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Autore: Il_Genio_del_Male    04/07/2016    7 recensioni
Sehunno è uno dei tanti bagnanti scazzati che affollano le spiagge in piena estate. Giongdè, il suo fratellino, cerca di convincerlo a fare la baby dance con lui. Sehunno è costretto a cambiare idea.
[EstateItaliana!AU]
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chen, Chen, Kai, Kai, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
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La saga italiota degli EXO prosegue. Anche stavolta l’ispirazione canaglia mi ha colta a tradimento! La colpa è di Hunee, admin della pagina EXOtics Are On Crack che, commentando il video linkato (https://www.facebook.com/EXOcrack/videos/vb.509701105752351/1034751333247323/?type=2&theater¬if_t=video_reply¬if_id=1467658719690113), ha lanciato quest’idea bellissima.

 

 

 

 

 

Sehunno non aveva previsto di spassarsela granché durante l’estate, ma tra il mantenere le aspettative basse e meditare il suicidio ce ne correva. Mai, mai più avrebbe accettato di andare in vacanza con la famiglia (sempre che fosse arrivato vivo a settembre).

“A tempo, bambini! Seguite me!” esortò con allegria intollerabile una voce maschile, sulle note del tormentone da spiaggia Waka Waka. Un coro di cinguettii appartenenti a bimbetti di ogni età rispose all’invito altrettanto entusiasta.

Sehunno, ostentando il proprio pallore fosforescente riparato dall’ombrellone, si chiese il perché di molte cose. In primis, perché avesse deciso di trascorrere le sue uniche due settimane di ferie in un villaggio vacanze più simile ad una bolgia infernale che all’oasi di relax e divertimento reclamizzata sulle brochure. In secondo luogo perché i due bagnini dello stabilimento, tali Yeollo e Yifenzio, flirtassero tra di loro invece di sorvegliare la marea, salvare chiunque rischiasse di annegare (nessuno, purtroppo) e sembrare, insomma, la versione da riviera romagnola di Baywatch. Infine si chiese perché il fratellino di nove anni, Giongdè, stesse martoriandogli i coglioni la pazienza affinché lo accompagnasse al gruppo di baby dance che in quel momento si dimenava al ritmo della musica sulla battigia.

“Eddaiii, Hunno” supplicava il ragazzino. “A casa non vuoi mai giocare con me alla Play, almeno adesso che siamo in vacanza accontentami... Ci divertiremo!”

“Che gusti plebei” arricciò il naso lui, sprezzante. “Alla tua età mi bastavano secchiello e paletta per essere felice e non rompere le scatole ai nostri genitori”.

“Forse non ti ricordi come eri da piccolo, figliolo” lo contraddisse pacatamente Chionsù, intento a spalmare la crema solare sulle spalle di Suo. “Giongdè è un angioletto sceso dal cielo per augurare pace in terra agli uomini di buona volontà, al confronto”.

“Tesoro!” il marito gli assestò uno scappellotto con il giornale che teneva arrotolato tra le mani. “Ti sembra questo il modo di parlare ai bambini?”

“Non sono più un bambino, babbo!” protestarono, vivacemente e all’unisono, Sehunno e Giongdè.

Chionsù sogghignò. Prima però che Suo potesse rimproverarlo ulteriormente, Waka Waka giunse al termine. Fu sostituita, a volume ancora più alto, da Gioca jouer; Sehunno avrebbe riconosciuto quel tattataratatatta campionato ovunque.

“Dormire. Salutare. Autostop. Starnuto” iniziò a cantare il maestro di ballo, imitando i gesti uno per uno. I bambini gli andavano dietro come potevano, tra spintoni, inciampi e risate argentine.

Sehunno osservò la scena con raccapriccio. Al tizio mancavano soltanto un body, calzamaglia e scaldamuscoli per sembrare uscito dritto dritto dagli anni ’80. Non che ci avrebbe fatto una così pessima figura, però, considerò dopo un minuzioso check-up. Il tipo era piuttosto figo, abbronzato e con un bel corpo. O un bel retro, se non altro.

Giongdè interpretò il silenzio del fratellone come un segno di cedimento. “Te lo chiedo solo per questa volta, Hunno, poi ti lascio stare. Promesso” batté le ciglia con fare incantevole.

“Ma perché hai bisogno che ti accompagni, scusa? Mi rifiuto di credere che tu sia diventato timido dall’oggi al domani” indagò Sehunno.

“C’è questo bambino, Zio Tao” mugugnò, lo sguardo basso ed un sospetto rossore sulle guance che non era certamente dovuto al sole. “Mi piacerebbe che diventassimo amici, ma non so se lui lo vuole. Sta sempre per conto suo. Però non si perde una baby dance e quindi ho pensato, sai-” non concluse la frase: un evento rarissimo, unico.

Sehunno intuì che gatta ci covava. “Ah, capisco” annuì sornione. “Hai ragione, magari è un po’ introverso e ha bisogno che qualcuno faccia il primo passo. E se ti vede arrivare con me si sentirà più tranquillo, giusto?” sorrise nel vedere Giongdè annuire freneticamente. “E va bene” concesse. “Ma solo un ballo, siamo intesi?”

Giongdè gli si gettò al collo, come una scimmietta. “Grazie fratellone! Hai una faccia strana e assomigli un po’ ad un broccolo, ma sei il migliore” esultò.

“Vacci piano con i complimenti, microbo” borbottò contrariato, senza però opporsi quando l’altro gli prese la mano e lo trascinò verso i piccoli bagnanti.

L’animatore salutò i nuovi arrivati con un sorriso in grado di far nascere unicorni e fatine sbrilluccicose. Sehunno poté ammirarne anche il lato A -dai capelli bagnati agli occhi sprizzanti gioia, passando per gli addominali definiti e il costume attillato, intriso d’acqua- e dovette ricordarsi come si respirava, abbagliato da tanta beltà. Maremma maiala, imprecò tra sé e sé.

“Giongdè…?” si guardò attorno, spaesato. Impiegò una manciata di secondi per rendersi conto che il ragazzino lo aveva piantato in asso, preferendo la compagnia di Zio Tao. Vide i due che ridevano insieme come se si conoscessero da sempre, e un dubbio lo assalì: quale oscuro motivo aveva spinto Giongdè a farlo partecipare a quella pagliacciata, data l’evidente complicità con l’amichetto?

Poi si accorse che il bel figo gli stava rivolgendo un altro sorriso, esitante e dolcissimo; e improvvisamente capì. Il suo fratellino dimostrava di avere doti non solo da precoce mangiauomini, ma anche da Cupido. Che drittone. Sta’ a vedere che alla fine dovrò pure ringraziarlo, pensò con un certo divertimento.

“E adesso, per il gran finale ho in serbo una sorpresa” annunciò il giovane maestro di ballo. “Su le mani, bambini e non: arriva Il ballo del qua qua!”

“Sìììììììììììììì” esclamarono i piccoli. Sehunno, invece, si sentì morire dentro.

Tutta colpa di Giongdè.

 

 

(“Ehi, ciao. Sei il fratello di GioGio, vero? Non fa che parlare di te”.

“Ehm, sì. Sehunno, piacere di conoscerti”.

“Piacere mio. Per i bambini sono Cai, ma tu puoi chiamarmi Gionghin”.)

 

 

 

 

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Adieu.

   
 
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