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Autore: GreenParadise    10/07/2016    2 recensioni
Sono anni che non metto piede qui dentro, ma boom, probabilmente ecco qui l'ispirazione, quindi voglio cimentarmi!
Idee ancora molto confuse, ma esiste un piano generale, c'è. Vedremo se portarlo a termine o no, attenderò anche varie critiche/recensioni prima di poter continuare.
Spero di non essermi arrugginita.
« Sono passati più o meno due anni da quando Derek e Stiles si sono lasciati, forse di comune accordo, forse perché il filo rosso che li legava si era improvvisamente spezzato. Erano passati due anni e nonostante le cose “passate” fra di loro, altre rimanevano ferme ed immutabili. »
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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" If I just lay here,
would you lie with me and just forget the world? "






 
Un temporale improvviso li aveva sorpresi e sebbene Derek preferisse rifugiarsi proprio sotto la casetta di legno al parco, Stiiles optò per correre sotto la pioggia, felice di sentirsela scivolare addosso, senza nessuna preoccupazione, solo che non aveva previsto la quantità che ben presto venne giù dal cielo e l’unico risultato ottenuto non fu quello di divertirsi senza conseguenze, ma di ritrovarsi inzuppato dalla testa ai piedi.  Ovviamente con  Derek a seguito che - non potendo rimanere fermo mentre il più piccolo si dimenava con entusiasmo - lo seguì, costringendolo poi a tornare immediatamente a casa.
Il licantropo non soffriva particolarmente il freddo, vista la sua temperatura sempre più elevata del solito, ma Stiles rimaneva un semplice essere umano e tenersi addosso quei vestiti bagnati non era l’ideale. Il più grande insistette così nel riaccompagnarlo fino in camera, assicurandosi che si mettesse a proprio agio e soprattutto all’asciutto e anche se era stato costretto ad entrare dalla finestra della sua camera per non rischiare di venir scoperto dallo sceriffo, non demorse. Aveva un piano e l’avrebbe portato a termine.
Stiles sghignazzava fra sé e sé, sapendo quanto al licantropo infastidisse il dover entrare in casa come un ladro, ma non voleva correre il rischio di trovarsi in un’imbarazzante situazione con il padre e in qualche modo voleva fargliela pagare per tutte le volte in cui lo aveva sottoposto ad un mini-infarto, intrufolandosi in casa propria senza preavviso: quindi le cose andavano fatte secondo i suoi piani, altrimenti andavano semplicemente in fumo.
Una volta dentro, vedendo Derek avanzare verso di lui, appiattito contro la porta, rimase fermo, in attesa di una sua possibile reazione. L’altro, contro ogni previsione, si sfilò il giubbotto di pelle, tolse entrambe le scarpe e con immensa facilità si sfilò via i jeans, lasciando il ragazzo privo di parole come raramente succedeva, intento a ripassare con gli occhi ciò che conosceva alla perfezione, ma che non si sarebbe mai stancato di guardare.
Derek era sempre stato restio a spogliarsi davanti a lui, se non sotto sua esplicita richiesta, non volendo considerarsi un esibizionista, quindi quella decisione improvvisa non riuscì ad essere ben compresa dal ragazzo che tuttavia non la disdegnò per nulla.
 

« La maglia non la togli? »

 
La bocca di Stiles, infatti, si aprì prima ancora che il cervello elaborasse l’intenzione di parlare, dando libero spazio ai propri pensieri che risuonarono alle orecchie del licantropo inaspettate, esattamente come la pioggia che li aveva sorpresi poco prima. Si era spogliato con l’intento di togliersi di dosso gli indumenti bagnati che sembravano modellarsi sul proprio copro, senza nessuna intenzione di provocarlo o rendersi appetibile ai suoi occhi, ma come spesso accadeva, non poteva sottrarsi al suo sguardo, al modo in cui quel colore caldo caramello lo studiava con curiosità.
Non perse tempo, quindi, per avvicinarsi a lui mentre aderiva perfettamente al legno della porta al movimento delle proprie mani che andarono a poggiarsi sui suoi fianchi, il viso nascosto contro il suo collo, appena sotto l’orecchio e il respiro flebile sulla sua pelle diafana.
 

« Perché non me la togli tu? »
 

A Stiles sembrò mancare l’aria nel percepire il suo respiro caldo contro di sé, le sue labbra così maledettamente vicine e quel tono di voce diventato volutamente più caldo, in grado di mandargli il tilt in cervello, lo stesso che usava quando voleva provocarlo, tanto basso e sensuale e non di certo per paura che un probabile arrivo dello sceriffo potesse mandare per aria quel loro momento. Si accertò però che non lo stesse prendendo in giro, tastando con lentezza i suoi pettorali per poi scendere fino all’orlo della maglia e sfilargliela, abbassando subito gli occhi sui muscoli che scolpivano il suo addome, così da non dover incrociare il suo sguardo, troppo imbarazzato dal quel cambio improvviso di situazione.
Derek, dal canto suo, tenne ben in mente quali erano le proprie intenzioni – quelle di non fargli prendere freddo e privarlo dei vestiti fradici che aveva addosso – quindi non perse tempo per sfilargli la felpa che aveva addosso, ripetendo quel gesto con la maglia che aveva al di sotto per lasciarlo a torso nudo. L’ondata di aria fresca colpì immediatamente l’esile corpo di Stiles che avrebbe preferito diventare invisibile piuttosto che essere letteralmente divorato  dagli occhi del licantropo che assumevano quel colore più intenso ogniqualvolta i suoi istinti prevalevano sulla ragione e la passione li accendeva, anche se il suo atteggiamento tentava di mostrare tutt’altro, ostentando una razionalità che poteva perdere con facilità in sua compagnia.
Le sue iridi lo tradivano, sempre. E Stiles lo sapeva.
Ma al contempo erano consapevoli di quanto quel gioco piacesse ad entrambi, quindi il ragazzo rimase fermo, non accennando a voler soddisfare i suoi propositi, spogliandosi, sebbene cominciasse realmente a sentire freddo e anche se Derek rimaneva all’oscuro di tutto quel giro di pensieri che vorticava nella mente del ragazzo, non demordeva. Portò un dito a scorrere in mezzo al suo petto, raggiungendo il limite creato dai jeans per agganciarsi a questi, in modo da trascinarlo con sé mentre indietreggiava verso il letto. Si fermò quando i propri polpacci lo toccarono e senza aspettare un consenso, portò la bocca a lambire il collo e le clavicole di Stiles con baci languidi, appena accennati, respirando caldamente contro la sua pelle mentre si sedeva, divaricando le gambe per fargli spazio fra di esse, scivolando con le proprie labbra verso il suo ombelico per sollevare infine lo sguardo sul suo solo quando si trovò in procinto di dovergli sfilare i pantaloni.
 

« Posso togliere anche questi? »
 

La domanda del licantropo giunse nel momento in cui la respirazione di Stiles era divenuta ormai irregolare, vittima delle sue attenzioni, piacevolmente incapace di opporsi alla sua bocca che sapeva come viziarlo, senza poi concedergli nient’altro che il vero sentimento che sapeva li unisse. Riusciva a rendere una situazione del tutto normale carica di intensa attrazione erotica e lo odiava per quello. Tuttavia era proprio il modo in cui, giorno dopo giorno, aveva capito quanto Derek tenesse a lui, alla propria salute, quanto fosse immensamente rispettoso dei propri voleri, tanto da sentirsi in imbarazzo ritrovandosi quasi a quattrocchi con la propria intimità, conoscendo il suo desiderio di toccarlo, eppure sapendosi fermare al punto giusto per chiedere un consenso. Arrivò con un leggero cenno del campo e le mani portate fra i suoi capelli corvini ad accompagnare i movimenti che lo portarono a liberarsi dei propri pantaloni e a sedersi sulle sue gambe, sulle quali lui stesso lo aveva condotto. Non disse nulla, continuò a massaggiare la cute del licantropo che non aveva smesso un attimo di toccarlo, facendo scivolare i propri palmi dalle spalle nude ai fianchi per scendere fino alle cosce che aveva stretto con particolare vigore, facendolo maggiormente avvicinare contro di lui. Stiles incrociò le gambe dietro la sua schiena, facendo aderire il proprio sesso a quello del licantropo, godendo di quel contatto che aveva preceduto qualsiasi bacio, come se i loro corpi non potessero far altro che cedere l’uno all’altro, nel continuo tentativo di cercarsi e saziarsi a vicenda.
 

« Sei abbastanza caldo? »

 
Quel silenzio scandito da qualche sospiro irregolare, dal battito del cuore di Stiles che limpido arrivava alle orecchie di Derek, fu interrotto proprio dalla sua domanda, mirata alla consapevolezza di aver portato a termine i propri doveri: proteggerlo e tenerlo al sicuro. Il ragazzo era troppo intento a controllare il proprio imbarazzo nel ritrovarsi nuovamente nudo contro di lui con una facilità estrema, doveva riconciliare le proprie idee che da una parte gli rendevano impossibile accettare un contatto così intimo con un ragazzo di quel tipo, come Derek, e dall’altro gli suggerissero di vivere il momento perché quel ragazzo – quello stesso Derek – lo amava al punto da aver superato i propri limiti, di aver affrontato le proprie debolezze e abbattuto i propri muri.
Derek lo amava e lui lo sapeva.
 

« Adesso credo di avere la febbre. »
 

Un sorriso condiviso si disegnò sulle labbra di entrambi, sottolineando l’ironia del più piccolo che non poteva mai mancare, ma si sentiva così caldo fra le sue braccia da poter perfino esplodere da un momento all’altro. A quel punto, un po’ per sdebitarsi, un po’ per la voglia di farlo, portò le mani ai lati del suo viso, poggiando le labbra su quelle del più grande, velocemente, come se fosse un’abitudine farlo e lo condusse a sdraiarsi sul letto. Derek lo accompagnò, posizionandosi alle sue spalle per cingergli la vita e stringerlo sul proprio petto, mettendo così a tacere qualsiasi sua preoccupazione sul padre, sul giorno seguente e sul modo in cui avrebbero portato avanti il loro rapporto.

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Mesi fa, quello stesso letto in cui si trovava rannicchiato da solo, lo condivideva con Derek che mai si sarebbe sognato di lasciarlo una notte da solo, soprattutto senza aver chiarito le questioni in sospeso. Proprio con la stessa persona che qualche minuto prima lo aveva abbracciato così forte da poterne percepire i battiti cardiaci con le sue semplici e banali orecchie da umano e che, una volta accompagnato a casa, lo aveva salutato con la stessa velocità con la quale aveva fatto nuovamente capolino nella propria vita, senza dargli tempo di chiedergli di restare, di scriversi o di sottolineare implicitamente che si sarebbero beccati in futuro.
Perché?
Perché quel letto era tornato ad essere improvvisamente troppo grande per una persona sola?
Stiles continuò a ripetersi quella domanda fino a quando non si addormentò.
Ma il giorno successivo e quello dopo ancora, la questione era la stessa: perché sei sparito, Derek?
Perché dopo una settimana da quell’incontro al parco non ti sei più fatto vivo?
Perché sei tornato e te ne sei andato di nuovo?




 
Note: Intanto ringrazio per “l’accoglienza” ricevuta, per chi ha recensito e per chi segue la storia in silenzio, siete uno stimolo in più per continuare!
Spero sia stato chiaro questo passaggio – se così può essere chiamato – altrimenti son sempre pronta a rispondere alle vostre domande.
Ho dimenticato di precisare una cosa: avendo io inserito la storia nella categoria “what if” ho intenzione di NON rispettare esattamente TUTTE le cose che abbiamo visto nella serie televisiva, in primis perché ( purtroppo!!) Derek e Stiles non sono mai stati insieme. Quindi vi ritroverete paesaggi, situazioni e personaggi simili, ma qualcos’altro andrà oltre perché mi piace essere libera di immaginare le cose in maniera diversa, influenzata anche dal mio personalissimo modo di aver ruolato Derek in vari contesti.

Un saluto a tutti e continuate a leggere! :3
   
 
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