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Autore: mccallkovich    07/07/2016    1 recensioni
"Era da tanto che non mi sentivo felice" confessò Ian a Caleb la notte in cui decisero di mettersi a nudo e confidarsi i loro segreti più intimi e profondi. Caleb non ebbe reazioni negative quando Ian gli confessò essere bipolare, e con il passare del tempo si dimostrò essere l'unico ad accettare il ragazzo nonostante il problema. Ma se la felicità di Ian fosse ostacolata? Se il suo disturbo tornasse a bussare alla sua mente? Solo Mickey era in grado di gestire la situazione...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Debbie Gallagher, Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta Mickey l'aveva combinata grossa, è per questo che avrebbe trascorso ben 15 anni dietro le sbarre. La vita lì dentro, tutto sommato, non era male: con il suo carattere, Mickey era riuscito a farsi rispettare dagli altri detenuti, che preferivano farselo amico piuttosto che creargli problemi. Inoltre, avendo capito che avrebbe trascorso diversi anni in quel posto, Mickey cercò di contenere la rabbia e di instaurare un rapporto con i compagni di cella (se non consideriamo le inevitabili risse che si creavano quando qualcuno si permetteva di mancargli di rispetto). Comportamento strano per un Milkovich? In effetti stiamo parlando dello stesso Mickey che non si è mai separato dalla sua pistola, che sapeva risolvere i problemi con pugni e calci, che non abbassava la guardia neanche per un istante. Il Milkovich più duro, orgoglioso e testardo. Infatti non era cambiato, ma forse, comportandosi bene, l'avrebbero rilasciato prima. E se l'avessero rilasciato, sarebbe potuto tornare da Ian. Troppo spesso pensava a quel ragazzo che gli aveva stravolto la vita, ma che, nonostante tutto, l'aveva migliorata sotto tanti aspetti. Pian piano Mickey stava dimostrando in diversi modi il suo amore verso Ian, ma quando Gallagher lo lasciò, si sentì totalmente perso. Naturalmente non era contento che il suo ragazzo fosse bipolare, nonostante ciò era pronto a prendersene cura. Ogni mattina, appena apriva gli occhi, sperava che le cose tornassero come prima, ma sapeva che, affinché questo desiderio si avverasse, ci voleva tempo e impegno da entrambe le parti, perciò cercò di assicurarsi che prendesse le medicine e che non facesse cazzate. Ma come poteva sentirsi se da un momento all'altro gli fu chiesto di non occuparsene più? Era ormai una sua responsabilità, come avrebbe potuto dimenticarsene? Evidentemente Gallagher (o "Galagher", come si era tatuato Mickey) aveva preso una decisione troppo affrettata, bisognava fargli capire che le cose sarebbero migliorate, se avesse lasciato che Mickey si prendesse cura di lui. Ma come poteva farlo, se era rinchiuso in una cella? 

Stupido Gallagher, potrebbe venire a trovarmi qualche volta, non sono mica una persona a caso! Ma chissà come sta, chissà come se la cava, chissà se mi sta pensando...stupido Gallagher!
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di un mazzo di chiavi. Assieme ai suoi compagni si catapultò all'ingresso della cella e aspettò che la guardia si facesse avanti per parlare. "Tu, Milkovich, vieni di là" disse indicandolo.
"Mi vuoi portare in un angolo per chiedermi un servizietto?" rispose Mickey ironico guardando i suoi compagni.
"Hai una visita" disse a sua volta la guardia, che preferì non reagire alle provocazioni.
Allora Mickey fece un passo avanti, in modo che l'uomo lo potesse prendere per il braccio e lo portasse nella sala, così come le altre volte in cui aveva una visita. 
"Allora biondino" iniziò Mickey "di nuovo mia moglie?"
"No" rispose l'altro continuando a camminare.
"Evita di stringermi il braccio, ho un livido lì" continuò Milkovich.
"Tu e i tuoi amichetti dovete finirla di prendervi a pugni, altrimenti sarò costretto a dividervi" disse la guardia prendendolo dall'altro braccio.
"Dai Chris, lo sai che ci vogliamo bene" ribatté il moro ridacchiando "allora, mi vuoi dire chi è venuto a trovarmi?" insistette.
"Gallagher" rispose scocciato l'agente "e ora smettila di parlare".
Mickey continuò in silenzio a camminare, con gli occhi sbarrati e il cuore in gola. "Gallagher? Seriamente? Che cazzo vuole? Cioè, Gallagher è davvero venuto a trovarmi?" pensò.
Entrato nella sala, iniziò inevitabilmente a cercare i suoi occhi verdi e i capelli rossi. Poi la guardia lo scortò al suo posto e Mickey iniziò a parlare.
"Ah, ciao Debbie" disse deluso "come mai qui?"
"Volevo sapere come stai" rispose la ragazza che teneva in braccio Frankie "in fondo, è anche colpa mia se sei qui" sussurrò.
"Nah, non pensarci. Sto bene, in piena forma, scoppio di vita, non vedi? Poi è pieno di bellocci qui dentro" mentì Mickey "tuo fratello?"
"Ian?" chiese Debbie per confermare.
"No, Liam il poppante. Ian, che me ne fotte degli altri?" iniziò ad agitarsi.
"Non vediamo Ian da diversi mesi" rispose Debbie.
"Ma siete tutti fuori di testa?! Ian non sta bene, cazzo! E se si fosse fatto del male? Certo che voi Gallagher non avete il cazzo di cervello!" urlò Mickey.
"Ian sta da Caleb" disse Debbie con calma "non c'è da preoccuparsi"
Mickey fece un'espressione confusa. "Caleb? Chi cazzo è ora questo Caleb?" 
Debbie si rese conto che Mickey si stava agitando, e che tutte le guardie avevano gli occhi puntati su di loro.
"Ehm, io devo scappare, ciao Mickey" disse alzandosi.
Il ragazzo rimase fermo fissando il vuoto. "Caleb?" continuava a pensare.
   
 
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