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Autore: Wendy96    08/07/2016    1 recensioni
C'è chi paragona l'amore all'amicizia considerandoli quasi dei pari, come fossero un'unica entità.
Perché no? Certo, si possono confondere, ma credetemi se vi dico che questi si trovano su due universi paralleli, due strisce di terra tenute insieme soltanto da un ponte che solo gli amici più intrepidi, quegli amanti sventurati legati ad una persona accanto a loro da sempre, tentano di attraversare fianco a fianco.
E Darcy aspetta su quel ponte da tutta la vita; avanza silenziosa lungo la via in cui amore e amicizia si fondono certa di essersi lasciata tutto alle spalle, di essere finalmente riuscita a dimenticare LUI.
Ma sarà proprio vero che il tempo cura le ferite e lenisce ogni pena di un cuore innamorato? E se quel fulmine a ciel sereno che ha squarciato le sue giornate felici fosse la scintilla capace di riunire due anime rimaste distanti troppo a lungo?
Nulla accade per caso, e Darcy lo capirà prima ancora che possa realizzarlo.
Questa è la storia di un'amicizia e una novità che cambierà per sempre due vite parallele.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suono della sveglia mi riportò indietro dal mondo dei sogni catapultandomi in una realtà che, tutto sommato, non era poi così lontana da un sogno.
Una volta sveglia realizzai che tipo di giornata fosse quella che mi si presentava: erano anni che guardavo i VMA anche a costo di dovermi svegliare nel pieno della notte per la diretta, chi lo avrebbe mai detto che un giorno anch’io avrei avuto la possibilità di assistervi dal vivo?
Mi strinsi maggiormente nell’abbraccio di Harry alle mie spalle. Il suo leggero russare inspirando l’aria col naso mi fece intendere che, al contrario di me, l’inizio improvviso di quella melodia polifonica non l’avesse minimamente turbato.
Mi voltai verso di lui senza però scivolare via dalle sue braccia, e mi soffermai a guardarlo dormire: bisogna ammettere che nessuno di noi sia proprio uno spettacolo di prima mattina, eppure lui con i capelli sparsi scompostamente sulla fronte, le labbra dischiuse e l’aria serena, aveva quel qualcosa in più. A pensarci bene, probabilmente lo pensai per il semplice fatto che lo amassi da impazzire.
«Harry, tesoro, è ora di alzarsi» dissi dandogli un lieve scossone. Strizzò gli occhi senza però aprirli né accennando a muoversi. «Non costringermi ad usare le maniere forti» tentai successivamente facendo discendere una mano dal suo costato fino ai fianchi prendendo a fargli il solletico.
Si rannicchiò avvinghiandosi a me come un boa e finendo con il viso tra i miei seni coperti solamente della maglietta del pigiama.
«Odio quando mi chiami “tesoro”, sembri mia madre» sentenziò con la voce più bassa del solito, ovattata per via del contatto col mio corpo.
«Buongiorno anche a te, amore.» Ridacchiai cominciando a lasciargli delle piccole carezze tra i ricci. Continuava a tenere gli occhi chiusi, era una visione così infantile e famigliare. «Pronto per la giornata di oggi? Ci aspettano grandi progetti.»
«Se con “grandi progetti” intendi dire che dovrò uscire da qui, allora no. Ho altre cose grandi per la testa, e due di queste me le stai sbattendo in faccia.» Sogghignò.
«Definire grandi queste è un parolone.» Abbassai, ridendo, lo sguardo su di lui ancora stretto intorno al mio corpo. «Dai, rockstar, è ora di alzarsi.»
Aumentò la presa su di me come segno di protesta ed emise un grugnito.
«Facciamo così: ora mi lasci andare, ordino la colazione in camera, aspetto che ce la portino su, poi torno nel letto e ti trovo sveglio, seduto composto e con il sorriso su quella tua bella faccia da schiaffi. D’accordo?»
«Doppio bacon per me» fu l’unica cosa che disse lasciandomi definitivamente libera.
Come mi aspettavo sarebbe successo, tornando in camera spingendo il carrello con la colazione mi trovai Harry addormentato in mezzo al materasso, e russava di nuovo.
 
Diedi una seconda passata di eyeliner nero, mi assicurai che il rossetto nude fosse impeccabile e poi guardai il mio riflesso allo specchio: le onde erano venute bene, l’abito stile impero scarlatto dall’accentuato scollo a V comprato qualche giorno prima con Eleanor e Jennie era un incanto, e la cinturina argentata come il retro delle spalline del vestito mi stringeva la vita quel tanto che bastasse per farmi sembrare più magra.
Per la prima volta mi sentii anche io una star pronta a calcare il red carpet.
«Sei pronto?» domandai uscendo dal bagno ritrovandomi nella camera da letto. Harry si stava sistemando la giacca davanti all’altro specchio accanto all’armadio.
«Sì, ho fatto. Sei bellissima» commentò guardandomi attraverso lo specchio.
Mi avvicinai a lui e gli chiusi un paio di bottoni della camicia aperta fino a metà petto.
«Forse è meglio se chiudiamo un po’ questa camicia, non vorrai mostrare troppa mercanzia.»
«E se fosse proprio quello il mio intento?» Scacciò le mie mani per riaprirla come prima.
«Come vuoi.»
Cogliendo la mia stizza, chiuse un bottone in più rispetto a come l’aveva aperta fin dall’inizio. «Abbiamo raggiunto un’intesa?»
«Sì, te lo concedo.»
Scendemmo nella hole dove avevamo appuntamento con gli altri e subito mi spaventai sentendo le urla delle fan provenienti da fuori.
«Dov’è Niall?» chiese Jennie.
«Non ne ho la minima idea, ma è meglio per lui che arrivi in fretta» disse Liam a denti stretti guardando fissa la porta dell’ascensore.
A sorpresa di tutti, lo vedemmo arrivare pochi minuti dopo dall’uscita di emergenza infilandosi la manica destra di una camicia a quadretti rossi e neri sicuramente di una taglia superiore alla sua.
«Ragazzi, venite di sotto!» Il suo tono era affannoso, doveva aver corso parecchio.
«Alla buon’ora!» Louis scattò in piedi battendosi le mani sulle cosce, «Dove cavolo eri?»
«Sono andato ad una festa con gli australiani, ho conosciuto una ragazza e il resto è storia. Mi sono svegliato a casa di Luke con la giacca macchiata, non fate domande» tagliò corto arrossendo lievemente.
«Non ho ancora capito come faccia a fare tanti danni quando beve. Insomma, è irlandese!» sussurrò Louis mettendosi tra Eleanor e me strappandoci un sorriso.
«Ti ho sentito, Tomlinson» ribatté il biondo seccato.
Andammo nel garage con tutta calma, e si alzò un boato tra i fan appena fuori dai cancelli. I ragazzi, cortesemente, si avvicinarono a loro per firmare alcuni autografi e farsi fare qualche foto, ma questo non a tutte bastò…
Mentre noi ragazze aspettavamo più distanti chiacchierando del più e del meno con i 5SOS venuti al nostro albergo in compagnia di Niall, sentimmo un forte rumore di passi, e poi vedemmo arrivare gli altri di corsa.
«Correte!» disse affaticato Liam, quello in testa al gruppo, prendendo Jennie per la mano e dirigendosi verso una delle tre macchine dai vetri oscurati poco più avanti.
Ancora non potevo vedere cosa fosse successo, ma sentendo un forte vociare unito a una serie di passi pesanti capii che alcuni dei fan erano riusciti ad entrare, molti fan, e ora stavano correndo.
Sono una ragazza piuttosto maldestra, lo ammetto, e ormai la gente che mi circonda ha fatto l’abitudine di vedermi inciampare e cadere in qualsiasi cosa, ma continuo a sostenere che quel tacco rotto sia stato una punizione divina.
Ruzzolai a terra scivolando in avanti e, come se non bastasse, mi tagliai un polso strisciandolo contro il paraurti di un’auto vicina a me.
«Oh, porca… Darcy! Ti sei fatta male?» Harry si fermò immediatamente chinandosi su di me per aiutarmi a rialzarmi e quantificare i danni.
«Come sta il vestito?» chiesi senza aprire gli occhi.
«Ehm… il tuo vestito…»
Abbassai lo sguardo fissandolo su quello che un tempo era il mio abito rosso sul quale, ora, spiccava una lunga strisciata nerastra: un misto di pneumatici consumati, olio motore colato e lo sporco accumulato negli anni.
La mia finezza se ne andò letteralmente a farsi fottere, ma vi risparmio la lunga serie di parole poco femminili che mi sfuggirono per la rabbia.
«E-e adesso? Che faccio adesso?!»
«Torniamo di sopra, così ti cambi.»
«Non possiamo, non puoi!»
«Ha ragione, Harry. Non puoi non essere con noi all’ingesso» gli ricordò Liam tornato indietro per vedere se stessi bene. «Ti sei fatta male, Darcy?»
«No, no, sono okay. Sono scarpe e vestito ad aver risentito della mia caduta.»
«Liam, non la lascio venire da sola, non se ne parla!» protestò duramente.
«Te la riporto io, se ti fidi.» Ci voltammo tutti e tre verso la persona che aveva parlato: Ashton. «Tu vai, cercherò di fare il più in fretta possibile.»
Harry si voltò verso di me in cerca di un mio cenno d’assenso.
«Vai. Faremo veloce, vedrai.»
Mi sorrise e mi portò una mano sulla nuca attirandomi più vicina a sé per stamparmi un bacio sulla fronte prima di seguire Liam a bordo delle vetture che partirono rapide.
Da qualche minuto regnava il silenzio del garage. Poco prima che cadessi la sicurezza era riuscita ad intervenire, ma ero certa che la mia catastrofica caduta stesse già impazzando su internet.
Mi sedetti a terra ed aprii i laccetti delle scarpe.
«E tanti saluti al mio outfit studiatissimo.»
«Riuscirai ad essere carina comunque. Vieni, Day.»
Ashton si chinò alla mia altezza prendendomi da sotto le ascelle per aiutarmi a rimettermi in piedi.
Tornammo alla hole dove potemmo prendere l’ascensore e raggiungere il piano dove si trovava la mia suite e, quando vi entrai, lanciai le scarpe rotte in un angolo.
«Vado a fare una doccia. Tu aspetta qui.»
«Una doccia? Siamo di fretta!»
«Ho tutte le gambe sporche.» Sollevai la gonna fin sopra le ginocchia mostrandole macchiate con le stesse sostanze del vestito. «Sarò veloce, prometto.»
E infatti feci piuttosto in fretta, nel giro di cinque minuti mi presentai di nuovo nel salone con il corpo stretto un asciugamano in soffice spugna bianca.
«Visto? Già fatto.»
«Chiedo venia per aver dubitato delle tue capacità.» Sorrise alzandosi dal divano prendendo ad avanzare verso di me. D’istinto mi tirai più in alto l’asciugamano sentendomi improvvisamente vulnerabile e stupida ad essermi presentata a lui così.
«Che fai?!» mi lamentai quando mi prese la mano togliendomela dal “indumento”.
«Ti sei tagliata.»
Diedi una rapida occhiata al polso e mi stupii nel trovare un rivolo di sangue disceso dal taglio. Si portò una mano su una delle tasche posteriori dei jeans prendendo il portafoglio dal quale tirò fuori un cerotto che poi applicò sulla mia ferita.
«Mi stupisci, in genere i ragazzi tengono altro nel portafoglio.»
«Chi ti dice che non abbia anche altro?» disse strizzandomi un occhio. «Hai solo l’asciugamano addosso, vero?»
«Sì, ma sto andando a mettermi qualcosa di più appropriato.»
«Mi piacciono gli asciugamani. E se cadesse?» scherzò con una punta di malizia nella voce.
«E se ti fotti?» fu la mia risposta.
Scoppiò a ridere, ma rimase comunque a guardarmi senza spostare lo sguardo dal mio. Ashton è un ragazzo piuttosto galante, lasciar cadere gli occhi sarebbe stata mancanza di rispetto nei miei confronti.
«Sai cos’altro mi piace?»
«Farmi imbestialire? Lo avevo capito.»
«Anche quello, hai ragione. Mi piacciono le ragazze come te.»
Stava flirtando senza un secondo fine, era una specie di gioco.
«Anche tu mi piaceresti» dissi facendo “camminare” indice e medio sul suo petto assumendo a mia volta un tono da flirt, «ma ho un ragazzo, e devo ammettere che mi piaccia molto» conclusi dandogli un colpetto sotto al mento con una di quelle due dita.
«Con permesso.» Lo superai spostandomi in camera alla ricerca di qualcosa da mettere.
«Continuo a dirlo: ti piace troppo giocare con gli uomini, ragazza» mi urlò dietro con fare di scherno.
 
Nulla. Non c’era niente che potesse andare bene per l’occasione, in più con la caduta mi ero anche procurata due grossi lividi sulle ginocchia e questo mi rendeva inutilizzabile metà del mio guardaroba.
Continuando a rovistare nell’armadio mi capitò tra le mani una semplice gonna bianca in lino lunga fin sotto al ginocchio dal taglio tubolare, decorata sul fondo con un bordo in pizzo avorio. “Semplice ma efficace” pensai.
Essendo a vita alta avrei potuto abbinarci un qualsiasi top colorato, ma pensai di rendere il look più personale. Aprii la parte di armadio impegnata da Harry e vi trovai la camicia blu a cuori bianchi che lui tanto amava e pensai di utilizzarla legandola appena sotto al seno in un grosso nodo lasciando così scoperta una piccola porzione di pelle tra quella e la gonna. Era perfetta.
Ashton fece capolino dalla porta. «Serve una mano?»
«Dovrei essere pronta.»
Legai i capelli in una coda bassa e indossai dei grossi orecchini a cerchio; il trucco era ancora a posto.
«Come sto?» domandai dopo aver chiuso il laccetto intorno alla caviglia degli alti sandali.
«Sei molto carina. Quella non è di Harry?»
«Camicie tanto brutte solo lui le può indossare.» Scoppiai a ridere. «Non gli dispiacerà vedermela addosso.»
«Siete tutte uguali voi donne innamorate.» Scosse il capo.
«Cinico.»
«Può darsi. Ora dobbiamo correre, fidanzata perfetta.»
Avevamo appena messo piede nel grande ascensore quando Ashton esordì con un’imprecazione.
«Che hai?»
«Sono venuto qui in macchina con Niall e gli altri, la stessa che li ha portati via mezz’oretta fa.»
«Concordo su quanto hai detto prima: merda! E ora?»
Dopo un istante di silenzio, vidi un sorriso esplodere sul viso del ragazzo accanto a me che, con uno scatto, mi prese entrambe le spalle nelle mani facendomi fare un salto.
«Ho un cugino che abita poco distante. Ci presterà sicuramente una macchina.»
«Mi fido, ma smettila di fare scatti improvvisi, mi farai prendere un infarto!» Mi portai una mano sul petto sentendo il cuore ancora su di giri per lo spavento.
Usciti da una porta secondaria sul retro, prendemmo un taxi per percorrere più velocemente il breve tratto di strada e, una volta scesi, Ashton cominciò ad avanzare rapido e sicuro di sé incurante del fatto che ad un suo passo ne equivalessero cinque miei da donna munita di vertiginosi trampoli. Ero decisamente più lenta.
«Ma grazie per aspettarmi, Ash…»
Voltandosi, si rese conto che tra noi c’erano circa tre metri di distanza. «Oh! Scusami, Day» disse fermandosi. «Ci siamo quasi, ma se vuoi puoi aspettarmi qui.»
«Ma va! Vengo con te.»
Mi si piazzò alle spalle e con l’indice m’indicò una villetta tinta di giallo sul versante opposto della strada, circa a un centinaio di metri da noi.
«La vedi la casa laggiù? Mio cugino abita lì, e ti garantisco che ci arriverò prima senza avere una tartaruga con dei trampoli ai piedi.» Non mi diede tempo di ribattere che riprese parola, «Arriverò prima di quanto tu possa pensare.»
Lo guardai dirigersi verso la sua meta sedendomi sul muretto della casa alle mie spalle, e quella sosta fu un sollievo per i miei piedi a pezzi.
Mi sfuggì una risata isterica quando lo vidi di ritorno a bordo di un rumoroso motorino.
«Ash, stai scherzando, vero?» Lo indicai mentre apriva il vano sotto al sellino.
«Niente macchina. Deve accontentarsi, signorina» disse passandomi un casco dorato.
«Gonne e motorini non vanno molto d’accordo, non te l’hanno mai detto?»
«Sali!» Mi prese la mano tirandomi più vicina al mezzo.
Sbuffando m’infilai il casco scarlatto e, dopo aver aperto alcuni dei bottoncini sul fronte della gonna e poterla tirare su e sedermi, salii titubante a bordo prendendo le distanze dal suo corpo.
«Ti sembra questo il modo di sederti su un motorino?» Allungò le braccia indietro prendendomi per le cosce nude e tirandomi in modo che il mio corpo si schiantasse contro il suo. La gonna era salita così tanto da coprirmi solo fino a metà coscia. Mi sentii avvampare.
«Dovresti tenerti a me.» Come poco prima, mi prese le mani allacciandosele intorno alla vita. Lo sentii ridere certo di avermi messa completamente a disagio, e poi partì.
Passai metà del viaggio a cercare di tenere la gonna in basso perché, a contatto con l’aria, non faceva che gonfiarsi e minacciava di far vedere a mezza Sydney che tipo di intimo indossassi, e l’altra metà a farmi tirare continuamente da Ashton le braccia intorno al suo corpo.
«Sappi che ti odio!» gli urlai avvicinandomi al suo orecchio mentre sfrecciava per le strade.
«Ti sei avvinghiata troppo a me per odiarmi» mi fece notare. In effetti ero così stretta a lui che visti dall’esterno potevamo sembrare un’unica persona.
«Posso avvinghiarmi ancora un po’, giusto per dimostrarti tutto il mio affetto.» Strinsi maggiormente la presa sulla sua vita affondandogli le unghie nella pelle.
«Troppo stretta, troppo stretta!» si lamentò, e lasciai andare.
Lo vedemmo da lontano il luogo i cui si sarebbero tenuti i VMA quell’anno: si sentivano a metri di distanza gli schiamazzi della folla radunata attorno all’ingresso.
Ashton si fermò davanti ad un parcheggiatore, e non gli servì tirare fuori i pass di entrambi perché ci facessero entrare, gli organizzatori lo riconobbero all’istante.
«Siete in ritardo, ragazzi» ci fece notare una Pr.
Mi stavo passando una mano tra i capelli arruffati quando vidi Ashton abbassarsi lievemente e, senza che potessi chiedergli cosa stesse facendo, mi sentii mancare la terra sotto i piedi ritrovandomi a penzoloni sulla sua spalla.
«Che fai?! Mettimi giù!» imperai sconcertata dal suo gesto.
«Siamo già in ritardo, non voglio perdermi troppo lo spettacolo.»
Avanzò rapido dietro le quinte senza perdere l’equilibrio e mi lasciò scendere solo una volta raggiunto l’ingresso.
Avevo immaginato in modo completamente diverso il mio primo ingresso su un tappeto rosso.
«Scusami, Day.»
«Corri!» Gli presi il polso e ci buttammo all’intero della sala colma di gente.
Lo spettacolo di apertura era già finito, ma questo non c’importò più di tanto: dovevamo trovare il nostro gruppo.
Riuscii a riconoscere Harry tra il pubblico mentre si guardava intorno con sguardo smarrito.
«Là» dicemmo in coro io ed Ashton entrambi indicando lo stesso punto.
Non ci fu particolarmente difficile raggiungerli, e tutti i ragazzi ci fecero applausi ironici accompagnati da battutine poco eleganti.
Presi posto alle spalle di Harry. «Ce l’ho fatta, visto?» dissi allungandomi in avanti facendo scendere le braccia lungo il torace del mio ragazzo che voltò la testa verso di me con un sorriso.
«Non avevo dubbi.» Mi baciò le labbra e poi entrambi ci dedicammo allo spettacolo divertendoci con gli altri riducendo al minimo baci ed effusioni pubbliche.
 
«E poi siamo venuti fino a qui sul motorino di mio cugino Russel. È stato fantastico far imbarazzare Darcy» raccontò Ashton al resto del nostro numeroso gruppo.
Alla fine dei VMA e del after party ci eravamo concessi una birra tutti insieme al piccolo bar presente all’interno dell’albergo dove alloggiavamo.
«Fatemi capire bene» disse Jennie guardando prima Ashton e poi me confusa, «tu l’hai portata qui su un motorino, e lei ha la gonna…»
«L’ho anche portata fino all’arena tenendola a penzoloni su una spalla, bambolina.»
Harry sputò in avanti la sorsata di birra che aveva in bocca scoppiando a ridere come un matto.
«Oh, ma grazie, Styles…» fece ironico Niall dopo la “doccia” che l’amico seduto davanti a lui gli aveva appena regalato. «Scusami, Luke, ti devo una camicia.»
«Te la sei caricata addosso e sei riuscito a farle aprire le gambe in meno tempo di quanto ci abbia messo io? Sei il mio idolo, Ash!» esordì Harry ignorando totalmente Niall e battendo il cinque al ragazzo poco distante di lui, e tutti risero per la battuta del riccio.
«Harry!» lo rimproverai accigliata dandogli uno scappellotto sulla nuca.
«Darcy ha fatto vedere le mutandine a tutta Sydney!» Liam, un po’ più “allegro” del solito, mi cinse le spalle con un braccio e scoppiò a ridere.
«Veramente ho fatto in modo da non farle vedere a nessuno…»
«Non ci sono mai quando dovrei esserci, cazzo!» se ne uscì Mike dal fondo del tavolo.
«Ehi! Le mutandine della mia ragazza le devo vedere solo io!»
«Ragazzi! E basta parlare di mutande!» disse Eleanor, anche lei con le gote arrossate dall’alcol.
«Tu le tue tienile ben nascoste» l’ammonì Louis. In tutta risposta, lei si alzò dalla sedia e fece scendere la spallina del top scoprendo una parte della coppa del reggiseno suscitando gli schiamazzi dal gruppo e una reazione da fidanzato geloso da parte di Louis che le si piazzò alle spalle coprendola con la sua stessa giacca nera.
«Forse è meglio se la porto a dormire… Buonanotte, ragazzi» salutò il gruppo trascinandosi dietro
Eleanor nonostante le sue proteste.
Dopo l’ennesimo sbadiglio, mi alzai dalla sedia decisa ad andare in camera anch’io. «Ragazzi, dopo questa giornata movimentata…»
«E di atti osceni in luogo pubblico» aggiunse Calum facendo scoppiare a ridere Luke davanti a lui.
«Mi ritiro nelle mie stanze» finii dopo aver fulminato il moro con lo sguardo.
«Vengo anch’io, Day.»
Io e Harry salutammo il resto del gruppo e ci avviammo verso la hole.
L’ascensore aveva appena cominciato il suo percorso in salita quando il riccio si volto verso di me comprimendomi tra sé e la parete alle mie spalle cominciando a baciarmi voglioso. Potevo leggere il desiderio nei suoi occhi ora più scuri del solito.
«Adoro come ti sta la mia camicia» disse con voce affannata prendendo il colletto di quella con una mano, «Togliamola.»
La aprì slegando il nodo e cominciò a baciarmi il collo scendendo sulla scapola mentre con una mano mi carezzava la porzione nuda della schiena.
«Harry…» lo fermai in un sussurro sentendo l’ascensore arrestare la sua corsa, e poco dopo le porte aprirsi con tintinnio.
L’atrio era deserto e, nonostante ciò, noi procedemmo verso la nostra suite sì a passo più spedito del solito, ma con nonchalance evitando troppe effusioni, e fu difficile dopo quant’era iniziato poco prima. All’attrazione non si può resistere.
Harry aveva appena chiuso la porta d’ingresso che io gli ero già alle spalle intenta a mordicchiargli il collo, cosa che so lo fa impazzire.
Si voltò verso di me prendendomi il viso nella mano destra per riprendere il bacio interrotto nell’ascensore mentre, con la mano lasciata libera, scese sulla mia coscia.
«Adesso voglio vederle anch’io le famose mutande che hai sbandierato in giro per la città» disse con un bagliore nello sguardo.
Mi allontanai da lui chinandomi per sfilarmele, e poi lasciai che mi scivolassero lungo le gambe mentre avanzavo lenta e ancheggiante verso la camera da letto. Una volta che mi arrivarono alle ginocchia, le sfilai definitivamente lanciandogliele.
«Ora le hai viste.»
Le prese in mano rimanendo a contemplare il pizzo bianco di quei semplici slip.
«Pensavo che osassi di più.»
«Posso farlo, se vuoi.» Strizzai un occhio e lui capii immediatamente le mie intenzioni, infatti si apprestò a raggiungermi e trascinarmi nella camera da letto.
  
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