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Autore: stella13    03/07/2016    7 recensioni
~Tre anni dopo CoHf~
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“Biscottino, no!"
"Magnus, per favore!"
"Clary, io ti voglio bene, ma non aprirò MAI e poi MAI un varco temporale per far apparire Sebastian nel bel mezzo del nostro salotto!”
"Ma Magnus!" protestò la Fairchild.
"No, biscottino, la mia risposta è NO. N O , chiaro?"

*
"Come hai fatto a convincermi?" domandò Magnus.
*
~Sequel dell’os Love has no labels, di cui non è necessaria la lettura~
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hey brother Premessa: ebbene sì, sono proprio io, in attesa che la mia ispirazione decida di collaborare nella stesura di Favorite Number, il sequel di Unknown, mi diletto in os.
Questa breve One Shot può essere considerata un sequel di Love has no labels , di cui non ritengo sia necessaria la lettura, basti sapere che Magnus si adopera ad aprire portali tra mondi paralleli su richiesta.
L’opera si svolge tre anni dopo gli eventi di CoHf, perciò, chiunque non stesse in pari con i libri, esca immediatamente, non voglio in alcun modo rovinarvi il finale.
Jonathan sarà ovviamente OOC rispetto all’originale, questa non è nient’altro che la versione che IO ho ipotizzato di Sebastian se fosse stato sempre circondato dall’amore e dalla famiglia, sono pronta a qualsiasi critica.
Tono demenziale appositamente voluto.
 
Ora vi lascio alla storia.
Buona lettura
                                                                     
 
 
Un grazie a speciale a Chesy, Sonomi e alla mia Honey
per avermi accompagnato in questo progetto
 

“Biscottino, no!"

"Magnus, per favore!"
"Clary, io ti voglio bene, ma non aprirò MAI e poi MAI un varco temporale per far apparire Sebastian nel bel mezzo del nostro salotto! Alexander si infurierebbe e sono certo che non basterebbero due tre moine per calmarlo! Io poi adoro il sesso riappacificatore, MA probabilmente mi farebbe andare in bianco per non so quanto e non posso rischiare tale evento apocalittico" il Nascosto rabbrividì al sol pensiero.
"Ma Magnus!" protestò la Fairchild.
"No, biscottino, la mia risposta è NO. N O , chiaro?" asserì con convinzione il Sommo Stregone di Brooklyn.
 
 
 
"Come hai fatto a convincermi?" domandò Magnus, lanciando uno sguardo di traverso alla Cacciatrice comodamente seduta sul divano azzurro acceso del loft, che gli rivolse di rimando un ampio sorriso.
"Ho fatto leva sul tuo gran cuore" affermò la rossa, i cui occhi seguivano i movimenti leggiadri compiuti dal Nascosto nel tracciare vari pentagrammi sulle pareti "e poi non sai resistere ai miei occhioni dolci."
"Gli Shadowhunters saranno la mia rovina" sospirò Magnus, strofinando una mano contro l'altra, togliendo così la polvere in eccesso prodotta dai gessetti e si allontanò dal muro per controllare il suo lavoro.
"Non ti sarò mai grata abbastanza , Magnus. Mi stai dando la possibilità di dare una risposta concreta alle mille domande che mi frullano in testa. Ho bisogno di sapere se esiste il Jonathan che ho visto nella mia visione ad Edom. Devo scoprire se quell'illusione aveva, in fondo, un pizzico di verità."
"Certo, riunione familiare a parte, lo sai vero che non evocherò un pluriomicida in casa mia senza avvertire Alexander?" le fece notare Magnus.
"Evocheresti Jonathan, non Sebastian" precisò la Fairchild.
"Ti ricordo che l'ultima volta che mi sono dilettato con i varchi fra le altre dimensione non é andata esattamente come avevo immaginato."
Bane si era ritrovato tre suoi sosia, di cui due al femminile, felicemente accompagnati da tre copie di Fiorellino, compresi i doppioni di quest'ultimo muniti di tette, di mattina presto, due mesi prima.
"Ma tu sei il Sommo Stregone di Brooklyn per un motivo, no?" lo stuzzicò Clary, giocherellando con il suo stilo, guardando di sottecchi il Nascosto inspirare profondamente, mettere il petto in fuori, fare una piroetta e riniziare a disegnare sulla parete scritte arcaiche.
"Esattamente biscottino, ma informa il tuo innamorato. Non vorrei mai provocare la rottura della coppia di Shadowhunters più famosa di Idris, perché, senza offesa, ma io e Alexander facciamo decisamente più scalpore e il suo bacio nella Sala degli Accordi non si batte. Per Lilith, che bacio...devi sapere che Fiorellino bacia veramente bene e ..."
"Magnus, non perderti in vaneggiamenti! Jace lo avvertiremo in seguito… tu continua qui."
“Ho capito, scrivo io ai Nephilim.”
 
 
 
"ASSOLUTAMENTE NO!"
I tre Lightwood manifestarono chiaramente il loro dissenso alla proposta della Fairchild.
Quando Alec lesse il messaggio del suo ragazzo "Urge intervento dei tre moschettieri al loft", si era scapicollato, aveva rinunciato all'allenamento, armandosi del suo arco ed era entrato nelle stanze dei suoi fratelli come un tornado, senza bussare, prendendoli per un braccio e trascinandoli fuori dall'Istituto.
Non potè dargli alcuna informazione, visto che il suo fidanzato pareva aver deciso di usare un linguaggio criptico e di voler giocar con lui a "risolvi l'indovinello" "Fiorellino non è che sono sotto attacco, potrei esserlo come non esserlo, dipende se il nostro ospite sarà di nuovo un serial killer", una frase priva di alcun senso logico. Izzy si era già alterata, era stata interrotta mentre si stava truccando e il maggiore non le aveva dato il tempo per terminare l'altro occhio. Jace, invece, era nel pieno del suo piano per sconfiggere il suo più grande nemico. Egli era infatti intento nel lancio di coltelli verso la fotografia di un'anatra. La sua giustificazione era stata che così quegli esseri infernali avrebbero percepito a pelle il suo astio e poi doveva  prepararsi psicologicamente a dei possibili scontri futuri. Ad Alec, la mente del suo Paratabai gli risultava incomprensibile quando si trattava del suo odio/terrore o come l'Herondale lo definiva "giusta preoccupazione per una minaccia mondiale", ma Alec sapeva che, in quel frangente, come lui, Jace non avrebbe mai permesso a Sebastian di rimettere piede sulla loro Terra, nemmeno se la presenza del Morgenstern portasse all'estinzione delle anatre.
"Ma io voglio incontrare Jonathan, non Sebastian!" precisò per la decima volta Clary.
"Non mi interessano i dettagli anagrafici, non possiamo evocarlo!" ribatte Isabelle, brandendo l'eyeliner come se fosse una spada angelica.
"Se tu avessi la possibilità di riparlare con Max, non la coglieresti al volo?" domandò Clary con voce supplichevole.
"Il mio fratellino è morto per mano di tuo fratello. Non è un discorso che ti conviene riaprire" ringhiò Isabelle in risposta, i cui lineamenti si erano induriti e i suoi occhi assottigliati, prendendo così un'aria minacciosa. Alec, subito, le mise una mano sulla spalla, per farle sentire la sua presenza e i muscoli della sorella si rilassarono, leggermente.
"Mio fratello non è mai esistito! Valentine non gli ha mai dato la possibilità di essere se stesso. Il sangue demoniaco lo ha reso Sebastian, ma io ho visto Jonathan, ho visto il verde dei suoi occhi, i suoi veri occhi, mentre stava morendo. Ho avuto la prova che la visione nel regno di Edom aveva un che di vero. Jonathan sarebbe potuto essere uno Shadowhunter qualunque, un fratello maggiore, buono senza alcun istinto omicida. Mi sta dando il tormento il non sapere i dettagli di quella possibile vita. Isabelle, ti prego..."
Clary si era avvicinata alla Lightwood, la quale vide nello sguardo dell'amica la pura disperazione. Anche lei aveva lo stesso aspetto quando immaginava un mondo in cui Max fosse ancora vivo? Isabelle sapeva il vuoto che la morte di un fratello provocava al cuore, ma almeno lei aveva potuto amare Max, ridere con lui, abbracciarlo, sistemargli gli occhiali o scompigliargli i capelli per attirare la sua attenzione quando era assorbito dalla lettura dei suoi fumetti, no, manga, per l'Angelo, Max si arrabbiava sempre quando si confondeva….
Valentine aveva privato Clary di tutto ciò.
"Non starai peggio?” mormorò Isabelle, inclinando di lato il capo e osservando le reazioni della Fairchild “Per adesso, Jonathan è solamente frutto della tua fantasia. Edom ci ha mostrato i nostri sogni più profondi, ci ha scavato dentro e se lì potevi dare la colpa al sangue demoniaco che scorreva nelle vene di Sebastian, dopo a chi la darai? A Valentine? Ci hai detto che nella tua visione tuo padre era morto da eroe, quindi non potrai prendertela con lui.  Al Conclave? Al destino? Al caso? A cosa, Clary?”
Alla rossa tremavano le labbra. Non riusciva a trovare una risposta di senso logico, perché non c’era.
Clary sapeva che era un gesto prettamente da masochista, ma era proprio ciò di cui aveva bisogno. 
“Sono pronta a qualsiasi conseguenza e tormento, Izzy” affermò Clarissa, assumendo la postura tipica dello Shadowhunter, fiera, solenne e temeraria.
“Allora procedi Magnus.”
 
 
“Visti i trascorsi, Sebastian…”
“Jonathan.”
“Jonathan, scusa biscottino, apparirà domani mattina, quindi…”
“Quindi dormiremo tutti qui da te, Magnus.”
“Raperonzolo, il loft non è un albergo e se non mi va di invitarti…”
“Dormiranno tutti a casa nostra” disse Alec, calcando la voce sulle ultime due parole, ottenendo un Magnus imbronciato e un parabatai gongolante.
 
 
“Fiorellino, ricordati che dovremo bruciare le lenzuola quando Jace e Clary se ne andranno” esclamò il Nascosto, sfilandosi la camicia verde acceso e gettandola sul letto, dove Alec lo aspettava sotto le lenzuola da una ventina di minuti. Bane aveva un rituale da rispettare prima di andare a dormire: struccarsi, mettersi la crema detergente, sfilarsi i suoi numerosi gioielli e quella sera si era aggiunto anche il cambiare l’arredo alla stanza, segno tipico che lo Stregone non era tranquillo.
“Spero che il mio parabatai comprenda che non sia la serata più adatta per fare sesso” rivedere il proprio fratello morto non è che sia un granché come stimolante.
“E sentiamo un po’, quale sarebbe la serata più adatta per fare sesso, Alexander?” ghignò Magnus, privandosi dei pantaloni di pelle per poi salire sul letto e avvicinarsi, gattonando, al ragazzo. Magnus gli si sedette a cavalcioni e accarezzò le spalle muscolose del Nephilim.
Alec aveva preso la magnifica tendenza a dormire senza maglietta.
“Beh..” nonostante Bane riuscisse sempre a metterlo in imbarazzo o a farlo arrossire, con il tempo, lo Shadowhunter aveva conquistato quella confidenza necessaria per replicare con la stessa malizia “per esempio, una serata dove il proprio fidanzato deve farti scordare a suon di baci che il giorno dopo potrebbe apparire un serial killer nel mezzo del salotto.”
“Beh, questo fidanzato dovrà mettercisi proprio d’impegno allora” dichiarò Magnus prima di assalire le labbra dell’altro.
 
 
“Amore, svegliati, ti ho portato la colazione a letto.”
C’era qualcosa che ad Isabelle non tornava: Simon dormiva sempre più a lungo di lei, non la chiamava mai amore e soprattutto il Lewis stava all’Accademia, quindi la domanda che la sua mente si poneva era legittima: chi era appena entrato nella sua stanza?
 
 
“METTI VIA LA FRUSTA! MA SEI COMPLETAMENTE IMPAZZITA, ISABELLE?”
 
 
Magnus, Alec, Jace e Clary si svegliarono di soprassalto.
Erano passati tre anni dall’ultima volta che avevano sentito quella voce, ma nessuno di loro avrebbe mai potuto scordarsela.
Jonathan era arrivato al loft.
 
 
“Izzy, ti è venuto il ciclo oppure hai voglia di fare qualche sorta di gioco di ruolo?”
Jonathan riuscì a nascondersi dietro l’isola della cucina open space appena in tempo. L’arma della Lightwood aveva reciso il piano di lavoro in due.
“Ehi, quello è mogano!” fece notare Magnus appena entrò in salotto, fermando con uno schiocco di dita una frustata di Isabelle. La ragazza non era nello spirito di ricevere rimproveri.
 

La scena che si parò di fronte agli occhi di Clary aveva un che di surreale.

Suo fratello era rannicchiato per terra, vestito con un normalissimo pigiama blu scuro, capelli sparati da tutte le parti, timoroso di muoversi e di lasciare il suo nascondiglio. Immagine che non rispecchiava affatto il Sebastian che loro tutti avevano conosciuto, con lo sguardo di ghiaccio e manie di controllo.
“E’ entrato in camera mia e mi ha chiamata amore” rivelò Isabelle, ritraendo la frusta a semplice bracciale, senza perder di vista Jonathan.
“Sai, stiamo insieme da due anni, non è che sei proprio una sconosciuta” ribatte il Morgestern, alzandosi e sistemandosi il ciuffo biondo quasi bianco “sorellina, potresti disegnare una runa della memoria alla tua parabatai?”
“La mia parabatai?” domandò incredula Clary, giocherellando nervosamente con la zip della felpa verde che metteva la notte per difendersi dal freddo.
“Ok, mi state iniziando a far preoccupare” affermò Jonathan, aggrottando le sopracciglia e con voce supplichevole aggiunse “Alec, mio parabatai, almeno tu, dimmi che non sei uscito fuori di testa!”
“Lui è il tuo COSA?” si inalberò Jace, frapponendosi tra il Lightwood e il Morgenstern.
“Magnus, ieri sera hai dato per caso una festa e hai invitato delle fate che si sono divertite a fare da barman? Oggi non mi sembrate in voi” ammise Jonathan, lanciando al gruppo uno sguardo confuso.
“Forse conviene che tu ti sieda” gli consigliò Clary “abbiamo due tre cose da dirti.”
 
 
 
“Quindi, qui, su Terra 1 sono morto da tre anni e avevo manie omicida, peggio di nostro padre. Tu, Clary, hai scoperto di essere una Shadowhunter solo all’età di sedici anni, il tuo migliore amico è un mondano che è stato trasformato in vampiro, reso umano da un  demone superiore e adesso studia all’Accademia. Questo Simon mi ha rubato la ragazza e scommetto che la maglietta che indossa Iz con il tizio con la maschera nera disegnata sopra sia sua…”
“Dart Fener di Star Wars” specificò Magnus “l’attore che faceva Anakin era un bocconcino niente male, ma non impazzisco per i biondi, i mori sono più sexy” e il Nascosto, a tale affermazione, passò la mano fra i capelli del fidanzato, seduto al suo fianco, che sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
“Magnus pervertito è una costante, ciò mi rassicura” mormorò Jonathan “facesti una battuta simile quando venisti in Accademia per farci una lezione: Occhi azzurri e capelli neri, questa è la mia combinazione preferita e a fine dell’ora hai chiamato Alec alla cattedra, per lasciargli il tuo indirizzo di Brooklyn nel caso in cui io e lui avessimo deciso New York come meta per la specializzazione, ovviamente siamo venuti qui e ho portato Alec, con abile inganno, una sera sotto casa tua. Stavi dando una festa, ci siamo imbucati, in realtà ho costretto Alec ad imbucarsi con me, perché lui voleva tornarsene all’Istituto, ma io l’ho preso di peso e portato dentro. Tu ti sei presentato in giacca e boxer e sono contento di vederti più vestito” Jonathan alluse al completo di lino bianco indossato di fretta dallo stregone “non sei il mio genere, mentre tu, parabatai, ti sei sciolto a quanto posso vedere” ghignò il biondo, facendo notare ad Alexander la sua misera mise composta dai soli pantaloni neri, il quale arrossì.
“Potresti smetterla di chiamarlo parabatai visto che lui è il mio e ripeto MIO parabatai?” chiese, o sarebbe meglio dire, minacciò Jace, passando un braccio sopra le spalle di Alec.
“In questa dimensione” precisò Jonathan stizzito.
“E la tua com’è?” domandò curiosa Clary, attirando l’attenzione del fratello, smettendo di stare in piedi e sedendosi sul divanetto accanto a lui, proprio di fronte all’altro sofà dove si era accomodato il resto del gruppo. La Fairchild poté finalmente rividere da vicino quelle iridi verdi che tre anni fa le chiesero perdono in punto di morte.
“Abbiamo sempre vissuto ad Idris. I nostri vicini di casa sono i Lightwood e Herondale. Io e Alec siamo nati a distanza di pochi mesi e ovviamente mamma e zia Maryse ci hanno cresciuto insieme, poi vi siete aggiunte te e Izzy e sfortunatamente per me anche Jace. Il nostro rapporto è d’amore e odio nel mio mondo, tizietto. Penso che sia inutile raccontarvi degli episodi della nostra infanzia, eccetto forse della fuga di Jace dal lago Lyn durante il picnic familiare appena sopraggiunse una famiglia di anatroccoli…”
“E il me di Terra 2 ha fatto bene! Potevano attaccarlo!” asserì con lo spavento disegnato sul volto l’Herondale, beccandosi  un’occhiataccia dai presenti.
“Che demente, vabbè, torniamo ad argomenti seri. Valentine. Avevo 12 anni quando papà morì, scoprì che dietro la sparizione della Coppa Mortale c’era Hodge Starkweather,  fermò un attacco al Conclave e si frappose tra un demone e mamma, non riuscirono a ripulirlo dal veleno in tempo e..” Jonathan dovette fermarsi, deglutire e ricacciare giù l’amaro  che gli stava risalendo lungo l’esofago “era un buon padre, Clary, puoi anche non credermi, ma mi manca, ci manca, a te, a mamma, a Luke. Abbiamo una sorellina, Valentina, ha 8 anni adesso e sospetto abbia una cotta per Max” e al nome del piccolo Lightwood tutti i presenti trasalirono.
“Perché siete tutti sbiancati?” domandò confuso il Morgenstern.
“Perché nel nostro mondo, lui è…” ma Clary non riuscì a finir la frase, che Isabelle prese parola “è morto.”
“Chi può uccidere un bambino?” Jonathan era del tutto spaesato, muoveva gli occhi da una parte all’altra della stanza e dopo si alzò di colpo in piedi, come se fosse stato colto da un’illuminazione “Per l’Angelo, è stato il me di questa Terra, vero? Ecco perché mi hai attaccato stamattina appena mi hai visto, avevi tutte le ragioni del mondo, il mio alter ego ha fatto fuori tuo fratello! Come riuscirò a guardare Max quando tornerò a casa? Come riuscirò a guardare te sapendo che in un’altra vita ti ho portato così tanto dolore?” la voce del biondo era tremula e i suoi occhi lambivano con amore e disperazione la figura di Isabelle.
“E’ stato Valentine” si affrettò ad aggiungere la Shadowhunter, legando il suo sguardo a quello del Morgestern “Non tu, non hai colpe, chiaro?”
Isabelle aveva l’occasione di riversare tutto l’odio che provava almeno con la copia dell’uomo che aveva reso la sua vita così difficile, ma non ne stava approfittando e nemmeno lei sapeva il perchè.
“Chiaro” sussurrò Jonathan, risedendosi accanto alla sorella e puntando i suoi occhi sul pavimento, timoroso di aprire bocca e scoprire altri orridi segreti sul suo doppione.
Fu Izzy a spezzare il silenzio pesante creatosi nella stanza.
“Come ci siamo innamorati?” chiese  con tono dolce, sentiva le rotelle del cervello del Morgenstern lavorare a tutto ritmo e non voleva che il ragazzo si struggesse per qualcosa di cui non aveva colpa. Ma da quando lei era così attenta allo stato d’animo di uno sconosciuto? Perché Jonathan era questo di base.  
Alla domanda, il biondo sorrise istintivamente “Ti avevo sempre considerato solo come l’amichetta del cuore di Clary, ma quando ho assistito alla vostra cerimonia da parabatai, non lo so, qualcosa dentro di me è scattato” Jonathan rialzò lo sguardo e incrociò gli occhi neri di Isabelle “ti ho visto donna e poi eri l’unica ragazza che mi rispondeva a tono. Tutte in Accademia mi cadevano ai piedi, eccetto tu e dire che ho usato ogni briciola del mio fascino con te. Ero un cazzone a quei tempi e non era il momento giusto per noi. Io e Alec siamo tornati ad Idris per l’estate dopo il primo anno passato a New York, per festeggiare l’anniversario della Pace Celeste, , il console ha veramente poca inventiva con i nomi. Alec vi voleva presentare Magnus e io come suo parabatai non potevo non accompagnarlo, inoltre, detto tra noi, non mi sarei mai perso l’occasione di vederti con un vestito elegante” Jonathan fece l’occhiolino ad Izzy, ottenendo una sua risata sincera “e da lì abbiamo iniziato a vederci. Sorellina, mi duole avvisarti che il tuo matrimonio con sir mi cago sotto se vedo un’anatra era solo una visione, per adesso siete semplicemente fidanzati e progettate di andare a convivere, dovete ancora parlarne con mamma e io sarò lì a godermi la scena dell’Herondale impanicato.”
“Che stronzetto” commentò Jace.
“Sempre” replicò Jonathan con aria serena. Doveva essere abituato a questo scambio di battute.
“Ma se io abitavo ad Idris e tu a New York, come abbiamo fatto a mandare avanti la nostra storia?” domandò Isabelle. Perché era così smaniosa di sapere della sua altra vita?
“Tante lettere e poi tu, Clary e Jace avete chiesto il trasferimento per New York al termine degli studi. Un giorno a settimana dormiamo da Magnus ed Alec, è diventata una tradizione e ogni volta ti porto la colazione a letto, memore del tuo tentativo di prepararmi dei pancakes…. hai quasi distrutto la cucina del loft” ridacchiò il biondino, beccandosi in faccia un cuscino da Isabelle.
“Anche la mia Iz fa così quando le ricordo le sue scarse capacità ai fornelli” osservò il Morgenstern con melanconia.
“Come è stato possibile che tu e Alec siete diventati parabatai e non noi due?” volle invece sapere Jace, questa variante su Terra 2 non gli andava proprio giù.
“E’ stato naturale. Compagni di culla, di giochi, di stanza all’Accademia e a 14 anni gliel’ho chiesto. Quando papà è morto, ho dovuto esser forte per Clary, per la mamma, ero diventato io l’uomo di casa. “John, un giorno toccherà a te proteggere le nostre ragazze” me lo diceva spesso mio padre, ma non credevo mai che se ne sarebbe andato così presto” dopo aver tratto un profondo respiro, il ragazzo continuò a raccontare “ e l’unico con cui mi concessi il lusso di crollare fu Alec. Piansi ore fra le sue braccia e lui mi ripeteva “io sono qui e ci sarò sempre, ogni volta che avrai bisogno” , ha mantenuto quella promessa e so che altri si sarebbero arresi con me. Io non ho un carattere facile da gestire e con la morte di papà mi ero indurito, chiuso in me stesso, vedevo nemici ovunque e il non poter controllare con i miei occhi Clary mi rendeva nervoso e intrattabile. Alec mi rassicurava, mi ricordava che mia sorella non era da sola, fosse mai che un pomeriggio non lo passasse con Isabelle e Izzy era particolarmente manesca da bambina. Non ho perso la testa perché avevo lui al mio fianco e quando siamo diventati parabatai, ho sentito il peso sulle mie spalle dividersi in due. Egoisticamente l’ho legato a me, perché ho bisogno di averlo nella mia vita e non gliel’ho mai detto” si rese conto Jonathan “Non gli ho mai fatto un discorso del genere e non so nemmeno il perché  ne sto proprio parlando con voi... Odiamo entrambi esprimere i nostri sentimenti, ci capiamo con uno sguardo e le parole sono superflue. Io so che lui sa che io gli voglio bene. E’ così buono. A volte mi schiaffeggerei da solo per qualche mia uscita da stronzo, ma lui invece scuote la testa divertito ….dove lo trovo uno che non mi sopporta quanto Alec?”
A Jonathan gli si erano illuminati gli occhi mentre raccontava del suo parabatai e qualsiasi traccia di disagio, dovuto alla scoperta della morte di Max, era sparita. Si voltò verso Jace e asserì “Poi tu sai come me quanto si è fortunati ad avere un parabatai come Alec.”
“Non ce lo meritiamo” replicò l’Herondale.
“Assolutamente” concordò l’altro.
“Non sminuitevi! Non lo sopporto” ribatte Alec, incrociando le braccia al petto. Il discorso di Jonathan lo aveva smosso nel profondo. Nemmeno lui e Jace erano soliti dirsi quanto tenessero l’uno all’altro. L’ultima volta era stata ad Edom, in cui l’Herondale lo sorprese. Aveva sempre creduto di esser lui il componente del duo che avesse più bisogno di quel legame,  invece si era sbagliato.
Il se stesso di Terra 2 e il Morgenstern sembravano così simili a lui e Jace… chissà se…
“Il mio Alec avrebbe risposto esattamente così” rivelò Jonathan “e riconosco quell’espressione, sei indeciso se pormi una domanda oppure no” e il biondo indicò il viso dell’arciere.
“Veramente no” rispose il Lightwood con voce poco convinta.
“Ti conosco meglio di me stesso e la risposta è, avevi una cotta per me. Quando Magnus ti lasciò il suo biglietto da visita, ti sei sentito in dovere di giustificarti e farmi presente che tu non lo saresti mai andato a trovare. Allora io ti ho semplicemente chiesto: “come mai? Mi sembra il tuo tipo!” Tu sei andato nel pallone, credendo che non ti avrei più voluto parlare visto che avevo scoperto che eri gay. Cretino. Ti ho cercato per mezza Accademia e ti ho trovato sul tetto, abbiamo parlato e…”
“E ti ho detto che avevo una cotta per te?” chiese incredulo Alec.
“Ti pare? L’avevo notato da me, ma quella volta non ho nominato l’argomento. Sono stato costretto a farlo quando tu non volevi ufficializzare la tua relazione con Magnus. Ti ho baciato, cogliendoti di sorpresa e sai cosa mi hai detto?”
Per l’Angelo, non provarci mai più, è stato come baciare mio fratello” asserì Alec senza alcuna esitazione.
“Esattamente”  commentò Johathan spiazzato “le stesse identiche parole…”
“Ovvio, in entrambe le Terre, Alec ha avuto una cotta per il suo parabatai e anche io l’ho baciato per aiutarlo a chiarire i suoi sentimenti per Magnus” precisò Jace.
“TU HAI FATTO COSA, OSSIGENATO?” gridò Bane, che tentò di lanciarsi addosso all’Herondale, venendo tempestivamente  bloccato da Alexander.
“Guarda che è grazie a me se state insieme, eh!” chiarì Jace, che fu costretto ad abbassarsi prima che una sfera azzurra emanata dal Nascosto lo colpisse in faccia.
“Magnus, se ti servisse qualcuno per nascondere il corpo, evocami” asserì Johathan.
“Puoi contarci!” sibilò Bane.
“Io ho fame, prendiamo qualcosa da Taki?” domandò Clary con il telefono già in mano, pronta a chiamare, forse con lo stomaco pieno gli animi si sarebbero calmati….
 
 
 
Ovviamente un’azione semplice come ordinare cibo d’asporto per loro si era rivelata l’inizio dell’Apocalisse. In Terra 1, Jace aveva l’abitudine di ricordare i piatti preferiti degli altri, tradizione, che, in Terra 2, a quanto pare spettava a Jonathan.
La telefonata di Clary con il Call Center del ristorante fu caratterizzata da singolari rumori in sottofondo: ci penso io all’alimentazione del mio parabatai! Il MIO parabatai, Morgenstern! Ordino io per mia sorella! Ordino io per Clary visto che è la mia ragazza! Allora io  per Isabelle, dal momento che nella mia dimensione è la mia fidanzata! Eh no, è mia sorella, ordino io! , la discussione si trasformò in una guerra coi cuscini, per somma gioia di Magnus che si ritrovò il salotto pieno di piume.
I due biondi si placarono solo con l’arrivo del cibo.
 
 
“Com’è il tuo rapporto con Jocelyn?” chiese Clary, prima di mettersi in bocca una forchettata di riso catonese. Nel suo mondo, la donna prima aveva creduto che il primogenito fosse rimasto ucciso in un incendio provocato dal marito, poi se l’era ritrovato sotto l’influenza del sangue demoniaco che Valentine le aveva fatto ingerire durante la gravidanza ed infine era morto fra le sue braccia.
I due, in questa dimensione, non avevano mai avuto la possibilità di legare.
“Con mamma?” replicò Jonathan, addentando un involtino primavera “bene, anche se la conosci, è leggermente apprensiva. Il primo anno in Accademia ricevevo tre lettere al giorno. Mattina, pomeriggio e sera. Asfissiante, ma posso capirla, ero veramente un tornado e se non fosse stato per Alec mi sarei beccato non so quante punizioni. Io la notte andavo in esplorazione dell’Istituto, di base c’era un coprifuoco… se ti beccavano, dovevi subirti ore di allenamento extra o peggio ti costringevano a mangiare la sbobba della settimana: ministra con tutti gli avanzi dei sette giorni precedenti. Era tossica, veleno allo stato puro. Alec mi conosce e sa che se mi dici di non fare una cosa, allora io la faccio per dispetto, così veniva con me e faceva da palo. Poi dopo che siamo diventati parabatai, mamma si è tranquillizzata: Non metteresti mai in pericolo Alec, di conseguenza farai meno stupidaggini. Mi sono arrabbiato con lei quando ci ha nascosto la sua storia con Luke. Credeva che non avremmo accettato un uomo al suo fianco che non fosse papà, ma ha sposato il suo parabatai e non c’è essere sulla Terra che rispetti di più nostro padre e onori la sua memoria  meglio di Luke. L’unico rimpianto che ho è che avrei voluto essere più presente nell’infanzia di Val, ma con l’Accademia non è stato facile. Pensa che la prima volta che mi hanno lasciato da solo con lei, ho dovuto chiamare Alec di corsa perché non sapevo cambiare un pannolino, lui, per via di Max, sì. Valentina deve ad Alec la vita. Adesso che stiamo a New York, una volta al mese vengono loro a trovarci e il weekend dopo noi. Abbiamo trovato il nostro ritmo.”
“Deve essere bello” osservò Clary, prestando la sua completa attenzione all’involucro di cartone di Taki, giocherellando con le posate.
“Lo è” ammise Jonathan “ma è normale che io inizi a sparire?”
 
 
 
“L’incantesimo sta finendo.”
“Magnus, che vuol dire?”
“Vuol dire che l’incantesimo sta finendo, biscottino, e che è giunta l’ora che Jonathan torni nella sua dimensione.”
“NO! NON VOGLIO!” gridò Clary con voce tremula, mollando ciò che aveva fra le mani, spargendo il riso sul pavimento e allungandosi per poter afferrare il fratello alle braccia, che le apparivano sempre più sbiadite ogni secondo che passava. Gli occhi le si inumidirono e scuoteva la testa in segno di negazione. Non era possibile che il tempo concessole con Jonathan fosse già scaduto!
“MAGNUS, FAI QUALCOSA!” lo supplicò la Fairchild, girandosi verso il Nascosto, ritrovandosi davanti solo la tipica espressione di chi ti compatisce e che non può far niente per aiutarti “SEI IL SOMMO STREGONE DI BROOKLYN!!!”
“L’incantesimo ha raggiunto il suo obbiettivo: farti conoscere Jonathan” le spiegò con dolcezza Magnus.
“NON ABBASTANZA, HO BISOGNO DI PIU’ TEMPO, IO…”Clary aveva iniziato a singhiozzare senza nemmeno accorgersene.


 

Jace era in procinto di andare verso la fidanzata, quando Alec lo trattenne, ponendo una mano sul suo petto. I due parabatai tennero una conversazione silenziosa, fatta di sguardi.
Devo andare da lei” dissero gli occhi dorati dell’Herondale.
E’ una questione tra fratello e sorella, sta qui, lei avrà bisogno di te, doporibatterono quelli azzurri del Lightwood.

 

Isabelle maledisse se stessa. Se lei non avesse dato il suo consenso, Clary si sarebbe sicuramente arrabbiata con lei, ma le sarebbe passata. Erano buone amiche ormai e non riuscivano a tenere il broncio l’una con l’altra per troppo tempo, ma questo, Clary, sarebbe riuscita a superarlo?
La rossa tremava mentre una mano, quasi invisibile, di Jonathan le scostava una ciocca di capelli per poterle accarezzare una guancia e asciugargliela dalle lacrime.
“Va tutto bene, sorellina” il tono di voce del Morgenstern era così carico di affetto che Isabelle per un attimo si chiese se tutta la vicenda con Sebastian non fosse stata un semplice incubo. I suoi ricordi le portavano alla memoria l’immagine di un uomo crudele, assetato di potere, privo di un’anima che si scontrava con la scena che si stava svolgendo in quell’esatto momento, un fratello maggiore che consolava la sorella minore, la quale si ancorava a lui come se fosse un pilastro a cui reggersi e di cui si fidava della solidità.
“No invece” ribatte Clary con voce rassegnata “non voglio che mi lasci.”
“Ma io non ti lascerò mai, nemmeno quando avrai la pessima idea di sposarti quell’ossigenato e a proposito, cercherò di farti cambiare idea, sappilo” tentò di farla ridere Johathan, ottenendo solo uno sbuffo divertito e un “sempre carino” da parte di Jace “E’ stato bello conoscere questa versione di te. Sia qui che nella mia dimensione sei una ragazza forte, che si adatta, che lotta e non molla. Mi rendi sempre orgoglioso e ti voglio bene.”
“Io non ho avuto il tempo per volertene, resta! Magnus mi ha spiegato che puoi contrastare l’incantesimo, se lo vuoi” un barlume di speranza si era riacceso nel volto di Clary, che intenerì Jonathan e aumentò il suo senso di colpa, poiché sapeva quanto le sue successive parole avrebbero ferito la ragazza davanti a sé.
“Ma io non lo voglio, Clary. Questa non è la mia vita, non è il posto in cui dovrei stare… no, ferma” Jonathan la prese con decisione per le spalle, bloccando il suo tentativo di fuga “devi capire che non possiamo alterare gli eventi. Devo tornare a casa, che non è questa realtà. Potrò pure non esserci nel tuo mondo nel modo in cui tu mi vuoi, ossia come fratello maggiore, ma da quanto mi hai raccontato, so che qualcuno si è preso cura di te come avrei fatto io.”
“Simon” sussurrò Clary, tirando su con il naso, smettendo di lacrimare.
“E so che amerà Isabelle come l’amerò io, ritendendosi ogni giorno l’uomo più fortunato al mondo” gli sguardi di John e Izzy si trovarono, ponendo l’uno all’altro una domanda: come puoi amare qualcuno che non sia io? e mi sarei davvero innamorata di te se fossi stato così?
“Simon ha anche il compito di prendere in giro Jace al posto mio” aggiunse Morgenstern “ poi ho bisogno del mio Parabatai” e detto ciò si toccò la runa che segnava sulla pelle quel sacro legame “è la mia àncora. Non posso privarmene e non posso permettere che tu lo faccia, in più so di lasciarti in ottime mani. Hai Alec, di cui mi posso fidare ciecamente e sfortunatamente anche Herondale, che so ti metterà sempre al primo posto. Sei amata qui come lo sei da me. Sento che sto per andare via e..” Clary si fiondò fra le sue braccia.
“Stringimi e basta” lo supplicò per poi nascondere il suo viso nel collo del biondo.
Jonathan lanciò un’ultima occhiata ai presenti, facendo a tutti una muta richiesta: statele vicino, soffermandosi su Alec, il quale percepì per un breve istante la sua mente legata a quella Morgenstern. Ebbe la sensazione di conoscerlo da tutta una vita, che lo completasse. Era così che si sentiva a fianco di Jace.
Alec si ritenne pazzo, ma credette che per quei pochi secondi l’Alec Parabatai di Jonathan si fosse materializzato in lui, sentendo che l’amico aveva bisogno del suo compagno d’armi.
Con un cenno del capo, il Lightwood si prese quell’impegno chiestogli dal Morgenstern, che lo guardò con gratitudine. Per finire, John spostò i suoi occhi su Magnus e gli trasmise un semplice  messaggio “rendi felice il mio Parabatai.”
 
 
“Ti voglio bene, fratellone” sussurrò Clary e con ciò Jonathan svanì.
 
 
Tutto era immobile, il tempo, lo spazio, niente pareva più scorrere secondo la normale consuetudine.
Ognuno era perso nei meandri della sua mente, che tentava di arginare il senso di mancanza provato alla sparizione di Jonathan. Non lo conoscevano che da mezza giornata, ma era come se la loro routine fosse stata alterata. Sentivano che non era giusto che lui non fosse lì.
Clary era svuotata, accarezzava il parquet sul quale pochi istanti prima era seduto suo fratello con lo sguardo perso nel vuoto o forse nell’altra vita che poteva avere.
Avrebbe rinunciato a Simon per Jonathan?
Avrebbe rinunciato a un fratello per un altro?
Si ricordò della domanda di Isabelle della mattina precedente: "Non starai peggio?” e dovette ammettere che la risposta fosse Sì.
Alzò il viso e vide gli altri afflitti dal tormento. Non poteva gestire il loro e contemporaneamente il suo.
“Ho bisogno d’aria” si rialzò Clary da terra, togliendosi i residui di riso dai pantaloni “Questa storia non dovrà mai uscire fuori. Mia madre deve rimanere all’oscuro di tutto, un fratello è un conto, un figlio un altro.”
La rossa era giunta alla porta d’ingresso e prima di abbassare la maniglia, si voltò e asserì con voce spenta “Avrei dovuto darti retta, Izzy. Ora a chi darò la colpa?”
 
Lo sbattere della porta riscosse i presenti nel salotto dai loro pensieri.
“Devo andarle io dietro” affermò Isabelle, sorpassando i fratelli, senza trovare alcuna resistenza.
 

Era uscita in pigiama e pantofole, ma non sarebbe di certo tornata indietro a cambiarsi.
Con una runa dell’invisibilità avrebbe evitato gli occhi della gente fissarla straniti. L’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era perdersi fra le strade di Brooklyn, senza nessuno al seguito, avrebbe cacciato persino Jace nelle condizioni in cui si trovava.

“CLARY!!” ma i suoi sogni furono vani.
“Isabelle, voglio stare da sola!” la Fairchild strattonò con forza il braccio trattenuto dalla Lightwood, la quale doveva aver per forza sceso le scale saltandole direttamente per poterla aver raggiunto così in fretta. Si trovavano appena fuori dal cancello del loft.
“Clary, avevo torto, ok?” affermò Isabelle, lasciando libera l’altra. Sapeva che non avrebbe fatto un passo e di aver ottenuto la sua attenzione.
“Cosa?” chiese incredula la rossa.
“Ieri mattina, quando ti ho riversato tutta la mia rabbia addosso, mi sono solo sfogata con te, non ho considerato l’insieme. Io farei qualsiasi cosa in mio potere per aver la possibilità di trascorrere per un’altra volta mezza giornata con Max. Non avrei mai dovuto biasimarti per il tuo desiderio di conoscere Jonathan quando di base vorrei lo stesso. Io ti capisco, so come ti stai sentendo adesso e so che non vuoi restare veramente da sola” e con ciò Iz le diede un buffetto sulla spalla “La presenza di Jonathan ha sconvolto tutti. Jace si starà domandando se sia il giusto parabatai per Alec, Magnus starà riflettendo sul perché in quella dimensione non ci sia stato alcun Circolo e io mi sto chiedendo se Simon sia quello giusto per me. Stai dubitando di te stessa e del Conclave, ma non sei l’unica. Ci siamo noi con te.”
Quanto era diversa l'Isabelle che le si trovava di fronte adesso da quella di quattro anni fa! A quel tempo le sembra così altera, glaciale, dal sangue freddo, perfetta, ma le avventure che avevano coivolto entrambe le avevano mostrato una Nephilim micidiale con la frusta, ma anche una ragazza dal cuore fragile, con un carattere forte eretto per proteggersi, che non si nascondeva solamente a chi si fidava sul serio e Clary si rese conto in quel momento di quanto il loro rapporto si fosse rafforzato e maturato. Non le sembrò più irreale il legame che le loro alter ego avevano su Terra 2.

Il volto teso della Fairchild si aprì in un lieve sorriso “Capisco perché l’altra me ti abbia scelto come parabatai.”
 
 
 
“Non ti sei opposto. Hai lasciato andare Iz da Clary. Dimmi quello che ti passa per la testa” asserì Alec, piazzandosi di fronte a Jace, il quale guardava da tutte le parti, tranne verso il ragazzo che aveva davanti a sé “ e spero per te che non sia quello che credo io.”
“Leggi anche i pensieri, adesso?” replicò con sarcasmo il biondo, sfoggiando un ghigno derisorio.
“I tuoi sì. Sei il mio parabatai, come spiegazione basta e avanza” affermò Alexander.
“In questa realtà lo sono! Nell’altra, hai preferito Jonathan! Forse non sono il parabatai giusto per te, magari hai accettato di esserlo solo perché ti facevo pena, un bambino da solo al mondo, orfano…”si sfogò Jace, il cui viso iniziava a diventare rosso dalla rabbia.
“Tu avevi bisogno di me…” incominciò Alec.
“Visto? Mi compativi” lo interruppe l’Herondale.
“Ed io di te” concluse con voce paziente l’altro.
“Ma se ti faccio solo preoccupare! Devi sempre guardarmi le spalle perché mi butto nella mischia senza tener conto di chi mi viene dietro! Quante volte me lo hai detto? Anzi, quante volte mi hai urlato contro mentre mi tracciavi una iratze?” insistette Jace, indicando la runa della guarigione risalente alla settimana prima sull’avambraccio destro, regalo di un neo lupo mannaro alla sua prima trasformazione.
“Mi piace prendermi cura di te” rivelò Alec con tranquillità; era schietto per genetica “e ti sgrido perché non voglio perderti.  Quattro anni fa, ho creduto che tu fossi morto, ti ho sentito morire, la nostra runa sanguinava, mi mancava il respiro…” e, come riflesso involontario, Alexander inspirò profondamente “avrei fatto di tutto per smettere di provare quel dolore, quel vuoto, quella sensazione di essere incompleto e spezzato, tutto” sottolineò con cura il Nephilim quell’ultima parola, guardando Jace dritto negli occhi, sapendo che il biondo avrebbe capito perfettamente dove volesse andare a parare con quell’affermazione e Jace non volle nemmeno immaginare quel possibile scenario.  
Alec c'era sempre stato e ci sarebbe sempre dovuto essere.
L'Herondale sperava egoisticamente di essere lui il primo ad andarsene, non avrebbe sopportato un mondo privo del suo parabatai e non poteva non domandarsi come facesse il suo alter ego su Terra 2 senza il Lightwood. Come era possibile che loro due in quella dimensione fossero solo dei banalissimi amici? Pensando in maniera ottimista, forse erano buoni amici, ma il loro reale rapporto non poteva essere ridotto ad amicizia. Erano più di due fratelli, più di due amanti, una stessa anima scissa in due, ma su Terra 2 era con Jonathan che Alec aveva sancito quell'unione.
Dove aveva sbagliato in quell'universo parallelo? O aveva sbagliato in questo?
Davanti ai suoi occhi scorsero tutti i momenti passati con il cacciatore: gli allenamenti, i rimproveri, i compleanni, gli scherzi, gli scapellotti presi per le sue battute sarcastiche, le rincorse di Alec dietro di lui quando gli rubava un libro, al quale prestava troppa attenzione, non dandola così al suo parabatai, le cacce notturne, gli scontri combattuti schiena contro schiena, le serate passate in silenzio ammirando il paesaggio di New York sul tetto dell'Istituto, quando il dormire equivaleva sognare Clary e sapere che nella realtà non la poteva avere, se non voleva peccare di incesto...
No, in questa vita aveva scelto bene di chi fidarsi e Jonathan aveva fatto altrettanto nella sua. Sarebbe stato inutile ipotizzare su un se stesso alternativo se non voleva impazzire.
“Ma ti è stato ampiamente dimostrato che non è così facile liberarsi del sottoscritto” gli fece notare Jace con tono scherzoso. L’ironia era sempre stata lo scudo usato dalle varie generazioni della sua famiglia per proteggersi dal manifestare i propri sentimenti “perciò, se la storia della reincarnazione è vera, noi ci rincontreremo in un’altra vita e farò di tutto per legarti a me.”
“E’ una minaccia?” chiese Alec con il sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi.
“No, una promessa.”
 
 
 
“Interrompiamo qualcosa?”
“Nah, stava diventando un momento troppo gayo e Alexander può avere questi momenti solo con me” specificò Magnus, tirando a sé Alec, sottraendolo dall’abbraccio con Jace e ringraziando mentalmente Isabelle e Clary per essere tornate al loft, interrompendo così il contatto tra i due.
Il Nascosto non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, ma era ancora geloso dei passati sentimenti di Alec per il suo fratellastro. In più, vedere il suo Fiorellino fra delle braccia maschili che non fossero le sue, lo alterava alquanto.
Jace si schiarì la voce con qualche colpo di tosse, palesemente finto “Scambio di opinioni fra parabatai” asserì, per poi avvicinarsi a Clary e racchiuderle il viso fra le mani “tutto ok?”
La Fairchild sapeva che era inutile mentirgli, la conosceva così nel profondo che non ci avrebbe messo niente a smascherarla.
No, Jonathan non farà mai parte della mia vita ed è difficile accettare che il destino sia così variabile, ma John…mio fratello ha ragione, io qui non sono sola. Sto bene, perché ho voi” e la Fairchild abbracciò con lo sguardo i presenti: Magnus, con i suoi  vestiti dai colori sgargianti e la saggezza di chi ha vissuto gioie e dolori a ripetizione continua; Alec, che, nonostante il loro inizio disastroso, era diventato uno dei suoi più cari amici a cui non esitava chiede o dare aiuto; Isabelle, la prima amica femmina che avesse mai avuto in assoluto e Jace, il suo amor che move il sole e le altre stelle “ e Simon. Siete la famiglia che mi sono scelta.”
 
 
 
“Domani, io e Izzy vorremmo andare alla Accademia per vedere Simon, chi si vuole aggregare?” chiese Clary.
“Io passo, Stuart non è in cima alla lista delle mie priorità” replicò Magnus, dando un pizzicotto al fianco scoperto di Alexander, facendo sussultare il ragazzo.
“Domani è il parabatai day, quindi passerò tutto il giorno con Alec” decretò Jace.
“Da quando questa ricorrenza?” domandò con aria perplessa lo Stregone.
“Da oggi, l’ho appena istituita” ribatte sarcasticamente il biondo, facendo l’occhiolino all’arciere, il quale era abbastanza preoccupato per la vena in rilievo sul collo del suo fidanzato.
“Allora stasera sloggiate tutti da casa nostra e vi rifugiate in Istituto, perché io e Fiorellino abbiamo cose importanti da fare” asserì il Nascosto.
“Tipo?” Alec non si ricordava di alcun appuntamento preso.
“I nostri alter ego mi hanno ispirato. Gioco di ruolo. Io professore, tu studente e a proposito, signorino Lightwood, la dovrei mettere in punizione per abbigliamento indecoroso, è ancora troppo vestito per i miei gusti”  mormorò Magnus con voce suadente, accarezzando lascivamente con la mano gli addominali di Alec per poi fermarsi all’elastico dei pantaloni.
Il Nephilim arrossì fin sopra le orecchie.
“ Messaggio ricevuto, ci togliamo di torno” esclamò Isabelle “voi piccioncini chiudetevi in stanza, mentre noi andiamo a cambiarci. Buon divertimento, fratellone” e con una pacca affettuosa sulla spalla, la Cacciatrice si diresse verso la sua stanza.
“Mi hanno traumatizzato” Jace recitò la parte della vittima indifesa, beccandosi uno scappellotto dalla sua ragazza.
“Biscottino, scusami, forse gli ho fatto fuori l’ultimo neurone rimasto” lo prese in giro Magnus, assumendo l’aria da finto dispiaciuto.
“Dovresti star chiuso in un ospizio, vecchietto” replicò Jace, punto nell’orgoglio.
“HAI OSATO DARMI DEL VECCHIETTO?” il cipiglio di Bane non prometteva niente di buono..
“Sì, nonno Magnus.”
 
 
 
Clary, osservando il suo fidanzato scappare dalle fiamme emanate da Magnus, saltando da un divano all’altro ed usando il lampadario come trapezio, realizzò che aveva scelto una banda di matti come famiglia e non poteva essere più felice di così.
 
 
Fine (?)
 



Prima di tutto, grazie a chi è arrivato fino in fondo alla One Shot e spero vivamente che vi sia piaciuta.
Ovviamente dei chiarimenti sono d’obbligo:
- Sebastian/Jonathan qui è persino OOC della mia stessa versione, infatti trovandosi in un mondo parallelo si lascia andare, esprime i suoi sentimenti in maniera palese, quando io in realtà me lo sono comunque immaginata più riservato, più sarcastico, più simile a Jace effettivamente.
Per questo mi stavo chiedendo se vi facesse piacere avere un capitolo extra, che ambienterei su Terra 2 con Jonathan tornato appena da questo viaggio fra le due dimensioni e mostrarvi come si rapporta con il suo vero Parabatai, la sua Isabelle, sua sorella ecc…
Se l’idea vi intriga, fatemelo sapere e io mi prodigherò a scriverla ;)
- John/Alec parabatai e non Jace/John, a mio parere questi due sono troppo simili, tipi come Jace e Jonathan abbiamo bisogno di qualcuno più pacato al loro fianco, soprattutto in battaglia e poi adoro descrivere un Jace geloso di Alec :3
- John e Isabelle, li ho shippati nella versione della vita di Clary vista ad Edom, ammetto le mie colpe.
- Reincarnazione, tributo a Will e Jem, amori miei.
- Clary e Isabelle parabatai? Colpa di Kat ed Emeraude *_*
 
Vi ringrazio ancora per il tempo che avete dedicato alla mia os e spero che mi farete sapere che ne pensate.
Vi auguro il meglio e a presto!
Basetti
  
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