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Autore: Vika_I_Love    11/07/2016    1 recensioni
La vita di Molly Sue è una lotta continua, ha lottato nel Bronx, ha lottato in carcere, ha lottato per ricevere amore ed ora lotta per farsi spazio nella WTA.
Le sue convinzioni vacillano quando il suo percorso incrocia quello di una ragazza, Molly ha paura di Emily, ha paura di diventare “umana”, Emily è l’unica a non avere paura di Molly, l’unica che riuscirà a cambiarla.
Molly non sa che Emily per lei sarà un tornado.
Il tornado passa violentemente e prende tutto, tutto ciò che vuole.
“Lo sguardo della più piccola era perso nel vuoto, il cuore le batteva a mille, le faceva male, le bruciava dentro al petto come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.
Emily invece era decisa, la guardava dritta negli occhi, cercava di captare qualcosa che andasse oltre le apparenze, cercava di capire realmente chi fosse Molly Sue.
Molly non poteva essere la ragazza viziata e senza sentimenti, non poteva essere come la descrivevano i giornali, lei non aveva il cuore di pietra.
Portò le mani sul viso della bionda, riuscì a catturare il suo sguardo, l’accarezzò delicatamente.
-Sei troppo bella per non farti male
Storia rivisitata
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Baby, sei troppo bella per non farti male

Dammi tutto adesso, tutto quello che hai

 
 
-MOLLY!!!!!!!- l’urlo spezzato dal pianto della donna fece voltare tutti, la voce rauca, la voce talmente alta da riempire 4 mura piene di urla “primitive”, piene di disprezzo, piene di bullismo, colme di abuso di potere.
Con estrema rabbia privò i poliziotti delle loro “armi”, uno alla volta riuscì ad indebolirli, senza manganello erano quasi innocui.
Con le lacrime che le rigavano il volto continuò ad urlare –Cosa le state facendo?- si chinò per coprire il corpo nudo della ragazzina, la Sue indebolita, la Sue a terra, la Sue tremolante, la Sue con varie erosioni sul corpo, lo stesso corpo che perdeva sangue ovunque, la Sue con un occhio troppo gonfio per essere aperto e partecipare all’atrocità di quella stanza, la stessa identica Sue in carcere.
Nessuno avrebbe detto che quella ragazza fosse una stimata modella.
Vera si privò del doppiopetto, coprì la giovane tennista, la voce anche se bassa e ferita l’avrebbe riconosciuta ovunque
-Va via- la giovane portò una mano a terra e cercò di farsi forza con la stessa per riuscire ad alzarsi.
La donna era pietrificata, preferiva l’orgoglio, avrebbe preferito non essere salvata pur di non vederla.
Le portò le mani al viso –Molly, ma cosa dici?- sussurrò quelle parole di istinto, con fare materno.
La ragazza spinse la sua ex coach, un passo dopo l’altro, riuscì ad uscire da quella stanza.
 
Vera si voltò verso i poliziotti, gli puntò un dito contro –Voi, voi … - prese fiato per non ricominciare a piangere, -Tutti voi non la passerete liscia-.
Uscì dalla stanza, entrò furiosa nella stanza del comandante
-Come avete potuto permettere che succedesse una cosa del genere?-
Il signore si alzò allarmato dalla sedia, varcò la soglia della porta, guardò Molly, gli occhi sgranarono, il fiato mancò per qualche istante, guardò la stanza che aveva fatto da palcoscenico a quelle atrocità, entrò per poi chiudersi la porta alle spalle.
 
Vera si avvicinò alla ragazzina, -andiamo in ospedale-
-non ho abusato di cocaina quando ho disputato i vari tornei- guardò la donna con rancore, la odiava ma allo stesso tempo non avrebbe voluto deluderla, si pulì il viso dal sangue con la manica della giacca
-Non voglio più vederti-
Vera era preoccupata, guardò Molly dispiaciuta ma non perse occasione per rimproverarla –basta ora, solo perché non ti allenerò più questo non vuol dire che non faccio più parte della tua vita-
Arrivò l’ambulanza, l’unica poliziotta di turno si avvicinò alla ragazzina –Ti accompagno io-, le strinse una mano e d’istinto l’abbracciò –mi dispiace, non so come è potuto succedere-
Molly allontanò con delicatezza la donna sconosciuta, guardò Vera, aveva lo stesso sguardo di qualche tempo prima, sguardo inespressivo –Tu non fai più parte della mia vita zia-.
Vera indietreggiò, era incredula, come faceva a sapere che lei fosse sua zia, guardò la giovane, guardò la porta dell’ambulanza chiudersi alle sue spalle.
 
 
 
 
Aprì gli occhi e si fece accecare dal sole, fece pressione sui gomiti per alzarsi, bevve qualche sorso d’acqua per poi riposare la bottiglia sul comodino.
Non riusciva a muovere una mano, la guardò, e si rese conto che fosse legata al letto con un paio di manette, alzò lo sguardo e vide Emily e Joy, entrambe affrante, entrambe con gli occhi gonfi e rossi dal pianto.
La mora si avvicinò al letto, l’impassibilità di Molly la rallentò e la sua voce la bloccò
-Quanto mi hanno dato?-
Joy prese posto ai piedi del letto, poggiò la schiena contro la ringhiera –sei obbligata ad andare in una clinica specializzata per i tuoi casi, se non lo farai sarai processata, non come una minore- strinse una mano dell’amica, era dispiaciuta, si fermò qualche secondo
-sei sospesa dalla WTA per 3 mesi, non sei risultata positiva durante Wimbledon e gli US open quindi sono stati clementi, ma non potrai partecipare ai prossimi master 1000 e alla Fed Cup-
La bionda sospirò, fece cadere la testa sul cuscino, Emily le accarezzò il viso dolcemente,
-non toccarmi, sono sporca- la barista guardò Joy, quest’ultima si alzò di scatto dal letto, le urlò contro interdetta
-Sporca? Non sei tu quella sporca, sono loro, che cazzo dici Molly?-
-mi sono venuti addosso, avevo il corpo pieno … - si fermò, guardò la sua ragazza, era terrorizzata –quindi non toccarmi sono sporca-
Emily baciò delicatamente la fidanzata sulle labbra –Ieri sera ti hanno dato della morfina, non riuscivano a tenerti ferma, ti ho lavata io, so in che condizioni sei arrivata, Vera mi ha telefonata, siamo corse qui e tu, tu eri impenetrabile come sempre, non sono riuscita a capire cosa ti abbiano fatto prima di lavarti-
Molly guardò la ragazza, la sua espressione si addolcì ed iniziò a diventare nuovamente umana
-Io ti amo, proprio perché ti amo ti devo chiedere di andare via-
Emily era pietrificata, indietreggiò di qualche passo, guardò Joy ma anche lei era pietrificata,
-Io non vado via-
 
Molly si alzò dal letto, non c’era parte del corpo che non le faceva male, a fatica riuscì a sedersi, a fatica riuscì a pronunciare quelle parole guardando la sua amata –Ti ho detto che devi andare via, ci vediamo dopo la riabilitazione, meriti una ragazza migliore ed io diventerò una ragazza migliore-
-No- pianse, ricominciò a piangere, -Io non me ne vado, io sarò con te, io sarò al tuo fianco ogni giorno della tua vita-
-Vattene Emily- Molly urlò, usò le sue ultime forza per urlare sprezzante
Joy si alzò dal letto, si portò davanti ad Emily –Credo che tu debba andare, fallo per lei, ha bisogno di tempo per metabolizzare il tutto-
La Vivaldi non poteva fare altro, guardò per l’ultima volta la sua ragazza, ormai ex ragazza ed andò via.
Arrivò alla fine del corridoio, entrò nell’ascensore, troppe lacrime versate in quelle ore, si voltò verso la persona al suo fianco, Vera era visibilmente provata, aveva le braccia incrociate, gli occhiali da sole per nascondere le prove della notte in bianco –Lo avevi detto tu giusto? E’ troppo bella per non farsi male-
Emily guardò la donna aprì la bocca, ma le parole le morirono in gola.
Si voltò nuovamente –Perché? Perché le hanno fatto questo?-
Vera alzò le spalle, osservò le porte dell’ascensore aprirsi –E’ scomoda, non è ben voluta in questo mondo-
La mora abbassò lo sguardo, strinse i pugni con furia ed abbandonò l’ospedale.
 
-Te ne pentirai Molly- Joy guardò la sagoma di Emily sparire, si voltò per incontrare lo sguardo dell’amica, ma il suo pensiero era altrove, o almeno avrebbe voluto far pensare che fosse così
-Telefona il coach della Stewart, telefono Evans, telefona Montoya, io vincerò il grande slam, e Vera si pentirà amaramente per avermi abbandonata, chiamali tutti, li voglio tutti in clinica con me, tu sarai con me, ci alleneremo insieme, aumenterò lo stipendio ad ognuno di loro, ognuno di voi mi aiuterà a vincere-
Gli occhi della giovane tennista gridavano vendetta.
-Molly, sai benissimo che il tuo cuore non reggerà-
La bionda sorrise amara, scosse il capo –Joy non capisci? Mi stanno perseguitando, mi vogliono uccidere, ma prima di farlo devono uccidere il mio nome e non gli renderò la vita facile, non c’era cocaina nella stanza, c’è l’hanno messa, mi hanno incastrata e non posso coinvolgere anche Emily-
Joy guardò l’amica, il suo piano era arduo.
Evans era il preparatore atletico di Robson, il ciclista che era riuscita nell’impresa, vincere tre grandi giri nello stesso anno, Montoya era un rinominato psicologo sportivo ed entrambi le sarebbero serviti per riuscire nell’impresa.
Da lì a tre mesi, il nuovo staff della Sue era indissolubile, tutti i giornali parlavano della vita privata di Molly, tutti i giornali avevano riempito le copertine con l’intreccio familiare della giovane tennista.
La Sue era pulita, non aveva toccato alcun tipo di droga, non aveva sorseggiato alcun liquido alcolico era pronta per l’impresa.
 
 
Joy entrò dalla porta principale, quell’albergo le era troppo familiare.
Le inglesi prima della Fed Cup sceglievano sempre lo stesso albergo come meta di ritiro.
Si guardò intorno, giornalisti ovunque, manager in fibrillazione, ora anche lei, grazie a Molly, era considerata un eventuale vincitrice degli Australian Open.
La Sue era riuscita sempre a batterla in allenamento, nonostante Joy era riuscita ad avere la meglio in vari tornei sulle avversarie più forti.
Joy si avvicinò al bancone del bar, attirò l’attenzione del personale, -Potrei avere una soda e un caffè da portare?-
-Certo- un sorriso accolse la richiesta della tennista, le porse la soda –Tu sei la Forrest?-
La ragazza sorrise abbozzando un si, -Sei migliorata tanto, credo che questo sia il tuo anno-
-Grazie- la ragazza continuò a sorridere, sfilò delle banconote dal portafoglio per pagare il conto, il ragazzo impegnato a fare cassa, invitò la sua collega a preparare il caffè.
Joy guardò la ragazza intenta a servire la bevanda, i ricordi passarono per la testa
 
“Pioveva a dirotto, a Bristol il sole non passava mai, sbuffò guardando la finestra colpita dalla pioggia fitta.
Non poteva credere che con quel tempo Molly fosse giù al campo ad allenarsi, ormai la sua amica era diventata un robot, era impossibile vederla riposare, era sempre in palestra o al campo, se andava bene la si poteva vedere studiare le avversarie.
Suonò il campanello, la Forrest era sollevata, finalmente era riuscita a capire che con quel brutto tempo, non faceva altro che prendere una bronchite.
Quando aprì la porta si irrigidì.
-Cosa ci fai qui Vivaldi?-
Poteva distinguere le lacrime dalla pioggia, la ragazza era disperata, era distrutta, lo sguardo stanco e gli occhi affranti
-Non ci riesco, mi manca- tirò su con il naso, cominciò a singhiozzare –Per favore, la devo vedere-
Joy scosse il capo davvero dispiaciuta, le circondò le spalle con un braccio e la strinse rammaricata
-Io non posso fare nulla, se la vedessi ora, non vedresti la stessa Molly-
-io, io- si prese qualche secondo –io non c’è la faccio più Joy, la amo così tanto che non so se c’è la farò-
La tennista abbassò il capo, la Vivaldi si allontanò di qualche passo, portò le mani ai fianchi, -Ho bisogno di vederla, sono stata in 9 città diverse prima di venire qui, ed ora che l’ho trovata io non me ne vado-
-Emily, non è così facile, se la ami così tanto, va via, lei non riuscirà a sopportare la situazione-
La Vivaldi guardò la ragazza di fronte a lei, non capì, -la situazione?-
Joy sorrise amare –Lei crede che tu meriti di meglio, sta lavorando per essere il tuo meglio, devi solo aspettare, tra un mese le cose si aggiusteranno-“

 
Emily porse il caffè alla Forrest, sorrise beffarda, -Complimenti per i due tornei vinti, nessuno avrebbe scommesso su di te, tranne una persona-
Joy sorrise di rimando, guardò un punto indefinito del bancone –Credo che quella persona sia ricca ora-
La Vivaldi porse della panna alla ragazza –certo, ho vinto 430.000 dollari grazie a te, comunque Molly preferisce la panna con il caffè-
-Non più, sta seguendo un’alimentazione molto rigida, non assume grassi che non siano saturi-
La mora guardò la tennista interdetta –Perché Dolce e Gabbana glielo hanno impedito o perché Robson è un pazzo?-
-Perché Robson è il miglior preparatore atletico in circolazione, la dovresti vedere è migliorata tantissimo-
Joy sorrise fiera dei miglioramenti della sua amica, si riteneva in parte responsabile, e questo la rendeva orgogliosa
-Quando sono venuta a Bristol, ti ho scongiurato per vederla, ma tu non hai fatto una piega ed ora, ora mi inviti a farlo? Credi che io sia stupida-
La barista si alterò, guardò con disprezzo la ragazza di fronte a lei, la Forrest era allibita.
Emily scosse il capo e si avviò verso altri clienti, non avrebbe sopportato un altro momento con Joy.
 
 
Per la prima volta, Molly accettò la conferenza stampa pre-torneo.
Essere seduta dinnanzi ad un centinaio di giornalisti non le piaceva molto, ma Hector, il suo nuovo coach, le consigliò di essere molto più gentile e cordiale con loro per evitare di essere massacrata dalla stampa.
-Signorina Sue, ha scontato la squalifica di tre mesi, ha rinnovato lo staff e la sua compagna di doppio si è allenata con lei in questo tempo, abbiamo visto una Forrest completamente rigenerata, capace di vincere due tornei di fila, ha scelto la Forrest come cavia? Per capire se fossi ancora la migliore del circuito?-
Molly sorseggiò un bicchiere d’acqua, guardò il giornalista e con il suo inconfondibile sorriso da stronza rispose pacatamente
-Non ho bisogno di Joy per sapere chi è la migliore, sono io la migliore e stasera lo dimostrò in campo-
Hector sorrise, schiacciò l’occhio alla sua atleta come segno di intesa, indicò un giornalista e toccò a lui parlare
-Ti abbiamo vista in molte sfilate in questi mesi, non abbiamo potuto far altro che notare che il tuo corpo sia molto più asciutto e più atletico, questo cambiamento è dettato dalla moda o dal tennis?-
-Io e Robson abbiamo studiato le partite che ho perso, non abbiamo potuto far altro che notare il respiro affannato e la poca violenza nei colpi, così abbiamo scelto una dieta che mi consentisse di non arrivare stanca nelle palle decisive e che riuscisse a fortificare i miei colpi-
-Mi spiace per quel che è accaduto in questi mesi, ma ora tutti sanno dei tuoi problemi di cuore, i giornali non fanno altro che parlare di questo, credi di riuscire a disputare tutti e 4 gli slam quest’anno? Non credi che le scelte fatte siano troppo nocive per il tuo cuore?-
Molly sorrise, guardò Robson, tutti lo ritenevano un pazzo, era riuscito a far perdere peso ad una ragazza già magrissima, era riuscito a portarla al limite nonostante era già nettamente la migliore nel campo della WTA
-Ho chiesto a Robson di farmi vincere il grande slam, non di tenermi in vita- la ragazza scoppiò a ridere e poco dopo anche i presenti in sala risero di gusto, ignorando che quella non fosse una battuta ma la cruda realtà.
 
Dopo un ora di domande mirate al gioco, la conferenza terminò.
Molly ringraziò i presenti, sorrise per qualche scatto e andò via, portandosi dietro Montoya, Hector e Robson.
Era diventato impossibile farle domande se non in loro presenza.
La vita della Sue era completamente diversa, era molto più discreta per quanto riguardava i paparazzi, era difficile fotografarla se non all’uscita o all’entrata degli aeroporti.
 
Alle 19:00 iniziò per Molly l’impresa.
Le bastarono 48 minuti per distruggere l’avversaria, non le concesse neanche un game, non pensò a rifiatare come era solita fare, erano tutti basiti da quel cambiamento, quasi anti sportivo della Sue.
Non le lasciò un game, la devastò psicologicamente.
I presenti in tribuna erano ipnotizzati dai suoi movimenti e dai suoi colpi.
Vera guardava la tv, guardò la sua vecchia atleta, era allibita, non poteva credere a quel che aveva visto, Molly era un robot, una macchina perfetta, era dispiaciuta perché non riusciva a pensare ad altro che ad una macchina.
Spense la tv rammaricata, consapevole che la Stewart contro questa Molly non avrebbe avuto speranze.
 
 
Come per gli Us Open, la Sue evitò Emily, non sapendo come avrebbe reagito, ora che era diventata ciò che voleva, un robot, non poteva rischiare di divenire nuovamente umana.
Sapeva che l’avrebbe incontrata di nuovo, sapeva che l’avrebbe vista, alloggiavano allo stesso hotel.
Molly scese le scale, cercò Joy, poco dopo la trovò.
-Cazzo Molly, sei stata impressionante, tutti i blog parlano di te, la Crew l’hai annientata-
La bionda rise di gusto, sorseggiò la sua soda, guardandosi intorno, l’amica notò lo sguardo dell’altra vagare per la sala
-Emily finisce il turno tra pochi minuti, credo che se rimaniamo qui la vedrai-
La bionda si alzò dalla poltrona, fece due lunghi sorsi ed ultimò la bevanda, con furia si diresse verso l’ascensore.
Aspettò un paio di secondi prima di vedere le porte aprirsi, ma dinnanzi a lei ci fu ciò da cui stava scappando: la Vivaldi, non era sola, una ragazza aveva un braccio sulle sue spalle, sghignazzavano romanticamente.
La Sue era inorridita da quella scena, entrò con aria di sfida nell’ascensore, e quando la notarono le risa si smorzarono.
-Ciao Emily- Molly porse la mano all’altra ragazza –Io sono Sue, Molly Sue, credo che tu abbia sentito parlare di me in giro-
La mano le fu stretta con decisione –Francesca De Santis, il piacere è tutto mio-
La tennista guardò la mano di Emily, notò un anello, ingoiò a vuoto, cercava di tenere a freno la sua rabbia, sorrise falsamente, accarezzò con delicatezza la mano della mora e a quel tocco il cuore si fermò per qualche istante
-Complimenti, ti sei fidanzata ufficialmente?-
Gli occhi di Emily divennero lucidi, non capiva se fossero dovuti alla freddezza di Molly o alla Sue in se.
Molly arrivò al piano interessato, continuò a stringere la mano della Vivaldi –Allora complimenti-
La bionda uscì dall’ascensore.
Teneva i pugni stretti lungo il corpo, cercò di respirare a fondo, poco dopo fece pressione al suo stesso capo, la testa le scoppiava, si sentiva vuota, in quel momento capì, nell’ascensore aveva dimenticato il suo cuore, la sua anima e la sua parte umana.
Emily si fece cadere sul divano, Francesca si accomodò al suo fianco
-e’ stato imbarazzante l’incontro in ascensore-
La Vivaldi scrollò le spalle, inviò un msg alla famiglia, si voltò verso la fidanzata
-Mi dispiace, non pensavo che fosse così sfrontata, non volevo metterti in questa situazione imbarazzante-
Francesca baciò la ragazza carinamente, si alzò dal divano poco dopo
-Non devi scusarti, non è colpa tua se quella è una stronzetta viziata- si avviò verso la cucina –Io preparo qualcosa da mangiare-
La Vivaldi le sorrise.
Si sentiva in colpa, non faceva altro che pensare a Molly, le sue labbra erano una calamita per lei, pensava ancora al suo corpo perfetto al suo fianco appena sveglia,  pensava ai suoi occhi così teneri, teneri solo ed esclusivamente per lei, scosse la testa per evitare di pensarle, ogni volta che le due si vedevano in qualche modo finivano per andare a letto insieme.
Non poteva cedere anche questa volta, aveva accettato la proposta di matrimonio solo due settimana fa, non poteva pensare Molly, non poteva desiderare un’altra donna se non la sua futura sposa.
 Emily era convinta che si trovasse in quella situazione per colpa di Molly, se solo avesse sopportato che La Vivaldi le desse un aiuto morale e che le stesse al fianco nel periodo peggiore, tutto questo non sarebbe successo.
-Vado a fare una corsa- urlò prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
 
 
Il giorno dopo Molly era al campo di allenamento, stava allenando il rovescio, colpiva la palla da più posizioni del campo arrivando in corsa, Hector la spronava a dare il meglio di se, Montoya e Robson erano seduti sulla panca ed osservavano ogni mossa della loro assistita.
-Facciamo una pausa- il coach esortò la giovane tennista a sedersi per riposare un po’, ma le sue parole furono completamente ignorate.
La Sue continuava ad allenarsi, continuava a correre, continuava a dare sfogo alla rabbia colpendo ogni pallina con estrema forza.
I tre uomini furono distratti dall’arrivo di Emily in campo.
La mora si avvicinò alla tennista, le sfilò la racchetta e la gettò dall’altra parte del campo
-Ti sei divertita?- spinse la ragazza aggredendola, -Ti ho chiesto se ti sei divertita, dovresti rispondere-
Molly le bloccò i polsi –Ma che cazzo fai?-
Emily la guardò, in quel momento capì che non aveva mai smesso di amarla, ma non poteva mandare tutti a rotoli con Francesca.
Francesca l’amava, le stava accanto, metteva l’orgoglio da parte quando era necessario, si prendeva cura di lei ed aveva una vita molto tranquilla, Francesca era quello di cui aveva bisogno, ma Molly era quello che voleva.
-In ascensore, perché?-
Molly sorrise sarcastica –Sono io quella che deve dare spiegazioni ora? Non sono io quella con una fede al dito-
La Vivaldi scoppiò a piangere, dette qualche colpo sul petto di Molly –E’ colpa tua, è tutta colpa tua, non lo capisci? Perché mi hai lasciato andare via?-
La tennista si guardò attorno, portò una mano sul viso dell’altra dolcemente –Se ti fa stare meglio, possiamo parlarne a cena stasera, ti posso spiegare tutto-
La mora scosse il capo, tirò su con il naso –Ok- si guardò intorno e si avviò all’uscita dal campo
-Ci vediamo all’Hilton alle 20:00-
-Che cazzo ti è saltato in testa? A cena con la Vivaldi? Si sposa il mese prossimo, si vede lontano un miglio che c’è ancora qualcosa tra voi-
Molly aprì il frigo, riempì un bicchieri di succo, ascoltava le grida dell’amica, accese una sigaretta per poi dare un colpo al piano cucina per attirare l’attenzione
-Credi che non lo sappia? Credi che per me sia facile? Non è facile Joy, ma io le devo delle spiegazioni, lei merita delle spiegazioni, deve sapere alcune cose, non posso concentrarmi se non le spiego la situazione-
Joy rassegnata incrociò le braccia, guardò l’amica esausta –Tu la ami ancora vero?-
Molly abbozzò un si con la testa.
-Devo sapere che lei stia bene-
Indossò la giacca di pelle e uscì dalla stanza, lasciando una Joy basita sola e sovrappensiero.
 
 
Molly aspettò Emily seduta a tavolo, iniziava ad avere paura che l’altra le tirasse una brutta buca.
Sorseggiò dell’acqua continuando la sua astinenza da alcolici, faceva davvero fatica, ma non poteva ricominciare a bere superalcolici, sapeva di non sapersi limitare.
Dopo esattamente 23 minuti, Emily fece il suo ingresso.
Molly era senza parole, la bellezza della mora le fece morire qualsiasi parola in gola.
Sorrise imbarazzata dopo che la ragazza si accomodò di fronte a lei.
-devi fare sempre le cose in grande, il ristorante migliore della città-
La Sue sorrise nuovamente –Se preferisci, c’è un camioncino degli hot dog poco distante da qui-
La Vivaldi scosse il capo divertita, alzò le mani come segno di resa
-So che segui un alimentazione molto rigida, non credo che hot dog e patatine siano ben accolte da Robson-
Molly rise di gusto, -Credo che mi ucciderebbe se mangiassi quelle porcherie- la mora si fece seria, cambiò espressione
-Lo sta già facendo-
Arrivò il cameriere, e la bionda lo ringraziò per essere arrivato nel momento giusto.
-Cosa vuoi dirmi Molly? Perché mi hai invitata a cena?-
La giovane tennista ingoiò un boccone, ripose le posate sul tavolo
-Non mi sono comportata bene e ti chiedo scusa, ma ho avuto i miei buoni motivi-
Allungò una mano per stringere quella di Emily, la ragazza la sottrasse, incrociò le braccia al petto
–Continua-
-Non vorrei mai metterti nei casini, ho seguito una disintossicazione davvero atroce, ho avuto momenti di pazzia, non è facile superare quei momenti e non avrei mai voluto che tu fossi partecipe, non lo meriti. Voglio che ogni momento con me sia speciale, ogni momento con me deve essere perfetto, alzarmi di forza da una pozza del mio sangue ed aiutarmi a fare la doccia, non sono momenti speciali, non voglio farti vivere queste esperienze per causa mia-
Emily sorseggiò del vino, sorrise amara –Speravo che decidessi io cosa sia giusto per me- fece una pausa e poi proseguì –Io avrei scelto te sempre, avrei voluto essere la tua spalla, avrei voluto sorreggerti lì dove ci fosse stato bisogno, ma tu non me lo hai permesso, sono tornata in Sicilia e Francesca mi ha distratta, mi ha aiutata e siamo tornate insieme ed ora tu non puoi farci niente-
Molly la guardò, cercava di estrapolare qualche sentimento diverso dal rancore
-Francesca è quella del supermercato? È la tua ex?-
La Vivaldi evitò di rispondere, evitò di guardarla, facendo valere la regola del “chi tace acconsente”
-Emily mi dispiace ma devi sapere una cosa, devi saperlo poi non ti romperò più le scatole, non romperò più i tuoi equilibri-
La mora alzò lo sguardo, incrociando gli occhi grigi dell’altra, -Io ti ho amata davvero e lo farò sempre, per favore credimi-
Gli occhi della barista erano impenetrabili, privi di emozioni come qualche tempo addietro, bevve del vino, continuando a guardare l’altra negli occhi
-Hai un modo atipico di amare-
Molly abbassò il capo, capì di non riuscire a sostenere lo sguardo dell’altra, strinse i pugni, incapace di dibattere, incapace di dimostrare, incapace di difendere il suo amore.
Emily continuò a guardarla –Hai qualcos’altro da dirmi? Hai qualcosa da dire che riesca a non farmi scappare da te? Hai qualcosa di diverso da dire Molly? Vuoi dirmi qualcosa di tua spontanea volontà in modo tale che non sia costretta a sfogliare qualche giornaletto squallido per conoscerti meglio? Hai qualcosa da dire Molly?-
La Sue continuò a guardare il piatto ormai vuoto, non riusciva ad alzare lo sguardo, non riusciva a pronunciare alcuna parola, si stava maledicendo in quel momento
Emily si alzò dalla sedia rassegnata –Come immaginavo-
Continuò a guardare la ragazza, la bionda tremava, aveva i pugni stretti e le nocche chiare dovute alla pressione, la mascella serrata e le labbra strette
-a te basta amarmi, Vera lo aveva detto, a me non basta amarti, voglio essere partecipe nella tua vita, non voglio risolvere continui enigmi per capirti, forse sono egoista, ma così non c’è la faccio Molly-
La Vivaldi andò via, lasciando quella ragazza, ora a tratti sconosciuta, sola a quel tavolo.
 
 
Dopo prestazioni convincenti, dopo aver annientato la rivali, dopo svariate prove di forza, La Sue era arrivata a mani basse in finale.
La Stewart aveva disputato una semifinale entusiasmante contro la Forrest, riuscì a vincere solo al terzo set,
ora il primo slam dell’anno sarebbe stato conteso tra la Sue e la Stewart.
Molly aveva studiato l’avversaria, conosceva ogni suo dettaglio, il suo servizio era facile da leggere dopo vari video studiati. Piede destro avanti, servizio uscente centrale, piede sinistro avanti, servizio angolato, piede destro obliquo servizio sul corpo.
Molly riuscì a rubarle due turni di servizio di fila, portandosi facilmente sul 6-2, vincendo dopo 302 minuti il primo set.
Vera non sapeva come aiutare la sua atleta, Molly aveva cambiato totalmente modo di giocare, era imprevedibile e di difficile lettura.
In soli tre mesi era riuscita e imprimere molta più forza nei colpi, colpiva ogni palla come se fosse quella decisiva per il titolo.
Era arrabbiata, la sua rabbia la faceva esplodere sul campo da gioco, la pressione che l’aveva torturata in quei lunghi mesi, la liberava ad ogni colpo.
Era inarrestabile.
La Stewart lanciò più una volta uno sguardo verso Vera, ma la donna era più sorpresa di lei.
Il secondo set non cambiò registro.
5-3 per Molly, La Stewart serviva per evitare che l’avversaria vincesse il titolo strappandole nuovamente il servizio.
La tennista più esperta, colpiva ogni palla con forza, facendo correre la più giovane, ma la bionda arrivava ad ogni palla, colpendola con forza, si difendeva alla grande.
Arrivò su un dritto lungo linea violento, colpì la pallina, vinse il punto, dopo una difesa da manuale del tennis, scivolò cadendo, il ginocchio batté violentemente sul campo da gioco.
Il pubblico si alzò di colpo, il giovane talento non si alzava, portò le mani sul ginocchio, lo strinse, il dolore prese il soppravvento.
Le tribune si ammutolirono, erano tutti in silenzio, tutti aspettavano che quella ragazzina si alzasse.
Aveva esagerato, la voglia di annientare l’avversaria le si era rivoltata contro.
Era avanti di un set, era avanti di un break, la presunzione e l’arroganza avevano avuto la funzione di un boomerang.
Il suo staff era in apprensione, erano tutti alzati, Hector aveva le mani tra i capelli, era disperato.
Robson le gridava di alzarsi, Montoya cercava di incitarla, gridandole –il dolore è nella testa-, Molly era ancora sdraiata sul campo, aveva negato l’intervento dei medici.
I suoi tifosi erano disperati, piangevano e urlavano disperati.
Quello che successe poi, entrò nella storia.
Vera si alzò dalla sedia, scavalcò un paio d’ostacoli e riuscì ad arrivare al campo.
Guardò la sua atleta e le sussurrò –Scusa-.
Si avvicinò alla giovane tennista, le strinse una mano e con forza l’alzò da terra.
La guardò dritta negli occhi, le sorrise e le consegnò la racchetta –Ti manca un solo game, ti mancano due punti, devi resistere-
Le dette una pacca sulla spalla e poi si allontanò.
La Stewart sorrise, schiacciò l’occhio all’avversaria, vistosamente dolorante, stringeva i denti, il ginocchio le faceva malissimo, ma le mancavano due punti, doveva resistere.
La tennista con più esperienza però non si fece intenerire, portandosi a casa il game, dopo 4 vincenti, approfittando delle lacune motorie dell’altra.
5-4 e servizio per Molly.
La Sue sapeva che quella fosse la sua ultima possibilità.
Guardò Vera che nel frattempo era riuscita ad arrivare nuovamente nella sua postazione tra le tribune.
Chiuse gli occhi per qualche istante per poi liberare due ace ed un vincente.
Riuscì  a mettere a segno il match point, servizio sul corpo dell’avversaria e volè stretta.
Vinse il secondo slam, si gettò a terra incredula.
Si alzò per i consueti saluti con l’avversaria.
La Stewart le strinse la mano sorridendo –Il Roland Garros non sarà così facile-
La Sue le sorrise di rimando, le consegnarono un pennarello per la firma da scrivere sulla telecamera, sorprese tutti, non scrisse il suo nome, non firmò, scrisse un messaggio ed iniziò la caccia al ricevente
-She’s not me-
 
 
Angolo autrice:
Nonostante le dure violenze subite dai poliziotti, Molly è riuscita a risolvere i suoi problemi con alcol e droghe varie, a scapito di Emily.
La Vivaldi è riuscita a cambiare vita in tempi record, accettando le avance della sua ex.
Cosa pensate del matrimonio che la vedrà protagonista?
Farà una stupidaggine o e la cosa giusta da fare?
Francesca le da quella che vuole in un rapporto al contrario di Molly che fa sempre molta fatica ad aprirsi.
Vera è riuscita ad aiutare la sua vecchia atleta nonostante la sua avrebbe potuto approfittare dell’infortunio al ginocchio per vincere e ribaltare la partita.
Aspetto i vostri commenti che riusciranno sicuramente a motivarmi per scrivere i prossimi capitoli.
Un abbraccio a tutti i lettori.
XOXO
 
Ps: ho creato appositamente il “buco” dei tre mesi.
Scriverò dei flashback per completare il puzzle tassello dopo tassello.
Magari potreste dirmi quale tassello volete scoprire per prima e forse vi accontenterò se non sarà un problema per la linea del racconto.
 
  
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