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Autore: Marty1611    05/07/2016    1 recensioni
Liliana non si sente abbastanza per fare qualsiasi cosa, per stare con qualsiasi persona.
Harry sapeva di avere tutto, ma ha dovuto dimenticarsene e fallire.
Questa non è la storia del cattivo ragazzo che la salva, o della brava ragazza che fa di tutto per cambiarlo. Questa è la storia del destino che fa incontrare due persone per far si che si sorreggano a vicenza, per riempire gli spazi vuoti l'uno dell'altra, per completarsi.
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Dal terzo capitolo:
Rimase a guardarla per qualche secondo, cercando di decifrarla, di capire cosa ci fosse dietro a quelle fossette profonde, quale strano trucco stesse nascondendo, ma finì nel nulla. Sembrava essere davvero chiara e trasparente come appariva. Non aveva mai visto nulla di simile.
«Comunque io sono Harry». Le porse la mano e lei la strinse senza esitazioni.
«Liliana».
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 7
 
 

«Sei sicura che ora uscite insieme? Perché a me sembra che non sia cambiato assolutamente nulla...» le fece notare Harry. Erano passate due settimane dal fatidico giorno e il suo rapporto con Felix non sembrava essere cambiato di una minuscola virgola: continuavano a vedersi sempre e solo al negozio e non si erano baciati una sola volta.
«Ehi, ehi. Vacci piano con le parole... noi stiamo avendo qualcosa, mi lancia di quelle occhiate quando siamo lì e poi mi sorride e... oh! Ci abbracciamo per salutarci!». Cercò di ribattere con un entusiasmo che sembrava più un tentativo di auto-convincimento che una dimostrazione vera e propria.
«Lo stai spiegando a me o a te stessa? Perché questo mi sembrava un discorso disperato... e poi cos'è qualcosa? Non state insieme?».
«Lui mi ha detto cosa prova e io gli ho detto cosa provo, perciò...». Sbranò il panino che aveva in mano. «Tiovicomente stiomo insioeme, nou?».
«Tiovicomente non si parlerebbe con la bocca piena».
«Styles, ma ti senti? Dici di non essere più così inglese e poi ti lamenti se parlo con la bocca piena? Pff, dovresti farti ricontrollare il visto... inglese!». Lo disse con disprezzo, con il tipo di disprezzo ostentato che tirava fuori ogni volta che diventava più fine e femminile di lei.
«Continua così, insultami, sarò costretto a chiamare la regina Elisabetta!».
«Ue ue, smettila di prendermi in giro o lo dico alla regina!». Imitò la voce di un bambino inglese e lo fece in modo talmente esemplare che entrambi si misero a ridere.
«Dovresti fare cabaret o una cosa del genere, sei troppo forte, Liliana Lawrence». Odiava sentire il suo nome per intero e così lui lo ripeteva ogni volta.

Entrò nel negozio con sicurezza, quella volta. Era pronta a parlare con Felix riguardo al loro rapporto una volta per tutte.
«Ehi, fidanzato!» butto lì, entrando, alla ricerca di una conferma. «Cosa fai di bello oggi?». Si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia. Vide le sue guance andare in fiamme e così lo fecero le sue.
«Ehi, ehm... fidanzata!». Felix ricambiò il bacio ed esitò prima di staccare le sue labbra dalla guancia. «Lavoro... tu? Oggi hai fatto qualcosa di speciale?».
Prima di rispondergli, Liliana si bloccò un attimo e cercò di elaborare cos'era appena successo: lei e Felix erano ufficialmente e definitivamente fidanzati.
«Niente di che, mi sono svegliata tardissimo. Ieri sera ho chiacchierato con Harry al telefono fino a tardi e ne ho pagato le conseguenze...» ridette, per sdrammatizzare.
«Uhm, parli molto con lui...». Eccolo che ricominciava. Dal tenero cucciolo di orsacchiotto si stava trasformato in una specie di belva gelosa e silenziosa, che usava l'indifferenza per ferirla in mille modi possibili.
«Beh, visto che non mi chiami mai e non mi chiedi mai di uscire, mi vedo costretta a parlare con altri invece che con te!». Non ne poteva più di trattenere questo suo disagio.
«Vuoi dire che è colpa mia se tu e Harry vi vedete tutti i giorni? Io non ti ho mai chiesto di uscire ma neppure tu hai fatto un tentativo...». C'era una brutta aria in giro e la stavano respirando. Le pressioni e le insicurezze degli ultimi giorni stavano scoppiando una ad una in faccia ad entrambi.
«Stavo aspettando te, di solito è il ragazzo a chiedere, no?».
«Non sapevo... fino a cinque minuti fa non sapevo neppure se fossimo davvero una coppia o cosa... non ne abbiamo più parlato e sono entrato un po' in panico e... sai come sono, no? Ho aspettato che le cose si rimettessero a posto da sole, di solito succede...».
«A me non è mai successo, sinceramente. Sulla cosa del non sapere sono d'accordo ma, di nuovo, è tutta colpa tua! Il giorno dopo la tua “dichiarazione” mi hai abbracciata e poi abbiamo iniziato a parlare delle solite cose e non mi hai baciata o... non lo so! Non sono fidanzata da un po' e lo sai, non vedo perché...». Le venne incontro velocemente, si piegò su di lei e la baciò. Niente di particolare, solo le sue morbide labbra contro quelle di lei per pochi secondi, nulla di malizioso. Poi si allontanò e iniziò a grattarsi la nuca nervosamente. Mentre lui iniziava a parlare vomitando parole senza senso, come faceva dopo aver fatto qualcosa di sbagliato, lei si toccò le labbra e arrossì. Era stata una sensazione stupenda, sentire il calore del suo corpo vicino e avere, per una volta, le labbra di qualcuno contro le sue. In quel momento si sentiva su un altro pianeta, sulle nuvole, lontana. Lontana persino dal suo ragazzo.
«Sono un idiota! Avrei dovuto farlo prima e ora non era il momento adatto, forse avrei dovuto...».
Questa volta fu lei a venirgli incontro e ad allacciargli le braccia al collo. «Non so come funzioni di solito, so che nei film arrivano al momento sbagliato, quando nessuno se li aspetta e beh... io questo non me l'aspettavo». Arrossì. Lui le cinse la vita con le sue braccia e a fece sentire protetta e dannatamente sua. Non aveva mai provato quella sensazione, non si era mai sentita veramente di qualcuno e quel brivido a fior di pelle che glielo fece capire le provocò un sentimento talmente forte e bello che non poté non guardarlo con gli occhi lucidi e pieni di gioia. «Mi piaci davvero tanto, Felix».
«Anche tu, Lil». Le sorrise. La chiamava raramente così, solo quando era una bella giornata.
Lentamente i loro nasi si fecero più vicini e il respiro irregolare di uno sempre più presente sulla pelle dell'altra. Aveva i brividi dall'emozione, la prima volta era stata una sorpresa, ma ora erano entrambi consci di cosa stava per accadere. Deglutì, lasciando trapelare la sua agitazione. Per sua fortuna anche lui sembrava su di giri, dietro la schiena sentì le sue mani tremare.
Il suo respiro affannato si fece sempre più vicino, così come i loro nasi che, prima di sfiorarsi fecero un percorso lungo e tortuoso. I loro sguardi erano fissi. Felix si spostò dalla schiena al viso e appoggiò le sue grandi mani ai lati della testa di Liliana. Distolse lo sguardo dagli occhi grigi che sembrava tanto amare per permettersi di sfiorarle delicatamente con le dita la pelle sulla nuca e spostarsi in modo da avere un naso accanto all'altro, accedendo, così, alla sua bocca. Il cuore nel petto di Liliana sembrava sul punto di esplodere.
Le sue labbra uccisero l'aria che li divideva e sfiorarono quelle della ragazza. Il sentimento di appartenenza si rinnovò immediatamente a quel dolce e lieve contatto. Socchiuse le labbra e gli lasciò il libero accesso. Lui iniziò a baciarle il labbro superiore. Poi, sempre con l'estrema delicatezza che si riserverebbe solo ad un fiore, spostò il suo viso dall’altro lato del naso, in modo da soddisfare così anche l’altra metà esitante della bocca.
Liliana raggiunse il culmine, iniziò anche lei a baciarlo lentamente, prima gli angoli della bocca e poi, finalmente, assaporò a pieno le sue labbra.
Più che un bacio sembrava una danza e loro due, dei ballerini stupendi. Per un momento, la sintonia sembrava l'unica dote rimasta ad entrambi.
Quando rimasero a corto d'aria, solo in quel momento, si dividettero.
«Allora?» le chiese a due millimetri di distanza. «Ti va di uscire con me, domani sera?».
Sorrisero, ma non come le altre volte, ora sembravano aver conosciuto quell'ultima parte di entrambi.


«Pronto?».
«Non viene, lei non viene!».
«Come scusa?».
Harry si trovava in negozio, era quasi mezzogiorno, era affamato e arrabbiato per essere venuto in anticipo a coprire il turno di Felix, in modo da consentirgli di preparare l'appuntamento perfetto per Liliana.
«Mi ha scritto adesso, dice che non sta bene! Com'è possibile? Ieri quando gliel'ho chiesto sembrava felicissima, mi aveva detto lei stessa che non uscivamo mai... e ora si tira indietro? Cosa significa?».
«Ma non lo so, Felix! Vi ho aiutati ad andare l'uno incontro all'altra, ma il mio lavoro finiva lì... non sono un consulente matrimoniale o una specie di strano cupido, dovreste smetterla di chiamarmi quando avete problemi!».
«Sono preoccupato, okay? Non capisco se si sente male davvero o se è insicura o se, magari, dopo il bacio, ha capito che faccio schifo... sembrava piacerle ma forse io non ho percepito dei segnali, cosa ne pensi?».
«Fermo, fermo, fermo... vi siete baciati?».
«Sì, non te l'ha detto? Di solito ti racconta anche quante volte va alla toilette!». Era evidentemente agitato, nervoso e insicuro. La sua voce tremava e stava iniziando a parlare a vanvera, il che era tutto meno che un buon segno. Tutto questo panico significava Felix ingestibile e Felix ingestibile era come un'apocalisse zombie.
«No, non me l'ha detto! Vedi di calmarti, però! Non sei tu quello che stamattina si è svegliato prima per darti una mano con il tuo stupido appuntamento!».
«Ti sei offerto, cristo santo! Adesso ti tiri indietro?».
«Senti, a me delle vostre cose non frega nulla, quindi ora vieni qui e torna a lavorare che io ho altro da fare!». Chiuse la chiamata e se ne andò dal negozio, lasciandolo addirittura aperto.
Prese la sua moto e, a grande velocità, andò a casa di Liliana per capire cosa le fosse successo e, soprattutto, come stava. Non rispondeva da un giorno e mezzo ai suoi messaggi e alle sue chiamate, non gli aveva raccontato del bacio e non si era fatta vedere in giro neppure una volta.

«Ciao, devi essere Felix...» disse una donna sulla trentina, aprendo la porta di casa. Non sembrava assomigliare per niente a Liliana: aveva dei lunghi capelli ricci castani, occhi neri come il carbone e dei tratti del viso completamente differenti rispetto a quelli della sua amica. «Sono Pamela, la sorella di Lily».
«Piacere, io sono Harry... sono venuto a vedere come sta veramente. Non ci sentiamo da due giorni e non mi bevo la storia del malore... posso entrare?». Fece un passo avanti verso l'entrata.
«Scusa? Non posso lasciarti entrare». Lo bloccò. «Non solo perché potresti essere uno qualunque che dice di conoscere mia sorella, ma anche perché non...». Sospirò. «Non vuole vedere nessuno, in questo momento, nemmeno me! E, soprattutto, non penso voglia vedere te...». Gli lanciò un'occhiata sommatoria. «Non la metteresti di buon umore».
«Come prego? Stai dicendo che non sono degno di entrare?». Iniziava ad essere innervosito da questo comportamento prevenuto. Non era stupido, sapeva perché non lo voleva, ma lui sarebbe entrato a tutti i costi.
«Sei un bravo ragazzo, ma vederti, in questo momento, non le farebbe bene. I ragazzi come te, quando le stanno attorno, la rovinano, ecco! Non si sente all'altezza di voi e...».
Non la lasciò finire, la spostò da un lato ed entrò. Fece i gradini a due a due e, dopo aver aperto le porte di due bagni e una stanza vuota, riuscì a trovare una porta chiusa e a bussarci.
«Ehi, sono qui». Niente risposta. «Senti, ho lasciato il negozio aperto, ho quasi fatto un incidente in moto, ho litigato con tua sorella e l'ho spostata bruscamente, ho praticamente agito contro ogni principio della regina Elisabetta». Rise, dicendolo. «Ti prego, fammi entrare... so che non stai bene ed è giusto affrontare questa cosa insieme a qualcuno, qualsiasi cosa sia!».
«No». Pareva più un verso che una risposta.
Appoggiò la sua mano e la sua fronte alla porta e parlò. «So di non essere la persona più stupenda del mondo, so di non essere capace di risolvere tutti i problemi che potresti avere, ma lasciami provare, ti prego...».
«Harry, vai via!» urlò.
«Se pensi che io mi sposterò anche solo di un millimetro, ti sbagli! Quindi, se non vuoi che ad un certo punto pisci sulla splendida moquette beige che avete qui, ti conviene aprire!».
Sentì una risata dall'altro capo della porta e poi qualche singhiozzo. Era tutto a posto, l'avrebbe fatto entrare.
Nel frattempo era salita la sorella e, a braccia incrociate, lo guardava fallire dall'ultimo scalino.
«Non dobbiamo parlarne per forza, uhm?».
«Se ti lascio entrare non ne parliamo? Davvero?». La sentì singhiozzare ancora e, insieme ai suoi lamenti, riuscì a percepire il suo cuore stringersi di sconforto. Sentirla piangere era una tortura disumana.
«Parliamo di tutto quello che vuoi, ma ti prego... lasciami entrare!». Ormai anche nel suo tono si potevano percepire svariate note di dolore. Doveva capire cosa le era successo.
Non rispondette, semplicemente aprì la porta e lo lasciò entrare.



Buonasera!
Sono arrivata oggi con un piccolo capitolo per stuzzicarvi...
Vi preannuncio che giovedì mattina (07/07) io parto per le vacanze *-* quindi non potrò aggiornare la storia per almeno 3 settimane. Giuro solennemente che penserò a come continuare la storia e cercherò di prendere spunto da ciò che mi accade intorno.
Non penso di riuscire a scrivere un capitolo tra domani e dopodomani, per cui se non vedete niente entro giovedì, mettetevi il cuore in pace e attendete esattamente come io sto già attendendo la settima stagione di GOT.
Lasciate una recensione se vi va e ditemi cosa ne pensate!
Buone vacanze a tutti!

Marty

 

   
 
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