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Autore: Saya_Zhao    19/04/2009    2 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

- Vogliono proprio distruggere tutto, eh? – esclamò Kankuro.
- Sta zitto, idiota – ringhiò la dolce sorellina bionda – Stai terrorizzando Gaara. –
Il bambino annuì, mostrando la lingua al fratello maggiore. Kankuro sorrise, accarezzando la testolina rossa del fratellino. Anche lui, come tutte le famiglie nel rifugio, cercavano disperatamente di nascondere l’angoscia che ogni esplosione creava. Era morto qualcuno che conoscevano? Oppure la prossima bomba avrebbe distrutto proprio quel rifugio? Qualcuno sarebbe sopravvissuto? E poi, cosa sarebbe accaduto?
Ma, soprattutto, quando tutto quell’orrore sarebbe finito?
Temari strinse ancora di più il fratellino a sé. Dopo la morte dei loro genitori nel bombardamento di qualche settimana prima, aveva il terrore di perdere anche i suoi due fratelli. Era l’unica famiglia che le restava. E Gaara aveva solo cinque anni, dannazione!
[ShikaTema] [SasuSaku] - FanFiction Storica sull'Eccidio di Cefalonia.
AGGIUNTO IL SECONDO CAPITOLO.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre: 9 Settembre 1943
La fine di ogni cosa.

Tutti i soldati italiani del campo erano riuniti alla tenda della divisione Nara, attorno alla vecchia radio che li univa alla patria; ascoltavano, col fiato sospeso, le ultime notizie della guerra. 

« Ieri, il giorno ottavo del nono mese del 1943, è stato dichiarato festa nazionale dal nostro re Vittor… scrrrr….manuele terzo. Finalmente l’Ita… scrrr…rrrrrrrrrrrrr… icani… scccrrrrrrr scccc» 

- Sottotenente Inuzuka, vuoi deciderti a regolare questa dannata radio? – ringhiò Shikamaru. Aveva tutta la truppa appoggiata sulle sue spalle – compreso il corposo sergente Akimichi – in ansia di sapere nuove notizie. Se la radio non funzionava al peso veniva aggiunta l’irritazione… e non era cosa buona per le spalle del capitano.
- Ecco, ho fatto! – sbottò Kiba dando un deciso colpo sul dorso della vecchia radio.

 «…Il generale Badoglio, subentrato al duce… » 

- Come?! – esclamò incredulo Naruto, guadagnandosi uno scappellotto d’ammonimento da Shino. 

«…Ha confermato la sua firma impressa… scrrrr…armistizio con i britannici, statunitensi e russi. L’Italia è libera dalla guerra, libera dalla Germania!... »

 - Quindi possiamo tornare a casa? – gridò al culmine della felicità il biondo.
- Zitto! – ringhiò Shikamaru. Se avevano firmato quel dannato armistizio allora… 

«… I nostri alleati non sono più nemici. I tedeschi… sccrrrr… uttatori del Glorioso popolo italiano, sono ora i bruti da combattere con tutto l’orgoglio patriottico delle nostre truppe… l’Italia non si piegherà mai più davanti a scrrr… tedesco… »

 - E cioè, la guerra è finita? – chiese ancora Naruto.
Ma un silenzio tombale s’era catapultato dentro la tenda.
- Ora siamo… nemici dei Tedeschi. – ripeté Shikamaru. Una frase che all’Italia portava gioia, ma alle truppe stanziate a Cefalonia portava solo guai.
Cefalonia, la piccola isola nel bel mezzo del mar Egeo, era piena di Tedeschi che convivevano civilmente con gli alleati Italiani. Fino a quel momento.
- … nemici dei Tedeschi. – sbottò il capitano senza fiato.

Quella frase sapeva di condanna a morte.

 10 Settembre 1943

- Come sarebbe a dire che i Tedeschi impongono la consegna delle armi? – sbottò Shikamaru, battendo la mano violentemente contro il tavolo di legno. Ma il generale Sarutobi non mosse un muscolo, guardando apparentemente apatico la giusta reazione del suo sottoposto.
- Esattamente quello che lascia intendere. –
Fuori dalla tenda dove il Generale Sarutobi aveva riunito tutti i capitani – Shikamaru, Ebisu, Kakashi, Anko e Shizune – c’erano in attesa tutti i soldati presenti nella divisione Aqui, locata in tutta Cefalonia. Inutile dire che la tensione per gli ultimi avvenimenti era palpabile.
- Se consegneremo le armi saremo indifesi. – osservò pacato Kakashi.
- E lo dici con questa calma? – gridò Anko.
- Senza armi saremo alla mercé dei tedeschi! – ribatté Shizune.
- Volete sacrificare tutto un intero plotone? – borbottò seccato Ebisu.
- Asuma. – sbottò Shikamaru – credi davvero che saremmo disposti a consegnare le armi così, con semplicità? Tanto per farci sparare addosso? –
- Reagiremo – gridarono contemporaneamente gli altri capitani.
- Perché? – mormorò semplicemente Asuma, spiazzando i suoi sottoposti. – Perché? Ci è stato assicurato un passaggio sicuro verso l’Italia. –
- E ci credi? – sbottò incredulo Shikamaru – Ci credi? Un passaggio sicuro è certo, ma verso
Auschwitz!
Calò un pesante silenzio.
- Cosa consigli, Shikamaru? Di morire in questa isola sperduta, lontano dalla nostra patria?-
- Moriremo comunque! – gridò battendo violentemente la mano contro il tavolo, facendo cadere la sedia con un movimento brusco delle gambe. – Moriremo per quella patria che ci ha spedito nella tana del lupo! Moriremo per le famiglie che abbiamo lasciato in Italia e per quelle che abbiamo trovato qui! –
Aveva gridato, con forza e rabbia, un’esplosione di emozioni che nessuno si sarebbe mai aspettato da un tipo come lui. Ma, in quegli occhi, si leggeva la determinazione più grande che l’uomo potesse mai raccogliere.
– Ricordatevi solo che in questo modo coinvolgerete anche gli abitanti di Cefalonia. – Ringhiò Asuma.
- Sono già coinvolti, Asuma. – osservò Ebisu.
- Così come gli Italiani – sottolineò Shizune.
- E almeno tutto il mondo – aggiunse Anko.
- Ringraziamo i politici che ci ritroviamo – sorrise Kakashi.
- Gli impediremo di distruggere tutto ciò per cui abbiamo lottato. – concluse Shikamaru.
- Allora? –
Ogni capitano era tornato dalla sua truppa. Alla fine Asuma aveva ceduto, con un sorriso di rassegnazione stampato in volto piuttosto che la decisione a compiere un atto così decisivo. Da quando Kurenai e la bambina erano morte ad Auschwitz, Asuma aveva perso tutta la sua voglia di continuare.
Ed aveva mollato tutto, vivendo senza alcun significa. Lottando semplicemente sperando di morire.

Questo è ciò che porta la guerra, pensò malinconicamente Shikamaru.
- Allora, capitano? –
Quanta ansia c’era nella voce di Naruto. E negli occhi di tutti i suoi compagni, seduti nervosamente su quelle scomode sedie in legno. Shino camminava avanti e indietro, nervoso, come mai aveva fatto in vita sua. Choji NON mangiava, il ché era incredibile. Naruto e Kiba lo guardavano con occhi spalancati e spaventati. Erano i più giovani della truppa, e si vedeva. Neji era silenzioso, in un angolo della tenda, battendo continuamente il piede destro con un povero e malcapitato sasso.
C’era davvero un’aria molto tesa, e a ragione.
- Beh, siamo in guerra coi Tedeschi. –
Cinque bocche umane ed una canina si allungarono fino al terreno.

15 settembre 1943

<< I tedeschi vogliono le nostre armi! >>

                        <> 

<< Ci trascinerà con lui, quel porco bastardo! >>

            << Vogliono spedirci in un Lager, a fare la fine dei topi. >>

 BOOOOM.

<< Hanno sparato ad un Italiano! >>  

<< E’ guerra! Cefalonia si ribella!>>

17 settembre 1943

L’imbarcazione scivolò leggera sull’acqua scura, lasciando che le piccole increspature morissero verso l’orizzonte; il mare, silenzioso e calmo come non mai, rifletteva perfettamente la notte stellata sopra le loro teste e la luna illuminava quanto bastava la strada da percorrere. Insomma, una nottata quasi perfetta per scivolare indisturbati e nascosti agli occhi di qualsivoglia persona… quasi. Il rovescio della medaglia era sempre in agguato, e ogni soldato che viaggiava quella notte lo sapeva fin troppo bene. La luna poteva essere troppo luminosa, e da guida divenire spia. E così il mare, l’acqua, il rumore delle onde che si infrangevano sulla superficie lignea delle barche; dettagli così insignificanti che si nutrivano della paura delle persone diventando ostacoli insormontabili.
La seconda barca era distante circa un miglio marino e mezzo, e così via, fino ad arrivare alle ultime tre che ancora dovevano partire. In totale dodici imbarcazioni per novantasei soldati e altrettante munizioni di ogni tipo e genere solcavano il mare per percorrere quelle dieci miglia marine che separavano gli Italiani dai loro inaspettati alleati.
La divisione Nara capitanava la spedizione sulla prima scialuppa; la grotta era vicina, si poteva scorgere un tremolo bagliore intermittente che indicava la presenza di fuoco e, quindi, di vita umana. Mancavano circa cinquecento metri e poi sarebbe finalmente potuto scendere da quel trabiccolo barcollante che tutti usavano chiamare barca. Per quanto amasse il mare, Shikamaru odiava navigare; e Kiba e Akamaru erano completamente d’accordo; quella sensazione d’instabilità e di dipendenza non era adatta a chi amava tenere i piedi ben piantati a terra. Però, quella notte e per le notti a venire, non sarebbe stato possibile viaggiare in alcun modo; per quanto i tedeschi si dichiarassero amici, per quanto Sasuke cercasse di convincere tutta Cefalonia che non c’era motivo di temere un ammutinamento tedesco, la paura e la tensione erano palpabili.
Da tagliare con un grissino e spalmarlo su una buona fetta di pane di segale.
Gli Italiani erano i diretti interessati, ma anche i partigiani greci avevano fiutato l’aria cattiva; e, come prima non era mai accaduto, si erano alleati.
Quant’è vero che un nemico comune rende amici anche il cane e il gatto.
- Benvenuti, Italiani. –
Il lieve risentimento nella voce profonda che li accolse venne percepito da pochi. Più che vero risentimento era la rabbia di non aver potuto agire da soli ad irritare molti sguardi da ambo le parti; ma sia greci che italiani sapevano fin troppo bene che quello era l’unica via.
- È lui? – sussurrò incredulo Naruto. Shikamaru annuì, capendo il suo stupore. Ci saranno state almeno una ventina di greci in quell’anfratto, più gli italiani che stavano arrivando, ma l’unico che attirava l’attenzione era seduto dall’altra parte della grotta. Aveva uno sguardo strafottente, oltremodo sicuro di sé; ma l’autorità che emanava era indiscutibile. Lui era il capo e nessuno poteva obiettare.
- Kankuro… - borbottò Shika, muovendo appena il capo in un accenno di saluto.
- Capitano Nara. Il suo stupore è evidente… davvero non si aspettava chi fosse il Primo Partigiano? –
- A quanto pare. – c’era qualcosa che gli dava estremamente fastidio in quella situazione. Non sapeva bene se era perché aveva appena incontrato il capo di tutta la resistenza greca o semplicemente ricordare di chi era fratello Kankuro. Né tantomeno doveva pensare che il greco lo teneva d’occhio non solo per la guerra che stavano per condividere.
Kankuro ridacchiò, gustandosi ancora per un momento l’imbarazzo che aleggiava in quella caverna.
- Dov’è Kankuro? – domandò Gaara, tirando la gonna della sorella maggiore. – Voglio giocare! –
Temari accarezzò amorevolmente la testolina rossa, così impaziente di rivedere il fratellone.
– E’ andato al lavoro – sottolineò, cercando di nascondere l’evidente invidia e la rabbia che le ribolliva dentro. Sakura ridacchiò. Tutti a Cefalonia sapevano quanto Temari desiderasse essere al posto del fratello.
- Tu sei una donna – sussurrò, sapendo che la risposta mordace non si sarebbe fatta attendere.
- Sono una donna ma sono incapace di cucinare, lavare e cucire. Essere donna o non esserlo? –
- Ti manca un piccolo e variabile contributo nel mezzo delle gambe – ridacchiò la rosa.
Temari sbuffò, tornando a rammendare l’abito del fratellino.
Essere completamente all’oscuro di ciò che stava per accadere non lo piaceva per niente. Sapere che Kankuro si stava alleando con gli Italiani, ancora meno. Pensare che lui e Shikamaru quella sera si sarebbero incontrati, proprio per nulla.
- Questo è il piano. C’è la stessa percentuale di rischio per ambo gli schieramenti, per cui non potete lamentarvi. Mi sembra chiaro che questa azione non sarà sufficiente presa da sola. Non dobbiamo resistere il più a lungo, eliminando tutti i tedeschi dell’isola e stringendo assedio attorno a Cefalonia prima che arrivino i loro rinforzi. Altrimenti non ci sarà nessuna via di fuga. -
Quell’ultima frase fu accompagnata da un silenzio quasi innaturale. Tutti lo sapevamo ma nessuno voleva crederci, tantomeno sentirselo ripetere. Quello che stavano facendo non era altro che un attacco suicida; c’erano pochissime possibilità di sopravvivere. Già solo l’enorme stanziamento tedesco che occupava Cefalonia era un obiettivo colossale da sopraffare, se si aggiungevano i temuti rinforzi non ci sarebbe stata nessuna via di scampo. Un passaggio diretto verso
Auschwitz.
- Che en sarà di Cefalonia? – domandò improvvisamente Kankuro dopo un attimo di silenzio.
- Che intendi? – sbottò Kiba.
- Non so se usate il cervello, ma – ringhiò, furioso – un piano suicida come questo non mette a rischio solo la nostra vita, ma anche quella di tutti i miei concittadini. Possiamo anche uccidere tutti i tedeschi su quest’isola, ma ne arriveranno altri. Se stanno in mezzo a noi, i civili rischiano di morire per le nostre pallottole. Oppure di essere incriminati come simpatizzanti anti-tedeschi, ed essere spediti a loro volta in un Lager chissà dove. La mia domanda è: come cazzo volete salvare tutte queste persone innocenti? –
Shikamaru si zittì. Lo sapeva, sapeva che non sarebbe sfuggito a quella domanda; del resto, sapeva che sarebbe stata la prima che lui stesso avrebbe posto.
- Conosci questa terra meglio di me, Kankuro. Puoi risponderti da solo; dio non ha creato gli anfratti a Nord dell’isola per semplice decorazione: sono solidi, nascosti, sicuri. Praticamente a prova di bombardamento e/o setacciamento isola da parte tedesca. I tuoi amici saranno al sicuro. –
Kankuro sorrise. Come se quella domanda fosse stata una specie di prova finale per completare il contratto di collaborazione. Urlò qualcosa in greco che nemmeno Shikamaru fu in grado di comprendere e sette dei suoi uomini sparirono in una delle tante pieghe della roccia, scendendo ancora più in profondità; il rumore dei passi che si decuplicavano nell’eco della caverna li accompagnò a lungo, e sparì.
Per poi annunciare il loro ritorno, con quattro pesanti e grosse casse in legno.
- Queste sono metà delle armi che i tedeschi vi hanno sottratto. Riequilibrerà un po’ le parti. Ora sparite dalla nostra vista, rischiamo che il vostro odore ci si appiccichi addosso. –
Il miglior congedo che si potessero aspettare.




beh, sono tornata, e ben in ritardo. E non so nemmeno quando posterò di nuovo. Ma sapete com'è.. quella famosa lettera è arrivata a metà marzo. Metà marzo!!! E alla fine... vado un anno in... Cina!  Beh, all'inizio ci sono rimasta un po' male, non è il giappone. Era la mia seconda scelta, ma ne sono orgoliosa. E' la lingua più parlata al mondo, è un popolo estremamente fantasioso ed accogliente. E non vedo l'ora. Ma colpa scuola e colpa corso di Cinese Mandarino, non ho nemmeno un minuto di tempo. Ho finito ora il capitolo, supito dopo aver studiato fisica ed aver finito (finalmente) architettura.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi. Non sapete quanto valga. Non posso dirvi che vi voglio bene perchè non vi conosco, però apprezzo chiunque continua a leggere le mie storie!

  
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