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Autore: koralblu    07/07/2016    1 recensioni
Dal testo [...]
Troppo sangue era stato versato a causa mia.
E ora, la vista di Kurapika me l'avrebbe ricordato ogni dannato momento della mia vita.
Ero riuscita a controllarlo, dopo anni e anni di pianti disperati e dolore inflitto a me stessa. Ero riuscita a controllare questo senso di colpa, illudendomi ingenuamente di essere stata ingannata e persuasa a fare ciò.
Ma vedendo Kurapika, vedendo il dolore che IO gli avevo procurato, tutte le mie scuse erano crollate.
Lui era il passato che non avrei mai scordato; il passato che mi avrebbe sempre perseguitata, ricordandomi chi ero stata, e chi sono tutt'ora: un mostro. Un essere abominevole, che non merita altro che il dolore eterno.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                            Capitolo 4


Le parole di Kurapika continuavano a martellarmi in testa senza sosta, procurandomi ogni volta fitte acutissime al petto.
Il clan dei Kuruta. 
Morte.
Occhi rossi. 
Erano stati questi gli unici pensieri fissi nella mia mente quella notte. 
Per vendetta. Per vendicare l'unica persona che avessi mai amato e che mi era stata strappata via ingiustamente. 
L'unica mia ragione di vita. 
Ma era stato un madornale errore. Loro non avevano colpa per la morte di mia madre. Loro non c'entravano nulla.
 Eppure li ho sterminati  tutti. Non ho avuto pietà per nessuno; non per i bambini, che urlavano disperati chiamando la loro madre. Non per i mariti che si erano posizionati davanti alla loro famiglia, per proteggerla. Non per le donne, che correvano disperate, cercando di mettere al riparo anziani e bambini.
Non ho avuto nessuna pietà.
Mi ero trasformata in un mostro assetato di sangue e vendetta. Assetato di morte. 
E lo sono ancora. 
Ogni volta che mi guardo allo specchio non riesco a fare a meno di vedermi come quella notte. Ogni giorno combatto con il desiderio di farmi uccidere, per mettere fine al senso di colpa. 
Certe notti gli incubi sono troppo vividi e reali, e quasi mi sembra di rivivere di nuovo l'orrore di quella notte. L'unico modo per placare anche solo di un po' il dolore, è procurarmene a mia volta. 
Come ora. 
Strinsi forse la katana nel palmo della mano, assaggiando il dolore che esso mi provocava.
Me lo merito. Ecco cosa penso ogni volta. Anzi. 
Questo è niente rispetto al dolore che dovrei provare per pagare i miei peccati. Questa è solo un'altra stupidissima goccia nell'oceano. Il prezzo da pagare sarà la mia vita. Un giorno, quando avrò compiuto la mia vendetta, offrirò essa alla morte, per avere finalmente un po' di pace. 
E nel frattempo dovrò scontare la mia colpa con queste piccole gocce.
Spinsi la katana ancora più in profondità, intensificando il dolore. Le gocce di sangue bagnavano il pavimento, spargendosi davanti a me velocemente. 
Mollai la presa, chiudendo gli occhi e iniziando a tremare. 
Troppo sangue era stato versato a causa mia. 
E ora, la vista di Kurapika me l'avrebbe ricordato ogni dannato momento della mia vita. 
Ero riuscita a controllarlo, dopo anni e anni di pianti disperati e dolore inflitto a me stessa. Ero riuscita a controllare questo senso di colpa, illudendomi ingenuamente di essere stata ingannata e persuasa a fare ciò. 
Ma vedendo Kurapika, vedendo il dolore che IO gli avevo procurato, tutte le mie scuse erano crollate. 
Lui era il passato che non avrei mai scordato; il passato che mi avrebbe sempre perseguitata, ricordandomi chi ero stata, e chi sono tutt'ora: un mostro. Un essere abominevole, che non merita altro che il dolore eterno. 
Chissà cosa farebbe se sapesse la verità. Probabilmente mi ucciderebbe. Mi ridurrebbe in mille pezzi, come io ho fatto con la sue gente. Mi infliggerebbe le stesse pene, lo stesso trattamento. E io gliene sarei grata. Mi libererebbe dal tormento e dal dolore. Probabilmente lo ringrazierei, dopo averlo pregato di farlo e non esitare. 
Kurapika mi odierebbe e me lo meriterei.
 Ma solo il pensiero che lui mi guardi con occhi pieni di odio e disprezzo, anche se meritato, è qualcosa che non riusco a sopportare. 
Non posso permettere che lui scopra chi sono. 
Lui non merita altro dolore. 
Diventerò Hunter, portando a termine la mia vendetta, per poi togliermi la vita, così com'è giusto che sia. 
Ma come posso uscire fuori da questa stanza, e combattere contro i miei demoni senza che lui se ne accorga? Come posso fingere di essere sua amica, pur volendolo con tutta me stessa? Perchè vorrei davvero essere sua amica; sarebbe un dono dal Cielo. Un dono che non meriterei nemmeno in un'altra vita. Un dono troppo bello per essere vero. E pur desiderandolo con tutte le mie forze, come posso fargli questo? Come posso nascondergli che io sono l'assassina che lui cerca, e per cui agogna vendetta? Come posso nascondergli che sono io la causa della sua sofferenza e della sua solitudine? 
Non posso perdonarmi di avergli fatto del male. Non posso perdonarmi di essere io la causa dell'odio radicato nel suo cuore. 
E senza rendermene nemmeno conto, iniziai a piangere a dirotto, spossata dai singhiozzi che non davano segno di volersi fermare. Avrei voluto urlare, distruggere ogni cosa per poi rintanarmi in qualche angolo e rimanere li per sempre. Ma non potevo. 
Dovevo riprendermi e ricordarmi della mia missione: la vendetta. Avrei cercato quell'essere immondo che mi aveva ingannata e lo avrei ucciso. 
Questo era il piano che doveva essere portato a termine a qualunque costo. I demoni nel mio cuore, fino ad allora, dovevano rimanere chiusi, come avevo fatto fin'ora. Anche se sarebbe stato più difficile d'ora in poi, dovevo affrontare Kurapika senza dar segno di cedimenti. 
Fu davvero difficile, però, rialzarmi, asciugandomi le lacrime con i palmi sporchi di sangue. Mi recai in bagno, stando ben attenta a non guardare dentro lo specchio, poichè se avessi rivisto il mio viso sporco di sangue e lacrime, probabilmente sarei crollata un'altra volta.
 Restai sotto la doccia per un tempo indefinito, quasi come in una sorta di trance. Tolsi ogni residuo di sangue; il suo odore acre e metallico era stato sostituito da un profumo dolce di vaniglia. In un certo senso, però, preferivo il primo. Si addiceva di più a me, al mostro che ero.
Uscita dalla doccia, pulii il taglio sulla mano e lo fasciai con una benda, disinfettandolo prima con cura; quando finì di fare ciò, creai un piccolo omino d'acqua, con il compito di ripulire il sangue della mia ferita vicino al letto. Non avrei potuto farlo io. Ne avevo avuto abbastanza di sangue, per oggi. Quando esso tornò in bagno, capii che aveva svolto il suo compito. Esso si dissolse in una pozza d'acqua, che ripulii facendolo evaporare. 
Ritornata in camera dovevo solo vestirmi con  dei panni puliti, attenta a coprire ogni singolo taglio sia sulle braccia che sul resto corpo. Le cicatrici erano infinite, quasi avevo perso il conto. Alcune erano di pochi mesi prima, mentre altre erano vecchie di anni; alcune erano diventate rosa pallido, confondendosi con il colore della mia pelle, mentre altre, più recenti, erano ben visibili. 
Davanti allo specchio, intenta a contemplare una parte dell'espiazione della mia colpa, non vedevo una ragazza dai capelli rossi, lisci e lunghi fino alla base della schiena. Non vedevo una ragazza di diciassette anni dagli occhi verdi e grandi, le labbra carnose, il fisico magro ma allenato. Non vedevo questa ragazza allo specchio. Ciò che vedevo io era un mostro ricoperto di sangue, dagli occhi maligni e crudeli. Il mostro che ero. 
Girai il viso di lato, vestendomi con abiti leggeri e freschi per quella notte tranquilla e calda. 
Provai a chiudere gli occhi, costatando che era una pessima idea; volevo evitare quelle immagini come la peste. Presi, così, a fissare un punto indefinito del soffitto, iniziando a contare. 
Era un vecchio metodo insegnatomi dalla mamma; l'unico che riuscisse a farmi dormire, anche solo per qualche ora. 
Iniziai a sentire l'intorpimento del sonno solo dopo aver contato fino ad un milione; gli occhi iniziarono a farsi pesanti, mentre un inaspettato caldo torpore mi avvolgeva, facendomi sprofondare pian piano in un sonno, per la prima volta dopo anni, tranquillo. L'ultima immagine fissa nella mia mente fu un sorriso dolce e due occhi azzurri guardarmi con dolcezza e..amore.

A svegliarmi furono gli insistenti pugni che qualcuno stava tirando alla porta. 
-Asuka! Asuka, fannullona sei sveglia!?- gridava una voce con tono scocciato, mentre continuava a battere senza sosta il pugno sulla porta. 
-Si Killua arrivo..- biascicai, alzandomi dal letto e accorgendomi di essere completamente fradicia di sudore. -Il tempo di una doccia veloce e di vestirmi e sono da voi-
-Sarà meglio che ti sbrighi! Stiamo aspettando solo te per la colazione!- 
Che cosa avesse da sbraitare tanto quel bambino ancora non me lo spiegavo.
Dopo una breve doccia, indossai degli indumenti lunghi e coprenti, così da non mostrare nemmeno una cicatrice. Legai i capelli in una treccia, per poi uscire dalla porta. 
Presi un grosso respiro, facendomi forza. 
Dovevo ricordarmi del mio obbiettivo, e sotterrare i sensi di colpa nel più profondo del mio cuore. 
-Finalmente sei pronta!- 
Fu la voce di Gon a risvegliarmi dai miei pensieri, mentre il primo sincero sorriso dopo quella che mi era sembrata un'eternità, faceva capolino sul mio viso. 
Dietro di lui si trascinava un Killua dall'espressione decisamente scocciata e un Leorio dall'aria ancora assonnata; anche lui doveva essere stato tirato giù dal letto nello stesso modo in cui Killua aveva fatto con me. 
Cercai, invece, di non fare caso alla folta chioma bionda che mi guardava attentamente, quasi volesse mettermi a nudo. Dovevo aspettarmi una reazione del genere, dopo essere scappata via come un fulmine ed essermi rifugiata in camera mia. 
- Andiamo a fare colazione - dissi rivolgendomi a Gon, sorridendogli anche più del solito. Non volevo che nessuno si accorgesse dei sussulti del mio cuore e delle lacrime che stavano lottando per uscire.
Kurapika e tanto meno il resto del gruppo avrebbe dovuto scoprire chi ero. Dovevo proteggerli da una verità che li avrebbe distrutti. E soprattutto, dovevo proteggerli da me stessa. 

A colazione non mangiai molto, fissando attentamente le uova strapazzate nel mio piatto. 
-Non le mangi quelle?- mi chiese con la bocca piena Killua, fissandomi con occhi luccicanti. In risposta gli versai le uova nel piatto, guadagnandomi, forse per la prima volta, un sorriso di gratitudine da parte sua. 
-Dovresti mangiare qualcosa.. non va bene non fare colazione - 
La dolcezza di Gon mi disarmava tutte le volte, alleggerendo di un poco il peso sul mio cuore. 
-Lo so Gon, ma oggi non ho proprio fame.- gli risposi, mentre sentivo ancora addosso gli occhi indagatori di Kurapika.
-Ma oggi abbiamo la terza prova e chissà che cosa ci chiederanno di fare! Potremmo non mangiare per giorni e giorni! Ti prego, mangia qualcosa.-
E fu per gli occhi pieni di preoccupazione e di gentilezza di Gon che mangiai quel poco di pancetta che c'era nel mio piatto, mentre Leorio mi versò buona parte delle sue uova. Non potei nemmeno replicare, perchè una forchettata di carne mi venne ficcata in bocca a tradimento da Killua, mentre stavo per aprire quest'ultima per replicare. 
- Bamboccio, me la pagherai..- sibilai, la bocca ancora piena. Un pezzo di carne mi andò di traverso, facendomi tossire come una dannata. Leorio mi passò immediatamente un bicchiere d'acqua, battendomi la mano dietro la schiena. Quando smisi di tossire, lanciai all'albino un occhiata di fuoco.
-Killua, stai ben attento durante la terza prova, perchè giuro sulla tua testa che se trovo un burrone non ci penserò due volte a buttarti dentro..- 
Ma nemmeno il tono basso e minaccioso che usai scalfì la sua espressione beata, anzi. Un sorrisetto di sfida era dipinto sulla sua faccia, e davvero in quel momento avrei voluto prenderlo a schiaffi. 
- Provaci se ci riesci, nonnina..- mi sfidò lui.
Nonnina? 
Non ci pensai due volte a lanciargli addosso una forchetta. Peccato che il moccioso la schivò facilmente, ed essa andò a conficcarsi nella parete dietro di noi.
- Si dice che uno dei sintomi della vecchiaia sia la lentezza..- 
Stavo davvero per strangolare quel bamboccio arrogante, quando mi accorsi che la mano bendata era sul tavolo, ben visibile agli occhi di tutti. La ritrassi immediatamente, nascondendola dietro la schiena. 
Non avrei potuto nasconderlo a lungo, ma non volevo interrompere questo momento ''sereno'' insieme a loro. 
Risposi a Killua con una linguaccia, che lo fece sghignazzare. Tornò così a dedicarsi al suo piatto, rubando a Gon le salsicce e cercando non farsi beccare, mentre il più piccolo era distratto nel dare da mangiare ad un uccellino che era entrato dalla finestra. Tirai un sospiro di sollievo, costatando che anche Leorio era distratto, intento a leggere il giornale. 
Ma sapevo che non l'avevo scampata. Sentivo ancora addosso gli insistenti occhi di Kurapika, e mi bastò ciò per capire che aveva notato la mia mano. 
Non avevo nemmeno il coraggio di girarmi, e chiedendo scusa mi alzai da tavola per prendere un po' di aria fresca e allontanarmi da quegli occhi. 
Era ancora più difficile del previsto. 
-Cos'è successo alla tua mano?- 
Sussultai, sentendo la voce di Kurapika vicinissima al mio orecchio. Mi girai di scatto, trovando il suo viso a pochi centimetri dal mio. I suoi occhi erano seri e fissavano i miei con tanta intensità che placai a fatica il desiderio di retrocedere. 
-Nulla, un piccolo incidente..- provai a giustificarmi, distogliendo lo sguardo dal suo. 
-Ripeto la domanda e gradirei che tu non mi mentissi; cos'è successo alla mano?- 
La sua determinazione mi metteva a disagio, tanto che mi costò non poca fatica mentirgli, risultando il più sincera possibile. 
-Sono solo scivolata e mi sono tagliata; non volevo farvi preoccupare inutilmente. Davvero non è niente- 
Questa volta la mia scusa sembrò convincerlo, tanto che addolcì lo sguardo, prendendomi delicatamente la mano fasciata. 
-Stai attenta, per favore. La prossima volta, se dovessi farti male, vieni da me.- 
Il suo tono gentile e preoccupato erano una lama a doppio taglio; da un lato la sua preoccupazione sia mi lusingava sia mi mandava in subbuglio lo stomaco. Dall'altra, però, sapevo di non meritarmela e i sensi di colpa tornarono a galla ancora più prepotentemente. 
-Gra..zie Kurapika- dissi svelta, liberandomi della sua presa e tornando al tavolo dagli altri. Ma non feci nemmeno due passi che il braccio di Kurapika mi afferrò, facendomi girare. -Perchè sei scappata via ieri sera?- 
Il cuore inziò a battermi all'impazzata. Vedevo la delusione e la tristezza nei suoi occhi; sapevo di averlo ferito, e ciò faceva stare male anche me. Ma non potevo dirgli la verità. Così, per l'ennesima volta, fui costretta a mentirgli. -Mi sono sentita male; un piccolo conato di vomito, forse dovuto al troppo stress e a dirigibile che sobbalzava. Scusami se ti ho fatto preoccupare.-
Mi sorrise, poco convinto della mia spiegazione. Ma non chiese nulla, limitandosi a lasciare la presa e precedermi, iniziando a camminare in direzione della sala ristoro. 
-Sai..- iniziò, gli occhi rivolti verso il nostro gruppo, il più rumoroso di tutta la sala. - Siamo tutti felici che tu ti sia unita a noi. Si sono già tutti affezionati a te..- 
Le sue parole furono come un pugno nello stomaco, mentre le lacrime avevano iniziato a solcarmi le guance. Non meritavo tutto questo. 
-Resteremo insieme fino alla fine, tutti insieme. Promesso?- 
Kurapika non si girò, mentre le lacrime non davano segno di volersi fermare. 
Non li meritavo. Nessuno di loro. 
-Promesso..- 

Un autoparlante annunciò a tutti gli aspiranti Hunter di recarsi nella sala comune dopo aver raccolto le proprie cose, poichè nel giro di tre ore saremmo arrivati sul luogo della terza prova d'esame. 
Dopo aver raccattato i pochi vestiti che possedevo e fissato la katana appoggiata alla cintura, mi diressi nella sala comune, dove con gli altri avevamo accordato di vederci. 
Entrai nella sala, dirigendomi verso gli altri che se ne stavano in un angolo a parlottare. Mi unii a loro, cercando di evitare come la peste lo sguardo di Kurapika.
-Chissà che cosa dovremo affrontare questa volta..- stava dicendo Leorio, la mano sul mento e gli occhi concentrati. 
-Speriamo solo che non sia un altro esame di cucina..- sospirò Gon, mentre Killua annuiva energicamente.
-Non devi preoccuparti Gon, non è possibile che venga ripetuta una prova uguale alla precedente..- gli spiegò il ragazzo biondo con un sorriso dolce. -Vero Asuka?- 
Annuì, cercando di non guardare negli occhi il ragazzo che cercava di coinvolgermi nella conversazione. 
-ASUKA!- Urlò Gon all'improvviso, come se si fosse ricordato di qualcosa di vitale importanza. -Devi ancora dirci quanti anni hai!- 
Un piccolo sorriso spuntò sulle mie labbra, mentre gli occhi di tutti erano fissi su di me, curiosi.
-Ho diciassette anni..- risposi al bimbo, chiedendogli a mia volta quanti ne avesse lui. -Io dodici invece.. sono ancora un bambino- rispose, grattandosi la testa in imbarazzo. -Invece sei molto più maturo di tante persone che ho conosciuto-
-Dici davvero?- 
I suoi occhi si illuminarono all'istante. 
-Dico davvero..- 
Ma ovviamente quel guastafeste di Killua intervenne, dicendo che comunque rimaneva un marmocchio. 
-E sentiamo, quanti anni avresti tu?- gli chiesi indispettita, fissandolo truce. 
- Quattordici - disse orgoglioso, pavoneggiarsi.
-Rimani comunque un moccioso..- si intromise Leorio, dando il cinque a Gon. Ne nacque una gara senza fine di insulti; Leorio continuava a dare a Killua del moccioso, mentre quest'ultimo ribatteva dandogli del vecchio. 
E mentre questi due continuavano una lite senza fine, io Gon e Kurapika ridevamo come pazzi, accasciati a terra per le risate. 
Quando ero con loro i sensi di colpa sembravano sparire, sostituiti da sentimenti che non avevo mai provato. Mi sentivo leggera, senza pensieri..libera. Per la prima volta ero libera di essere me stessa, libera di ridere senza sentirmi in colpa per rubare una felicità che non meritavo. 
Quando sono con loro, tutto questo succede, come per magia. 
Forse è questo il miracolo dell'Amicizia. 

Il viaggio fu breve e in poco tempo ci ritrovammo tutti fuori dal dirigibile, sulla superficie più alta di un'enorme torre. Ad attenderci trovammo un piccolo ometto dall'aria simpatica, il quale, non appena fummo tutti vicino a lui, iniziò a parlare. 
-Benvenuti giovani aspiranti Hunter- ci accolse lui, alto non più di un metro. -La Torre Trabocchetto su cui vi trovate sarà la sede della terza prova d'esame. Il vostro compito sarà quello di scendere incolumi fino alla base della Torre. Il tempo che avete a disposizione è di settantadue ore. Buona fortuna.-
-Una Torre?- chiese stranito Gon, guardando Killua in cerca di una spiegazione. 
-Non sarà un' impresa troppo semplice?- chiese Leorio, sicuro di se.
-Affatto. Questa sfida sarà veramente difficile..- 
Tutti si girarono a guardarmi, senza capire il significato delle mie parole. 
-Ma dai! E' così semplice! Basta scendere dall'esterno. In meno di un giorno dovremmo arriv..- 
La frase di Leorio fu interrotta da un urlo disperato di uno dei concorrenti. Corremmo tutti nella sua direzione; una sorta di avvoltoio stava beccando crudelmente le carni del concorrente, che, a quanto sembrava aveva, avuto la stessa idea di Leorio. Esso cadde giù, urlando con tutto il fiato che aveva in gola. 
- Non possiamo scendere dall'esterno..- affermò Leorio, allontanandosi dal bordo della Torre. 
-Ci dev'essere per forza un modo..- 
Cercai di spremermi le meningi come non avevo mai fatto, cercando il pezzo mancante ed essenziale per la scoperta della soluzione. 
-Ho trovato!- urlai euforica dopo un po' di tempo. 
Ma sì, la soluzione era così semplice e logica da essere quasi stupida.
-Che stupida! Come ho fatto a non pensarci prima?-
-Ci vuoi dire di cosa stai parlando?- mi chiese acido Killua. 
Gli lanciai uno sguardo di tralice, prima di mettermi a carponi e iniziare a tastare il terreno. 
-Se non è possibile scendere questa torre dall'esterno, ci dev'essere per forza un'altro modo; l'unica altra opzione e scendere dall'interno, giusto?- 
Tutti e quattro annuirono, attenti alla mia spiegazione. 
-Guardate i concorrenti, non vi sembrano di meno rispetto a mezz'ora fa? -Quattro paia di occhi si girarono di scatto, dando conferma alla mia domanda. -Dunque ci dev'essere per forza un'entrata, anzi. Sospetto che siano più di una. Tastate il terreno e non perdiamo tempo-
Ci mettemmo subito alla ricerca di questa entrata, cercando un increspatura o uno spiffero d'aria. La ricerca fu estenuante, poichè il sole era alto e bruciava; i vestiti che avevo addosso, poi, non erano leggeri come quelli degli altri, poichè dovevano coprire ogni centimetro di pelle. 
-L'ho trovata!- esclamò ad un certo punto Gon, e tutti corremmo nella sua direzione. 
Provò ad alzare la ''mattonella'', ma dopo pochi secondi si abbassarono delle sbarre, impedendone il passaggio. 
-Ne può passare solo uno di qui..- disse Kurapika, osservando attentamente il meccanismo innescato. -Se vogliamo passare tutti insieme, dobbiamo trovare cinque passaggi vicini.- 
Così riprendemmo a cercare, il caldo che diventava via via sempre più insopportabile e facendomi barcollare come un'ubriaca.
-Ti senti bene, Asuka?- mi chiese gentile Leorio, porgendomi una borraccia. 
-Si Leorio, non preoccuparti..grazie infinite- 
Bevvi avidamente gran parte dell'acqua nella borraccia, scusandomi ancora con Leorio. 
-Ti ho praticamente finito l'acqua..perdonami- gli dissi mortificata.
-Non preoccuparti. L'importante è che tu stia bene.- 
Mi venne naturale sorridergli gentile e porgergli la mano, per farmi aiutare a tirarmi su. 
Sentii lo sguardo penetrante di qualcuno addosso, e quando mi girai per controllare vidi Kurapika fissarci insistentemente, per poi tornare a cercare l'entrata.
-Rimettiamoci al lavoro..- disse Leorio, fissando pensieroso Kurapika. 

-L'ho trovata!- 
Accorremmo tutti al grido di Killua in un batter d'occhio. 
-Ne hai trovate ben cinque! Ben fatto moccioso!- disse Leorio, dando il cinque all'albino. 
-Però non siamo sicuri che ci porteranno tutti sulla stessa strada..- 
Il ragazzo biondo smorzò in un attimo l'entusiasmo generale. Forse aveva ragione, ma quale possibilità avevamo?
-Non abbiamo scelta..- 
Lo guardai dritto negli occhi, sperando che capisse.
-Hai ragione..-
-Quindi cosa facciamo?- chiese Killua, l'espressione seria e concentrata. 
Gon rispose alla sua domanda in un modo che non ci saremmo mai aspettati. Aprì la prima entrata, scivolandovi dentro. 
-Ecco a te la risposta, moccioso- 
Scendemmo tutti e quattro nel tunnel, trovando Gon che osservava uno strano ripiano a pochi metri da lui. 
-Beh, è stata una breve separazione..- ironizzò Leorio, concentrando poi la sua attenzione su Gon. -Che hai trovato?- 
- Sono dei bracciali che dobbiamo indossare. Sono molto belli- disse tutto contento, ammirando il bracciale appena indossato al polso. 
Kurapika si avvicinò al ripiano, notando che sopra vi era una piccola bacheca. 
-La via della decisione a maggioranza..- iniziò a leggere - voi cinque dovrete ultimare il percorso che vi condurrà alla meta, procedendo per scelte stabilite dal voto espresso dalla maggioranza.- 
Ognuno di noi prese un bracciale e lo allacciò al polso. Non appena tutti i bracciali furono posizionati, sulla destra si aprì una porta che prima era nascosta.
-Guardate, si è aperta una porta!- 
Gon era concentrato ma allo stesso tempo su di giri. Non avevo mai visto un bambino tanto tranquillo nel sapere di dover affrontare certi pericoli; era davvero unico nel suo genere. 
-Calma Gon, prima dobbiamo scoprire a cosa servono questi pulsanti..- lo frenò Leorio, toccando ripetutamente il bracciale. 
-Fermo!- urlai, bloccandogli la mano. -Toccando i pulsanti a caso potresti far scattare delle trappole nascoste- 
Leorio si grattò la testa in imbarazzo, scusandosi per la sua impulsività.
Kurapika sospirò e girandosi verso di me disse che non c'era tempo da perdere, e che avremmo scoperto tutto strada facendo. 
All'improvviso si sentì un rumore metallico, seguito da una voce sconosciuta che inziò a parlare. -Benvenuti nella via della decisione a maggioranza. Nella torre sono stati preparati numerosi percorsi e a voi è toccato uno dei più complessi e difficoltosi. Vi auguro di avere successo e state attenti ai trabocchetti.-
La voce smise di parlare, facendo cadere il silenzio tra di noi.
-Fantastico..- mormorò sarcastico Killua, iniziando a camminare in direzione della porta. -Vogliamo muoverci?- 
Iniziammo anche noi a camminare, stando dietro al bambino. Quando tutti passammo la porta, essa si chiuse, lasciandoci nel buio quasi totale. 
-Aspettate, dovrei avere una torcia nello zaino..-
Poco dopo Gon tirò fuori da una tasca una piccola torcia, che ci risultò molto ultime per evitare trabocchetti nascosti. Arrivammo di fronte ad un muro su cui vi erano disegnate una croce e un cerchio.
-Se volete andare a destra premete il cerchio, per andare a sinistra croce- 
Facemmo la nostra scelta.
Tre voti destra, due sinistra.
-A destra?- sussurrò terrorizzato Leorio, guardando la porta che doveva apparirgli come una tomba infuocata. -Ma andare a destra non è pericoloso?- 
Io e Kurapika, prendendolo per le braccia, lo trascinammo nell'entrata, preceduti da Gon e Killua che parlottavano fra di loro. 
-Studi di ricerca hanno constato che le persone di fronte ad un bivio tendono ad andare a sinistra; quindi, è naturale pensare che sulla strada di sinistra,che è la più ovvia, sia stata posizionata una quantità maggiore di trabocchetti e trappole rispetto alla strada di destra.- 
- Sapientino..- mi scappò a bassa voce, ma non abbastanza. Kurapika mi lanciò un'occhiataccia, facendomi abbassare il capo imbarazzata.
In poco tempo vedemmo davanti a noi una piccola luce, che, man mano che procedevamo, divenne sempre più intensa. 
Arrivati alla fine del tunnel ci fermammo di scatto. Davanti a noi vi era una piccola pedana lunga nemmeno due metri; allo stesso modo questa pedana vi era anche dall'altra parte, e sopra vi erano ad aspettare cinque tipi incappucciati. Ma la cosa che più faceva effetto era il grosso ring sospeso in aria al centro della stanza e circondarlo il vuoto. 
Un uomo, dall'altra parte della stanza, si tolse il mantello, avanzando con aria spavalda e sicura. 
-Ben arrivati!- 
Il sorriso che aveva stampato sul volto era tutt'altro che amichevole; non preannunciava nulla di buono. Era un uomo davvero imponente, con i suoi quasi due metri di altezza e i muscoli ben accentuati. Un colosso. 
-Noi siamo stati ingaggiati dal comitato d'esame per mettervi alla prova..- iniziò a spiegare l'uomo. - Come immaginerete, voi cinque dovrete battervi con noi.  Ci si batterà uno contro uno, e ciascuno potrà disputare un solo incontro- continuò lui, l'aria sempre più spavalda e sicura. -Chi avrà totalizzato un minimo di tre punti avrà vinto questa sfida. Il tipo di competizione verrà deciso dagli sfidanti. Non è ammessa parità, e se uno dei due sfidanti dichiarerà la sconfitta, la vittoria di quell'incontro passerà immediatamente alla squadra avversaria. Tutto chiaro?-
Annuimmo tutti e cinque, i miei occhi fissi in quelli del colosso. Mi sembrava un volto familiare, ma non riuscivo a capire dove e quando l'avessi già incontrato. 
-Decidete un po' voi se accettare le sfide o no; il primo a cominciare sarò io.-
La sua aria da sbruffone mi irritava a morte; gliel'avrei fatta vedere io.
-La tua sfidante sarò io.- 
Tutti si girarono verso di me, increduli. Dall'altra parte ci furono delle grosse risate, mentre il colosso mi guardava come se fossi un uccellino da spennare. 
-Ma..ma Asuka..- provò a parlare Leorio, gli occhi sgranati dalla sorpresa. 
-State tranquilli, gli farò abbassare le penne in un batter d'occhio.-
Sorrisi al mio gruppo, rassicurando Kurapika con lo sguardo; mi guardava dubbioso, la preoccupazione evidente nei suoi occhi. -Andrà tutto bene- aggiunsi, procedendo lungo la pedana che si era allungata, gli occhi ora fissi sul mio obbiettivo. 
Arrivai sul ring in poco tempo, sentendo il rumore della pedana che si ritraeva. 
-Mi dispiace dolcezza, ma la sfida che proporrò potrebbe sfigurare il tuo bel faccino. Sei sicura di non volerti arrendere?- 
-No no, accetto tutto ciò che proporrai- risposi sicura.
Un sorriso maligno si formò sul viso dell'uomo di fronte a me, mentre iniziò a scroccarsi le nocche. 
- Io propongo una sfida all'ultimo sangue. Vince chi avrà fatto fuori il suo avversario.-
Credeva forse di intimorirmi?
-Ci sto.- accettai la sfida, sorridendo nella sua direzione. 
-Ne hai di fegato, eh ragazza?- mi prese in giro lui, mettendosi in posizione da combattimento. 
-Sei sicuro di non volerti arrendere?- lo provai, scatenando le risate del suo gruppo. 
-Sicurissimo, dolcezza; al massimo sei tu quella che dovrebbe arrendersi!-
Mi annoiava veramente tanto questo tipo. Parlava troppo per i miei gusti. 
Con uno scatto fulmineo, senza nemmeno che se ne rendesse conto, mi ritrovai dietro di lui, un sorriso vittorioso dipinto sul volto; non aveva scampo. Caricai al meglio il mio pugno, attenta però a non metterci troppa potenza per non ucciderlo. Il colosso fece un volo di oltre sette metri, uscendo dal ring. Ma prima che potesse cadere nel burrone lo afferrai per la caviglia, ributtandolo sul ring. 
Sentivo gli sguardi increduli di tutti puntati addosso, e per la prima volta non mi dispiaceva affatto. Per la prima volta potevo mostrare a Kurapika di che pasta ero fatta; potevo, per la prima volta, essere alla sua altezza. 
-Allora, ti arrendi?- chiesi spavalda al colosso, che a fatica si rialzò, lanciandomi uno sguardo di fuoco. 
-Tu, brutta puttana!- urlò furibondo lui, scagliandosi con violenza contro di me. 
Fu facilissimo per me schivare i suoi colpi, che erano lenti e goffi. 
-Tutto qui?- 
Provocarlo e farlo arrabbiare era troppo divertente; i suoi pugni diventavano sempre più feroci, e io con sempre maggiore agilità riuscivo a schivarli.
Dopo cinque minuti di combattimento il colosso di fronte a me si allontanò, per riprendere fiato. 
-Devo complimentarmi con te, sai? Sei davvero forte per essere solo una ragazzina- disse lui, asciugandosi il sudore dalla fronte.
-Ti ringrazio. Anche tu non sei niente male per essere solo un ammasso di muscoli senza cervello.-
La mia provocazione non sembrò andare a segno. Il colosso aveva assunto un'aria pensierosa, scrutandomi attentamente per diverso tempo. 
Il suo sguardo iniziò a preoccuparmi. 
-Beh, perchè continui a fissarmi? Stai aspettando il momento buono per arrenderti?- lo provocai, non ottenendo nessuna risposta da parte sua.
Dopo pochi minuti, che mi sembrarono eterni, il colosso sorrise raggiante, puntandomi il dito contro. 
-Ma si! Ora ricordo. Ecco dove ti ho già vista!- 
Rimasi totalmente paralizzata, il sudore freddo che mi scendeva lungo la spina dorsale. 
-Tu sei la figlia di..- 
Non gli diedi il tempo di finire la frase. 
Il suo corpo cadde a terra senza vita, in un lago di sangue. 
Il gong suonò, decretando così la mia vittoria. 
Non ero fiera di quello che avevo fatto. Non volevo ucciderlo.
 Avrei voluto far si che si arrendesse, così da non dovermi prendere un'altra vita inutilmente. Il senso di colpa tornò prepotentemente a galla, mentre gli occhi bruciavano per le lacrime che stavo trattenendo a fatica. 
Ma era stato necessario. 
Nessuno doveva scoprire la mia identità.
 Nessuno doveva scoprire di chi ero figlia. Per nessuna ragione al mondo.
 
 
Buongiorno a tutti! Abbiamo molte cose di cui discutere, perciò andiamo per ordine.
Asuka. Che dire di lei? In questo capitolo abbiamo visto la parte più sofferente e nascosta della nostra protagonista. Abbiamo ancora pochi elementi per ricostruire alla perfezione gli avvenimenti di quella notte, ma gli indizi che vi ho fornito dovrebbero farvi capire. anche se solo di poco, quanto sia staziante e doloroso per lei vivere con il peso dello sterminio di un intero clan. E' un argomento che ritroveremo, d'ora in poi, sempre più frequentemente e sempre in sviluppo.
Passiamo a Kurapika. Il nostro biondino non ha idea dell'identità della sua amica. Nessuno di loro ne ha idea. Riuscite a immaginare cosa succederebbero se lo scoprissero?
Sarebbe come far scoppiare una bomba ad orologeria. 
E che dire dei litigi fra tra Asuka e Killua? o tra Leorio e Killua? Io mi diverto un mondo a leggerli. Sono fantastici. 
Credo di aver detto tutto. Scusate per la ''cortezza'' del commento, ma non sono molto brava. 
Questa è solo la prima parte, poichè se avessi continuato con il capitolo avrei finito per scrivere la seconda Illiade. 
Ringrazio tutti coloro che fino ad adesso hanno seguito e commentato questa storia, o semplicemente chi vi ha dedicato del tempo per leggerla. Vi ringrazio davvero enormemente, perchè senza di voi ''L'odio dei puri'' non esisterebbe. 
Grazie infinite. 
A presto. Koralblu!
   
 
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