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Autore: eli the_dreamer    09/07/2016    0 recensioni
Tommy Shelby è solo un ragazzino come tanti. Non per Annabelle Kelly, la "sua" Belle, la ragazza scapestrata di Small Heath che non ha occhi che per lui. E forse Tommy si sta rendendo conto che Belle non è una come tante.
Una storia che inizia nel 1907 e andrà avanti nel tempo.
Dal primo capitolo:
Era sempre stato Tommy, almeno fin da quando era capace di arrossire per la vicinanza di un ragazzo. A dir la verità era sempre stato Tommy sin da quando era solo una bambina.
Non c'era niente, non un singolo dettaglio che lui non sapesse su di lei, ma la cosa che più di ogni altra la faceva sentire speciale, era che sembrava che nessuno conoscesse Thomas Shelby meglio di lei.
Conterrà spoiler fino alla terza stagione nei capitoli futuri.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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Il fango le schizzò sulle caviglie mentre correva a perdifiato e per poco non travolse Jeremiah Jesus, intento a predicare per Bolton Street.
Annabelle incespicò sui propri piedi e perdette l'equilibrio. Il berretto, calato sugli occhi, nascondeva alla bell'e meglio la sua chioma rossa, era praticamente irriconoscibile vestita in quel modo, come un ragazzo, ma non per il predicatore che la conosceva da quando era nata, senza contare che non era affatto nuovo a quel genere di trovate della ragazza.


Annabelle Kelly aveva passato praticamente metà della sua vita vestita come un ragazzo. Aveva sempre sostenuto che gli abiti maschili fossero più comodi quando era il momento di darsela a gambe dopo aver combinato chissà che cosa.
Come in quel caso dato che stava scappando da un gruppo di ragazzi più grandi di lei che sembravano infuriati.
Jeremiah Jesus l'aiutò ad alzarsi. La lasciò andare e si frappose fra lei e il gruppetto di giovani. Con la sua bibbia in mano iniziò a decantare versi fino a quando la ragazza non sparì nei pressi di Watery Lane, lontana dalla vista - e dalla furia - dei suoi inseguitori.


Solo dopo qualche metro, quando ormai sapeva di essere al sicuro, si fermò a prendere fiato, ridacchiando per quella vittoria.
Sobbalzò però quando due braccia la sollevarono di peso da terra per poi finire attaccata al muro di pietra di un'abitazione decadente.
Annabelle si ritrovò il viso di Tommy ad un palmo dal naso, proprio quando stava per sferrare un calcio. Si bloccò non appena fu in grado di scorgere quell'azzurro inconfondibile dei suoi occhi “Che hai combinato stavolta?” chiese il ragazzo, divertito, allontanandosi da lei di un solo, insignificante passo.
La rossa scoppiò in una fragorosa risata mentre dalla tasca dei pantaloni che furono di suo fratello estraeva, con un certo orgoglio, delle banconote “Quei fessi dei Chapman non sanno neanche tenersi stretti la propria refurtiva” rispose, scostando Thomas con una leggera spinta.
Tommy scosse il capo “Prima o poi finirai male, Belle” l'ammonì dolcemente. Era tipico di lei cercare la sfida, provocare, spingersi al limite. Lo faceva un po' per tutte le cose, persino con suo padre che non voleva per niente al mondo che lei frequentasse gli Shelby e invece era sempre a bazzicare per Birmingham con qualcuno di loro.
Per lei non aveva senso quel divieto, Moses Kelly era un criminale della peggior specie, non poteva di certo considerarsi migliore della famiglia Shelby, né tanto meno un buon esempio per sua figlia.
Annabelle arricciò le labbra in un'espressione furba “Ti stai preoccupando per me?” domandò, assottigliando lo sguardo per carpire anche la più insignificante reazione sul volto scolpito di Thomas. Il ragazzo le circondò le spalle con un braccio, stringendola a se e prendendo a camminare verso casa “Io mi preoccupo sempre per te”.
Belle non lo prese troppo sul serio, forse a causa dell'espressione da birbante che gli si era formata sul volto, ma nonostante quello sapeva che Thomas teneva a lei, glielo aveva sempre dimostrato.
Tommy si fermò improvvisamente e l'afferrò con delicatezza per le spalle. Ricercò lo sguardo di lei con insistenza e Belle lo guardò spaesata e sorpresa per quel repentino cambio di umore. Del sorriso che aleggiava sul viso di Tommy infatti non vi era traccia alcuna, vi era piuttosto una certa apprensione nel suo sguardo.
Belle non parlò, deglutì a vuoto e rimase immobile “Dico sul serio, Belle. I Chapman sono dei fessi, ma non devi affrontarli da sola. Non devi affrontare nessuno da sola, mi hai capito?”. La voce di Tommy era ferma, persino intimidatoria il che portò Annabelle a liberarsi da quella presa delicata.
Sembrava inviperita, aveva la mascella contratta e gli occhi fiammeggianti. Tommy sospirò pesantemente, chiudendo gli occhi per un solo istante prima di posare due dita sulle labbra di lei “E non dirmi che non sei più una bambina. Lo so, stai...stai diventando una donna” disse irritato ma con una strana dolcezza che di rado gli apparteneva.
Belle incrociò le braccia al petto aumentando la distanza tra loro “E allora perché mi tratti come una bambina?” sibilò indispettita.
Tommy fece scattare la mascella e allargò le braccia in un gesto esasperato “Non ti sto trattando da bambina, ti sto solo proteggendo. Smettila di metterti nei guai!” aveva alzato la voce, ma non sembrava arrabbiato.
Annabelle abbassò lo sguardo, incapace di reggere quello del giovane Shelby “Mi hai sempre detto di non cambiare mai” disse sommessamente. Tommy fece un piccolo sorriso, le afferrò il viso tra le mani “E non devi farlo. Solo che non posso sempre stare dietro alle tue follie”. Quel sorriso si allargò, contagiandolo alla ragazza che annuì e alzò le braccia in segno di resa, scostando le mani di Thomas dal suo volto. Le accarezzò con le proprie fino a farle scivolare via del tutto “Adesso vai a cambiarti ragazza, sarai presto una donna...non puoi vestirti come un maschio” la prese in giro facendole un'amichevole occhiolino “Ci vediamo dopo al Garrison”. Tommy si accese una sigaretta e si avviò silenzioso al pub con quella sua tipica camminata rozza ma di chi è sicuro di sé.


Annabelle fece un cenno di saluto con la mano prima di voltarsi per raggiungere casa sua, a pochi passi dalla dimora degli Shelby, ma prima di entrare in casa venne fermata da suo fratello Bertram “Nostro padre è furibondo e sarebbe meglio se non ti vedesse conciata così” le disse.
Il ragazzo, alto e dalla folta capigliatura scura, totalmente diversa dal rosso dei capelli di sua sorella, l'afferrò per un braccio trascinandola verso un vicolo al riparo da sguardi indiscreti e Annabelle non fece niente per impedirglielo.
Non temeva suo padre e a dire il vero ricercava sempre la sfida con lui. Piuttosto non voleva che si impossessasse della sua refurtiva ai danni dei Chapman che a loro volta avevano ripulito chissà quale ricco signore dei quartieri alti. Quindi attese con una certa impazienza che Bert le desse il via libera.
Lui la stava guardando con insistenza mentre lo sguardo di lei era fisso sull'uscio della loro abitazione, in attesa che suo padre si levasse di torno “Sei la donna di Tommy Shelby?” chiese improvvisamente Bertram.


Quella domanda gli bastò per avere la completa attenzione della sorella “No!” si affrettò a rispondere lei, rossa in viso “Non sono la donna di Tommy”. Con tutta probabilità avrebbe negato anche se fosse stato vero.
Adorava Bertram e si fidava di lui ma una parte di sé sapeva che, nonostante fosse suo fratello maggiore, non era forte quanto lei, che bastava uno sguardo del padre per farlo parlare.
Bert si sistemò il berretto sul capo volgendo lo sguardo in direzione della porta di casa che si aprì in quel momento.
Moses Kelly richiuse la porta dietro di sé, aveva le spalle rigide e la mascella serrata, era uno di quei momenti in cui non era consigliabile pararglisi davanti o avrebbe potuto farti saltare le cervella con un colpo di pistola senza un vero motivo per farlo.


Quando Moses sparì dalla loro vista i due ragazzi si affrettarono e rientrare nella casa vuota “Mi stanno simpatici gli Shelby” esordì Bertram, levandosi il berretto, dopo qualche minuto di silenzio “Ma lo sai che nostro padre non vuole che li frequenti” aggiunse solo in un secondo momento.
Lo sguardo di Annabelle si fece sfolgorante “Lo so, ma a me non importa” disse prima di salire nella propria camera da letto dove si diede una ripulita e indossò uno dei pochi vestiti che possedeva.
La stoffa verde era consunta in più punti, rammendata e rattoppata il che ben si intonava con gli stivali marroni consumati sulla punta, nel tacco e nella suola. Con i soldi rubati forse si sarebbe comprata un vestito decente.
Quando tornò al piano di sotto suo fratello non c'era. Forse lo avrebbe trovato al Garrison, entrambi sapevano che Moses se ne sarebbe tenuto alla larga, ragion per cui era l'unico pub che frequentavano.
Specialmente Annabelle. Era lì, infatti, che era solita incontrarsi con Ada e John e spesso anche con Tommy.


Dei fratelli Shelby era Arthur, il più grande, quello che frequentava meno. Aveva sei anni più di lei, ma non le era mai sembrato molto sveglio a differenza di Thomas soprattutto che sembrava essere sempre un passo davanti agli altri. Troppo furbo per la polizia, troppo furbo anche per Moses Kelly che mai una volta lo aveva beccato davanti al numero 13 di Watery Lane, indirizzo dei Kelly.
Belle entrò al Garrison e venne subito accolta dal chiacchiericcio dei presenti che non si accorsero della sua presenza. I più erano ubriachi, i restanti non si curavano di certo di una ragazzina di quattordici anni.


Ada la raggiunse sorridente, parandosi davanti a lei. Troppo tardi perché Annabelle potesse evitarsi la vista della moretta che civettava con Thomas.
Abbattuta, la rossa si lasciò scivolare su una sedia vuota e Ada l'affiancò per cercare di tirarle su il morale, ma Annabelle non ebbe nemmeno il tempo di prendere un respiro che Polly Gray fece il suo ingresso al pub.
Era disperata, aveva gli occhi rossi e gonfi dal pianto. Arthur entrò subito dopo di lei, la sua solita espressione non troppo intelligente sembrava fosse stata sostituita con una sgomenta, affranta.
In men che non si dica, tutti gli Shelby erano accanto a loro, allarmati “Gli sbirri hanno preso Anna e Michael” fu l'unico commento di Arthur.
Annabelle si alzò in piedi, sconvolta da quella notizia. Privare una madre dei propri figli era un gesto crudele. Era stata la polizia, perché loro erano considerati feccia, nient'altro che dei delinquenti.


Riaccompagnarono Polly a casa, cercando di farla calmare. Thomas sembrava essere l'unico in grado di poter tenere la situazione sotto controllo. Arthur aveva dato di matto per strada, fracassandosi una mano su un muro e John e Ada non erano altro che ragazzini.
Polly non aveva altro che i suoi nipoti.
Annabelle, nonostante le proteste di Bert, andò con loro e aiutò come meglio poté prendendosi cura della madre di Thomas, incinta del suo quinto figlio mentre gli altri si erano stretti attorno a Polly.
Polly crollò dopo ore di estenuanti pianti, addormentandosi tra le braccia di Ada.
Erano tutti esausti.
Tommy porse un bicchiere di Irish Whiskey a Annabelle, strappandole un sorriso in quel volto stanco “Te lo sei meritato” le disse alzando il proprio in un brindisi “Buttalo giù, poi ti riaccompagno a casa”.
Annabelle obbedì. Il liquido le bruciò la gola ma la ristorò, dandole nuovo vigore. Si asciugò le labbra col dorso della mano e posò il bicchiere vuoto sul tavolino di legno “Andiamo” disse infine.


Salutò gli altri e uscì seguita da Tommy. Erano stranamente silenziosi e non dissero una parola fino a quando non arrivarono al numero 13 della via.
Lo sguardo di Tommy era indecifrabile. Sembrava arrabbiato, sembrava stanco, sembrava triste...Annabelle per la prima vera volta non riuscì a capirlo. Gli accarezzò il viso per dargli un po' di conforto e Tommy si lasciò andare a quel tocco senza scostarsi, semplicemente guardandola negli occhi “Grazie, Belle” mormorò.
Solo in quel momento le scostò la mano, con delicatezza. Le prese il volto tra le mani e lo avvicinò al suo prima di posare le proprie labbra su quelle di lei. Le forzò appena e poté percepire quasi ogni sensazione di lei.
L'irrigidimento, per la sorpresa iniziale e la successiva rilassatezza quando si era lasciata andare a lui, schiudendo le labbra e permettendo alle loro lingue di incontrarsi.
Fu un bacio lento ma urgente, come se per entrambi fosse indispensabile farlo. Tommy la lasciò andare lentamente. Non disse una parola, lasciò che le sue mani scivolassero sul collo di lei prima di separarsi del tutto dalla sua esile figura e si voltò, verso il numero 6 di Watery Lane.





Nota dell'autrice: Il titolo di questo capitolo fa riferimento all'omonima canzone di Neil Diamond

   
 
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