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Autore: _miky_    05/07/2016    6 recensioni
Sequel di “Ci sei stata sempre e solo tu”.
Sana e Akito dopo non poche difficoltà sono finalmente riusciti a dichiararsi e a trovare il loro giusto equilibrio.
Ma come in tutte le relazioni dovranno affrontare nuove sfide, nuove gelosie e nuovi problemi.
Riusciranno a rimanere uniti e a superare gli ostacoli che il futuro gli riserverà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Nuovo Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO 46 ● NON PUOI CHIUDERE IL CUORE ALLE EMOZIONI
 

L’anno nuovo era ufficialmente iniziato da un paio di mesi e la vita di tutti quanti era andata avanti, inutile specificare che vi erano seguiti radicali cambiamenti. Poteva infatti una semplice e innocua settimana rovinare sentimenti puri e tanto desiderati?

La cattiva notizia è che il tempo vola.
La buona notizia è che sei il pilota.

(Michael Althsuler)

L’ex coppia storica, dopo essersi riconciliata almeno come amici per un brevissimo periodo, era ritornata in un batter d’occhio sul bordo del precipizio. Dalla notte di capodanno Tsuyoshi si era nuovamente allontanato da Aya e molto probabilmente, questa volta, definitivamente.
Sentiva infatti l’estremo bisogno di riprendere in mano la propria vita una volta per tutte.
Si era sentito messo da parte per la seconda volta consecutiva e Aya non si era minimamente opposta interrompendolo.
Non lo aveva rincorso bloccandolo.
Non gli aveva gridato nulla.
Questa volta era finita.
Finita per davvero.
Per quanto ci tenesse a lei, era arrivato il fatidico momento di voltare pagina, scrivere con decisione e sicurezza la parola fine così da poter chiudere una volta per tutte quel libro che gli era stato per tanto tempo a cuore.

Tutti mi dicevano vedrai
È successo a tutti però poi
Ti alzi un giorno e non ci pensi più.
La scorderai, ti scorderai di lei.
Solo che non va proprio così
Ore spese a guardare gli ultimi
Attimi in cui tu eri qui con me
Dove ho sbagliato e perché…
Ma poi mi sono risposto che…
Non ho
Nessun rimpianto.
Nessun rimorso.

[Nessun rimpianto – 883]

D’altro canto Aya nelle ultime settimane non si sentiva completamente felice come aveva sperato con le sue scelte. Infatti Naozumi con l’avvenire dell’anno nuovo fu catapultato ancora una volta nel mondo dello spettacolo e, gli impegni lavorativi si sanno, possono occupare fin troppo tempo libero. Tanto che non tutti sono pronti ad accettare le continue assenze del proprio partner.
L’esempio lampante era proprio Aya che si sentiva trascurata nonostante il suo fidanzato si impegnasse nel rimanerle accanto come più poteva. Le rapide telefonate tra una pausa e l’altra ovviamente non mancavano ma purtroppo ciò non riusciva a riempire quel vuoto che si era creato dentro di lei. Che Tsuyoshi avesse accentuato il problema? D’altronde il detto: “chiodo scaccia chiodo” non sempre funziona.
In quella giornata fredda ma soleggiata Aya si trovava, come da un po’ di tempo a questa parte, nel negozio della madre di Hisae. Che lo avesse confuso con lo studio psichiatrico posto a qualche metro più in là?
“Sono stufa Hisae, non so più che fare… Quando stavo con Tsuyoshi volevo Naozumi e ora che sto con Nao vorrei Tsu…”
“Si, capisco…” affermò distrattamente l’amica che stava riorganizzando l’agenda del negozio.
“Io no invece!” sbuffò Aya “Credevo che insieme a Naozumi avrei ritrovato la mia serenità… Invece mi ritrovo più sola che mai!”.
“Già immagino…”
“Hisae! Mi stai ascoltando, vero?!”
“Ovvio!” esclamò la ragazza alzando gli occhi al cielo mentre Aya incrociava le braccia offesa “È da un paio di settimane che mi ripeti sempre la stessa solfa…”.
“Scusami…” riprese immediatamente Hisae accortasi del tono di voce utilizzato “Sono solo…”.
“Di cattivo umore?!”
“In realtà volevo dire preoccupata…”
“Ancora per la storia del -Ti amo-?”
“Si, ancora!” sottolineò Hisae infastidita.
“Ma perché sei così convinta che Gomi ti voglia far soffrire?”
“Perché è un dato di fatto!”
“Reso noto da chi esattamente?!”
“Non fare la simpatica!”
“Vorrei avere io i tuoi problemi!” affermò sicura l’amica mentre Hisae la squadrava infastidita “Tu e Gomi siete una bella coppia… I vostri sguardi. Il vostro modo di scherzare così simile. La vostra intesa. Non è da tutti… Alcune volte sono invidiosa, vorrei vivere anch’io una storia di passione come la vostra… Non perdere l’occasione di essere felice. Fidati di lui!”.
La ragazza ascoltando le parole di Aya pareva più confusa di prima. Sapeva perfettamente che la sua amica aveva ragione, eppure c’era sempre qualcosa nella sua testa che le impediva di buttarsi.
Era possibile sentirsi sicura di sé stessi ma non dell’altro?
O forse… Non possedeva la fiducia in sé stessa come credeva e il problema era solo e soltanto lei.
Lei e la sua paura di realizzare che il tempo avesse cambiato moltissime cose.
Entrambi infatti erano cresciuti ma soprattutto in quei mesi avevano imparato a conoscersi fino ad innamorarsi dell’altro.

Tu sì che sei speciale
Ti invidio sempre un po'.
Sai sempre cosa fare e
E che cosa è giusto o no!
Tu sei così sicura
Di tutto intorno a te
Che sembri quasi un'onda che
Che si trascina me.
[…]
Le stelle stanno in cielo
E i sogni non lo so.
So solo che son pochi
Quelli che s'avverano.
Io so che sei una donna
Onesta non lo so.
Soprattutto con se stessa
Con se stessa forse no.

[Vasco Rossi – Ridere di te]

La fastidiosa vibrazione del suo cellulare distrasse Hisae dai suoi pensieri, tanto che non appena lesse l’emittente della chiamata comparso sul display, si maledì per essersi accorta della chiamata in arrivo.
“Perché non rispondi?” domandò l’amica notando l’evidente reazione di lei.
“Perché è la solita pubblicità…”
“E da quando Gomi lavora come Call Center?” continuò Aya poco convinta.
“Va bene, va bene rispondo! Che ansia!” sbuffò spazientita Hisae per la situazione creatasi.
 
***
 
“Non ho nemmeno fatto in tempo a prendere la patente che già se ne approfitta per mandarmi a far la spesa!”  sbuffò Alex di malumore leggendo un foglietto stropicciato e scritto in modo molto disordinato.
Come se non bastasse, pareva che tutti avessero deciso di andare a far la spesa proprio quel pomeriggio e cosa ancora peggiore avrebbe dovuto portare da sola le borse pesanti fino a casa.
Poteva andar peggio di così?
L’unica cosa che le risultava positiva era la libertà di comprarsi direttamente i cosmetici e gli alimenti senza aver l’ansia che sua madre si confondesse o si dimenticasse di prendergli.
“Scusa, posso passare per favore?” domandò un ragazzo con in mano un semplice sacchetto di pane.
Istintivamente Alex alzò lo sguardo e incrociando quegli occhi incorniciati da quei ricci di color scuro, si maledì immediatamente di tale gesto.
No, non poteva andare assolutamente peggio di così.
Non gli rispose, semplicemente decise di spostare cortesemente il carrello così da poterlo far passare davanti.
Sperava con tutta sé stessa che Simone non le rivolgesse la parola andandosene esattamente come aveva fatto quella notte in cui lo aveva casualmente incontrato al bar dell’Hotel in compagnia di Marco.
“Ha la tessera?” domandò gentilmente la cassiera mentre Alex gioiva nel vedere il ragazzo andarsene verso l’uscita.
Peccato però che il destino non la pensava affatto come lei. Infatti all’uscita del supermercato si ritrovò la figura di Simon pronto ad attenderla.
Sbuffando si diresse a passo svelto e deciso verso la sua macchina.
“Hai bisogno di una mano?” la inseguì ignorato completamente da lei che aprendo il baule dell’auto iniziò a sollevare le pesanti borse.
Simon conoscendo approssimamente il carattere di lei decise di innervosirla ulteriormente aiutandola senza il suo consenso. Per esperienza personale sapeva che era l’unico modo per farla parlare.
Nel peggiore dei casi sarebbe seguita una patetica scenetta isterica.
“Non ho chiesto il tuo aiuto Simone!”
Una folata di vento arrivò in quell’attimo di silenzio.
Un silenzio che valeva più di mille parole.
Ad entrambi infatti non era sfuggito quel piccolo dettaglio: per la prima volta lo aveva chiamato per nome.
“Credimi, lo faccio con piacere Alex…” affermò sottolineando ciò con un ghigno soddisfatto.
“E io con piacere rifiuto il tuo aiuto. Buona giornata!” gli rispose sbattendo la portiera del baule e dirigendosi per lasciare il carrello.
“Sei sempre così acida?”
“Fottiti.”
“Lo prenderò per un si…” scrollò le spalle.
“Non hai niente di bello da fare oltre che farmi perdere tempo?”
“No…” le rispose dopo un attimo di finto silenzio.
“Beh io si, quindi se non ti dispiace gradirei sparire dalle tue grazie!”
“Simon!” le disse sorridendo “Il mio nome… È Simon!”.
Alex infastidita salì in macchina e ingranando la marcia spiò dallo specchietto retrovisore la figura di Simon farsi sempre più lontana.
 
***
 
Qualche ora dopo Hisae si trovava nel locale in cui lavorava Gomi.
Era appena arrivata e già si sentiva male.
Con il fiato sospeso e le gambe che le tremavano si avviò verso di lui che non appena la vide le regalò un felice sorriso.
Ciò provocò una sgradevole sensazione di forte ansia, tanto che le sembrò di aver un mattone a posto dello stomaco.
“Ehi…” deglutì Hisae con un sorriso tirato.
“Un attimo e sono da te!” le rispose Gomi facendole l’occhiolino.
“Oh si… Fai pure con comodo. Non preoccuparti, io… Io aspetterò qui…”
Con malavoglia andò a sedersi in un angolino in fondo al locale così da non essere disturbata dai colleghi di Gomi che, se pur simpatici, alle volte risultavano pesanti.
Sfogliando distrattamente la lista osservò attentamente il suo fidanzato che, con molta disinvoltura e il sorriso stampato sul volto, preparava le varie ordinazioni della solita clientela pomeridiana.
Era evidente la sua felicità proprio come la naturalezza con il quale compiva il suo lavoro e, proprio questo la incuriosì. Aveva infatti notato più di una volta quanta gente si avvicinasse a lui solo per scambiarci due parole e, molto probabilmente, la sua simpatia accompagnata dalla sua parlantina aveva colpito i cuori di molti di loro.

Ma vi siete mai chiesti cos’è il caffè?
Il caffè è una scusa.
 Una scusa per dire a un amico che gli vuoi bene.
Davanti a un caffè si riesce a parlare di tutto,
di cose futili e di cose importanti.
 
“Scusami se ti ho fatto aspettare” affermò Gomi raggiungendola al tavolo e dandole un caldo abbraccio.
“Non fa niente!” gli rispose secca.
“Giornata pesante?” le domandò mentre di tutta risposta lei scrollava le spalle.
“La prossima volta evita di invitarmi se sei così impegnato”
“Lavorare con il pubblico non è semplice, sappiamo entrambi quanto può essere imprevedibile il nostro lavoro…”
“Mi pare che ti riesca molto bene… Ridi e scherzi con qualunque ragazza ti si avvicini, anche con scuse banali…” improvvisò guardandolo negli occhi.
“Ma che hai oggi? Lo sai che non mi importa nulla!”
“A me pareva il contrario!” ghignò Hisae.
Non sapeva nemmeno lei perché si stava attaccando ad argomenti che, ad essere sincera, non le davano nemmeno fastidio. Si stava comportando da immatura, come se cercasse un pretesto per farlo innervosire.
Un modo come un altro per deviare il vero problema creatosi: essersi innamorata di lui.
“Hai voglia di litigare? E va bene litighiamo allora ma almeno evita di farmi scenate di gelosia nel posto in cui lavoro”
“Alt! Io non ti sto facendo alcuna scenata di gelosia!” affermò questa volta seria.
Già era impegnata a combattere una guerra civile con protagonisti i suoi sentimenti e ora, come se non bastasse, l’aveva involontariamente estesa a livello mondiale.
“Torno a lavorare che è meglio”
“Non preoccuparti!” affermò afferrando il giubbino “Non verrò più in questo posto di merda!”.
 
***

Qualche giorno dopo Fuka si stava incamminando verso l’università.
Quella stessa mattina aveva infatti effettuato il solito controllo ginecologico insieme a Takaishi e, ripensandoci, le venne da ridere per la tanta preoccupazione che il suo fidanzato potesse avere per loro. Per quella piccola famiglia che presto sarebbero diventati.
La ragazza si trovava sdraiata su un comodo lettino bianco mentre stringeva calorosamente la mano del suo fidanzato. Da lì a poco avrebbero finalmente scoperto il sesso del loro piccolo Puntino che, giorno dopo giorno, stava crescendo.
Sorrise maggiormente nel ricordare le espressioni delle sue più care amiche.
“Sembra una tartaruga!” aveva affermato Sana con gli occhi che le brillavano.

“Molto bene…” affermò ad un tratto la Dottoressa e stampando delle nuove foto “Le dimensioni del bambino e il battito cardiaco sono perfetti anche se…”.
“Anche se?!” esclamò allarmato Takaishi “C’è forse qualcosa che non va? Ci dica Dottoressa, dobbiamo preoccuparci? Avanti non ci tenga sulle spine!”.
“Takaishi se ci fai il favore di stare zitto la Dottoressa potrà spiegarci…” intervenne Fuka intimorita dall’introduzione ambigua della ginecologa.
“Lui si trova qui…” spiegò con un sorriso la Dottoressa ma interrotta nuovamente dal ragazzo “Quindi è un maschio!”.
“No…”
“Allora sarà una femmina!”
“Non esattamente…”
“Allora… Non riesco a capire…”
“Takaishi!” lo fulminò Fuka alzandosi leggermente dal lettino e fissando ansiosamente la Signora.
“Durante questa ecografia, come vi avevo già anticipato, abbiamo eseguito importanti controlli: a partire dalla circonferenza addominale, ai parametri cranici, per poi proseguire con molta cura alla valutazione di ogni singolo organo e parte scheletrica. Proprio qui, ho analizzato le ossa iliache in modo tale da poter scoprire il sesso del bambino che raramente risulta in posizione sfavorevole. Purtroppo infatti il piccolo è girato di schiena e di conseguenza per ora il sesso rimane un mistero…”
“Hai visto Takaishi, non è niente di grave!” sorrise Fuka osservando con dolcezza la figura del suo bambino.
Non era più un puntino, ora le sembrava una piccola tartaruga.
“L’importante è che lui stia bene!” continuò la ragazza accarezzandosi la pancia.
“Si, come le ha appena detto la sua fidanzata il vostro bambino sta benone!”
“Meno male!” si tranquillizzò Takaishi bevendo un bicchiere d’acqua offerto gentilmente dalla Dottoressa.

Immagini che lasciano il segno
E resteranno dentro ai miei occhi nel tempo.
Se ti guardo io rivedo me stesso.
Ti addormento e nel silenzio
Del tuo cuore sento il battito
Ora che sei diventata la ragione che mi muove.
Tu, inventi il tuo cielo tra linee di colore.
Tu, che hai dato alla mia vita il suono del tuo nome.
Tu, hai trasformato tutto il resto in uno sfondo.
Tu, della mia esistenza sei l'essenza.
E così
Sei riuscita a cambiarmi
Ritrovandomi
Forse un uomo migliore.
Ti proteggerò dal vento
Poi ti guarderò sbocciare.
Sei la mia motivazione
La passione che mi muove.

[Immagini che lasciano il segno – Tiromancino]
 
Era felice, forse come non lo era mai stata.
Sapeva che sarebbero sorte moltissime difficoltà, ma in quel momento non voleva pensarci.
Voleva semplicemente godersi quella serenità che forse in futuro non avrebbe più provato.
Guardò per un’ultima volta quella minuscola fotografia ripensando all’esclamazione di Takaishi “Guarda Amore ha il mio naso!”.
Depositò nuovamente la fotografia all’interno della tracolla ed entrando nell’edificio scolastico si diresse verso il bar in cui si doveva incontrare con Sana per poter rivedere insieme alcuni appunti delle lezioni.
Ultimamente aveva notato che la sua amica era molto agitata e si domandò se ciò fosse dovuto all’imminente convivenza o se in realtà la causa fosse il triangolo amoroso che cominciava a risultare pesante.
Svoltò l’angolo e, dietro al vetro delle mura del bar, cercò il viso famigliare della sua amica che casualmente si trovava in compagnia di Marco.
E meno male che con lui aveva chiuso!
Come se non bastasse, si trovavano in una posa tutt’altro che amichevole. Ma che le diceva la testa?
Cosa sarebbe successo se l’avesse vista Akito?!
Indecisa sul da farsi si morse il labbro rimanendo così a fissarli per un momento.
Perché non riusciva a lasciarlo andare? Che cosa glielo impediva?
Aveva vissuto in prima persona la burrascosa relazione dei suoi due amici e, come aveva già ripetuto la scorsa estate a Sana in riva al mare, lei credeva fermamente nel loro amore.
Infatti nonostante erano passati ormai dieci lunghi anni, ricordava come se fosse ieri lo sguardo lanciatole nel bagno delle scuole medie.

“Se continuerai ad esitare… E a dire così… Te lo ruberò!” affermò con coraggio Sana appoggiata al lavandino.
“L’hai detto…” sussurrò Fuka incredula alle parole dell’amica.
“L’ho detto!” confermò la ragazza con il cuore che batteva a mille ma con quella forza che contraddistingue solo una donna innamorata “Io finora ho cercato di essere una persona buona ma ormai sono pronta ad assumermi ogni colpa! Ormai non me la sento più di rimanere in uno stato di indecisione”.


Sarebbe stato così anche questa volta?
Sarebbe stata pronta ad assumersi la responsabilità delle sue azioni?
Preoccupata e pensierosa Fuka si diresse da sola in biblioteca. Decise di non interrompere quell’ambigua conversione perché lo sapeva, presto o tardi li avrebbe ritrovati a parlare.
Tanto vale che lo facessero subito.

 
***
 
Sono scappata via
Quando mi sono vista dentro a un labirinto
Senza decidere

Ospite in casa mia
Con sillabe d’amore tutte al pavimento
Come la polvere

Ma arrivi tu che parli piano
E chiedi scusa se ci assomigliamo
Arrivi tu da che pianeta?
Occhi sereni anima complicata.

(Laura Pausini – Simili)

In attesa che Fuka la raggiungesse nel bar dell’università, Sana si trovava seduta scomposta al solito tavolino. Sfogliava distrattamente una rivista di arredamento.
Sinceramente non c’era nessun articolo che la convincesse e non sapeva se ciò fosse dovuto dai vari mobili così simili fra loro o dal fatto che aveva altro per la testa.
Aveva sognato tanto quel momento eppure non era come se lo era immaginato.
Avrebbe dovuto essere felice e spensierata inveve al contrario si sentiva confusa, stressata e impaurita.
Era questo il suo destino?
Diamine! Aveva affrontato mille difficoltà, a volte anche più grandi rispetto alla sua tenera età.
E ora? Ora si stava perdendo in un bicchiere d’acqua. Un bicchiere che non riusciva a capire se fosse mezzo pieno o mezzo vuoto.
“Stai sognando la casa dei nostri sogni?” esclamò improvvisamente Marco avvicinandosi al viso di lei.
“Ma sei impazzito?!” urlò spaventata la ragazza “Mi hai fatto venire un infarto!”.
Mayday! Mayday!
Ignorando il fatto che il suo viso avesse assunto tutte le sfumature possibili ed immaginabili del rosso, si domandò come caspita fosse riuscito ad avvicinarsi a lei così tanto senza neppure accorgersi.
Con molta nonchalance intanto Marco si sedette accanto a lei facendo scivolare con naturalezza il suo braccio dietro allo schienale della sedia.
Gli mancava il suo profumo fresco accompagnato da quel suo solito sorriso sfacciato. Il suo modo di scherzare, di parlare e di coinvolgerti nelle sue passioni. Le sue sorprese inaspettate che avevano in un modo o nell’altro l’incredibile potere di distrarti.
Quanto gli mancava… Era sempre stato così bello?
“Certo che hai dei gusti davvero orribili!” commentò Marco osservando la pagina su cui si era soffermata.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere!” affermò sbuffando la ragazza.
Immediatamente si spostò da lui, aveva l’assoluto bisogno di riacquistare il suo autocontrollo.
“Allora ti sposi?” ghignò Marco “Se è così posso organizzarti l’addio al nubilato!”.
A quelle parole, il peso che sentiva sullo stomaco aumentò radicalmente.
“Deficiente!” sbraitò innervosita la ragazza raccogliendo di fretta e furia le proprie cose.
“Perché ti scaldi tanto Rossa?” la seguì il ragazzo per nulla scoraggiato dal suo comportamento “Ti emoziona forse l’idea di finire tra le mie braccia?”.
“Ma tu non ti arrendi mai?!” esclamò esasperata fermandosi per poterlo guardare fisso negli occhi.
“Mai” sottolineò Marco lentamente ma con decisione.
“Marco… Seriamente, che vuoi da me?”
“Ma come Rossa non l’hai ancora capito?” affermò avvicinandosi con sguardo serio “Io voglio te!”.
“Peccato che la notte di capodanno la pensassi diversamente!” ribatté Sana esprimendo tutto il fastidio che aveva provato quella mattina.
“Sana ero ubriaco” le rispose con consapevolezza.
Era diverso rispetto al solito, l’espressione seria in volto privo del suo solito ghigno spavaldo metteva in luce la sua sincerità.
“Quindi ciò giustificherebbe il tuo comportamento?” affermò Sana inarcando un sopracciglio “Comunque non preoccuparti, non mi devi alcuna spiegazione!”continuò voltandosi per proseguire nel corridoio vuoto.
Si può sapere dove era finita Fuka?
Possibile che non vi era anima viva che potesse aiutarla?
“Aspetta…” esclamò Marco afferrandole rapidamente il polso così da raggiungere la mano di lei.
Entrambi immobili attendevano attenti l’azione dell’altro mentre i loro occhi rimanevano fissi ad osservare quel contatto così intimo.
“Ti sei mai soffermata, anche solo per un secondo, a pensare cosa io provassi quella sera? Tu credi che io sia uno stronzo senza sentimenti quando forse la vera egoista sei tu!”
“Questo non è vero!” reagì Sana sentendosi improvvisamente in colpa.
Non bastavano la confusione, i sensi di colpa, il nervosismo e la gelosia provata in quei lunghi mesi e che tutt’ora accompagnavano amorevolmente le sue giornate.
Perché anche lui ora la considerava una persona egoista?!
“Smettila di mentire!” le disse stringendole la mano “È giunto il momento di guardare in faccia alla realtà perché sappiamo entrambi qual è. Non puoi scappare per sempre!”.
Sapeva che in fin dei conti Marco aveva ragione e a malincuore non poteva più negare i suoi sentimenti. Lei ci teneva a lui e, in quel preciso istante, non sarebbe mai riuscita a confessargli che molto presto sarebbe andata a convivere con il suo ragazzo. Aveva paura di perderlo con questa decisione che in quel momento le era sembrata la scelta più giusta.
Sana durante quei mesi aveva inconsapevolmente iniziato a vedere Marco sotto una luce diversa. Quella intrigante prospettiva che le sue amiche l’avevano avvertita più di una volta di evitare, proprio perché presto o tardi si sarebbe ritrovata in un vicolo cieco.
“Io non so cosa risponderti…” abbassò lo sguardo Sana “Tengo ad entrambi…”.
“Puoi chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere ma non puoi chiudere il cuore alle emozioni che non vuoi provare!”
“Io…” sussurrò Sana colpita da quella frase “Io… Non so… Ecco, credo che ora debba andare…”.




Hola! ^^
Come state?
Quanti mesi sono passati? Tanti e sono successe tante cose...
Qualche settimana fa sono diventata finalmente estetista ^.^ Alèè!!
Così, tra il tanto atteso tempo libero e il lavoro, sono riuscita a completare questo capitolo lungo ed estremamente complesso.
Purtroppo è trascorso molto tempo e sono letteralmente confusa sul finale della storia. Spero vivamente in un colpo di genio! Ahah
Un saluto caloroso alle mie Amiche, vi voglio bene! <3
Alla prossima,


Miky
  
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