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Autore: Minipage    04/07/2016    2 recensioni
{Le tante avventure di Magnus Bane e Alexander Lightwood}
1 - Piano Days (I giorni di pioggia portano la musica)
2 - The Ultimate Illusion (Gli incubi possono essere molto realistici)
3 - Puppies in the Rain (Non si può resistere ai cuccioli)
4 - Sick Days (Persino gli shadowhunters si possono ammalare)
5 - Il Giorno del Matrimonio (Non si dovrebbe mai arrivare in ritardo ad un matrimonio)
6 - Stregoni, Shadowhunters e draghi - Oh mio Dio! (Magnus non si trova e c'è un drago in libertà)
7 - Things that change and remain (Il mondo va avanti, anche se le persone muoiono)
8 - Last Days (La morte non uccide solo una persona)
9 - Bambino per sbaglio (Un incantesimo va storto e Magnus viene trasformato in un bambino)
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Accidentally childish - Cap 9

Minipage è un'autrice straniera, il link alla sua pagina originale è inserito nelle note dell'account, che è attualmente gestito dalla persona che traduce le sue storie, con il suo consenso.

Bambino per sbaglio

Alec era nel bel mezzo di un'importante partita di poker, quando il suo telefono prese a squillare.

"Non rispondere" lo avvertì Jace. "Se lo fai, è come dare forfeit."

Alec esitò.

"Fold*" disse, buttando le carte sul piano di gioco.

Tirò fuori il cellulare, senza guardare l'immagine sullo schermo.

"Pronto?"

"Mi serve il tuo aiuto" disse la voce preoccupata di un bambino dall'altro lato della cornetta.

"Um, cosa?" allontanò il cellulare dall'orecchio e vide la foto di Magnus che, sorridente, se ne stava seduto sulla punta della Torre Eiffel. La vera punta. "Come hai avuto il telefono di Magnus?"

"No Alec, sono io e ho bisogno del tuo aiuto" insistette il bimbo.

Jace osservò sospettosamente l'amico, che scrollò le spalle.

"Ascolta, rimetti il telefono dove l'hai trovato" disse. "E non chiamarmi più."

"Mi serve aiuto!" urlò lui.

Jace si allungò sopra il tavolo, togliendogli di mano il cellulare.

"Scusami, ma Alec è nel bel mezzo di una partita di poker da cui dipende la sua vita. Dovrà richiamarti" disse. Riattaccò e lasciò cadere il telefono sul pavimento, sei metri sotto di loro. "Torniamo al gioco, Lightwood."

"Ho foldato" disse lui, indicando il tavolo che stava in bilico sulla trave. Il suo telefono, probabilmente, si era frantumato dopo la caduta.

"Bene" disse il biondino, mostrando le carte. Alec avrebbe vinto se non avesse foldato. "Chi era, comunque?"

Il moro cominciò a distribuire le carte per la mano successiva.

"Un bambino. Non so."

"Un bambino ti ha chiamato?"

"Dal telefono di Magnus."

"Strano" disse lui, prendendo in mano le sue carte. "Ok, scommetto 40."

Alec alzò gli occhi al cielo, perdendo la concentrazione. E l'equilibrio, quasi.

Jace rimase nella sua posa "ad albero"** con naturalezza. Quella trave era la più ampia della sala d'allenamento, ma non era comunque molto larga.

Il poker equilibrista consisteva nel mantenere una posa difficile mentre si giocava a poker.

Chi avrebbe resistito di più, avrebbe preso tutto.

"Stai  attento" disse Jace.

Alec lo fulminò con lo sguardo.

Il suo telefono, in qualche modo sopravvissuto alla caduta, ricominciò a squillare.

Il moro abbassò lo sguardo.

"Significa che sto per vincere?" chiese il biondino.

"Dovrei capire perché un bimbo mi stia chiamando."

"Come vuoi, amico, ma..." guardò l'improponibile numero di fiches sul tavolo "... dipende da te."

Alec guardò le proprie carte.

"100" disse.

"Stai bluffando."

"Mettimi alla prova."

"Bene." Jace fece scivolare le sue fiches verso il centro, imitato dall'altro.

Scoprirono le carte.

Alec aveva vinto con tre re, che battevano le tre regine di Jace.

Il biondino non aveva più soldi.

"Salta" ordinò il moro, con un sorriso furbo. Jace non era un perdente irascibile, ma un tipo più stravagante.

Riuscì a fare un paio di salti mortali prima di atterrare in piedi.

L'altro lo seguì, con un balzo meno scenografico.

La prima cosa che fece fu rispondere al cellulare.

"Pronto?"

"Alec! Non arrivo a prendere nulla! Torna subito a casa!" ordinò la voce del bambino.

"D'accordo, arrivo al più presto."


Gli ci volle più tempo del previsto per arrivare a casa. Quando entrò, sentì il rumore delle ante della cucina che sbattevano, cosa che gli parve strana, considerato che non tenevano quasi nulla negli armadietti, essendo entrambi incapaci di cucinare.

"Magnus?"

Il rumore si fermò appena il ragazzo mise piede in cucina.

Un bambino, con una tunica bianca e pantaloni blu stava in piedi sopra il bancone della cucina, senza scarpe, e gli dava le spalle.

Quando si voltò, la prima cosa che Alec notò furono i familiari occhi color ambra che contrastavano con i capelli blue-neri.

"Alec? Che ne è stato del Mac&Cheese***?"

L'altro non riuscì a rispondere. Era sotto shock. Poi scoppiò a ridere.

"Per l'Angelo, Magnus, che hai combinato?" chiese, attraversando la cucina.

La versione settenne del suo ragazzo s'imbronciò.

"Un incantesimo andato storto. Ho detto "natus" anzichè "natura". Avrei dovuto usare un'altra lingua. Odio il latino."

Alec si aspettò quasi di vederlo sbattere i piedi.

"Beh, come fai a tornare normale?"

"L'incantesimo svanirà da sè" rispose l'altro, tornando a guardare in un armadietto. "Abbiamo un po' di Mac&Cheese?"

"No, lo vuoi?"

"Certo che lo voglio" disse brusco il bimbo. La sua voce si era alzata di almeno tre ottave.

Ricordò ad Alec di quella volta che avevano giocato con l'elio, dopo una festa particolarmente lunga.

"Ok, dobbiamo andare al supermercato allora. Dovrei trovarti delle piccole scarpette da tennis?"

"Sta' zitto" disse Magnus, sedendosi in modo da poter scivolare giù dal bancone.

"Eri così a sette anni?" chiese Alec, quando il piccolo stregone gli passò accanto.

Quando il bambino alzò lo sguardo, i suoi occhi erano rossi come il fuoco.

"Ho ucciso un uomo quando avevo sette anni."

"No, non è vero."

"D'accordo, non l'ho fatto" disse il piccolo, dirigendosi verso la porta. "Ma ero comunque pericoloso."

"Tu non sei pericoloso" rispose il ragazzo, seguendolo.

Afferrò chiavi e portafoglio mentre uscivano.

Magnus era ancora a piedi nudi.


"Dovrei metterti nel carrello o...?"

Magnus gli lanciò un'occhiataccia per la tredicesima volta da quando l'aveva trovato in quello stato.

I due si trovavano nel supermercato più vicino al loro appartamento.

"Prendi un cestino e sbrighiamoci" disse il piccolo.

"Sei un po' paffuto..."

"È grasso infantile" scattò l'altro. "Ero un po' grassottello, ok?!"

"Che cosa adorabile."

Le persone li fissavano, mentre passavano loro accanto.

"Vuoi tenermi la mano?" chiese Alec. Non era un'offerta sarcastica.

Il piccolo allungò una mano e strinse il suo piccolo pugno attorno a tre dita del moro.

Lui sorrise, mentre cercavano il reparto della pasta.

"Quindi... Quanto durerà?" chiese il ragazzo, mentre esaminava tutte le corsie.

"Ventiquattro ore. Perchè non mi hai ascoltato, quando ti ho chiamato?"

"Beh, avresti dovuto spiegarti un po' meglio - "

"Non riuscivo a raggiungere niente!" disse Magnus. Anzi, urlò.

"Shh." Non avevano bisogno di attirare ulteriormente l'attenzione.

"Che tipo di poker stavi giocando?"

"Poker Equilibrista." Magnus non chiese ulteriori spiegazioni, più che altro perchè erano appena giunti di fronte alle scatole di Mac&Cheese.

Alec si allungò per prendere la scatola più vicina, ma il piccolo cacciò un urlò.

"No, non quella! L'altra!"

Lo shadowhunter lo guardò.

"Ci sono almeno venti opzioni qui, Magnus. Quale?"

"Quella di Spongebob."

"A te non piace neanche Spongebob." Il piccolo lo guardò male.

I suoi occhi erano molto più puri del solito. C'era innocenza nei suoi occhioni.

"Come fai a saperlo?"

"Perchè ti conosco." Mise la scatola di Mac&Cheese classico nel cestino.

Magnus si allungò per prendere la scatola con le sue manine, guardando le istruzioni.

"Non riesco a leggere" disse, con una nota di panico nella voce. "Al... Non riesco a leggere!"

"Calmati. Cosa vuoi sapere?" disse Alec, prendendogli la scatola dalle mani.

"Gli altri ingredienti."

"Latte e burro. Dovremmo prendere anche quelli."

Il ragazzo sorrise e spostò una ciocca di capelli dal viso dell'altro.

"Il piccolo te era davvero carino."

Lo stregone sorrise leggermente.

In un secondo, Alec tirò fuori il cellulare e catturò quell'espressione con una foto.

"Cancellala" s'imbronciò l'altro.

"Neanche per sogno." Lo prese per mano e s'incamminò verso il reparto latticini.

"Possiamo prendere anche gli Oreo?" chiese il piccolo, quando passarono accanto ai biscotti.

"Certo." Magnus prese il pacco formato famiglia e lo mise nel cestino.

"Oh! E goldfish****!" Questa volta non stava chiedendo il permesso. Quando riuscirono a prendere latte e burro, il cestino era ormai pieno.

Mentre erano in fila, il piccolo ci fece anche scivolare delle caramelle quando Alec non guardava.



Alec riuscì a preparare il Mac&Cheese mentre Magnus stava seduto sul bancone, dondolando i piedi contro le ante e mangiando M&Ms.

Era irritante e Alec si sforzò molto di essere paziente.

Mangiarono la cena sul divano, mentre Spongebob cucinava hamburger dalla TV.

Alec iniziava a sentire la stanchezza dovuta alla partita di Poker Equilibrista. A metà del secondo episodio, stava dormendo.

Magnus era alla seconda portata di Mac&Cheese e a metà di una riga di Oreo. Per non parlare degli M&Ms, dei biscotti con le gocce di cioccolato e del latte al cioccolato.

Lo shadowhunter fu svegliato dalle urla del Presidente Miao.

Si alzò di scatto.

Magnus stava correndo in circolo con il Presidente in braccio.

"Magnus!"

"Choccolato!" rispose il bimbo. Lanciò in aria il gatto, che emise un verso terrorizzato prima di atterrare sul divano.

"Magnus, basta" ordinò il ragazzo. Aveva sempre funzionato con Max. Ma come poteva dire al suo ragazzo pluricentenario, con l'aspetto e il cervello di un bambino di sette anni, di comportarsi come uno della sua età?

Il bambino continuò a correre e Alec fu costretto ad inseguirlo.

La situazione si trasformò in un gioco per Magnus, in cui il bimbo era determinato a vincere.

Ma lo shadowhunter aveva una resistenza che nemmeno lo zucchero poteva garantire al piccolo.

Alla fine il bambino cominciò a rallentare e il ragazzo lo acchiappò, mentre il piccolo continuava a ridacchiare tra le sue braccia.

"A letto." Magnus si dimenò, ma senza smettere di ridere.

"Non ho sonno."

"Tua madre mi fa quasi pena" disse il ragazzo, portando Magnus nella sua stanza.

"Non avevo il cioccolato, quand'ero bambino."

"Meglio" disse lui, mettendolo a letto. "Tu non uscirai da questo letto, capito?"

"Non rimani con me?"

"No. Andrò nella mia stanza..."

"Ma - "

"No. Scusa, ma non posso..." Alec scosse la testa. "Dormi, Magnus. Giuro sull'Angelo che se non ti metti a dormire..."

"Che fai?" chiese Magnus, sorridendo. Quel sorrisetto era tipico di lui...

"Ci vediamo domani mattina" disse, uscendo dalla stanza. Il piccolo si mise seduto, guardandolo andare via.

Anche se Alec sapeva che il piccolo cercava di farlo sentire in colpa per farlo rimanere, gli dispiaceva lasciare il piccolo Magnus da solo al buio.



Quando Magnus si svegliò, la mattina seguente, si sentiva grande.

Si ricordò tutto e il mal di testa fu il promemoria del suo eccesso di zuccheri.

Quando si voltò e aprì gli occhi, Alec era seduto accanto a lui.

"Mi guardi dormire, ora, Lightwood?" chiese con un sorrisetto assonnato.

"Stavo guadando la tua trasformazione da teenager strambo alla tua magnifica forma attuale."

"Quindi sono finalmente tornato alla normalità?"

"Circa."

"In che senso?"

"I tuoi occhi."

"Che hanno che non va?"

"Sono più brillanti del solito."

Era una cosa strana da dire, ma era vero.

Gli occhi di Magnus erano più opachi e meno evidenti per uno con gli occhi color ambra.

"È un problema?"

"No."

Lo stregone afferrò la mano di Alec e gli lasciò un bacio sul dorso.

"Non sapevo che ti piacesse il poker" disse, giocando con la sua mano.

"Non mi piace poi tanto."

"Conosco una versione molto divertente."

In qualche modo, i suoi occhi divennero ancora più luminosi all'idea.

"Stai per proporre..."

"... Strip Poker" terminò Magnus.

"Truccheresti il gioco."

Lo stregone si finse offeso.

"Perchè dovrei - "

"Andiamo. Punteresti tutto su una pessima mano. Sai che lo faresti."

"Perchè mai qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere?" chiese Magnus. "Intendo, io? Barare a Strip Poker? Cosa ti fa pensare che farei qualcosa del genere?"

"Perchè sei impaziente."

"Va bene. Allora possiamo saltare la parte con le carte."


Note della Traduttrice:


* Nel Poker, "fold" è usato per determinare l’azione di gioco di un giocatore che passa la propria mano, piuttosto che puntare.

** Questa posizione qui:

*** Letteralmente sono Maccheroni al formaggio. Gli americani non fanno la pasta per poi aggiungerci il formaggio, ma comprano già i maccheroni aromatizzati al formaggio, almeno per quanto ho capito... Comunque sarebbe questa roba qua:

**** Questi snack al formaggio:

Puntuale tre volte su tre!!! *saltella* (fingete almeno di gioire...)

Ringrazio tantissimo Eryla che sempre, con fin troppa pazienza, corregge i miei errori ^.^

Mando un bacio a LaVampy e Emrys3103 che hanno recensito lo scorso capitolo e ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra seguite, preferite e ricordate @.@

Vi invito come sempre a lasciare un commentino, anche negativo, per farmi sapere cosa pensate della storia e (mio più grande motivo di ansia) della traduzione.
Un abbraccio a tutti e a lunedì,


testo
(Eh sì, mi son fatta la firma digitale, che figo ù.ù)

Prossimo capitolo:
Salsa sui muri

L'abilità in cucina non fa parte del codice genetico dei Lightwood.

Link alla storia originale: http://archiveofourown.org/works/4501863

Traduttrice: Katerina Hummel Di Angelo

   
 
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