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Autore: Alice95_    04/07/2016    2 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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“Hai rovinato tutto”. Sua madre sentenziò quando entrò nel loft quella sera.

“Che cosa?”, disse Rick quasi urlando. “Madre, cosa te lo fa pensare?”, scosse la testa, facendo intendere che la frase “hai rovinato tutto” fosse la cosa più ridicola del mondo, per di più associata a lui.

“Ti conosco”, fu la risposta secca dalla cucina. Unita a uno sguardo d’intesa sul volto della madre.

Crollò sul divano, premette le dita nelle orbite dei suoi occhi, fino a quando finalmente lo ammise, “Ho rovinato tutto, sono nei guai”.

Sua madre sospirò. Naturalmente sapeva che avrebbe agito in questo modo, come ha sempre fatto quando il suo cuore era coinvolto. Aveva la tendenza a farlo spesso, di andare oltre per poi ritrovarsi in bilico, nei guai, lo faceva ogni volta che aveva paura di soffrire.

Recuperando un drink per entrambi lo raggiunse sul divano, accarezzandogli il ginocchio per ottenere la sua attenzione. Quando sollevò la testa dallo schienale e aprì gli occhi per guardarla Martha gli porse uno Scotch e gli ordino di berlo, per riprendersi un po’.

“Grazie”, annuì, prendendone un grande sorso. Lasciò il liquore bruciargli la gola, sperando di intorpidire il senso di colpa che si era stabilito nel suo stomaco e che lo stava rosicchiando con tanti piccoli denti aguzzi. Era stato un grandissimo idiota. Dopo la prestazione di oggi, aveva probabilmente rovinato tutte le possibilità di creare un rapporto con Kate e Jamie. Se non lo avrebbe chiamato, non riusciva nemmeno a darle torto. Nemmeno lui avrebbe chiamato se stesso dopo quello che era successo qualche ora prima.

Martha aspettò che si ricomponesse, dandogli il tempo di riorganizzare i suoi pensieri prima che lei lo incitasse gentilmente a condividerli, “Quindi ragazzo, dimmi che cosa hai fatto”.

La guardò. Un po’ di sostegno da parte di sua madre di tanto in tanto sarebbe stato bello, anche se questa volta aveva subito c’entrato il punto.

“Alexis?”, chiese guardando nervoso le scale.

“Non ti preoccupare. Tua figlia è nella sua stanza a leggere l’ultimo libro di Harry Potter. Non scenderà per ore, o forse anche per giorni se non la chiamiamo per cenare”. Martha alzò gli occhi al cielo divertita.

“Harry Potter?”, Rick aggrottò la fronte. “Di nuovo? Sarà la dodicesima volta che lo legge”.

“Non guardare me”, disse la madre sventolando le mani. “Questo è certamente un tratto del carattere che ha ereditato da te”.

Sorrise a quell’affermazione, felice che sua figlia avesse ereditato il suo amore per le parole e per i libri insieme al suo entusiasmo per le pistole laser, per lo Sci-Fi e un sacco di altre cose infantili che gli piaceva fare, soprattutto insieme alla figlia. Pensò nuovamente al fatto che probabilmente si era giocato la possibilità di scoprire quello che Jamie amava fare, le passioni con cui sarebbe cresciuta. Posizionando il bicchiere ancora mezzo pieno sul tavolino, si rivolse alla madre e prendendo un respiro profondo, cominciò a raccontarle cosa era successo, “L’ho minacciata”. Disse, con sguardo infelice e colpevole.

“Richard?”, sua madre era scioccata. Conosceva suo figlio, sapeva che non aveva mezze misure e guardando l’espressione sul suo viso capì che questa volta era andato davvero oltre. “Cosa hai detto a quella ragazza?”.

“Più o meno l’ho minacciata di portarle via la figlia”, abbassò la testa, non in grado di sostenere lo sguardo deluso di sua madre.

“Le hai detto questo?”, chiese Martha incredula.

“Non esattamente, ma è quello che si capiva dalle mie parole”, annuì.

“Non capisco. Cosa ti ha portato a dire una cosa del genere?”, lo squadrò più attentamente, sapendo che ci doveva essere di più in quella storia. Si è vero, perdeva il controllo facilmente ma non in questo modo, non senza nessuna provocazione.

“Quando sono arrivato al distretto, lei non c’era, quindi ho aspettato. Quando finalmente è arrivata era già arrabbiata con me. Non so nemmeno il perché. Mi diceva continuamente di andare via e che Jamie non era affar mio”, i suoi occhi erano imploranti verso sua madre, sperando di trovare qualche tipo di comprensione in lei. “Tutto quello che volevo fare era parlare, ma lei continuava a mandarmi via e ho perso la testa. Le ho detto che avrei fatto un test di paternità e che avrei lottato in tribunale”, prese un respiro profondo prima dire la cosa più brutta, “e poi le ho chiesto chi avrebbe avuto le carte migliori e lei è scoppiata”.

“Richard”. Martha lo guardò scioccata.

“Lo so, lo so”, sospirò con la testa tra le mani. “Non volevo, ma ero così arrabbiato”.

Martha si appoggiò allo schienale del divano con gli occhi che fissavano il vuoto e rimase in silenzio per un po’, persa nei suoi pensieri. Sapeva che suo figlio aveva detto quelle cose perché si sentiva impotente. Sapeva meglio di chiunque altro cosa cosa significasse essere padre per lui. Lo vedeva come un privilegio e avrebbe fatto tutto il possibile, si sarebbe impegnato tutti i giorni dell’anno per assicurarsi di onorare questo privilegio. Così, la paura di non poter avere questa possibilità lo aveva fatto scattare e perdere il controllo. Anche se il suo comportamento non era comunque giustificabile.

“E adesso?”, chiese Martha dopo un po’, girando la testa verso suo figlio.

“Le ho detto di chiamarmi”, si strinse nelle spalle. “Ma dubito che lo farà. Non lo farei nemmeno io. Forse avevi ragione, forse non le è mai importato di me”. Guardò sua madre con occhi impauriti, sembrava il ragazzino di cinque anni che aveva appena perso il suo orsacchiotto preferito. “Cosa devo fare, mamma?”.

“Ah, ragazzo”, lo tirò a sé in un abbraccio, non era in grado di dirgli altro in questo momento. Non aveva idea di cosa dire. Fino ad ora aveva trattenuto le proprio speranze ed emozioni. Si era concentrata ad essere una madre, una figura d’appoggio per suo figlio anziché pensare alla possibilità di poter diventare nonna per la seconda volta, ne era entusiasta in fondo. Amava Alexis più di ogni altra cosa al mondo, non c’era niente che non avrebbe fatto per lei e non sarebbe stato diverso per Jamie. Ma c’era ancora una parte di lei che dubitava fosse davvero la bambina di suo figlio. Aveva bisogno di una conferma ufficiale per esserne sicura, nonostante la grandissima convinzione di Rick. Tuttavia quando era andato a parlare con Kate, una piccola parte di lei trasudava emozione ed entusiasmo. Aveva nascosto la sua delusione dopo aver sentito come erano progredite le cose. Conoscendo suo figlio, adesso aveva bisogno che sua madre fosse forte e doveva essere pronta a risollevarlo qualora le cose fossero diventate irreparabili.

 

————————————

 

Kate aprì la porta del suo appartamento e sentì subito la risata di sua figlia provenire dal salotto, il suo cuore diventò immediatamente più leggero.

Royce l’aveva mandata a casa prima del previsto. Lei aveva accettato e se ne era andata velocemente dal distretto, non riuscendo più a sopportare i tanti sguardi compassionevoli alle sue spalle. Non è che non era grata del suo sostegno. Non aveva molte persone su cui poter contare, su cui riporre la propria fiducia. Royce era uno dei pochi ed era contenta del fatto che si preoccupasse per lei e Jamie ma questo non significava dovergli per forza dire la verità su Rick. 

Non aveva mai domandato del padre di Jamie, era un tacito accordo tra loro, era un argomento da non toccare e voleva mantenerlo tale.

Mise la sua arma di servizio nella cassaforte dell’armadio nel corridoio e si tolse le scarpe prima di andare verso il salotto.

Jamie era seduta sul divano mentre stava guardando un cartone animato che a quanto pare era molto divertente, a giudicare dalle sue continue risatine.

Cynthia si accorse subito di lei sul ciglio della porta, sorridendo quando vide gli occhi di Kate illuminarsi alla vista della figlia.

“Hey mostriciattolo”, Kate finalmente si fece sentire, attraversando la stanza e sedendosi accanto alla figlia sul divano.

“Mammina!”, esclamò Jamie felice, saltando direttamente nelle braccia della madre. “Guarda cartone animato”.

“Ho visto”, sorrise Kate, mettendo Jamie al suo fianco. “Sembra divertente”.

“Si, divertente”. Confermò Jamie riportando la sua attenzione alla televisione. Raramente le era concesso di vedere cartoni animati o semplicemente la tv, quindi era più emozionata per quello che per l’arrivo di sua mamma.

Con una risata, Kate baciò la fronte di sua figlia, “Torno subito amore”. Disse, togliendole alcuni ricci dalla fronte prima di alzarsi.

“Kay”, rispose la bambina, senza distogliere gli occhi dallo schermo.

“Sei tornata presto”, disse Cynthia quando le due donne si diressero verso la porta d’ingresso e dopo aver afferrato la borsa dal pavimento accanto alla porta.

“Si, a quanto pare a volte accadono i miracoli”, Kate fece un sorriso stanco.

“Tutto bene Kate?”, chiese Cynthia. Sapeva che il lavoro di Kate era stressante ma oggi non sembrava solo stanca, c’era una sconfitta nel suo sguardo, “Sembri abbattuta”.

“Tutto ok. E’ stata solo una giornata difficile”, Kate cercò di rassicurare la ragazza, che era solo in parte convinta dalla sua risposta. Ma non c’era niente che Cynthia potesse fare. Kate non le aveva mai parlato dei suoi sentimenti o di che cosa la preoccupasse. Era un libro chiuso per tutti a parte per sua figlia e qualche volta per il partner Royce. E Cynthia era felice che permettesse almeno a lui di farsi tenere d’occhio. Sapeva che Kate era forte e indipendente ma New York poteva essere pericolosa ed era un vantaggio avere Royce dalla sua parte.

Ma solo quando Kate stava con Jamie si apriva veramente, diventando una persona diversa. Cynthia aveva assistito alla sua trasformazione innumerevoli volte; lo sguardo perso, i suoi occhi si trasformavano in un miscuglio di amore e adorazione. Kate Beckett era certamente una bella donna ma quando sorrideva a sua figlia la sua bellezza andava oltre, diventava mozzafiato. Cynthia spesso si chiedeva del perché non ci fosse nessun uomo al suo fianco. Aveva rinunciato a chiederle del padre di Jamie molto tempo fa, accettò il fatto che Kate non volesse parlarne ma questo non le impedì di suggerirle degli uomini carini per un appuntamento, che Kate ovviamente aveva sempre declinato. Non aveva tempo per degli appuntamenti, le diceva sempre così.

Si riscosse dai suo pensieri, “Va bene, passa una buona notte Kate”, Cynthia sorrise, prima di fare un passo indietro lungo il corridoio, “Buona notte Jamie. Ci vediamo domani tesoro”.

“Notte!”, arrivò la risposta di Jamie dal soggiorno, troppo presa dal cartone animato per dare alla sua tata un arrivederci come si deve.

Cynthia rise, “Deve essere proprio un bel cartone animato”.

“Sembra di si”, Kate ricambiò il sorriso prima di aprire la porta per Cynthia. “Buona notte e grazie”.

“Di niente Kate. Ci vediamo domani”, Cynthia saluto e se ne andò.

Kate tornò in salotto per vedere se Jamie era ancora occupata con il suo cartone animato prima di andare nella sua camera da letto per cambiarsi in abiti più confortevoli.

Appese l’uniforme dietro la porta e indossò un paio di pantaloni della tuta e una semplice maglia. La sua visuale si spostò verso la sua immagine riflessa nello specchio e capì all’istante il motivo per cui Cynthia si era preoccupata. Sembrava uscita dall’inferno. Sentiva il bisogno irrefrenabile di strisciare sotto le coperte e piangere. Ma non poteva farlo perché di là nel soggiorno c’era la sua bambina che aveva bisogno di cenare e di passare un po’ di tempo con la sua mamma. Inoltre Kate aveva bisogno di stare con Jamie, oggi più che mai. Così sistemò i capelli in uno chignon disordinato prima di tornare di nuovo in soggiorno. 

“Mami?, Jamie guardò sua madre. “Affamata”.

Kate sorrise, “Come ti suona un bel piatto di spaghetti?”.

“Si, spagti!”, esclamò Jamie facendo ridacchiare la mamma. A quanto pare la parola spaghetti era ancora un po’ difficile da pronunciare.

“Va bene, mamma farà gli spaghetti al sugo e anche un po’ di carote tagliate a bastoncini”, afferrò il telecomando e spense la tv, “E tu puoi andare a leggere uno dei nuovi libri che abbiamo comprato in libreria”.

Jamie annuì, scendendo subito dal divano in direzione della sua scatola dei giochi e tirando fuori uno dei suoi nuovi libri illustrati. Lo fece vedere alla sua mamma, “Questo”, dichiarò.

Kate annuì, “Vuoi leggerlo in cucina mentre mi tieni compagnia?”.

Jamie annuì avidamente, lasciandosi travolgere nell’abbraccio di sua mamma e facendosi portare in cucina per farsi mettere a sedere nel seggiolone.

I successivi venti minuti trascorsero con Kate intenta a cucinare gli spaghetti e Jamie concentrata a guardare le illustrazioni del suo nuovo libro che mostravano la vita degli animali africani, elefanti, giraffe, scimmie, ippopotami, zebre e i preferiti di Jamie, i leoni.

“Elefanti grandi”, disse Jamie in soggezione, tracciando il contorno dell’elefante illustrato nel libro accanto a tutti gli altri animali della foresta africana.

Kate annuì, sorridendo, “Loro sono gli animali più grandi sulla terra, eccetto altri animali acquatici più grandi”, spiegò, “e sono i preferiti di mamma”.

“Jamie piacciono leoni”, le disse sua figlia, voltando le pagine fino a trovare quelle con i leoni. “Simba”, indicò un cucciolo di leone.

Kate ridacchiò, da quando sua figlia aveva visto il DVD del “Re Leone”, si era innamorata perdutamente dei leoni. Kate però non le fece vedere tutto il film, solo le scene che pensava fossero appropriate per lei, come quella in cui Simba cantava non vedo l’ora di essere Re e qualche altra scena. Jamie si sedeva di fronte alla tv e cominciava a cantare, non sempre a tempo, e nemmeno usando tutte le parole giuste, ma era sempre adorabile.

“E chi è lui?”, chiese Kate, indicando il leone più grande in quella foto.

“Mufasa”, esclamò la figlia come una iena, aveva un sorriso da un orecchio all’altro.

Kate mise il CD del Re Leone per la cena e tagliò gli spaghetti per Jamie in modo che potesse mangiare da sola. Dopo ascoltò il racconto della figlia su come aveva passato la sua giornata, cosa aveva fatto con Cynthia e cosa avevano deciso di fare il giorno dopo. Sua figlia era decisamente una chiacchierona e Kate non aveva idea da chi avesse preso, o forse si. Spinse via quel pensiero, mettendo via i piatti, prima di prendere Jamie e prepararla per andare a letto.

Dopodiché di coccolarono un po’ sul divano, mentre Kate leggeva, Jamie faticava a tenere gli occhi aperti.

“Dai, mostriciattolo, andiamo a letto”, disse Kate, prendendo la figlia in braccio che mise le sue piccole braccia intorno al suo collo e che si avvicinò per cercare le coccole. Kate sentì il suo respiro vicino e chiuse gli occhi per trattenere le lacrime e il nodo che le si era formato in gola, prima di portarla nella sua stanza. La mise a letto, la coprì e le augurò la buona notte con un bacio, “Ti amo, amore”, sussurrò.

“Ti amo anche io mamma”, mormorò la figlia un attimo prima di addormentarsi.

Kate la osservò per un po’, con la punta delle dita le accarezzò i riccioli marrone chiaro fin quando trovò il coraggio di allontanarsi. In silenzio chiuse la porta alle sue spalle, attenta a lasciarla sufficientemente aperta in modo che la luce del corridoio non tenesse la camera completamente al buio.

Entrò in bagno, si spogliò ed entrò in doccia. Il getto di acqua calda fu abbastanza per farla crollare definitamente, le lacrime cominciarono a cadere e cominciò a singhiozzare, grata che il rumore dell’acqua riuscisse a coprire ogni tipo di suono che avrebbe allarmato e svegliato la figlia.

Si lasciò andare contro il muro di piastrelle e si sedette a terra, avvolgendo le ginocchia con le braccia mentre l’acqua scorreva su di lei. Che cosa avrebbe fatto se davvero avesse deciso di portare la sua bambina lontano da lei? Aveva soldi, successo ed era perfino un padre sigle con un sacco di tempo libero, tempo a volontà per prendersi cura di due bambine. Cosa aveva da offrire lei se non l’amore per sua figlia? Aveva ragione quando l’ha accusata di lavorare ad orari folli e  di avere poco tempo per Jamie. Non poteva negarlo, ma doveva lavorare per vivere e questo non significava che non fosse una buona madre. Tutto quello che ha fatto, l’ha fatto per Jamie. Non c’era nessuno più importante nella sua vita. Non poteva portargliela via, Jamie era tutto quello che aveva, la sua unica famiglia. Non sarebbe sopravvissuta senza di lei.

   
 
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