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Autore: A_GleekOfHouseStark    12/07/2016    2 recensioni
"Cosa succede quando i partecipanti al Gioco del Trono smettono di giocare?"
Raccolta di One-Shot (alcune demenziali e altre meno) in cui i protagonisti, ovvero i (tanti) morti della serie fino alla fine della sesta stagione, si trovano in una sorta di Aldilà e interagiscono anche se non si sono mai incontrati da vivi.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cicatrici
 
In quel posto che li aveva accolti dopo la morte, quel posto in cui pareti, soffitto e pavimento si confondevano e diventavano un uniforme bianco, quel posto che per comodità chiameremo aldilà, aveva una regola: se eri stato ammazzato, ovvero nel 90% dei casi, sul tuo corpo c'era una cicatrice nel punto esatto in cui eri stato ferito. Ned Stark per esempio ne aveva una sul collo, Robb due, una sul cuore e, come il padre, una sul collo (non perché fosse stata mortale, in realtà non era chiaro perché fosse segnato anche lì) e Ygritte sul petto.
C'era però chi aveva causato un po‘ di problemi in questa attribuzione: Joffrey, avvelenato, dove sarebbe stato segnato? E Oberyn, con la sua stupida morte, non poteva certo avere tutto il cranio cicatrizzato.
Alla fine qualcuno aveva stabilito che il pargolo di Cersei Lannister avrebbe mantenuto le labbra violacee e il volto bianco, Oberyn invece avrebbe dovuto portare un cartello con scritto “mi hanno fatto esplodere il cranio come un'arancia.”
Le sue lamentele non erano servite a niente, neanche quando aveva esclamato di non poter andare in giro per l’eternità con quello stupido foglio appeso al collo. La risposta però fu breve e concisa: “Se non volevi quello stupido cartello, non avresti dovuto morire così stupidamente.”
Che simpatici burloni, questi al comando.
Tuttavia, questa non era l'unica regola, perché ad esempio se appartenevi al popolo libero, ma morivi a sud della barriera, finivi insieme a tutti i lord e lady di Westeros.
C'erano però anche privilegi, come poter vedere cosa facevano i propri cari ancora vivi.
O almeno, a volte era un privilegio.
Altre invece si trasformava in una tortura.
Per Ygritte spesso questa possibilità rientrava nella seconda categoria, probabilmente perché essendo arrivata da poco non era ancora abituata all'idea di poter vedere senza fare nulla di concreto.
L'ultima volta che aveva deciso di guardare giù infatti, aveva scoperto che il suo re era stato bruciato vivo da quella strega rossa.
Tutto solo perché aveva deciso di portare suo popolo al sicuro, lontano dalla minaccia degli spettri bianchi, gli Estranei.
Era così ingiusto.
Si era arrabbiata e aveva urlato che Talisa Stark, la moglie di uno dei tanti re morti (evidentemente la corona comportava anche una morte cruenta), era andata da lei per chiederle gentilmente di smettere di gridare.
Lei l'aveva mandata a quei paese e se n’era andata.
Talisa non aveva risposto, però l'aveva seguita.
“Ygritte aspetta!”
“No, voglio restare sola.”
“Dai, voglio solo parlare.”
“Per tutti gli dei, sei così disgustosamente gentile.”
“Va tutto bene?” Le chiese lei con dolcezza.
Silenzio.
“Non vorresti essere qui, lo so, soprattutto con Jon ancora vivo.”
“Come fai a conoscerlo?” Domandò Ygritte.
“Ogni tanto vi guardavamo da quassù. Lui è il fratellastro di mio marito.”
“Potevano dire subito di portare sfiga, almeno sarei stata lontano da lui…”
Talisa rise, poi alzò la maglietta per mostrarle le molteplici cicatrici sul ventre come per darle ragione.
“Wow. Perché tutto questo accanimento?” Chiese Ygritte.
“Sai, tradimenti, complotti e cose di questo genere. Volevano essere sicuri di ammazzare me e il mio bambino.”
Di nuovo silenzio.
“Hai già incontrato la sua famiglia?” Le domandò dopo qualche minuto Talisa.
Il viso della bruta divenne dello stesso colore dei suoi capelli al pensiero dell’incontro con gli Stark di Grande Inverno. Quando li aveva visti per la prima volta stavano parlando fra loro, Eddard, Catelyn e il figlio maggiore Robb, intenti a vegliare sui loro ragazzi dispersi per tutto il continente occidentale e non solo.
Ygritte ricordò di aver pensato ironicamente a quelle cicatrici coordinate sui loro colli.
Delle persone con la testa sulle spalle, non c’è che dire…
Peccato che non lo avesse solo pensato.
Lo aveva detto a voce sufficientemente alta perché loro potessero sentirla.
Catelyn le aveva lanciato un’occhiata e aveva detto al marito: “è lei. È questa la fidanzata di tuo figlio, una che parla a cuore aperto.”
Come Lady Stark sapesse della sua morte per lei era un mistero, dato che in quell’occasione la sua cicatrice non era visibile.
Da quel momento non aveva più rivolto la parola alla famiglia Stark.
“Sì, ed è stato piuttosto imbarazzante.” Rispose lei.
“Che strano!” Aggiunse ironicamente una voce maschile da lontano.
Si trattava di Renly.
“E così per tranquillizzarti ti nascondi?” Chiese avvicinandosi alle due ragazze.
“Per te è conveniente Baratheon, altrimenti rovinerei quel bel faccino che ti ritrovi a suon di schiaffi.”
“Non la trovi un po’ scontrosa, Talisa?”
“Non lo trovi un po’ fastidioso, Talisa?” Replicò Ygritte.
La moglie di Robb Stark scoppiò a ridere a quel siparietto.
“Credo sia il caso di andare via.” Disse lei con un sorriso “Non vorrei ritrovarmi in mezzo ad una rissa.”
Si alzò e andò via, lasciando Renly e Ygritte, il duo peggio assortito di sempre, da soli.
“Posso sapere perché il primo incontro con gli Stark è stato imbarazzante?” Domandò lui con una punta di curiosità.
“Ho detto ad alta voce che sono persone… Persone con la testa sulle spalle.”
“Non posso crederci.”
“È vero.”
Renly Baratheon scoppiò a ridere e continuò per diversi minuti, fino a quando Ygritte non lo zittì.
“Puoi smetterla, Finto-re?”
Quello era uno dei tanti epiteti con cui lo apostrofava.
“Tu dove ce l’hai?” Chiese lei.
“Cosa?”
“La cicatrice.”
Renly indicò un punto sulla schiena e uno sul petto.
“Passato da parte a parte. Quella strega rossa che tanto odi ha partorito un demone-ombra che mi ha ammazzato. Tutto questo mentre mio fratello era d’accordo, tanto io ero solo un traditore…”
“Io non posso crederci! Vi uccidete a vicenda, tra familiari! Ma di che razza di problemi soffrite?”
La bruta era sconvolta.
“Non che voi siate degli esempi di civiltà.” Replicò il giovane.
“Nel popolo libero non ci si ammazza tra consanguinei, fra amici!”
“Beh nessuno è perfetto mia cara… Tu invece, dove ce l’hai?”
La bruta iniziò a togliersi i vari strati di pelli e pellicce che le ricoprivano il busto, mentre Renly la guardava imbarazzato.
“Non ti turba, vero?” Scherzò lei “Tanto non sei interessato a questo tipo di mercanzia.”
“No, fai… Fai pure.” Rispose lui, rosso in viso mentre lei continuava a spogliarsi finché non rimase nuda.
Sul suo sterno c’era una grossa cicatrice irregolare.
“Uno dei Corvi mi ha tirato una freccia.” Disse lei “Niente demoni o fratelli assassini.”
Poi si rivestì.
“Forse è stato un bene, sai? Essere morta.”
“Come può essere stato un bene?”
“Ho paura che se quella dannata freccia non mi avesse trafitto, probabilmente avrei ucciso Jon. Ricordo davvero bene quanto fossi arrabbiata in quel momento che non sono sicura se l’avrei risparmiato, però non lo saprò mai e forse è meglio così. Ti è mai capitato di voler ammazzare il tuo biondino? Ti ha mai fatto qualcosa per cui non sapevi se perdonarlo o meno?”
Renly non rispose.
Pensò soltanto al tempo che avevano passato insieme, troppo poco perché potesse aver sperimentato qualcosa di simile.
“No. Abbiamo avuto troppo poco tempo.”
“Credo che quando si ami, il tempo non ci sembri mai abbastanza.”
Ancora una volta silenzio.


Note dell'autrice :3
Ciao a tutti! Innanzitutto volevo ringraziarvi per le recensioni (davvero gentili!) e per aver letto anche questo capitolo perché vuol dire che vi avevo un po' incuriosito con il primo. Dovrei riuscire a postarne un altro in settimana, o almeno spero.
Alla prossima!
-A_GleekOfHouseStark
   
 
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