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Autore: Vagabonda    20/04/2009    16 recensioni
Stanca di abitare sotto lo stesso detto dell'odiata matrigna, Bella decide di scappare di casa, andando a vivere con la cugina a Parigi. Qui le due ragazze trovano lavoro presso una pasticceria nella quale un giorno entrerà un ragazzo che cambierà dolcemente la vita di Bella...chi sarà mai? Vi do un indizio: bellissimo, capelli ramati, occhi color ambra...
Edward: In un batter d’occhio fui steso sul letto, il fiato corto per l’eccitazione. Solo ora mi rendevo conto degli avvenimenti di quella mattina. Tornai a osservare il soffitto, immerso in pensieri nuovi. Infatti ora tra le pieghe del legno mi sembravano lunghi capelli castani e al centro vedevo chiaramente un paio di grandi occhi color cioccolato.
Bella: Avevo le farfalle nello stomaco, la testa mi girava e mi sembrava di avere la febbre. Quel giorno mi ero presa una malattia tremenda e incurabile. Eh sì, mi ero proprio innamorata!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Stavamo passeggiando sul ponte di una barca, mano nella mano. Era il tramonto, Parigi illuminata da una luce soffusa di un sole arancione. Un raggio mi colpiva in pieno, facendo brillare i riflessi ramati dei miei capelli, ma lui era in ombra e mi guardava con un sorriso.
-Sei bellissima- mormorava.
-Mai quanto te- dicevo io, sfacciata.
Lui rideva, poi si avvicinava. Vedevo le sue labbra invitanti sempre più vicine e mi protendevo per diminuire ulteriormente la nostra distanza. E, finalmente, ci baciavamo mentre lui mi stringeva a sé.
-Oh, Edward…-
-Bleah! Che schifo!- gridò qualcuno, interrompendo bruscamente le mie fantasie.
Mi ritrovai scaraventata sul freddo pavimento della camera, le gambe all’aria. Spalancai gli occhi, ma li socchiusi subito, accecata dalla luce del mattino. Sul letto, vidi mia cugina che trafficava con la mia coperta.
-Che fai?- chiesi con voce impastata dal sonno, irritata sia per il volo ma soprattutto per il sogno lasciato in sospeso.
-Mi sto pulendo la faccia dalla tua bava!- rispose lei, guardandomi male.
La fissai sconcertata.
Sbuffò -Si può sapere perché hai deciso di limonare con la mia guancia? Vuoi traumatizzarla? Guarda che è una guancia sensibile-
Avvampai. Ecco spiegato il motivo per il quale il mio sogno era sembrato così reale. Il nostro bacio…mi era parso di aver toccato davvero le sue labbra!
-Ehm…vedi, io…- cominciai. Mi osservava incuriosita, la mano a mezz’aria, ancora stretta alla mia coperta.
-…stavo sognando di mangiare un gelato al puffo e pistacchio, buonissimo!- mentii avvampando. Non ero mai stata brava a dire bugie, infatti non ci cascò nemmeno un istante.
-Mia cara, quella non era una leccatina veloce da gelato, era più un qualcosa tipo…- e fece una boccaccia buffissima –capisci cosa intendo?-
Annuii, abbassando lo sguardo. Era inutile mentire, tanto mi avrebbe comunque scoperto, estorcendomi la verità con la forza. Temevo solo la sua reazione.
-Io e Edward…-
Saltò su, urlando -Ah ah! E brava la nostra Bella! Fai le fantasie sconce eh? Furbacchiona!-
Ecco, esattamente quello che mi aspettavo.
-Ma no scema, eravamo su una barca al tramonto e poi lui mi baciava…-
-Se se, chissà cosa sarebbe successo se non ti avessi svegliata…!-
-Allora potevi farne a meno!- sbottai arrabbiata, dopodiché mi alzai e corsi in bagno, sotto gli occhi di una scioccata Arianna.
Mi chiusi a chiave e aprii l’acqua della doccia. Eh no! Quando è troppo è troppo, mia cugina era simpatica e tutto, ma a volte esagerava davvero.
Rabbrividii, infilandomi sotto il getto gelato. Stupida abitudine della doccia ghiacciata, tutta colpa di mio padre! Da bambina era lui che mi portava a scuola la mattina, ma visto che ero loquace come uno zombie, per svegliarmi aveva adottato questa tecnica infallibile: prima mi chiamava con voce dolce e amorevole, quando mi alzavo però, mi scaraventava nella vasca da bagno, piena di acqua freddissima. Una volta uscita ero sì sveglia, ma sembravo un cubetto di ghiaccio!
Ripensando a quei momenti mi accorsi di quanto mi mancasse mio padre. Anche se non eravamo mai stati uniti come me e mamma, con lui avevo un rapporto speciale. Entrambi timidi e impacciati, ci intendevamo alla perfezione. Mi faceva sempre sorridere e amavo quando mi portava con lui all’università, per farmi vedere quei libri così antichi.
-Ma chi li ha scritti?- chiedevo io allora, con la curiosità tipica dei bambini.
-Uno stregone, tanto tempo fa- rispondeva con la voce grossa.
-Ed era cattivo?-
-Oh sì, e adesso ti mangia!- diceva lui, afferrandomi e facendomi il solletico.
C’era un gioco che chiamava proprio “macchina del solletico”, mi prendeva e mi pizzicava finchè non avevo le lacrime agli occhi, poi mamma interveniva per salvarmi, ma papà acchiappava anche lei.
Sorrisi tristemente. Che bei tempi! Ma non sarebbero tornati mai più, ora eravamo separati e lui aveva la sua nuova vita con quella strega…ringhiai esasperata. Meno male che c’era Edward! Da quando era entrato nella mia vita, ogni giorno era meraviglioso, insieme a lui potevo sentirmi finalmente felice e completa dopo tanto tempo.
Avevo finito di asciugarmi i capelli e pettinarmi, appena uscita dal bagno sentii un profumino delizioso di pane tostato. Seguendo il mio naso, raggiunsi la cucina dove trovai Arianna intenta a cucinare delle omelette dall’aspetto invitante. Si era girata, probabilmente al suono dei miei passi, e ora mi fissava pentita.
-Scusa per prima, non volevo…per farmi perdonare però ti ho preparato la tua colazione preferita!-
Guardai tutto il ben di Dio che c’era sulla tavola: pane tostato ancora fumante, burro, zucchero, latte, succo di arancia, caffè e le omelette appena fatte.
-Mmm…non so se saprò scusarti…- dissi poco convinta, ma il mio stomaco decise per me, mettendosi a brontolare sonoramente –bè, forse se le omelette sono buone…-
-Oh grazie, grazie, grazie!- esclamò la mia amica, saltandomi addosso.
Spazzolai tutto in pochi minuti, ero davvero affamata! D’altra parte, la sera prima non avevo mangiato, ci eravamo trattenute così tanto dai Cullen che era passata l’ora di cena.
-Bella, sbrigati che tra un po’ arriva Edward!- mi ricordò Arianna.
Corsi a vestirmi e terminai di allacciarmi la collana che mi aveva regalato Edward proprio al suono del campanello.
Mi precipitai ad aprire, ma mia cugina mi spinse via.
-È Edward!- dissi esasperata.
Alzò un sopracciglio con sguardo misterioso –Non si sa mai- poi spalancò la porta.
Il mio chaperon preferito comparve davanti ai miei occhi, in tutto il suo splendore.
-Ciao- disse con la sua voce celestiale, guardandomi intensamente.
Inevitabilmente arrossii –Ciao-
-Ehi Eddy!- trillò Arianna –come va? Sai che stanotte Bella ti ha sognato? Ma ti dirà tutto lei, io adesso scappo! Buona giornata!- e fuggì dalla mia ira.
La fissai in cagnesco finchè non scomparve, poi mi voltai verso di lui.
-Cos’è questa storia del sogno?- chiese, divertito.
-Oh, niente, ignora quella pazza!- risposi io con voce molto acuta.
Appunto mentale: strangolare Arianna!
Mi guardò strano –Ok…allora, pronta per una nuotatina nella Senna?-
-Ehm…non so…dovrei?-
Ridacchiò –Bè, dato che il pilota della barca sono io…direi di no!-
Mi bloccai sulla porta, mentre lui si avviava verso la macchina. Poi notò la mia esitazione e tornò indietro di corsa.
Prese la mia mano nelle sue –Tutto bene, piccola? Sei più pallida del solito!- ridacchiò nervoso, ma percepii la sua preoccupazione. Chissà che faccia avevo! Se rispecchiava i miei pensieri, allora doveva essere sorpresa e alquanto terrorizzata. Era una mia impressione, o Edward aveva intenzione di portarmi a fare una gita in barca? Glielo domandai titubante.
Parve stupito –Sì, pensavo ti avrebbe fatto piacere, ma se non vuoi fa lo stesso…-
-No!- esclamai subito. Se non avevo potuto concludere il mio sogno da addormentata, magari da sveglia sarei stata più fortunata… -È un’idea fantastica! Cosa aspettiamo?- aggiunsi, precipitandomi giù dalle scale. Ovviamente inciampai, ma fui presa al volo da due braccia forti.
-Ehi, non con così tanta fretta!- rise, depositandomi dolcemente nella macchina –abbiamo tutta la giornata per noi-
Lo guardai sorridendo. Mi ero presa un intero giorno di ferie per passarlo solo con lui, oggi infatti erano tre mesi esatti che ci eravamo conosciuti e, a dirla tutta, i tre mesi più belli della mia vita…
La vettura si fermò e in un baleno Edward fu al mio fianco, la portiera aperta in attesa che scendessi. Appena fuori, rimasi abbagliata dalla bellezza del panorama: la Senna brillava come ricoperta da pagliuzze argentate. Una barca ci aspettava ormeggiata, la raggiungemmo e, dopo che Edward ebbe scambiato due parole col proprietario, salimmo a bordo.
Quando vidi tutti quei comandi, mi sorse un dubbio.
-Ma…tu sai guidarla veramente?-
Mi guardò intensamente –Certo, io so fare tutto-
Alzai gli occhi al cielo, ma non contestai, piuttosto uscii ad ammirare il fiume. La barca si stava muovendo e, mano a mano che acquistavamo velocità, l’acqua scorreva sempre più rapida sotto di noi. Il sole era alto nel cielo e colpiva in pieno l’imbarcazione e, proprio come nel sogno, i riflessi rossicci del miei capelli risaltavano illuminati. Mi voltai e fui sorpresa di vedere Edward che mi osservava nell’ombra. Doveva aver intuito la mia domanda spontanea, perché con un sorriso furbetto disse -Pilota automatico!- poi tornò serio.
Mi avvicinai a lui e quando gli fui di fronte parlò ancora.
-Allora…ti sei divertita ieri?- chiese con falsa indifferenza.
Sorrisi –Molto! La tua famiglia è stupenda, sono stati tutti così gentili con me…e con Arianna- feci una smorfia.
-Già, gli piaci parecchio sai? Anzi, direi che ti adorano, specialmente Esme! A proposito, ti saluta-
Arrossii –Grazie, ricambio-
Si illuminò –Ah, e poi c’è dell’altro…- disse sporgendosi verso di me.
Mi irrigidii, mentre il respiro accelerava.
-Ha detto di darti un bacio da parte sua…-
La sua bocca era a pochi centimetri dalla mia. Ok, ero completamente fuori controllo, se si fosse avvicinato ancora di un millimetro, probabilmente non avrei retto.
Chiusi gli occhi, in attesa. Sussultai, quando avvertii le sue labbra sfiorarmi la guancia.
-Ecco fatto, sarà contenta!- lo sentii dire.
Spalancai gli occhi, guardandolo. Lui ricambiò lo sguardo, perplesso.
-Sicura di stare bene? Oggi sei strana…-
Impiegai qualche secondo per rispondere, dovevo ancora riprendermi –S-sì sì, sono solo un po’ stanca…-
-Hai dormito male stanotte?-
-No, affatto…- ripensai al mio bellissimo sogno.
Mi guardò, confuso.
Sospirai –Ho fatto un sogno…- mi fermai, ma vedendo che aspettava, continuai –ho immaginato di fare un giro in barca al tramonto e c’eri anche tu-
Adesso era sorpreso e curioso –E di cosa parlavamo?-
Le guance mi si infiammarono –Noi non…non parlavamo proprio- lo guardai dritto in faccia –tu mi…ecco…mi baciavi…-
Si irrigidì –Ah-
Restammo in silenzio per diversi minuti, io aspettavo che aggiungesse qualcos’altro, ma lui taceva. Poi, senza fiatare, si voltò e tornò al posto di comando, lasciandomi sola.
Camminai fino al bordo della barca e appoggiai le dita sull’orlo. Piccole gocce bagnavano il dorso delle mani, mentre lacrime sempre più abbondanti mi scorrevano sul viso. Perchè gliel’avevo detto? Perché Arianna si era impicciata? Anzi, perché avevo fatto quello stupido sogno? Ero un’illusa, aveva reagito come ogni altra persona avrebbe fatto, ciò nonostante una piccola, ma non meno importante, parte di me continuava a sperare. Sperare in che cosa? Non sarebbe mai potuto nascere niente, lui era perfetto e io…io ero assolutamente normale. Banale. Insignificante.
Vidi le mie mani scurirsi e alzai il capo. La barca stava passando sotto un ponte, e le ombre mi circondarono. Abbassai la testa e, tra le lacrime, vidi una mano poggiarsi sulle mie, accarezzarle dolcemente per poi stringerle. Ma non mi girai, non ce la facevo.
-Voltati- sussurrò al mio orecchio.
Scossi la testa.
-Ti prego- era vicinissimo, la voce come rotta dal pianto.
A sentirlo così, fragile e distrutto, non resistetti. Il suo volto era anche peggio della voce, vi leggevo rimorso e dolore mentre non c’era traccia del sorriso sghembo che tanto amavo.
Gli accarezzai una guancia, poi poggiai la testa sul suo petto. Non mi importava se non mi voleva, quando l’avevo visto così colpito avevo provato l’impulso di proteggerlo. Buffo, io, così fragile e impacciata, volevo difendere lui, grande e grosso.
Mi stinse a sé –Scusa, sono un idiota, io…non so cosa mi è preso-
Non risposi, temendo di dire qualcosa di sbagliato.
-Non avrei dovuto reagire in quel modo, non ce n’era motivo-
Tacqui e mi sollevò il volto delicatamente –Capisco che tu sia arrabbiata con me e se non vorrai vedermi mai più me ne andrò, anche se soffrirei tremendamente, ma devo sapere cosa pensi…per favore- scongiurò.
Lo guardai confusa, come poteva anche solo immaginare che non lo volessi? Io senza di lui non esistevo! La vita senza di lui sarebbe stata vuota, inutile. Volevo dirgli questo ed altro, ma mi mancava la voce, così mi limitai a sussurrare –Resta con me-
Mi abbracciò, poi, fissandomi negli occhi, disse –Io ti amo-
Il mio cuore, il mio cuore stava scoppiando. Pompava velocissimo il sangue alla testa, che mi girava follemente. Non poteva essere, era impossibile. Eppure, tremendamente, meravigliosamente vero.
-Anche io ti amo, Edward- sussurrai, poi ci baciammo.
Fu un bacio tenero e dolcissimo, nuove lacrime tornarono a scorrere dai miei occhi, ma questa volta erano di gioia, una felicità che non pensavo di poter mai provare. Il mio cuore stava scoppiando, scoppiando di felicità.





Ciao tesorini miei! Scusate per il ritardo ma internet va e viene! Mamma mia quanti commenti che mi avete lasciato *-* grazie mille a tutti!!! Spero che questo capitolino (neanche tanto ino...) vi sia piaciuto, io mi sono commossa mentre lo scrivevo!XDXD
Mi dispiace care ma dovrete aspettare ancora un pò prima che Ed si riveli...abbiate pazienza!
Un bacione grande a tutti!! Ele



   
 
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