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Autore: Giuls_BluRose    07/07/2016    0 recensioni
Kurt e Blaine sono sposati da due anni e mezzo e i loro sogni stanno diventando realtà, hanno una vita felice a New York e lavorano come protagonisti in un moderno musical di Broadway; manca solo una cosa affinchè raggiungano il massimo della felicità: un figlio.
I due cercheranno quindi una madre surrogata, che troveranno nella loro cara amica Rachel; tutto pronto quindi?
Prima di iniziare le procedure si sottopongono ai test di routine, dai quali uscirà fuori un "piccolo dettaglio" molto inquietante, che sconvolgerà la vita dei coniugi Hummel-Anderson, minacciando il loro lieto fine in modo quasi indelebile.
Sarà proprio nel momento più cupo, quello dove tutto sembrerà perduto e senza speranza, che un vecchio conoscente tornerà nella vita dei due ragazzi. Un aiuto morale o il pezzo mancante affinchè tutto il loro mondo crolli?
Tutto è possibile finchè c'è l'amore, basta solo avere coraggio.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Dave, Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – La proposta

 

La mattina seguente Rachel fu svegliata dal brusco suonare della sveglia, quel suono che lei odiava come poche cose in vita sua e che, se avesse potuto, avrebbe reso illegale in tutto il mondo.
Era sempre stata una ragazza restia a svegliarsi, specie se stava facendo uno dei suoi bellissimi sogni, ma in quei giorni era ancora più traumatizzante dover scendere dal letto: la vita a New York era veramente stressante e la fatica si faceva sentire sempre di più.
Con un gesto non molto delicato spense la sveglia posta sul comodino e si alzò: erano appena le 7 di mattina, ma il lavoro chiamava e non c'era tempo da perdere. Notò che il suo ragazzo non era a letto e questo le fece pensare che, ancora una volta, si fosse alzato all'alba per andare a correre a Central Park, dato che era diventata la sua piccola ossessione.
Si stiracchiò per bene per poi andare in bagno per darsi una rinfrescata: la notte era stata abbastanza difficile da superare, c'era quella idea che non la voleva lasciare andare e non sapeva neanche il perchè: voleva un bene dell'anima a Kurt e Blaine, per lei erano la sua famiglia ormai e aveva visto chiaramente nei loro occhi quella voglia matta di diventare genitori.
Così non riusciva a smettere di pensare che avrebbe potuto far risparmiare loro molti soldi per l'adozione facendo lei da madre surrogata: non sapeva se quella potesse essere o meno un'idea pazza, assolutamente folle e non sapeva neanche se i ragazzi avrebbero accettato o se a Jessie andasse bene.
In più non aveva la minima idea di come funzionassero le cose: se avesse dovuto iscriversi in qualche lista, se doveva fare delle visite specializzate, se i ragazzi dovessero fare qualche iscrizione da qualche parte: niente di niente.
Lei però sapeva solamente che voleva rendersi utile per i due coniugi, voleva fare loro da madre surrogata per permettere loro di realizzare i sogni più nascosti, voleva aiutarli per tutte le volte che erano stati loro in passato ad aiutarla, anche quando l'avevano nuovamente ospitata nel Loft con il ragazzo quando non riuscivano a trovare un appartamento ad un prezzo decente dopo che erano stati cacciati via da quello che avevano affittato pochi mesi prima.
Sapeva bene che forse l'unica che avrebbe potuto aiutarla era sua madre: alla fine anche lei era stata una madre surrogata e avrebbe potuto illuminarla su tutto quello che avrebbe incontrato lungo il cammino: sapeva anche che in quel periodo Shelby era a New York per lavoro e, avendo il suo numero, non sarebbe stato difficile mettersi in contatto per cercare di avere un incontro.
Prima di tutto però doveva parlarne con Jessie, Kurt e Blaine e vedere se tutti e tre erano d'accordo.
Sapeva bene che non sarebbe stata una passeggiata e pensava anche alla sua carriera nascente: molte donne lavorarono a Broadway durante una gravidanza, quindi per quello forse non sarebbe stato un problema e poi pure il suo personaggio era incinta, quindi ancora meglio.
Forse sarebbe stato meglio parlarne prima con il fidanzato e poi con i ragazzi, per non avere problemi e dato che non riusciva a stare calma senza sapere che qualcuno era con lei, Rachel decise che avrebbe detto tutto a Jessie non appena fosse tornato dalla sua corsetta mattutina.
Così si sistemò velocemente i capelli e scese in cucina per preparare la colazione: nulla di particolarmente strano, solo un po' di latte e caffè, cereali e pancake, tutto molto semplice; la ragazza stava imparando gradualmente a cucinare, anche con l'aiuto di Kurt.
Jessie non ci mise molto a tornare e salutò la mora con un bacio sulle labbra, prima di sedersi al tavolo della cucina sorridendo.
“Vedo che la colazione è già in tavola, bene: ho una fame!”
Rachel sorrise e, dopo avergli versato il caffè e portato in tavola il resto della colazione, si sedette accanto a lui, mettendo chiaramente a nudo una faccia preoccupata e tesa, che non sfuggì allo sguardo indagatore del ragazzo.
“Che succede?”
Questa fu la semplice domanda che venne posta a Rachel, che in quel momento sembrava essere con la mente su tutt'altro pianeta.
“Ehi signorina?”
Jessie la scosse leggermente, facendola svegliare dai proprio pensieri.
“Dimmi.”
“Ti ho chiesto che cosa succede, hai uno sguardo strano stamattina.”
La ragazza sospirò: ormai il momento di farsi dare della pazza era arrivato.
“Volevo parlarti di una cosa, solo che non so come la prenderai.”
Il volto del ragazzo si fece stranamente confuso e la guardò come ad incitarla ad andare avanti.
“Ti sei accorto della strana luce negli occhi di Kurt e Blaine ieri sera quando stavamo parlando di avere dei bambini?”
Lui annuì: come poteva non essersene accorto secondo lei? Era palese la loro voglia di diventare padri.
“Si, a Blaine specialmente brillavano gli occhi, ma adesso che cosa c'entra?”
“Voglio fare loro da madre surrogata.”
Rachel disse quella frase tutto d'un fiato, con gli occhi chiusi, pronta a farsi urlare contro dal proprio ragazzo che era una pazza, ma quelle grida non arrivarono e, una volta riaperti gli occhi, vide Jessie con la bocca socchiusa e gli occhi increduli, sbarrati.
“C-che c-cosa? Madre surrogata?”
Non c'era rabbia nel volto del moro, solo incredulità e stordimento generale.
“Si, insomma...Loro hanno fatto così tanto per noi e io voglio sdebitarmi in qualche modo. Per me sono come una seconda famiglia, sono le persone a cui tengo di più e sono disposta a donare loro nove mesi della mia vita per vederli felici. Lo hai visto anche tu e per me sarebbero degli ottimi padri. Alla fine per me sarebbe come chiudere un cerchio: io sono stata concepita da una madre surrogata e mi farebbe piacere aiutare un coppia che non può avere figli. Credimi, non lo faccio per denaro: sai bene che anche loro non ne hanno molto a disposizione per un'adozione e una madre surrogata diversa. Non oserei mai chiedere centinaia di migliaia di dollari per rendere felici due ragazzi, lo farei solo per loro. Non so però se tu sei d'accordo e volevo parlarne prima con te...”
Rachel si sentiva sempre più stupida, parola dopo parola, ma captava un leggero sorriso dolce sulle labbra del ragazzo: certo, non si era ancora ripreso del tutto dallo shock, ma non era arrabbiato.
“Molti pensano che tu sia un'egoista naturale e bhe, alle volte hanno ragione, ma si ricrederebbero se ti sentissero parlare adesso. Quello che vuoi fare è una cosa molto dolce, davvero. Sono ancora sconvolto per la notizia arrivata senza preavviso, ma ti fa onore la tua voglia di aiutare i nostri amici.”
Jessie sorrideva, poi si alzò per andare ad abbracciare forte Rachel, baciandole i capelli.
“Non sarò certo io a fermarti se è quello che vuoi davvero: voglio solo avvertirti di alcune cose. Dovrai informarti di tutti i pro e i contro, dovrai fare molte visite e dovrai sottostare nove mesi alle regole di quel perfettino di Kurt, molto più di come tu non faccia già adesso. Dovrai sopportare i pianti isterici di Blaine e la sua smania di comprare mini papillon per il neonato, dovrai mangiare solo ciò che ti cucina o ti ordina di mangiare Kurt e dovrai sopportare ore intere spese a pensare al nome del bambino. Bhe, in poche parole dovrai sopportare due uomini con tendenze da prime donne incinte, mentre l'unica con il grembo il loro piccolo sarai tu. Se te la senti davvero.”
I due risero insieme e Rachel si strinse maggiormente nell'abbraccio, grata per aver trovato un ragazzo così disposto ad andare incontro a quello che faceva lei: aveva paura di non trovare più nessun altro dal cuore buono come Finn, ma fortunatamente si sbagliava.
“Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie.”
Si sorrisero e si dettero un bacio a fior di labbra, stringendosi ancora più forte a loro.
“E quando avresti intenzione di dirlo a Kurt e Blaine?”
“Stasera, andremo a casa loro e faremo loro una sorpresa. Vedrai: resteranno a bocca aperta.”
“Poco ma sicuro.”

 

Anche quella giornata di lavoro ormai era finita e i coniugi Hummel-Anderson avevano solo voglia di tornare a casa e rilassarsi un po': quel pomeriggio era stato veramente distruttivo per loro e avevano anche rifiutato di andare a cena con il resto del cast da quanto erano stanchi.
Non appena aprirono il portone di casa lasciarono cadere a terra le loro borse e si diressero vero la cucina per preparare qualcosa da cena, ma la loro attenzione fu attirata subito da qualcosa di strano: sul mobiletto del telefono c'era un biglietto che loro non avevano lasciato la mattina. Fu il più grande ad andare a vedere e riconobbe immediatamente la scrittura di Rachel: il biglietto era scritto ordinatamente e c'era scritto semplicemente “Andate in camera da letto.”
“Blaine?”
Il più piccolo si affacciò dalla cucina con un pomodorino in bocca, scrutando il castano.
“Cosa succede?”
“Un biglietto di Rachel. Come ha fatto ad entrare in casa nostra?”
Il moro lo guardò senza capire e si avvicinò al marito per leggere il biglietto lasciato dall'amica.
“Andate in camera da letto? Bhe, andiamo allora.”
Il moro sorrise genuinamente al castano e lo prese per mano, trascinandolo verso quella porta che avevano fatto aggiungere che portava alla loro camera matrimoniale.
“Voi due non vi capirò mai, sai?”
Blaine sorrise ancora e aprì la porta della stanza, per poi guardare dentro e rimanere a bocca aperta a quella vista: nel bel mezzo della stanza c'era una carrozzina per neonati con due grandi fiocchi attaccati, uno blu e uno rosa, e tanti palloncini di tutti i colori sparsi per la stanza.
A Kurt quasi non venne un infarto quando vide tutto quello: che cosa significava? Perchè c'era tutto quel caos nella loro precedentemente ordinatissima camera da letto? E soprattutto: perchè c'era una carrozzina lì?
I due coniugi rimasero senza parole, con mille domande in testa, fino a quando l'urlo di Rachel non invase la stanza e una felicissima ragazza mora entrò in camera abbracciandoli forte e gridando di gioia.
“Congratulazioni futuri paparini!”
“Futuri cosa?”
La faccia dei due ragazzi era scioccata, non capivano niente di tutto quello che stava succedendo, sentivano solo le grida della loro amica che li stringeva forte.
Si guardarono per un attimo con la stesa espressione e solo un unico pensiero echeggiava nella loro testa: “Tutto questo deve essere un sogno o uno scherzo di pessimo gusto.”



Note dell'autrice:
Ed ecco qua anche il terzo capitoletto di questa storia.
Mi farebbe veramente molto piacere sapere che cosa ne state pensando di questa cosa, davvero ne sarei molro felice.
Chiedo venia se non sono riuscita a postare prima, ma due sere fa sono stata a vedere Mika in concerto ed è stato bellissimo, davvero. In più ovviamente tutti gli altri impegni: corsi a scuola, preparazione allo stage, una cena di laurea (?)
Bhe, comunque è arrivato e spero di avere presto vostre notizie.
Un bacio e alla prossima!

Giulia Pierucci



 

   
 
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