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Autore: winterlover97    08/07/2016    2 recensioni
dal capitolo 5
Il gancio del sacco si sta per rompere, almeno credo, ma continuo imperterrita. Ho bisogno di sfogarmi, di lasciare fluire tutta la rabbia repressa fuori dal mio corpo. Le lacrime ora scorrono copiose lungo le guance. Le gambe si fanno pesanti, così come le braccia. Percepisco gli atomi del sacco da boxe e dell'imbottitura muoversi sotto le mie dita e i miei colpi. Il gancio salta e il sacco sbalza a terra, finendo contro il muro. Cado come un peso morto. Cado come le foglie in autunno e la neve in inverno.
capitolo 11
"Proviamo" sollevai lo sguardo e incontrai i suoi occhi, verde in blu "proviamo a capirlo, a definirlo, come si fa con i termini che ci sono sconosciuti, solo che questo non è una parola, un termine, è qualcosa di forte, di diverso, che sento il bisogno di definire" disse tutto d'un fiato, senza nemmeno prendere fiato, avevo ancora gli occhi suoi fissi nei miei, sbattei le palpebre e dissi "Proviamo".
capitolo 18
Un tuono squarciò l'aria.
E lei sorrise.
Un lampo.
E lei rise guardando l'orizzonte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Pietro Maximoff/Quicksilver, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'You didn't see that coming ?'
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Scuola per giovani dotati - tarda sera

Pioveva su tutta l'East coast da giorni ormai, inoltre non accennava a diminuire di intensità. La maggior parte degli alunni del Professor Xavier ne era esausto, odiava non uscire a correre, scorrazzare liberi e divertirsi tra loro all'aria aperta. Un tuono squarció il cielo e fece tremare i vetri, provocando le urla di alcuni dei più piccoli, ad esso fece seguito un lampo che si infranse sul terreno antistante la villa, illuminando come se fosse pieno giorno l'ambiente.

"Certo che non finisce più di piovere Hank" 

Il professore si avvicinò alla finestra del suo studio manovrando la sedia a rotelle nuova di zecca. 
L'essere dal pelo blu e con gli occhiali da intellettuale sbuffó.

"Effettivamente è una vera e propria rottura, risulta impossibile far divertire ed esercitare i ragazzi"

Il professore annuì. 

"È questo il nostro ruolo Hank però, per quanto difficile possa essere, è questo..."

Hank non disse nulla. 

Il professore aveva ragione, pienamente ragione e lo ammirava appieno, si dal primo momento in cui l'aveva conosciuto e reclutato per combattere Shaw.

Erik entrò nella stanza, senza bussare ovviamente, e si sedette su una delle poltrone color cuoio. 
Voleva fare la sua partita serale di scacchi. Medesima partita che si sarebbe conclusa con un pari merito e con una piacevole sessione di ginnastica in camera con il professore. Sorrise al solo pensiero di averlo tra le braccia, torturarlo, letteralmente, con mani, lingua e corpo, e venerarlo come un dio greco. Sorrise nuovamente e una scintilla di desiderio passò per i suoi occhi.

l'idillio si spezzò, interrotto dal trillare del telefono che era sulla scrivania. Charles guardò l'ora, era insolito che qualcuno chiamasse la villa, inoltre a un'ora del genere. Sollevò la cornetta.

"Pronto?"

Dall'altro capo del telefono il signor Chang. Era da tempo che non lo sentiva Charles. Era da tempo che non aveva notizie della sua famiglia. 

"Amico mio, come state? Evangeline? May? Tua moglie?"

dopo appena una quarantina di secondi, il sorriso si spense così come era venuto. 
Deglutí rumorosamente, poi, dopo aver salutato e rassicurato il padre di Eve, posò la cornetta del telefono, rendendo la linea nuovamente disponibile ad eventuali chiamate.                                                 Erik si accorse  dell'espressione che aveva assunto il compagno. poche volte aveva visto quella faccia, e quelle poche volte, non aveva portato nulla di buono, tuttavia stavolta sperò di sbagliarsi. 

"Charles... tutto ok?"  Si voltò, muovendosi sulla sedia a rotelle, poi con voce tremolante parlò

"Siamo nei guai" Erik corrucciò le sopracciglia come era solito fare quando era dubbioso e smarrito, cosa che, tra l'altro odiava a morte.

"Come sarebbe a dire siamo nei guai? Non abbiamo violato leggi o norme noiose..."

"Non siamo nei guai noi tuttora, ma potremmo esserlo, presto temo. Chiama gli altri, dobbiamo andare a Vancouver in fretta."

"Vancouver? Non è dove abita la famiglia Chang? La coppia di dominatori di acqua e fuoco? Con le due figlie entrambe mutanti?"

Nonostante non fosse un frequentatore assiduo della Scuola, sapeva chi fossero e sapeva quale fosse il potenziale delle ragazzine. La più grande aveva un controllo a livello molecolare, ben più potente del suo e di quello di Charles stesso, sembrava una discendente diretta da Apocalisse, la seconda invece, la minore, poteva controllare gli elementi naturali e le piante. 

"Proprio loro, e sono nei guai, o meglio, sono invischiati in qualcosa di più grande di loro, che potrebbe portare conseguenze catastrofiche."

"Chi centra questa volta? Il governo? Non mi stupirebbe dopo quanto fatto da Stricker"

"Collaborano con gli Avengers e lo Shield, questo ha attirato gli sguardi dell'Hydra"

"Hydra? Non è quella sottospecie di organizzazione filo-nazista che ha causato il putiferio di Washington e che faceva esperimenti sui mutanti?"

Erik si stava alterando. E non poco. Tra le numerose cose che non gradiva, o meglio odiava, vi erano i nazisti, le organizzazioni in generale e le organizzazioni filo-naziste, oltre agli umani che facevano esperimenti su mutanti, o comunque che torcevano anche solo un capello ai mutanti. 

"Si, e questo mi preoccupa, e non poco."

 

 

Vancouver - il giorno successivo

Era passato un solo giorno da quando era arrivato Bucky a casa Chang e si stava ambientando in modo ottimale, pressoché perfetto, soprattutto grazie all'aiuto di Wanda e ai suoi 'giochetti mentali'. Thor invece sembrava adorare, anzi adorava, mia sorella che lo tartassava letteralmente con domande su Asgard, Joutenheim e gli altri regni. 

Mi ero svegliata prestissimo quel giorno per i miei standard. Quella notte avevo dormito con Pietro, come ormai facevamo da giorni. Mi faceva sentire al sicuro, mi faceva sentire amata e in pace con me stessa e con il mondo. Presi il costume, una felpa e un asciugamano e uscii senza far rumore, dopo ave passato una mano tra i capelli del mio fidanzato. Mio fidanzato? Un attimo, Pietro mi considera come la sua fidanzata o no? Insomma non saprei come definirlo in altro modo. 

Nessuno si era ancora svegliato fortunatamente, scesi le scale cerando di non scivolare o di non far cigolare alcun gradino, poi, una volta uscita, mi chiusi la porta alle spalle e corsi in garage, presi la moto, il casco e partii. Intorno a me solo il verde. Tra le poche cose che amavo del Canada e in particolare di Vancouver, sono da citare le foreste di conifere e abeti e il mare. Riuscivano a calmarmi in modo particolare, era come se ci fosse un legame particolare, diverso da quello di mia sorella, sia chiaro. 

Abbandonai i vestiti sulla spiaggia, vicino alla moto, restai in costume, che era  blu notte rigorosamente e fasciava il mio seno sostenendolo in modo ottimale, senza farlo sembrare cascante. Passo dopo passo entrai in acqua. Era ancora fredda, non troppo, ma rabbrividii. Poi di colpo mi lasciai andare e cominciai a nuotare. 

L'acqua era preziosa. Non solo nel senso di quelle pubblicità sensibilizzanti, ma era come ho già detto prima, con lei avevo un legame, che secondo me derivava da mia mamma, che la riusciva a controllare. Sin da quando ho ricordo, ho sempre amato l'acqua, ma anche il fuoco, probabilmente come eredità di mio padre. Sembra assurdo, amo l'acqua, ma anche il fuoco. Due opposti in uno, proprio come me, amavo le cose contrastanti, ma anche quelle armoniche, il caos, ma anche l'ordine. Riemersi ansante e gocciolante con i capelli attaccati al collo e che galleggiavano intorno a me. 

Quanto tempo ero rimasta là sotto? 

Secondi? 

Minuti?

Guardai il cronografo al polso. Era tardissimo e come minimo si saranno tutti svegliati e si staranno chiedendo dove sono finita. Nuotai fino a riva e corsi a vestirmi, saltai in sella e partii a gran velocità. 

 

POV Pietro

Un raggio di sole mi fece mugugnare, mi voltai, sperando di trovare Eve addormentata al mio fianco. Sentii il letto freddo al mio fianco e mi rizzai in piedi in fretta e furia, misi la prima maglia che mi capitò a tiro, il primo paio di pantaloni. Corsi in bagno, Eve non c'era. Scesi in cucina e poi in salotto, Eve non c'era, in compenso c'era sua mamma, avvolta in un kimono rosso.

"Oh, ehm, Salve signora Chang."

"Buongiorno Pietro, caffè, thè, latte?"

Cercai di calmarmi. 

"No grazie, magari più tardi... piuttosto ha visto sua figlia per caso?"

La signora Chang posò la caffettiera sul fuoco, la riempì con acqua aiutandosi con i poteri. 

"Sarà in spiaggia, tornerà tra poco, è tipico di lei sparire al mattino senza nemmeno fare colazione."

Non dissi nulla, passai una mano tra i capelli e mi sedetti su una delle sedie in cucina. 

"Lei ti ama, e anche tanto, lo dimostra a modo suo. E' una parte del suo carattere, schiva e riservata, poi logorroica come poche."

Ridacchiai.

"Su quello ha ragione, nei primi giorni mia quasi, anzi, tolga il quasi, mi ha mandato al diavolo nel vero e proprio senso della parola. Era molto scostante, non lasciava nessuno avvicinarsi."

Bevvi un po' di thè dalla tazza che era sul tavolo.

"Tipico. Vuole allontanare le persone a cui tiene o a cui teme di affezionarsi, o, nel tuo caso di innamorarsi. - spalancai gli occhi e mi mostrai subito attento - Lei ti ama, l'ho notato subito, quando è entrata da quella porta -disse indicando alle sue spalle- avevo subito notato che qualcosa era cambiato, in bene per una volta. Ho visto come vi guardate, anche ieri a cena o quando eravate tornati dalla scogliera, siete innamorati, quasi che nessuno vi possa dividere. E per la prima volta ho visto qualcosa di nuovo negli occhi di mia figlia, le brillavano. Non come quando usa troppo i poteri o altro, ma di felicità, sembra che abbia bevuto e fatto indigestione o si sia ubriacata di Felix Felicis, grazie davvero. Oh, sta arrivando, vedo la moto in lontananza, va da lei, però è meglio che ti raddrizzi la maglietta, è al contrario."

Arrossii violentemente e lei ridacchiò. La mia fidanzata, perchè è questo che è, la mia fidanzata, scese dalla moto, si tolse il casco, non le lasciai nemmeno il tempo di salutarmi che la baciai e la abbracciai.

"Non ti azzardare a sparire più."

Lei rise.

"Ero solo andata in spiaggia a farmi una nuotata."

"Si scusa, solo che, mi sono preoccupato da morire. Immagina svegliarsi senza avere la propria fidanzata a fianco così come ci si era addormentati."

Mi si tuffò al collo, letteralmente, più simile ad un koala, attaccandosi a me, la strinsi a me con delicatezza, fregandomene dei vestiti pressoché bagnati che le fasciavano il corpo in modo perfetto. 

 

Udimmo un borbottio dall'ingresso del garage. Mia sorella, la sorella di Eve e Visione.

"Mi spiace interrompervi, ma sono arrivati Zio Charles e Zio Erik"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE 

buonasera mini torte sacher!

ok, ecco il capitolo, dovevo recuperare dal tempo passato in studio e ho fatto che sfornare un nuovo capitolino. che ne dite? cosa avvadrà con gli x-men? chi ci sarà oltre a Charles, Erik e Hank? E l'Hydra? 

alla prossima!

 
   
 
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