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Autore: KiarettaScrittrice92    08/07/2016    7 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La verità

Chat Noir guardava il libro che l’anziano aveva in mano, come se stesse vedendo un fantasma: quel libro, quel grosso volume dall’aria antica, lo conosceva bene. Era il libro che lui stesso aveva rubato dalla cassaforte di suo padre, lo stesso libro che aveva perso il giorno che lui e Ladybug avevano affrontato Volpina, circa un mese prima.
L’anziano continuava a parlare dicendo di come Ladybug glielo aveva portato, di come l’aveva studiato, spiegò loro che si tramandava di custode in custode, e che quando era arrivato a lui, l’aveva custodito come tutti i suoi predecessori, ma che quando arrivò a Parigi lo perse, per via di uno scambio di bagagli.
Riconosceva perfettamente anche l’anziano cinese che parlava: lo stesso che aveva soccorso davanti a scuola il giorno che era diventato l’eroe di Parigi, quello stesso uomo che ora stava parlando a lui e a Ladybug, dicendo che i Miraculous non erano solo tre, ma addirittura sette e che due dei tre li aveva ancora lui, quello della Volpe, quello dell’Ape e quello della Tartaruga, mentre loro avevano, appunto, l’anello del Gatto e gli orecchini della Coccinella, i più forti in assoluto e Papillon aveva sicuramente quello della Farfalla.
«E l’ultimo?» chiese la sua lady, di fianco a lui.
«Il Miraculous del Pavone è sparito da anni ormai. L’avevo dato a una giovane donna molto speciale, ma penso che ormai sia andato perduto. Non ho idea di dove sia…» a quelle parole, nella sua mente, si stagliò l’immagine dell’interno della cassaforte di suo padre: un’oggetto, oltre al libro, aveva attirato la sua attenzione, sebbene non l’avesse toccato, una spilla semicircolare formata da petali d’oro con al centro una pietra opaca azzurra, una spilla che sembrava proprio la coda di un pavone. 
No, era ridicolo. Perché suo padre avrebbe dovuto avere il Miraculous del Pavone? Forse per lo stesso motivo per cui aveva quel libro?
Il vecchio custode continuò a parlare, dicendo loro che ormai con quell’indizio erano più vicini allo sconfiggere Papillon.
«…ma come ho detto a Ladybug, per essere una squadra, dovete comportarvi come una squadra.»
«Cioè?» chiese Chat Noir, confuso.
«Non crediate che non vi abbia osservato in questi mesi. Non mi sono mai pentito della scelta che ho fatto, siete le persone più adatte ad avere i poteri che avete: avete subito riconosciuto i vostri kwami come alleati, vi siete comportati in modo giusto e leale con tutti e, anche davanti alle avversità, avete saputo tirar fuori la grinta e combattere. Avete sempre collaborato in modo eccellente e avete trovato un’alleato l’uno nell’altro eppure ora che vi vedo qui, davanti a me, l’uno di fianco all’altro, noto la tensione tra di voi. Non parlo solo del segreto delle vostre identità, ma anche di qualcosa che forse non sono tenuto a sapere, ma l’acqua di un fiume non può scorrere bene se delle rocce ostacolano il suo corso.»
Entrambi rimasero seduti in silenzio per parecchi minuti a quelle parole, tanto da far diventare la situazione alquanto imbarazzante. Non reggeva più quel momento di stasi quasi surreale così si alzò di colpo con un balzo felino.
«Beh, immagino che non abbiamo più nulla da dirci.» disse porgendo poi la mano artigliata alla ragazza dal costume rosso.
La vide guardarlo intimorita, quelle parole dovevano aver scosso anche lei. Le sorrise, per rassicurarla e lei, ricambiando il sorriso, afferrò la sua mano, per poi alzarsi.

 

Erano usciti da poco dal centro massaggi del maestro Fu.
Si sentiva ancora particolarmente confusa: le ultime parole che il custode aveva detto loro le ronzavano ancora in testa insistenti. Era vero che tra loro c’era tensione soprattutto in quell’ultimo periodo, non sapeva perché, forse perché Chat aveva iniziato a frequentare anche la ragazza dietro la maschera, forse perché iniziava ad essere insicura dei suoi sentimenti verso l’eroe gatto o forse perché si rendeva conto che permettere a Chat Noir di flirtare con Marinette era come permettergli di farlo con Ladybug. Quale diritto aveva lei di respingerlo con il costume rosso, anche dopo la confessione che gli aveva fatto così apertamente la sera in cui era stato ferito, e poi accettare le sue avance da ragazza normale? Era come mentirgli, come mentirgli più del solito.
«My lady, è tutto ok... – la sorprese lui, si stavano ancora tenendo per mano – Può essere vero quello che ha detto il maestro Miyagi, ma ciò non cambia il fatto che siamo una squadra fantastica!» disse facendole l’occhiolino.
«Non è quello Chat… – disse lei un po’ titubante – È che… Fu ha ragione… Io e te condividiamo gli stessi segreti e le stesse responsabilità e… Ed io sto tradendo la tua fiducia in me… Perché vedi, io… Io sono…» non riusciva a trovare le parole, la voce le tremava e sentiva un nodo alla gola farsi sempre più grande. 
Ad un tratto sentì il ragazzo sospirare e alzò lo sguardo su di lui.
«Non devi dirmi nulla Marinette…» disse, questa volta era lui ad avere lo sguardo basso, anche se lo alzò subito dopo, come a cercare di comprendere la sua reazione.
Per un attimo non afferrò ciò che l’eroe nero aveva detto, poi realizzò. Il suo sguardo azzurro lo osservava completamente sconvolto.
«Tu… tu mi hai… Tu sai…» di nuovo le parole sembravano non voler uscire dalla sua bocca, ma questa volta ciò che provava non era più sconforto.
«Lo so da quando mi hai rivelato che il Lucky Charm non può guarire solo le nostre ferite.» chiarì l’eroe biondo.
La rabbia prese possesso di ogni fibra del suo corpo e con un gesto nervoso lasciò la mano del compagno, per poi urlare furiosa, come se non potesse fare altro che sfogarsi.
«Tu lo sapevi! Che stupida che sono! Ed io che mi preoccupavo per te! Che credevo che cercavi di dimenticare Ladybug con Marinette! Non volevo spezzarti il cuore un’altra volta! Non volevo farti soffrire! E tu invece stavi solo giocando! Ti stavi approfittando della verità!»
«No… No… Non è vero… Quel che provo per te non è un gioco, non lo è mai stato… Io…»
«Stai zitto! Sapevi che ero innamorata di Adrien, l’hai scoperto da solo. Eppure hai continuato a prendermi in giro! Non hai pensato ai miei sentimenti?! E come se non bastasse, appena hai capito che senza maschera cedevo, hai pensato bene di approfittarne! Mi fai schifo!»
«My lady… ti prego… Io…»
Vedeva il dolore e l’afflizione nel suo sguardo dietro la maschera nera, ma non le importava: quel volto da cucciolo non avrebbe funzionato, non più, non quella volta.
«Basta scuse Chat. Forse Fu aveva ragione… Non possiamo essere una squadra!» disse, poi tirò fuori il suo yo-yo e andò via, prima che lui potesse dire qualcos’altro.

 

«Io lo sapevo che non era una buona idea…» disse la creatura nera, ingurgitando un pezzo di camembert più grande di lui.
«Aaaah… Sta zitto Plagg!» protesto il ragazzo buttandosi sul letto.
In quel momento gli sembrava che il suo corpo pesasse un quintale, non sapeva se fosse per il senso di colpa o per la tristezza. Aveva deluso la sua lady, aveva deluso Marinette, ma sopratutto aveva deluso la ragazza che amava. Come gli era saltato in mente di giocare al gatto in calore con Marinette? Come aveva anche solo pensato che potesse comportarsi in quel modo così ignobile con lei? Come aveva creduto che lei avesse accettato la sua omissione della verità?
Era stato uno stupido, un grandissimo stupido. Non solo si sentiva deluso da se stesso, ma ora era anche insicuro del futuro. Come avrebbe affrontato le prossime battaglie al fianco di Ladybug? Come sarebbe riuscito a lavorare con Marinette all’album, sapendo che stava mentendo ancora? Avrebbe dovuto dirle la verità? E se dicendole tutto, anche la sua vera identità, avesse iniziato ad odiare anche Adrien e non solo Chat?
Non c’era nulla da fare, era propio nei guai fino al collo. Come avrebbe riconquistato la fiducia della persona che amava?

 

Marinette prese il cuscino che c’era sulla chaise-longue e lo lanciò furiosa contro il muro.
«Stupido gattaccio!! Stupido maledettissimo gattaccio!!» urlò furiosa.
«Marinette calmati… Non è così grave…» cerco di tranquillizzarla il suo kwami volandole vicino.
«Ma non capisci Tikki? Io… Io…» non riuscì proseguire, all’improvviso le lacrime tornarono persistenti a pungerle gli occhi e non riuscì a trattenerle.
Cadde in ginocchio, portandosi le mani al viso.
«So benissimo cosa provi Marinette… – le sussurrò la piccola creatura rossa accarezzandole la guancia con le sue piccole zampette – Ti stavi innamorando di Chat, ma anche se non conosciamo la sua identità, sono sicura che non è un cattivo ragazzo e non ti farebbe soffrire solo per il gusto di farlo.»
Era vero, ma come poteva perdonarlo. Come poteva perdonare una bugia del genere? Lui conosceva la sua vera identità e non solo non le aveva detto nulla, ma si era comportato da amico con lei e le aveva fatto avance fino a farla innamorare, nonostante sapesse che le piaceva Adrien Agreste. L’aveva ingannata. Come poteva perdonarlo per questo? Forse avrebbe dovuto farlo, ma non ci riusciva, non ora.

  
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