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Autore: Chilemex    03/07/2016    7 recensioni
Cosa sarebbe successo se, nel museo di storia naturale di Zootropolis, Nick e Judy non avessero sostituito il siero di Ululatori Notturni con dei mirtilli? Cosa sarebbe successo se Bellwether avesse effettivamente sparato a Nick, riportandolo allo stato di selvaggio?
La risposte si trovano in questa one-shot, che modifica una delle scene più importanti di Zootropolis mettendo in grave pericolo entrambi i protagonisti del film ed il loro rapporto.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellwether, Judy Hopps, Nick Wilde
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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«Che cosa vuoi fare? Uccidermi?» chiese furiosamente Judy rivolta a Bellwether, dal fondo della piccola fossa in cui lei e Nick erano appena caduti, nel museo di storia naturale. Il nuovo sindaco di Zootropolis, dalla cima della fossa, tenne stretta a sé la valigetta contenente la pistola caricata con il siero di Ululatori Notturni, ed iniziò ad aprirla ridacchiando.
«Oh oh, no, certo che no» rispose quindi la pecorella, assumendo all’improvviso un’espressione minacciosa e compiaciuta, come se avesse aspettato quel momento fin dall’inizio «Lo farà lui»
Sotto agli occhi sorpresi di tutti, Bellwether impugnò la pistola e la puntò rapidamente su Nick, sparando un colpo. Questo andò a segno prima che la volpe potesse fare qualsiasi cosa, lasciando il segno sul collo di Nick e facendo cadere quest’ultimo all’indietro con un sussulto di dolore.
«No! Nick!» gridò Judy avvicinandosi subito al suo amico, il quale stava già iniziando a respirare affannosamente, incapace di parlare o di rialzarsi «Oh cavolo, no… Nick, guardami!»
Nel frattempo, Bellwether stava già mandando avanti il suo perfido piano, chiamando la polizia e dichiarando (con un tono falsamente preoccupato) che una volpe selvaggia sta attaccando l’agente Hopps al museo di storia naturale.
«No, Nick… Non farlo, resisti!» continuò disperatamente a ripetere la coniglietta, sempre più agitata di fronte a quella scena così straziante: il suo compagno di avventure e migliore amico a Zootropolis accasciato a terra, torturato e consumato dall’effetto degli Ululatori Notturni, mentre questi si preparavano a mandarlo fuori di testa come avevano fatto col signor Otterton, col signor Manchas e con tanti altri mammiferi.
«Oh, ma nessuno può resistere, sai?» si intromise Bellwether, appena terminata la sua chiamata con la polizia «Visto che i predatori sono biologicamente predisposti per essere selvaggi». Un chiaro, subdolo riferimento al tanto frainteso discorso tenuto da Judy in seguito all’arresto del sindaco Lionheart.
Prima che l’agente potesse controbattere, però, l’ansima di Nick si sostituì improvvisamente con un ringhio profondo e minaccioso. Judy lo guardò negli occhi, e questi guizzarono immediatamente verso di lei, accompagnati da un ghigno che esponeva i denti affilati della volpe. Quelli non erano più gli occhi furbi, espressivi e rilassati del Nick che lei conosceva, bensì lo sguardo di una bestia selvaggia ed assetata di sangue. L’ultimo tentativo da parte di Judy di comunicare con Nick venne immediatamente stroncato da un altro ringhio e da un primo assalto, che la coniglietta riuscì a schivare sussultando e che la costrinse ad iniziare a scappare verso un’altra zona della fossa.
Nick non aspettò un secondo prima di iniziare ad inseguirla, dimostrandosi veloce sulle quattro zampe tanto quanto Judy. Lei, cercando disperatamente di rallentarlo e guadagnare terreno (pur sapendo di esser spacciata, essendo intrappolata in quella buca), gli lanciò addosso una sagoma a forma di cerbiatto che faceva parte della decorazione di quell’area del museo. La mossa funzionò e Nick, emettendo un debole verso di dolore, si ritrovò momentaneamente a terra, permettendo a Judy di allontanarsi e rifugiarsi dietro a dei folti fili di erba finta. Intanto, Bellwether stava farfugliando qualcosa riguardante il titolo in prima pagina di un futuro giornale che avrebbe narrato la tragica morte dell’agente Hopps.
«Quindi è questo ciò che vuoi?» le chiese Judy, terrorizzata dopo aver visto che della sagoma che aveva lanciato a Nick non era rimasto altro che un mucchio di brandelli «Che le prede temano i predatori in modo da restare al potere?»
«Sì, più o meno» rispose la pecorella, apparendo quasi soddisfatta del fatto che qualcuno avesse finalmente scoperto il suo piano.
«Non funzionerà!»
«La paura funziona sempre!» Ormai non c’era più nulla di docile nel tono di voce di Bellwether «E colpirei ogni predatore di Zootropolis, se fosse necessario.»
La conversazione venne interrotta da Nick, il cui muso iniziò a comparire attraverso l’erba dietro alla quale Judy si era rifugiata. I suoi occhi verdi erano ancora pieni di rabbia, i denti ancora scoperti; riusciva perfettamente a vedere Judy, e le si stava avvicinando sempre di più, ringhiando.
«No…» fece lei ancora una volta, mentre Bellwehter scoppiava di nuovo a ridere, prima di aggiungere un perfido «Ciao ciao, coniglietta.»
Nonostante la paura si fosse ormai impadronita di ogni suo pensiero, Judy non riuscì a distogliere lo sguardo da Nick. Non riusciva a credere che la volpe che l’aveva aiutata, salvata, appoggiata, odiata e poi perdonata, e soprattutto che le aveva confidato i suoi ricordi e le sue paure più intime… Fosse in quello stato, pronta ad ucciderla. Il suo muso era sempre più vicino, la coda irta e un ruggito che saliva dalla gola.
«Nick… Nick, ti prego…» riuscì finalmente a mormorare Judy, con lacrime di paura e di tristezza che iniziavano a bagnarle le guance «Guardami, sono io… Sono Judy…»
La volpe ricominciò ad ansimare tra un ringhio e l’altro, come se stesse ancora cercando di combattere l’istinto. Stava ancora soffrendo, e le parole di Judy sembravano quasi trattenerlo.
«Sono io, Nick… Sono Judy…» ripeté di nuovo lei, in un sussurro, mentre Nick respirava sempre più affannosamente. Una parte di lui, la parte che Judy conosceva, stava cercando con forza di distogliere lo sguardo ed allontanarsi.
Per un attimo la coniglietta fu convinta che fosse tutto finito, che Nick fosse magicamente tornato in sé… Poi tutto accadde in pochi attimi.
Un dolore lancinante si impossessò dell’intero corpo di Judy, che realizzò con profonda tristezza di essere tra le fauci di Nick. La stava mordendo, scuotendo e ancora mordendo, sfogando su di lei tutto l’istinto selvaggio che gli Ululatori Notturni avevano risvegliato, mentre Bellwether scoppiava in un’altra risata isterica.
Judy urlò dal dolore, un urlo forte e acuto, e fu in quel momento che tutto sembrò finire. La presa dei denti di Nick si allentò, e il corpo della coniglietta venne improvvisamente scagliato via, rotolando miseramente a terra pochi metri più in là.
In quegli ultimi pochi secondi, Judy sentì il proprio sangue allargarsi in una pozza sul pavimento, e il suo sviluppato udito le permise di sentire la voce di Nick.
La voce di Nick. Era ancora intervallata da respiri affannosi che ora sembravano spaventati anziché arrabbiati, ma era la sua voce. La vista della coniglietta iniziò ad annebbiarsi, mentre le orecchie riuscivano ancora a cogliere una serie di esclamazioni.
«Ugh… Judy! Oh no… No, no no no… Che cosa ho fatto… Judy! JUDY!»
A quel punto, Judy perse completamente i sensi.
 
Proprio quando pensava che ormai non sarebbe più successo, Judy vide qualcosa. Era una luce forte e bianca… Ma non era la luce in fondo al tunnel.
Lentamente e con molta fatica, la coniglietta aprì gli occhi e si svegliò. Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco lo scenario che la circondava, e per realizzare che si trovava distesa su un lettino, in una stanza di un ospedale. Cercò di dire qualcosa, di formulare il nome di qualcuno, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu un mugugno indistinto. Solo a quel punto si rese conto di non essere da sola in quella stanza.
«Oh, agente Hopps, finalmente!» disse dolcemente una voce femminile. Judy capì che si trattava di una gatta infermiera, che probabilmente si trovava lì già da prima che lei si svegliasse.
«Bentornata tra noi. Sono passati quasi cinque giorni, ma sapevamo che prima o poi si sarebbe risvegliata.» continuò l’infermiera, come se Judy fosse stata in grado di assimilare un’informazione del genere in quel momento. Finora aveva capito soltanto di essere in un ospedale, e non riusciva ancora a ricordare perfettamente perché.
«Cosa… Cosa è successo?» riuscì finalmente a chiedere, sforzandosi di ricordare qualcosa e cacciando via un’immagine che continuava a riaffiorare nella sua mente. L’infermiera, a quel punto, si sedette accanto al lettino ed iniziò a parlare.
«Beh, agente Hopps, da dove posso iniziare… Lei è una coniglietta molto fortunata. E non solo perché è riuscita a sopravvivere a… Quello che le è successo. La fortuna era con lei già da prima, fin da quando gli animali che si aggiravano nei pressi del museo di storia naturale hanno avvisato la polizia di aver visto degli individui sospetti entrare nell’edificio, che in quei giorni era chiuso per manutenzione. Essi hanno allertato la polizia ben prima che lo facesse la signorina Bellwether, il che ovviamente non ha fatto altro che incastrarla ulteriormente, come se quel pazzo discorso sul colpire ogni predatore di Zootropolis non fosse già abbastanza. La polizia è arrivata sul posto pochi secondi dopo la vostra perdita dei sensi, e… Non ha trovato una bella scena. Per quanto riguarda Bellwether, lei e i suoi scagnozzi sono stati immediatamente arrestati, le prove non mancavano. Nella fossa dove invece si trovava lei, agente Hopps…»
L’infermiera fece una breve pausa seguita da un sospiro, aumentando ulteriormente l’ansia di Judy.
«Lei ha perso moltissimo sangue, aveva un’enorme ferita all’altezza del collo. E accanto a lei, beh… C’era quella volpe.»
È come se, sentendo parlare di Nick, Judy fosse finalmente riuscita a ricordare tutta la scena perfettamente. Sussultò, ma rimase in ascolto, sempre più preoccupata.
«Era disperato, stava piangendo e continuava a ripetere il suo nome, agente Hopps. Stava perfino utilizzando la propria camicetta per cercare di tamponare la ferita, e credo che sia servito a qualcosa. Se non l’avesse fatto, beh… Lei avrebbe potuto non essere qui ad ascoltarmi, in questo momento. L’ambulanza per lei è arrivata subito, mentre per quanto riguarda il signor Wilde… Lui è stato arrestato, avendo confessato subito di averla attaccata»
Judy scoppiò a piangere. Pur essendo stata Bellwether a ridurlo in quello stato, atto per il quale sarà stata sicuramente punita, Nick si era preso tutta la colpa per ciò che aveva fatto. Dopo un minuto di pianto, però, la coniglietta realizzò che la storia non era finita lì, poiché l’infermiera la stava guardando in attesa di poter continuare a parlare.
«Tuttavia» riprese delicatamente la gatta, mentre un’espressione simile ad un sorriso si apriva lentamente sul suo muso «Questo è accaduto cinque giorni fa. Tre giorni fa, invece, qualcuno ha voluto dire la sua a riguardo. Qualcuno che è riuscito a raccogliere abbastanza prove per dimostrare che il signor Wilde era stato manipolato e portato allo stato di selvaggio dalla signorina Bellwether, utilizzando su di lui questi “Ululatori Notturni”, dei fiori capaci di trasformare qualsiasi animale in un selvaggio.» Ora l’infermiera stava sorridendo, vedendo un raggio di speranza che illuminava gli occhi di Judy.
«Grazie alla determinazione del Capitan Bogo, tutte le accuse contro Nick Wilde sono state ritirate.»
Judy per poco non pianse di nuovo, ma di gioia. Il Capitan Bogo, lo stesso che le aveva quasi impedito di realizzare i suoi sogni e lo stesso che condivideva il pregiudizio popolare nei confronti delle volpi, aveva fatto di tutto per salvarne una sola da un’enorme ingiustizia. Il capo della polizia aveva un gran cuore, e nonostante tutto, era sempre stato dalla parte di Judy… Dalla parte della giustizia.
«Ora lui dov’è?» riuscì a chiedere la coniglietta, non più interrotta dalle lacrime «Nick… Dov’è? Sta bene?»
L’infermiera non smise di sorridere, rispondendo: «Il signor Wilde sta bene. Mentre tutti gli altri animali colpiti dagli Ululatori Notturni hanno avuto bisogno di un antidoto per guarire, l’effetto su di lui sembrava essere svanito già quando è stato ritrovato al museo» Judy ricordò di aver sentito la voce di Nick che tornava in sé, poco dopo esser stata attaccata, e si chiese come fosse possibile «Subito dopo esser stato liberato è venuto qui, chiedendo di lei, agente Hopps. Non abbiamo potuto dirgli molto, né tanto meno permettergli di vederla, visto che le sue condizioni di salute erano ancora molto incerte e non si era più risvegliata dopo l’attacco. Perciò sono due giorni che il signor Wilde non si allontana dall’ospedale, dorme perfino qui fuori, e chiede costantemente se ci sono novità. Immagino che sia nei dintorni anche adesso.»
«Voglio vederlo» disse istintivamente Judy, risultando quasi rude, ma sapendo che si trattava soltanto di entusiasmo, di voglia di rivedere Nick e di parlargli «Per favore… Voglio parlargli. La prego.»
L’infermiera si alzò in piedi, sorridendo ancora una volta e dicendo: «Certo, lo capisco. Vado a chiamarlo.»
«Grazie… Grazie mille» aggiunse Judy mentre la gatta usciva dalla stanza. Non credeva che sarebbe stata così comprensiva, si aspettava qualche discorso come “È troppo pericoloso, non posso permetterlo”. Probabilmente si era messa nei panni di Judy o Nick, e sapeva quanto quella situazione potesse rendere entrambi molto ansiosi di vedersi.
Passarono un paio di minuti, poi la porta della stanza si aprì di nuovo. E sulla soglia c’era lui, con un’altra camicetta verde addosso e un’espressione distrutta dalla stanchezza e dalla tristezza… Ma con degli occhi che non riuscirono a non illuminarsi, seppur per un attimo, alla vista della coniglietta. E la stessa cosa accadde anche agli occhi di lei.
«Nick!»
Due secondi dopo, lui era già accanto al lettino.
«Oh, Judy… Sono così felice che tu stia bene» le disse, sinceramente commosso e a malapena capace di trattenere le lacrime. Sembrava un Nick totalmente diverso da quello che Judy aveva conosciuto.
«Anch’io sono felice di vederti di nuovo in forma. Credevo che non ti avrei mai più rivisto così!» replicò quindi lei, non ragionando sull’impatto che parole del genere avrebbero potuto avere su Nick dopo ciò che era successo. E infatti, nel giro di pochi attimi, la volpe si ammutolì e il suo viso si fece cupo e triste. Quando riprese a parlare, lo fece con un tono di voce molto debole.
«Judy… Non so nemmeno da dove cominciare… Riguardo a ciò che è successo al museo…»
Il cambiamento di espressione successivo fu ancora più forte e repentino del primo. Nick si fece ancora più triste, ormai sull’orlo del pianto. Judy non l’aveva mai visto in quello stato, né pensava di poterlo mai vedere.
«Ma chi voglio prendere in giro… Non dovrei neanche essere qui in questo momento. Dovrei stare a miglia di distanza da te, non dovrei avere il coraggio di farmi vedere. Ma non ce la faccio… Non posso sparire per sempre senza prima farti sapere che… Mi dispiace, Judy» Le orecchie di Nick erano basse, mentre appoggiava per qualche secondo la testa sul bordo del lettino, probabilmente per nascondere le prime lacrime «Ho fatto qualcosa di imperdonabile. Quel maledetto siero mi ha fatto perdere totalmente il controllo, ma per un attimo avevo pensato di poter resistere al suo effetto… Ero stupidamente convinto che a me non avrebbe fatto nulla, e soprattutto che non mi avrebbe portato a farti del male. Ma mi sbagliavo. Dopo che quella cosa mi ha colpito, non ci ho capito più nulla. E la cosa peggiore è che prima di…» Nick esitò un attimo «Attaccarti… Sono convinto di aver sentito la tua voce. E nonostante ciò, l’ho fatto lo stesso. Ti ho fatto del male, e ciò dimostra che tu avevi ragione fin dall’inizio, ad andare in giro con quel repellente per volpi. E pensare che ho anche avuto il coraggio di fartelo pesare, di offendermi… Che razza di cretino.»
Judy aveva già sentito da Nick quel tono di voce, quel tono di tristezza ed autocommiserazione. La prima volta, però, si trattava di una tristezza falsa causata dalla falsa impossibilità di comprare un gelato ad un falso bambino.
Stavolta, invece, Judy era sicura che non ci fosse nulla di più sincero delle parole di Nick.
Nonostante avesse voluto interromperlo più volte durante il suo discorso, la coniglietta lo lasciò finire.
«Non so nemmeno più cosa dire. Hai tutto il diritto di odiarmi, di continuare a farlo e di non voler vedermi mai più, non potrei mai pretendere il contrario. Mi basta che tu sappia che mi dispiace di averti fatto del male, e almeno su questo voglio che tu mi creda. Perché…» Dopo un altro secondo di esitazione, Nick la guardò intensamente negli occhi.
«Perché sei l’ultimo animale al mondo a cui vorrei far del male, Judy.»
 
Ci fu un minuto, che sembrò durare un’eternità, durante il quale nessuno dei due disse una parola. Nick non distoglieva lo sguardo da Judy, cercando di riprendersi da quello stato di abbattimento, e lei aveva chiuso gli occhi per un po’, assimilando tutto ciò che la volpe le aveva appena detto. Finalmente, dopo quell’infinito minuto, Judy riaprì gli occhi e li rivolse a Nick, rispondendogli.
«Nick… Dimmi una cosa. Sai bene di essere stato colpito dal siero di Ululatori Notturni, da quel che ho capito, no?»
Lui annuì, chiaramente confuso da quella domanda così banale.
«Bene… E sai anche che tutti gli altri animali a cui è successa la stessa cosa hanno avuto bisogno di un antidoto per tornare in sé, giusto?»
Nick annuì di nuovo, un po’ più titubante, e ancora più confuso.
«Perfetto. Eppure sappiamo entrambi che tu non ne hai avuto alcun bisogno. Tu hai ricominciato a ragionare autonomamente dopo pochi minuti. E sai perché è successo?»
La volpe non si fece cogliere impreparata di fronte a quella serie di domande, e non esitò a rispondere: «Te l’ho detto… Ho sentito la tua voce. Sono sicuro che sia stata quella a permettermi di riprendere il controllo. Mi ha rassicurato. Anche se poi ti ho attaccata lo stesso, perché ancora una volta mi sono dimostrato debole… Sei stata tu a salvarmi, Judy.»
La coniglietta, imbarazzata, sentì il sangue affluire nelle proprie guance: non era assolutamente quella la risposta che si aspettava.
«Oh…» balbettò, presa alla sprovvista «Beh… Mi ero preparata un discorso su quanto tu fossi forte e tutto il resto ma… Questo è ancora meglio!»
Nick ridacchiò per la prima volta da quando era entrato nella stanza. Vedere di nuovo quel ghigno divertito e spensierato riempì Judy di gioia.
«Quello che voglio dirti, Nick» riprese lei, tornando seria «È che non potrei mai odiarti per quello che hai fatto. Non è stata colpa tua, sei stato in grado di riprenderti da quella condizione… E soprattutto, sei venuto qui per me. Non voglio che tu sparisca dalla mia vita, Nick, al contrario… Voglio che tu rimanga al mio fianco. Come collega, e non solo.»
«Judy…» mormorò l’altro, ancora commosso «Grazie.»
«No, Nick… Grazie a te.»
Come per istinto, i loro musi si avvicinarono l’uno all’altro e rimasero così per qualche minuto, con gli occhi chiusi e la bocca che formava un sorriso, nella dimostrazione di affetto più profonda e sincera che i due avessero mai condiviso.
 
«Umpf» fece Judy dopo un po’, ridacchiando ed aprendo gli occhi «Che ne è di tutto il discorso sul non mostrare il tuo lato debole, volpe?»
«Hah, stai cercando di ferirmi?» rispose Nick recuperando finalmente il suo tono sarcastico «Guarda che quello che tiene a te è il mio lato migliore, Carotina.»
«Lo so, lo so» si affrettò a dire lei, ridendo «Sono felice che tu mi abbia detto quelle cose, Nick.»

 
 
 
 
 
 



 
Oh santo cielo, sono tornato. Dopo più di un anno di inattività, sono finalmente riuscito a tornare a scrivere fanfiction. Mi viene da piangere.
Chilemex è tornato, gente! Non credo che qui ci sia ancora qualcuno tra le persone che leggevano le mie storie durante il mio periodo di maggiore attività, ma nel caso ce ne fossero… Bentornati, sono felicissimo di rivedervi e sono felicissimo di vedere che siete arrivati in fondo a questa one-shot!
Senza parlare troppo di questo, passiamo alla storia in sé… Cosa posso dire, ho visto Zootropolis circa una settimana fa e me ne sono totalmente innamorato. Pochissimi film mi hanno colpito come Zootropolis, che per me è diventato la prova che Disney fa miracoli. Per vari motivi ho dovuto rimandarne la visione quando è uscito al cinema… E quando finalmente l’ho visto, è stato amore. È tutto così meraviglioso, tra storia (magari non sempre perfetta, ma vabbè), personaggi (e quelli sì che sono perfetti, soprattutto i due protagonisti di questa one-shot), sviluppo, canzone… Tutto, insomma. Zootropolis mi ha fatto tornare di prepotenza la voglia di scrivere, ed è una cosa che neanche i migliori videogiochi che ho giocato nell’ultimo anno sono riusciti a fare, nonostante la loro bellezza. Potrei perfino arrivare a dire che si tratta del mio classico Disney preferito, a questo punto.
E quindi qual è stata la mia idea per esprimere il mio amore per questo film? Ovviamente, prendere una scena che non mi è piaciuta e cambiarla in modo da farla piacere a me rendendola però poco credibile, molto banale, stupida e piena di personaggi OOC (soprattutto Nick). La scena originale del museo, infatti, non mi è piaciuta perché ha rovinato un momento che avrebbe potuto altrimenti essere molto più profondo, sebbene l’abbia fatto con uno humour conforme al film in generale ed ai suoi personaggi. Mi rendo conto che leggere la prima parte della one-shot, che è presa alla lettera dalla scena originale, possa risultare noioso… E mi dispiace. Però, nonostante il risultato finale non mi soddisfi un granché (soprattutto in certe parti, dove sono convinto di aver creato un buco nella trama del film originale e della fanfiction, o dove semplicemente penso di aver scritto peggio di un cane utilizzando anche degli espedienti davvero pessimi per tenere in piedi il racconto), tengo molto a questa fanfiction proprio perché è la cosa più spontanea e “profonda” che potessi scrivere su Zootropolis. Spero che capirete.
E spero anche che la struttura del testo in sé (dimensione del carattere e cose così) non lo renda scomodo da leggere. Forse è un po’ troppo compatto, ma non saprei come cambiare le cose per renderlo più comodo… Magari aumentare l’interlinea? Casomai ditemi la vostra anche su questo, mi sareste di grandissimo aiuto.
Tra l’altro, qualche giorno fa ho riletto per caso una delle mie vecchie storie (Kitties, per essere precisi) e mi sono reso conto che il mio stile di scrittura, in generale, è peggiorato moltissimo da allora (probabilmente sto perfino facendo errori di grammatica e non posso sopportarlo, vi prego di non farvi problemi a farmeli notare, anzi vi ringrazio già adesso). E la cosa mi infastidisce un sacco. Spero di riuscire a riprendermi un po’ col tempo, perché adesso ho altre cose in programma… Nulla riguardante Zootropolis al momento, ma c’è sempre tempo per farsi venire l’ispirazione per una storia ambientata in questo splendido mondo disneyano. E non solo cose nuove, voglio anche continuare almeno alcune delle serie che ho lasciato in sospeso (come il crossover tra Radiant Dawn ed Awakening, o la serie sui “Supporti S+” di quest’ultimo).
Ma credo di aver parlato anche troppo in queste note finali, e soprattutto di cose che non interessano a nessuno. Perciò, nel caso foste effettivamente interessati, sappiate solo che sto tornando a scrivere. Non so con che frequenza, ma voglio continuare a dedicarmi al mio hobby preferito, creando storie basate su tutto ciò che amo. E devo questo ritorno di ispirazione, speriamo non temporaneo, proprio a Zootropolis.
Quindi, grazie mille per aver letto questa one-shot, vi voglio un sacco di bene. Lunga vita a Zootropolis, pregate insieme a me affinché ne facciano un bel sequel!
Grazie ancora, e alla prossima! ♥
 
P.S. La “relazione” tra Nick e Judy alla fine di questa fanfiction è a vostra libera interpretazione. Non mi sono ancora schierato né dalla parte della ship né dalla parte della semplice amicizia, so solo che sono una bellissima coppia di personaggi. Perciò fate voi, in base alle vostre preferenze ;)
P.P.S. Perdonate il cambio di nickname, ho dovuto farlo per ragioni più stupide di quanto possiate pensare, e ora sto implorando EFP di farmi tornare al buon vecchio Chilemex. Spero che me lo permetta, perché non voglio rimanere con questo placeholder per tutta la mia permanenza su questo sito.
  
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