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Autore: GCatlike92    12/07/2016    1 recensioni
Ella, una giovane Guardiana che, insieme alle sue sorelle, custodisce e protegge la Dime, è impaziente e felice per il ritorno di Hawk, suo più grande amico di infanzia, che tempo prima aveva si era allontanato da lei per frequentare una prestigiosa scuola di magia.
Ma quando lui la tradisce, portandola con l'inganno su un treno costruito dagli Imperiali per trasportare schiavi, Ella perde ogni fiducia nel vecchio amico e iniziano a nascere in lei sentimenti di rabbia e vendetta. È a questo punto che decide di cominciare a ingegnarsi per trovare il modo di fuggire, tornare finalmente a casa e poter riabbracciare le sue sorelle.
Per riuscire nel suo intento si vedrà costretta a collaborare con le creature della Dime e del Vortice e perfino con gli stessi Imperiali e dovrà tenere testa alla crudeltà degli Infiltrati, folli individui senza scrupoli che si occupano di mantenere l'ordine sul treno, torturando chiunque contravvenga alle regole.
Durante questo lungo e sofferto viaggio Ella conoscerà il magico mondo dove vive attraverso gli occhi dei suoi stessi abitanti, prigionieri, come lei, di un treno all'interno del quale vige una lunghissima lista di regole quanto mai assurde.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era sopraggiunta velocemente, ma quelle poche ore erano sembrate un'eternità ad Ella, che non vedeva l'ora di poter raggiungere Hawk al giardino est. Neanche per un attimo era riuscita a smettere di pensare a lui. Temeva che qualcuno la avrebbe potuta scoprire mentre sgattaiolava fuori del palazzo.

Al tempo stesso, però, riusciva a malapena a contenere l'emozione. Non solo avrebbe potuto visitare la Città Imperiale, ma lo avrebbe fatto insieme ad Hawk, da sola con lui. Sarebbe stato proprio come quando erano bambini, e giocavano a fare gli avventurieri, brandendo un ramo secco come fosse una spada ed usando le radici degli alberi più vecchi come fortini e trincee.

Poco prima dello scoccare della mezzanotte Ella scivolò silenziosamente fuori dal letto e si avvicinò verso l'uscita del palazzo. Arrivò ai giardini alcuni minuti dopo, camminando per tutto il tempo in punta di piedi per non farsi scoprire. Aveva tenuto quanto più possibile le ali contratte, per evitare che un loro involontario spasmo dovuto all'emozione finisse per urtare qualcosa e provocare un rumore tale da svegliare l'intero palazzo.

Si sentì al sicuro solo quando la sua pelle toccò l'erba del giardino est. Le gocce di rugiada che imperlavano le foglie la rinfrescavano e al tempo stesso la tranquillizzavano. Ormai era lontana dalle stanze delle Anziane, non la avrebbero più scoperta. A pochissima distanza il gazebo dell'incontro segreto la attendeva. Una forte impazienza, insolita per la natura delle Guardiane, si impossessò di lei.

Giunta a destinazione una lieve delusione la pervase. Non c'era nessuno ad attenderla. La mezzanotte era passata da poco, ma il giardino era deserto.

Forse è stato visto da una delle Guardiane

I minuti sembravano interminabili e Ella cominciava a credere di non avere altra scelta che tornare al dormitorio.

- Alla fine sei venuta. Credevo ti saresti tirata indietro.

Sobbalzò lievemente. La voce altezzosa di Hawk proveniva dalle sue spalle. Si giro di scatto e lo vide sorriderle delicatamente. Non poté fare altro che ricambiare il suo sguardo, restando in silenzio.

- Sei più coraggiosa di quanto credessi.

Il mezzo sorriso di Hawk aveva da sempre avuto un'immensa influenza su Ella. Ricordava bene quando, da bambini, lui era in grado di convincerla a compiere le peggiori marachelle solo mostrandole quella smorfia del viso. Non era per niente cambiato.

- Veramente sei tu quello in ritardo.

Ella finse un tono di voce indispettito. Moriva dalla voglia di partire. E moriva dalla voglia di poter restare sola con il suo più grande amico.

- Allora - Hawk spezzò il brevissimo silenzio - Sei pronta? Andiamo?

- Io sono prontissima, ma... tu come farai? Io ho le ali, tu come riuscirai a starmi dietro?

Lui non rispose. Alzò soltanto la mano destra, tenendo il palmo rivolto verso l'alto. Piegò leggermente le dita e una nebbia bianca e leggerissima ne scaturì fuori.

Mentre Ella fissava la strana magia, la figura di Hawk vibrò, quasi come se il suo corpo non fosse altro che un'illusione ottica che stava per scomparire. E improvvisamente si spostò.

Ella fu costretta a sbattere le palpebre più volte prima di capire cosa fosse successo. Un secondo prima Hawk si trovava davanti a lei e subito dopo si era spostato di qualche metro verso destra. Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva appena visto. Sembrava come se il magicante si fosse mosso ad una velocità talmente alta che gli occhi non erano stati in grado di cogliere il movimento stesso.

- Ho imparato tanto alla scuola di magia. - Hawk sembrava averle letto nel pensiero - Tutto sommato riuscirò a starti dietro, non credi?

Il solito ghigno gli attraversava il viso.
- Ci impiegheremo al massimo un paio d'ore per arrivare alla Città, anche di meno se ci sbrighiamo. Poi la visiteremo e torneremo qui dopo altre due ore di viaggio. Le Anziane non sapranno mai nulla è tu avrai finalmente conosciuto gli Imperiali.

Ella non stava più nella pelle. Prima ancora che Hawk potesse aggiungere altro spalancò le enormi ali bianche e in men che non si dica si ritrovò a mezz'aria, sbattendole ritmicamente.

- Andiamo allora! Stammi davanti e mostrami la strada, ti seguirò. E non preoccuparti, arriveremo a destinazione in molto meno di due ore. Sai bene quanto possono essere rapide le mie ali. Piuttosto, tu sei sicuro di poter stare al passo?

Con un ultimo sorriso dipinto sul volto Hawk sollevò nuovamente la mano, concentrandosi sulla sua magia per poter staccare anch'egli i piedi dal suolo.

Ella si rese conto che il ragazzo, a differenza sua, non era in grado di rimanere in volo immobile. Doveva costantemente usare la magia per scattare da un punto all'altro dell'aria, esattamente come aveva fatto durante l'iniziale dimostrazione delle sue capacità.

- Partiamo - fu la sua ultima parola.

*****

Il volo era durato ben più di due ore. Ella sentiva ormai le ali appesantite e riusciva a stento a procedere. Aveva diminuito di parecchio la velocità rispetto a quando erano partiti e questo rallentamento probabilmente non avrebbe permesso di tornare al palazzo in tempo, ma non voleva rinunciare a vedere gli Imperiali per nessun motivo al mondo.

Accetterò il rimprovero.

Il mare al di sopra del quale volavano stata iniziando a luccicare, increspandosi lievemente a causa di una leggera brezza. Il cielo aveva cominciato a inondarsi di una tenue luce, segno che il sole stava ormai per affacciarsi all'orizzonte.

Il sole? Ma come era possibile? Hawk aveva assicurato che sarebbero arrivati alla Città prima dell'alba e invece... invece il viaggio non era ancora terminato.

Ella era incredula. Non riusciva a capire se il ritardo fosse stato causato da un errore di calcolo. Forse avevano sbagliato strada. Forse Hawk si era perso. Forse aveva solo voluto portarla a fare un giro, convincendola a dire di sì inventando la storia della Città Imperiale. Eppure lui continuava imperterrito a procedere davanti a lei.

I pensieri di Ella si susseguivano rapidi nella sua mente, disturbati solo dal forte bagliore del sole sorgente. Un sole brillante, accecante, dorato. Un sole che... non era il sole.

Quello che inizialmente sembrava il giallo astro celeste stava assumendo contorni sempre più frastagliati man mano che Ella si avvicinava ad esso. Dopo alcuni minuti apparve chiaro che quella figura luminosa che si vedeva all'orizzonte non era altro che una città. Il bagliore che proveniva da essa sembrava voler competere con la stessa alba. E quell'alone dorato che la avvolgeva era dato da alcune torri altissime, rivestite del più prezioso dei metalli.

È lei.

La Città Imperiale si ergeva davanti a lei in tutto il suo splendore. Affiancata ad ovest da una ampia e poco frastagliata costiera, confinava ad est con una larga pianura e con estesi campi sui quali, così aveva sentito Ella, gli Imperiali coltivavano il loro cibo. Sapeva che questi non erano in grado di usare la magia e dunque, per provvedere al loro sostentamento, dovevamo faticare quotidianamente. A dire il vero non le era ben chiaro in che modo dovessero "faticare", ma non aveva mai indagato più di tanto su questo aspetto della loro vita.

Più la Guardiana si avvicinava a quell'immensa costruzione più poteva chiaramente ammirare gli edifici che la andavano a comporre. Archi, case e palazzi svettavano imponenti, rilucendo come preziosi gioielli. Sembrava come se ogni mattone, ogni pietra, ogni vetro forse fatto d'oro. Gigantesche cupole colorate donavano alla Città un aspetto armonioso ed elegante. Altissime torri dominavano il tutto, rendendo quasi insignificanti le basse mura che cingevano l'intero centro urbano. Ella si rese conto fin da subito che il suo amico magicante non scherzava quando diceva che le sue ali non sarebbero state in grado di raggiungere la cima di quelle elevatissime torri.

E, istante dopo istante, nuovi, piccoli dettagli si materializzavano. Le finestre delle sontuose abitazioni erano decorate con cristalli multicolori, i muri erano ornati con ghirigori composti da fili d'oro, si intravedevano, fra i sontuosi palazzi, fontane, statue, parchi e piazze, tutti tanto eleganti quanto elegante era quella città e, forse, la stessa civiltà degli Imperiali.

Unico ingresso visibile dal lato del mare era un enorme cancello affacciato sul grande porto che collegava la città al resto del mondo. Al momento non c'era neppure una nave ancorata, ma probabilmente più tardi, quella mattina stessa, sarebbero giunte numerose imbarcazioni mercantili.

Le ali di Ella ebbero un fremito alla vista di tanto splendore. D'improvviso aveva dimenticato tutta la stanchezza del viaggio ed aveva iniziato a volare più velocemente, incurante del fatto che i suoi muscoli stessero gridando pietà, anelando un po' di riposo.

Hawk era improvvisamente sparito dalla sua vista. Forse aveva usato la magia per accelerare e raggiungere prima di lei la Città. Questo era esattamente quello che avrebbe dovuto fare lei: accelerare.

Con un ultimo sforzo agitò con forza le ali, che, così facendo, la catapultarono più vicino che mai al porto della Città. Hawk sembrava ormai essersi volatilizzato, ma poco importava. Le mura della città, sebbene alte e solide, non potevano certo competere con le ali di Ella. Le avrebbe superate in un battibaleno e sarebbe finalmente entrata in quel paradiso luccicante.

Giunta ormai a pochi metri di distanza dalla sua meta, senti l'aria accanto a lei sibilare. Pochi istanti dopo un nuovo sibilo le scosse i capelli, mettendola in agitazione. Si bloccò a mezz'aria, intuendo il pericolo. In un attimo il cielo si riempì di frecce, scagliate dalle decine di soldati nascosti dentro le torri difensive. C'erano pochi dubbi a riguardo, il loro bersaglio era proprio Ella.

Spaventata, la Guardiana cerco con lo sguardo il suo amico, che però sembrava introvabile.

- Hawk! - gridò mentre cercava di evitare il nugolo di frecce.

Per qualche motivo i soldati sembravano essersi accaniti su di lei, cercando di abbatterla il prima possibile.

Sbatté le ali virando rapidamente, provando ad allontanarsi o a trovare il magicante. Altre frecce le passarono talmente vicino da farle raggelare il sangue nelle vene.

Gli arcieri la bersagliavano con inaudita ferocia.

- Hawk!

Un ultimo disperato grido uscì dalla sua gola. Grido dopo il quale urlò di dolore.

Una freccia le aveva colpito la parte destra dell'addome, conficcandosi in profondità e facendole mancare il fiato.

Le ali per un momento persero forza, riprendendo solo dopo pochi istanti il ritmico movimento che la manteneva in volo.

Con le mani tremanti afferrò l'asta della freccia e la strappò via con un rantolo di dolore. Sentì la carne lacerarsi per colpa della punta metallica.

La ferita che l'arma aveva lasciato sul suo corpo sparì in pochi attimi, prima ancora che potesse sanguinare.

Nel frattempo i soldati continuavano ad usare Ella come sfortunato bersaglio.

Venne colpita una seconda volta mentre tentava di allontanarsi. Stavolta era stato il suo braccio sinistro a farne le spese. Un nuovo grido spezzato le attraversò la gola quando rimosse la freccia. Anche questa ferita si rimarginò rapidamente.

Durante il disperato tentativo di fuga Ella si accorse di uno strano movimento alla sua sinistra. C'era qualcosa nell'aria.

Come un'illusione ottica che appare e scompare...

- Hawk! - gridò, mentre le sue ali schioccavano prepotenti per portarla il più lontano possibile da quelle maledette mura.

Mentre volava rapidamente verso quello che sembrava a tutti gli effetti il magicante, si rese conto che i soldati avevano smesso di usare i loro archi ed avevano messo mano ad altri tipi di armi. Nuove frecce, stranamente molto più grosse delle precedenti, erano in procinto di raggiungerla.

L'aria le frustava il viso, il corpo si rannicchiava su sé stesso per acquisire velocità e le ali non si erano mai dimenate con così tanta foga.

Finalmente si stava lasciando alle spalle la Città.

Ma un'ultima freccia le trafisse l'ala sinistra, bloccandole i muscoli a causa dell'intenso dolore e facendola precipitare.

Dopo un volo di diverse centinaia di metri, durante il quale aveva cercato invano di riprendere il controllo della situazione, Ella atterrò rovinosamente sul freddo e duro asfalto, rotolando un paio di volte prima di fermarsi, accasciandosi ormai priva di forze.

Riuscì a stento a risollevarsi quel tanto che bastava per guardare l'ala ferita. La freccia, ancora conficcata fra le piume, era grande almeno il doppio di quelle che l'avevano colpita precedentemente ed era molto più pesante. Non c'era alcuna possibilità che fosse stata lanciata dall'arco di uno dei soldati.

Ella, ansimante, afferrò con fermezza l'asta legnosa e la tirò via, scagliandola lontano. Un urlo sordo attraversò l'aria, mentre quest'ultima ferita si rimarginava ad una velocità impressionante senza lasciare alcuna traccia di sé, come le altre in precedenza.

Finalmente la Guardiana riuscì ad alzarsi sulle sue gambe, barcollando lievemente. Si trovava in uno spazio a lei sconosciuto. Non era una città, sembrava una piazza stretta e lunga. C'era un grande edifico alla sua sinistra e poi, vicino a lei, si trovavano strane costruzioni cilindriche molto lunghe, con numerose finestre e alcune porte poste a regolare distanza le une dalle altre.

Ma ciò che la sorprese di più fu la presenza di quelli che sembravano in tutto e per tutto Imperiali. Erano identici a lei nell'aspetto fisico, salvo per l'assenza delle ali. Ma i loro abiti erano ben diversi dalle descrizioni che ne avevano dato Hawk e gli altri magicanti. Erano vestiti di stoffe nere, grige e marroni. Stoffe che sembravano povere e insignificanti. Alcune erano addirittura logore e sgualcite in più punti. Quel luogo era certamente un punto di ritrovo per gli Imperiali, ma non c'era sfarzo, non c'erano palazzi dorati né altissime torri. Sembrava tutto spento e triste.

Persino i pochi Imperiali che la circondavano sembravano privi di vita. Camminavano a testa bassa incuranti di ciò che avevano intorno. Non si erano nemmeno accorti di lei. Erano stati capaci di non accorgersi di una figura alata alta e formosa, vestita di bianco, con i piedi nudi e ricoperta di gioielli che aveva urlato solo un istante prima. Quegli Imperiali assomigliavano a contenitori vuoti.

- È una ferrovia.

La voce di Hawk proveniva dalle sue spalle. Ella si girò di scatto. Il magicante era in piedi a fissarla con il suo ghigno sbruffone.

- Ma dov'eri finito? - sbraitò - I soldati mi hanno bersagliata di frecce!

- Lo so - rispose lui senza scomporsi - Agli abitanti della Dime e del Vortice non è permesso avvicinarsi alla Città. Saresti potuta entrare solo se ti avessi accompagnato io.

- E allora perché non l'hai fatto? - ringhiò Ella furiosa - Sei sparito!

- Guarda il lato positivo, ora puoi finalmente vedere gli Imperiali.

- Questi non sono Imperiali. Dove sono il lusso e le torri dorate?

- Certo che lo sono. Non tutti gli Imperiali vivono nella Città, circondati dall'oro. Questa è una ferrovia e quelli - disse indicando una delle costruzioni cilindriche - sono treni. Gli Imperiali li utilizzano per spostarsi e raggiungere luoghi lontani. Loro non hanno ali, né possono usare la magia, perciò costruiscono mezzi di trasporto che li aiutino a viaggiare velocemente.

Ella iniziò a guardarsi intorno incuriosita. Era ancora rabbiosa per ciò che aveva fatto Hawk, ma non poteva fare a meno di ammirare estasiata quella cosiddetta ferrovia e quelle strane cose, i treni.

Fece un rapido giro di ricognizione spiccando un breve volo, aiutata dalle sue ali che, nel frattempo, erano tornate in forze. I treni sembravano tutti uguali, tutti lunghi e sottili, con tante finestre e circondati da lunghissime barre di metallo sopra le quali si appoggiavano.

C'era però uno di questi diverso dagli altri. Era largo il triplo, se non di più, alto almeno il doppio ed era chiaramente ben più lungo, tanto che era difficile scorgerne le estremità. La Guardiana atterrò al fianco della imponente struttura, fissandola insistentemente. A pochi passi di distanza una porta aperta ne lasciava scarsamente intravedere l'interno.

- Perchè questo treno è più grande?

- Perchè trasporta più persone. Ti va di entrarci? Vuoi vedere com'è fatto dentro? - Hawk indicò la porta spalancata - Rimarrà fermo alla stazione ferroviaria ancora per un po', abbiamo tutto il tempo di visitarlo.

Ella si avvicinò titubante all'ingresso. L'interno era scarsamente illuminato ma poteva vedere chiaramente che sulle pareti di un colore bluastro era appeso un gigantesco cartello. L'ingenua Guardiana poggiò un piede sul treno quasi senza volerlo. Inconsciamente stava cercando di avvicinarsi al cartello per poter leggere quello che cera scritto sopra. L'unica cosa che riusciva a scorgere, a distanza, era la scritta "REGOLE", il resto del testo aveva caratteri troppo piccoli.

Provò ad avvicinarsi, salendo definitivamente sul treno. Le porte si chiusero dietro di lei con uno scatto, schiacciando le sue ali. Una voce metallica iniziò a parlare.

È vietato salire sul treno con le ali.

Ella urlò, immobilizzata da quelle porte che stavano applicando alla base delle ali una forte e dolorosissima pressione. Si divincolò invano, cercando di liberarsi da quella morsa che le stava letteralmente togliendo il fiato.

È vietato salire sul treno con le ali è vietato salire sul treno con le ali è vietato salire sul treno con le ali è vietato salire...

La voce si bloccò di colpo. Ella cadde con un tonfo sul pavimento. Sulle spalle aveva soltanto due larghe lacerazioni che si rimarginarono quasi immediatamente.

Si alzò di scatto.

Le sue ali erano rimaste fuori dal treno, tranciate di netto dalla repentina chiusura della porta d'ingresso. La parte più importante del corpo della Guardiana stava lentamente scivolando verso le ruote di quel bizzarro mezzo di trasporto. A breve sarebbero state travolte e schiacciate.

Sulla banchina della ferrovia Hawk era rimasto immobile ed impassibile. Osservava Ella a braccia conserte, con un sorriso maligno dipinto sul volto. Era rimasta chiusa all'interno.

Lei urlò.

Pianse.

Gratto disperata la porta d'ingresso con le unghie.

La prese a calci.

La colpì con i pugni chiusi. Talmente forte da farsi male alle nocche.

E pianse ancora.

Sentì il treno muoversi e capì di essere ormai in trappola.

- HAWK! - fu l'ultimo grido di aiuto che riuscì a lanciare.

Il treno stava acquisendo sempre più velocità e l'ultima cosa che vide Ella al di fuori delle porte fu quel sorriso perverso del suo più vecchio e più fidato amico.

   
 
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