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Autore: Rorschach D Wolfwood    03/07/2016    3 recensioni
La città dei sogni di qualunque animale, la bellezza, la maschera dietro la quale si cela la verità: un letamaio che non aveva conosciuto nè pietà nè bontà.
Ispirato dal fumetto Blacksad, la storia di una giovane volpe solitaria dal carattere chiuso e senza alcuna speranza in un futuro migliore, un incontro inaspettato, uno spiraglio di luce in una spirale di eventi oscuri.
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Furry
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6- Ti va di uscire con me? 
 
 
" E insomma, Carotina.. Ti-ti va di uscire con me?" 
La domanda abbandonò pesantemente la mia bocca come il respiro che avevo raccolto prima di formularla. 
Le zampe erano aggrappate al tavolo - sotto, più precisamente- con tutte le unghie, le quali sembravano sprofondare nel legno del tavolino, mentre nel mio orecchio rimbombava un suono ovattato ma fin troppo potente, incessante, tuonante, il suono di qualcosa che pulsa e sembra crescere, e crescere, e crescere sempre di più, finchè non scoppia. E poco ci mancò perchè scoppiasse davvero!
Lei mi fissò con gli occhi spalancati, il gelato ad appena 2 centimetri dalla boccuccia che, tra qualche tempo, avrei iniziato a desiderare come la dose giornaliera di droga. 
Se per un qualche strano e casuale motivo finissi indietro nel tempo, in quel preciso istante, spingerei me stesso sul tavolino solo per poter chiudere quella bocca con la mia..
Ma comunque, prima di arrivare a questo ne sono successe di cose. Che ovviamente racconterò.
 
 
 
-Corri! Corri! Corri!
Perchè devo correre? Dove devo andare? Sto forse scappando? Da cosa sto scappando?-
Sono nudo. In una foresta povera, morta. Alberi spogli e schleletrici e piegati come se cercassero di toccare il terreno. Perchè mai dovrebbero? Quel terreno non ha un filo d'erba, un fiore, una piccola macchia verde. Solo sassolini e polvere scura che mi entra nelle narici ogni volta che la calpesto. Non so dove mi porta questa strada, so solo che devo scappare. 
Ma da cosa sto fuggendo?
Il sudore mi solca la fronte e le guance, il mio respiro si disperde nell'aria morta che aleggia in quella foresta, le mie orecchie vengono distrutte da un rombo, un suono lontano indistinto che sento avvicinarsi sempre di più. E più si avvicina, più quel suono somiglia a qualcosa di pesante che si avvicina a gran velocità, calpestando il terreno mosso da qualcosa che gli da una forza spaventosa. 
La foresta non si decide a finire. Più corro, più prosegue. Gli alberi si fanno sempre più bassi e sempre più scuri. I rami mi finiscono addosso, mi graffiano il muso, il petto, le zampe. 
Chiudo gli occhi.
Non so come, la foresta intorno a me svanisce. Sento altri rumori, versi macabri che, comunque, mi spingono ad avvicinarmi per scoprire da dove provengono. E lì lo vedo... 
Lui sta lì, seduto in una pozza di sangue, il pelo rosso e corto copre a malapena un corpo magro e scheletrico sul quale ogni singolo osso è disegnato con una perfezione impressionante, come se fosse opera di un grande artista rinascimentale. 
Dietro di lui, il sangue continua a schizzare e gocciolare a terra. Credo di intravedere un orecchio, un lungo orecchio grigio. Mi avvicino il più lentamente possibile, ma lui si volta. E vedo il suo orrendo muso. E' quello di una volpe dal muso scarnificato che mi ricorda vagamente il mio, e con gli occhi gialli e i denti appuntiti e storti. 
Tento di indietreggiare ma sento la presenza che mi inseguiva nella foresta. Mi piomba dietro con la stessa potenza di una frana; una figura completamente nera, dalla mole imponente e che somiglia al tizio descritto da Manches. Quasi non sembra accorgersi di me, tanto che corre direttamente verso "la mia versione scheletrica" urlando e agitando le braccia-
 
 
 
Sobbalzai con uno scatto che fece volare ogni goccia di sudore della quale il mio corpo era impregnato. Respiravo affannosamente, come se fossi reduce da una corsa interminabile. Una vera, però. Scossi la testa e mi passai una zampa sulla fronte per asciugare il sudore, mentre il mio respiro, lentamente, iniziava a placarsi. - Chissà se Finnick mi aveva sentito. Nah, probabilmente era beato nel mondo dei sogni, e anche se fosse, non si sarebbe scomodato- 
Abbandonai il lenzuolo impregnato dell'odore di volpe bagnata, l'equivalente dell'odore di un cane bagnato, e mi diressi al bagno. Un bagno di modeste dimensioni, adatto a due sole persone, dal pavimento tappezzato di mattonelle che una volta erano verdi, ora sembravano color muffa - anche se di muffa non ce n'era!- , un lavandino con sopra uno specchio, al quale mancava un pezzetto, un water e una doccia. 
La classica casa di noi disadattati, insomma.
Mi lavai il muso e mi guardai allo specchio. Un'immagine fin troppo familiare; una volpe alta un metro e 82, dal pelo rosso arruffato e mezzo brizzolato che copriva un fisico asciutto e robusto. Non muscoloso e definito come gli attori del cinema, ma nemmeno mingherlino!
Non so perchè ma rimasi tipo 5 minuti a fissarmi come un ebete, ripensando al sogno e a cosa potesse significare. Beh, direi che il significato era più che ovvio; il racconto di Manches mi aveva turbato profondamente, ed essendo io un predatore, il sogno aveva identificato la mia paura in un sogno. 
Come fossi stato mosso da una mano invisibile, mi voltai verso la finestra del bagno. Era ancora notte. Mi avvicinai e scrutai il quartiere. Qualche luce era già accesa, ma sfigurava totalmente a confronto con le luci, in lontananza, dei palazzi del centro di Zootropolis, ben visibili da ogni angolo e quartiere della città.
"E chi dorme più, adesso.." Commentai tra me e me. E' una cosa che mi è sempre accaduta, se mi sveglio di notte non riesco più a riaddormentarmi. Non avendo niente da fare in casa, decisi di uscire e fare quattro passi. Non mi andava, quella volta, di indossare una camicia colorata, per cui presi una camicia nera e dei pantaloni scuri. Il tutto con un accompagnamento musicale del tutto degno di nota: il russare di Finnick che si sentiva anche con la porta chiusa..
Uscii di casa e iniziai a vagare senza meta per il quartiere. Le strade erano deserte, qualche lampione acceso, qualcuno no. Mi rilassava sempre camminare in strada da solo, solitario, senza nessuno intorno di cui sentire gli occhi accusatori addosso. Solo la piacevole compagnia di un venticello fresco che mi arruffava il pelo. Era un riflesso quotidiano ormai dover sviare ed evitare quegli sguardi, e forse anhe qualche parolaccia. 
Ma in quel momento, con quel venticello e quel silenzio quasi tombale, era come respirare la tranquillità in tutta la sua essenza. O meglio ancora, mi sentivo come se la tranquillità mi stesse accompagnando. La tranquillità durò un paio d'ore abbondanti, durante le quali girai completamente a caso, arrivando alla stazione centrale della città, sulla quale sovrastava il mega schermo che, più avanti, avrebbe mostrato Gazelle accogliere i nuovi arrivati. O i classici viaggiatori che rientravano a Zootropolis. I lampioni si spensero e non molto dopo, le strade iniziarono ad essere popolate di macchine, e i marciapiedi di animali che si recavano a lavoro, e altri che, non avendo niente da fare ancor meno di me, aspettavano l'apertura dei centri commerciali e grandi magazzini. 
Ma che cavolo ci vanno a fare lì di mattina presto?
 
Senza neanche rendermene conto, mi ritrovai di fronte la centrale di polizia. 
- Chissà se la Carotina è già dentro..- mugugnai tra me e me. Per saperlo sarebbe bastato salire gli scalini, aprire la porta, trovarmi nel grande salone e cercarla. Dopo aver chiesto dove poterla trovare, in quel mezzo labirinto. Un piede calpestò il primo gradino, e il mio corpo buttato in avanti avrebbe lasciava intendere, a chiunque mi avesse visto, che mi stavo avviando verso l'ingresso. Ma desistetti. Tornai sui miei passi. In fondo perchè mai avrei dovuto cercarla? Cioè, se l'avessi fatto non sarebbe sembrato... Strano? In fin dei conti l'ho solo aiutata con un caso, ancora irrisolto, ma non per questo avrei dovuto iniziare chissà cosa. Giusto?
Ma anche se fosse stato per motivi che potete facilmente immaginare.. Quali possibilità avrei potuto avere? Insomma, era impossibile che uno come me potesse piacere a una come lei. Anche perchè io non sono mai piaciuto a nessuno. Nemmeno a mio padre...
Per di più.. Un truffatore e una poliziotta?
Mi lasciai la centrale alle spalle e mi avviai verso strade e marciapiedi più affollati, e tanto per svagarmi, iniziai a "urtare accidentalmente" qualche animale, portandomi via almeno una cinquantina di dollari. O forse di più. Poi mi ricordai che dovevo passare a riscuotere per Mr. Big. Imboccai una stradina adiacente ad un piccolo ristorante gestito da due vecchi bovini, e una puzzola, un giovanotto loro nuovo aiutante, ormai in attività da anni ma comunque ancora frequentato. La giovane puzzola aveva chiesto un prestito di 200 dollari, e il debito non era ancora stato saldato. La stradina conduceva alla porta di servizio, aperta la quale si entrava in cucina. Mi appostai contro il muro ed attesi che il giovanotto uscisse per buttare la mondezza. Un quarto d'ora dopo, eccolo lì, con indosso un grembiule bianco e in mano due enormi sacchi neri, diretto verso il cassonetto. Aspettai che desse le spalle, poi mi avvicinai, ma lui si volse prima del previsto e mi vide. Lasciò cadere i sacchi e tentò di fuggire, ma non riuscì ad uscire dal vicolo che lo afferrai per il colletto della maglia e lo sbattei contro il cassonetto. 
"Lo sai cosa voglio, vero?" Usai il tono più minaccioso che riuscii a tirar fuori, la bocca ben spalancata per poter mostrare i denti. - Probabilmente avrebbe funzionato di più se fossi stato un lupo, perchè, diciamocelo, una volpe non può essere molto minacciosa-
La puzzola annuì e cominciò a balbettare il classico "non farmi del male, ti prego!" piagnucolando come un cucciolo.
"Mr. Big vuole i 200 adesso, s'è stancato di aspettare. E dice che se non ce li hai devo romperti il braccio. Quindi, cosa facciamo? Preferisci pagare o farti qualche giorno di vacanza da lavoro?"
"L-lo so ma ti prego, dammi ancora un po' di tempo.. I-io non.."
"Senti, bello, devo ricordarti che io sono un predatore? Devo ricordarti cosa posso farti se mi arrabbio sul serio?  Lo sai che razza di mondo è questo, no? Allora con me l'inseguimento non funziona!" 
La fronte e il muso della puzzola iniziarono ad essere rigate da pesanti perle di sudore che scendevano quasi incessantemente, la bocca tremò e gli occhi divennero lucidi. Con stizza, lasciai il colletto della camicia del giovanotto, agitando la zampa come a dire "forza, dammi i soldi". La puzzola, infine, si convinse. 
Ma qualcosa non andava.
"Questi sono..130!" Il silenzio da parte della puzzola "Bello, tu sei ancora sotto di 70 dollari... Che dovrei fare ora, secondo te?" Gli chiesi minacciosamente alludendo al braccio. Mr. Big lo diceva sempre, "se non pagano, rompigli il braccio!"
La puzzola si mise in ginocchio e mi pregò di non fargli del male, ma io gli ripetei che avrebbe dovuto aspettarselo. Chiunque riceveva un prestito da parte del boss di Tundra Town sapeva benissimo a cosa sarebbe andato incontro in caso di mancato debito saldato. Il suo piagnucolare mi innervosì tanto che lo colpii violentemente sul muso, facendolo cadere tra i sacchi della mondezza accatastati ai piedi del cassonetto. Lo immobilizzai calpestandogli il braccio, poi mi ritrovai sul punto di romperglielo e dargli la lezione che avrei dovuto dargli. Ma..
Non so per quale motivo non lo feci. Trasgredire agli ordini di Mr. Big non era consigliabile a nessuno, nemmeno all'animale che ti stava più sulle scatole, eppure Mi ritrovai combattuto sul da farsi. Quel giovane doveva capire cosa significava rispettare un patto, ma allo stesso tempo, il pensiero che quel giovane avesse bisogno del braccio per lavorare, non entrerò nei dettagli, ma di soldi ne aveva bisogno - ricordate che so tutto di tutti gli abitanti, no?- 
Alla fine presi i soldi e me ne andai. Non senza avergli prima intimato che la prossima volta non sarei stato così morbido con lui. 
Scossi la testa. Chissà cosa mi sarebbe successo..
Bah, in fin dei conti, se da giovane sono riuscito a sopportare un pestaggio per uno scherzo spudorato come un tappeto di chiappe di puzzola, perchè da adulto avrei dovuto preoccuparmi?
 
 
 
Verso le 2 del pomeriggio mi ritrovai di nuovo nei pressi della centrale di polizia. Più precisamente mi ritrovai nel mezzo della piazza sulla quale la centrale si affacciava la centrale. Trovai una panchina e mi sedetti, o meglio mi spaparanzai con totale noncuranza del fatto che i presenti potessero notarmi. Chiusi gli occhi e mi rilassai, cadendo nel vuoto e nella pace più totale. Per almeno 10 secondi. 
"Ma guardati, sempre in giro a bighellonare e non fare niente. Non ce l'hai un lavoro?" Tuonò una voce molto familiare. 
Sbuffai perchè sapevo benissimo di chi fosse. Aprii gli occhi e notai davanti a me una grossa tigre con un'espressione sarcastica e un sorrisetto da sornione stampati sul muso, e il corpo felino striato chiuso in una divisa da poliziotto. 
"Thomas McClaws!" Risposi io con fare allegro e ironico.  "Beh, potrei rifilare la stessa domanda a te. Non ce l'hai un lavoro?"
Thomas scoppiò in una fragorosa risata. "Esatto, ma a differenza di te io sono andato in pausa, non ho marinato il lavoro. Tu, invece, cosa ci fai in giro?"
"Mah, sai com'è.." Continuai io "Cerco di scoprire per quale motivo sono stato messo al mondo. Il senso della mia vita, insomma"
- Forse è il caso di spiegarvi chi fosse Thomas: semplicemente l'agente che mi lasciò andare il giorno in cui venni rinchiuso in cella insieme a Duke Donnolesi per aver causato un po' di "movimento" per le strade della città. Anche lui, se vi ricordate, aveva intimità con Mr. Big. Infatti era proprio lui a dare a Thomas gli stupefacenti di cui ogni tanto faceva uso. Si, Thomas era praticamente un drogato, ma stranamente, per voi tanto quanto per me, non uno di quelli per cui la droga è la vita. Thomas ne faceva uso ogni tanto, e non era mai caduto nella dipendenza. Non chiedetemi come ci riuscì, non me l'ha mai detto. So tutto di tutti, ma questa è forse l'unica cosa che davvero non so-.
Tornando a noi; 
"Tommy caro, ho notato che da un po' non fai più richieste di tu- sai- cosa.. Come mai? Ti sei forse ripulito?"
Thomas sospirò con aria nostalgica. 
"Sai che c'è, amico" Rispose lui "Ero sicuro di poter tenere la roba nascosta nel mio ufficio. Quello era il mio tempio, e nessuno aveva il permesso di entrarci. Tranne Bogo. Un posto per nascondere tutto l'avevo, ma ormai con quella nuova collega.."
"Nuova collega?"
"Si, quella famosa prima coniglietta sbirro che hanno assunto settimane fa. E' tremenda!" 
Una prima coniglietta sbirro? Stava parlando di Judy. 
"Perchè sarebbe tremenda?" - Io avrei detto tutt'altro invece che tremenda..- 
"Si, Judy Hopps! Diavolo, è peggio di un cane da guardia. E' attenta alla più piccola cosa in centrale, controlla tutto come se fiutasse la presenza di ciò che nascondo! Ho dovuto prendere tutto durante il suo giorno libero e portarlo a casa mia"
Nell'ascoltarlo, provai a trattenere le risate, ma a stento ci riuscii. Era vero, Judy era talmente amante del proprio lavoro che non si lasciava sfuggire neanche la più piccola cosa. Mi faceva sorridere immaginarla mentre agitava quel suo adorabile nasino rosa fiutando l'aria, in cerca del "tesoro nascosto" di Thomas.
"Per caso c'è oggi?" Chiesi al tigrotto. 
"Si, ma le è stato affidato un caso, un furto in un condominio a 3 isolati da qui."
- Cavolo! Se sta lavorando allora sarebbe meglio non disturbarla..-
Mi alzai dalla panchina e mi stiracchiai.  "Beh, grazie dell'informazione, amico" Dissi battendogli poi la zampa - "batti il 5" insomma- 
"Ora scusami ma devo proprio andare. Ci vediamo quando sarà, tigrotto. E attento al tuo tesoro!" 
 
Peccato. Avrei voluto fare un salto da te.
- E quanti vorrei la stessa cosa in questo momento...-
 
Quella stessa sera, sdraiato sul letto, con le zampe dietro la nuca, non feci altro che fissare il soffitto e pensare. 
Cosa stava facendo Judy in quello stesso momento? A cosa stava pensando? Magari a chi stava pensando? Aveva qualcuno a cui pensare? 
E come sarà andato il caso? L'avrà risolto? Mille domande e mille pensieri, tutti aventi lei per protagonista...
 
 
 
Due giorni passarono. 
Ero fermo davanti al primo gradino della scalinata, lo sguardo verso l'alto. In cima a quegli scalini, una piccola -raggiante, magnifica, meravigliosa- coniglietta dal pelo grigio e grandi occhi viola che, per volere forse di qualche entità sovrannaturale, si erano posati sul mio muso. Il pelo grigio sembrò risplenderle alla luce del sole, e il suo musetto.. Dio, quel musetto..
"Oh, ciao Nick, che sorpresa rivederci" 
La sua voce si insinuò nelle mie orecchie come una soave melodia composta da qualche grande musicista del passato. 
"C-ciao, Carotina" Un debole quanto imbarazzante saluto. 
La vidi scendere e raggiungermi. Sentii una parte di me tentare di allontanarmi, ma un'altra parte mi costringeva a rimanere dov'ero, per aspettarla. 
"C- che strano, ci incontriamo sempre per caso, non trovi?" Una piacevole e dolce risatina accompagnò le sue parole.
"Già, ahah. Ed è la seconda volta che ci incontriamo davanti ad uno dei posti che più ho frequentato in vita mia"
Un'altra risatina solleticò le sue labbra, ma ad essa seguì un'occhiata che lasciava intendere un "eh, chissà come mai". A quell'occhiatina, risposi affermando che non era stata quasi mai colpa mia... Qualche volta. Ma nonostante lei credo intuisse la verità, non si oppose. La sua bocca era troppo impegnate a sorridere e ridacchiare. Strano, qualsiasi altro poliziotto mi avrebbe preso e sbattuto immediatamente dentro.
"Senti, Carotina"  Vi lascio immaginare la solita occhiataccia nel sentirsi chiamare così  "Visto che, contando la prima volta al parco, ci incontriamo e parliamo sempre per caso, che ne diresti di parlare sorseggiando qualcosa?"
"... Cioè mi- mi stai chiedendo un.."
"Ah no no! Non è quello che credi tu. Ma, ecco, ho pensato che magari, visto il nostro ennesimo incontro, avremmo potuto parlare più tranquillamente e... Diciamo "ufficialmente".. No, eh?"
Una delle prime volte in cui mi sentivo imbarazzato. Sembravo un adolescente in preda alla più stupida crisi di timidezza davanti alla tipa che gli piace. Cioè, non che all'epoca mi piacesse Judy, sia chiaro! - Si, come no. Ormai l'hanno capito, idiota.-
Il responso? 
Quello stesso pomeriggio, alla fine del suo turno, io e Carotina eravamo seduti in una piccola gelateria dall'altra parte della piazza - non mi sembrava affatto il caso di portarla in un bar per chiacchierare, anche se avrei potuto assaggiare finalmente una birra degna di quel nome-. Lei prese un normale gelato, io un frullato di mirtilli, da sempre uno dei miei cibi preferiti. Da piccolo ne mangiavo in quantità, fino a ritrovarmi la lingua e la bocca completamente viola. 
Già, da piccolo, prima che tutto andasse storto...
Dato che non esisteva il gusto carota, ne prese uno alla fragola. Era divertente vederla mangiare quell'ammasso di latte congelato e colorato. Ad ogni cucchiaio si leccava i baffi tanto da sembrare una cucciola che mangiava il gelato per la prima volta. E io invece sorseggiavo un frullato con una naturalezza degna di.. Beh, di chiunque sorseggia un frullato. 
Solo quando riuscì a staccare momentaneamente gli occhi dal gelato, Carotina mi parlò.  "Nick, è successo qualcosa, per caso?"
"Come, scusa?"
"Ecco, non so se sia una mia impressione, ma hai un'aria così stanca.."
Si stava riferendo indirettamente agli incubi che mi perseguitavano da qualche giorno.  "Ah, quello? No, niente, tranquilla. E' che, da un po' di tempo ho qualche difficoltà a dormire"
"Oh, capisco.." 
"In realtà è cominciato dalla sera in cui abbiamo incontrato Manches da Mr. Big. Ho cominciato a sognare cose strane"  Sembra strano che mi stessi confidando con così tanta semplicità con una coniglietta che conoscevo da poco tempo? Beh, ripensandoci può sembrarlo, ma che posso dirvi? E' andata così.
"Beh, probabilmente ti sei solo fatto suggestionare un po' dalla storia di Manches. Voglio dire, non sarebbe nemmeno troppo strano. IN fondo, era agghiacciante il solo pensiero"  Cercava dolcemente di consolarmi. Dolce.
"Beh, più che altro il fatto che io sia... Un predatore"  Evidentemente un piccolo dettaglio a cui la Carotina non aveva pensato. Strano, di solito non le sfuggiva nulla. Ma un suo errore potevo perdonarlo. Carotina inclinò la testolina guardando in su, con fare pensieroso, picchiettandosi il mento con il cucchiaino da gelato. Attesi svariati secondi una sua risposta, ma quegli occhietti continuavano a fissare l'alto.
"Piuttosto" Interruppi il silenzio "E' stata ritrovata la macchina di Manches?"
"Mh?" 
"Ho chiesto se siete riusciti a ritrovare la macchina scomparsa. Quella che Manches guidava prima dell'aggressione"
"Ah, scusa, scusa"  Quanto era adorabile la sua momentanea sbadataggine?  "No. Purtroppo ancora niente, stiamo brancolando nel buio. Nessuno sembra neanche averla vista lontano da Tundra Town, o quanto meno una macchina simile. Nemmeno i dirupi o i fiumi hanno dato risposta. L'abbiamo cercata dappertutto" Judy sospirò rassegnata, e il suo musetto si intristì. Avrei voluto consolarla. Sedermi accanto a lei e avvolgerle le spalle con un braccio, e accarezzarla per farla sentire meglio. Ma se l'avessi fatto allora sarebbe risultato piuttosto strano. 
"Beh " Suggerii io "A questo punto, se non l'avete trovata nè in un fiume nè in un dirupo, ce l'ha chiaramente l'aggressore. Dopo averla rubata, l'avrà portata al suo nascondiglio"
"Ci ho pensato anche io" Disse lei "Ma mi fa una tale rabbia non sapere dove possa essere!" 
Il sorrisetto che la sua determinata rabbia mi provocò, ovviamente senza cattiveria, ma un sorriso affettuoso, il clima di tranquillità intorno a noi fu interrotto dallo squillo del mio cellulare. Era il signor Otterton.
 
 
 
 
 
Il dottore e gli infermieri ci lasciarono da soli. Ormai eravamo solo io, Judy e Otterton, in una piccola camera d'ospedale al diciottesimo piano dell'ospedale di Zootropolis. Una scena familiare, analoga ad una accaduta neanche troppi giorni fa. Otterton giaceva sul letto, ridotto maluccio ma ancora vivo. E per fortuna non era in pericolo di vita. 
Se l'era cavata con un paio di arti rotti, 3 costole rotte, un occhio nero e la testa fasciata. Niente di che, insomma.
La prima cosa che ci disse, non appena ci ritrovammo soli, fu che tutti gli altri erano morti. E Manches era stato portato via. 
"E' successo tutto così in fretta.. Così all'improvviso.. Non-non ho potuto fare nulla"
"Mr. Otterton, cos'è successo? Chi vi ha ridotto così?"
Otterton chiuse gli occhi e sospirò profondamente. Poi, liberò quel sospiro.
 
"Ero andato a trovare Manches per vedere come si sentisse. Era ancora pesantemente scosso dall'accaduto, e gli avevamo assegnato una scorta, una guardia personale che lo seguisse dappertutto, sperando che riuscisse a sentirsi più al sicuro. 7 orsi, scelti personalmente da Mr. Big. 
Vi sembrerà assurdo, ma appena misi piede nel Distretto Foresta Pluviale, qualcosa, istintivamente, mi avvertì che qualcosa non andava. Percepivo una brutta sensazione nell'aria"
- E' un classico, il brutto presentimento che preannuncia qualcosa di brutto-
"La porta di casa di Manches era semi aperta. Non un suono o un rumore proveniva da dentro. Mi avvicinai lentamente, e altrettanto lentamente la aprii...
Trasalii... Morti... Tutti morti... I loro corpi giacevano a terra con i crani sfondati, e il loro sangue aveva inondato il pavimento. Il loro stesso pelo bianco era diventato una massa rossa che si uniformava al rosso del pavimento... Oddio...
Tutti e 7 morti. 
Manches era contro il muro, in un angolo completamente buio della casa, ancora vivo, ma pieno di lividi. Doveva respirare a fatica. Feci per avvicinarmi, ma subito lo notai: lui era lì, accovacciato di fianco a Manches, vicino la finestra che dava sulla giungla. Si alzò in piedi e si avvicinò. Accovacciato sembrava grosso, ma in piedi... Era enorme! Corrispondeva alla descrizione fatta da Manches, ne sono sicuro! Enorme, vestito di nero e con delle braccia enormi e lunghe. Tentai di dargli le spalle e fuggire per chiamare aiuto, ma lui mi piombò davanti, e con i suoi possenti pugni mi pestò, riducendomi come mi vedete ora. L'unico motivo per cui non mi uccise, lo disse lui stesso - si, ho sentito la sua voce!- è perchè non sono un predatore pericoloso. Non come Manches, Howlingstone, o tutti gli altri che sono morti. Poi andò verso la finestra, afferrò Manches per la gola... E poi sparì. Saltò dalla finestra è sparì. 
Non ricordo più nulla, devo essere svenuto poi"
"Quindi non sa chi l'ha portata qui?" Chiese Judy. Otterton scosse lentamente la testa. 
Sapevo che Judy stava per partire con molte altre domande, ma le posai una zampa su una spalla e, con lo sguardo, le feci capire che era meglio lasciare che Otterton si riposasse.
Mi appostai contro la porta della camera, lo sguardo verso il basso e il mento coperto da una zampa. 
"Carotina, vorrei sbagliarmi, ma temo proprio che Manches.." 
Non feci in tempo a finire la frase - capita troppo spesso- che udimmo un rumore simile a qualcosa che batte contro un vetro, e l'urlo terrorizzato di Otterton. Spalancammo la porta e, di fronte a noi, la finestra non si affacciava più su Zootropolis, ma sul cadavere martoriato, insanguinato e impiccato di Manches.
   
 
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