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Autore: nikita82roma    11/07/2016    4 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Tornò il sereno sugli Hamptons, il giorno dopo, ed i temporali avevano lasciato un aria decisamente più fresca e godibile. Le temperature si erano abbassate di qualche grado e questo faceva sì che stare in spiaggia e in piscina fosse decisamente più invitante. La ritrovata intimità di coppia aveva reso le loro giornate molto più movimentate e sembrava che avessero l'urgenza di recuperare il tempo perso. Non c'era un momento in cui non si cercassero, anche quando erano più distanti. Sdraiati su due lettini separati, a bordo piscina, allungavano la mano per stringersela, ritrovandosi, dopo poco, ad essere abbracciati e stretti sullo stesso. Anche quando nuotavano finivano per abbracciarsi e baciarsi in acqua, sia che si trovassero al mare o in piscina e più di una volta tra le onde dell'oceano avevano dovuto darsi un contegno ricordandosi di essere in un luogo pubblico, sotto gli occhi di tutti. E finivano a ridere di loro stessi e del loro comportamento da diciottenni sopraffatti dai propri ormoni, tra un bacio e l'altro. 

Poi arrivava il momento in cui la passione si acquietava, Rick si trovava solo e i suoi pensieri non erano più catalizzati su di lei e si trovava a riflettere.  Bastava una piccola cosa per fargli capire che si stava solo autoconvincendo che tutto fosse normale, tutto come prima, ma non era così: una battuta non capita, un gesto d'intesa non corrisposto, un riferimento non colto. Stavano vivendo in una perenne vacanza, mettendo da parte i problemi che avrebbero affrontato una volta tornati a casa. 
Evitavano di parlarne ed il più delle volte che cominciavano lui finiva con un "Ci penseremo quando saremo a casa, godiamoci questi giorni".
Aveva paura più lui di lei di tornare a New York, temeva che fuori da quella bolla protettiva degli Hamptons, tutto quello che avevano accantonato li avrebbe investiti ed obbligati a fare i conti con la realtà e non sapeva se erano ancora abbastanza forti da affrontarla, sia singolarmente che come coppia. Avrebbe voluto prolungare quel soggiorno il più possibile, ormai mancavano pochi giorni alla visita di controllo di Kate, la data di scadenza che si erano dati per tornare a casa, ma le avrebbe chiesto se poi sarebbe voluta tornare lì, in fondo potevano rimanere ancora un po', mancava del tempo prima che lui dovesse andare a Boston e quel tempo potevano trascorrerlo lì negli Hamptons, non glielo avrebbe impedito nessuno, se avessero voluto.
Gli serviva ancora tempo per dare basi più solide al loro nuovo essere coppia che, aveva paura una volta al loft, con la presenza di Martha e Alexis, ne avrebbe risentito, perdendo la loro spontaneità in un momento nel quale non sapeva se erano in grado di sostenere la situazione senza generate malumori che potevano degenerare, conoscendo bene i loro caratteri.

Si era reso conto che anche nell’intimità qualcosa era diverso, essendo comunque sempre fantastico. Era come far l’amore con una persona nuova della quale però conosceva alla perfezione ogni desiderio. All’inizio questa cosa la trovava divertente, perfino eccitante, poi però si rese conto che gli mancava qualcosa che non riusciva a compensare nè con l’eccitazione nè con il divertimento: la complicità. 
Non era un problema fisico, il sesso con lei era sempre splendido e lui sapeva sempre come farle raggiungere l’apice del desiderio, conosceva a memoria tutti i suoi punti più sensibili che rispondevano ai suoi tocchi facendola vibrare di piacere, un piacere che dalle sue reazioni sembrava addirittura amplificato della gravidanza.
I loro corpi si trovavano e riconoscevano come sempre alla perfezione come se fossero stati fatti per congiungersi in una armonia totale. Kate non era mai stata una timida tra le lenzuola e non lo era nemmeno adesso, così come non lo era lui, anche se doveva stare attento a contenersi per evitare di fare male a lei o al bambino.
Erano i particolari, anche qui, che però Rick non trovava, quel modo in cui gli accarezzava la nuca e stuzzicava l’orecchio, come gli parlava quando, trasportata nel vortice del piacere, lo chiamava e gli diceva quanto lo amasse, quei sorrisi complici che non avevano bisogno di spiegazioni a parole, ma che sapevano esattamente cosa nascondessero e cosa avrebbero fatto, come scherzavano dopo, ogni volta, prima di coccolarsi a vicenda.
Quel tarlo che girava nella sua mente che lei non gli avesse ancora mai detto che lo amava, che non aveva mai nemmeno accennato all'idea di indossare la fede di nuovo si fece sempre più grande e si insinuò prepotentemente, al punto di farlo giungere all'amara conclusione che quello che c'era stato tra loro non era mai stato fare l'amore ma solo sesso. 
Sesso splendido e molto soddisfacente, ma solo quello, altrimenti lei glielo avrebbe detto, ma non era stato così.
Ed ecco cosa gli mancava, gli fu infine chiaro e lampante, fare l'amore con sua moglie e questa cosa cominciava a creargli disagio. Si ripeteva che era un discorso stupido, che non poteva pretendere di più adesso e che aveva già tantissimo se ripensava al macigno che lo aveva colpito al risveglio di Kate, ma era un malessere irrazionale che non riusciva a controllare.
Gli mancava la sua voce quando diventava più roca per il piacere che gli diceva "ti amo" mentre lui la faceva sua, e quella che invece glielo diceva dolcemente quasi sussurrandoglielo per invitarlo ad amarla, o quando lo faceva sorridendo ancora stremata dal piacere e rimanevano abbracciati a coccolarsi. Era stato sempre un uomo molto sicuro di se, che non aveva mai bisogno di troppe conferme, anche se al suo immenso ego piaceva essere adulato, ma più passava il tempo più invece gli mancava sentire Kate dirgli quelle due piccole parole che lui le ripeteva sempre: Ti amo.
Non glielo disse e se lo teneva per se. Non voleva caricarla di maggiori preoccupazioni, non voleva che la vedesse come una forzatura che voleva farle, per il timore che questo potesse allontanarla. Faceva finta di nulla, comportandosi come aveva sempre fatto, amandola sempre nello stesso modo, sempre in modi diversi, perché non si stancasse mai di lui e lasciandosi amare, quando voleva essere lei farlo. Nonostante tutta la sua amarezza sopita, non riusciva a fare a meno di lei, in nessun aspetto, nemmeno quello più carnale e questo gli dispiaceva. Con Kate non era mai stato solo sesso. Mai.

E i giorni passavano, conoscendosi e scoprendosi un po’ di più, ma evitando sempre tutto quello che poteva turbare la calma apparente del nuovo equilibrio. Dopo quella breve conversazione mangiando pancakes Castle non le espresse più nessuna sua paura o preoccupazione e Kate non gli chiese più niente, perché era la prima che non avrebbe avuto nessuna riposta a nessuna domanda.
Era l’ultimo sabato sera che avrebbero trascorso agli Hamptons. Il martedì successivo Kate avrebbe dovuto essere in ospedale per le visite di controllo sue e del bambino. Magari, pensava Castle, con un po’ di fortuna avrebbero saputo anche il sesso, ma più di tutto sperava che tutto andasse bene, ne era intimamente convinto, ma aveva bisogno di rassicurazioni, come tutti i padri ansiosi e in lui l’ansia era esponenziale visto tutto quello che avevano passato e che il loro piccolo miracolo era sempre lì, nonostante tutto, ogni giorno un po’ più visibile. Anche Kate negli ultimi giorni aveva cominciato ad agitarsi un po', tanto che Rick le aveva più volte chiesto se si sentisse bene e se volesse anticipare il controllo. 
La razionalità di lei vinse sulle preoccupazioni da futura madre e gli disse che non c'era motivo di spostare la visita: Kate capiva che, tra loro, almeno uno dei due doveva cercare di mantenere un briciolo di ragionevolezza e lucidità ed aveva compreso, soprattutto, che non poteva essere Castle a farlo. 
Kate credeva, in fondo, che quell’istinto materno, che dicono sia innato in ogni donna che sta per diventare madre, le avrebbe detto se ci fosse stato realmente qualcosa di cui preoccuparsi o che non andava. 
Pensava, però, che in lei questo istinto non fosse mai nato e non si era mai sviluppato, visto che inizialmente nemmeno aveva sentito che il suo bambino stava vivendo in lei e che dopo, per molto tempo, tendeva quasi a dimenticarsene, se non fosse stato per quei sintomi fastidiosi: non si dava come attenuante nemmeno la sua situazione. Si condannava senza appello, si era già arrestata, sbattuta nella sala interrogatori e imposta di confessare tutto davanti al suo stesso sguardo tagliente che la incalzava. Sì, lo aveva confessato a se stessa, era colpevole di tutto e meritava di stare in ansia anche solo per aver pensato che poteva disfarsene, ora che quel pensiero le faceva chiudere le stomaco tanto le faceva male. Era già il suo piccolo Castle avvolto nella copertina bianca con l’elefantino, con i capelli uguali a quelli del padre e le stesse facce buffe, il bambino che mangiava il gelato al cioccolato con tanta panna sporcandosi tutto. 
Era così presente nella sua mente adesso e così reale che se ci pensava ancora un po’ si sarebbe anche arrestata per tentato omicidio anche se era stato solo un breve pensiero, tanto bastava, per lei, per giudicarsi colpevole. E meritava di stare in ansia.
Ma quando era sola, sempre più spesso, invece, aveva cominciato a parlargli, come a volergli chiedere scusa per la situazione in cui si sarebbe trovato per causa sua, perché era quasi morto prima ancora che loro sapessero che esisteva, per non averlo considerato o amato dal primo istante come avrebbe meritato. Si scusava se in futuro non sarebbe stata una buona madre per lui e gli chiedeva di perdonarla per tutti gli errori che avrebbe commesso ed era certa che sarebbero stati tanti. Però voleva anche fargli capire che lo amava ed avrebbe fatto di tutto da ora in avanti per proteggerlo, per sempre. Non le importava se non ricordava perché lui era lì, ma c’era ed era diventato la cosa più importante ed almeno su questo avrebbe dovuto crederle e cercare di essere lui un po’ più indulgente con lei di quanto non lo fosse lei stessa.

In quell’ultimo sabato, che era anche il primo sabato di agosto, Rick ricevette un invito per andare ad un party nella villa di Howard Stern. Ci sarebbe stato tutto il jet set newyorkese e non solo, visto che negli ultimi giorni gli Hamptons si erano riempiti di tutti i vip in villeggiatura. Con grande stupore di Castle, Kate gli aveva detto semplicemente “Andiamo!” quando le leggeva l’invito.
Le chiese più volte se fosse sicura, accertandosi che non lo facesse solo per assecondarlo, perchè lui sarebbe stato benissimo anche solo a casa con lei.
Ne era sicura, voleva una serata diversa, in fondo le attenzioni non sarebbero state mica tutte su di loro con tutte le altre celebrità invitate. Con lei c'era Castle, si sarebbe divertita con lui, ovunque, anche in un contesto completamente diverso da quelli che era solita frequentare. Quell'ambiente, invece, era l'habitat naturale per Richard Castle, almeno di quel Richard Castle che era nei suoi ricordi, che usciva da una festa all'altra con il suo sorriso smagliante ed una donna diversa ogni sera sottobraccio. Una smorfia disgustata si disegnò sul suo volto.

>Lo guardò attentamente quella sera mentre si preparava. Come aveva scelto i vestiti, l'elegante completo nero con la camicia bianca indossata lasciando aperti i primi due bottoni così era più informale, come si sistemava i capelli ed ciuffo e si metteva quel profumo che le piaceva tanto. La barba no, non l'aveva fatta. L'aveva lasciata un po' incolta, glielo aveva chiesto lei. Gli piaceva così, meno perfetto, e lui l'aveva accontentata. 
Lo aveva abbracciato stretto ancora in lingerie prima di andarsi a vestire e truccare, non ricordava nemmeno quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che lo aveva fatto.
Non riusciva a dirgli molto a parole, però con i gesti cercava di fargli capire quanto ci tenesse a lui.
- Beckett se mi abbracci così non andremo a nessun party! - sorrise lui nell'accarezzare la sua schiena nuda e lei dopo avergli strappato un bacio andò in bagno a prepararsi.
Quando Kate lo raggiunse al piano inferiore, la prima cosa che Rick notò, mentre lei ancora scendeva le scale, erano le scarpe nere con quei tacchi vertiginosi. Chiuse gli occhi, deglutendo a fatica nella gola diventata improvvisamente secca. Alzò lo sguardo percorrendo il corpo di Kate, le lunghe gambe lasciate scoperte da un abito nero molto corto, con una scollatura a V che metteva in risalto il suo décolleté più florido, raccolto più stretto sotto il seno da un motivo in cristalli lucenti e che scendeva poi morbido fino a metà coscia, nascondendo appena la rotondità del ventre.
Aveva lasciato i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle ed il trucco leggero esaltava i lineamenti resi più dolci dalla gravidanza. Le andò incontro, trovandola con i tacchi, di nuovo a quell'altezza a cui era abituato.
- Sei splendida Kate! - E lei si imbarazzò, come sempre, ogni volta che riceveva i suoi complimenti.

Arrivati alla villa c’erano molti più fotografi ad attenderli di quanti Kate si immaginasse e una volta scesi dall'auto tutti le chiedevano di voltarsi e salutare. Rick la prese sottobraccio, sfoggiò il suo miglior sorriso, le diede un bacio sulla guancia prontamente immortalato dai presenti e poi si diressero all'interno. Cibo, alcool e musica scorrevano in quantità tra l'immenso salone ed il giardino intorno alla piscina. Rick, sempre tenendo Kate vicino a se, andò a salutare il giudice Markway che parlava con il suo amico, il sindaco Weldon.
- Bob, Theo, è un piacere trovarvi qui.
- Ricky, finalmente hai portato la tua signora a respirare un po' di ambiente mondano degli Hamptons! Capitano Beckett, è splendida come sempre, anzi ancora di più!
Le sembrava così strano che il giudice Markway al quale si ricordava di essersi rivolta solo per ricevere qualche mandato firmato la trattasse così familiarmente, ma fece finta di nulla ringraziando e salutando.
- Allora Richard, pensi che stiamo parlando con una futura senatrice? Perché in quel caso poi sarò io a chiederti di sdebitarti per quel favore che mi pare porterà presto dei bellissimi frutti! - disse il sindaco Weldon ridendo e provocando non poco imbarazzo in Kate.
- Bob, credevo di essermi già sdebitato lasciandoti vincere a poker almeno 3 volte! E non sono sicuro che per Beckett, almeno all'inizio, sia stato un grande favore avermi intorno, anzi credo che se avesse potuto ti avrebbe sparato dopo averlo fatto a me!
- A te sicuro Castle! Ma forse il sindaco non sapeva quanto potevi essere assillante, altrimenti non ti avrebbe mai sostenuto! - Kate cercava di essere più sciolta riprendendo la sua consueta sicurezza di se stessa che aveva sempre avuto. Risero tutti, ma Weldon non lasciò cadere il discorso sulla sua possibile candidatura.
- Allora Kate, cosa pensa di fare? Accetterà questa volta la corte serrata del partito per candidarsi?
- Sindaco, ancora nessuno mi ha corteggiato... 
- A parte me ovviamente, io lo faccio sempre! - intervenne Castle dando un bacio sulla guancia di sua moglie
- ... Comunque - riprese Kate - quando e se sarà il momento vedremo. Per adesso voglio solo pensare a quello che accadrà da qui a pochi mesi, più importante di qualsiasi candidatura e poltrona. - disse portandosi una mano sul ventre
- Ma certo Kate, ovviamente, anzi le mie più sentite congratulazioni. Ma si ricordi che hanno molta stima di lei e non sono solo chiacchiere quelle che stanno facendo. Lei sarebbe una figura di rottura nella politica del nostro paese ed è quello di cui ora in molti pensano ci sia bisogno. 
L'attenzione di Markway e Weldon fu poi attirata da un altro gruppo di persone che li salutava. Si congedarono raccomandando ancora a Kate di pensarci seriamente. 
- Sembra che mi vogliano proprio senatrice i tuoi amici! - sorrise Kate
- Fosse per me ti vorrei anche presidente - le rispose Castle baciandola di nuovo.
C'erano anche i colleghi di Castle Conelly e Patterson, la giovane Veronica Roth e Cassandra Clare.  Kate si guardò intorno, poi, stupita nel vedere tanti protagonisti dello showbiz passarle intorno, gente che ricordava di aver visto solo in tv o sui giornali.
- Tutto bene Kate? - le chiese Rick vedendola guardarsi intorno con aria a tratti un po' spaesata mentre lui salutava calorosamente tutti, presentandola ai vari ospiti.
- Sì, è che è ancora tutto così strano...
La fece poi accomodare su uno dei divani all'aperto vicino ad un tavolino basso dove appoggiò dei drink analcolici per entrambi, lei non poteva bere e lui doveva guidare, mentre andava a prendere dal buffet qualcosa per mangiare, mentre lei si sarebbe potuta riposare un po'.
Apprezzava la lounge music di sottofondo e le luci non troppo forti era, tutto sommato, un ambiente piacevole, con invitati eterogenei, anche se alcuni fin troppo esibizionisti, soprattutto molte donne più o meno famose che mettevano in mostra le loro grazie. 
- Detective Beckett! - Si sentì chiamare da una donna vestita di rosso in un vestito troppo stretto che strizzava oltremodo le sue curve. Kate la guardò cercando di capire chi fosse e perchè la conoscesse, ma l’unica cosa che poteva notare era l’eccessivo uso di botox che alterava i lineamenti. Era un volto conosciuto, sicuramente, ma non riusciva a capire dove l’avesse vista.
- Detective, non si ricorda di me? Kristina Coterra ci siamo conosciute qualche anno fa a casa di Richard… 
Kate annuì rimanendo sul vago.
- È riuscita ad accaparrarsi uno dei migliori partiti di New York! Ci hanno provato in tante a mettere un guinzaglio a Richard Castle! Me lo ricordo ancora quella sera quando ci ha interrotti sul suo divano proprio mentre noi stavamo per… mi capisce no? Che situazione imbarazzante! Chi lo avrebbe detto che poi lo avrebbe sedotto proprio lei! 
Beckett cominciava a provare una strana sensazione di fastidio ad immaginarsi quella donna addosso a Rick e quella sua risata acidula e quel tono fintamente amichevole la irritavano profondamente.
Fortunatamente ad interrompere quella conversazione arrivò proprio Castle, con due piatti pieni di cose sfiziose e quando vide la Coterra seduta vicino a Kate, accelerò il passo. Fece in modo di congedare rapidamente la donna, facendole capire educatamente che la sua presenza non era gradita e si sedette al suo posto, vicino a Kate. Le passò un braccio intorno alle spalle avvicinandola a se. Kate si spostò ancora infastidita dalle sensazioni che le aveva lasciato quella breve conversazione con la donna. 
- Che c’è Beckett?
- Quando è che ci ha provato con te quella?
- Eh? - Castle preso in contropiede da quella domanda così diretta di Kate prese tempo
- Mi ha detto che io vi ho interrotto a casa tua.
- Ah… te l’ha detto… 
- Quindi?
- Poco dopo che stavamo insieme. Ma… ma…  fammi spiegare. - Disse prima che lei si alterasse ancora di più - Non dovevamo dire a nessuno che stavamo insieme, eri d’accordo anche tu su questo, dovevamo far finta di essere single! Lei mi ha invitato a cena in diretta tv, ho dovuto accettare, poi si è presentata da me e mi è letteralmente saltata addosso! Ma ti assicuro che non ho fatto nulla e che mi hai già punito prima e perdonato poi per questo!
Kate rise per quelle scuse così particolari di Castle.
- Rick, pensavo che avessi più buongusto che uscire con Madame Botox!
- Ma io volevo uscire solo con te, il mio buongusto è salvo! Non sarai mica arrabbiata?
- No… 
- Sicura?
- Sì… Forse… - Kate si morse il labbro guardando Rick e avvicinandosi di nuovo a lui.
- Forse? - Chiese curioso
- Forse un po’ gelosa. - Lo baciò dolcemente a lungo e poi appoggiò la testa sulla spalla di lui incurante di qualche flash di troppo
- Questo mi piace Beckett. Mi piace molto.
Mangiarono, brindarono con due dita di champagne e ballarono qualche lento a bordo piscina. Per essere la loro prima uscita mondana era andata decisamene bene.

   
 
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