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Autore: Morgana89Black    12/07/2016    2 recensioni
Severus Piton accetta di tornare a fare la spia per Silente. Va dal Signore Oscuro per riconquistare la sua fiducia. Cosa accadrebbe se dopo questi fatti qualcuno dal passato tornasse nella sua vita?
Dal primo capitolo:
Un lampo di luce ed un taglio poco profondo, ma doloroso si apre sul mio viso, sento il sangue sgorgare lentamente. Al primo se ne aggiungono altri, su ogni parte del mio corpo: gambe, braccia, petto. Non sono così profondi da uccidermi, ma lo sono abbastanza per torturarmi.
Dal quarto capitolo:
Non riuscivo ad evitarmi di tornare regolarmente ad osservare la sua figura armoniosa dalla quale, nonostante tutto, mi sentivo attratto. La contemplai a lungo mentre, sicura di sé, con gesti precisi e misurati portava a compimento una delle pozioni più complicate con cui una ragazza della sua età poteva venire a contatto.
Dal settimo capitolo:
"Sei ubriaco, Severus! Solo per questo ti dirò quel che sto per dirti: in un altro mondo, forse, ti avrei concesso almeno una notte con me", sorrideva placidamente mentre pronunciava quelle parole.
Dall'ottavo capitolo:
Lei non risponde, mi volta le spalle. Sta tremando, è evidente. Ed io non so cosa fare. Se ora l'avvicinassi mi respingerebbe...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Draco/Astoria, Lily/Severus, Lucius/Narcissa, Lucius/Severus, Severus/Narcissa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Senza di te.

 

Mi sono svegliato con una strana sensazione questa mattina, una sensazione di pericolo che non provavo da qualche anno ormai. Ricordo ancora quando, durante la prima guerra magica, ogni mattina aprivo gli occhi con un senso di angoscia opprimente in petto, consapevole che quello poteva essere il mio ultimo giorno di vita.

Durante la giornata non ho visto Cassandra da nessuna parte, ed anche se oggi è sabato mi sembra strano che non si sia presentata neanche all'ora dei pasti. Suo figlio non sembra preoccupato, perciò o non sa che non è a scuola, oppure è stato avvisato della sua assenza.

Il mio stato di ansia perdura sino al pomeriggio, senza che io possa far nulla per impedirmi di pensare a lei e a dove si sia cacciata. Verso le tre mi decido ad uscire della scuola. Oggi ho appuntamento con Narcissa e non posso proprio non presentarmi. Spero solo che non si accorga del mio stato di apprensione.

Appena fuori dal castello mi smaterializzo. Aspetto qualche secondo prima di aprire gli occhi, ascoltando i rumori che mi circondano ed annusando l'odore di questo luogo. Mi mancava l'odore di salmastro che odono le mie narici.

Alzo le palpebre sul lago di Loch Lomond e la vedo: Great House. Una delle più modeste proprietà dei Black. Ci sono stato spesso in gioventù. Sapevo che durante le vacanze estive vi avrei trovano Narcissa da sola almeno un paio di settimane all'anno. Lei adora questo luogo ed io ho imparato ad amarlo altrettanto.

Mi avvicino alla modesta, se così si può definire, abitazione e suono al campanello, in attesa che qualcuno venga ad aprirmi. Il mio pensiero vaga alla prima volta che mi sono recato in questa casa, tanti anni fa.

 

Aveva appena compiuto diciassette anni ed aveva passato subito l'esame di smaterializzazione, perciò non era stato difficile per lui recarsi in quel luogo isolato, indicatogli dalla ragazza. Era stata una fortuna per lui potersi allontanare dall'abitazione dei propri genitori, anche se solo per qualche giorno. Lui e Lily non si parlavano più da mesi, pertanto tornare in quella casa era stato orribile. Prima aveva lei nei momenti di bisogno. Ora era da solo.

No, non era da solo, per fortuna c'era Narcissa. Non aveva avuto bisogno di dirle nulla, semplicemente lei sapeva e, pertanto, prima che lui partisse con l'espresso per Kings cross, gli aveva inviato una missiva in cui si era offerta di ospitarlo per qualche giorno in quel luogo. Lui era stato un po' restio ad accettare, ma alla fine aveva ceduto, conscio che a casa sua avrebbe passato due mesi d'inferno.

Lei aveva aperto il portone indossando un abito leggere rosa salmone. Era così elegante ed eterea che per qualche secondo a lui si era fermato il cuore.

"C'è anche Lucius?", era l'unica cosa che era riuscito a dire entrando in casa.

"A dire la verità no, siamo solo noi due ed il mio elfo domestico personale", aveva risposto lei, con semplicità.

Inderdetto lui l'aveva fissata, prima di riuscire a formulare ancora qualche parola, "non è sconveniente che tu sia da sola con me in questa casa?".

"Intendi approfittare di me, Severus?". Quella frase lo aveva fatto arrossire violentemente e lei aveva sorriso sorniona.

"Certo che no. Mi preoccupo per la tua reputazione".

"Il mio fidanzato sa che sono qui da sola, come ogni anno da quando ne ho compiuto sedici, per rilassarmi dalla vita mondana. Così anche i miei genitori. Nessuno è mai venuto a disturbarmi qui. È il mio rifugio".

"Ed io cosa ci faccio qui, allora?".

"Tu avevi bisogno di un rifugio ed io non sono egoista... se lo desideri possiamo incontrarci solo per i pasti, o neanche per quelli. Il mio elfo può servirteli in camera. Puoi fare ciò che vuoi. Considera questa casa come se fosse tua".

 

"Siamo soli?", ho preso l'abitudine da quel giorno di porle questa domanda ogni volta che mi apre la porta di questo luogo.

"Come sempre. Ho fatto servire del té nel salottino di giada...", la seguo, ricordando che ogni stanza di questa casa porta il nome di una pietra preziosa ed è arredata coi colori della stessa.

Mi accomodo nella poltrona di fianco al fuoco, mentre lei, come sempre si siede sul divanetto. Ricordo che all'inizio mi sorprendevo di quanto sembrasse regale, sempre elegante ed inappuntabile. Compresi presto che tale caratteristica apparteneva a tutti i membri della famiglia Black; la loro educazione dev'essere stato molto rigida.

"Il signore oscuro sta tramando qualcosa", come sempre diretta e concisa. Evidentemente non ha intenzione di intrattenersi in inutili convenevoli.

"Sì, lo temo anche io, ma non riesco a comprendere appieno dove siano diretti i suoi piani attuali".

"Non ho notizie certe, ma qualcosa penso di averla compresa, origliando sprazzi di conversazione di Lucius più che altro", rimango in attesa che continui, "penso stia cercando di ascoltare integralmente quella profezia".

La guardo, sorpreso, "cosa sai tu della profezia?".

"So tutto quello che è accaduto Severus. So che tu hai origliato una conversazione fra Albus Silente e Sybilla Cooman. So che hai riferito ciò che hai sentito a Voldemort e che le tue parole hanno condotto alla morte di Lily e James Potter", continuo a guardarla sconvolto, "sono sono una stupida ed inutile moglie purosangue. Io ascolto. Sempre".

Non posso evitare un sorriso compiaciuto. Lei è sempre stata così intelligente. Sto per risponderle, quando il suono del campanello ci interrompe. Mi giro verso Narcissa e vedo in lei la medesima confusione che dev'essere stampata sul mio viso.

"Aspettavi qualcuno?".

"Solo te...". Alle sue parole la mia mano va verso la bacchetta, quando un elfo entra nel salottino e si dirige verso la sua padrona.

"Padrona, fuori c'è il signor Black. Chiede di poter parlare con lei".

Dopo un attimo di esitazione Narcissa gli dice di farlo entrare. Fantastico, la giornata non poteva che peggiorare. Ci mancava solo un incontro inaspettato con quel lurido cane rognoso.

Passano pochi istanti, quando la porta si apre e lui entra col suo solito passo elegante ed i suoi portamenti strafottenti. Azkaban ha sicuramente fatto sbiadire un pò della sua bellezza, ma l'anno trascorso in libertà gli ha restituito molto.

"Le tue frequentazioni sono decisamente peggiorate, cugina", lo dice con fare sprezzante e con un'espressione disgustata. Vorrei tanto affatturarlo, ma metterei Narcissa in una spiacevole situazione.

"Le mie frequentazioni erano più che onorevoli, prima che tu entrassi in questa stanza".

Mi metto comodo, in attesa di potermi godere un bel battibecco fra cugini. So già chi vincerebbe, Narcissa è sempre stata una serpeverde sino al midollo.

"Sei sempre così dolce cugina, che mi sorprendo quando il terreno dove cammini non si sgretola sotto la tua acidità corrosiva". Mentre parla Black si siede sulla poltrona di fronte alla mia e continua a fissarmi in cagnesco. Mi fingo superiore, e cerco con ogni fibra del mio essere il mio sguardo più altezzoso.

"Mocciosus... cosa ci fai qui?".

"Io, al contrario di te, sono stato invitato", mi rendo conto che ogni sillaba da me pronunciata sprizza astio e disprezzo. Individuo un ghigno divertito di Narcissa, ma non smetto di fissare Black negli occhi. La tensione fra noi è così forte da essere palpabile.

"Cosa ci fai tu, qui, cugino?", la voce di Narcissa mi arriva ovattata, mentre cerco di controllare il mio odio per lui.

"Volevo parlare in privato con te, ed immaginavo che se ti avessi trovata qui, saresti stata sola", dopo una pausa studiata continua, "ovviamente sbagliavo".

"Severus, come ti ha detto, è stato invitato da me. Abbiamo alcune cose da discutere. Immagino tu possa ascoltare, visto che comunque lui le riferirà all'Ordine della Fenice", mentre pronuncia queste ultime parole, Narcissa mi guarda, come chiedendomi tacitamente il consenso a continuare. Le faccio un cenno affermativo, anche se speravo che lo buttasse fuori a calci, ma daltronde lei non lo farebbe. È troppo educata.

"Come stavo dicendo a Severus, ho scoperto che Voldemort intende ascoltare per intero la profezia che fu pronunciata circa 15 anni fa. Come ben saprete entrambi, per farlo, dovrebbe introdursi al Ministero".

"Se non sbaglio le profezie possono essere ritirate solo da coloro che ne sono oggetto", Black interviene, "quindi, supponendo che non si introdurrà lui stesso nel Ministero, vorrà in qualche modo convincere Harry a farlo".

"Per una volta hai detto qualcosa di vagamente intelligente, Black", non riesco proprio a trattenermi.

Il suo sguardo mi fa capire che sarebbe felicissimo di uccidermi qui, davanti alla cugina.

"Domani durante la riunione avviserò Silente e gli altri di quanto abbiamo appreso, verrai anche tu Narcissa?", lo ignoro volutamente.

"Non sarebbe saggio per me rischiare di farmi vedere in giro, visto che si presume io resti qui un paio di settimane", mi sorride dolcemente mentre mi parla e vedo, con la coda dell'occhio, Black muoversi a disagio sulla sedia. "Resti per la notte, Severus?", quando le sento pronunciare quelle parole, rischio di strozzarmi col té che sto sorseggiando.

"Non credo sarebbe opportuno... mi aspettano a scuola". Mentre parlo la guardo, cercando di capire quale sia il suo intento. Temo che voglia provocare il cugino, ma forse non le è chiaro che non serve che lo aizzi contro di me.

"Non sarebbe opportuno perché ci sono io?", la voce gelida del mio nemico mi raggiunge ghiacciandomi il sangue nelle vene. Appunto, avevo ragione. Mi volto verso di lui, lentamente.

"Cosa stai cercando di insinuare, cane rognoso?", sono livido di rabbia e credo sia evidente. Se c'è una cosa che non sopporto è che si metta in dubbio la moralità di una persona a me cara.

"Insinuando? Nulla... sto solo valutando ciò che vedo".

"Se devi dire qualcosa, Black, dillo chiaramente e valuta bene le parole che intendi utilizzare, perché credimi: sto perdendo la pazienza", scandisco le ultime parole quasi sillabandole. Sono decisamente alterato e persino Narcissa appare preoccupata.

"Vieni qui spesso?".

"Non penso sia affar tuo, o sbaglio?", questa volta è stata lei a rispondere, precedendomi.

"No. Hai ragione... non è affar mio... ma è un problema di tuo marito".

È un secondo, non riesco a trattenermi. Sfodero la bacchetta tremante di rabbia e lancio uno schiantesimo contro quell'uomo irritante e supponente. Lo vedo volare contro il muro. Non si è neanche accorto dei miei movimenti, pertanto non è riuscito a fermarmi.

Si alza dolorante, nonostante la forza del mio incantesimo è ancora cosciente. Lo vedo tremare, mentre si volta verso di me.

"Come osi? Dovrei essere io ad affatturarti. Ti trovo qui. In una proprietà della mia famiglia. Con mia cugina. Da solo. Dovrei ucciderti solo per questo. Senza contare che so chi sei, e la cosa non migliora di certo la situazione", trema dalla rabbia. Me ne accorgo, ma io non sono da meno.

Narcissa si alza, con la sua solita eleganze e si pone in mezzo, fra noi due. Il nostro viso dev'essere una maschera di livore e di rancore, perché lei sembra, per la prima volta, preoccupata.

"Non osare insinuare che io possa, in qualche modo, compromettere Narcissa", la mia voce è spezzata mentre parlo, non riesco più a controllarmi, "non mi permetterei mai di farlo. Non la sfiorerei neanche con un dito. Io la rispetto", sento quasi una nota di supplica nella mia voce, e me ne vergogno.

"Quanto pensi che valga il rispetto di un mangiamorte?", lo sputa con odio. Non sopporto più di averlo di fronte, vorrei ucciderlo in questo momento. Non farei mai ciò che lui insinua. Mai. Rispetto Lucius e rispetto il suo matrimonio. Ma soprattutto rispetto Narcissa. Lei è troppo importante per me. Non rischierei mai di perderla per un'ora di sesso. Senza contare che c'è Cassandra, ma ovviamente non posso dirlo questo.

Mi dirigo verso la porta, tremante. Non guardo nessuno di loro in viso. Esco da questa casa e mi smaterializzo. Senza parlare, senza salutare, ma senza riuscire a dimenticare l'ultima frase di Black. È vero, sono un mangiamorte. Non posso negarlo. E lui ha ragione. Non merito una donna come Narcissa, né una donna come Cassandra. Sono sporco, insudiciato dai miei errori, e sono solo un mezzosangue.

Ed è in questo momento che capisco: devo allontanarla da me.

   
 
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