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Autore: Rebecca04    06/07/2016    8 recensioni
[Storia scritta a quattro mani con mary del]
Merlin e Gwaine dirigono un'agenzia matrimoniale ai primi albori, ma tutto rischierà di crollare quando la loro strada si incrocerà con quella di Arthur Pendragon: avvocato di successo, borioso, arrogante e in cerca di marito a ogni costo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Lancillotto, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ben ritrovati!
Un abbraccio a chi ha recensito e un grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate o seguite!
Ricordo che la ff è scritta a quattro mani con marydel.
Buona lettura :)
▪▪▪

Merlin sbuffò, osservando gli scaffali dell'enorme negozio prolungarsi all'infinito; Hunith lo stava pressando per la lista dei regali e il moro era stato costretto a cedere, anche se la cosa non lo faceva di certo felice.
Squadrò Arthur intento a studiare il reparto "argenteria", con già in mano la pistola leggi codice a barre.
- Niente di costoso, in fondo divorzieremo presto - commentò.
- Va bene, niente argenteria, ma sei sempre il solito guastafeste - brontolò il biondo, che decise di passare al reparto elettrodomestici.
Per prima cosa scelse un gigantesco televisore per il suo salotto, poi fu la volta di una nuova macchina da caffè e di un forno, dopo di che iniziò a prenderci gusto, perdendo il controllo: mezz'ora dopo aveva aggiunto quasi tutto il reparto.
Il moro vide la lista sul display della sua pistola aumentare vertiginosamente, e subito raggiunse il biondo.
- Che hai fatto??
- Ho scelto i nostri regali. - Lo informò l’altro soddisfatto.
- A cosa ti serve un forno? Tu non sai nemmeno usare un microonde - chiese scettico Merlin.
Ad Arthur quasi uscì il fumo dalle orecchie. - Io so usare benissimo il microonde! - gridò offeso.
- Due sere fa l'hai fatto quasi esplodere perché ci hai messo dentro una vaschetta in alluminio. - Il moro si avvicinò allo scaffale e utilizzò la pistola per decurtare il forno dalla lista nozze. - Ora devo sistemare il casino che hai fatto con gli altri articoli...
- Beh, se è per questo, tu non sai usare la lavatrice. - Lo provocò Arthur, per poi continuare. - Infatti ne ho scelta una super tecnologica, almeno impari.
Merlin rispose togliendo il mega schermo dalla lista, sorridendo compiaciuto, infilandosi poi la pistola nella tasca dei jeans come un vero pistolero western. - Potresti imparare anche tu, sai?
Appena il moro si voltò, Arthur aggiunse di nuovo il televisore, non aveva intenzione di rinunciarci. - Io sono già capace di usarla, e il televisore non si tocca - impose.
- Smettila di fare l'asino. - Merlin si accostò all'altro e afferrò la sua pistola. - Dammela.
- Non ci penso nemmeno! - Il biondo serrò la presa intorno alla pistola. - Anzi, ho appena visto un regalo di nozze che mi piace - ghignò divertito, afferrando la sua pistola per passarla sul fondoschiena del moro in modo da aggiungerlo alla lista.
- Ma che fai?? - Merlin si allontanò. - Sei un... - sospirò. - Non trovo nemmeno una parola per descriverti. Comunque questo, - si voltò, esibendo il suo fondoschiena, - non lo avrai mai!
- Come fai a esserne così sicuro? - chiese ridendo l'altro.
Il moro non rispose nemmeno, ricominciando a depennare dalla lista gli elettrodomestici scelti dall'altro.
Arthur cercò di impedirglielo, ma Merlin eliminò quasi tutto quello che aveva scelto dalla lista; allora decise di approfittare della distrazione del moro, vendicandosi con una piccola palpatina. - Te lo avevo detto di non esserne così sicuro - gli sussurrò all'orecchio ridendo.
Il moro scattò in avanti, finendo per urtare lo scaffale e ritrovandosi con un frullatore tra le mani per non farlo finire a terra. - Provaci ancora una volta e aggiungerò una cintura di castità alla lista - disse conciso.
- Fai pure, basta che poi tu mi dia la chiave - rispose Arthur, continuando a ridere sonoramente.
- Guarda che la cintura è per te... E la chiave la terrei io - chiarì, riposizionando l'elettrodomestico.
- Ti piacerebbe avermi tutto per te, vero? - insinuò l'altro. - E poi qui non vedo cinture di castità.
Merlin si passò una mano sul viso rassegnato: discutere con un asino l'avrebbe portato a risultati più apprezzabili. - Tu sei già mio - borbottò, capendo che sarebbe stato meglio tacere.
Arthur rimase sorpreso da quelle parole. - Ah sì, e da quando io sarei tuo? -  domandò perplesso.
- Siamo fidanzati - replicò convinto Merlin. - Fino a quando non mi tradirai.
- Lo siamo solo per finta. - Gli fece presente Arthur. - E poi potrei anche già averti tradito - ricominciò a provocarlo, sperando che si ingannasse da solo.
- Come? - chiese Merlin in tono deluso. - Mi hai tradito?
- Mi pare che non avessimo stabilito di esserci fedeli, o sbaglio?
- No, certo che no. - Il moro riprese in mano la pistola. - Vado al reparto arredi interni - proferì deluso.
- Merlin? - Lo chiamò Arthur prima che si avviasse. - Non lo farei mai, ti stavo solo provocando.
- Oh, grazie - pronunciò rassicurato l’altro. - In effetti sarebbe difficile trovare qualcun altro che ti sopporti - scherzò.
- Ma se io sono tuo, allora anche tu sei mio. Perciò anche il tuo fondoschiena mi appartiene - rifletté il biondo, camminando verso il moro. - Perciò posso palpartelo - ghignò, dando una tastatina, per poi scoppiare a ridere di nuovo.
Merlin si lasciò scappare un mugugnio traditore. - Almeno non in pubblico - sussurrò, assicurandosi che nessuno li osservasse. - E ora lasciami fare la lista - borbottò.
 
▪▪▪
 
Merlin tolse le chiavi dalla serratura dell'agenzia e prese in spalla Lance, pronto per la passeggiata di pausa pranzo; anche se era sabato aveva dovuto sistemare alcune faccende in sospeso.
Will arrivò giusto in quel momento. Hunith gli aveva commissionato la torta per il matrimonio e voleva discutere con Merlin dei dettagli, ma non era l'unico motivo per cui si trovava lì: aveva bisogno di chiarirsi con lui.
- Non sei cambiato per niente, Merlin, ti trovo in ottima forma.
- Will? - chiese sorpreso il moro voltandosi. - Che ci fai qui? - Si chinò per lasciare a terra Lancelot, già assicurato al guinzaglio.
- Tua madre mi ha chiesto di fare la torta per il tuo matrimonio - spiegò Will. - E sono qui per discutere dei dettagli.
- Sì, me l’ha detto. - Merlin rimase un attimo fermo a osservarlo. - Hai fatto tanta strada solo per una torta? Comunque scegli pure tu, mi fido di te.
Will cominciò a giocherellare nervosamente con le mani: non sapeva da che parte cominciare quel discorso, per strada se lo era ripetuto più volte, ma avere Merlin davanti a lui rendeva tutto più difficile. - No, hai ragione, non sono qui solo per quello, avevo bisogno di parlarti - confessò.
- Non vedo di cosa... Abbiamo tentato di parlare diverse volte e non abbiamo mai trovato un punto d'incontro. Dirò a mia madre di cercare qualcun altro, se la cosa ti crea problemi.
- Merlin, io ti amo ancora, sono disposto a trasferirmi in città se vuoi, ma dammi un'altra possibilità. - Lo supplicò Will, afferrandogli le mani, ignorando quella che aveva detto l’altro.
Il moro indietreggiò liberandosi dalla stretta di Will. - Io mi sto per sposare. E sono sicuro che tu faccia tutto questo solo perché ora sto con un altro.
- Sì, con uno che conosci da quanto? Da un mese? - Will si riavvicinò a Merlin, cercando di fargli capire che si sbagliava.
- Cosa cambia? Io... Io lo amo, è questo che conta - disse d'impeto il moro, ammettendo una parte dei sentimenti che cercava di tenere nascosti.
Quelle parole furono uno schiaffo in faccia per l'altro, ma non voleva arrendersi così. - Pensi davvero che tre anni passati insieme possano essere paragonati a un solo mese?
- Tu non capisci... Con te è sempre stata una sfida. Dovevi sempre paragonarti a qualcun altro, senza mai essere te stesso.
- Quello che non capisco è perché avete tanta fretta di sposarvi, come se aveste qualcosa da nascondere - insinuò l’ex.
- Non abbiamo niente da nascondere, Will - replicò secco Merlin.
- Non ci credo che tu mi abbia dimenticato. Il primo amore non si scorda mai, e io per te lo sono stato. - tentò di giocarsi l'ultima carta, sperando di riuscire a convincerlo a concedergli un'altra possibilità.
- Certo che non ti ho dimenticato, ma sono deciso ad andare avanti. Io sto con Arthur ora.
- Riproviamoci ancora una volta - replicò non curante Will.
- Io terrò sempre a te, ma solo come amico - chiarì Merlin. - Adesso dovrei andare...
Ma l'altro glielo impedì: lo afferrò e lo baciò; sperava che quel bacio facesse riaffiorare nel moro i suoi vecchi sentimenti per lui, e i bei ricordi che avevano vissuto assieme.
- Will! - Merlin lo allontanò, spingendolo lontano da sé. - Ho detto basta. Torna a casa.
Il moro iniziò ad avviarsi per il marciapiede che costeggiava l'agenzia, camminando senza girarsi.
Senza che lo sapesse Arthur lo stava già aspettando in macchina poco più avanti, sconvolto per quello che aveva visto: era convinto che tra lui e Merlin stesse nascendo qualcosa, che il moro ricambiasse quei sentimenti che aveva capito di provare, ma si era sbagliato, Merlin non lo amava, ne era sicuro ormai. Avrebbe voluto girare la macchina e andare via da lì, ma il moro ormai lo aveva quasi raggiunto.
Lance cominciò ad abbaiare verso l’auto e l’altro si accorse di Arthur, correndo verso il BMW.
- Ehi, sei in anticipo - disse, mentre apriva lo sportello per salire.
- Già, non ho molto tempo, così sono uscito in anticipo - pronunciò seccato il biondo, mentre metteva in moto la macchina.
- Ok. - Merlin sorrise. - Lance non vede l'ora di sgranchirsi le zampette - commentò.
- Digli di non sgranchirsele sul sedile della mia auto. - Lo riprese acido Arthur.
- È successo qualcosa? - domandò confuso Merlin. Di solito il biondo non era così brusco con il cucciolo.
- Niente che ti possa interessare.
Il moro rimase sbigottito dalla reazione dell'altro, ma non perse tempo, appoggiando la sua mano vicino quella del biondo. - Sicuro?
Arthur ritirò subito la mano bruscamente. - Ti ho già detto che non c'è niente di cui parlare.
- Capito - pronunciò sottotono Merlin, voltandosi verso il finestrino, aspettando di arrivare al parco.
 
Arrivarono circa dieci minuti dopo; Arthur parcheggiò ed entrambi scesero dall'auto senza dire nemmeno una parola.
Merlin si schiarì la voce, tentando di attirare l'attenzione. - C'è un chioschetto qui vicino... Vuoi che ti prenda qualcosa? Un tramezzino, o un panino?
- No, grazie, non ho fame. - Dopo quello che aveva visto aveva perso completamente l'appetito.
Il moro si mordicchiò leggermente il labbro: Arthur era strano e non riusciva a capire il perché. Poteva anche trattarsi delle nozze, ormai mancavano pochi giorni.
- Vado a prendere l'acqua per Lance alla fontana. Lo tieni tu intanto? - Allungò il guinzaglio verso l'altro.
- D'accordo, vai pure - concesse Arthur. Afferrò il guinzaglio e si sedette su una panchina lì vicino, osservando il moro andare via.
Lancelot iniziò a tirare, cercando di invogliare il biondo a giocherellare. Quando si accorse che non funzionava si coricò a pancia all'aria per guadagnarsi un po' di coccole, ma Arthur non lo degnava di uno sguardo.
Abbaiò un paio di volte e infine saltò sulla panchina, in grembo al biondo, sporcandogli di terra il cappotto.
- Scendi subito! Guarda cosa hai fatto! - urlò Arthur, ripulendosi l’indumento.
Lance guaì e saltò giù, nascondendosi dietro i piedi in ferro della panchina mentre Merlin ritornava con l'acqua.
Il moro osservò il cagnolino e poi il biondo. - L'hai sgridato?
- Non l'ho sgridato, gli ho solo detto di scendere dalla panchina. Mi stava sporcando il cappotto. - Si innervosì l'altro.
- A me sembra spaventato - continuò Merlin.
Arthur guardò l'orologio al suo polso, aveva ancora un po' di tempo, ma voleva solo andare via da lì: non riusciva più a sopportare la compagnia del moro. - Devo tornare in ufficio.
- Ma siamo appena arrivati - brontolò l'altro. - Si può sapere che hai oggi?
- Non ho niente, devo solo tornare al lavoro.
- Sono passati solo venti minuti. - Merlin prese Lancelot in braccio e si sedette accanto ad Arthur. - Sei in ansia per il matrimonio?
La parola matrimonio fece venire in mente mille pensieri ad Arthur; aveva bisogno di stare da solo e di pensare. - No.
- Va bene. - Merlin si alzò, tenendo con sé il cucciolo. - Mi accompagni a casa prima di tornare allo studio? - Evidentemente il biondo non voleva confidarsi con lui in quel momento.
- Certo, non posso lasciarti andare a piedi - rispose Arthur, con ovvietà.
 
▪▪▪
 
Merlin continuava a girovagare davanti all'ingresso senza sosta, rigirandosi il cellulare nelle mani: era già tre volte che chiamava il biondo e non rispondeva.
Arthur arrivò poco dopo, parcheggiò la sua macchina e si avviò verso casa, trovando il moro ad aspettarlo con la porta spalancata. Non era riuscito a concludere niente a lavoro: aveva passato tutto il pomeriggio a rimuginare su quella situazione e su Merlin.
- Ti stavo aspettando - disse felice il moro, lasciandolo entrare e abbracciandolo appena varcò la soglia, stringendo le mani lungo la schiena dell'altro. - Credevo ti fosse successo qualcosa. - sospirò, distanziando il viso per guardarlo negli occhi.
Arthur sciolse l'abbraccio, togliendo le mani di Merlin dalla sua schiena. - Come vedi sto bene. Sono stanco, vado a fare una doccia per rinfrescarmi - disse, avviandosi in casa.
- Aspetta. - Merlin afferrò il braccio del biondo. - Non vuoi niente da cena? Ti preparo qualcosa - propose preoccupato.
- Ho già mangiato in ufficio. Vado su e poi torno a lavorare nel mio studio. - Si liberò dalla presa di Merlin, per poi dirigersi al piano superiore.
- Ok... - mugugnò il moro lasciato solo. Forse aveva fatto qualcosa di sbagliato senza accorgersene?
Arthur era riuscito a rilassarsi almeno un po’ con la doccia e quando uscì dalla bagno trovò Lance accoccolato sul letto, evidentemente lo aveva raggiunto per avere un po' di coccole. Si sedette accanto a lui, accarezzandolo: era stato troppo duro con lui al parco, ma era così nervoso che se la sarebbe presa con chiunque.
- Beato te, che non hai problemi - sussurrò al cagnolino.
 
Merlin scostò piano la porta; l'altro non dava cenno di vita da quasi un'ora.
Lancelot si mosse appena al rumore, ma non aprì gli occhietti, continuando a dormire; Arthur era ancora in accappatoio, con il cagnolino stretto sotto il suo braccio.
Il moro sorrise, mentre il cucciolo iniziava a leccare le dita del biondo nel sonno.
Prese una coperta dall'armadio e coprì i due, lasciando un bacio sulla guancia dell'altro. - Buonanotte.
 
▪▪▪
 
Il giorno dopo Arthur si svegliò all'alba; si sentiva più stanco di quando si era addormentato, ma aveva preso la sua decisione. Cercò di muoversi, notando come fosse incastrato tra Lance e Merlin, e dopo numerose manovre riuscì ad alzarsi, osservando un attimo i due prima di scendere.
Entrò in cucina e preparò il caffè per lui e per il moro, sperando di aver preso la scelta giusta.
Merlin iniziò a strofinare il naso contro il cuscino dieci minuti dopo, annusando nell'aria l'odore dei chicchi macinati. Si stiracchiò, facendo svegliare anche il cucciolo, che quasi rotolò giù dal letto.
Ha cucinato? Si chiese sbigottito, mentre si sfregava gli occhi prima di alzarsi.
Si diede una rinfrescata al viso in bagno e poi corse in cucina, quasi inciampando in Lancelot lungo le scale; Arthur doveva di sicuro essere di buon umore.
- Buongiorno - pronunciò il biondo appena vide il moro, per poi indicargli la tazza sul tavolo. - Ho fatto il caffè, bevilo, e poi raggiungimi nel mio studio. Dobbiamo parlare.
Una tremolio scosse il corpo di Merlin a quelle parole: non gli erano mai piaciute. - Va bene - mormorò, prendendo la tazza di caffè.
Arthur fece un cenno di approvazione e uscì, mentre Merlin sorseggiava la bevanda nervoso, non riuscendo a gustarsi nemmeno una goccia.
Raggiunse il biondo quasi subito, trovandolo seduto alla sua scrivania. - Sono qui.
- Siediti - disse Arthur, indicando la sedia davanti a lui; non sapeva bene come cominciare, sentiva una fitta al cuore, ma la sua testa gli diceva che quella era la cosa giusta da fare.
Merlin ubbidì, sorridendo timidamente. - Vuoi finalmente dirmi che succede?
- Il matrimonio è annullato - pronunciò tutto d’un fiato il biondo, guardandolo negli occhi.
- Cosa? - squittì il moro, ancorandosi alla sedia.
- Non ci sarà nessun matrimonio - ripeté Arthur.
Merlin lo guardò come a domandargli se fosse serio. - Stai scherzando, giusto?
Arthur strinse i pugni fino a sbiancare le nocche. - No, sono serio.
Il moro si alzò di scatto, non credendo a ciò che aveva sentito. - Tu, tu... Tu non puoi farlo. Mi hai ricattato per sposarti! Non puoi cambiare idea!
- Sì, e ho sbagliato, non avrei dovuto ricattarti. Tu devi sposarti per amore e non perché sei costretto. - Arthur cercò di fargli capire le sue motivazioni; era per l’altro che lo stava facendo, perché lui si era innamorato di Merlin, pur non volendo ammetterlo, e non voleva vederlo rinunciare alla persona che amava. - Prenderemmo in giro solo gli altri e noi stessi se ci sposassimo.
- E l'hai capito dopo quasi tre settimane di convivenza forzata? - domandò Merlin, appoggiando di getto le mani sulla scrivania.
- Mi dispiace - rispose pentito il biondo. - Ma adesso sei libero, è quello che hai sempre voluto.
- No! - replicò sicuro di sé il moro. - Non finirà così.
- Ti ho già detto che mi dispiace. Non farò causa contro di voi se è questo che ti preoccupa, cosa altro vuoi? - chiese Arthur.
- Beh... - Merlin lo fissò. - Voglio i danni - sentenziò. - Doveva trovare una scusa per rimanere lì, non voleva più lasciare la casa del biondo e, ancora di più, il biondo.
- Va bene, li avrai. - Arthur prese il blocchetto degli assegni che teneva nel cassetto della scrivania. - Quanto vuoi?
- Che? - urlò l’altro, per poi tossicchiare, cercando di darsi un contegno. - Non puoi darmeli così, senza opporti. Ti sei rammollito all'improvviso?
Arthur si passò le mani sul viso esasperato. - Non riesco a capire perché fai tutte queste storie, prendi i soldi e ritorna alla tua vita.
- Non ti libererai di me facilmente - decretò il moro risedendosi.
- Cosa vorresti fare, sentiamo?
- Capire perché sei così testa di fagiolo, ma la cosa richiederebbe anni.
- Merlin, non rendere le cose più complicate. - Arthur si fermò un attimo, cercando un modo per convincerlo. - Torna da lui e cerca di essere felice.
Il moro lo squadrò dubbioso. - Lui, chi?
- Il ragazzo che hai baciato ieri fuori dalla tua agenzia. - Gli spiegò il biondo, ricordando con malumore il bacio tra i due.
- Spiegami, tu mi vedi baciare un tizio e credi che sia l'amore della mia vita? E comunque era il mio ex, che non si convince della fine del nostro rapporto.
- Ma resta il fatto che l'hai baciato! - urlò Arthur accusandolo.
- È stato lui a baciarmi, io l'ho respinto. - Si difese il moro.
- Perciò non sei innamorato di lui? - Gli domandò l'altro speranzoso.
- Certo che no - pronunciò sicuro Merlin.
- Quindi ho passato una giornata terribile per nulla! - pensò il biondo ad alta voce, senza accorgersene.
- Per i sensi di colpa? - chiese stranito il moro.
- Sì, mi sentivo in colpa. - Si affrettò a dire Arthur, voltandosi di spalle con la sedia girevole, in modo che il moro non potesse guardarlo in faccia.
- Sei sicuro che sia per questo? - Merlin si avvicinò al biondo, appoggiando le mani sullo schienale e accostandosi col suo viso a quello dell'altro.
- Certamente, quale altro motivo avrei? - negò ancora, incominciando a sudare per la vicinanza di Merlin.
- Non lo so, forse eri geloso? - sussurrò il moro nell'orecchio di Arthur.
- Non dire stupidaggini, tu puoi baciare chi vuoi.
- Quindi se stasera uscissi per andare in un locale tu mi lasceresti uscire?
- No! - sbottò Arthur. - Cioè, siamo fidanzati, e se qualcuno ti vedesse?
Merlin sorrise e si posizionò davanti a lui, sentiva di averlo in pugno. - Immagina qualcun altro toccare il mio fondoschiena - sbuffò divertito.
- Sei sleale! - Il biondo corrugò la fronte. - E adesso dovrei andare a lavoro - disse, cercando di uscire da quella situazione.
- Ma se è domenica, tesoro - cinguettò il moro, sedendosi sulle ginocchia di Arthur. - Non ti va di passarla col tuo futuro maritino? - gongolò.
- Merlin, alzati, o giuro che non risponderò di me. - Lo avvertì il biondo.
- Allora penso che non mi muoverò da qui. - Si avvicinò di più all'altro. - In fondo sono tuo, no? - disse provocatorio.
Arthur non se lo fece ripetere due volte; appena il moro si avvicinò di più gli afferrò il mento e si fiondò sulle sue labbra.
Merlin non oppose resistenza, lasciando al biondo libero accesso, lo desiderava tanto quanto lui.
L’altro lo strinse più forte a sé, mentre si imponeva nella bocca altrui, saggiando in contemporanea le labbra sottili di Merlin.
Il moro si staccò accaldato. - Non so come, ma mi sono innamorato di un asino come te - mormorò.
Arthur sorrise. - Beh, io mi sono innamorato di un bifolco. A conti fatti, direi che sono messo peggio. - confessò a sua volta.
Entrambi si guardarono per qualche secondo, senza dire nulla, cercando di metabolizzare quella situazione.
- Dovresti smetterla di chiamarmi così - brontolò Merlin per primo, tentando di distanziarsi.
- È solo un nomignolo affettuoso, ma non ti chiamerò più così se non vuoi. - Arthur lo riafferrò. - Dove pensi di andare?
Il moro alzò gli zigomi felice. - Da nessuna parte - bisbigliò, schioccando un bacio sullo spigolo delle labbra del biondo.
- Meglio così, perché non ho intenzione di lasciarti andare via. - intimò Arthur, per poi poggiare una mano dietro il collo di Merlin e condurlo di nuovo verso di sé, trascinandolo in una serie di baci; non credeva che ci fosse la possibilità che l'altro ricambiasse i suoi sentimenti.
Il moro lo fissò per qualche attimo mentre riprendeva fiato: tutto sembrava ingarbugliato, invece erano lì, insieme. E tutti e due volevano esattamente la stessa cosa.
Lance entrò nello studio esattamente in quel momento, interrompendo i due.
- Oh no, non ora - pronunciò il biondo contrariato.
- Dovrà fare i bisogni - aggiunse Merlin. - Perché non vai tu? Intanto io vado su e ti aspetto. - Sorrise, accarezzando la mano dell'altro.
Arthur sospirò. - D'accordo, ti raggiungo tra cinque minuti - promise, dandogli un bacio a fior di labbra.
Merlin si alzò e diede un leggero pat-pat sulla testolina del cucciolo prima di sgattaiolare di sopra, mentre Lancelot continuava a fissare il biondo scodinzolante.
Arthur farfugliò qualcosa tra sé e sé, per poi infilarsi veloce il cappotto e uscire in giardino seguito da Lance, sperando che facesse in fretta.
Sfortunatamente il cucciolo gli fece perdere più tempo del previsto: dieci minuti dopo non si era ancora deciso a fare i suoi bisogni, ma un'occhiata omicida di Arthur sembrò fargli cambiare idea.
Rientrarono finalmente in casa e Lance sembrava intenzionato a volerlo seguire in camera a tutti i costi, così il biondo fu costretto a riportalo giù per ben tre volte imprecando; all'ultimo, per fortuna, riuscì a convincerlo usando un piatto di biscotti per cani.
- Credevo ti fossi perso - commentò Merlin appena vide il biondo entrare in camera da letto. - O che avessi cambiato idea.
- Lance voleva per forza salire in camera, ma sono riuscito a convincerlo - spiegò soddisfatto il biondo.
- Però, ormai, credo che la magia del momento sia passata - sospirò divertito il moro, stendendosi sul letto.
- Stai scherzando, vero? - chiese Arthur alzando un sopracciglio, per poi buttarsi accanto a lui.
Merlin scosse la testa, ma non riuscì a trattenere una risata.
- Ah sì, è così? Adesso ti faccio vedere io. - Arthur gli saltò addosso bloccandolo sotto di lui. - Iniziò a lasciarli una scia di baci lungo il collo, mordicchiando appena la pelle, intanto che l’altro si rilassava completamente.
- Tornata? La magia? - domandò, con una scintilla negli occhi.
- Forse… - mormorò il moro.
Il biondo gli lasciò le mani e afferrò l’elastico dei pantaloni di Merlin, abbassandolo lentamente.
- Sei provocatorio pure a letto, testa di - boccheggiò, sentendo la mano di Arthur toccare all’interno del tessuto.
- Lo sai che mi piace provocarti - replicò il biondo.
 
- Sentiamo... - Arthur strinse a sé il corpo di Merlin coperto dal lenzuolo. - Sei ancora convinto che io sia impotente? - chiese con un ghigno soddisfatto.
Il moro sorrise, lasciando che l'altro sfregasse dolcemente la punta del naso contro il suo collo. - Diciamo che hai dissipato gran parte dei miei dubbi - rispose.
- Come sarebbe a dire gran parte? - domandò quasi offeso Arthur, dandogli un pizzicotto su un fianco per vendetta.
- Sto scherzando. - Si giustificò Merlin, coprendosi subito il fianco. - È stato perfetto - sussurrò voltandosi.
- Beh, da come gridavi, non avevo nessun dubbio. - Lo provocò come al solito il biondo, scoppiando a ridere.
- Io non stavo gridando, ti stavo dando indicazioni - borbottò Merlin.
- Oh sì, di più Arthur, più forte. - Lo scimmiottò l’altro, imitando la sua voce divertito.
- Credo di essermi sbagliato sui miei sentimenti per te - commentò infastidito il moro.
- Non è vero, lo so che sei innamorato di me - pronunciò sicuro il biondo, stringendolo di nuovo.
- Lo sapevo che non avrei dovuto dirtelo - sussurrò Merlin, dandogli un bacio sul braccio con cui lo avvolgeva.
- Invece sono contento che tu l'abbia fatto - confessò Arthur, dandogliene uno sulla spalla nivea.
Merlin indietreggiò, toccando con la schiena il petto nudo di Arthur. - Lo senti anche tu? Sembra Lance o sbaglio?
Arthur provò a sentire meglio, ed effettivamente sentiva Lancelot guaire dal piano di sotto; un brutto presentimento si affacciò nella sua testa. - I biscotti non possono avergli fatto male, vero? - chiese preoccupato.
Il moro si voltò verso di lui. - Quanti gliene hai dati?
- Un piatto intero - confessò il biondo.
- Cosa?? - Merlin saltò giù dal letto, cominciando a raccogliere i suoi vestiti. - I cani sono ingordi, Arthur. Rischia di scoppiare.
- Ma io volevo solo distrarlo, non credevo li avrebbe mangiati tutti - disse, rivestendosi in fretta, sempre più preoccupato. - Non volevo fargli del male.
Merlin lo guardò arrabbiato. - Mettiti qualcosa d'altro. Dobbiamo andare dal veterinario, non puoi venire in pigiama.
 
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Dopo la corsa dal veterinario avevano dovuto aspettare ore prima di poter portare a casa Lance: erano dovuti intervenire e tenerlo in osservazione per un po', ma per fortuna era andato tutto per il meglio.
Rientrarono poco prima di cena e Merlin riscaldò qualche avanzo della sera prima per mangiare in fretta.
Adesso erano entrambi seduti sul divano, Arthur voleva avvicinarsi al moro, ma temeva che fosse ancora nervoso per quello che era successo. - Merlin? Sei ancora arrabbiato? - tentò.
Il moro avvolse il cucciolotto a sé. - Lo so che non hai fatto apposta, ma non è un ricordo che avrei voluto associare alla prima volta che abbiamo fatto l'amore...
- Mi dispiace. - Si scusò ancora una volta il biondo, accarezzando la testolina di Lance, guardando poi Merlin. - Non te ne sei pentito, vero?
- No. - Il moro si spostò appena, lasciando un bacio sulle labbra dell'altro. - La prossima volta sta più attento.
Lancelot intanto aveva messo il musetto sulla coscia di Arthur, facendo gli occhietti teneri, probabilmente già alla ricerca di biscotti.
Arthur strinse il moro a sé sorridendo. - Se tuo padre lo sapesse non credo che mi permetterebbe ancora di sposarti - ammise divertito.
- Probabile - chiarì il moro. - Comunque, pensavo a una cosa...
- Che cosa? - chiese il biondo curioso.
- Il matrimonio. Se non sarà più una cosa fasulla vorrei che fosse diverso - proferì, appoggiandosi all'altro.
- Ci ho pensato anche io. Credo che dovremmo rimandarlo, voglio organizzare un matrimonio come si deve - spiegò Arthur.
- No, non sapremmo che dire agli invitati. E Aredian potrebbe insospettirsi.
Arthur però non era dello stesso parere: voleva fare le cose con calma e per bene, senza nessuna fretta. - Per gli invitati troveremo una scusa e Aredian si prenderà l'azienda.
Il moro rimase sorpreso a quella parole, ma felice. Si scostò, osservando Arthur negli occhi. - Non la darò vinta a quella serpe. Noi ci sposeremo il tre febbraio, riuscirò a organizzare il matrimonio che desideriamo.
- Si, ma io non te l'ho nemmeno chiesto come si deve. - Gli fece notare l'altro.
- Penserò a un modo per farti perdonare. - Merlin gli ammiccò. - Penso sia ora di andare a letto. - Fece un leggero cenno verso Lance, che faticava a tenere gli occhietti aperti.
- Bene, andiamocene a dormire. - Anche lui era stanco, ma mentre camminava continuava a pensare alla proposta di matrimonio: voleva fare qualcosa di particolare, che non fosse scontata, e gli era già venuta in mente un'idea.

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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! Non doveva andare esattamente così, ma abbiamo preferito lo scoppio di passione.
A presto con l'ultimo :)
  
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