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Autore: Stella Dark Star    11/07/2016    0 recensioni
Il bello di sfogliare i diari dei tempi della scuola è che a volte puoi trovare qualcosa di interessante che avevi dimenticato. Per esempio una fanfiction su Master&Commander! In effetti mi ricordo che a quei tempi avevo preso una cotta per due ragazzi di quel film. Il risultato? La creazione di un nuovo personaggio da inserire nella storia e la storia stessa raccontata attraverso due lettere.
Infatti questa fanfiction è composta di sole due lettere, che pubblico separatamente, e che raccontano due storie d’amore, o meglio la storia di un triangolo amoroso, tra Rebecca Aubrey (ipotetica figlia del Comandante Jack), Peter Miles Calamy (che nel film diventa Ufficiale verso la fine) e Joseph Nagle (l’aiuto carpentiere, che sono certa nessuno ricorderà!).
La prima lettera la definirei una cornice perché racconta il quadro generale della storia, scritta quattro anni dopo dalla protagonista. La seconda invece svela i dettagli più intriganti ed è scritta a pochi mesi dal tragico fatto, perciò dovete collocarla prima dell’altra nella fascia temporale.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Master&Commander
Lettera a Joseph Nagle
 
Mi caro Joe,
è con la morte nel cuore che ti dedico questo mio. Non è la mia mano a scrivere, poiché non può esserci forza in un corpo privo di vita. Queste parole sono espresse da uno spirito piangente, da un’anima marchiata che in vita portava il nome di Rebecca Aubrey. Una persona di cui oggi non resta altro che questo. E’ a te che penso più spesso in questi giorni, è il tuo ricordo che mi tormenta maggiormente. Nonostante porti in grembo il frutto di un altro amore, un amore puro, assai differente da quella passione che vi era tra me e te. Altro non era che passione carnale, di quelle che annebbiano la mente, di quelle che risvegliano il corpo e che portano l’anima nel baratro della perdizione. Ma allora perché il mio cuore si tormenta se non è con te che ha conosciuto l’amore? Il sentimento che provo per te è un’illusione, qualcosa di non reale, come quando provavo estasi fra le tue braccia. Come ha potuto accadere tutto ciò?
Inizialmente non vi era altro che indifferenza nei nostri incontri. Tu mi consideravi solo un corpo e io per questo ti disprezzavo. Capricciosamente. Non mi erano gradite le tue attenzioni e mai avrei creduto che prima o poi mi sarei concessa a te. Poi la tensione si allentò, così, senza un perché. I tuoi modi rozzi e volgari si trasformarono. Il tuo interesse per me divenne un corteggiamento. Io non me ne rendevo conto, ma tra noi si stava creando un legame.
Galeotto fu il dolore che ti travolse in quella notte di tempesta. Il tuo caro amico irlandese, che ancora ricordo nelle mie preghiere, venne sacrificato per il bene dell’equipaggio. Ma quell’episodio ci unì. Solo allora vidi il vero Joe, colui che tenevi celato sotto una maschera di arroganza. Quella notte riuscii ad entrare nel tuo cuore e ti diedi l’accesso per entrare nel mio, con la consapevolezza che non sarei più riuscita a cancellarti, che saresti rimasto dentro di me nonostante fosse sbagliato, nonostante io avessi dato il mio amore a Peter. Ti cercavo con lo sguardo e quando ti trovavo non riuscivo a staccare gli occhi da te. Fu a causa tua se in quel periodo tra me e lui si creò un distacco. Conservo ancora quel fiore intagliato nel legno che creasti per me. Ricordo con chiarezza il giorno in cui me lo donasti. Era una bella giornata di sole, io e te ci eravamo arrampicati su uno degli alberi della nave e avevamo preso posto sopra la vela. Mi donasti quella piccola creazione e io ti sorrisi. Peccato che quell’evasione dalla realtà ci costò parecchio. Oltre ad accrescere la gelosia di Peter, mi slogai una caviglia cadendo durante una delle nostre arrampicate. Inevitabilmente ti fu proibito di avvicinarti a me. Ma nonostante questo, il giorno in cui venisti punito per aver mancato di rispetto al povero Hollom, io supplicai mio padre in ginocchio per salvarti da quella punizione. Anche se non ottenni la grazia, almeno pretesi il diritto di medicarti le ferite. Piansi tutto il tempo. Tu mi baciasti. E quel bacio accese la passione che ci tenne prigionieri per giorni e giorni, negli orari più impensabili, chiusi a chiave nella mia cabina con il timore di essere scoperti.
E venne l’epilogo anche per te.
Quel maledetto giorno, durante quel maledetto attacco io persi Peter. E il giorno dopo persi anche te. Un colpo di pistola ti aveva sfiorato il cuore e sopravvivesti solo poche ore. Il tempo di rivederti, il tempo di ascoltare le tue parole d’amore, di ricevere le tue scuse. I tuoi occhi azzurri sprofondarono nei miei e lasciasti la vita.
Perché te ne sei andato? Avevo bisogno di te. Un lutto mi stava già uccidendo e tu, invece di starmi accanto, hai preferito lasciarti andare nell’abbraccio della morte. Ve ne siete andati entrambi. Tu e Peter. Non so cosa sarà di me. Una ragazza madre senza marito non ha futuro. Ho paura per me e per la creatura che nascerà. Non dovrei, perché so che Peter è con me, anche se non posso vederlo. Eppure, mi sento anche tua…
 
Becky
  
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