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Autore: Heaven Black    05/07/2016    0 recensioni
DAL TESTO:
-Chi ti credi di essere per poter venire qui a farmi il terzo grado!?-, sbottò la ragazza dai lunghi capelli corvini.
-Non sono nessuno, solo uno che vuole aiutarti. Ti stai distruggendo e nemmeno te ne rendi conto.-, rispose il batterista senza distogliere lo sguardo da quello della giovane.
-Ho smesso di rendermi conto di molte cose, non vedo perché dovresti preoccupartene-
-Hai ragione, non me ne preoccupo-.
La ragazza lo guardò inarcando un sopracciglio.
-E allora...che cosa vuoi da me?-
-Ogni cosa-
---
Non intendo offendere nessuno con questa Fanfiction e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo due : ...Like a monster




"Deve essere estenuante per te perdere al tuo stesso gioco" -Heaven





Il mattino seguente Arwen venne svegliata dai raggi deboli e pigri del sole d'inverno che passavano tra le tende tirate solo per metà, si girò dalla parte
opposta alla finestra con una smorfia infastidita e notò la sveglia segnare le 8.00 del mattino, aveva dormito poco e male a causa di un peso sul petto
che non si spiegava. Sbadigliando sonoramente si passò una mano sugli occhi e si tirò su per sedersi sul morbido materasso, non era troppo stupita di essersi
svegliata così presto e sapeva che anche le gemelle da brave mattiniere si sarebbero svegliate a breve.
Raggiunse con passo strascicato il bagno e si posizionò davanti allo specchio, guardandosi non poteva far altro che ridere del suo aspetto, i capelli erano
tutti arruffati e il trucco per fortuna era stato rimosso con la doccia la sera prima. Dopo essersi lavata la faccia e i denti si sistemò i capelli, legandoli
in una coda disordinata, tornando in camera si limitò ad indossare un paio di pantaloncini da tuta che arrivavano al ginocchio e una felpa abbastanza grande
e larga, nonostante fosse passato da poco Natale lei non aveva problemi a camminare per casa con vestiti leggeri.
Scese le scale fino al piano inferiore e sentì subito l'aroma del caffè e dei cornetti caldi provenire dalla cucina unito a due voci basse, Arwen si fermò
dietro l'angolo che dava alla cucina per sentire quelle voci e capire di chi si trattasse, non voleva sembrare una spia ma l'incuriosiva il fatto che solo
una delle due voci apparteneva a Michelle mentre l'altra era maschile e leggermente roca a causa del tono basso.
Di punto in bianco non sentì più nulla e decise di fare quei due passi per poter entrare in cucina, ritrovandosi davanti una scena tra il "romantico diabetico"
e il "pervertito cronico", aveva ragione sull'aver sentito la voce di Michelle, infatti la ragazza era seduta sul ripiano della cucina con le gambe divaricate
e, davanti a lei, c'era un ragazzo vestito solo dei propri boxer, che dava la schiena ad Arwen, la mora potè notare che anche se era di schiena il ragazzo
aveva i capelli scuri e completamente sparati in aria, i due erano intenti a baciarsi ignari che qualcuno li stesse osservando e la bionda si stava divertendo
a passare le mani sul sedere del ragazzo che, in tutta risposta, si spingeva di più su di lei.

-Ehm, ehm...-, come Arwen si schiarì la voce i due si separarono, come se fossero due adolescenti colti sul punto di farsi la loro prima canna.
La mora ridacchiò e guardò prima uno e poi l'altra attendendo che parlassero.

-Buongiorno tesoro!-, ridacchiò Michelle imbarazzata.

-A te, mi spiace, non volevo interrompervi ma l'aroma di caffè arrivava fin sopra-

-Oh, tranquilla, a proposito ...lui è Brian, il mio ragazzo, Brian lei è Arwen, la mia migliore amica-

Il moro si avvicinò finalmente ad Arwen e le tese una mano in segno di saluto, sfoggiando un gran sorriso.

-Piacere di conoscerti Arwen, mi hanno parlato molto di te-

-Davvero? Comunque, piacere mio...in compenso non sapevo della tua esistenza-, rispose freddamente la giovane stringendogli la mano con decisione. Il ragazzo
liquidò la ragazza con uno sguardo disarmante per poi posizionare le braccia davanti al petto, mostrando i tatuaggi e i muscoli, si girò verso la sua
fidanzata che in tutta risposta le sorrise dolcemente, facendogli capite di non prendersela per la risposta ricevuta.
Arwen era così, fredda e distaccata con le persone che non conosceva e il fatto che quel Brian fosse il ragazzo della sua migliore amica di certo non cambiava
le cose, conosceva bene le persone e sapeva che avrebbero trovato ogni modo possibile per rovinarle la vita.
Michelle e Brian iniziarono a parlottare tra di loro mentre la mora decise di prendersi una tazza di caffè e sedersi tranquillamente al tavolo mangiucchiando
qualche biscotto.

-Buongiorno a tutti-, la voce biascicata di Val arrivò in cucina, tutti si girarono verso di lei ricambiando il saluto e Arwen non potè fare a meno di ridere
al pensiero che loro due erano davvero identiche il mattino.

-Perchè ridi? Ho qualcosa in faccia?-

-No Val, stavo solo pensando che potremmo organizzare un "zombie walk" ad Huntington!-

-Aah lo sai che quando mi alzo devo riprendermi da tutto!-

-Ahah confermo!-

-Brian, i ragazzi a che ora arriveranno?-, chiese poi al ragazzo che nel frattempo aveva avuto la  decenza di mettersi un paio di pantaloni.

-Dovrebbero arrivare tutti per pranzo, anche se stavamo pensando di andare a fare un pic-nic...-, spiegò Brian senza lasciare la mano di Michelle.

-Un pic-nic?! Ma è fantastico e quando pensavi di dircelo??- urlacchiò Michelle.

-Contavo sull'effetto sorpresa!-

-Grandioso Gates! Forza andiamo a prepararci, intanto manderò un messaggio a Matt. Arwen avanti che fai ancora lì?-, Val prese un braccio alla ragazza
tentando di farla alzare dalla sedia ma la ragazza oppose resistenza sedendosi estranea a tutto, il suo cervello si era inoltre soffermato sul nome "Gates".
Guardandosi velocemente intorno il suo sguardo si fermò su Brian e le gemelle e improvvisametne si sentì quasi spaventata da quella felicità che ricopriva
i loro volti, abbassò lo sguardo e lo puntò al pavimento parlando quasi a bassa voce.

-Io non vengo...-

-Come?-

-Ho detto che non vengo-

-Ma perchè? Andiamo Arwen ci divertiremo! Si tratta dei ragazzi di cui ti ho parlato ieri!-

-Val, ti ho detto che io non ci vengo-, marcò bene le parole e guardò la ragazza quasi con cattiveria.

-Ehy ragazzina, perchè non ti calmi un po'?-

-Brian...-

-No, Michelle, lascialo parlare. Sentiamo, stupido idiota da strapazzo, come ti permetti di chiamarmi ragazzina, mh?-

-Bada a come parli stronzetta, ma chi ti credi di essere!?-

-Sicuramente una persona migliore di te!-

-Basta così! Arwen stai pure a casa se è così che vuoi e...Brian, avanti, vai a cambiarti e andiamo-, Val si mise prontamente fra Arwen e Brian che nella loro
discussione si erano avvicinati pericolosamente l'uno all'altra e gli occhi di entrambi erano velati da un certo fastidio nei reciproci confronti. Sbuffando
sonoramente il ragazzo uscì dalla cucina per dirigersi al piano superiore mentre invece la ragazza tornò ad occupare il suo posto a tavola.

-Ehy, Brian non è cattivo...è solo che ci tiene molto al rispetto e ...-

-Mich, tranquilla, non è nulla...anche se però fossi in te avrei già cambiato ragazzo-

La bionda spiazzata giardò con tristezza la sua amica e fece un sorriso tirato ma che nascondeva tutto il suo amore e coraggio nel voler difendere il suo
amato.

-Brian è una persona eccezionale, Arwen, e non lo lascerò mai. E' vero, delle volte ha un carattere davvero difficile ma...io lo amo-, e con sguardo fiero
e alto uscì anche lei dalla cucina senza aspettarsi una risposta dalla ragazza che, in ogni caso, non sarebbe arrivata.
In cucina rimasero Arwen e Val, quest'ultima guardava l'amica con affetto, sapeva quello che le stava passando per la testa, ma in quello sguardo c'era anche
una nota di rimprovero, si avvicinò fino a sedersi vicino a lei e le mise una mano sulla spalla, Arwen alzò lo sguardo e incontrò gli occhi pacifici di Val
che solo in quel momento iniziò a parlare.

-Non c'è bisogno che mi spieghi nulla, so come sei quando conosci persone nuove, però devo chiederti un favore...non attaccarli così. Loro sono davvero
persone favolose, Arwen, ti farebbe bene conoscerle e non fermarti alle apparenze che possono dare, è vero Brian può sembrare uno stronzo viziato ma se lo
conosci bene potrai notare tu stessa che è una èersona che farebbe di tutto per i suoi amici...-, prese una pausa e lasciò un bacio sulla testa all'amica per
poi andare verso la porta della cucina.

-Sicura di non voler venire?-

-Non credo che sarei molto la benvenuta visto quello che è successo. Divertitevi-, e detto questo Val annuì e scomparve anche lei al piano superiore.

Rimasta sola Arwen non potè non pensare a quello che era successo e si chiese cos'avesse di tanto sbagliato per allontanare così le persone, una risposta non
la trovava, semplicemente era colpa sua. Come sempre, era sempre stata colpa sua e del suo carattere orribile.
Si sentiva come un mostro agli occhi delle persone e non riguardante al suo fisico, bensì al suo carattere. Chi mai avrebbe voluto una persona come lei
accanto? Chi poteva desiderare una che ti faceva del maale solo guardandoti?

Immediatamente le parole che spesso e volentieri sua madre le urlava contro presero a farsi sentire, a farsi ripetere nella sua testa come un disco rotto.

"Sei una delusione per me e tuo padre"

"Non meriti nessuno!"

"Morirai da sola e senza amici"

"Non troverai mai l'amore"

Parole che mai e poi mai abbandoneranno la mente della ragazza, nemmeno dopo anni passati a provarci, sospirando la giovane decise di tornare in camera sua
per potersi cambiare i vestiti e sistemare la sua borsa, visto che non sarebbe andata con le gemelle tanto valeva che andasse a comprarsi qualche nuovo
vestito perchè, di sicuro, a casa dai suoi genitori non ci sarebbe andata, nemmeno di nascosto. Mise i vestiti della sera prima e prese velocemente la borsa
mettendoci dentro portafogli, cellulare, cuffiette e ipod, si diede una veloce sistemata ai capelli e passò una linea di eye-liner abbastanza marcata sulle
palpebre per poi indossare i suoi amati anfibi.
Scese le scale al tempo stesso in cui le gemelle e Brian si stavano mettendo i giubbotti.

-Arwen noi andiamo, tieni queste...potrebbero servirti-, dicendo questo Michelle porse alla ragazza una copia del mazzo di chiavi della casa.

-Grazie Mich, ma siete proprio sicure di voler fare un pic-nic? Non fa un po' freddo?-

-Si, ma ogni cosa è bella se fatta con i propri migliori amici, mal che vada andremo nella prima casa di uno di noi-, sorrise Val legandosi al collo un foulard
in stile hippy.

-Bèh, allora andiamo?-

-Si, a dopo Arwen!-

-A dopo ragazze-

-A, spero, mai più-

-Brian!-

-Che c'è?-

Arwen e Brian si lanciarono uno sguardo minaccioso e prontamente Michelle portò fuori il ragazzo nella speranza di non avere altri problemi, Val salutò
velocemente l'amica con un abbraccio e insieme uscirono di casa, una diretta alla macchina di Brian e l'altra per la strada che porta al centro di Huntington.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 


Brian guidò come al solito come un pazzo, rispettando a stento i segnali stradali e facendo urlare le gemelle per tutto il percorso, mentre Michelle gli
dava dei pugni sul braccio e Valary urlava di andare più piano, ovviamente il ragazzo rise di gusto per tutto il tragitto fin quando non parcheggiò l'auto
all'inizio del parco. Era il più grande parco della città e per questo lo chiamavano Central Park, era un luogo bellissimo anche d'inverno con tutti i suoi
alberi, il suo stagno e i percorsi da fare a piedi o in bici.

I tre ci misero pochissimo a trovare il resto della loro compagnia dato che questi non erano esattamente silenziosi, li trovarono alle rive del piccolo lago
intorno ad una coperta posta sull'erba a fare da tovaglia.

-Ehy! Finalmente ce l'avete fatta!-

-Matt!!-

Val corse incontro al ragazzo dai corti capelli castani tenuti in una bandana nera e in un cappellino con la visiera all'indietro, gli occhi smeraldini, due
fossette amabili e le braccia muscolose interamente tatuate che, come vide la ragazza, spalancò in modo che lei potesse abbracciarlo di slancio e posargli
un dolce bacio sulle labbra carnose decorate con un anellino di metallo sul lato destro del labbro inferiore.

-Dannazione sembra che non vi vediate da mesi!-

Esclamò Johnny ridacchiando, era il più piccolo del gruppo sia in età che in altezza, ma di certo non meno in gamba, si presentava con una cresta di capelli
tenuta su perfettamente da gel e altri prodotti, anche lui ha le braccia interamente tatuate come il resto dei ragazzi, la sua personalità è unica ed è il
classico amico che tutti vorrebbero in quanto farebbe di tutto per i suoi amici.

-Ma smettila di rompere nanetto-

-Jimmy!-

-Brian!-, i due si strinsero in un abbraccio fraterno dandosi delle pacche sulle spalle.
Jimmy è un ragazzo altissimo dagli occhi azzurri cristallini, ineguagliabili per tutte le sue sfumature, i capelli corvini tenuti in un'acconciatura unica e
sua, tatuato fino alla fascia addominale comprese le braccia, la sua particolarità? Un paio di manette tatuate intorno al collo e la sua pazzia.
Brian e Jimmy erano migliori amici di lunga data ognuno dei due sarebbe morto per l'altro, tutti quelli che li vedevano li invidiavano per il loro rapporto
e loro semplicemente sentivano di essere le due facce della stessa medaglia.

-Cazzo ragazzi muovetevi! Sto morendo di fame!-

Zacky, un ragazzo leggermente in carne, dai capelli corti neri e gli occhi cerulei, non si poteva non amarlo per la sua simpatia e spontaneità.

-Si Vee arriviamo! Avanti tutti a tavola!-

Le sacro sante parole di Val rallegrarono ancora di più l'umore dei ragazzi che corsero sulla tovaglia nemmeno fossero dei bambini e come tutti presero posto
iniziarono a dividersi i panini, uniti da chiacchiere, scherzi e quell'amore che li univa.
Quell'amore che ogni persona invidiava in quel gruppo di pazzi, tutti si erano conosciuti al liceo, per motivi diversi e in situazioni diverse, e non si
erano mai più lasciati, semplicemente non potevano.
Loro erano la grande band metal che i ragazzi e le ragazze amavano, gli adulti guardavano quei cinque ragazzi di venticinque anni con orgoglio, come se fossero
figli propri.
Loro erano gli Avenged Sevenfold, ed erano famosi per la loro capacità di aiutare le persone, indirettamente con la loro musica e direttamente se li si
conosceva di persona.
Non esisteva persona che loro non potessero aiutare, in un modo o nell'altro lo avrebbero fatto...e il loro aiuto stava per essere, indirettamente, chiamato
da una ragazza di ventiquattro anni, dalla vita incasinata e distrutta.
Da una ragazza che si sentiva come un mostro agli occhi ciechi del mondo

 

 

 

   
 
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