Dove diavolo si era andato a cacciare quello
lì?
Jin sussultò e
lanciò l’ennesima occhiata ad Hanamichi
– Io te lo presto, ma potresti non
distruggermelo? – Gli fece, implorante, mentre quello scemo
ghignava senza
manco tentare di nasconderlo.
- Ceeerto…
grazie! – Cinguettò Hanamichi, prima di zampettare
via.
E con questo,
poteva assolutamente dire addio al suo telefonino. Peccato, era durato
meno di
una settimana; anzi, ancora meno, visto che già dava segni
di squilibrio il
secondo giorno. La Guardia sospirò e trotterellò
verso il campo.
Rukawa
sbuffò,
reprimendo la voglia di abbattere il loro amato Capitano, anche e
probabilmente
avrebbe dovuto chiedere aiuto alla Guardia Nazionale, e
lanciò un’occhiata
pieno di ricerca di solidarietà ad Ayako; ovviamente la sua
manager fece
allegramente finta di niente. Visto che ormai il suo fato era
perfettamente
segnato, la Volpe pensò bene di ritornare il letargo fino a
quando non lo
avessero richiamato alle armi. Crollò esattamente due
secondi dopo.
Akagi, anche se
aveva deciso di liberarsi, per una volta, di quelle due piaghe,
continuava a
sentirne la presenza come due vere e proprie spine nel fianco. Per
quello che
ne sapeva, Hanamichi ere stato mandato a giocare con li cellulare
martire di
Jin ed era molto probabile che stesse gufando come suo solito. Ma
Rukawa era
lì, sprofondato nel divano, in coma.
Sembrava davvero
taaanto preoccupato per quello che era successo. Il Capitano si
trattenne
dall’andare lì a tirargli il collo e decise di
abbattersi sul campo, per buona
pace di Mitsui che si ritrovò per la ventesima volta col
culo per aria; e Akagi
non se n’era accorto manco una volta.
- Gorillaa!
Piantala, cazzo! – Sbottò il povero Teppista,
mentre quasi mangiava la mano a
Sendo che voleva aiutarlo.
- Eh? – Akagi lo
fissò, con un sopracciglio inarcato,come a chiedere che
diavolo ci facesse a
terra in mezzo al campo.
- Ehm, Akagi, sei
un po’ distratto? – Provò Maki, che
proprio non ci teneva a fare la stessa fine
della Guardia.
Akagi grugnì un
“no” molto poco convincente, e si avviò
a passo di gigante sotto il suo
canestro.
Essendo che il
suo cervello pure si metteva in moto ogni tanto, Sendo fece due
più due e
collegò la rissa dei due cretini, con l’aria da
boia del Capitano; eppure non
capiva perché quei due si fossero pestati. E lui era curioso
per sua natura,
come Kaede aveva già sperimentato.
Ghignò,
assolutamente sicurissimo che la Volpe non si sarebbe salvato quella
volta, e
si mise in posizione contro la Scimmia.
- Pronto?
Visto com’era
impegnato a mugugnare, quasi gli cadde il telefono dalle mani quando
rispose.
- Aha! Ciao
nonnino! – Gli uscì, gridando come un ossesso.
Anzai fece finta
di niente, pur avendo un timpano sfondato, e si mise a ridere come al
solito.
– Ohohoh!
Hanamichi! Come stai?
La Scimmia Rossa
contò fino a tre; si diede il tempo per respirare, uno, due
e… - Che diavolo
sta combinando quell’idiota di una Volpe? –
Sbottò. L’allenatore si mise a
ridere come se fosse stato assolutamente certo che qualcuno, uno a
caso, gli
avrebbe rivolto una domanda del genere.
Stava
sognando
davvero qualcosa di folle, quando Eiko quasi lo mandò a
terra per svegliarlo.
- Hn? – Grugnì,
stiracchiandosi.
- Ah beh,
alleluia! – Se ne uscì lei, fissandolo.
– Lo sai che se ti scoppia una guerra
sotto al naso e altamente probabile che continui a dormire? –
Gli domandò e lui
la guardò come se fosse una cosa molto stupida da dire.
- Cielo! Io
pensavo fosse davvero in coma! – Sbottò, mentre
Ayako se la rideva. – Ricordo
che il professore d’inglese doveva mettercisi
d’impegno per svegliarlo…
ovviamente poi non ci riusciva mai! Allora, andiamo? – Fece
la manager.
Rukawa aprì le
fauci come un leone, sbadigliando, e si grattò il cespuglio
che si ritrovava in
testa – Mmh, se proprio devo.
Non si poteva
dire che Rukawa le cose le facesse contro voglia; era il ritratto della
volontà.
Sia Eiko che Ayako sbuffarono all’unisono, scrollando la
testa come a dire “ci
arrendiamo”, gli appiopparono una lista lunga come la Tokyo
– Osaka e Rukawa
cadde dal pero.
- E questa cos’è?
– Domandò, un filo sconvolto.
- La lista della
spesa – bofonchiò Ayako, mentre usciva.
– Allora, devo prendere altro o la
tremila cosa segnate vanno bene? – Si spolmonò,
mentre tutti belarono un
“sììì”, senza
manco vederla.
- Caproni…
- Ah, Ayako! –
Fece la Scimmia, mentre si accasciava sul campo, in pausa. –
Ricordati le cose
per festeggiare la vittoria!
- Non siete un
po’ troppo sicuri di voi? – Ghignò
amabilmente Eiko e lui la guardò come se
fosse pazza. – Non sarò venuto fino a qui, subendo
queste cinque dive, solo per
vederli perdere! – Replicò, mentre le
“cinque dive” pensarono di mandarlo a
schiantarsi con un paio di calci.
- Non mi pare che
qualcuno ti abbia costretto Scimmia. Anzi, ricordo chiaramente di
averti
mandato al diavolo – rimbrottò Akagi.
Maki tossì – Beh,
mi aveva rotto le palle per una settimana… -
confessò, mentre tutti ridevano.
- Va al diavolo!
Dovevi per forza dirlo? – Cominciò a menarla la
Scimmia, fortunatamente
qualcuno corse in suo aiuto. Qualcun altro di inutile, precisando.
- Beh, non ha
tutti i torti… cioè se perdete, davvero vi
linciamo – se ne uscì Mitsui, mentre
Akagi ghignava – Ha parlato gamba di legno… visto
che sei un reietto umano,
potresti anche startene zitto.
Ecco. Bello avere
amici che ti supportano. Il Teppista cominciò a prenderlo a
morsi, mentre Akagi
prese in seria considerazione di attuare lo schiacciamosche sul cranio
vuoto
che si ritrovava. Mentre cominciavano a pestarsi, Sendo risolse la
situazione
dando ragione alla Scimmia e dicendo di essere “assolutamente
sicuro che
avrebbero vinto”.
Addirittura
Miyagi e Kiyota riuscirono a fargli promettere di rasarsi la
capoccetta, se
avessero perso. A quel punto, il campo si congelò; persino
Rukawa fissò il
drogato come se gli fosse completamente partito il cervello
già difettoso in
partenza.
Teppista e
Tappetto ci provarono pure a far promettere agli altri una cosa del
genere, ma
mentre Jin accetto serenamente, tanto la tosatura non poteva che
giovare alla
sua aria da monaco, Maki li fissò come se fossero
completamente rincitrulliti.
Ghignando come una serpe, il Teppista borbottò che al
Gorilla era inutile
chiederlo, visto che il suo campo era già perfettamente
morto, mentre Miyagi
non ci provò manco ad accennarlo alla Volpe; il problema non
era tanto lui, che
sarebbe stato capace di presentarsi a scuola perfettamente levigato, ma
quello
che avrebbe fatto a loro il suo fan club psicopatico se,
disgraziatamente,
avesse saputo della scommessa.
A quel punto le
battute su “quello che potevano tosarsi oltre ai capelli,
lì dove non batte il
sole” si sprecarono e Rukawa dovette portare via di peso
quelle due sciagurate,
che cominciarono a sghignazzare, addirittura lacrimando.
Così, sospirando
e pregando per la fine di quel soggiorno, lanciò
un’occhiataccia del tipo
“stattene alla larga se ci tieni alla vita” a un
tale che fissava Ayako da
buoni dieci minuti. Ovviamente lei era cieca come una talpa e si
limitava a
fargli trascinare un carrello pesante come una roccia, lanciando dentro
roba a
caso.
- Ma chi diavolo
ha chiesto tanti litri di succo d’uva? – Chiese
schifata, mentre Eiko scrollava
le spalle.
- Il drogato –
mugugnò Rukawa, ricordando i gusti ripugnanti di quello
là.
Ayako lo guardò,
battendo le palpebre – Sendo?
- Mai notato
quante bottiglie se ne scola durante le partite? –
Grugnì ancora la Volpe,
stupendo abbastanza Eiko, che per risposta andò a sbattere
su uno scaffale.
- Rukawuccio e tu
queste cose come le sai? – Cominciò a rompergli le
scatole Ayako, mentre lui si
malediva per l’ imbecillità che, senza dubbio, gli
aveva attaccato l’Idiota.
- Se ne beve a
secchiate, solo un cieco non se ne accorgerebbe – si
limitò a brontolare lui,
prima di infilarsi in uno reparto a caso, allontanandosi dalle due
arpie. E per
una volta che non rompeva i coglioni ai suoi cari compagni e si
toglieva dalle
palle, loro erano sempre lì, pronti a ricordargli che non
poteva scappare. La
tasca della tuta gli tremò e afferrò il
cellulare, imprecando – Hn, pronto –
bofonchiò, pregando che il tetto del Tempio si scagliasse in
testa a quei due
dementi. Sì, perché sapeva chi era il cretino che
lo disturbava.
- Non fare quella
voce scocciata, razza di zombie che cammina, visto che sto chiamando
sul MIO
cellulare – rimbrottò il Teppista.
Ah, già. Ayako
gli aveva fregato il cellulare, giusto perché il suo non lo
usava mai. Pensò
quasi di dirglielo che non era colpa sua, ma ci rinunciò:
figuriamoci se quello
credeva che lui fosse innocente.
- E quindi che
vuoi? – Gli fece, invece, come se i fatti non fossero suoi.
- Che voglio?
Razza di Volpe malefica io- Ad un certo punto, qualcuno doveva averlo
strozzato, perché fortunatamente non sentì
più la sua voce da corvo.
- Ehi Kaede! - Poi
la voce di Jin, pacifica come sempre, gli arrivò seguita da
coro angelico in
sottofondo. – Ehm, io ho dimenticato di inserire delle cose
nella lista…
“Dimenticato” era
un eufemismo, visto che quella mandria di microcefali gliela aveva
strappata di
mano, per scriverci le proprie porcherie sopra. E lui si era
già frantumato i
coglioni a vagare come un imbecille per quel supermercato, ricercando
cose
assolutamente schifose come succo d’uva.
Però Jin non
rompeva mai ed era l’unico che riusciva a tollerare, tra i
vari esseri di quel
Tempio.
-Sì, dimmi… -
Poté quasi vederlo che si sganasciava a forza di sorridere e
sentì anche quei
maledetti cretini che s’infiammavano; ovviamente
capì anche che metà delle cose
che gli diceva quella pover’ anima era suggerito da quei due
dementi. E, ancora
ovviamente, aveva detto di sì, ben sapendo che non gli
avrebbe portato manco
una cippa di tutte quelle stronzate.
Dopo aver
attaccato e salvato le sue delicate orecchie dagli insulti dei due
decerebrati
compagni di squadra, uscì gioioso e felice dal supermercato,
immaginando le
facce al suo ritorno. Dopotutto si divertiva con poco lui.
Passò un bel po’ di
tempo a sentirle cianciare di ragazzi, rendendosi conto che Ayako era
più
normale di quello che si aspettava, e la mente cominciò a
vagare verso nuovi
lidi.
- E tu?
- Eh? – Con un
pop, tornò al mondo e si ritrovò
l’espressione fin troppo curiosa per i suoi
gusti di Eiko. Ayako ghignò – Non ha sentito manco
una parola, come al solito…
L’altra manager
sbuffò – Non fare il finto tonto, Kaede, non
attacca!
Rukawa la fissò,
battendo le palpebre – Di che diavolo parlate? –
Chiese, un attimino
terrorizzato dalle gomitate di Ayako. - Parliamo di amore, uomo di
ghiaccio...
Ovvero
l’argomento più odioso dell’intero
Universo. Rukawa la guardò come a chiederle
se era sicura di non aver sbagliato persona; insomma parlare a lui di
idiozie
simili!
- Ayako mi hai
detto che hai un bel fan club, eh? – Rintuzzò
quell’arpia e lui già si preparò
mentalmente a correre per seminarle. Sbuffò con gli occhi al
cielo e Ayako
ghignò – Figurati! Quelle sono pazze psicopatiche!
E poi lui si diverte a non
filarsele manco di striscio!
- Vergognati! –
Gli ridacchiò dietro Eiko.
- Ma non è vero –
provò a lamentarsi lui, a voce neanche troppo alta in
realtà.
- Oh, andiamo!
Quella poverina di Haruko quasi fa i salti mortali e tu manco la noti
per
sbaglio! – Se ne uscì Ayako e lui quasi si
schiantò al suolo: e quelle domande
da dove sbucavano? E chi diavolo era Haruko? Rimase a fissarla come un
pesce
palla per un po’, poi collegò il nome ad un
cognome e, infine, ad un idiota
saltellante e sbavante.
- Oh – fece solo.
Già, la sorella del Capitano. Mica era colpa sua se quelle
avevano dei gusti
cretini. E poi lui non faceva un accidente per incoraggiarle.
- Potrebbe rendersi
conto di quel deficiente che fa lo stesso, così non
romperebbe le scatole a me
– brontolò, facendo venire un colpo alla manager.
- Cioè, tu ti sei
accorto di qualcosa che succede nella palestra dello Shohoku?
– Domandò, mezza
sconvolta. Rukawa pensò a tutti i cazzotti che Akagi
rifilava a quella testa
bacata, appena arrivava sua sorella – Non è
difficile non notare la baraonda
che combina tutte le volte. Distrae tutti – aggiunse, un filo
scocciato.
- Guarda che le
tua oche portatili fanno lo stesso – mugugnò
Ayako, difendendo quel povero
diavolo di un rosso, che comunque aveva un po’ di vita,
rispetto a lui.
La Volpe sbuffò –
Per me potete buttarle pure fuori – assicurò,
tanto mica gli miglioravano la
vita. Manco le conosceva.
Eiko seguì lo
scambio di battute, quasi interessata, poi scoppiò a ridere
– Ma davvero gelido
come sei, hai un sacco di ammiratrici?
- Sì, le ragazze
dello Shohoku sanno essere molto stupide –
Confermò Ayako.
Continuarono a frantumargli la testa, cercando di
tirargli fuori chissà che confessioni, e fu quasi con gioia
che vide apparire
le scale del Tempio e… qualcuno che si schiantava al suolo
di testa.
Tralasciando che le scale erano in pura pietra ed erano un centinaio,
un lancio
del genere doveva come minimo avergli spaccato a metà il
cranio. Niente,
quell’altra Scimmia di Kiyuwa si alzò di scatto,
lindo e immacolato.
- Kiyuwa! Ma che diavolo… - cominciò a sbraitare
Eiko,
tirandosi dietro alcune buste della spesa; il ragazzo, appena la vide,
cambiò
una decina di colori al secondo e tossì – Ah, ciao
Eiko…
Il tempo di contare fino a cinque e ciao; cominciarono
ad azzuffarsi e le buste rimasero abbandonate a se stesse. E mai
nessuno che
arrivasse a vedere che diavolo stesse succedendo; fosse stato per loro,
avrebbe
potuto passare la cavalleria che se ne sarebbero sbattuti altamente.
Rukawa e Ayako si lanciarono un’occhiata, poi
sospirarono: sì, ovviamente dovevano farsela tutta loro la
scala… e con le
buste per un intero esercito. Fu solo per puro spirito caritatevole che
le chiese
se volesse darle a lui; fortuna che lei era abbastanza intelligente da
capire
che mentiva spudoratamente. Poteva prendere in considerazione di
amarla, se non
fosse stato così impegnato a smadonnare contro quei bastardi
che stavano belli
comodi in casa, mentre loro sgobbavano. Per grazia ricevuta, se ne
accorsero un
attimo prima che si rompessero le palle e decidessero di buttare la
roba di
sotto.
- Aha! Perché non avete chiamato! – Se ne
uscì Fujima,
prima di andare ad aiutare Ayako. La Volpe trattenne una rispostaccia e
si
limitò a fissarlo in cagnesco, mentre Ayako ghignava
– Grazie Kenji, ce la
faccio…
- Ahh Ayakuccia!
La voce di quello psicotico, tipo ultrasuono,
attraversò le finestre e il Tappetto si fiondò
sulla ragazza e su “Kenji”,
minacciandolo di morte con lo sguardo. Peccato che quasi non facesse
ruzzolare
giù Ayako che, borbottando, mollò ad entrambi la
spesa e se ne sbatté dei suoi
sbavamenti. Immancabilmente
gli altri se la risero alla scena,
mentre il solito drogato fissava lui. – Vuoi una mano Kaede?
– Domandò, con
voce flautata, senza muovere manco un muscolo dalla porta.
- Va al diavolo –
bofonchiò lui, resistendo alla tentazione di romperglieli in
testa i suoi
dannati succhi. Dopo aver risposto allo stesso modo anche al Teppista e
alla
Scimmia che lo prendevano per il culo, decise di proclamare la resa:
Posò a
terra le buste e incrociò le braccia – Dite che se
do un calcio, mi cadono?
- Volpaccia, non
oserai… - cominciò Il Teppista, mentre
l’altro idiota sbraitava. Dopo un po’ di
macello, riuscì a fare quegli ultimi dannati passi e ad
arrivare sano e salvo
dentro, dove tutti sembravano più idioti del solito.
- Hai drogato
anche loro? – Domandò a nessuno di preciso, ben
sapendo che il Porcospino era
dietro di lui.
Sendo ghignò – A
quanto pare vogliono fare una festa per l’ultimo giorno
qui…
Ecco perché
avevano dovuto trascinarsi otto buste in giro per Chiba. Conoscendo
quella
banda di mentecatti, poteva solo osare immaginare cosa sarebbe accaduto
quella
sera! E la presenza di Heiji e Kiyuwa non migliorava le cose di certo.
Rukawa sospirò,
preparandosi al peggio, mentre Ayako mozzava le mani a quelli che le
saltellavano intorno, rubando il cibo; alla fine, furono mandati tutti
in
castigo in sala, mentre le donne di casa preparavano. Fu solo ad un
certo
punto, che Akagi si rese conto che c’era puzza di bruciato
nell’aria. Si guardò
intorno, con il solito radar fiutacasini, e rimbrottò
– Che fine hanno fatto
quei due? – mentre tutti gli altri lo guardavano perplessi.
Il problema non
era tanto che mancava qualcuno, dopotutto qualche mentecatto in meno
non poteva
che fare bene, ma che mancassero il Teppista e il padrone di casa; con
una
coppia del genere, ci si poteva solo immaginare con che cosa si
sarebbero
presentati. E a nulla valsero le preghiere ringhiate del Capitano,
quando si
ritrovò quei due decerebrati con un marea di roba alcolica,
comprese due birre
aperte per strada. Quando si presentarono sghignazzanti e mezzi fatti,
tutto il
gruppo fu scosso da un brivido di terrore, all’idea di quello
che avrebbero
scatenato di certo. Loro si potevano pure sfondare, ma non erano loro
che
dovevano giocare la finale.
Akagi si alzò,
sospirando, con l’aria del giustiziere e Maki già
lo seguiva da lontano; per
tutta risposta, Mitsui gli mollò la bottiglia aperta,
sogghignando amenamente –
Tieni! – Trillò, mentre i compagni di squadra si
preparavano alla sua
decapitazione imminente.
- Che diavolo
volete combinare? – Ringhiò tra i denti Akagi,
moolto lentamente.
- Beh, dovremmo
pur festeggiare… - replicò il Teppista, come se
fosse logico e lampante.
Adesso esplodeva.
La testa gli sarebbe aperta, e gli sarebbero colati fiumi di lava
bollente che
lo avrebbero ustionato. O magari avrebbe lanciato dei missili tipo
robot.
I soliti idioti
sembravano convinti e pronti a godersi lo spettacolo, ma Sendo si mise
a
rompere le scatole come al solito, cinguettando un – Oh che
bello, si
festeggia! – e fregandosi la bottiglia del Teppista. Sia
Akagi che Fujima lo
guardarono come se fosse più fuori quadro del solito, mentre
quello sorrideva
beato, poi Fujima sospirò. Pessima idea. Quello fu il
segnale generale. Il via
libera alla distruzione incondizionata e totale dei loro miseri corpi.
Mezz’ora
dopo, la
metà di loro era già in preda a canzoni sceme e
balli cretini. Kiyota sprofondò
nel divano con un ghigno da ubriaco marcio, mentre al suo fianco Miyagi
faceva
cadere più birra di quanto ne bevesse. Il solito, insomma.
Quella volta,
però, il fatto di dover celebrare degnamente il loro
passaggio disastroso a
Chiba, trascinò tutti; così anche Maki, Hanagata,
Fujima e persino il Capitano,
riposero l’ascia di guerra e si diedero allo scontro
personale con la propria
resistenza.
- Ok, gioco
anch’io! – Hanamichi, barcollando piuttosto
sinistramente, si lanciò sul tavolo
degli Shogi, dove l’alfiere di Eiko stava portando al
suicidio di massa tutti i
pedoni di Sendo. Nonostante avessero entrambi un quantitativo di alcool
addosso
da stendere un branco di elefanti, erano seri. Serissimi. Sendo
lanciò
un’occhiata alla ragazza e, molto lentamente, mosse la torre.
Eiko ghignò –
Scacco matto al re – disse, anche lei molto lentamente,
mentre la torre di
quell’altro zampettava tristemente verso il bordo tavolo.
Sendo sbuffò – Al
diavolo, ho perso la mano – borbottò, scolandosi
il resto della bottiglia.
- Ammettilo che è
l’alcool a intortarti il cervello! –
Ghignò Hanamichi. Sì, detto da uno che a
stento si reggeva sulle proprie disgraziate gambe, era divertente.
Sendo lo
fissò, ghignando – Riesci a reggerti?
La Scimmia rossa
si guardò seriamente, poi fissò lui –
Certo – belò convinto, e quell’infame si
alzò, sfiorandogli la spalla con un dito, e quello cadde
come un sacco di
patate a baciare il pavimento.
- Ma porc-
cominciò a sacramentare la Scimmia, poi il sorriso di Sendo
entrò nel suo campo
visivo – Si vede – disse semplicemente, prima di
squagliarsela e Eiko cominciò
a rotolare dalle risate.
E poi, dicono che
quello non era vendicativo. Dannato Porcospino degenerato.
- Mitsui… - provò
a picchiettarlo sulla spalla e non fu l’idea più
splendente della settimana:
gli cadde addosso a peso morto, tipo cadavere ammuffito.
L’idea che fosse morto
per davvero le sfiorò vagamente la mente, in positivo, poi
decise di mettere in
moto la sua bontà innata. Con qualche sforzo, la manager
riuscì a trascinarselo
fuori e ad appoggiarlo alla ringhiera, tornando dentro;
afferrò un bicchiere di
acqua a caso e tornò fuori, ritrovandoselo a terra, mentre
ronfava a tutto
spiano.
- Chepalle… -
mugugnò, con gli occhi al cielo, poi gli schiantò
l’acqua addosso e quello
cominciò a smadonnare contro la sua squadra, il mondo e
tutti i dannatissimi
pois dell’universo. Ayako aspettò un paio di
secondi, poi incrociò le braccia –
Hai finito?
Il Teppista batté
le palpebre un paio di volte, poi, quando capì che
decisamente Ayako non poteva
essersi vestita da schiava romana, brontolò – Aya,
Volevi affogarmi?
- Sì. In due
centilitri d’ acqua. O per caso volevi continuare il tuo
studio
sull’avvelenamento da alcool?
Quello sbuffò,
cercando di alzarsi, poi decise che forse era meglio starsene
spaparanzato al
suolo, sospirando; chiuse gli occhi e appoggiò la testolina
più pesante del
solito, forse il cervello gli si era impregnato di birra, alla
ringhiera. Ayako
si trattenne dal mollarli un pugno, e lo fissò: quando mai
il Teppista si era
ubriacato? Era capace di reggere un intero oceano di alcol vario;
l’idiota che
diventava dopo aver bevuto qualcosina, gli veniva naturale. Anche
perché,
menomale che nessuno lo sapeva, a quel cretino gli veniva la sbronza
triste.
- Allora, che è
successo? – Sparò lei, sedendosi affianco a lui
con la sensazione di essere la
psicologa di quel gruppo di decerebrati. A lui gli uscì una
specie di verso da
toro, ma non rispose.
- Al diavolo… -
mugugnò alla fine. Ayako ghignò –
Vaffanculo – rispose amabilmente, mentre si
alzava.
Mitsui la afferrò
per un braccio e mugugnò – Devo giocare a basket?
Lei gli mollò uno
schiaffo sulla mano – Certo che devi, che ti salta in mente?
Niente. Andato
nel mondo dei sogni. Ayako lo lasciò lì, magari
l’aria fresca gli penetrava
nella mente cava che si ritrovava, e rientrò con un diavolo
per capello.
- Tutti imbecilli
sono… - stava brontolando, quando ebbe una visione orrorosa
di un ballo della
vittoria della Scimmia Rossa. – Oh. Mio. Dio. –
Scandì, poi se lo tirò per la
collottola – La pianti?
Hanamichi le
piazzò un ghigno a tremila denti e le fracassò un
timpano, con un urlo tipo
scimmione della foresta – Ho vintoooo.
Ok, basta. Ayako
decise che per quel pomeriggio aveva fatto la scorta di idiozia e,
decisamente,
poteva vivere senza non vedere il resto, così si
avviò quasi di corsa al piano
di sopra. Peccato che dovesse attraversare la giungla del salone. La
Babilonia
del Tempio. Con molto spirito di sacrificio, mise naso fuori dalla
cucina e
cercò d’ intercettare la gente pericolosa:
fortunatamente né Miyagi, né
Hanamichi, né il Teppista erano lì.
Sgattaiolò fuori e riuscì a raggiungere la
salvezza delle scale, dove si scontrò con un Eiko scocciata
all’ennesima
potenza, che mandava lampi e maledizioni contro
“quell’Idiota saltellante” che
l’aveva battuta a scacchi. Quasi trattenendo il respiro e
spalmandosi al muro,
raggiunse il Nirvana. Il secondo piano. Quello silenzioso, tranquillo,
senza
nessunissimo danno.
Almeno fino a
quando i bambini avessero deciso di rimanere a giocare di sotto. Il
primo a
provare un escursione ai piani alti fu Kiyota che, brancolando come un
idiota
al buio, aprì proprio la camera della manager, la quale lo
mandò allegramente a
schiantarsi contro un muro. Il muro in questione si limitò a
fissarlo, mentre
la Scimmia idiota lo palpava, senza manco guardarlo.
Rukawa contò fino
a tre, resistendo all’impulso di staccargliela la mano, poi
brontolò – La
pianti di toccarmi, maniaco?
La Scimmia ebbe
una specie di colpo apoplettico, poi se ne uscì con un
“Ah, sei tu Volpe”, da
trapanargli il cervello e poi… sì
abbatté sul suo letto, ronfando a pieni
polmoni. Cazzo, ora chi diavolo lo scollava da lì? La Volpe
decise seduta
stante di mandarlo al tappeto, trascinandoselo per i piedi, ma poi
pensò che
c’era sempre Maki. Il gran capo che sicuramente aveva i suoi
modi per
risvegliare il bel addormentato. Sbadigliando, si guardò
intorno alla ricerca
di una nuova oasi si pace, senza manco farsi sfilare per il cervello di
scendere in quella bolgia, e si ritrovò piazzato sotto li
naso l’Idiota, una
bottiglia di diosacosa e il suo sguardo decisamente poco amorevole.
Insomma una
di quelle situazioni che ti fanno venire in mente un bella corsetta a
gambe
levate tipo lepre. Brontolando maledizioni, Rukawa pensò di
mandarlo a quel
paese, ma ricordava anche che la sua idiozia cresceva a seconda del
livello di
alcool che ingurgitava. L’ultima volta, aveva dovuto salvarlo
da una banda di
psicopatici che voleva accopparlo.
- Che vuoi? – Gli
grugnì alla fine, riuscendo persino a mostrare una parvenza
di gentilezza.
Hanamichi si
scolò il resto della bottiglia in un sorso e
tornò a fissarlo – Io e te
dobbiamo parlare, Volpe dannata.
Chissà perché,
non gli sembrava una bella cosa. Rukawa inarcò un
sopracciglio – Ma anche no –
borbottò, prima di infilare una porta a caso. Era proprio la
camera delle due
scimmie psicotiche, a quanto pareva, ed era così disordinata
che si ritrovò a
camminare sui vestiti abbandonati.
- Eh no! – Abbaiò
il rosso, prima di seguirlo, - Tu ora mi ascolti, diva dei miei stivali!
Rukawa sospirò:
aveva promesso sia ad Anzai che al Capitano di starsene buono e di
evitare
risse. Akagi aveva lasciato perdere le botte dell’ultima
volta, perché era
distratto da quel Sarutobi, ma c’era da scommetterci che se
succedeva
qualcos’altro, gli avrebbe tagliato la testa, nel migliore
dei casi.
- Non ho niente
da dirti – sbottò, scordandosi per un attimo che
quello era ubriaco da fare
schifo.
- Vaffanculo! –
Se ne uscì in risposta Hanamichi, sbattendo la porta.
– Ho parlato con il
nonnino, manco lui sapeva niente di tutta questa storia! –
Gli rovesciò contro,
calciando a caso i vestiti.
Rukawa lo fissò,
ormai andato – Non dovevi chiamarlo. Non sono cazzi tuoi.
Quel decerebrato
continuava a piazzare il naso dove non avrebbe dovuto e cominciava a
fargli
saltare i nervi. Inoltre era stufo marcio di doversi giustificare col
mondo per
ogni minimo passo.
- Ti ho già detto
che sono cazzi miei! E di tutta la squadra anche! –
Ribatté Hanamichi, mentre
l’alcool gli mandava a fuoco il cervello.
- Fai un altro
passo e non sarà Akagi a fermarmi –
avvertì l’altro, assolutamente convinto.
D’accordo che era ubriaco, ma di certo non gli avrebbe
permesso di pestarlo di
nuovo. E poi, infuriato per infuriato, tanto valeva che Akagi lo
cacciasse per
un motivo valido. Tipo quel coglione mandato per un po’ di
tempo all’altro
mondo.
Ovviamente, il
Tensai del basket non poteva certo farsi comandare da una qualunque
Volpe
sociopatica, e fece quel dannato passo. Da lì alla tragedia
che ricordava i
tempi memorabili di Tetsuo e un Mitsui formato Teppista, nella palestra
dello
Shohoku.
Quando Hanamichi
si ritrovò sbattuto a terra, per riprendere aria come dopo
un apnea, notò
felicemente che la faccia della diva non era messa tanto bene.
- Stai
sanguinando – gli disse, come se la cosa fosse una grande
impresa. Rukawa, in
piedi di fronte a lui, si toccò la fronte sporcandosi le
mani, poi lo afferrò
per la maglia – Te lo ripeto: non sono affari tuoi.
La Scimmia
digrignò i denti e gli rifilò una testata, e
anche allo stesso punto giusto per
aprire un altro po’ la fessura per l’aria
– Così magari ti circola un po’ di
fresco in quella testa bacata, bastardo… - gli
mugugnò, ma con la vista che
cominciava ad annebbiarsi.
Rukawa si ritrovò
a terra, con una mano a trattenersi il sangue e una maledizione sulla
testa di
quel cretino, che potesse rotolargli via. Cercò di alzarsi,
ma le gambe non
sembravano convinte a seguire i suoi ordini, poi alla fine bussarono
alla
porta.
- Che diavolo
combinate lì dentro?
Era Ayako.
Ovviamente i loro colpi si erano sentiti, anche se loro non se
n’erano accorti.
- Chi c’è lì?
Hana!
Lasciarono che
bussasse per qualche altro secondo, mentre loro respiravano come se
avessero
corso la maratona, fissandosi con odio. Alla fine, fu Hanamichi ad
aprire.
- Han… cazzo, ma
siete impazziti? – Mentre la mascella di Ayako precipitava al
suolo, quello la
piantò, muovendosi senza manco rispondere, ed
andò a sbattere contro il
Porcospino, macchiandogli per altro la maglia bianca.
- Avanti, entra –
fece velocemente Sendo, mentre spingeva la Scimmia
all’interno. – Ayako, prendi
dei panni – aggiunse poi alla manager, che si
affrettò lanciando un’ultima
occhiata preoccupata a quei due supremi cretini.
- Sei vivo tu? –
Dopo che Rukawa gli rispose con il solito “hn”, a
testimonianza che respirava
ancora, il Porcospino lì mandò a franare sul
letto, uno affianco all’altro,
fissando poi il vuoto.
Ecco, ci mancava
il drogato ora. Rukawa lo guardò con una buona dose
d’incazzatura, pensando che
tutto voleva tranne menarsela con lui in quel momento, mentre Hanamichi
pensava
che avrebbe preferito saltare addosso alla Volpe e continuare a
pestarlo per la
sua demenza acuta. Dopo qualche secondo di silenzio, Ayako
rientrò in camera
con tanto di bende e roba varia; cominciò a fasciare la
testa a quel
decerebrato, col desiderio invece di finire l’opera, e
intanto smadonnava a
tutto spiano. Ritrovandosi la testa tra le sue mani, Rukawa
pensò bene di
starsene buono, se non voleva essere strozzato, mentre Hanamichi si
dedicava a
fissare il Porcospino, che non formulava parola. Solo dopo dieci minuti
buoni,
quello si degnò di fissarlo e il solito troglodita
cominciò - Che vuoi, si può
sapere? – Sbottò, mentre Ayako sospirava
d’impazienza.
Sendo batté le
palpebre – Lasciarvi a dissanguare in giro per il Tempio
– ironizzò, mentre quell’altro
si incazzava.
- Non sono cazzi
tuoi, mi pare…
Rukawa sbuffò – E
senti chi parla – per poi pentirsene amaramente, quando Ayako
gli tirò il
cespuglio che aveva per capelli.
- Mi fai male.
- Sta zitto –
replicò lei. Mentre quei due cominciavano a menarsela, Sendo
fissava Hanamichi
– Il Capitano vi farebbe la pelle se vi vedesse, e voi siete
due compagni di
squadra. Vi sto aiutano, non lo vedo un concetto difficile –
spiegò, con la
solita semplicità.
La Scimmia sbuffò
– A te interessa solo che questo cretino non venga sbattuto
fuori prima della
finale! – Gridò, mentre il
“cretino” stava prendendo in esame l’idea
di
morderlo.
Sendo sorrise –
Anche. Ma mi interessa soprattutto che tutti gli altri siano pronti e
non
distratti dai vostri stupidi problemi.
Rukawa alzò gli
occhi al cielo – Se è per questo, io non ne volevo
manco parlare.
- Sta zitta,
Volpe malefica! E’ colpa tua, se sei in quello stato!
- Certo, perché
mi sono picchiato da solo – replicò, mentre
Hanamichi si tratteneva solo dalle
occhiate di Ayako. - Cazzo, se volevi andartene, dovevi farlo prima di
questa
Manifestazione! – Esplose.
- Cosa cambiava?
– Gli chiese allora, scazzato, la Volpe.
Il rosso lo fissò
come se fosse scemo, poi guardò Ayako che annuì:
almeno lei aveva capito. Prima
avrebbe preso la decisione e meno sarebbe diventato una componente
importante
del gruppo. Se almeno se ne fosse andato fin dall’inizio,
avrebbero evitato di
istaurare quel rapporto. Un rapporto di amicizia, anche se loro non
volevano
ammetterlo.
- E poi non è
giusto che la squadra non sappia niente… -
cominciò Ayako, mentre si spostava
per medicare l’altro psicopatico.
- Se davvero è
una squadra, dovrebbero saperlo tutti – aggiunse il drogato,
mentre Rukawa si
alzava, con le palle definitivamente girate; non che nessuno di loro
gli avesse
chiesto tutta la storia. Quel cretino… era la seconda volta
che gli spaccava la
faccia, ma continuava a non sapere un accidente di niente!
- Ma tanto lui
non ha mai fatto parte della squadra. – Se ne uscì
l’idiota, verso Sendo, e fu
la fine. La maledetta goccia che faceva traboccare il caro, vecchio
vaso.
Rukawa lo fissò con il desiderio di dargli una scrollata, e
invece disse –
Siamo una squadra? Bene, dopo la partita annuncerò a tutta
la squadra
che me ne vado. Contento? – Rimbrottò, prima di
infilare la porta,
sbattendosela dietro.
Hanamichi non
guardò nessuno degli altri due e si limitò a
fissare la porta, mentre l’alcol
ritornava a circolare, annebbiandogli la vista.
No. Forse avrebbe
dovuto rispondere così.
La Guardia si
girò a guardare, vagamente terrorizzato, la sala: tutti
andati. Partiti per la
tangente con una quantità d’alcol addosso che
avrebbero potuto squalificarli a
vita. Restavano due ore per risvegliarli, usare delle sanguisughe per
prosciugare la birra dal sangue, vestirli, farli riscaldare e arrivare
con un
minimo di decenza alla partita. Un’impresa degna di
un’odissea.
Peccato che per
quella volta avrebbe dovuto fare a meno della gente sana: Fujima se
l’era
squagliata in giro per la città un’ora prima,
insieme ad Hanagata; Sendo e
Ayako erano spariti al piano di sopra, dove francamente non
s’azzardava mettere
piede; Akagi e Maki erano… li fissò mentre si
scolavano la tot birra. Alla
quindicesima, circa mezz’ora prima, aveva perso il conto e
ora non osava
neanche vagamente pensare a che punto erano arrivati.
Ovviamente, se i
sani erano loro, non poteva neanche prendere in considerazione i folli
della
banda. Due secondi prima aveva beccato Mitsui spalmato in giardino a
russare a
pieni polmoni, ora eccotelo lì, che costringeva Nobu a bersi
una roba strana
creata da lui. Magari si fulminavano con qualche miscuglio cretino.
Miyagi sembrava
alle prese con la descrizione di una complicatissima azione di basket;
non
aveva capito precisamente a chi la stesse spiegando, ma probabilmente
ce
l’aveva con la lampada o con Heiji che ronfava sul divano. Fu
tipo angelo del
paradiso, che vide scendere Rukawa dall’alto dei cieli;
sembrava pure messo
bene. Ok, probabilmente lo avevano pestato con una mazza da baseball,
ma almeno
non borbottava da solo come quello scemo di Nobunaga.
- Ehi, Kaede! –
Saltò, tutto contento di vedere una individuo che
raggiungesse almeno la soglia
di normalità.
Rukawa si grattò
la testa, quella dannata fasciatura gli dava il tormento! Poi si
guardò
attorno: era passata per caso una bomba atomica e aveva fatto tabula
rasa dei
loro neuroni? Chiese a Jin, che pover’anima era costretto a
subirsi tutti quei
mentecatti, e lui si limitò a sbuffare.
E dire che lui
doveva starsene buono! Provò a lanciare qualche parolina a
caso a quei cretini,
ma non sembravano sbattersene più di tanto. Non ci
provò nemmeno con la
Scimmia, che sembrava in profondo stato meditativo tipo alla ricerca
della
beatitudine eterna, dove non fracassare più i coglioni a
loro, e si avviò verso
le colonne del gruppo. I loro Capitani; quelli che avrebbero dovuto
tirare
fuori le qualità scout celate in loro e che si stavano
scolando amenamente la
trecentesima birra.
- Capitano… -
provò, in verità senza tanta voglia di sbattersi.
Akagi tra l’altro lo ignorava
allegramente. Ora, lui era convinto che il Gorilla non potesse, neanche
in un
universo parallelo o realtà alternativa che dir si voglia,
ubriacarsi e
dimenticarsi della squadra, quindi ci riprovò giusto per
mandarsi al suicidio.
Niente. La cosa vagamente divertente, era che non perdeva il controllo,
si
limitava a diventare sordo. Rukawa lo fissò per qualche
altro istante, indeciso
se urlargli in testa rischiando la morte o meno, quando la voce del
solito
Idiota gli arrivò alle spalle.
- E’ inutile, in
quello stato il Gorilla non ti ascolta.
La Volpe lo fissò
come a chiedergli che diavolo ne sapesse lui e Hanamichi
ghignò – L’ho già
visto in quello stato, un paio di mesi fa. Lui è ancora
convinto che io non
sappia niente… comunque. Il Porcospino e Ayako sono andati a
cercare la Riserva
e il Quattrocchi. Ha detto di svegliare questi qui… -
spiegò, ghignando alla sola
idea di menare quei quattro decerebrati.
Rukawa sbuffò,
con gli occhi al cielo – Che palle.
- Posso farlo io
se non vuoi sbatterti, Volpe – lo provocò il
rosso, acidamente.
- Non
incominciare, non ho voglia di ripestarti –
ribatté quello, mentre si avviava a
passo di carica verso Miyagi e Mitsui.
- Fino a prova
contraria, se tu che hai un buco in testa! –
Cominciò a scaldarsi il solito,
mentre prendeva a calci la Scimmia.
Rukawa ci provò
pure a rispondere, ma Kiyota cominciò a sbraitare come una
bestia ferita e ad
accapigliarsi con quell’altro esemplare di
ottusità.
- Vaffanculo
Scimmia, devo tirarti una secchiata d’acqua gelida?
- Va al diavolo,
fatti i cazzi tuoi!
Ecco. Anche le
Scimmie ubriache glielo dicevano che era un pettegolo. Hanamichi
cominciò a
ringhiare e a tirare fuori il suo repertorio di mosse wrestling. Il
casino ebbe
di buono che svegliò il Capitano, la parte cattiva era che
mandò al macello
tutti e due i poveri disgraziati.
- Hanamichi!
Possibile che sei sempre tu a fare casino! –
Cominciò a fumare, fracassandogli
la testa a suon di pugni.
- Beh, buongiorno
Gorilla addormentato! Se tu ti ubriachi, non è mica colpa
mia! – Rimbrottò
malefico la Scimmia Rossa, mentre Akagi si incazzava.
Mentre quei due
si abbattevano, Rukawa era alle prese con il Tappetto che, dopo aver
farfugliato della roba incomprensibile, gli si addormentò
addosso. Forse voleva
batterlo a suon di russate.
Fortunatamente,
mentre cercava di convincere Mitsui a rimettersi quello straccio che
aveva per
maglia e Akagi quasi staccava la testa dal collo a quel deficiente,
arrivarono
i tre allegri e sorridenti e drogati da chissà quale oscuro
loculo.
- Eccoci! –
Trillò il loro allenatore Giuda, fresco e riposato.
– Ma che diavolo…?
Sembrava
leggermente scioccato dal caos che regnava n ella stanza, povero. Come
se in
un’ora e mezza di assenza, sperasse che si fossero messi a
giocare a carte o a
girarsi i pollici.
- Ah beh
alleluia! – Se ne uscì Hanamichi, mentre cercava
di atterrare il Gorilla e
Rukawa sbuffò, quando invece gli dava ragione, molto in
profondità. Fujima alzò
gli occhi al cielo – Possibile che non sappiate cavarvela un
microsecondo da
soli?
Quei due lo
guardarono, pronti a mandarlo all’inferno in coro, poi Ayako
calò dall’alto con
un diavolo per chioma e l’aria da cavaliere
dell’Apocalisse – Finalmente siete
tornati! Ragazzi sono le sette, cazzo! Dobbiamo prepararci!
Ecco. Un bel
pandemonio era quello che serviva per terminare amenamente la serata.
Akagi e
Maki si risvegliarono dalla trance, cominciando a trascinarsi quegli
altri
poveri diavoli per i capelli.
- Cazzo, che mal
di testa!
Esclamazione
universale di chi ha preso una sbornia in piena faccia. Mitsui si
guardò
intorno con un solo occhi aperto, tenendosi il cervello, e si
ritrovò Rukawa
con la maglia tra le mani. Fece due più due.
- Volpe, mi sei
diventato pervertito?! – Esclamò, strappandogliela
dalle mani.
Ma ovviamente le
bestie non sanno contare, figuriamoci capaci di ragionamenti razionali
e
logici. Rukawa lo mandò al diavolo, poi si avviò
al piano di sopra, cercando di
farsi spazio tra gli imbecilli che gracchiavano e le bottiglie
fracassate. Ad
un certo punto, Kiyota gli passò a pochi centimetri dal
naso, volando e
imprecandolo contro il Gorilla. Decise di velocizzare il passo, giusto
per essere
sicuro che nessuno gli si schiantasse addosso, e raggiunse la salvezza
del
secondo piano. Si avviò allegramente a passo di morte verso
la camera e si
ritrovò quell’altra svirgolata della Hisae che si
abbarbicava per la finestra.
- Eh? – Batté le
palpebre un paio di volte, per essere sicuro di non avere i primi
sintomi di
nevrosi, e l’allenatrice ghignò – Ehi,
posso entrare adesso?
Mmh. La padrona
di casa se l’era squagliata lasciando il suo Tempio in mano a
dodici, sì anche
Ayako, psicolabili in preda all’alcol. Messa così,
non sembrava il massimo
della sanità mentale.
Per la sua, di
sanità, decise di far finta di niente e annuì
– Hn.
- Bene! –
Agilmente, scivolò dentro e uscì saltellando
dalla camera, sorridendo come un’
ossessa.
- Qui, stiamo
scivolando nel delirio… - borbottò la Volpe,
prima di chiudersi dentro.
Al momento, era
riuscito a teletrasportare la Scimmia da un capo all’altro
con un calcio ben
piazzato e afferrato quel maniaco rosso che non la smetteva di agitare
i
tentacoli.
- La pianti? –
Sbuffò per la decima volta.
- Gorilla,
mollami. Devo ricordarti che NON sono ubriaco e che se non fosse stato
per me,
staresti ancora a sbrodolarti con la birra?!
Akagi ghignò. Col
suo familiare, grande e terrorizzante ghigno malvagio e cattivo
–
Chissenefrega. Devi poi spiegarmi quelle come te le sei fatte
quelle…
Hanamichi seguì
il suo sguardo, vide le fasciature di Ayako e imprecò
– Ma porc- non ti passa
niente sotto al naso, eh?
Il Capitano
inarcò un sopracciglio – Avrò anche
bevuto ma non sono una spugna come voi… ora
vai a prepararti, sennò ti lasciamo qui! – Lo
lanciò a caso, poi si rivolse
alla stanza – Statemi a sentire, branco di microcefali, a me
interessano i
titolari! Voi altri potete anche ammazzarvi fino a dopo domani,
d’accordo?
Detto ciò, si
avviò al piano di sopra, seguito da un considerevole numero
di maledizioni
varie.
- Al diavolo,
Gori, veniamo anche noi… - mugugnò il Teppista,
provando ad alzarsi.
“Provando”, perché poi crollò
culo a terra, lamentandosi degli spilli
conficcati nel suo delicato cranio. I cari vicini, Heiji e Miyagi,
cominciarono
a spanciarsi dal ridere con conseguente lotta a chi vomita prima. Alla
fine fu
Ayako a raccattarsi il Tappetto, che troppo impegnato a sbavare si fece
trascinare via come una pecora belante, mentre Eiko Hisae
portò via suo
fratello a suon di botte in testa.
Alla
fine furono
pronti. Con dolori da fare invidia ai novantenni, un mal di testa da
record, un
piede nella fossa e la voglia addosso di malmenare e uccidere il loro
Capitano,
però pronti.
Che fossero a
mezz’ora dall’inizio della finale, era un
dettaglio.
Erano tutti già
belli stipati come sardine nel loro pullman psicopatico e colorato come
un faro
nella notte o un pugno nell’occhio, quando quella Scimmia
rossa cretina ebbe la
brillante idea di scordarsi della roba; a quel punto cominciarono a
gufargli
che si fracassasse l’osso sacro, mentre Ayako, puntando
all’orologio, malediva
tutti, compreso l’autista che fu obbligato a volare
rischiando di sopprimere
qualcuno per strada.
Dopo aver
rischiato la morte di due gatti, un povero piccione sperduto, un pedone
il cui
unico errore era di camminare sulle strisce pedonali, arrivarono al
palazzetto
della finale.
Il grande Koyushu
Stadium.
-
Ma io dico, chi
diavolo me lo ha fatto fare… - continuò con la
litania Akagi, fino a quando non
misero piede sul pavimento lucido del palazzetto.
Pavimento che, al
momento, si muoveva.
- Gori, piantala
con la preghiera, siamo arrivati! – Stava sbottando il
Teppista, quando la
mascella gli precipitò al suolo. Quello era uno stadio,
altro che palazzetto.
Ed era pieno.
Se quella era
solo una misera parte di quello che poteva aspettarli alle nazionali,
allora
avrebbero potuto benissimo farsi venire un infarto. La parte sinistra
era una
totale marea di rosso-nero, che urlava il nome di Isao Katsumi, ad un
solo
uomo. Ma il meglio era alla loro destra; una gran parte dei ragazzi di
Kanagawa
era accorsa allo spettacolo. Ovviamente, non potevano conoscere i
colori della
divisa di Ayako, ma in compenso molti avevano le maglie dei loro
giocatori
preferiti; notarono un migliaio di undici e quattro rossi, dei quattro
verdi-Shoyo, una gran parte di blu e bianchi-Kainan. E non dovevano
dimenticare
che l’intera prefettura, non solo le loro squadre, era
pervasa da psicolabili:
appena li videro entrare, scatenarono l’ inferno e i tifosi
dell’Ichihara non
potevano che seguirli lo stesso.
- Cazzo! – Se ne
uscì Miyagi, a fauci spalancate, mentre dietro di lui, la
Scimmia saltellava
come un canguro. Da parte sua Hanamichi, che chiudeva la fila, quasi ci
tirò le
cuoia: negli spalti più in basso, armati di bottiglie vuote
e roba da far
invidia un porcile, c’erano Mito&Co., i quattro
dell’apocalisse, i
moschettieri altrimenti noti come “l’armata
Sakuragi”. Si emozionò per qualche
secondo, con tanto di lacrimuccia ad inumidirgli l’occhio,
quando si ricordo
che effettivamente lui NON giocava.
- Che cazzo ci
fate qui? – Li apostrofò, mentre passavano da
quelle parti per lo
spogliatoio.
- Toh eccoli!
Ormai pensavano che foste scappati come conigli! – Se ne
uscì la solita palla
rotolosa di Takamiya.
- Va al diavolo,
ciccione! – Sbraitò il rosso, avvinghiandosi sugli
spalti.
- Che volete
dire? – Chiese invece Maki.
Yohei Mito
sospirò – Beh, l’altra squadra
è qui da mezz’ora…
A quel punto i
sentirono tutti perfetti imbecilli, quasi anche il Porcospino si
sentiva
vagamente turbato.
- Colpa dei
Capitani che si sono messi a bere! – Sbottarono
all’unisono Scimmia Rossa e
Teppista. A quel punto i quattro dell’armata fissarono Akagi
come si gli fosse
spuntata una seconda testa e quello smadonnò –
Hanamichi, puoi anche startene
con i tuoi compagni sugli spalti! Tanto non ci servite, come ho
già detto mille
volte.
- Già. Se ci
serve un’Ala Grande possiamo sempre chiedere ad
Hanagata… - aggiunse Maki, con
un sorriso falso come Giuda, mentre quello cominciava a fumare dalle
orecchie.
- Andiamo! – Li
richiamò Fujima e si avviarono felici e paciosi a fila
indiana; ad un certo
punto, Sendo quasi si frantumò il naso, rischiando di far
afflosciare i
capelli, quando notò qualcuno che lo salutava con la manina
dall’altra parte.
Il drogato batté le palpebre, perplesso, poi riconobbe Yayoi
Aida, sorella di
Hikoichi, nella tribuna giornalistica.
C’erano proprio
tutti.
- C’è Yayoi… -
fece, con poco entusiasmo in realtà, a tutta la fila.
- Se è per
questo, c’è anche il coso saltellante del
fratello… - rimbrottò
Mitsui, dal fondo.
In effetti,
Hikoichi si era piazzato con tanto di videocamera a cavalletto nel bel
centro
degli spalti, bloccando il traffico. Aveva rischiato la morte un paio
di volte,
e a giudicare dallo sguardo assassino non sarebbe sopravvissuto per
raccontarlo
ai posteri, ma persisteva. Li salutò sgolandosi e
sbracciandosi come un
dannato, poi, a giudicare da un braccio che tentava di strangolarlo,
c’era
anche l’allenatore del Ryonan.
- C’è il tuo
amico, Scimmia – ghignò Kiyota, mentre Hanamichi
rivolgeva un sorrisone a
tremila denti a Taoko, che impallidiva.
- Piantala di
giocarci, gli verrà un infarto! – Fece con taanto
dispiacere il Teppista.
- Ha una certa
età pure li, povero… - aggiunse Miyagi.
- Se Anzai non ha
tirato le cuoia, dovendolo sopportare per un anno intero, non
morirà quello lì
– considerò l’altra Scimmia, mentre
Mitsui quasi gli frantumava le gambe.
Sì. E intanto si
erano fermati.
Dalla porta degli
spogliatoi, Akagi gli lanciò un’occhiataccia poi
ululò – Se non volete venire,
alleluia! Ma toglietevi dal campo!
Sentivano già le
risate da mentecatti di quei quattro decerebrati sugli spalti e,
meditando
atroce vendetta, le quattro “riserve” si avviarono
alla camera delle torture.
Isao uscì dallo
spogliatoio dell’Ichihara, ghignando – Vi siete
persi?
- Va al diavolo –
bofonchiò Akagi, con un diavolo per capello prima ancora di
cominciare.
Quello sorrise –
Permaloso. Qualcuno deve avvisare l’arbitro che ci siete...
era già convinto di
potersene andare a dormire, pover’uomo…
Ayako sbuffò, con
gli occhi al cielo – Vado io.
Dopo aver detto
all’arbitro che purtroppo sì, la partita si faceva
e sì, doveva proteggersi
gran parte del corpo, comprese quelle all’ombra, poterono
andare nei rispettivi
spogliatoi per le ultime lavate di cervello. Akagi fissò
Isao per un istante,
poi disse – Buona partita.
Il Capitano degli
Icha gli strinse la mano e mormorò – Se non
sbaglio, l’ultima scommessa l’ho
vinta io. Sono in vantaggio.
Il Gorilla ghignò
– Ancora per poco. Non hai mai vinto per due volte di
seguito, lo sai.
Si
chiuse la
porta alle spalle ed esaminò le sue croci: le due Scimmie
stavano facendo non
sapeva che diavolo di gioco a Sendo, che di capirci qualcosa neanche a
parlarne, mentre Rukawa sembrava avere un principio di catalessi. Jin
beveva
semplicemente, pacioso come sempre, e Maki parlava con Hanagata.
Il problema erano
sempre le sue dannatissime ali, o pale nei fianchi se proprio si voleva
dire.
- Allora – esordì
e tutti lo guardarono, fingendo attenzione. Tutti tranne lui.
- Rukawa… - la
voce era pericolosamente vicino al ringhio e Jin fece il sacrosanto
favore a
tutti di rifilargli una gomitata.
- Hn?
- Vedi di non
addormentarti in campo, chiaro? – Sbottò
acidamente il Capitano e la Volpe lo
fissò con una buona dose di rottura di coglioni.
- Non credo ci
sia molto da dire. L’Ichihara è una squadra molto
forte e non è facile.
Ovviamente di Isao me ne occuperò io, ma con gli altri
c’è qualche problema…
Kaoru Hiroya… purtroppo per Jin, Hiroya è una
mezza Guardia…
- Cioè – lo
interruppe Kiyota, prima di vedersi mollare dietro una scarpa.
- Non
interrompetemi voi esseri inutili! Hiroya ha un gioco molto avanzato e
viene
utilizzato spesso sia come Guardia che come Ala Piccola; e poi
è del terzo anno
ed è molto esperto. Rukawa dovrai dare una mano a Jin.
Silenzio. Persino
la Volpe aveva ricollegato il cervello con quel mondo.
- Eh? – Mugugnò,
guardando Jin. Lui non voleva Hiroya, lui voleva Aki. Ed essendo il suo
cervello fatto di vetro, tutti poterono tranquillamente leggergli i
pensieri,
tanto che Akagi ripeté il concetto – Rukawa, tu ti
occupi di Hiroya. Vedi di
non saltarmi nei posti sbagliati. Ciharo?
No, che non era
chiaro. C’era già Jin, che Cavolo doveva farci
lui! Spese qualche secondo a
trovare due parole in croce da dire, ma pensò bene di
schivare; soprattutto
alla vista della vena pulsante e delle coronarie del Capitano.
- Hn – affermò,
con delicato tono da becchino.
- Bene. Sendo tu
te la vedi con Moroi Kita.
Porcospino e
Volpe ci guardarono, trasmettendosi concetti telepatici. Uno
chiaramente
diceva: “E chi cazzo è?”
- Moroi Kita è
l’Ala Grande. Sì, non ha nessuna grande
abilità particolare, ma c’è un motivo
per cui faccio questo ok?
Si vedeva che
anche Akagi sapeva connettersi sulle loro frequenze, visto che
anticipava tutte
le loro domande. O forse era medium e non lo sapevano.
- Seiji Morita
non dà particolari problemi, quindi Rukawa e Jin, giocherete
di marcature tra
di voi.
E con quello, il
loro Capitano era totalmente fatto. Andato. Ubriaco marcio. Quando mai
la Volpe
faceva scambi di marcature? E in quale universo parallelo, Sendo veniva
sprecato per un tizio che quasi non aveva nome?
- Maki a te Aki.
Quattro parole e
la catastrofe. La fine del mondo del basket. Maki, il pesante e alto
Maki, con
il Fujima dell’Ichihara?
Le due Scimmie
guardarono Akagi come se gli fosse spuntata la coda da Gorilla, mentre
Maki
stesso sembrava un pelo perplesso – Sei sicuro? Siamo molto
squilibrati…
Tutti
sospirarono: ecco, diceva con calma e tranquillità, quello
che loro non
riuscivano ad urlargli dalla torre di Babele.
Akagi annuì - Lo
so, eppure tu e Fujima ve la intendete alla perfezione, no?
I due cari amici
si lanciarono un’occhiata torva: se “intendersi
alla perfezione” era
massacrarsi ad ogni partita, scopo morte per sfinimento di uno dei due,
allora
sì, erano perfetti.
Fujima sospirò –
Sei sicuro? – Provò, come a sperare che rinsavisse.
Akagi lo fissò, con
un sopracciglio inarcato – Sì, perché?
- No, niente –
rispose l’allenatore, limitandosi poi a confermare le sue
parole. Certo non
sarebbe stata la sua formazione perfetta per una finale.
Rimasero per
qualche momento in stato contemplativo-semi-paranoide, poi Sendo si
avviò
fischiettando al bagno; l’idea che praticamente gli avevano
detto di non
giocare, non sembrava sconvolgerlo particolarmente, e ovviamente gli
altri gli
inviarono la solita dose di smadonnamenti per l’aria da
fumato integrale.
Kaoru
si sistemò
la maglia e guardò il Capitano – Allora, a me Jin
giusto?
Isao annuì – Sì.
E’ un grande tiratore, ma non è molto
veloce… non dovrebbe essere un problema…
Il rosso annuì,
mentre Aki al suo fianco attaccava una bottiglia d’acqua,
manco avesse fatto
una traversata nel deserto.
- Aki… Aki..
Aaaki!
Niente, sordo
come un allegro ottantenne. Isao aspettò pazientemente che
finisse, poi mugugnò
– Pronto?
- Se.
- Alleluia! –
Sbottò il Capitano. – Allora, probabilmente dovrai
marcare Rukawa… è l’unica matricola
della squadra ed è molto veloce…
Aki annuì, poco
convinto. Ma aveva promesso di starsene buono.
- Va bene.
Peccato che non
ci fosse L’allenatore. Quello vero.
Però ovviamente
quel cretino dello scorfano invecchiato se l’era portata la
foto di Anzai.
Pregando di non fargli venire un colpo anche da lontano, perdendo
quella
maledetta partita, Akagi richiamò all’ordine i
suoi giocatori ed entrarono in
campo.
- Bene, ragazzi.
Vediamo di vincerla e tornare presto a casa, che non ce la faccio
più a tenervi
sotto al muso ventiquattr’ore su ventiquattro –
disse, avvicinandosi al centro.
- Non
preoccuparti, Take. Ci tornerai a casa. Perdente, ma ci tornerai
– gli
cinguettò Isao, mentre lo raggiungeva.
- Al diavolo!
- Sì, ti voglio
bene anch’io.
Cazzo. Era un
dannatissimo torneo di commemorazione. Niente di importante. Niente di
speciale.
Eppure non c’era
uno di loro che staccasse gli occhi da quella maledetta palla.
Hanamichi lanciò
un’occhiata alla panchina: niente, non volava una mosca. E in
campo? La Volpe
sembrava davvero concentrata sulla mano del Gorilla; forse Jin era un
po’
svasato, ma era pure normale.
Poi l’arbitro
alla fine si decise a fischiare e i due Gorilla saltarono. Isao era
più altro;
ma l’elevazione del loro Gorilla, non
aveva paragoni.
Forse giusto lui
poteva eguagliarlo.
Quando cazzo ci
mette una palla a raggiungere il punto massimo?
[][][][]
- Ma porc- Rukawa
imprecò, lanciando un’occhiata ad Akagi, e gli si
attaccò dietro, ma quello
correva come se avesse l’inferno alle calcagna.
- Moroi! – Il passaggio
fu pulito e veloce, ma di certo Kita non poteva avere la meglio su
Sendo;
gliela prese tranquillamente belando un “graazie” e
la lanciò alla Volpe, che
se ne andò saltellando, sbattendo il muso sul il Fantasma.
Batté le palpebre e
lo guardò dall’alto dei quasi dieci centimetri di
differenza: e quello che ci
faceva lì? Quando la sua mano sottile sfiorò la
palla, si diede dell’idiota per
essersi distratto, e cominciò la lotta. Non c’era
paragone; rispetto a quelle
due Scimmie in panchina e alle altre matricole di Kanagawa, intendeva
dire.
Provò a fargli una finta a sinistra, ma niente, gli chiudeva
tutti gli spazi,
così saltò, lanciando velocemente verso Maki che
si avviò a canestro. Prima di
ricollegare il cervello, la Volpe sentì la vocina interiore
lagnarsi: “non si
evitano gli scontri” e, a giudicare dallo sguardo inquietante
del Fantasma, era
d’accordo anche lui.
- Maki!
Dopo aver evitato
per un pelo l’Ala Seiji, Maki passò a Sendo che
partì in quarta, smarcandosi
facilmente. Con quell’Ala come Kita, era persino troppo
facile! Lanciò
un’occhiata al loro Capitano che difendeva il canestro,
chiedendosi che diavolo
gli passasse per la mente, poi si ritrovò Kaoru Hiroya a
sbarrargli il passo.
- Toh, guarda chi
si vede… - fece, sinceramente sorpreso. Ma Jin e Kaede stava
dormendo, per
caso? No, perché lui cominciava a non capirci un cazzo di
quelle marcature.
Il drogato provò
a saltare, con poca intenzione, e infatti quello lo bloccò
facilmente;
figurati, era anche ovvio che una Guardia saltasse più di
lui. Cominciò ad
irritarsi, quando si ritrovò a dover passare la palla ad uno
a caso, cioè Jin,
che finalmente tirò a quel dannato canestro, segnando i
primi tre punti della
partita. Lo stadio scoppiò in applausi e si sentivano pure i
cori da maniaci dell’armata,
ma così non andava. Quando Sendo passò dalle
parti di Akagi, gli fece capire
che erano sfasati e anche Maki fu d’accordo.
Ricominciarono
con la palla a Rukawa, che mica aveva capito se doveva occuparsi di
quello
psicotico o dello smielato rosso, e alla fine per puro amore della pace
interiore, fece esattamente quello che faceva tutte le volte: si
trascinò a
canestro e chi voleva fare il kamikaze gli si poteva benissimo lanciare
contro.
E fu di nuovo il piccoletto.
- Ciao, Kaede.
Ecco. Già il drogato
e quella sciroccata dell’Hisae lo chiamavano per nome, tutta
quella confidenza
chi gliela dava? Aki sorrise a pieni polmoni, poi tentò di
fregargli la palla,
ma lui riuscì a scostarsi bruscamente. E sperava di
intortarlo con le parole. A
lui. Lui che non parlava se non sotto tortura. Trattenendo un ghigno
quasi,
lanciò un’occhiata a quel semicomatoso perenne che
prima voleva il gioco di
squadra, poi spariva, e continuò a lottare con il Playmaker.
Provò a spostarsi
a destra, a sinistra, ma quello continuava a non perdersi una mossa,
poi il
Buddha arrivò con la sua aura dorata e si fece passare la
palla.
- Grazie, Kaede!
– Se ne uscì, alla faccia di Aki.
Rukawa sbuffò –
Sei in ritardo.
Con un sorriso,
Sendo si avviò a canestro e, dopo aver superato sia Kita che
Seiji, ficcò la
palla dentro. Ora erano già 5 a 0.
Che fatica per
soli 5 punti.
Passarono altri
dieci minuti in quello stato, con Isao che tranciava le mani a chiunque
si
avvicinasse a canestro, senza sbattersi più di tanto.
Intanto avevano pure
capito che Aki doveva marcare stretto la Volpe, così
mollarono Kaoru da solo
con Jin e, purtroppo, sapevano bene chi fosse a livello più
alto. Alla fine, i
bastardi sorridenti erano a 11 contro i loro cari 5 punti. Fu solo
quando Maki
gli passò la palla, che Akagi si svegliò dal
letargo e si spostò verso il
canestro degli Icha a passo di leviatano che sorge dalle acque. Gli
altri quasi
si fermarono a guardare la sua traversata che, praticamente, radeva al
suolo
gente come Morita o Kita. Figuriamoci poi il Fantasma. Certo, Rukawa
riuscì a
fatica a placcarlo, ma se solo si fosse avvicinato ad Akagi, avrebbe
potuto
benissimo staccargli la testa a morsi. Mentre dalla panchina i soliti
idioti si
sgolavano, Akagi si ritrovò a fronteggiare Isao che gli
rivolse il sorriso
sgancia-mascelle.
- Mi chiedevo se
ti saresti mai spostato dal canestro…
- Sai com’è, devo
farmi aspettare – ironizzò il Gorilla. La lotta fu
sfiancante, anche perché si
conoscevano così bene che erano capaci di prevedere ogni
mossa. Quando Akagi
fintava, Isao lo fermava, quando il Centro degli Icha faceva finta di
saltare,
Akagi manco schiodava un mignolo del piede. Alla fine, si fece fregare
come un
pivello quando il loro Gorilla finse di passare a Sendo, invece
frantumò mezzo
canestro con un Dunk.
- Beh, almeno
siamo a 7 – sorrise Sendo, manco fosse divertente.
Rukawa , vicino a
lui, represse l’istinto di mollargli un cazzotto e
cominciò a fumare. A parte
il fatto che lui non aveva ancora segnato; ed
aveva passato per due
volte la palla a qualcun altro. D’accordo che aveva detto di
fare il bravo, ma
quello era ridicolo. E poi, cinque dei punti erano dello psicotico
Porcospino.
Anche dalla
panchina si erano resi conto dell’evento straordinario, del miraculum
di
quei due che non si pestavano e non si mandavano al diavolo.
Hanamichi sbuffò
– Durerà poco. La Volpe non sa fare la persona
normale.
E “l’ analista di
volpi honoris causa” non aveva nemmeno tutti i torti, visto
che due secondi
dopo quello ricominciò con la solita cosa del
“gioco da solo che è meglio”.
La sfida con Aki,
poi, era tutt’altro che semplice, almeno fino a quando Maki
non decise di
seguire gli ordini del Capitano; dopotutto lui doveva marcare quella
specie di
matricoletta. Dopo essersi fatto passare la palla, spedì
Rukawa da Kaoru e si
avviò a canestro. Beh, che dire, non per niente Akagi era
Capitano: con Maki,
Aki era totalmente neutralizzato. Certo, era più veloce, ma
l’elevazione di
Maki superava persino quella di Jin che era una Guardia e poi
c’era
l’esperienza. Akagi aveva capito che Aki non si allontanava
dai tipi come
Rukawa; avevano un grande dono, forse erano anche più dotati
di loro, ma erano
ancora immaturi, per certi versi.
Quando Maki segnò
il ventesimo canestro, anche grazie al fatto che Isao fosse marcato dal
Gorilla
in persona, Fujima chiamò il time out.
Time out che
passarono per metà del tempo a frantumarsi i coglioni con i
deficienti della
panchina, mentre Rukawa continuava ad arroventarsi il cervello. Sendo
provò
anche a dirgli di rilassarsi, anche perché lui stava
giocando ancora più
inutilmente di tutti, ma fu il solito Jin a fare il miracolo.
Bastò chiedergli,
con tanto di aureola, se volesse aiutarlo con Kaoru e Rukawa
capitolò; quello
era un mostro. Poi passò il solito imbecille a fracassargli
la scatola cranica,
prendendolo per il culo, e ritornarono in campo. Sì, i loro
intervalli erano
proprio riposanti!
Tutta
l’altra
metà del primo tempo, passò con quei tre che se
la giocavano praticamente
insieme. Quando Sendo prese la palla, superò, sempre come se
fosse invisibile,
quella pover’anima di Seiji, poi passò a Rukawa.
Kaoru gli andò incontro,
marcandolo stretto, ma quella volta la Volpe era deciso a concludere
un’azione.
Passò qualche secondo senza che riuscisse a spostarsi di un
misero centimetro,
poi finalmente trovò un buco e ci
s’infilò; si spostò come un lampo sotto
canestro, saltò con Seiji e piazzò la palla con
una bella schiacciata delle
sue.
Folla in
visibilio. Psicotico e Jin che sorridevano… e Scimmie in
panchina che gufavano
come carampane. Solito registro. Poteva addirittura sentire la voce del
demente
che gli fracassava i timpani, con la solita roba.
- Divetta! –
Stava sbottando, infatti, Hanamichi, prima che Ayako gli cacciasse una scarpa in
bocca.
- E se non segna,
dici che si è rammollito, e se sì, dici che
è un montato… chepalle –
mugugnò la
ragazza, rituffandosi sulla panchina, accanto ad Hanagata.
Il rosso sbuffò –
La Volpe sbaglia sempre – annunciò.
- Cos’è, una
delle regole del manuale di sopravvivenza della Scimmia psicotica?
– Ghignò il
Teppista, prima di trovarsi piazzato il medio contro.
Cominciarono ad
azzuffarsi come al solito, e a niente servirono i tentativi
dell’allenatore di
ricordare che erano in una finale. Insomma, chi se ne fregava! Loro
erano lì in
vacanza! Ovvio che dovessero vincere, altrimenti li avrebbero linciati,
ma da
lì a starsene buoni e muti per tutto il tempo…
mentre loro prendevano per il
culo le buone intenzioni del Mister, in campo Jin tirava
l’ennesima tripletta,
mentre Rukawa marcava Kaoru. Il primo tempo terminò con il
vantaggio degli
Icha, senza tanto sbattimento da parte di nessuno; ritornarono tutti in
panchina, con qualcuno che covava un principio di scazzatura. Tra i
folli di
Kanagawa, inutile dire che la Volpe soffriva di abbandono, ma era
soprattutto
il drogato che sembrava poco convinto delle mosse di Akagi. Insomma
sì, far
marcare Aki da Maki era stata una gran bella cosa, ma erano proprio
sicuri che
lui non potesse fare proprio niente? Sospirando si spalmò in
panchina,
guardando quelli dal’altra parte: era anche vero che i
giocatori importanti
dell’Ichihara erano marcati da Maki e Akagi…
però non credeva che fosse una
gran mossa mettere Jin contro Kaoru e sperare che Kaede arrivasse a
marcarlo.
Alle volte, bisognava essere un pochino più indipendenti e
Jin lo era solo da
fuori area; buttato nella mischia non era capace di difesa e lo
sapevano un po’
tutti.
- Problemi? – Gli
chiese proprio Jin, mentre gli si sedeva vicino.
Sendo lo fissò,
sorridendo – No, vagavo con la testa.
- Pensavo di
chiedere ad Akagi di farmi giocare da fuori area, sarei più
utile… - annunciò
la Guardia, sorridendo. – Dopotutto, faccio schifo in difesa!
– Esclamò, senza
particolarmente risentirsi della cosa.
Sendo annuì:
sapeva che era un grande osservatore, Maki gliene aveva accennato una
volta.
Stava per rispondere quando un asciugamano si abbatté in
testa a Jin, seguito
dall’allegra Volpe, attaccata alla bottiglia.
- Buona idea –
gli disse. – Dopotutto il drogato dovrà pur far
qualcosa.
Guardando come
quei due lo fissavano, ossia con due sorrisoni da carie, come a dire
“Complimenti! Sei umano anche tu”, decise di
defilarsi alla velocità della luce
e atterrò dalle parti del Teppista, che tanto non
c’era pericolo che lo
riempisse di complimenti.
Intanto Akagi e
Fujima confabulavano e, a quanto pareva, arrivarono alla stessa
considerazione
di loro tre, perché dissero a Jin di fare come suo solito. E
si ritornava al
gioco di squadra tra ali. Dai suoi due metri di distanza, Sendo gli
rivolse un
ghigno e la Volpe si chiese cosa diavolo avesse bevuto, per inserirsi
in quella
dannata discussione.
Pensieri che
durarono tre secondi, visto che la Scimmia imbecille gli
arrivò sulla testa
ululando.
- Chepalle! – Se
ne uscì. – Si può sapere che vuoi?
- Volpe, io ti
devo ancora un paio di pugni per il tuo comportamento da viscido
egoista – gli
fece sapere.
Rukawa batté le
palpebre, non afferrando – Hn. E quindi?
Quello si colpì
il petto, con la sua migliore espressione da babbuino serio e
annunciò – Ma
nella mia immensa bontà ho deciso di sospendere la punizione
a dopo la finale,
quindi posso darti i miei preziosi consigli.
Stava per
scoppiargli a ridere in faccia sul serio. La Volpe sbuffò,
poi lo mandò a
sbattere muso a terra – E che diavolo dovrei farci con i tuoi
consigli da
mentecatto?
Mentre si spaccavano le palle a vicenda, gli altri tornarono in campo e
Akagi
dovette trascinarselo per i capelli, mentre quello squilibrato
continuava a
sbraitare.
- Akagi! – Maki
passò al allegramente al Capitano che cominciò a
correre verso canestro,
marcato a pelle da quel dannato. Si fermò giusto in mezzo al
campo, quando Isao
gli spalanco le due pale che aveva per braccia sotto al naso. Akagi
sbuffò,
guardandosi intorno: Sendo era libero. Provò un
po’ di finte, già sapendo che
tanto erano inutili, poi decise di sfondare e a quel punto si poteva
tranquillamente parlare di sumo. Poi accadde qualcosa e
l’arbitro segnò un
fallo. Un suo fallo.
- Che…? –
Mugugnò, fissando l’arbitro come se volesse dargli
fuoco.
- ah-ah-ah, Take
non è da te! – Se ne uscì quel Caino,
mentre Akagi si schiaffava una mano in
faccia per la disperazione.
- Lo sai che non
faccio falli, idiota – gli ringhiò contro e, per
tutta risposa, quello rise –
Lo so! Ma se l’arbitro è orbo come una talpa mica
è colpa mia… - rimbrottò, mentre
si avviava saltellando all’aria di tiro. Intanto, mezza
panchina era morta e
carbonizzata da un fulmine che gli si era schiantato contro.
- Ehi, Gori che
diavolo combini! – Urlò il Teppista, tutto preso
dalla situazione.
- Guarda che non
ha fatto fallo… - provò tanto per dire Miyagi, ma
la voce dello zoo lo
sommerse.
-Ma che Capitano
idiota… - sibilò Kiyota, prima di vedersi
spaccare la testa in due da Ayako.
Poi la perla.
- Aha! Neanche io
faccio falli così stupidi! –
S’indignò il re dei falli e delle espulsioni,
nonché mentecatto dei mentecatti.
- Hanamichi, ti
ricordo che l’ultima volta hai fatto un errore di passi!
Anche un
bambino lo sa che non si fanno più di tre passi! –
Ringhiò Mitsui, che proprio
non gli andava giù una dimostrazione così gioiosa
di ottusità umana.
- Vaffanculo,
Baciapiselli. - Chiuse
il discorso la
Scimmia Rossa, che tanto non sapeva che cavolo rispondergli.
E anche il campo
poteva tranquillamente sorbirsi i loro discorsi cretini, visto che
urlavano
come rimbambiti; ebbero la fantastica visione di Akagi che quasi
cambiava rotta
di tiro, per schiaffare la palla in piena fronte a
quell’imbecille cronico.
Alla fine, giusto perché avrebbero potuto vagamente
incazzarsi, decise invece
di tirare a Rukawa che, dopo una breve lotta con Seiji,
segnò. Alla faccia
dello scimpanzé rosso lì, che fumava come una
teiera.
Erano 56 a 50 per
loro. Alla fine era come se giocassero in tre, visto che Capitano e
Capitano
due erano fuori gioco; Aki, con la sua buona dose
d’inesperienza, faceva sudare
Maki che i ritrovava a rincorrerlo su e giù per il campo.
Isao e Akagi non
staccavano il delicato piedino dal pavimento e da brave statue di cera
se la
giocavano di occhiate infuocate.
All’ennesimo
lanciò di Sendo, che finalmente prendeva aria, gli Icha
chiesero time out e la
terra tremò: l’omino della panchina nero-rossa,
che poi era il loro sostituto
allenatore, se ne stava particolarmente terrorizzato sotto al naso di
quel
mostro di allenatore di Kendo, che a quanto pareva era arrivato in
ritardo.
Akagi notò un vago accenno di tic isterico di Isao;
sospirò e gli menò una
pacca d’incoraggiamento – Sei sopravvivi, ci
vediamo dopo.
- Se – mugugnò
quello, avviandosi a passo militare fuori dal campo.
- Ragaz-
- Shh.
Akagi inarcò un
sopracciglio, guardando Mitsui – Ma che…?
- Shh! Gori,
chiudi quel forno! – Rimbrottò Hanamichi.
Lui e quegli
altri tre dementi seguivano uno spettacolo. Precisamente, speravano di
vedere
la delicata spada di legno di quell’Essere, spiaccicata in
testa ad uno di quei
mostri mielosi. Se ne stavano spalmati, manco in un cinema, addirittura
mangiando qualche schifezza, che ovviamente erano proibite nelle
panchine.
- Cretini… -
sbuffò il Capitano e ormai senxa manco tanta convinzione,
mentre si trascinava
verso Maki.
- Dici che con
Kendo ci cambia qualcosa? – Chiese il Playmaker, tuffandosi
sotto
l’asciugamano. Akagi scrollò le spalle –
Forse.
- Dipende quante
cose brutte e cattive tirerà fuori – fece Sendo,
appiccicandosi all’acqua.
- Dirà di rompere
le scatole a lui – mugugnò Rukawa, indicando Jin.
– Dopotutto è da solo e se lo
attaccano, sanno che ha difficoltà.
Le solite riserve
sceme sputarono tutta l’acqua che avevano ingurgitato,
spetesciandosi al suolo
dal ridere.
- Volpe, hai il
tatto di un ippopotamo! – Ululò il Teppista,
tenendosi un fianco.
- Ma fai pena! –
Disse Mr. Sensibilità del Kainan, sputando cibo.
- Tu invece fai
schifo, imbecille! – Grugnì Akagi, minacciandolo
di tagliargli il pagliaio che
si teneva per capelli e tutti i peli del corpo, se non si decideva a
pulire.
Jin, povero lui
che probabilmente aveva capito la metà degli eventi di
quell’ultimo secondo, si
schiarì la gola – Già –
commentò, per poi mettersi a bere.
Ormai era anche
inutile guardarlo come se fosse stato un alieno di qualche galassia
sconosciuta. Era chiaro e cristallino come il Sole che non era
perfettamente in
quadro, così evitarono tutti di aggiungere qualche
stronzata. A parte i versi
da animali delle quattro mascotte.
Tornarono in campo con il vago dubbio
che
qualcosa fosse cambiato; dubbio che diventò certezza
assoluta, quando Rukawa
quasi precipitò al suolo, mentre Kaoru gli fregava la palla.
A quel punto, la
Volpe fissò istintivamente la panchina degli Icha, dove la
statua di sala
incombeva su quelle povere anime dannate. Imprecando e maledicendo
tutte le
spade di kendo, si avviò correndo verso la metà
campo.
- Bel tuffo – gli
tirò dietro Sendo, mentre andava a fermare il solito Seiji
che saltellava qua e
là.
- Vaffanculo –
gli replicò, nero come la morte, prima di ritrovarsi la pala
tra le mani; batté
le palpebre e si guardò intorno: si era perso un paio di
passaggi.
- Muoviti idiota!
– Gli gridò da terre lontane Akagi, e si
affrettò verso il canestro, dopo Kita
lo aspettava a braccia aperte. Dopo averlo buttato per aria,
saltò per beccare
quel dannato buco, ma niente. Una manina gliela colpì di
dietro e la dannata
scivolò via, rotolando felice verso il bordo.
Oh che bello, Aki
era tornato tra i vivi. Rukawa inarcò un sopracciglio,
guardando Maki, che
sembrava un pelo perplesso. In pratica, si era ritrovato sia Seiji che
Kita a
rompergli le palle, mentre Aki se l’era svignata a
fracassarle a lui.
Bene, la presenza
del loro allenatore faceva molto, molto male.
La palla era
comunque la loro, così Sendo la tirò a Maki che,
se proprio non doveva occuparsi
di Aki, tanto valeva facesse qualcos’altro. Tipo giocare,
giusto per fare un
esempio.
Si smarcò
facilmente, segnando altri due punti. Cinquantotto a cinquanta.
Hanamichi guardò
il tabellone e sbuffò – Stiamo vincendo.
Il Teppista alzò
gli occhi al cielo, sentendo puzza di bruciato –
Ehmbé?
- Hai idea di come ci fracasseranno i coglioni per mesi, dopo aver
vinto? –
Mugugnò allora e quello fece la solita faccia di quando se
n’è inventava un’altra.
- Non vorrei aver
sprecato una settimana del mio prezioso tempo per vederli affogare,
Scimmia.
La Scimmia in
questione, grugnì di nuovo e tornò a fissare il
campo: sperava quasi
perdessero. Se avessero perso, sarebbero stati troppo avviliti per fare
altro.
Sarebbero stati buoni per un po’, soprattutto quel maniaco
megalomane e fanatico
della Volpe. Rimase immerso nel suo nulla totale per un po’ e
quando si ricollegò
il cervello la folla sbraitava come un pollaio, Akagi sembrava
incazzato nero
e, guarda caso, proprio la Volpe era schiantato. E dire che lui non gli
aveva
mandato maledizioni, non quella volta almeno.
Isao guardò Aki
come una sorta di riflesso incondizionato, ma il cosetto
scrollò le spalle con nonchalance
– Io manco lo marcavo – disse, senza che il
Capitano dicesse niente.
- Io la chiamo
coda di paglia – fece Kaoru, prima di ritrovarsi un medio
piazzato in faccia.
Rukawa si alzò,
con l’osso sacro in frantumi e dopo versi e mugugni da uomo
di Neanderthal,
tornò al suo posto. Quell’Aki anche a distanza ci
coglieva! Oppure, erano i
gufamenti dell’idiota. Tirò dalla linea dei due,
centrando tutti e due i
canestri e ricominciarono. A quel punto, la palla ce l’aveva
Sendo che colse
troppo tardi uno strano spostamento d’aria; Seiji gli si
appiccicò come colla,
colpendogli la palla tra le mani che finì in braccio ad Aki.
Il
Fantasma
scattò a canestro, mentre Sendo già lo
rincorreva. Lo bloccò proprio sotto
canestro, dove Aki cercò di staccarlo, spostandosi a
sinistra.
- Non passi… -
sussurrò il Porcospino, più a se stesso che a
lui, poi quello fece una mezza
giravolta e lanciò ad Isao.
Un paio di
palleggi e fu chiaro che Akagi non aveva intenzione di mollare,
perché erano
entrambi assolutamente esausti e perfettamente pari.
- Cazzo, Take,
spostati! – Sbottò Isao e l’altro rise
– Va al diavolo!
Mentre palleggiava
con la destra, il Centro lo spingeva con la sinistra ma spostare Akagi
che era
due per tre come un armadio, non era esattamente uno scherzo. Intanto
lui
cercava di colpirgli la palla, ma Isao la teneva bella chiusa tra le
mani. Ma quando
passò troppo tempo e rischiava il fallo tecnico, Isao
riuscì a passarla a Kaoru
che, battendo Rukawa sul colpo, tirò dalla linea dei tre.
Eppure non c’era
problema: continuavano ad avere sette punti di distacco.
E il Dio del
basket doveva tenerli proprio di traverso, perché da allora
non segnarono.
Niente, nemmeno un mi serissimo tiro da uno.
Aki, che ormai
era partito per la tangente, si infilava nei buchi più
impensati, fregando così
spesso Sendo, che tutti cominciarono a temere gli fosse scivolata
qualche
rotella dal cervello; mentre Kaoru veniva abbastanza limitato da
quell’altro
piantagrane. I due Capitani, poi, se li potevano scordare, visto che
ogni volta
si equilibravano. Così finiva che, ogni santissima volta,
dovevano passare per evitare
il fallo tecnico. All’ennesima volta, Akagi passò
a Maki che si ritrovò a
sbuffare come un toro inferocito; si avviò come uno zombie
verso canestro,
lanciando da due. La palla colpì furiosamente il tabellone e
partirono tutti
alla carica del rimbalzo che fu preso da Sendo che passò a
Jin. Inutile, lui di
tenersi una palla diretta proprio non se ne parlava quel giorno. Jin,
dal canto
suo, forte della solitudine dell’area dei tre,
tirò ma il vento dello Stadio
non andava a suo favore. Perché erano i colpi
d’aria se all’improvviso
sbagliavano tutti i tiri vero?
A sentire i
cerebrolesi che si distruggevano le coronarie dalla panchina, no. Erano
loro
che stavano crepando sotto ai loro occhi e non si davano una smossa.
Reprimendo
il desiderio di lanciarsi verso la panchina e atterrarli, Akagi
saltò al
rimbalzo e quasi abbatté Rukawa, quando gli passò
la palla.
- Scusa – gli ringhiò,
mentre lanciava segnali fumo dalle orecchie tipo “mollatela o
vengo la e vi
frantumo il cranio”.
La Volpe, impermeabile
agli insulti, saltellò verso canestro lanciando
un’occhiata da mezzogiorno di
fuoco a quel Tappetto rompiballe di Aki Haranobu. Represse il desiderio
di
ringhiargli qualcosa e, soprattutto, di tirargliela in faccia la palla,
e… si
fece fregare.
Aki gli portò via
la palla manco stesse giocando con un bambino e andò a
segnare da due, come se
il campo fosse vuoto.
Cazzo, avevano
giocato meglio i ragazzini di quel centro giovanile. Dopo aver
aspettato che
Akagi si svuotasse di ogni maledizione possibile, starnazzandogli in
testa,
Fujima chiamò il time out. L’ultimo.
Spalmandosi
in
panchina sospirando, si resero conto di avere una tensione che non
avevano
nemmeno sospettato, ma che aleggiava su di loro come nebbia.
- Cazzo… - mormorò
Sendo, cercando di staccarsi un braccio con lo stretching.
- State facendo
schifo.
E amen. Era
giusto quello che volevano sentirsi dire. Kiyota si ingoiò
la lingua, quando
tutti i titolari lo fissarono con un diavolo per capello e
l’aria assassina, ma
Scimmia e resto dello zoo gli diedero retta. Ovviamente, non che uno
dei
titolari facesse almeno finta di sentirli, però Akagi decise
che era troppo stanco
per lasciarli fare. Cominciò a snocciolare il suo repertorio
di torture varie,
mentre gli altri discutevano sul fatto che, senza ombra di dubbio, era
il Signor
Kendo lì che stracciava le palle. Potevano organizzare un
raid punitivo,
rapirlo e incollarlo agli spogliatoi. Anche la sua squadra ne sarebbe
stata
felice, ne erano sicuri.
All’ennesimo
fischio, si strascicarono in campo, grugnendo e ringhiando, mandandosi
al
macello.
Gli ultimi minuti
di gioco, infatti, furono un massacro. Ormai non si sapeva nemmeno
più dove
andasse a parare la partita, tanto che l’arbitro si
dimenticò pure di fischiare
un paio di falli avvenuti così per caso. Erano assolutamente
spompati e quasi
si cavavano gli occhi, invece di mirare alla palla.
Agli ultimi
minuti di gioco erano 75 a 79 per l’Ichihara.
- Capo! – Seiji lanciò
la palla a Isao che, girandosi, si ritrovò Akagi piazzato
sotto la naso,
praticamente abbarbicato a lui.
Ormai la folla
urlava a squarciagola e il tabellone indicava dieci minuti. Anche le
mascotte
avevano deciso di utilizzare le gambe e impalarsi in piedi,
incitandoli. Con un
passo acrobatico che sapeva di disperazione, Rukawa gli
fregò la palla,
passando da quelle parti, e corse verso il canestro.
- Cazzo, segna
Volpe… - mugugnò la Scimmia, cercando di
inviargli i suoi pensieri per via
aerea. Accanto a lui, Tappetto e Teppista fissavano la Volpe, come se
volessero
penetrargli la scatola cranica.
Rukawa si smarcò
da Kita, pensando velocemente: ci voleva un tiro da tre. Jin doveva
fare un
altro miracolo. Lo cercò con lo sguardo e gli
lanciò la palla. Un tiro preciso
e pulito che andò a segno, ma Aki Haranobu si
piazzò in mezzo, marcandolo
stretto. E Jin faceva schifo con le marcature, figuriamoci con quello
là.
Tra la sua mezza
decisione di intromettersi, Jin che non riusciva a passare a Sendo,
Akagi
bloccato praticamente da Isao, il tempo trascorreva.
- Cazzo, Santone
passa la palla! – Gridò Hanamichi, ormai fuori di
sé dall’energia repressa.
Voleva andare in campo, strappargli la palla e buttarla dentro.
Jin si spostò sulla
destra, poi fintò verso sinistra, prendendo un po’
d’aria e riuscendo a passare
a Sendo che volò verso canestro.
Magari una bella
ripresa all’ultimo secondo, tipo film, ci stava bene. Per una
finale.
Si smarcò da Kita
e tirò sulla linea, sperando nella famosa stella.
Quando l’arbitro
fischiò e, un attimo dopo, la palla finì dentro,
lo stadio si paralizzò.
Era dentro. Era
fuori.
No, aspettate,
era entrata?
Come se qualcuno
avesse schiacciato il sonoro, tutti cominciarono a gridare
contemporaneamente,
i dementi si accasciarono sulla panchina, gemendo; Isao
ghignò e la marea
rosso-nero scoppiò in boati da stadio.
No, decisamente non
potevano aver preso così bene la sconfitta.
Come per una
conferma, si girarono tutti i titolari ad un sol uomo verso il
tabellone: 75 a
79 per l’Ichihara. Sendo sospirò, Jin si
spalmò a terra, colto probabilmente da
infarto, e Rukawa imprecò. A lui, che non si era manco
girato perché l’aveva
già capito, veniva da ridere, invece.
La palla era
finita dentro, ma in ritardo. Insomma bravi, ma lenti.
Non era
esattamente il suo modo preferito di finire una partita.
Akagi sospirò,
poi guardò Isao – Complimenti.
Quello, che si
stava facendo stritolare dalle sue due Ali, gli sorrise –
E’ stato un colpo di
fortuna, Takenori. Un vero colpo di fortuna.
Considerando che
Isao non se la menava a vantarsi quando era necessario, gli
credé. Si
scambiarono una pacca, due nomignoli affettuosi e Akagi andò
a farsi massacrare
dalle sue riserve.
Fortuna delle
fortune, se ne stavano in silenzio. La Scimmia cianciava con Jin, che
manco se
lo filava di striscio, ma gli altri niente, non gli rivolsero nemmeno
un
piccolissimo insulto. Si sentiva quasi indignato dalla cosa.
Il Teppista fissò
i titolari, poi annunciò – Beh, per essere bravini
siete stati una buona
squadra.
- Vaffanculo! – Gli
rispose amenamente il Gorilla.
- Si dai, ve la
siete cavata… - ghignò il Tappetto, tanto per
fargli girare le palle.
Hanamichi gli
saltellò di fronte, col suo solito ghigno psicotico, poi gli
passò un braccio
al collo. Due erano le cose: o voleva strozzarlo o una roba simile.
- Che vuoi? – Gli
ringhiò, allegro e felice come una Pasqua.
- Gori, tu sei il
miglior Capitano che abbia mai visto – gli fece quello, a
tradimento, e Akagi
pensò seriamente di essere stato scaraventato in un altro
mondo.
No, doveva essere
morto e finito all’inferno.
Poi vide gli
altri che annuivano e Rukawa che lo fissava.
- Beh. Ha ragione
– mugugnò la Volpe, come se qualche parola in
più potesse ucciderlo, e lui le
sentì.
Qualcosa di caldo
che gli colava dagli occhi; ma non erano lacrime, sicuramente.
N/A
Bene.
Mi
dispiace ancora per il ritardo, ma come
vedete è un capitolo lungo.
Questa è il terzo giorno che dico che avrei
terminato questo capitolo prima; ed eccomi qui, per la terza volta alle
due di
notte.
Questo capitolo è meno divertente degli
altri, meno interessante, meno bello.
Io l’ho visto così, almeno.
Chiedo perdono in anticipo per questo e
prometto che il perdono arriverà.
Questa è la prima long fiction che sta per
concludersi. Concludersi veramente, con una trama (anche se magari non
delle
migliori), dei personaggi che ho reso miei in qualche modo.
Spero che vi piaccia, che vi piaccia davvero
e che la sentiate. Perché io l’ho sentita, ogni
volta che mi ha rotto le
scatole con le ore tarde e ogni volta che sceglievo un nuovo capitolo
allo
studio.
E’ il penultimo ragazzi.
Non mi interessa se abbiate o meno
intenzione di recensire, né che mettiate la storia nei
preferiti. Davvero non è
un numero che mi interessa.
Ma spero che abbiate riso.
Ok,
prima che mi metta a “zampillare lacrime
come un Gargoyle” (come
direbbe la cara
Luciana XD), rispondo alle recensioni:
Beh, qui non c’è molto Sendo/Kaede devo
dire…
spiacente, ma Hana e Kaede sono Hana e Kaede. Il prossimo
sarà molto più
introspettivo, avverto.
Anzi, solo introspettivo quasi.
Mi spiace se le recensioni sembrano stanche,
ma è da tre giorni che faccio le due per finire! XD
Grazie
ancora a tutte quelle povere anime
dannate che l’hanno aggiunta ai preferiti!
Aiutate il mio cuore vanitoso! XD
Grazie,
ancora. <3
All’ultimo
capitolo: Sogni.