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Autore: reggina    10/07/2016    1 recensioni
Colin è un sopravvissuto. Dovrà affrontare una lenta e tormentata risalita per tornare alla vita vera.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Abbott, Bright Abbott
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Man on the moon risuona lungo la strada sterrata che conduce a Buck's Rock ,in quel limbo che confondeva l'amicizia, l'attrazione e i primi amori tra cestini da picnic e nuotate.

Era l'inno della loro estate da adolescenti fatta da un tempo da abitare e non da investire, dove il tempo appariva indeterminato e astratto e non sfuggevole.

La realtà adesso è rarefatta, quasi lontana dal vero, più vicina ad una sensazione o ad una suggestione: a Bright assomiglia ad un pop up tridimensionale dipinto con i pastelli a C'era.

Non resiste più a stare vicino al lontano e lontano dal vicino così l'inversione di marcia è automatica e istintivo è il tragitto verso casa degli Hart con il vetro giù, il gomito fuori e la musica in sottofondo per darsi un finto contegno da strafottente.


Jim, sulla scala a pioli intento a raccogliere un cesto di ciliegie punteggiate e acidule, pare il soggetto di un quadro impressionista dalle pennellate rapide e vibrate. Quella figura suscita in Bright una goffaggine e un imbarazzo che non gli sono mai appartenuti: troppo marcati sono ancora i paragoni, i rimpianti e quel vuoto incolmabile che secca la gola di entrambi.

"Colin è in casa!"

Nonostante il tono un po' burbero, Bright ne è sollevato e si sottrae in fretta a quelle occhiate ferite e accusatorie.


Colin, dritto sulla sedia in faggio curvata del soggiorno, tenta di ridefinirsi e di trovare un nuovo equilibrio. Nessuno, nemmeno il suo migliore amico, sembra davvero in grado di capire l'enorme fardello che gli è piovuto addosso ed essere in grado di raccoglierlo, anche solo per un attimo.

Bright si limita a sederglisi difronte, cercando una battuta per sciogliere quella postura rigida: tutto quello che gli scappa è una risata nervosa che proietta sul suo viso dignità e controllo.

A Colin non sfugge il suo disagio.

"Sai cosa vorrei adesso? Un mal di pancia. Uno di quelli che poi ti fanno stare bene."

Bright inarca un sopracciglio, spiazzato da quella richiesta enigmatica: non è una richiesta mal formulata e lui lo sa. Colin sta chiedendo una di quelle risate che scoppiano oneste, difronte a qualcosa di davvero divertente e che durano fino a farti stringere la pancia e lasciarti senza fiato. Una delle loro.

Lo sguardo errante e senza pace di Colin, però, vuole di più. Vuole far suo quell'evento che l'ha costretto a fermarsi. Vuole cogliere il senso di una realtà esplosa davanti ai suoi occhi che lo costringe a mettersi in discussione.

"Raccontami di quella sera, Bright!"


Il giovane Abbott deve fare i conti con una fame d'aria che gli mozza il respiro costretto, alla sprovvista, a confrontarsi con quel fantasma del quattro luglio, inchiostrato indelebile nella sua testa.

Deve chiudere gli occhi per scacciare l'immagine di quel corpo giovane ridotto a un manichino straziato sul terriccio grezzo, dei suo richiami cantilenati senza che lui si muovesse, mentre cielo e terra si confondevano.

Gli occhi sono lucidi quando li riapre ma non ce la fa a dargli la risposta che gli alleggerirebbe il cuore.

Non ce la fa a dirgli: Ti ho quasi visto morire.

Sorride Bright e poggia la mano sul polso sottile di questo Colin così fragile ed esposto, deciso a proteggerlo.

"Ciò che conta è il futuro."

Un po' deluso e un po' persuaso, il ragazzo alla ricerca di certezze allunga verso l'amico la lettera con il monogramma della Notre Dame: l'ha trovata, quasi per caso, tra i giornali di suo padre.

" È dell'università!"

Ammette Bright e, improvvisamente, il suo desiderio di scambiare tutti i suoi domani per un solo ieri svanisce dinnanzi alla disperata rassegnazione di Colin.

   
 
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