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Autore: Hi Im a Kupo    04/07/2016    1 recensioni
”Questa è una raccolta di piccole storie che trattano della vita di una persona comune, una ragazza, al fianco di un Sith. O anche il contrario magari.
È ambientata nel mondo attuale, immaginatevi quindi un Sith, poveretto, alle prese con la stressante vita odierna e tutte le sue complicanze.
Spero che la lettura vi faccia sorridere, ed almeno un po' vi faccia divertire. Buona continuazione.“
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

 

 

"Guarda l'aereoplanino, guarda qua!" squittisce lei accompagnando la frase già ridicola di suo con dei versi ed espressioni imbarazzanti, mentre la bambina scompostamente seduta sul suo seggiolone gorgoglia e muove le mani all'impazzata. 

"E.. arriva la pappa, la pappa! Eccola qua!" ondeggia il cucchiaio seguendo curiose circonferenze davanti alla faccia della figlia, senza rendersi conto di non riuscire ad applicare la benché minima forma di convincimento sul mangiare quello strano intruglio giallognolo. Ghigno, mentre quella donna si umilia di fronte ad una poppante la quale non ha chiaramente intenzione di soddisfare le richieste disperate della propria madre, il cui tono passa da entusiasta a disperato in una sorta di lacrimosa preghiera.

"Basta" mugugna mentre si alza scuotendo tristemente la testa "io mi arrendo, adesso ci provi tu" conclude girandosi verso di me e puntandomi addosso quel cucchiaino in una maniera molto aggressiva. Sollevo un sopracciglio scrutando quell'arnese gocciolante teso verso di me, neanche fosse una spada laser pronta a trafiggermi, per poi passare ad osservare lei stessa.

"Scordatelo" la liquido appoggiandomi meglio allo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto. Lei ghigna, non precludendo niente di buono.

"Io ho bisogno di andare a farmi un bagno, puzzo di.. " si volta verso il seggiolone per afferrare l'omogeneizzato e girarselo fra le mani con sguardo concentrato "..manzo e pollo tritati." continua poi con un espressione disgustata "Quindi, se mi permetti.." termina la frase appoggiando nuovamente l'omogeneizzato sul ripiano del seggiolone. Quella sorta di sorriso furbo che persiste a gravarle sulle labbra continua a non convincermi, e mentre lei mi guarda innocentemente appoggiando il cucchiaino, per poi darmi le spalle e sparire verso il bagno, i miei sospetti non fanno che aggravarsi.

Ora siamo rimasti solo noi due nella cucina, io e la piccoletta, la quale mi guarda incuriosita accennando ancora a qualche gorgoglio felice, prima di allungare le braccina nella mia direzione aumentando nettamente il tono degli urletti. 

"Cosa vuoi?" le chiedo, ottenendo come unica risposta un versetto di gola. Sospiro, mentre mi alzo lentamente dalla sedia e arrivo vicino a lei, abbassandomi abbastanza per averla di fronte.

"Vuoi mangiare?" chiedo ancora dubbioso, più a me stesso che altro, mentre osservo il cucchiaio tutto impiastricciato. Quella donna non mi dà mai modo di smentire l'odio che provo per lei, lei e i suoi dannatissimi piani. Ancora non parla questa cosetta qui, e già si è formata un'intesa strategica con la madre al fine di danneggiare i miei nervi.

Afferro la posata tondeggiante e la immergo nella pappetta, per poi tirarla fuori carica di quello che dovrebbe essere cibo. 

"Mangia" dico e basta, osservandola con uno sguardo di sfida, mentre avvicino il cucchiaio alla sua bocca, la quale immediatamente si apre, mandando giù senza fare storie. Sollevo un sopracciglio, sorpreso dall'essere riuscito a vincere questa battaglia senza l'uso della Forza, mentre lei festeggia la riuscita dell'impresa con gorgoglii gioiosi e movimenti inconsulti di braccia. Ghigno compiaciuto, crogiolandomi nella mia vittoria a discapito di quella donna, la quale dopo averci provato per tutto il pomeriggio ha miseramente fallito. A differenza mia, naturalmente.

Immergo nuovamente il cucchiaio per imboccarla con quell'intruglio giallo senza più indugi, prefigurandomi la sua ira nel vedermi riuscire dove lei ha mancato, sentendo un curioso divertimento nell'attesa di poterla sfottere a riguardo. Sta crescendo bene questa bambina, devo dire. Non ho dubbi sul fatto che continuerà così. Sarà perfetta nel lato oscuro della Forza.

Dopo la quarta cucchiaiata però, qualcosa nella sua espressione cambia, allarmandomi non poco. Il suo sorriso muta in una smorfia corrucciata, appena prima di aprire la bocca e ridarmi gentilmente tutto quello che aveva ingoiato. Stringo i denti abbassando lo sguardo sulla maglia nera, ora decorata di vomito dall'odore nauseabondo, ricacciando in gola tutte le imprecazioni che stanno violentemente spingendo per uscirmi fuori. Abbandono il cucchiaio a fianco al vasetto, e mentre mi alzo vedo quella dannata donna in accappatoio e col telefono in mano, nascosta dietro lo stipite della porta, intenta a ridere scattando un numero indefinito di foto.

"Tranquillo, sei venuto benissimo!" sfotte, lasciando fluire le risate senza ritegno. E giustamente, pure la poppante, dopo aver osservato a fondo il suo capolavoro con aria incerta, si mette a ridere emulando quel demonio di sua madre.

Ringhio, prima o poi gliela farò pagare. Ad entrambe.

 

 

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"Ma guarda come sei bella" sorrido guardando mia figlia col suo primo grembiulino addosso, mentre mi si stringe lo stomaco all'idea di doverla lasciare da sola in un posto che non conosce. E lei di certo non contribuisce nel farmi sentire meglio, osservandomi a sua volta con gli occhi sgranati e lucidi, le manine chiuse a pugno e un espressione sofferente.

"Ti divertirai tantissimo, te lo prometto" la rassicuro accarezzandole i capelli raccolti in due codini, tentando di convincere più me che lei, per poi sollevarla e metterla giù dal letto su cui stava in piedi. Inarco le labbra in un sorriso leggero mentre le prendo la manina per andare insieme verso la sala dove lui ci sta aspettando.

"Guarda qua chi c'è" annuncio la nostra presenza con un tono felice, portando le mani sulle spalle di lei spostandola davanti a me. Lui si gira e, appena prima di riuscire ad assemblare una qualsiasi reazione, un rumore straziante riempie la sala mentre lei scivola via dalla mia stretta, fiondandosi verso il ragazzo in piedi a fianco alla porta. Piangendo tanto da assomigliare ad una fontana impazzita gli si attacca alla maglia, nascondendoci la faccia. La sua espressione, spaesata più che mai, è assolutamente comica, e se non fosse per il nodo allo stomaco che continua a stringersi sempre di più rischiando di trasformare le mie risa in lacrime, certamente degna di una foto.

"Cosa sta succedendo?" chiede rivolto a me sollevando un sopracciglio, mentre lei continua a svuotare i suoi condotti lacrimali contro la povera t-shirt del ragazzo.

"Andare all'asilo non le sembra una buona idea.." rispondo io portandomi una mano alla testa, osservando la scena disperata che mi si pone davanti.

"Stai facendo tutta questa scena perché non vuoi passare un paio di ore là?" chiede ancora, questa volta rivolto a lei, la quale si stacca appena per guardarlo negli occhi e tirare su col naso. A quella che pare essere una risposta affermativa lui sospira, per poi abbassarsi e caricarsela in braccio, andando a passo deciso verso l'auto con lei che continua a disperarsi in un modo, se possibile, ancora peggiore del precedente. Estraggo le chiavi dalla borsa per poi chiudere la porta e raggiungerli in quella valle di lacrime che un tempo era la nostra macchina. Mi ci vorrà tanta forza di volontà per superare questa giornata.

Dopo un viaggio straziante verso il tanto temuto asilo, arriviamo.

"Buona giornata" la saluta lui ottenendo in risposta svariati singhiozzi, mentre io scendo dalla macchina e vado ad aprire la sua portiera per poi accompagnarla verso il suddetto edificio. Appena arrivate davanti alla porta sento la sua manina stringere ancora di più la mia, mentre le lacrime continuano a scendere copiose lungo le sue guance facendomi sentire l'essere peggiore a questo mondo. Mi chiedo come faccia lui a rimanere sempre così dannatamente impassibile. Lo odio. A questo punto entriamo, e non facciamo in tempo a guardarci intorno che una delle maestre ci è già davanti salutandoci festosamente. Le sorrido, sembra amichevole, e appena dopo un paio di convenevoli la vedo abbassarsi per parlare a mia figlia provando a convincerla a venire con lei. Quest'ultima, naturalmente, si stringe di più a me aumentando il livello dei suoi singhiozzi. Mi abbasso anche io, le accarezzo la testa e le stacco la mano dalla mia, spingendola lievemente verso la maestra che la prende in braccio e la porta via mentre la vedo sbracciarsi verso di me. Sorrido ancora, non so con quale forza, e la saluto con la mano per poi girarmi ed andarmene verso l'uscita raggiungendo la macchina dove lui mi sta ancora aspettando.

"Come è andata?" chiede mettendo in marcia e compiendo una manovra fluida per uscire dal parcheggio, mentre io fisso imperterrita il solito punto della strada contraendo la mandibola per ricacciare giù il magone che mi sta salendo. Vorrei davvero rispondergli, ma gli occhi lucidi preavvisano che se aprissi bocca la mia voce si romperebbe prima ancora di cominciare a parlare. Sento prima una sua occhiata rapida gravare su di me, e poi una risata di scherno, chiaramente, echeggiare nell'abitacolo dell'auto.

"Lo stai per fare davvero?" ride ancora guardandomi come se ci fosse qualcosa di comico in tutto questo. Al che, mi giro verso di lui con un'espressione alquanto arrabbiata e comincio ad urlargli dietro di essere senza cuore, perdendo però tutta la mia serietà nell'esatto momento in cui scoppio a piangere rendendo incomprensibile ogni mia altra parola.

E lui continua a ridere.

 

 

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"Mamma!" la sento urlare dal bagno con un tono allarmato. Volto la testa verso la stanza da cui proviene il suono, cessando di armeggiare con la caffettiera. 

"La mamma non c'è, cosa vuoi?" le dico in risposta, sollevando il tono di voce per potermi far sentire. Appena dopo, qualche brontolio incomprensibile si erge da dietro la porta, accompagnato dal rumore delle ante dei mobiletti che vengono chiuse, per poi sentirla pronunciare ancora un paio di parole ad un volume nettamente più alto.

"Ah.. e dov'è?" 

"Ha accompagnato sua sorella ad una visita, ci metterà un po'." 

"Merda.." la sento borbottare. Poi un momento di vuoto. Poi la sua voce ancora.

"Ok, vieni qua.. ma non entrare!" Sollevo un sopracciglio mollando incustodita la caffettiera sul piano lavoro della cucina, per poi avvicinarmi alla stanza presa in causa, dubbioso.

"Tutto a posto?" le chiedo appoggiandomi con la mano alla porta chiusa.

"Ehm.. si, cioè, più o meno. Ascolta, ho bisogno di un favore." esclama alla fine, con una nota di stizza nella voce. Sarà, ma non ho un buon presentimento.

"Dimmi" 

"Mi servono.." l'esagerata velocità con cui pronuncia le parole rende incomprensibile quello che mi sta venendo detto ".. finiti!" conclude lei. Assottiglio gli occhi, provando a far mente locale su cosa possa volere da me. Inutile.

"Cosa?" le chiedo, passandomi una mano tra i capelli, incerto sul da farsi.

"Papà!" strilla lei cambiando tono di voce, nettamente più agitato ed isterico. Una vena sulla fronte comincia a sporgere lievemente, lasciando che un flusso di nervosismo scorra all'interno del mio corpo. Oltre a non essersi fatta capire, e aver strillato come un'oca isterica, pensa pure di potersi innervosire con me. La sento sospirare, e provo a calmare i miei nervi, la cui tensione è anche dovuta al caldo soffocante che grava sulla casa in questo periodo dell'anno.

"Senti.." ricomincia lei, mentre io mi sporgo ancora più in avanti per sentire meglio "mi servono degli assorbenti. Sono finiti. Prendimi quelli blu, per favore."

Mi stacco dalla porta dopo aver sentito le sue parole, maledicendo mentalmente quella donna per aver avuto un moto di altruismo proprio oggi, offrendosi volontaria per accompagnare quella psicopatica di sua sorella.

"Ok?" continua lei, non avendo sentito risposte provenire dalla mia parte.

"Ok" rispondo automaticamente, prefigurandomi mentalmente dove devo andare e cosa devo comprare, per poi girare su me stesso e tornare in sala, prendere il portafoglio, le chiavi della macchina e aprire l'uscio, "Torno subito, a presto" la liquido, sperando che tutto ciò finisca in fretta e senza danni seri.

Caldo.

Caldo terribile che pare essere più pesante di un macigno. 

L'aria condizionata che si sforza di scivolare in tutto l'abitacolo dell'auto, strisciando sui sedili e sui vetri con gran fatica.

Il grande edificio con la grande vetrata da cui si vede la miriade di gente in attesta alle casse, e le cassiere annoiate che passano ripetutamente i soliti pezzi di merce.

Prendo un respiro, prima di scendere ed affrontare il piccolo pezzo di asfalto desertico e ardente che mi separa dal supermercato. E finalmente sono dentro.

Il chiacchiericcio della gente riempie l'aria di parole confuse, e il fresco piacevole della zona verdura mi accarezza la pelle. Ancora sto maledicendo mia figlia per essere femmina ed avermi obbligato a cercare dei dannatissimi assorbenti blu in questo luogo così insopportabilmente pieno di gente. 

Prendo un sospiro, infilandomi le mani in tasca per poi cominciare a girovagare tra i vari reparti. Arrivato a quello dell'igiene capisco di non essermi mai sentito tanto fuori luogo. Una donna alquanto grossa troneggia in fronte agli scaffali traboccanti di scatole di assorbenti le quali sono, una greve imprecazione scivola fuori dalle mie labbra, per buona parte blu. Mi avvicino sospetto, attirando l'attenzione di un uomo intento a setacciare tutte le possibili saponette, il quale dopo essersi girato nella mia direzione mi rivolge un sorrisetto comprensivo al quale rispondo con un sopracciglio alzato, per poi rimettermi ad osservare quelle dannate confezioni, infastidito. Ci manca solo la commiserazione di qualcuno, adesso. La solita vena comincia a pulsare pericolosamente sulla mia tempia, mentre con la testa inclinata in alto osservo la dannata immensità di scelta. Rosa, viola, azzurro, verde, e blu sono i colori predominanti, rendendo assolutamente inutile l'unico indizio che mi era stato dato. Sollevo la mano per afferrare una delle scatole davanti a me, ma la mia azione viene interrotta dalla donna già citata, la quale mi si posiziona davanti con violenza, decisa a prendere esattamente la confezione alla quale miravo io, dopo un quarto d'ora di attenta analisi. La mia vena subisce una pulsazione tanto forte da farmi domandare il perché ancora io non abbia fatto fuori qualcuno, che so, magari anche la mia stessa figlia, sangue del mio sangue, colei che mi ha spedito in questo girone infernale. Sollevo la mano di scatto catturando una confezione blu a caso, con l'uso della Forza, per poi girarmi e lasciare indietro quella donna brontolante la quale, curiosamente, sembra soffocare della sua stessa aria. Chissà il perché, ghigno. Una piccola soddisfazione in questa tortura, assolutamente necessaria a rilassare i miei nervi. 

Arrivo velocemente alle casse e mi metto in fila, dopo appena qualche minuto di attesa, una voce mi fa scivolare un brivido lungo la schiena.

"Ma guarda chi si vede!" quella, così purtroppo familiare, voce femminile prorompe oltre le mie spalle. Giro appena la testa, scorgendo la sua inconfondibile chioma di capelli rossi poco distante da me.

"Ti assicuro che non mi sei mancata per niente" ghigno in sua direzione, mentre lei ride prendendo posto dietro di me, sorpassando indifferente una coppia di persone appena messe in fila con la scusa dello "scusate, ma sono di fretta e ho poca roba". Sollevo un sopracciglio vedendola avvicinarsi.

"Comunque immaginavo, sai?" continua poi, rivolta verso di me, appoggiandosi con nonchalance alla cassa ed indugiando con lo sguardo sul mio acquisto. Poi su di me, poi la confezione, poi ancora me. Ride. 

"Siamo passati dall'essere dei cattivoni a comprare assorbenti, caro mio? Questo mondo è vicino alla rovina!" esclama teatralmente, continuando a ridacchiare come una ragazzina. Per quanto tempo passi, per quanto le cose cambino, lei manterrà sempre la sua tipica capacità di suscitarmi l'omicidio con la sola presenza. 

"Da quanto sembra, i 'cattivoni' non ti dispiacciono così tanto, visto che vai a letto con uno di loro da anni, o sbaglio?" la guardo ghignando, divertito dal suo sbuffo. Nonostante si sia messa con lui, il fatidico Sith che tanto le dava fastidio anni prima, ancora battibeccano su ogni cosa, riempiendosi d'insulti alla prima occasione. Evidentemente, visto che ancora stanno insieme, ci devono essere lati positivi in questa relazione malata, molto nascosti naturalmente.

"Beh si, devo dire che c'è qualcosa di interessante in loro.. ma loro hanno stile, non comprano assorbenti come te, tu sei degradato ormai!" ride ancora, trovando qualcosa di divertente nella situazione, che di divertente a parer mio non ha proprio niente. Apro la bocca per risponderle, ma vengo interrotto dalla commessa che, dopo aver fatto passare l'articolo, mi chiede seccata i soldi. Prendo il portafoglio dalla tasca e le do quanto dovuto, per poi girarmi verso la ragazza dietro di me.

"Ma come? Non ti sono sempre piaciuti i bravi ragazzi? E pensare che speravo di colpirti, e invece.. Che peccato!" sollevo le spalle con un sorriso furbo dipinto sulle labbra. La sento ridere ancora, mentre la commessa fa passare la sua merce ascoltando interessata (forse per la prima volta in tutta la sua giornata) la nostra conversazione.

"Sii sincero, l'unica cosa con cui vorresti colpirmi è una spranga, al massimo!" ride ancora, divertita "buona giornata, cognatino!"

Sbuffo, impegnandomi ad ignorare l'odioso appellativo con cui si ostina ad urtare i miei nervi, sollevando poi la mano oltre le mie spalle in segno di saluto, e andandomene verso l'uscita con la confezione di assorbenti blu in mano. Che questa situazione non si ripeta mai più.

Appena arrivato in casa, ancora con le chiavi nella serratura, la sento strillare impaziente dal bagno. Dopo averle estratte le appoggio, insieme al portafoglio, sul mobile della sala, andando poi con calma verso mia figlia, o almeno, verso la porta chiusa che mi separa da lei.

"Sono qui" dico svogliato, aspettando che dalla soglia sbuchi la sua mano per catturare la confezione blu e sparire nuovamente dentro, mugolando un grazie frettoloso.

Prendo un sospiro, faccia a faccia io e la porta, facendo scorrere nuovamente le dita fra i miei capelli. Dio mio, ci mancava solo che arrivassi al punto di comprare assorbenti al supermercato.

 

 

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"Ohi, io esco! Buona serata!" strilla lei, appena prima di chiudere con forza la porta d'ingresso di casa.

Sorrido tutta compiaciuta, sentendo dentro di me un po' di quella adrenalina che sicuramente sta scorrendo in lei in questo momento, ma soprattutto, un curioso senso di divertimento sale dentro di me come un fiume in piena pensando a come reagirà il mio Sith quando scoprirà che la sua bambina non è uscita con le amiche, stavolta.

Finisco di ritirare i piatti nella lavastoviglie, asciugandomi poi le mani nello straccetto appeso al mobile della cucina per andarlo a cercare.

"Ehi" lo trovo intento a sistemare la sua spada laser, maneggiando attrezzi dei quali, sinceramente, non ci capisco niente. Lo vedo sollevare lo sguardo nella mia direzione, scrutarmi per capire quale sia il mio problema, e probabilmente, arrivando alla conclusione che non ce ne sono, rimettersi al lavoro. Ghigno, in pochi passi sono dietro di lui e comincio a far scivolare le mie mani sulla sua schiena, abbassandomi quanto basta per potergli soffiare sul collo un paio di parole.

"Te lo ricordi il nostro primo appuntamento?.."

Il mio ghigno si allarga quando lo vedo mollare tutto ciò con cui sta armeggiando sul piano di lavoro, inclinando poi la testa per dare più spazio ai lievi baci che sto lasciando sulla sua pelle. 

"No, non penso" intuisco la presenza di un sorriso furbo sulle sue labbra grazie all'intonazione divertita delle sue parole. 

"Io lo ricordo bene" sorrido, sapendo che in realtà lo stesso vale per lui "chissà se stasera sarà così anche per nostra figlia, o magari meglio, mah.." 

"Ah non lo s.. no aspetta" mi sposto appena in tempo per evitare una seria testata causata dal suo giramento improvviso "cosa?". Arretro di un passo per guardare la scena nella sua meravigliosa integrità: la sua espressione sconcertata e i suoi occhi fissi su di me, impazienti di sapere di più. Rido, ah quanto servirebbe una macchina fotografica in alcuni momenti! 

"E secondo te?" lo sfotto, portandomi le mani ai fianchi con aria superiore. È così divertente vederlo geloso di sua figlia.

"Chi?" chiede lui, un tremito strano lo avvolge, assolutamente inquietante per chiunque altro e assolutamente divertente per me.

"Un ragazzo che sono sicura ti piacerà" gli sorrido con calma, appoggiandomi alla porta per stare più comoda. Lo vedo sollevare un sopracciglio, dubbioso.

"Da quanto mi racconta lei è forte nella Forza, è coraggioso, carismatico, ti piacerà parlargli, ne sono sicura, anche attraente direi" un attimo di pausa solo per godermi il ribollire del suo sangue "ha solo un difetto, o un pregio? non lo so.. beh, comunque sia, è un Jedi mio caro Sith".

Rido, rido e continuo a farlo anche quando lo vedo sollevare la mano verso la scrivania, catturare la sua spada e attivare il laser rosso sfrigolante, mandando in frantumi l'ennesima scrivania, tutto nel giro di pochi attimi. Rido anche quando lo vedo avvicinarsi verso di me con una espressione inquietante. Al che, però, prendo un respiro calmando la mia improvvisa ilarità, forse in un attimo di lucidità in cui scelgo di salvaguardare la mia vita, e provo a parlargli vedendolo però assolutamente intenzionato a non rivolgermi la parola. Lo vedo disattivare la spada e, sempre in silenzio stampa, andarsi a sedere sul divano in fronte alla porta, le gambe accavallate e una posizione rilassata che tradisce la frustrazione annidata dentro di lui. E così ci rimane tutta sera, anche dopo avergli dato la buonanotte ed essere andata verso la camera da letto. Così ci rimane fino a quando non sento la porta d'ingresso aprirsi e il laser sfrigolare di nuovo nell'aria.

Le uniche parole in tutta la serata: "ancora questi dannati Jedi, no."

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

 

Eccomi qua, per l'ultima volta, a rompere a voi lettori!

Questo è, ebbene sì, l'ultimo capitolo. A questo punto, a chi va di lasciarmi un commento, chiederei anche una mia curiosità: come vi siete immaginati i personaggi? Caratteristiche fisionomiche, nomi, tutto quello che volete dirmi!

Quindi, per evitare di annoiarvi troppo passerei direttamente ai ringraziamenti. Un grazie a chi ha letto, a chi ha recensito, a chi l'ha inserita nei preferiti e a chi nelle seguite. Grazie davvero a tutti per aver speso il vostro tempo con questa storia!

Spero vi sia piaciuto e che vi abbia divertito, almeno un po'!

 

See you again :)

   
 
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